Alto Atlante - Marocco
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Alto Atlante - Marocco
Relazione del trekking attraverso la catena dell’Alto Atlante Centrale Dal 13 al 29 settembre 2008 dovuto ritirarsi ancora al primo giorno, pertanto il gruppo rimane in 11. La partenza avviene con mezzi fuoristrada da Marrakech per portarci dopo la città di Azilal a circa 220 km., con una sosta per visitare le cascate di La lentezza viene da Dio, la fretta viene dal diavolo (proverbio berbero) Il Gruppo Alpino Escursionistico El Capel e la Sezione del Club Alpino Italiano Cesare Battisti di Verona hanno organizzato un trekking in Marocco con l’attraversamento da nord-est a sud-ovest della catena dell’alto Atlante Centrale. I partecipanti sono 27 alpinisti ma dato il numero così numeroso per l’organizzazione e la logistica, si decide di fare due gruppi con partenza differenziata di un giorno. Il nostro gruppo viene formato da 12 elementi dei quali 4 del Cesare Battisti. Un partecipante, l’amico Rino, per problemi di salute, ha Ou zdou, un’oasi di verde ed acqua in un paesaggio aspro e secco. Il primo campo mobile a 1170mt.viene fatto vicino alla Cathédrale, 1 parete di roccia color ocra da dove il giorno dopo parte il trek. Si entra nella valle di Ouhansal fino al villaggio di Tifwina mt. con bivacco presso un Gite de dove viene posto il campo a 1400 mt. Si sale ancora passando dal villaggio di Zawat Ahansal proprio nel giorno del mercato settimanale. L’impatto è molto forte, la povertà delle merci, gli allestimenti, l’igiene dei prodotti alimentari soprattutto delle carni era molto carente e ci ha fatto una brutta impressione. Con questo “bel” ricordo si prosegue fino al villaggio di Taghia a 1883 tape. Il tempo in questi giorni è stato molto bello, però si cominciano a vedere le avvisaglie di un possibile 2 cambiamento. era molto gradevole . Ma purtroppo il tempo è peggiorato proprio il giorno che ci siamo addentrati nelle famose gole del fiume Mgoun. Si cammina nell’acqua turbinosa di color ocra e un po’ fredda per diverse ore da una parte all’altra della parete alta e strapiombante con percorsi molto insidiosi. Usavamo sandali o Di buon mattino ci inoltriamo nel canyon di Taghia dove si possono ammirare delle stupende pareti di roccia e poiché il sentiero lo consentiva abbiamo cominciato la rimonta del canyon per un audace sentiero che si inerpicava in piena falesia con passaggi di I e II °, percorsi molto esposti, con l’aiuto di catene e piccoli ponti ancorati alla roccia in maniera non tanto sicura. Questo percorso molto bello e ardito ci ha un po’ messo a dura prova ma ci ha permesso di raggiungere l’altopiano sopra le gole con il bivacco nei pressi del passo di Tizi n’Tighboula a 3032 mt. La traversata del desolato altipiano di Bouzgou è caratterizzata da un paesaggio spoglio e desolato, battuto da venti molto forti e freddi. Arriviamo in vista della catena di monti tra i quali il Mgoun, seconda cima dell’Atlante con i suoi 4068 mt. e ci inoltriamo nella valle del fiume omonimo con il campo nel villaggio di Ighrem Izdarn a 2000 mt. Fino ad oggi il tempo atmosferico è stato molto buono, cieli limpidi e visibilità ottima anche se al mattino la temperatura era un po’ fredda, durante il giorno, al calar del vento scarpe da ginnastica che spesso si riempivano di sassolini moto fastidiosi. Il vento si incanalava nelle gole così da aumentare la sua forza e l’aggiunta di acqua piovana ci ha messo in difficoltà. Il pernottamento viene fatto nel villaggio di Aguerzaka in un Gite de Tape a 1730 mt. Per la persistenza e la violenza delle piogge i torrenti e d i fiumi si sono molto ingrossati provocando con le loro esondazioni danni irreparabili alle colture di questa povera gente che abita in queste valli. Di fatto il giorno seguente abbiamo tentato di raggiungere il villaggio di 3 Tahtani mt. oppure in alternativa il passo Tizi n’Omsoud a 3600 mt. Il tempo non promette nulla di buono, l’umidità è alta, le nuvole si addensano minacciose sui monti, bisogna partire. La comitiva si divide in due, 4 partecipanti con 2 guide si dirigono per il Mgoun, gli altri 8 con 1 guida salgono al passo. Si scatena l’inferno con temporali che si susseguono uno dopo l’altro con pioggia, vento molto freddo e forti grandinate, ma lo ha la furia delle acque ce impedito. Il giorno successivo è stata una tappa un po’ lunga perché si è dovuto recuperare parte del tragitto del giorno precedente. L’arrivo al campo posto a 2600 mt. sul versante meridionale dell’Irghil Mgoun è avvenuto in un clima tempestoso con forte vento e scrosci d’acqua ma soprattutto dopo tante ore di cammino e con le pile frontali accese in un