Numero III ~ Maggio

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Numero III ~ Maggio
Liceo Scientifico “Giuseppe Berto” - Mogliano Veneto (TV)
Periodico di cultura studentesca
N° III, Anno VII - Giugno 2006
rEDAZIONE
Hanno collaborato
a questo numero:
Direttore
Luca Barbon
Art Director
Luca Barbon
Vicedirettore
Enrico “Heimrich” De Zottis
Copertina
Eleonora Remigi
Produttore Esecutivo
Alessio Boschini
Articoli
Battaglini Giorgio
Boschini Alessio
Derfel Cadarn
De Zottis Enrico
Nerevarine
Priviero Anna
Menicacci Stefano
Redattori
Anna Priviero
Derfel Cadarn
Giorgio Battaglini
Giulio “Crunch” Piovesan
Nerevarine
Piero Gatti
Stefano Menicacci
E-MAIL
[email protected]
SITO UFFICIALE
http://labertuccia.altervista.org/
FORUM UFFICIALE
http://labertuccia.altervista.org/forum/
In questo numero:
Redazione/Sommario
pag. 02
Proëmio
pag. 03
Attualità - Festa della Letteratura
Concerto
pag. 04
pag. 04
Filosofia - Le mie mani sono sporche del sangue d’un Dio
Volta la carta e finisce in gloria!
pag. 06
pag. 07
Angolo Letterario - La Torre Nera
pag. 09
Orgoglio e Pregiudizio
pag. 10
Sport - Il Giro fa storia
Ciclismo
pag. 13
pag. 14
Fumetto - MPD Psycho
pag. 16
Musica - Nightwish: End of an Era
pag. 17
Congedi
pag. 18
Europa - Euroscuola
pag. 21
Magister Dixit - Speciale Proietti
pag. 23
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Proëmio
EDITORIALE
Se state leggendo questo numero, significa che
si è fatto l’impossibile. Infatti, fra i redattori in
paranoia per gli esami, il computer con le matrici che salta per aria, il professor Paggiaro che mi
corre dietro per avere il mio disegno, è stato arduo portare a termine questo numero dell’ultimo
secondo.
Per quel che mi riguarda, l’anno scolastico è finito, e tutto sommato anche bene, nonostante la
professoressa Ellero continui a imperversare ignorando il calendario. Dai, ancora un po’ e
chiuderanno pure i cancelli e allora non correrò
più rischi…
Non vedo l’ora di poter pacatamente scegliere a
quale ozio dedicarmi senza essere fissato brutalmente da un Virgilio o da un Orazio (poverino, è
pure simpatico, ma da studiare...).
Tornando al giornale, non so cosa accadrà l’anno prossimo, quando saremo privati dei nostri
maggiori pilastri, ma confido sul fatto che qualche anima pia si darà da fare… nevvero?
Bene, in questo clima ozioso credo di potermi
permettere di chiudere in anticipo questo editoriale, perciò spero non mi odierete se concludo
qui augurandovi un buon otium estivo.
All’anno prossimo!
Luca Barbon
Il forum esiste:
Usatelo!
http://labertuccia.altervista.org/forum/
MAGISTER DIXIT
Bonato:
•
Ho fatto interrogazione in una classe e ho
fatto scrivere alla lavagna A+B = C+D, poi
ho chiesto: “Quali sono i reagenti?” “C+D”
“Bene, e gli altri?” “I reattori”.
•
“Prof si è divertito durante le vacanze?”
Sicuro, ero lì con il mio orticello e stavo
bene, poi quando sono tornato a scuola e
ti ho visto ho cominciato a sentirmi male…”
•
In campana, balbo giovane!
•
(Durante la verifica sommativa, riferendosi
ad un possibile bocciato) Tanto, che senso
ha sparare ad un morto?
•
(Durante la stessa) “Prof, so dove abita!”
Ah sì? Hai trovato quello giusto! Vieni a
casa mia e ti spezzo le gambe all’altezza
del ginocchio!
