Piano del Colore approvato

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Piano del Colore approvato
Comune di Ceglie Messapica
( Provincia di Brindisi )
PIANO DEL COLORE
RELAZIONE STORICO-URBANISTICA
Elaborato
02
Direttore: prof. Ing. Livio de Santoli
Via Antonio Gramsci n. 53,
00197 Roma
tel 06 49919172
fax 06 49919171
e_mail: [email protected]
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Redazione del Piano del colore
Progetto di ricerca: studi, indagini e definizione del
regolamento guida per la conservazione delle coloriture
e delle superfici architettoniche di Ceglie Messapica.
- prof. Nicola Santopuoli (responsabile scientifico)
- arch. Ilaria Pecoraro
Roma, 4 settembre 2012
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INDICE
1 - Ceglie messapica e greca
p. 3
2 - Ceglie Messapica romana
p. 4
3 - Ceglie Messapica medievale
p. 4
4 - Il Cinquecento
p. 6
5 - Fra Seicento e Settecento
p. 7
6 - Ceglie Messapica sotto l’occupazione francese e la restaurazione borbonica
p. 7
7 - Ceglie Messapica fra l’Unità d’Italia e la seconda guerra mondiale
p. 8
8 – BIBLIOGRAFIA GENERALE
p. 9
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Introduzione
Ceglie Messapica ha una storia urbana plurimillenaria. Come tutti i centri a continuità di vita, il suo
volto è il risultato di una serie d’interventi e di trasformazioni che, in tempi e in misura diversi,
hanno agito sulla sua struttura costruita e paesaggistica.
Solo in periodo messapico e a cavallo fra XIV e XVI secolo, il centro ha avuto la capacità politica
ed economica di elaborare e di realizzare un progetto urbanistico ampio ed unitario; per il resto, la
città si è limitata a conservare l’assetto dei periodi precedenti, introducendo qualche mutamento
più o meno profondo imposto da particolari situazioni storiche, oppure scaturito dalla volontà di
migliorare l’arredo architettonico della città. L’attuale centro storico coincide con ‘la TERRA’
descritta da don Donato Maria Lombardi, Arciprete della Chiesa Collegiata di Ceglie, il 15 gennaio
1746 e pubblicata da Elia Pasquale nel 2000.
1 - Ceglie messapica e greca
L’antica Kailìa, preesistente alla fondazione di Taranto (VIII a.C.), è una città di fondazione
messapica. Questo popolo la dota sin dal IV secolo a.C. di un sistema architettonico di
avvistamento e difensivo composto da tre o quattro mura urbane difensive e concentriche (le cui
sezioni murarie a conci isometrici hanno un ampio spessore e sono dette “paretoni”) colleganti
strutture verticali di avvistamento (cumuli di pietre poste a secco chiamate le “specchie”).
Il territorio cegliese è di antica frequentazione. Lo testimoniano le tracce di popolamento in grotte
utilizzate dall'uomo, come la Tana delle iene (Paleolitico inferiore medio), la grotta San Michele e la
Madonna della Grotta, che conservano interessanti tracce di affreschi brasiliani; il sinuoso percorso
medievale detto dei “Cento Scaloni", che dal secondo cerchio di mura messapiche s’inerpica fino
all’antica acropoli oggi detta ‘la Terra’; alcuni corredi di sepolture messapiche (VI-III secolo a.C.)
conservati presso il Centro di Documentazione Archeologica comunale e altro.
Posta in altura, oltre i 300 metri s.l.m., al confine con i territorio della Magna Grecia dominati dalla
potente e spartana Taranto, Ceglie Messapica entra a far parte della dodecapoli messapica e
combatte insieme agli altri centri urbani contro la città di Taranto, tenendole testa con alterne
fortune.
Alla fine dell’Ottocento erano ancora ben visibili le tracce di età messapica, le cortine murarie di cui
scrivono il De Giorgi, il Coco e il Ribezzo.
Centro di notevole importanza storica, Ceglie viene citata in fonti greche e latine: Strabone,
Tolomeo, Catone, Frontino, Plinio il Vecchio. Gli studi condotti dall’archeologa Assunta Cocchiaro
negli ultimi venti anni hanno messo in luce come il territorio sia ricchissimo di reperti archeologici,
anche significativi e di grande entità fisica, soprattutto nelle aree rurali circostanti l’acropoli. In
particolare la studiosa rileva la presenza di mura ciclopiche poste intorno alla città, differenti cinte
murarie, spesse 5-8 metri in alcuni tratti e realizzate nel IV secolo a.C.
