Metz, un fungo nel deserto sognando l`effetto Bilbao

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Metz, un fungo nel deserto sognando l`effetto Bilbao
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La Stampa
mercoledì 12 maggio 2010
pagina 35
Metz, un fungo nel deserto
sognando l’effetto Bilbao
Il nuovo Pompidou si apre con una maxi-mostra di 750 opere
Il nuovo Centre Pompidou di Metz inaugurato ieri dal Sarkozy
DOMENICO QUIRICO
CORRISPONDENTE DA PARIGI
polo i corsi di lingue organizzati dalla camera di commercio
mentre gli uffici di traduzione
na città, una relavorano sui menu per i ristogione con le cicaranti.
trici della crisi
Si loda l’architettura sinuoeconomica, marsa e candida dei 10 mila metri
ginale, dimenticaquadri di agorà artistica, inauta dal dio Sviluppo? Un temgurati ieri da Sarkozy, ispirata
po, per risollevarla, i politici
a Shigeru Ban, maestro dell’aravrebbero ordinato di costrute povera, da un cappello cineire una fabbrica. Oggi si inse, la semplicità dei materiali,
stalla un museo. E già: chi
legno chiaro, vetro, metallo di
sfugge ormai agli adescamencolore bianco, la cupola coperti del modello Bilbao? 1997, la
ta di teflon e capace di autopufolle architettura di Franck
lirsi per evitare un antiestetico
Gehry, la magia del nome
degradare verso il grigio. Stile,
Guggenheim: funzionò. Duecome si vede esplicitamente, ricentotrenta milioni di euro di
belle rispetto alla casa madre
incassi ogni anno per l’econo- Il Guggenheim di Bilbao firmato da Frank Gehry
parigina anche dal punto di vimia locale grazie all’arte. Da
allora non c’è sindaco delle stimento? Inquieta un poco, e parla di pratiche «in avanzato sta estetico. Qualcuno, iconoperiferie del mondo, di luoghi stona, che prima di parlare di stato di valutazione» tutti i pro- clasta o semplicemente birichiin cui si vede bene che hanno opere si parli a Metz di incassi, grammi immobiliari sono fer- no, già la critica paragonandoattraversato tempi migliori, di flussi di visitatori potenziali, mi nel quartiere dell’anfitea- la a un buffo fungo. Metz è in
che non sogni di rinnovare di collegamenti ferroviari e di tro, venti ettari di cui il Centro anticipo anche in questo su Paquel miracolo. A parte, forse, bretelle stradali: dei settanta Pompidou è la boa centrale. Il rigi, ci sono voluti 33 anni perla Tate Gallery traslocata nel milioni di euro investiti nel co- palazzo dei congressi che costa ché qualcuno osasse mormoraporto di Liverpool (ma dopo struirlo, versati dalle collettivi- 60 milioni di euro sono solo fo- re che il Beaubourg è orribile.
anni di pene) nessuno ha mai tà locali, di destra e di sinistra gli di carta, l’albergo di lusso Metz non avrà opere sue, nesuna volta tanto unanimi nello non esiste, uffici, negozi, appar- suna acquisizione: solo esposiavuto successo.
Prendete la Lorena. Nes- sperare nel business artistico, tamenti, tutto è da costruire e zioni, da quattro a sei per anno,
già quindici in programma fino
suna regione francese ha più di quanti visitatori saranno ne- soprattutto finanziare.
Ci si fa forza elencando i al 2013. Il materiale lo fornirà
titoli per dire di essere dere- cessari ogni anno (si spera in
litta: prima abbandonata dal- 250 mila) per ammortizzare. vantaggi geografici: un’ora e Parigi, attingendo alle sessantamila
opere
Già si mormora, mezzo in Tgv da
le acciaierie, un
cimitero degli
L’EDIFICIO inquieti, che per Parigi, al vertice
LA SCOMMESSA che ha in deposialtiforni spenti, Firmato da Shigeru Ban coprire il bud- di un grande ba- Richiamare in una zona to. Non c’è il rischio che Metz
get di 10 milioni cino della Renaridotti a ruggie Jean de Gastines fa di euro bisogne- nia-Palatinato,
derelitta almeno diventi un semne e aspri ricorstorcere il naso a molti rà aumentare le Vallonia e Lus- 250 mila visitatori l’anno plice fondo madi; poi persino
gazzino della sotasse. Thierry semburgo. È l’ardalle caserme,
vuote ora che il nemico non è Jean che presiede l’agenzia di gomento su cui insiste il diret- rella parigina? La prima mopiù accampato dall’altra par- sviluppo economico di Metz tore, Laurent Le Bon, ex con- stra che apre oggi allude e polete del Reno e non c’è da teme- Métropole mette le mani avan- servatore del Pompidou Pari- mizza: «Chefs d’oeuvre?» dove
re il ritorno degli unni. E’ ri- ti: «Il Centre Pompidou in sé gi, inventore di eventi memora- l’elemento essenziale è il punto
masto dunque come unica non crea ricchezza, l’idea è di bili come l’esposizione sul da- interrogativo. Per ora è gigansperanza il modello Bilbao, appoggiarsi su di lui per au- daismo e lo scandalo di Jeff Ko- tismo puro: 780 opere, 5000
versione francese: la Buona mentare l’attrattiva della città, ons a Versailles: «Ci sono milio- metri quadri, un invito a visiNovella è il Centro Pompidou ma i frutti si raccoglieranno ni di abitanti di questa eurore- tarla, vista l’enormità, a puntache trasloca a Metz con le sue nella seconda metà del decen- gione che possono venire rapi- te. Accolti dal più celebre dei
immense riserve di capolavo- nio». Bene. Ma chi saprà atten- damente a Metz nella più gran- bronzi di Maillol, La Méditerri. La sfida di smentire la veri- dere? Per ora attorno alla co- de superficie espositiva d’Euro- ranée, si affoga tra Picasso e
tà tenace secondo cui in que- struzione, disegnata del team pa». Turisti tedeschi, svizzeri e Chagall, Giacometti e Dubufsto Paese l’arte non ha posto francogiapponese Shigeru Ban belgi, venite dunque a salvare fet, Man Ray e Malevitch, ma
e Jean de Gastines, c’è soltanto questa vecchia città-guarnigio- anche in una copia della Giofuori dalla sua capitale.
Ma un museo può davvero il deserto. Nonostante qualche ne. Per ora i commercianti si conda e in un falso David: l’avessere prima di tutto un inve- timida smentita ufficiale che preparano seguendo con scru- ventura comincia.
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