Paggiaro:
•
Che classe di svaccati, ragazzi…
•
Guardate il Gesù Bambino, qua sotto…
grazioso, elegante, che beo…
•
Allora, volete tirare fuori le cartelline?! Porco demonio!
•
Boia diavolo!
Sonnino:
•
Ibiza è stata diventata una colonia italiana…
Gardin:
•
(Un’alunna, riferendosi ad un nuovo arrivato) “Prof, ma non ha avuto lei?” Se avesse
avuto me, non sarebbe ridotto così!
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attualità
Festa della letteratura
que il contenuto dell'opera, che ha fatto sorridere più di qualcuno.
Largo poi alle proiezioni cinematografiche. Introduzione tra gli applausi del prof. Barluzzi, visibilmente emozionato e poi buio in sala, con lo
schermo illuminato dal pregevole lavoro del promettente regista Lorenzo Busi, con il trailer del
film in realizzazione Elisir D'Amore, rielaborazione in chiave scolastico-moderna dell'opera lirica
di Doninzetti. Meritati gli applausi per attori e
troupe, con merito speciale al protagonista Fabio
Speronello. Qualche dubbio sul "boss siculo"
Gianluca Borgato, che difetta un po' dell'accento
adatto.
Ultimo progetto, La Grande Abbuffata, realizzato
dalla 4^ B sotto la supervisione della prof. Ellero,
il cui severo rigore ha sicuramente lasciato un’impronta nell'operato dei ragazzi. Il filmato è
un connubio tra spezzoni di noti lungometraggi e
pellicole impresse "in casa" dai cameraman Giorgia Ravanne e Andrea Favretti. Prodotto esilarante, nonostante alcune pecche audio-visive.
Oscar per la recitazione a Francesco Giardina,
lodi speciali a Gianna Casarin e Andrea Fardin,
telegatto a Favretti, meglio come regista che come attore.
Festa della Letteratura. Tre parole che riassumono ala perfezione l'obiettivo della manifestazione:
divertirsi (e divertire) mediante l'interpretazione
di opere letterarie. Quattro classi, 2^ e 4^ A, 4^ B
e 4a C hanno presentato i loro progetti, dilettando il pubblico del gremitissimo cinema Busan
per tutta la mattinata del 28 Aprile.
Apertura in grande stile con il prof. Calzavara,
organizzatore della rassegna, che ha introdotto il
tema della festa tutta e spiegato i fini della stessa. Spazio poi alla 4^ A, con un Orlando Furioso
riproposto in chiave contemporanea con due
chiavi interpretative: una puramente espositiva
del testo originale, le cui vicende sono state ricreate da scenari proiettati e marionette, ed una
moderna, dove fantocci in carne ed ossa hanno
riproposto le problematiche della storia applicate
al moderno concetto di cultura, ovvero quella
(ahimé) televisiva. Oscar alla recitazione di Giacomo Serena, poche battute ma ben dette e con
una mimica invidiabile. Probabilmente soddisfatta la prof. Fazioni, a capo del gruppo di lavoro.
In scena poi la 2^ A, capitanata dalla prof. Psalidi, con un inno al vino proveniente dall'antica
Roma, proposto in latino con simultanea traduzione in italiano. C'è da dire purtroppo che l'entusiasmo degli alunni non è stato proporzionato
a quello della vulcanica prof. e il coinvolgimento
della platea ne ha risentito. Interessante comun-
Giorgio Battaglini
Concerto d’istituto
Anche quest’anno verrà organizzato il concerto
d’istituto come probabilmente vi sarà giunta voce. Non ne avete mai sentito parlare? Impossibile, visto che in questi giorni sta passando una
circolare per chiedervi di sborsare l’incommensurabile cifra di 1€, che servirà a pagare il service (e qui intendo il service con tutto compreso,
non solo il mixer com’è scritto nella circolare!).
Ma prima di dare informazioni più precise sul
suddetto concerto, vediamo di svelare i misteri
che si celano dietro di esso…
Tutto è cominciato qualche mese fa ad opera di
tre studenti amanti della musica, che volevano
riproporre il concerto d’istituto, ormai una tradizione, evitando però il fiasco dell’anno scorso.