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La presenza di strutture murarie ben costruite (opera ciclopica muraria con filari ben distinguibili e
conci a spigolo vivo di eccelsa fattura) fa presupporre che la città fosse ricca e necessitasse di
difesa in quanto frequente oggetto di attacchi tarantini.
2 - Ceglie Messapica romana
Passata sotto il dominio romano insieme agli altri centri murgiani, viene rapidamente fagocitata dal
governo di Roma all’inizio del III secolo a.C. Fino ad oggi non sono stati rinvenuti in loco
significativi reperti archeologici che testimonino la presenza romana in terra cegliese. Quando nel
2007 la sottoscritta ha avviato una ricerca attenta sul tema del riuso di materiale romano in età
medievale e moderna in terra d’Otranto, non si è giunti ad alcun risultato degno di nota. Si è al
contrario constatato come il fenomeno di riuso di elementi romani in architetture post-imperiali,
bizantine, normanne, sveve e angioine interessi centri urbani come Taranto e Brindisi ma non
realtà minori come Ceglie Messapica.
Anche in ambiente rurale non si registra la presenza del fenomeno del riuso di elementi
architettonici romani. Fa eccezione il sito ospitante la necropoli romana Campo d’Orlando.
Questo dato induce a supporre che la città, oramai dominata dai romani, subisca un processo
d’implosione e d’impoverimento politico, economico e demografico. Il tema, per il suo interesse,
meriterebbe nel futuro ulteriori approfondimenti.
3 - Ceglie Messapica medievale
La scarsa documentazione archivistica e documentaria non consente un’approfondita conoscenza
della storia dell’architettura della città e del suo territorio in epoca medievale. I documenti consultati
e le pubblicazioni reperite sono state elaborate da studiosi locali che hanno dedicato energie e
tempo alla lettura e all’interpretazione degli atti notarili rinvenuti in loco. L’Archivio cartaceo
conservato presso il castello è andato in buona parte perso, oppure non è visionabile. Le riflessioni
maturate si sono basate su studi comparativi effettuati con i vicini centri abitati messapici di Ostuni
e di Oria, oppure attraverso il confronto tipologico dei sistemi insediativi residenziali, difensivi e di
culto.
Poco indagata, infine, risulta la lettura storico-critica dei fenomeni costruttivi di lunga durata che qui
come in tutta la Terra d’Otranto hanno scandito e contraddistinto lo scorrere del tempo.
Con la caduta dell’Impero Romano Ceglie Messapica subisce le stesse sorti storiche di Terra
d’Otranto. Diviene feudo longobardo dipendente da Oria, poi centro normanno in età federiciana,
epoca alla quale viene fatta risalire la costruzione della struttura muraria della prima torre
castellana, oggi inglobata in quella cinquecentesca. Ceglie Messapica dona i natali a Giuliano
l’apostata (385-454 d.C.), scrittore ecclesiastico latino che ivi riceve il battesimo. Pertanto, questo
ci induce a supporre che nel centro urbano esiste nel IV secolo d.C: un luogo di culto atto alla
celebrazione del sacramento. Come spesso accade nelle realtà urbane maggiori (vedi la chiesa di
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San Paolo a Brindisi e la chiesa di San Cataldo a Taranto), al di sotto delle murature della chiesa
matrice doveva sorgere un edificio di culto pagano, sul quale i cristiani hanno impiantato la nuova
chiesa.
Nel XIII secolo il centro abitato di Ceglie dipende dalle Diocesi di Brindisi e Oria, guidate da un solo
vescovo. Il centro abitato è detto Celie de Galda, possiede un Castellum Caeje, governato da un
castellano. Questo territorio è parte del feudo di Glicerio de Persona durante il regno
dell'imperatore Federico II, confiscato in seguito con l’avvento di Carlo I d'Angiò. Dai De Persona il
feudo viene ceduto ad Anselino de Toucy. Contestualmente alcuni monaci basiliani fondano
l'abbazia di Sant'Anna e la chiesa della Madonna della Grotta. La prima si trova extra moenia, a
nord ovest del centro abitato, mentre la seconda si trova a sud-ovest, extra moenia in agro di
Ceglie.
La chiesa di sant'Anna sorge sul versante nord-occidentale al di fuori delle mura cittadine, al fianco
di un grande monastero benedettino e sui resti di un antico tempio pagano (forse dedicato alla dea
Latona, protettrice delle partorienti). La sua fondazione viene fatta risalire al periodo altomedievale.
Una Bolla di Papa Lucio III del 2 gennaio 1282, conservata presso l'Archivio Capitolare della
Basilica Cattedrale di Brindisi cita l’esistenza dell’Abbazia di sant’Anna. Attualmente un protiro
nascosto nella parte posteriore della chiesa stessa testimonia il carattere tipologico e decorativo
della struttura originaria, con affreschi di grande valore storico ed artistico, di cui ci restano lacerti.
