progetto formativo per scuole

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progetto formativo per scuole
Coordinamento “Non solo Asilo”, Torino
Camillo, Fanny, Giacomo, Margherita, Margherita, Martina, Sara, Yunami Destinatari
—  I destinatari diretti sono gli studenti delle scuole
primarie (classi quarte e quinte), gli studenti delle
scuole secondarie inferiori e gli studenti delle
scuole secondarie superiori del territorio
piemontese
—  I destinatari indiretti del progetto sono tutti
coloro che interagiranno a vario titolo con i
destinatari diretti: famiglie, operatori, insegnanti,
enti locali, cittadinanza in genere
Obiettivi generali
—  Promuovere una maggior conoscenza nei confronti
delle figure del rifugiato politico e del richiedente
asilo e della loro storia. Ciò comporta
inevitabilmente una riflessione sulla diversità in
senso più ampio, sull’immigrazione e sull’incontro
con l’Altro, al fine di prevenire e limitare la
diffusione di stereotipi e pregiudizi
Obiettivi specifici e
risultati attesi
—  Sviluppare laboratori e attività in grado di coinvolgere
gli studenti rendendoli protagonisti di un percorso
educativo di conoscenza dell’alterità in generale e
della figura del rifugiato politico e del richiedente
asilo in particolare
—  Favorire una discussione ed un dialogo critico continuo
tra i giovani, affinché essi possano dotarsi degli
strumenti necessari per la decostruzione di stereotipi
e pregiudizi e per impegnarsi nell'incontro con l’Altro,
visto non più come la minaccia del Diverso pericoloso,
ma come una possibilità di crescita e arricchimento
personale e sociale
Metodologia
—  Non-formale, basata sulla partecipazione attiva
degli studenti attraverso giochi, laboratori e
attività, riflessioni individuali e in gruppo, dibattiti
in plenaria con i compagni e l’insegnante /
operatore
—  Favorisce la libera espressione di ciascuno
utilizzando diversi strumenti, scoraggiando
pregiudizi reciproci e valorizzando la diversità
individuale di ciascuno
Attività e
tempi di realizzazione
—  Attività, giochi di gruppo, riflessioni personali e momenti di confronto
con gli altri compagni e con l’insegnante/operatore. Rendere gli studenti
protagonisti del proprio percorso educativo, veri attori del proprio
cammino di crescita
—  Si propongono tre tipologie di laboratorio, uno per ogni ordine di scuola
e, in base alla fascia d'età, e quindi all'ordine di scuola, il percorso e le
sotto-tematiche saranno affrontati con metodologie differenti
—  Ogni percorso ha una durata complessiva di sei ore, suddivise in tre
incontri da due ore l'uno a cadenza settimanale. Gli operatori presenti e
previsti per ogni laboratorio sono due
—  Ogni incontro è dedicato ad una parte differente dell'argomento e, in
particolare, le sotto-tematiche sono:
1. Chi è il rifugiato?
2. Il viaggio: da dove arriva e verso dove è diretto?
3. L'incontro
“LA TERRA PROMESSA”
PERCORSO DI INFORMAZIONE E
CONOSCENZA DELLA FIGURA DEL RIFUGIATO
PER LA SCUOLA PRIMARIA
INTRODUZIONE
AL PRIMO MODULO
Non ci conosciamo…ma possiamo legarci!
Conosciamoci e
scopriamoci
giocando...
La trappola delle mani
PRIMO MODULO
“Scopriamo il rifugiato”
Il Nostro viaggio
Chi è il rifugiato?
Perché abbandona il suo
Paese?
Da quale Paese
proviene?
