L`uomo è l`occhio con cui l`universo osserva se stesso
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L`uomo è l`occhio con cui l`universo osserva se stesso
LA SICILIA 34. SABATO 27 GENNAIO 2007 Cultura spettacoli SCAFFALE I LIBRI PIÙ VENDUTI Una generazione disillusa Saviano in testa, secondo Hosseini Perché quello che ti è successo prima è sempre più bello di quello che stai vivendo adesso? Forse perché al peggio non c’è mai fine o forse perché le cose, quando accadono, non sono mai come te le saresti aspettate? Tante domande. Continui dubbi che scandiscono i giorni di Filippo, protagonista dell’ultimo libro "Spielberg ti odio" ( Rizzoli editore) di Matteo Maffucci. Filippo, dopo avere lasciato la sua fidanzata Elisa per non sentirsi troppo legato, si ritrova solo per davvero. In mancanza di alternative, decide di vivere con un altro coinquilino, meno invadente, silenzioso e un po’ più peloso della sua ex, un cane di dieci anni. Una storia semplice. Fatta di pentimenti, di giovanili ripensamenti che trovano il loro sfogo nella visione dei successi di Spielberg. È questo il filo rosso che attraversa le pagine del nuovo romanzo di Matteo Maffucci. Una riflessione sui sentimenti di una generazione disillusa. Giovani che, tra incertezze e continui turbamenti, prendono decisioni in meno di un minuto per poi dubitarne un secondo dopo. E la loro vita diventa sopravvivenza. DARIA RAITI I libri più venduti della settimana. I PIÙ VENDUTI IN ASSOLUTO 1) SAVIANO ’Gomorra’ (Mondadori) 2) HOSSEINI, ’Il cacciatore di aquiloni’ (Piemme) 3) LITTIZZETTO, ’Rivergination’ (Mondadori) NARRATIVA ITALIANA 1) Saviano, ’Gomorra’ (Mondadori) 2) Camilleri, ’Le ali della sfinge’ (Sellerio) 3) Rigoni Stern, ’Stagioni’ (Einaudi) NARRATIVA STRANIERA 1) Hosseini, ’Il cacciatore di aquiloni’ (Piemme) 2) Grisham, ’Innocente ’ (Mondadori) 3) Allende, ’Ines dell’anima mia’ (Feltrinelli) SAGGISTICA 1) Augias - Pesce, ’Inchiesta su Gesù’ (Mondadori) 2) Vidal, ’Navigando a vista ’ (Fazi) 3) Travaglio, ’La scomparsa dei fatti’ (Il Saggiatore) Un’operazione logica ci dice solo se due cose sono identiche. Ciò che possiamo conoscere è limitato a ciò che si presta a essere elaborato con il metodo delle comparazioni GIORGIO MONTAUDO L ’attualismo è un principio filosofico per cui un argomento risulta comprovato soltanto sulla base della sua forza logica. Questo principio è stato spesso usato per estendere concetti e teorie ad una scala assai più grande rispetto all’ambito in cui erano state formulate. Un’operazione attualistica sarebbe il passare dalla legittima ricerca della verità sui fatti comuni, alla ricerca della verità su problemi quali quelli delle origini (origine dell’universo, della vita sulla Terra, dell’uomo, della coscienza), tutti problemi per cui abbiamo informazioni lacunose ed insufficienti, e su cui non possiamo dare risposte certe. Anche se nessuno, ed io meno che mai, negherebbe che sensibili progressi sono stati registrati dalla ricerca scientifica in questo campo, siamo lontani dal grado di certezza necessario per assicurare la verità delle risposte oggi proponibili su questi temi. Tuttavia, questa posizione empirista non è scevra da critiche, e ci espone alla secolare obbiezione sulla "limitatezza dell’uomo". "Ci sono dei limiti alla conoscenza umana". Il monito, ricorrente e insistente, ci viene lanciato dai filosofi e dai saggi ogni volta che una nuova acquisizione ci fa inneggiare alla raffinatezza della nostra ragione ed alla potenza dei suoi lumi. La storia della filosofia è zeppa di posizioni negative rispetto alla possibilità dell’uomo di conoscere. Bellarmino poneva Galileo di fronte alla limitatezza della mente umana, e Galileo rispondeva che l’uomo conosce poco, ma ciò che egli arriva a conoscere con la scienza è reale (gli scettici hanno bollato di "realismo ingenuo" questa posizione di Galileo e l’hanno più volte dichiarata "superata", mentre non lo è affatto). Ma ci sono veramente dei limiti alle cose che l’uomo può conoscere? Siamo così limitati e imperfetti come la filosofia tradizionale ci ha descritti? MVOCABO LAR I O M L’uomo è servo del libero mercato "Occhio", mezzatinta del 1946, opera dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher MARIO GRASSO L’uomo è l’occhio con cui l’universo osserva sé stesso Apparentemente, l’idea della nostra limitatezza sembra ben fondata. Siamo circondati da eventi naturali che non comprendiamo, e non ci rendiamo nemmeno conto di come funziona la nostra mente, di come riusciamo a parlare ed a pensare. Siamo ospiti del nostro corpo, e anch’esso