La chiesa di Sant’Anna è stata ampliamente studiata, mentre la chiesa della Madonna della grotta
non è stata sufficientemente indagata in quanto proprietà privata di difficile accesso. Anche in
questo caso, però, l’estrema complessità formale e storica stratificata nella chiesa della Madonna
della Grotta potrebbe risultare foriera di ulteriore conoscenza, funzionale allo studio dell’evoluzione
storica del centro abitato.
Infatti, la particolare tipologia formale e costruttiva di questo luogo di culto inserisce tale episodio
monumentale rurale all’interno di un fenomeno artistico-religioso-costruttivo e storico che va oltre i
confini comunali. Infatti il fenomeno dell’insediamento di centri basiliani intorno all’anno Mille
accomuna l’esperienza della Madonna della grotta a quella delle chiese rupestri di area latianese
(San Micerino), oritana (Santuario dei SS. Medici), ostunese (Santuario di San Biagio), sanvitese
(Grotta di San Biagio), carovignese (Grotta della Madonna del Belvedere), fasanese (chiesa di
Seppannibale, chiesa di San Pietro presso Ottava Grande lungo la via Traiana, chiesa di San
Lorenzo, santuario della Madonna di Pozzo Faceto), ecc. Gli esempi sopracitati si riferiscono a
strutture religiose sorte ad opera di gruppi di monaci basiliani provenienti da Oriente, attivi in area
rupestre extra moenia, inseditisi su preesistenze spesso pagane, spesso lungo i tracciati delle vie
consolari romane Appia e Traiana. Sempre in età altomedievale, nei pressi dell’attuale piazza
vecchia, viene costruita intra moenia la piccola chiesa dedicata alla Ss. Annunziata. Lo stile è
gotico, il campanile è a vela e in asse con l’ingresso centrato.
Non si possiedono notizie certe, ma con molta probabilità il centro storico viene cinto da mura
difensive medievali in concomitanza con il primo incastellamento di età federiciana.
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Inoltre, lo strato di scialbo di calce rende difficile la lettura delle sedimentazioni tecniche avvenute
nel tempo, ma è plausibile ipotizzare che la cinta difensiva della parte alta dell’acropoli sia stata
realizzata rinforzando, consolidando, ripristinando quella messapica, un tempo inespugnabile.
Questa interpretazione storico-critica, ipotizzata per la prima volta in questa sede, trova la sua
ragion d’essere nei seguenti tre fattori:
al di sotto dell’attuale via Muri sono stati ritrovati moltissimi conci lapidei squadrati di età
preclassica, appartenenti alla prima cerchia messapica;
l’andamento della via Muri, e quindi delle murature medievali, ricalca quello messo in luce dagli
scavi archeologici per le murature d’età preclassica;
il fenomeno del riuso di strutture difensive messapiche nei centri storici d’impianto messapico
(Carovigno, l’antica Egnazia, Oria e Ostuni in provincia di Brindisi; Monacizzo e Manduria in
provincia di Taranto) può aver interessato anche il centro abitato medievale di Ceglie, o meglio la
sua cinta fortificata medievale. Oggi le mura contengono il rione Terra e appaiono in buona parte
sopraelevate con episodi di edilizia residenziale.
La presente ricerca storica e il confronto di dati tipologico-formali, catastali e urbani consentono di
affermare che le porte dette De Jiuso e del Monterrone costituiscono due autentiche testimonianze
di architettura medievale cegliese.
Gli edifici di culto intra moenia sono stati tutti rivisitati in Età Moderna; stessa sorte hanno subito gli
edifici residenziali che, in principio a schiera, hanno subito la fusione in unità abitative palazziate
(secoli XVIII-XIX). Infine, non sono state rilevate architetture religiose lungo il limes della
fortificazione.
A cavallo fra XIII e la fine del XV secolo il feudo passa nelle mani delle famiglie Orimi, Scisciò,
Brancaccio, Dentice e Pignatelli, per poi essere acquistato dal casato dei Sansenverino, a sua
volta imparentato con il famoso architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya.
4 - Il Cinquecento
Il rione Terra si arricchisce a cavallo fra XV e XVIII secolo di molteplici edifici di culto, che trovano
ubicazione sia dentro che a ridosso del borgo fortificato. Intra moenia, oltre alla chiesa Matrice
erano ubicate la chiesa di Ognissanti, di san Martino, oggi san Demetrio, di san Giovanni
Evangelista dello Spedale oggi san Domenico; fuori le mura, invece, erano l’Abbazia di sant’Anna,
san Nicola, san Sebastiano (attuali Scuole Pie), san Giovanni, san Rocco, san Michele, le Croci,
Madonna della Grotta, santa Maria degli Angioli ossia la chiesa dei Cappuccini.