Rispondiamo viaggiando
con il Gioco dell’oca e
vinciamo 10 articoli della
Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani
SVOLGIMENTO E PROVE DEL GIOCO CASELLE MATERIALE GENERICO: tabellone di gioco, dado, 4 segnaposto RIFLESSIONE ATTIVITA' 2-­‐4 Rifle)ere sul significato di rifugio Ogni squadra disegna una sua idea di rifugio. Poi ognuna me)e in condivisione il (autodifesa, protezione da pericoli, dare proprio disegno e l'insegnante supporta gli studenD in una riflessione rifugio/riparo da pericoli) comunitaria 5-­‐7 Chi è il Rifugiato? Ogni squadra cerca di dare una propria opinione con l'aiuto dell'insegnante. Poi condivisione in plenaria 8-­‐10 Da dove arrivano i rifugiaD? L'insegnante, uno ad uno, mostra alle squadre i cartoncini su cui sono scriV i Paesi di provenienza dei rifugiaD. Uno ad uno, con l'aiuto dell'insegnante, li individuano sulla carDna/tabellone di gioco Ragionare sui moDvi della fuga: guerre, persecuzioni, fame: ogni squadra prova a scrivere su un foglio quali possono essere i moDvi e poi tu)e si confrontano in plenaria con l'insegnante 11-­‐13 Il rifugiato scappa per andare altrove: perché fugge? 15-­‐17 Ogni squadra ha una valigia di cartone con degli oggeV (sempre di cartone): deve Cosa si portano dietro i rifugiaD quando scegliere cosa me)ere in valigia in base a cosa pensa sia più uDle. Condivisione in plenaria con l'insegnante e le)ura di un racconto relaDvo agli oggeV che si partono dal proprio Paese? portano realmente via i rifugiaD GIOCHI -­‐ Gioco "Cerca il rifugio". A seguire riflessione su come si sono senDD durante il gioco -­‐ MATERIALE PREMIO ** Fogli da disegno, pennarelli ART. 2 Fogli, pennarelli ART. 3 CarDna (Carta di Peters) o tabellone di gioco; cartoncini con i nomi dei principali Paesi di provenienza* ART. 5 -­‐ Fogli, pennarelli Le)ura del testo Nel mare ci sono i coccodrilli, pp. 14-­‐15 ("La zona in cui vivevamo […] dovevi stare a)ento a chi incontravi"); p. 21 (Io, via da Nava, non ci ART. 7 sarei mai voluto andare […] Nemmeno quando i talebani hanno chiuso la scuola.") -­‐ Valigia e oggeV di cartone Le)ura del testo Nel mare ci sono i coccodrilli, pp. 13-­‐14 ("Per questo ART. 12 quando mamma ha de)o […] altrimenD non finirai mai") *La squadra che finisce su queste caselle salta il turno: il camion su cui viaggiano ha avuto un guasto e devono rimanere fermi per alcune ore" Su quali mezzi fugge il rifugiato? Riflessione con l'insegnante sui mezzi di trasporto uDlizzaD e le condizioni di viaggio: le)ura di un testo 21-­‐23 Spesso queste persone a)raversano il mare per raggiungere Paesi lontani Il mare affascina ma è anche un pericolo: visione del filmato " Una favola per la pace". Dopo la visione del filmato, l'insegnante chiede agli studenD come hanno Barche)e in acqua: ogni squadra ha una senDto loro il mare, se hanno avuto sensazioni posiDve (senDmenD di libertà, barche)a in una bacinella d'acqua che Barche)e di carta, bacinella, piacere, amicizia, ecc.), oppure senDmenD negaDvi (paura, abbandono, pericolo, deve far muovere soffiando. Ci sono palline da me)ere in acqua ecc.); a seguire, le)ura di un testo e le)ura di un pezzo tra)o dal tema di una degli ostacoli da evitare per arrivare alla come ostacoli da evitare fine del percorso bambina rifugiata in Italia. Confronto tra come viene visto il mare nella le)era di Manuela e nel racconto di Enaiatollah. 24-­‐26 Verso dove sono direV i rifugiaD? Vanno Ricercare i Paesi di arrivo sulla carDna con l'aiuto dell'insegnante: dalla partenza dove c'è la possibilità di stare meglio, all'arrivo come ad esempio in Europa 18-­‐20 TESTI/VIDEO -­‐ -­‐ CarDna (Carta di Peters) 28-­‐30 I rifugiaD arrivano anche in Italia Ad ogni squadra viene data una mano di Quali possono essere le difficoltà che incontrano? Ogni squadra ha una piccola cartone: arriva in classe un bambino porDcina di cartone con i ba)enD che si aprono: cosa ci sarà dietro? "Immagina nuovo, che proviene da un altro Paese: PorDcina di cartone con che dietro ci sia un Paese nuovo, di cui nonsai parlare la