L`ormone che vuole bene alle donne

Transcript

L`ormone che vuole bene alle donne
L'ormone che vuole bene alle donne
Medicina Naturale - maggio 1998 Nel settembre del 1996 The Journal of Endocrinology pubblicò un articolo che presentava i
risultati preliminari di uno studio effettuato su un gruppo di donne in menopausa, cui era stato
somministrato il dhea per via transcutanea per la durata di un anno. Lo stesso studio, ampliato
ed aggiornato, è stato pubblicato su
The
Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism
nel numero di ottobre 1997; poiché questa rivista ha un notevole peso nell'ambito delle
pubblicazioni scientifiche ufficiali, seguì una certa attenzione da parte dei media sull'ormone
surrenalico.
Al fine di valutare gli effetti della terapia sostitutiva con dhea, per un periodo di circa un anno, il
dottor Fernand Labrie, il dottor P. Diamond e colleghi del C.H.U.L. Research Center
dell'University di Laval in Quebec (Canada) hanno somministrato quotidianamente, a 14 donne
in post menopausa, una crema al 10% di dhea. Tulle le pazienti rientravano nella fascia di età
compresa tra i sessanta e i settanta anni. I livelli plasmatici di dhea furono valutati all'inizio della
cura e ogni settimana, in maniera tale da utilizzare un dosaggio dell'ormone che fosse in grado
di riprhtinare i livelli giovanili dello stesso. Alla conclusione dei dodici mesi, furono osservati i
seguenti fenomeni: aumento della densità ossea: i livelli di osteocalcina, un marker della
formazione di tessuto osseo, erano aumentati, mentre il rapporto idrossiprolina creatina a livello
urinario, un marker di riassorbimento osseo, era ridotto; inoltre la concentrazione plasmatica di
fosfatasi alcalina si presentava diminuita. Riduzione dell'atrofia vaginale: in tal modo l'azione del
dhea si è mostrata sovrapponibile a quella degli estrogeni. Il tessuto endometriale non mostrava
segni di proliferazione; una delle caratteristiche della terapia estrogenica è la stimolazione
dell'endometrio, nelle donne che assumevano il dhea il tessuto endometriale rimase atrofico.
Questo fenomeno dimostra come ciascun organo e tessuto del nostro organismo metabolizzi
l'ormone surrenalico in maniera diversa. Un aumento della secrezione sebacea a livello
cutaneo, questo in quanto gli androgeni, derivati del dhea, sono in grado di stimolare le
ghiandole sebacee. Un aumento dell'energia e del senso di "well being" venne riscontrato
nell'ottanta per cento delle donne, che dichiaravano altresì di sentirsi in grado di gestire meglio
lo stress. Inoltre è stato osservato un miglioramento della qualità del sonno, nonché una
maggiore capacità di rilassamento. Venne anche riscontrato un minimo, e non significativo,
decremento dei livelli plasmatici dei trigliceridi e di colesterolo, con valori del rapporto HDL LDL
invariati. Lieve calo della glicemia e dei livelli plasmatici di insulina. I valori delle gonadotropine
rimasero inalterati. Lieve decremento della SFIBG. Modesto incremento dei livelli plasmatici del
Gil. Il peso corporeo non si è modificato, ma è stato evidenziato un aumento della massa
magra, associato a una riduzione di quella grassa.
In conclusione i ricercatori hanno affermato quanto segue: "Questo studio ha messo in luce gli
importanti benefici della somministrazione di dhea per dodici mesi a un gruppo di donne in
postmenopausa; probabilmente l'effetto più significativo è rappresentato dall'incremento della
densità ossea. L'azione di stimolazione sull'epitelio vaginale, in assenza della stimolazione
dell'endometrio, è di particolare interesse poiché tale fenomeno non rende necessario l'utilizzo
del progesterone; queste osservazioni mettono in evidenza la validità di un nuovo approccio alla
terapia ormonale sostitutiva con notevoli benefici e scarsa tossicità.
E possibile che la terapia sostitutiva con il dhea possa non solo correggere, ma addirittura
prevenire, i molteplici problemi associati alla menopausa, un fenomeno caratterizzato da una
ridotta produzione da parte dell'organismo sia di estrogeni che di androgeni".
1/4
L'ormone che vuole bene alle donne
Breve intervista del dottor Sabelian al dottor Diamond S. "Congratulazioni per questa
interessantissima pubblicazione; mi chiedo però perché avete preferito la via transcutanea?" D.