Nella seconda metà del XVI secolo viene probabilmente edificata la primitiva chiesa di San Rocco,
forse sui resti di un tempio pagano dedicato al dio Apollo. Essa viene edificata sul punto più alto
della collina, in contrada detta "Mammacara", prospiciente quella del rione Terra (1580-1595) e
assume la valenza di santuario dedicato al santo protettore delle epidemie e delle calamità naturali.
Ancora nel 1589 l'Università cegliese firma con l'Abbate di Sant’Anna Antonio Durso un atto di
permuta delle case con giardino per la costruzione del nuovo monastero dei padri Cappuccini.
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In buona sostanza, per tutto il XVI secolo la città di Ceglie registra un vivace attivismo edilizio che
si traduce nella costruzione ex novo di conventi, chiese e palazzi e nel ‘restauro’ di edificio di culto
già esistenti.
Giovanni e Aurelia Sanseverino, baroni di Ceglie e conti della Saponara, promuovono nella
seconda metà del Cinquecento i lavori di ‘restauro’ della chiesa Matrice. Questo episodio,
commemorato anche da una lapide, c’induce a supporre che già esistesse un luogo di culto sul
quale i coniugi intervengono. Contemporaneamente i Sanseverino promuovono la rivisitazione e
l’ampliamento delle strutture castellane, conferendo al castello medievale l’assetto attuale.
5 - Fra Seicento e Settecento
Al casato dei Sanseverino subentrano quelli dei Lubrano e dei Sisto y Britto. Nel 1606 la chiesa
Matrice di Ceglie viene elevata a rango di Collegiata. La città conta circa 9000 abitanti e appare
ricca e florida. Nel 1789, durante il regno di Ferdinando IV di Borbone, la nuova architettura della
Collegiata viene consacrata dal vescovo di Oria Alessandro Maria Calafati.
Mercoledì 20 febbraio 1743, a mezzanotte, un sisma del 6° grado della scala Mercalli investe la
Terra d’Otranto. L’epicentro è nel canale d’Otranto. Le città più colpite dal sisma di cui si hanno
notizie sono Brindisi, Lecce, Francavilla Fontana, Nardò, Oria, Mesagne, Manduria. Le sezioni
murarie della Collegiata subiscono lesioni più o meno gravi, che vengono ulteriormente aggravate
dalle scosse sopraggiunte nel mese di ottobre 1743. Si procede pertanto con l’abbattimento della
meridiana risalente al 1568 a ovest e dell’arco della Madonna della Grazia ad est. La ricostruzione
della facciata e di buona parte del corpo di fabbrica della Collegiata, è affidata all’arch.
Giambattista Broggia di Napoli.
Il Settecento può essere considerato per la città di Ceglie secolo foriero d’intense attività culturali,
per mezzo delle quali la città di arricchisce e migliora il proprio aspetto urbano, architettonico e
artistico. D’inestimabile pregio artistico risulta, ad esempio, la statua lignea raffigurante la Mamma
della Vergine Maria, datata 1715 e conservata presso l‘Abbazia di sant’Anna, che già nel 1710
risulta interamente ricostruita a spese del Capitolo cegliese (lapide sul portale di destra della
chiesa).
6 - Ceglie Messapica sotto l’occupazione francese e la restaurazione borbonica
La storia risorgimentale cegliese registra la presenza di un sentito attivismo in ambiente carbonaro
e antiborbonico, nella figura di Pietro Elia, amico personale di Giuseppe Mazzini. Elia fonda una
sezione della Giovine Italia in Ceglie Messapica e contribuisce al riscatto dal dominio borbonico.
Dopo l'annessione al Regno d’Italia, alla fine dell'Ottocento, Ceglie conosce un periodo di grande
fervore economico e produttivo, di cui sono testimonianza le opere e i monumenti realizzati in
quegli anni: il nuovo progetto elaborato dall'ing. Antonio Guariglia di Lecce per la chiesa santuario
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di San Rocco, il Macello comunale, il cimitero, il teatro comunale, il convento dei padri passionisti,
la torre dell'orologio in piazza Plebiscito.
Nel frattempo con il 1862 si estingue la casata dei Sisto y Britto; pertanto, il duca Raffaele concede
in eredità alla famiglia Verusio il castello e le residue proprietà.