lingua e in cui non come D comporD con lui? Scrivi su ogni ba)enD chiusi, fogli, conosci nessuno. Quali difficoltà pensi di incontrare?" Ogni squadra, me)endosi dito una cosa che faresD per farlo senDre pennarelli, mano di cartone nei panni dei rifugiaD, fa una lista delle difficoltà, poi la condivide in plenaria con a proprio agio in un Paese a lui l'insegnante. sconosciuto *La squadra che finisce su queste caselle salta il turno: sono arriva; in un altro Paese ma non ne conoscono la lingua. Rimangono fermi ad aspe?are un aiuto Le)ura del testo Nel mare ci sono i coccodrilli, pp. 15-­‐16, 18 ("siamo parDD di no)e […] Il terzo giorno abbiamo incontrato un sacco di persone […] Il viaggio è stato lungo..."); p. 104 ART. 13 ("abbiamo aperto la scatola di cartone. Conteneva il gommone [...]"); p. 134 ("Per tre giorni sono rimasto dentro la pancia della nave [...]") Visione del filmato "Una favola per la pace"Le)ura del testo Nel mare ci sono i coccodrilli, p. 102 ("ora il mare. Mi faceva paura […]); p. 112 ("il mare ha cominciato ad agitarsi verso mezzano)e ART. 18 [...]"); Le)ura di un pezzo tra)o dal tema di Manuela, 9 anni, rifugiata in Italia "Ho conosciuto il mare per la prima volta" ART. 23 Le)ura del testo Nel mare ci sono i coccodrilli, pp. 136-­‐137 ("Il primo cartello stradale che ho incontrato era un cartello blu. C'era scri)o Venezia […] Tanta genDlezza, secondo me, si ART. 26 tramanda solo con l'esempio."); p. 147 ("Il primo problema è stata la lingua [...]"; p. 149 ("Ricordo che il primo anno mi sono trovato male con compagni [...]"). SECONDO MODULO
“Raccontami una fiaba”
Una fiaba africana: La giraffa vanitosa
Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva
tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e
snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di
essere ammirata non solo dalle sue compagne ma
da tutti gli animali era diventata superba e non
aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a
chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro
tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza
agli uni e agli altri dicendo: - Guardatemi, io sono
la più bella. Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la
prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era
troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta. Un
giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si
mise a blandirla con parole che accarezzavano le
orecchie della giraffa: - Ma come sei bella! Ma
come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno
altro animale può giungere... - E così dicendo, la
condusse verso la palma della foresta.
Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla
giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e
che erano i più dolci. Lì suo collo era lunghissimo,
ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di
più, non riusciva a raggiungere il frutto. Allora la
scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della
giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua
testa riuscendo ad afferrare il frutto
desiderato. Una volta tornata a terra, la scimmia
disse alla giraffa: - Vedi, cara mia, sei la più alta,
la più bella, però non puoi vivere senza gli altri,
non puoi fare a meno degli altri animali.
La giraffa imparò la lezione e da quel giorno
cominciò a collaborare con gli altri animali e a
rispettarli.
Attività: Lingue diverse - gioco sulle
lingue parlate in Africa
Facciamo utilizzare ai bambini per
pochi giorni le parole della cortesia
in alcune lingue parlate in Africa.
Scriviamole su cartelloni che ci
aiutino a ricordarle; è possibile
raccoglierne anche altre dai bambini
stessi e dai loro genitori. Facciamo
rispondere all’appello del mattino o
quando ogni alunno entra in classe
dicendo “buongiorno” in una delle
lingue.
Servendoci di una mappa geografica,
facciamo prima un’introduzione delle
lingue che abbiamo scelto di
utilizzare e degli stati africani in cui
vengono parlate, per aiutare gli
studenti a localizzare popolazioni e
culture nello spazio.