"Abbiamo scelto la somministrazione transcutanea al fine di bypassare il fegato e di ridurre
quindi una eccessiva produzione di metaboliti androgeni". (Vi ricordo che in un precedente
lavoro effettuato presso l'Università della California di San Diego vennero utilizzati 50 mg.
giornalieri di DFIEA assunti per via orale.) S. "Anche il dhea sublinguale potrebbe essere
un'ottima scelta al fine di bypassare il metabolismo epatico?" D. "Penso proprio di si." (La forma
micronizzata, essendo assorbita attraverso il sistema linfatico, potrebbe anch'essa superare,
almeno parzialmente, il filtro epatico) S. "Ci sono stati effetti collaterali?" D. "In alcune donne si
è manifestata una lieve eruzione acneica." S. "Se invece di riportare i livelli di dhea a quelli
giovanili dei 20 anni li riportassimo ai livelli dei 35 anni, questo effetto potrebbe essere ridotto?"
D. "Penso sia un'ottima ipotesi, in questa maniera si potrebbe prevenire un'eccessiva
stimolazione delle ghiandole sebacee." S. "Nel vostro lavoro non si è parlato della libido, avete
osservato delle modifiche nel comportamento sessuale delle pazienti?" D. "Pubblicheremo
questi risultati in un secondo tempo, abbiamo comunque osservato un incremento del desiderio
sessuale nell'ottanta per cento delle pazienti" S. "Cosa mi dice degli effetti del dhea sul tessuto
mammario e sul sistema immu nitario? D. "Non abbiamo studiato questo aspetto" S. "Ritengo
sarebbe stato troppo costoso effettuare continue mammografie ed esami plasmatici" D. "E
molto dispendioso, in termini economici, effettuare uno studio nel lungo termine. In un futuro
molto prossimo, considerati gli incoraggianti risultati preliminari di questo lavoro, contiamo di
poter effettuare una sperimentazione con un maggior numero di pazienti, in doppio cieco e per
un periodo di osservazione più lungo.
Luo S., Sourla A., Labrie C., Belanger A., Labrie F.: "Combined effects of
dehydroepiandrosterone and EM 800 on bone mass, serum lipids and the development of
dimethylbenz(a)antrhacene induced mammary carcinoma in the rat", Endrocrinology (1997 oct.)
138(10):4435 44 Lo stesso gruppo di studio ha pubblicato su Endocrinology (ottobre 1997) un
altro lavoro, effettuato su animali da laboratorio, che ha confermato l'azione benefica del dhea
sulla formazione di nuovi tessuto osseo, sul profilo lipidico, nonché l'azione inibitoria
dell'ormone, specie se associato all'antiestrogeno EM 800, sullo sviluppo e la crescita del
carcinoma mammario indotto dal DMBA (dimetil benzantracene). Sebbene il trattamento con
esclusiva somministrazione di dhea abbia determinato un'inibizione dell'iperplasia lobulare,
attraverso un'azione di tipo androgenica, l'associazione con l'EM 800 ha ridotto l'insorgenza del
carcinoma mammario causato dal DMBA (dimetilbenz antracene) di quasi il 98%. Questo lavoro
mette in evidenza i potenziali benefici della combinazione di Dhea e dell'EM 800 per la
prevenzione del carcinoma mammario, garantendo allo stesso tempo un incremento della
densità ossea, nonché un miglioramento del profilo lipidico.