è fuori dal nostro controllo. Se tutto ciò era particolarmente vero per il passato, oggi qualcosa in più sappiamo e possiamo tentare di capire quali sono i reali limiti dell’uomo in relazione alla conoscenza. I dati finora accumulati sul funzionamento del cervello e della mente sono sconvolgenti, nel senso che sconvolgono tabù radicati da secoli. Il cervello non è caratterizzato da un’unica e complessa funzionalità. E’ piut- tosto un insieme di reti neuronali che comunicano fra loro in serie e in parallelo. Sono state ormai individuate parecchie aree cerebrali che esplicano funzioni specifiche, le quali in precedenza erano state credute frutto dell’apprendimento. Infatti, gli studi sul cervello hanno stabilito che la nostra struttura mentale, oltre ad essere adatta all’apprendimento di nozioni e funzioni necessarie all’individuo, ospita circuiti neuronali precostituiti che servono ad esempio per la rappresentazione simbolica degli oggetti e per il processo di memorizzazione. E’ ben noto che la funzione del linguaggio risiede nelle aree di Wernike e di Broca. L’area di Wernike consiste in un sistema d’interpretazione ed elaborazione dei dati in ingresso (parole o scrittura) che vengono tradotti nel linguaggio delle reti neuronali, mentre l’area di Broca riceve questi dati e li traduce di nuovo, permettendoci di parlare. Oltre a questi circuiti, possediamo anche un sistema (sempre preinstallato) di valutazione dei dati, che è responsabile dell’accumulo delle conoscenze. Il processo di valutazione dei dati è infatti il processo logico, ciò che noi chiamiamo ragione. Anche se risalgono ad Aristotele gli studi sui meccanismi della logica (sillogismi), che da allora sono rimasti pressoché definitivi, qualche progresso è stato compiuto. La nostra capacità logica, é in realtà un raffinato sistema mentale di comparazione dei dati. Il nostro cervello dispone di un congegno in cui vengono rilevate e rivelate le più piccole differenze fra due o più dati. Un’operazione logica di per sé non produce informazioni. Ci dice soltanto se due cose sono identiche o meno. Ciò che possiamo conoscere é dunque limitato a ciò che si presta ad essere elaborato col metodo delle comparazioni. Non è poco, anzi è moltissimo, ma dobbiamo poter disporre di informazioni, cioè di osservazioni, sufficienti a trarre delle conclusioni. Ecco perché l’osservazione, l’esperienza, é alla base del nostro modo di progredire nella conoscenza. Compiere osservazioni ed esperimenti serve ad acquisire dati su un certo fenomeno, e ci da la possibilità di comprenderlo. Ecco perché il metodo scientifico, basato come sappiamo sull’esperienza e sulla riproducibilità dei fenomeni, riesce spesso a farci progredire nella conoscenza, mentre la speculazione filosofica talvolta si ferma a discutere i problemi senza poterli risolvere. Il processo cognitivo è limitato solo dai dati che riusciamo ad accumulare su un dato evento o insieme di eventi. Finora non sono stati riscontrati limiti strutturali o di altro tipo. I progressi compiuti pongono altri e più ardui problemi ai ricercatori, che però non si tirano indietro. Non sembrano esserci limiti alla possibilità dell’uomo di conoscere la realtà. L’uomo è l’occhio con cui l’Universo sta imparando a osservare se stesso, ha scritto Weisskopf. VALERIO MASSIMO MANFREDI PARLA DEL SUO ULTIMO LIBRO, «ZEUS», E DEL SUO NUOVO PROGETTO LETTERARIO L’impresa dei Diecimila vista dalle donne VALERIO MASSIMO MANFREDI Valerio Massimo Manfredi parla del suo ultimo libro, la raccolta di racconti "Zeus" (Mondadori, pp. 207, € 8.80), e anticipa il suo nuovo progetto letterario. Dalla caccia ad una delle sette meraviglie del mondo al "buio" di una Roma senza Papa con il Vaticano prossimo a diventare Moschea; Valerio Massimo Manfredi continua a stupire i lettori con storie ambientate nell’epoca classica, nel Medioevo e in un prossimo futuro. Abbiamo intervistato lo scrittore approfittando della sua presenza a Siracusa per un seminario previsto all’interno del Master in " Promozione e Divulgazione della Cultura Classica" organizzato dal Consorzio Universitario Archimede con la Fondazione Inda. - Mentre a Lisbona a luglio saranno scelte le sette meraviglie del mondo moderno nel racconto che dà il titolo alla sua nuova raccolta, "Zeus", si narra del ritrovamento della statua realizzata da Fidia ad Istanbul; su quali basi storiche poggia la vicenda? "Ho seguito alcune fonti protobizantine del V-VI secolo d.C. che raccontavano della straordinaria collezione di opere d’arte del ministro di Teodosio, Lauso; una galleria di