Questi tre paladini musicali sono visitatori più o
meno abituali di oscuri siti noti come il forum
della Bertuccia e il blog del Berto, noti con il nome di Bigshot, Kekko e Brenno, che poi è lo stesso che ha scritto l’articolo che state ora leggendo. Dopo un triumvirato da loro stipulato per
l’organizzazione di quest’epico concerto, gli oscuri figuri hanno, come di dovere, coinvolto un altro gruppo di potere all’interno del nostro Istitu-
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to: i Rappresentanti. Da qui è nata una collaborazione non sempre chiara, talvolta univoca da
parte nostra (non è plurale maiestatis, intendo
Bigshot, Kekko ed io), che con numerose riunioni, più rituali che altro, cercava di organizzare
quello che allora era più simile ad un miraggio
che ad un concerto, incontri ai quali partecipava
anche la prof Vianello con l’intento di organizzare la massa delle studentesche idee governate
dall’entropia, mentre dalla palestra Massimo
ragguagliava i triumviri circa le ultime novità ed
elementi di vitale importanza per l’organizzazione
del concerto, uno dei quali, da segnalare, è il frigo e il banchetto dei cornetti soft della Algida.
Come potrebbe esistere un concerto senza il cornetto soft?! Inutile dire che questi ragguagli dati
(spero) in buona fede non facevano altro che aumentare la confusione, peraltro già sovrana a
causa di quesiti quali “ma quanti gruppi suonano?”, “quanto tempo abbiamo a disposizione?”,
“hai sentito, Tizio ha deciso di tirarsi indietro,
adesso come facciamo a ridistribuire il tempo
per suonare?”, “hai chiamato il service?”, “quanti
fondi dà la scuola per il fonico?”...
Inutile dire che l’esaurimento era prossimo. Poi,
miracolosamente la situazione del concerto, ormai senza speranza, cominciò a migliorare: il
fonico c’era, erano terminate le defezioni dei
gruppi, le notizie circa il palco e il luogo dove
suonare erano finalmente confermate. Mancava
solo una cosa: la pubblicità. Il buon vecchio Bigshot aveva deciso di prendersi l’onere di fare i
volantini con un discreto margine di tempo, se
non fosse che tutto questo vantaggio fu annulla-
to dal nemico di tutti gli eventi: la Disorganizzazione. Infatti il detentore della lista con su scritti
i nomi dei gruppi (Spadon), aveva la deprecabile
abitudine si dimenticarla, anche quando gli venivano fatte espresse sollecitazioni, così da ritardare notevolmente la campagna pubblicitaria. Mercoledì scorso viene però fuori che un manifesto
con i gruppi esiste: quello pubblicato sul blog,
che ha così vanificato il lavoro di Bigshot, che
aveva già preparato il supporto cartaceo per i
volantini… Non mi esprimerò oltre su questo colpo basso organizzativo, ritenendo che non ce ne
sia bisogno.
Dopo questa prolissa introduzione, vediamo di
parlare in maniera precisa del concerto: esso si
svolgerà sabato10 nel campo da rugby dietro alla
scuola, dove verrà montato il palco fornito dal
Comune e sarà inoltre presente un servizio bar.
Si inizierà a suonare alle 9, per continuare fino
alle 12.30 circa. Si esibiranno gruppi di diverso
genere, ma saranno presenti anche solisti. Ecco i
nomi: Binario 6, stesso gruppo dell’anno scorso,
che ha però cambiato cantante ed è notevolmente migliorato nel corso di questi dodici mesi, i
Devempt, gruppo che conta alcuni membri della
Bertuccia, i Taipan, i MAGAD, J. Pisa Marshall
ed inoltre io, che con l’aiuto di alcuni fidi compari vi proporrò alcuni brani suonati con cornamusa, e non solo.
Rimane da dire solo una cosa: partecipate numerosi!