Commento del dottor Polimeni e del dottor Sahelian I risultati degli studi effettuati dall'Università
Canadese sono molto promettenti e hanno confermato i molteplici benefici dell'ormone,
osservati anche da altri autori, a livello dell'apparato cardiovascolare, del sistema nervoso
nonché del tessuto osseo e del sistema immunitario. Oltre alle modalità ottimali di
somministrazione (micrsoizzata, lento rilascio, sublinguale, o per via transcutanea), e al tipo di
dosaggio più appropriato (è preferibile comunque utilizzare dosi fisiologiche, che per la donna
vanno dai 3 ai 15 mg), resta da definire il ruolo svolto dal dhea nell'ambito delle patologie
cardiovascolari e del carcinoma mammario. La ricerca ci darà senz'altro una risposta entro i
prossimi anni. Per quanto riguarda la supposta azione protettiva dell'ormone a livello
dell'apparato cardiovascolare e in particolare l'azione benefica sulla glicemia, sull'assetto
2/4
L'ormone che vuole bene alle donne
lipidico, nonché sull'aggregazione piastrinica, queste osservazioni sono state confermate da
studi effettuati su larga scala nei soggetti di sesso maschile, ma non ancora nelle pazienti
donne specie se in post menopausa. In tali pazienti, in particolare se predisposte, l'assunzione
(specie di dosi farmacologiche dell'ormone surrenalico) attraverso un incremento della
produzione di androgeni, potrebbe favorire l'insorgenza di alterazioni della glicemia, del profilo
lipidico, nonché un aumento del grasso addominale, con conseguente aumento del rischio di
patologie cardiovascolari. Sappiamo perfettamente che tale rischio, causa la carenza di
estrogeni, risulta essere particolarmente pronunciato nelle pazienti in menopausa; pertanto il
dhea può essere usato anche da solo nella premenopausa, mentre deve essere assunto in dosi
decisamente ridotte e in associazione agli estrogeni (in particolare gli isoflavoni della soia) nelle
pazienti con problemi cardiovascolari al fine di garantire un'adeguata protezione. Da chiarire e
studiare ulteriormente è il nesso tra dhea e carcinoma mammario. Dall'analisi degli
innumerevoli studi effettuati sia sugli esseri umani, che in vitro e sugli animali da laboratorio,
emerge chiaramente che l'ormone surrenalico, attraverso diversi meccanismi (azione
antiossidante, immunomodulante, e attraverso l'inibizione della glucosio 6 fosfatodeidrogenasi)
avrebbe un'azione di freno sulla formazione e sulla crescita di molti tipi di tumore, tra cui quello
della mammella. D'altra parte, il dhea, in quanto precursore degli ormoni sessuali, in particolare
degli estrogeni, potrebbe favorire l'insorgenza del carcinoma mammario; a tal proposito da
alcuni lavori scientifici emerge che l'ormone surrenalico, somministrato in premenopausa
(quindi in presenza di estrogeni), avrebbe un'azione preventiva sulla formazione del carcinoma
mammario intervenendo sui recettori degli androgeni. In postmenopausa(assenza di estrogeni),
al contrario, il dhea comportandosi da estrogeno, potrebbe rappresentare un fattore di rischio
per l'insorgenza di questa patologia. Per tale motivo, in postmenopausa l'ormone dovrebbe
essere utilizzato in dosi fisiologiche e in associazione ai fitoestrogeni e ad altri fattori protettivi
sul tessuto mammario come la melatonina, il coenzima Q 10, i carotenoidi, il selenio, etc. Tra i
fitoestrogeni sono ancora da segnalare gli isoflavoni della soia, i quali, oltre ai benefici svolti a
livello osseo e cardiovascolare, legandosi ai recettori per gli estrogeni delle cellule del tessuto
mammario, impediscono che gli estrogeni endogeni, o chimici oppure ambientali
(xenoestrogeni), legandosi ad essi, possano esercitare la loro azione negativa. A tal proposito,
la genestina della soia, l'isoflavone più importante, si comporterebbe sia come estrogeno
debole che come antiestrogeno, con un meccanismo di azione analogo a quello del tamoxifene
usato comunemente dalla medicina ufficiale nella cura del carcinoma mammario.
L'azione antineoplastica dell'isoflavone della soia verrebbe completata anche da altri
meccanismi tra i quali vanno segnalati un'azione antiossidante, di inibizione dell'angiogenesi,
nonché un'interferenza sul sistema della tirosina chinasi. Da non trascurare inoltre gli effetti
degli isoflavoni della soia sulla riduzione dei livelli endogeni degli ormoni sessuali e in
particolare degli estrogeni. Tali azioni potrebbero spiegare almeno in parte la ridotta insorgenza
del cancro al seno nelle donne orientali, la cui alimentazione è molto ricca in soia e derivati. In
relazione a queste osservazioni e agli studi effettuati presso l'Università Canadese riguardo
l'azione protettiva svolta sul tessuto mammario dal dhea, in associazione con un antiestrogeno,
la terapia integrata a base di dhea e di isoflavoni della soia si propone come la terapia ottimale
nelle donne in post menopausa per la prevenzione non solo delle patologie cardiovascolari e
dell'osteoporosi, ma persino del carcinoma mammario.