Esempio: la lingua swahili
TERZO MODULO
“Giochiamo con la diversità”
Attività 1: L’oroscopo Maya
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Osserva l’oroscopo Maya e trova il tuo segno
zodiacale in base alla tua data di nascita.
Leggi la descrizione del tuo carattere e
rifletti su quanto è vero e quanto no. Poi
scrivi le particolarità che ti caratterizzano:
Io mi chiamo ___________________
Sono nato/a ___________________
Vivo a ___________________
Le mie particolarità fisiche sono
_________________________________
_________________________________
_____ (alto/a, basso/a, pelle chiara, pelle
scura, pelle olivastra, capelli lisci, capelli
ricci, capelli biondi, capelli neri, capelli
castani, occhi neri, occhi azzurri, occhi verdi,
ecc.)
Le qualità del mio carattere sono
_________________________________
_________________________________
_____ (sono calmo/a, sono gentile, parlo
poco, parlo molto, sono riflessivo, ho fantasia,
affettuoso/a, distratto/a, serio/a, allegro/a,
simpatico/a, dispettoso/a, curioso/a, pigro/a,
ecc.)
Se ci sono bambini non italofoni nella tua
classe, chiedi loro se anche nel proprio Paese
d’origine hanno un oroscopo particolare e
invitali a raccontare come è fatto e quali
animali ci sono.
Attività 2: La mia carta
d’identità
Attività 3: Se fossi…sarei…
1) Ritaglia la tua carta d’identità e
attaccala su un cartellone, abbellendola
con disegni che rappresentino le tue
caratteristiche.
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2) Insieme ai tuoi compagni gioca al “Se
fossi...sarei…” motivando la tua scelta.
Se fossi un fiore sarei…
Perché…
Se fossi un insetto sarei…
Perché…
Se fossi uno strumento musicale sarei…
Perché…
Se fossi un’automobile sarei…
Perché…
Se fossi un gioco sarei…
Perché…
Se fossi un colore sarei…
Perché…
Se fossi un libro sarei…
Perché…
Se fossi un luogo sarei…
Perché…
Alla fine del gioco osserva le risposte e
con l’insegnante ed i tuoi compagni
riproducete una lista che riporti le
risposte medie, quelle più comuni che
definiscono una sorta di “carta di
identità” comune. Puoi confrontare la tua
carta di identità personale con quella
comune della classe, sottolineandone le
differenze.
Attività conclusiva:
Una fiaba per educare ai valori: leggiamo una fiaba e
interpretiamola con un disegno
Tzirighina
Questa è la storia di Tzirighina, una piccola lucertola verde originaria della Sardegna.
Come ogni anno era arrivata la primavera e la piccola lucertola, che aveva riposato tutto
l’inverno al calduccio in un cumulo di sabbia calda e asciutta, si era svegliata e aveva messo
fuori la testolina. In autunno la mamma, una bellissima lucertola verde, lunga ed elegante, che
aveva tante macchioline marrone scuro sul dorso e gli occhi grandi e brillanti, l’aveva
salutata e le aveva spiegato che le lucertole dormono tutto l’inverno. Si dice “andare in
letargo”. Però, con l’arrivo della primavera, il sole caldo le invita a saltare fuori per correre
veloci dopo aver scaldato ben bene la schiena.
La sabbia dove Tzirighina si era rifugiata per l’inverno era fine e bianchissima. Per questi
pregi, tanto rari, l’avevano venduta, caricata su una nave e portata lontano. Ma questo la
mamma lucertola non aveva potuto prevederlo. Così la piccolina non si svegliò nella sua terra,
ma in un Paese molto bello e pieno di sole che si chiama Spagna.
Man mano che le giornate si allungavano, per l’avvicinarsi dell’estate, Tzirighina prese
coraggio e si mise a scorrazzare, alla scoperta del nuovo ambiente che la circondava. Il sole
era caldo, come nella sua terra. I fiori grandi e colorati. Diversi da quelli che conosceva, ma
ugualmente bellissimi. Gli insetti erano abbondanti e saporiti. L’erba era verde. Il cielo
azzurro, solcato di tanto in tanto da qualche nuvoletta bianca. Però si sentiva un po’ sola.