Nel 1893 il Comune ripristina la pavimentazione della Collegiata. Intorno al 1870 il rione Moriggini
posto a sud della Terra è in fase di forte espansione demografica, motivo per il quale i cittadini si
attivano per raccogliere i fondi ed edificare una nuova sede parrocchiale da dedicare a San
Gioacchino. Tra il 1871 e il 1877 i fratelli Salvatore e Cosimo Cavallo edificano la struttura di pianta
ottagonale e cupolata.
7 - Ceglie Messapica fra l’Unità d’Italia e la seconda guerra mondiale
L’incremento demografico e lo sviluppo economico del territorio garantiscono nei primi anni del
Novecento il diffondersi di un discreto benessere fra i cittadini del nuovo comune di Ceglie
Messapico. Durante i due conflitti mondiali molti cittadini cegliesi cadono sul fronte.
Infine, col secondo dopoguerra la città avvia un processo urbano di espansione disordinato,
informale, alle volte sgrammaticato, soprattutto sul versante sud-occidentale e lungo gli assi viari
che collegano Ceglie a Francavilla e a Martina Franca. Viene salvaguardato il fronte nord orientale
verso Ostuni, e la selva di querce vallonee d’inestimabile valore storico-paesaggistico.
La città contemporanea conquista le aree rurali, fagocita buona parte dei resti murari messapici
superstiti esposti a sud-ovest, cancellando in tal modo irreversibilmente le tracce della storia.
Infine, l’attuale indirizzo di uso che è stato improntato per le aree produttive della città, sempre
lungo la provinciale Ceglie-Francavilla, ha ulteriormente compromesso e modificato il carattere
paesaggistico dei luoghi, lungo una dorsale ricca di doline e di vallate murgiane proprie di questo
contesto, consentendo a molteplici capannoni di invadere la campagna e assediando la città sul
versante occidentale.
Roma, 4 settembre 2012
PROF. ARCH. NICOLA SANTOPUOLI
ARCH. ILARIA PECORARO
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BIBLIOGRAFIA GENERALE PER GLI STUDI STORICI
2011, B. Ligorio, Ebrei castelli e ordini monastici in Puglia nella prima metà del XIII secolo, prefazione di
Simonetta Bernardi, artebaria ed., Martina Franca
2010, G. Scatigna Minghetti, Le pietre della fede: l'abbazia di Sant'Anna nella storia medievale di Ceglie
Messapica, Kailinon, Ceglie Messapica
2008, P. Elia, Ceglie Messapica: i Sanseverino (1484-1612), Manduria
2004, Gaetano Scatigna Minghetti, Ceglie Messapica – Guida Turistica Gastronomica (a cura della ProLoco), p. 5; idem, 45^ Coppa Messapica, Notizie Storiche, 15 agosto
2003, P. Scialpi, I Mirmidoni e Villa Castelli, Edizioni Pugliesi
2000, P. Elia, Ceglie Messapica: la storia, Latiano
1999, Don Gianfranco Gallone, La Chiesa e la devozione di San Rocco a Ceglie prima del ‘900, in É ancora
l’alba, Oria
1998, AA. VV., Messapica Ceglie, a cura dell’Amministrazione comunale della città di ceglie Messapica,
Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza archeologica della Puglia, Università di Lecce,
dipartimento di beni culturali
1992, P. Magno, Chiese e conventi cegliesi, in La Storia di Ceglie Messapica, Fasano di Puglia
1992, G. Magno-P. Magno, Storia di Ceglie Messapica, Fasano di Puglia
1987, I. Conte e G. Scatigna Minghetti, Ceglie Messapico, Arte-Ambiente-Monumenti, Martina Franca
1988, R. Antelmy, Ceglie Messapica: accenni sulla sua antichità, Ceglie Messapica
1985, M. Ciracì, I carbonari di Ceglie Messapica, Italstampa, San Vito dei Normanni
1984, L. Fino, Monumenti normanni in terra di Brindisi, in Miscellanea di studi pugliesi, Fasano
1970, G. Neglia, Il fenomeno delle cinte di Specchie nella penisola salentina, Società di Storia Patria per la
Puglia, documenti e monografie 35, Edizioni Adriatica, Bari
1963, P. Locorotondo, Ceglie Messapica, Cisternino
1888, L. Pepe, Il libro rosso della città di Ostuni: codice diplomatico compilato nel 1609 da Pietro Vincenti,
edit. B. Longo
1874, C. Minieri Riccio, Alcuni fatti riguardanti Carlo I di Angiò dal 6 di agosto 1252 al 30 di dicembre 1270,
tratti dall'archivio Angioino di Napoli, Napoli
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