Le 832 vetrate di Microsoft a Milano «Qui insegneremo il digitale ai
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Le 832 vetrate di Microsoft a Milano «Qui insegneremo il digitale ai
Codice cliente: 8727381 CRONACHE Corriere della Sera Giovedì 16 Febbraio 2017 23 # L’intervista Carlo Purassanta «Lì dentro in 700 senza posti o telefoni fissi» L Il primo giorno La sede Microsoft in Viale Pasubio a Milano, «Microsoft House» è nel «palazzo di vetro» progettato da Herzog & de Meuron e gestito da Coima (LaPresse / Claudio Furlan) Le 832 vetrate di Microsoft a Milano «Qui insegneremo il digitale ai prof» Inaugurata la nuova sede italiana. Nessun tornello, tre piani aperti e spazio alle scuole Trasparente come le 832 vetrate di cui è fatto. Nel centro di Milano, come un pezzo di città. Ma soprattutto aperto. Alla gente, alle imprese, alle scuole. Ai passanti. Senza tornelli, metaldetector, paranoie. Che tu voglia andare a provare l’ultimo videogame o proporre una startup, o provarla, o semplicemente curiosare. Tra maximonitor che ti traducono in diretta la teleconferenza di uno che parla in MILANO I numeri Investimento da 10 milioni. Si attendono oltre 200 mila visitatori all’anno spagnolo o cinese, software per disegnare la città del futuro, computer che riconoscono la tua faccia, ti chiedono se oggi il caffè lo vuoi come al solito e poi te lo fanno (dicendoti anche «ricordati di metter la tazzina, ché non ho ancora le mani»). Dieci milioni di investimento per costruirla tutta, altri dieci ogni anno per farla funzionare. È Microsoft House, la nuova sede di Microsoft Italia inaugurata ieri a Milano in Viale Pasubio, a due passi da Brera e dal Corriere della Sera, dalla movida di Corso Como, dai grattacieli di Piazza Gae Aulenti, nel «palazzo di vetro» progettato da Herzog & de Meuron e gestito da Coima, prosecuzione architettonica e ideale della Fondazione Feltrinelli inaugurata a sua volta appena prima di Natale. Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, l’ha sintetizzata così: «Sarà una vetrina dell’innovazione». Sei piani, tre dei quali completamente aperti al pubblico. Con una previsione per il 2017 di oltre 200 mila visitatori, 10 mila professionisti, 4 mila studenti e mille dirigenti scolastici. Nel senso che ovviamente la parte di uffici e lavoro interno dell’azienda è riservata ai dipendenti. Ma tutto il resto è una casa all’insegna della mescolanza, condivisione, contaminazione tra cose diverse. Con spazi per pubblico e visitatori ma anche ambienti attrezzati per lavoratori esterni, ricercatori di altre aziende, studiosi di innovazione e tecnologia, hub per i giovani inventori del digitale. A cominciare dagli studenti più piccoli, come quelli di una scuola che già ieri hanno potuto spe- rimentare software per la didattica del futuro. È la Digital Class, d’ora in poi sempre aperta a studenti e docenti: «I più bisognosi di formazione — è stato ricordato durante la presentazione — visto che nel digitale i ragazzi sono più avanti di loro e non a caso abbiamo già tenuto corsi specifici per oltre 30 mila professori in Italia. I prossimi saranno altri 300 in Lombardia». Spazio sempre aperto sette giorni su sette sarà lo show room del pianoterra, con un’area per gli appassionati di gaming. Al primo piano il Microsoft Technology Center, luogo di condivisione per aziende, startup e professionisti. «Anche la nostra ambizione come città — ha detto il sindaco Beppe Sala — è di essere aperta al mondo, dentro le sfide della contemporaneità ma senza dimenticare la propria anima di solidarietà». Dal secondo al quinto piano le aree riservate al personale. All’ultimo piano «The Loft», vista su Milano a 360 gradi, a disposizione di eventi: come un «normale atticosoggiorno con cucina». Solo un filo meno normale del normale. Paolo Foschini Trasparente La facciata dell’edificio (Imagoeconomica) Il luogo A Milano, la multinazionale Microsoft ha inaugurato la sua nuova sede italiana È costata dieci milioni di euro per la costruzione e altrettanti serviranno ogni anno per farla funzionare La sede ha sei piani, di cui tre aperti al pubblico con spazi per show room, ambienti per lavoratori esterni, ricercatori e anche hub per giovani studiosi del mondo del digitale a rivista Harvard Business Review gli dedicò uno speciale dal titolo evocativo «The Platfirm Age», l’era delle aziendepiattaforma. Il teorico è Sangeet Paul Choudary, autore di «Platform Revolution». Un nuovo modello di business che usa la tecnologia per connettere persone, organizzazioni e risorse in un ecosistema interattivo. Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, la nuova sede risponde a questa logica? «Siamo l’aziendapiattaforma più importante del mondo. Vendiamo prodotti e servizi a milioni di aziende. Ecco perché abbiamo pensato a un edificio funzionale ai nostri clienti. In cui nessuno dei nostri 700 dipendenti ha la postazione e il telefono fisso. Ciò che riveste per noi una funzione primaria, oserei dire culturale e pedagogica, è consentire ai manager delle aziende di testare con noi le tecnologie digitali di cui siamo portatori. Le “demo”, le Numero uno Carlo Purassanta è amministratore delegato di Microsoft Italia dimostrazioni di ciò che siamo in grado di realizzare, vengono quotidianamente visionate dai nostri partner commerciali. Per migliorare le loro funzioni e sviluppare in maniera efficace il loro modello organizzativo». Solo scrivanie, nessun computer fisso. Nemmeno il telefono, perché tutto è in Rete e tutto è mobile? «Non conta da dove lavori. È l’agenda che decide che cosa fai oggi. Per noi lo smartworking era strutturale da parecchio. Le tecnologie digitali sono diventate talmente veloci che pochi hanno compreso quello che sta accadendo. Due terzi dei bimbi delle scuole elementari svolgeranno professioni che ancora non esistono. Per questo facciamo formazione. Anche agli insegnanti». Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il bando vinto da Starbucks Le palme davanti al Duomo, come nell’Ottocento T ornano i filari di palme in piazza Duomo. Da ieri ornano le grandi aiuole come già era accaduto tra fine Ottocento e inizi Novecento. Alternati alle piccole palme decorative ci saranno presto i banani, a creare uno scenografico gioco di vegetazione di grandi foglie sempreverdi, e un tappeto di arbusti e piante perenni, che cambieranno di stagione in stagione. Bergenie, ortensie, ibisco. Denominatore comune: il colore rosa. L’installazione è temporanea, rimarrà tre anni, è opera dell’architetto Marco Bay ed è sponsorizzata da Starbucks, che aprirà il primo negozio d’Italia proprio a Milano e ha vinto il bando lanciato dal Comune. Ma sulle palme la città si divide. Il sindaco Beppe Sala esprime un giudizio «tendenzialmente» positivo, ma apre al dibattito: «Buona o cattiva idea? Certo che Milano osa...». All’attacco il leghista Matteo Salvini: «Mancano solo le scimmie». Oggi I lavori per le nuove palme in piazza (Salmoirago) Ieri Le palme in piazza Duomo a fine Ottocento (Alinari) Scuotono la testa i taxisti, che lì hanno il loro parcheggio, mentre i turisti sono in coda per farsi un selfie. La soprintendente alle Belle arti e paesaggio della Città Metropolitana, Antonella Ranaldi, ha approvato il progetto e spiega: «Le grandi aiuole sono innovative. Le palme d’altronde sono presenti nelle vedute storiche d’inizio Novecento a Milano e qui è ripresa la concezione dei giardini Liberty. È una sperimentazione e durerà qualche anno». Milano, per la verità, ospita da sempre palme. Nei giardini pubblici se ne contano 131 esemplari in ottima salute. Ma oltre che tra i cittadini è dibattito aperto anche tra gli esperti. Francesca Neonato, architetto paesaggista commenta: «Palmette e banani sono sostanzialmente una scelta estetica, più o meno condivisibile. Credo che voler dare un tocco esotico a piazza del Duomo sia una scelta azzardata». E il collega Andreas Kipar: «Sembra una autentica provocazione, anticipando il Climate Change?». Paola D’Amico © RIPRODUZIONE RISERVATA