Bibliografia breve
Haffner S.M., Newcomb P.A., Marcus P.M., Klein BE., Klein R.: "Relation of sex hormones and
dehydroepiandorsterone su/fate (DHEA 504) to cardiovascular risk factors in postmenopausa/
3/4
L'ormone che vuole bene alle donne
women", Am i Epidemiol. 1995 Nov. 142(9):925 934. Department of Medicine, University of
Texas Health Science Center at San Antonio, U.S.A. Phillips GB., Pinkernell B.H., Jing T.Y.:
"Relationship between serum sex hormones and coronary artery disease in postmenopausal
women", Arterioscler Thromb Vasc Biol 1997 Apr; 17(4):695701 Department of Medicine,
Columbia University College of Physicians and Surgeons, St. Lukes Roosevelt Hospiutal
Center, New York, NY, U.S.A.
Gli autori di entrambi i lavori hanno messo in evidenza, su un vasto numero di pazienti in
postmenopausa, che ridoni livelli di SHBG, associati a un incremento dei livelli di androgeni e di
testosterone in particolare, potrbbero favorire l'insorgenza di patologie cardiovascolari. Tale
correlazione non sarebbe tanto da attribuirsi ai livelli di dhea, ma in particolare a quelli di
testosterone libero (VI'). Questo è un motivo in più per utilizzare basse dosi dell'ormone
surrenalico nelle pazienti in postmenopausa. Il dhea esercita azioni contrastanti sulla crescita
del carcinoma mammario. Un effetto di stimolo si manifesta in assenza di estrogeni ed è dovuto
a una interazione dei metaboliti dell'ormone ad azione estrogenica sui recettori delle cellule del
tessuto mammario per gli estrogeni (ER). Al contrario, in presenza di estrogeni, il dhea inibisce
la crescita tumorale. Il meccanismo d'azione di questo ultimo effetto, che potrebbe essere
collegato alla stimolazione del recettore per gli androgeni (AR), non è stato del tutto chiarito; in
ogni caso negli animali da laboratorio la crescita tumorale indotta dal DMBA non veniva
arrestata dall'ormone surrenalico se questo era somministrato con un antiandrogeno, la
flutamide. Queste osservazioni confermano che la ben nota azione inibitoria svolta dal dhea
sulla crescita tumorale possa anche essere mediata da un intervento dell'ormone e dei suoi
metaboliti sui recettori per gli androgeni (AR).
Diversi studi sia a carattere sperimentale che epidemiologico hanno messo in evidenza che il
consumo di soia e dei suoi derivati previene il cancro, le patologie e i sintomi associati a
carenza di estrogeni. Secondo recenti ricerche, gli isoflavoni della soia, e in particolare la
genestina, potrebbero essere le sostanze responsabili ditali benefici. Gli autori di questo studio
hanno indagato i seguenti aspetti: l'entità del legame della genestina nell'ambito di un ampio
spettro di concentrazione con i recettori per gli estro¬ geni; l'induzione dell'antigene regolato
dagli estrogeni (p52); l'entità della proliferazione in vitro di cellule di carcinoma mammario
umano, sia nelle forme ER(+) che ER( ); l'azione della genestina è stata confrontata con quella
dell'estradiolo, del tamoxifene e di molte altre sostanze si¬ mili fra loro, come gli iso e i bio
flavonoidi (equolo, Kaempferolo, quercetina, etc.). Queste osservazioni hanno messo in
evidenza che la genestina, in dosi fisiologiche (lOnM 2OmM), presenta un'azione estrogeno
agonista, nonché un effetto di inibizione sulla crescita tumorale. Altri flavonoidi, sempre
nell'ambito di concentrazioni fisiologiche si sono dimostrati dei validi estrogeni agonisti, ma con
una scarsa azione sulla crescita cellullare (equolo); altri come la quercetina e Kaempferolo
hanno manifestato una debole azione estrogenica, associata a un potente effetto di inibizione
sulla crescita tumorale. La genestina e gli altri flavonoidi che sono strutturalmente simili
all'estradiolo, legandosi ai recettori ER si comportano come estrogeno antagonisti, mimando
così l'azione del tamoxifene nell'inibire la crescita tumorale. La genestina, nell'ambito di
determinate concentrazioni, si comporta sia come estrogeno agonista, prevenendo così le
patologie associate a una carenza di estrogeni, e come regolatore della crescita cellulare con il
fine di prevenire e di inibire lo sviluppo del carcinoma mammario, sia esso estrogeno
dipendente che estrogeno indipendente.
4/4