ambiente molto buio ed ostile. Per il maltempo non si è potuto montare le tende piccole, così ci siamo sistemati alla peggio nella tenda grande per passare la notte. La quale è stata caratterizzata da temporali, grandine, acqua a tratti molto intensa e con forte vento, si è dormito poco tutti distesi vicini uno all’altro sotto l’unico tendone. la costanza e forza d’animo ha permesso al primo gruppo di giungere sulla cima del Mgoun a 4068 mt., al secondo, attraverso il passo a 3600 mt. di raggiungere il grande pianoro di Tilibit n’Tearkeddiyt dove si trova un piccolo ma abbastanza confortevole rifugio che venne costruito dai La mattina di buon’ora si parte per la giornata più impegnativa, la scalata sul monte Mgoun a 4068 4 francesi qualche anno fa. nostra attrezzatura bagnata era tutta . Passata la bufera il giorno seguente il sole splendido riscalda gli animi e si prosegue fino al villaggio di Tessaout a 2300 mt. dove pernottiamo in un Gite perché la camion Bedford un po’ datato, chiediamo un passaggio perché la pista era lunga e tortuosa e anche monotona. L’autista ci fa salire tutti sul cassone e arrancando piano piano ci porta vicini ad un passo in vicinanza del nostro campo. La nostra guida Mourad ci fa notare che in lontananza si vede una grande antenna: il ripetitore per la trasmissione dei telefoni cellulari. Come si è diffusa la voce, tutti hanno cercato nello zaino lo strumento elettronico che ci poteva mettere in contatto con il mondo Le esondazioni avevano fatto tanti danni idrogeologici, con smottamenti, frane, distruzioni di coltivazioni. Cosi siamo costretti a modificare il tragitto del trek. per l’interruzione dei sentieri che conducono a Magdaz. Si ripiega per una “via di fuga”in direzione di una gola molto lunga ma bella e selvaggia. Il tempo ci è favorevole e il campo viene fatto su un passo a 2400 mt. Dobbiamo modificare il percorso perché diventa sempre più difficile proseguire dato i continui smottamenti del terreno rendendo impraticabili i sentieri. Finalmente le peripezie sui monti dell’Atlante vanno scemando e percorrendo una pista in costruzione ci viene in aiuto il transito di un 5 Ora è riflessioni: esterno. d’obbligo alcune E’ stato un trekking impegnativo per vari motivi. I percorsi giornalieri erano abbastanza lunghi, in media si partiva al mattino dalle ore 6.00 alle ore 7.00 e si arrivava ai vari campi non prima delle 18.00 con un giorno oltre le 19.30. Eravamo sempre a quote che variavano dai 2200 . ai 3200 metri. Il tempo meteorologico ha fatto i capricci e ci ha a volte penalizzato. Il gruppo che si è formato, anche se non tutti si conoscevano da prima della partenza e avevano fatto esperienze insieme precedentemente, ha risposto molto bene al modo di vita comune. Qualche volta, per varie ragioni, le opinioni erano un po’ diverse ma ci si confrontava, si discuteva in maniera costruttiva e alla fine si è maturata una bella amicizia che ha unito i partecipanti. Considerando che quasi tutti hanno avuto dei problemi di salute, erano tutti disponibili per aiutarsi l’un l’altro, rafforzando così quello spirito di solidarietà che in montagna è anche scuola di vita. Molto positiva è stata questa esperienza, l’ambiente montano diverso dalle nostre Alpi, paesaggi ancora incontaminati e selvaggi, i villaggi con la popolazione che viveva con un tenore di vita molto diverso da noi, sembrava essere tornati a secoli passati. Un doveroso grazie a Mourad la nostra guida, brava e competente, al suo aiuto Hacmed, ma soprattutto ai compagni di questo impegnativo ma stupendo trekking, a Rolando, Marisa, Flavio, Laura, Adriana, Roberta, Rosario, Gabriella, Leda, A dir il vero erano trascorsi ormai una decina di giorni senza dare nostre notizie ai famigliari ed agli amici, così pian piano ci avviciniamo al campo nei pressi del villaggio di Arous. Ormai il trekking volge al termine e l’ultimo giorno abbiamo camminato in una vallata a dir il vero un po’ monotona ed il passo era un po’ stanco e ad un certo punto c’è stato “l’ammutinamento generale” dei partecipanti alla richiesta della guida : voleva intraprendere una salita su un colle per visitare un reperto storico, la risposta è stata : no. Fatto l’ultimo campo a Tabant, il giorno seguente si ritorna a Marrakech dove ci fermiamo anche il giorno successivo per fare una visita alla città denominata la porta del deserto. Naturalmente girando per il suk ci siamo sbizzarriti nell’acquisto di oggetti vari e di souvenir. 6 Paolo e un pensiero all’amico che ha dovuto rinunciare, Rino. Da lontano ho creduto fosse una belva avvicinandomi ho visto un uomo parlandoci ho trovato un amico (proverbio berbero) Il C.G. Pierantonio Donisi 7