capolavori nella quale sarebbe stata custodita anche la statua dello Zeus di Olimpia". - Perché "Zeus" rimane un racconto e non diventa un romanzo? Mancava qualche elemento per potersi trasformare in un’avventura di più ampio respiro? "E’ vero, a volte mi chiedo perché tendo a ’bruciare’ un’idea in un racconto e a non perseguire una narrazione più ampia ma a me piace scrivere brevi storie. Ecco perché ho pensato ad un romanzo breve a cui aggiungere altri racconti. I miei lettori mi hanno dimostrato di apprezzarli; la raccolta precedente ’I cento cavalieri’ ha avuto molto successo." - Dopo il romanzo "Chimaira" anche il racconto "Badragas" ha come protagonista un’altra bestia misteriosa che fa strage di soldati romani. Il tema del mostro è così attraente? "I mostri mi affascinano perché in realtà il mostro siamo noi; ’la bestia’ è un tema classico perché in sostanza è la parte caotica, originale che è dentro di noi. Gli antichi greci hanno oggettivato questo lato oscuro creando mostri e chimere ed inventando gli eroi che li uccidevano." - Il racconto "Il cavaliere invisibile" è ambientato nell’età medievale con una rivisitazione del pellegrinaggio a Compostela. Anche il suo nuovo progetto narrativo riguarda il Medioevo? "No, si è trattato solo di un divertissement; amo compiere incursioni in altre epoche perché voglio far presente umilmente che non ho limiti. Il mio nuovo lavoro si intitolerà ’La marcia’ e tratterà dell’epica impresa dei Diecimila narrata dal punto di vista delle donne al seguito dei Greci; questa diversa prospettiva mi permetterà una narrazione più emotiva rispetto alla versione di Senofonte." ANNALISA STANCANELLI LIBERALIZZAZIONE - Termine caro agli economisti, il sostantivo liberalizzazione (latino, liber) appartiene a una delle voci più prolifiche del vocabolario italiano. I dizionari etimologici ragionati, che registrano l’aggettivo libero come capostipite della famiglia, elencano, tra sostantivi, verbi, avverbi e altri aggettivi, una cinquantina di fonemi di comune provenienza rispetto al predetto capofila, e ne segnalano folta schiera di composti e illativi: illiberale, semilibero, parolibero, etc). Ma è al succitato linguaggio degli economisti che bisogna pensare, a proposito di liberalizzazione nel suo significato più adatto, che è quello antitetico rispetto a monopolizzazione. Cioè: rendere libero ciò che era stato vincolato da restrizioni sancite da leggi: liberalizzazione degli scambi commerciali, del divorzio, della gestione di servizi, etc. "Il governo Prodi ha in programma un ragguardevole pacchetto di liberalizzazioni". LIBERALE - "Mio padre, negli anni della dittatura fascista, era rimasto convinto assertore dell’ideologia del glorioso partito liberale", scriveva Mario Pomilio in una nota autobiografica, tenendo ad alludere all’ideologia politica che si respirava nella sua famiglia, anche se non si può escludere che voleva aggiungere elogi al tipo di educazione ricevuta, una formazione liberale, appunto, da sventolare sotto il naso di quanti potevano provenire da una educazione reazionaria, rigida, tutt’altro che permissiva. Più che far capo ai noti principii economici (sterminata la bibliografia sull’economia liberale), servirà, per il linguaggio comune, tener presente l’uso sinonimico che di liberale (dal latino liberalis) viene fatto, come aggettivo o sostantivo, con sfumature di significati che si legano dal privato al pubblico, (grandioso, largheggiante, democratico, progressista), dal soggettivo all’oggettivo, (generoso, prodigo, tollerante, libertario). LIBERO - Per fermare subito un’idea sul significato principale dell’aggettivo libero (spesso adoperato anche come sostantivo), basterà citare un paio di suoi contrari: schiavo, asservito, sottoposto, prigioniero, etc. "Io sono un uomo libero", è la frase che esibiamo con orgoglio più o meno celato, quando qualcuno cerca d’imporci un comportamento. Ed ecco la definizione che proclama ogni uomo affrancato da qualsiasi restrizione, arbitro di disporre di sé, come e quando vuole. L’uomo libero che, in quanto "cittadino", (civis romanus) nell’antichità, veniva contrapposto allo schiavo (servus). Passando dal soggetto privato alle istituzioni, nei tempi moderni, sappiamo che vengono definiti a regime di libero mercato i Paesi che tendono a realizzare le politiche economiche più evolute, proprio per rendere libero ogni cittadino di poter esercitare attività che gli siano congeniali e utili, senza asservimento a qualche dipendenza. "L’agente di assicurazioni sarà libero di vendere polizze di diverse compagnie".