Presto non si accontentò di esplorare l’ambiente e andò alla ricerca dei suoi simili. Sapeva
che per trovare le lucertole avrebbe dovuto abbandonare il mucchio di sabbia e dirigersi
verso un terreno sassoso. E così fece.
Arrivò ad una piccola collinetta, formata da rocce bianche e rosa. Lì le trovò! le Lucertole
spagnole erano tante e molto belle, ma un po’ diverse. Erano marroni, non verdi come lei, e
parlavano una lingua strana, simile a quella che nella sua terra era usata dalle lucertole
anziane. Lei, che aveva bisogno di compagnia, non fece caso a quelle differenze. Ma le altre
non l’accettarono. Prima la presero in giro. Poi provarono ad ignorarla. Infine le dissero che,
per essere di quel colore, doveva avere qualche strana malattia. E la scacciarono.
Tzirighina, avvilita, se ne andò. Poco più in là trovò una pozzanghera. Vi si rotolò dentro fino
ad infangarsi tutta. Ora era marrone! Tornò dalle lucertole, ma fu scacciata di nuovo, perché
era sporca. Si accorse presto che tutto quel fango addosso non le faceva bene, perché non
permetteva al sole di scaldarla: era infreddolita e molto più lenta di sempre. Le dispiaceva,
ma decise di lasciar perdere. La mattina successiva si lavò, strofinandosi nell’erba madida di
rugiada mattutina.
Da allora se ne stava, sola soletta, su un grosso masso ai piedi della collina e giocava a
rincorrere le ombre delle farfalle e delle nuvole. Un giorno, mentre giocava, si scontrò con
qualcuno. Non l’aveva visto, perché si era appiattito sulla roccia, di cui aveva lo stesso colore.
In effetti, se teneva gli occhi chiusi, era del tutto invisibile. Si presentarono e scoprì che si
trattava di un geco e che abitava lì vicino. Tzirighina e Geco divennero amici. Ma era
un’amicizia difficile, perché lei viveva di giorno e lui di notte. Potevano giocare e
chiacchierare solo all’alba e al tramonto. Preferivano il tramonto, perché dura di più e
potevano trascorrere più tempo insieme. Era bello aver trovato qualcuno e il tramonto
sarebbe stato per sempre il loro appuntamento speciale!
Alcune settimane più tardi, arrivò sul grosso masso una piccola lucertola marrone. Era nata
da poco e si era persa, allontanandosi troppo dalla sua mamma. E soprattutto era in pericolo:
la inseguiva un uccellino che la voleva mangiare. Tzirighina era molto generosa e sapeva bene
come è pericoloso stare lontano dalla mamma. Non ci pensò due volte. Corse ad aiutare la
Lucertolina, le mostrò un anfratto sicuro dove nascondersi e uscì di nuovo per seminare il
volatile. Stava tornando, stanca morta, verso il nascondiglio, dove l’aveva lasciata, quando
vide da lontano una lucertola che cercava disperatamente qualcuno. Doveva essere la mamma
che cercava la Lucertolina. Le andò incontro, le spiegò cosa fosse successo e la condusse da
lei. Fu commovente assistere al loro incontro: mamma e figlia si abbracciarono forte e si
promisero di non perdersi più di vista. Poi la mamma disse che dovevano tornare a casa.
Lucertolina, però, non aveva nessuna intenzione di andare via e lasciare Tzirighina, che
l’aveva salvata con tanto coraggio. La portarono con loro e convinsero tutte le altre ad
accettarla nella loro comunità.
Perché le lucertole, grazie a questa avventura, avevano capito che per essere amici non
importa il colore della pelle o la lingua che si parla, ma la generosità dei gesti che si fanno.
E scoprirono che è piacevole stare al sole insieme a una lucertola un po’ diversa, ma che
conosce tante storie di una terra lontana, dove tutte le lucertole sono verdi come lei.
Attività: disegna il momento della fiaba che ti è piaciuto di più e appendi il tuo disegno su un
cartellone insieme a quello dei tuoi compagni.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
Sara Calvagna e Martina Pistarà