Derfel Cadarn
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filosofia
Le mie mani sono sporche
del sangue d’un Dio
gner”), accanto alla sua cagionevole salute che lo
costringeva spesso a trasferirsi, alla ricerca di un
luogo ove il male smettesse di tormentarlo, in
modo da comprenderne al meglio la psiche che
servirà poi da chiave di lettura per le sue numerose e complesse opere (il Nostro aveva infatti il
vizio di scrivere per aforismi), ma sarebbe un
lavoro estremamente lungo e per chi volesse rimando a chi ne sa di più (Giorgio Penzo:
“Nietzsche allo specchio”), e mi accontento di
dire il minimo indispensabile per smontare le
generali convinzioni che inducono certa gente a
farsi il segno della croce per esorcizzare l’influsso
malefico ogniqualvolta sentono il nome di Nietzsche. Ovvio, il credere o non credere in Dio è
una scelta personale, neppure Nietzsche pretendeva di divenire un esempio per gli altri, anzi,
era forse la cosa che temeva di più (in “Umano
troppo umano” egli disse: "Non c'é nulla in me del
fondatore di religioni: non voglio credenti, non
parlo alle masse; ho paura che un giorno mi facciano santo” , come in seguito in pratica avvenne). Questo perché ai suoi occhi risultava assurdo sostituirsi al Dio del Cristianesimo o di una
qualsiasi altra religione: se si semplifica l’immagine divina sino a ridurla alla mera applicazione
di un certo numero di dogmi alla vita del credente (questo facendo passare per buona la tesi di
Feuerbach secondo cui “Dio” non è altro che una
proiezione psicologica su sfondo celeste di tutti i
valori terreni cui l’uomo, come specie e come
singolo, anela) e si suppone di volerla criticare, il
metodo adottato sino all’arrivo del Nostro era
quello di cambiare i dogmi cui fare riferimento.
Dopotutto cambia davvero tanto nel credere a
Buddha o al “Primo motore immobile” aristotelico, con i relativi stili di vita? Si può ovviamente
obbiettare che, in alcune circostanze storicoscientifiche, è praticamente impossibile considerare una delle dottrine proposte come “errata” o
tutt’al più “sconveniente”, ma, ugualmente, ne
vale la pena? Ragionando per assurdo, ponendo
che la propria dottrina sia sbagliata, che nel nostro caso invece che San Pietro in Paradiso ci
Ciò che Zarathustra, o Zoroastro, andava dicendo nella forse più importante e bella opera di
Nietzsche (più difficile a scriversi che a pronunciarsi “Nice”) era più o meno questo. Zarahtustra
era un profeta considerabile agevolmente pazzo,
che, nello scendere dalle montagne annunciava
“Dio è morto”. Nessuna meraviglia quindi che la
critica abbia considerato il “Così parlò Zarathustra” del filosofo tedesco Friedrich Nietszche un
antivangelo, peraltro, nei casi più estremi, redatto dall’anticristo. Ma procediamo con ordine. La
storia di Friedrich non è delle più piacevoli, nacque a Rocken nel 1844, un paesino il cui pastore
era suo padre. Padre che però morirà molto presto, piegato da una malattia cerebrale che lo aveva ridotto ad uno stato vegetativo; quando accadde lo spiacevole evento Nietzsche aveva appena sei anni, e, con tragica ironia, la lunga ombra
della pazzia arriverà ad oscurare anche la sua
mente. Probabilmente alla psicologia potrebbe
bastare questo singolo episodio per giustificare
la ferocissima critica al cristianesimo che il giovane Friedrich avrebbe poi sostenuto, ma indubbiamente è il caso di andare più a fondo nella
persona di uno dei più enigmatici filosofi di tutti
i tempi. Sin dai primordi della sua istruzione il
ragazzo rivelò una innata propensione per gli
studi classici e la filologia (meno per la matematica che resterà sempre la sua bestia nera) di cui
in seguito diventerà un insigne professore all’università di Basilea, ancor prima di aver terminato ufficialmente gli studi (a soli 24 anni). Del
Nietzsche filosofo probabilmente si può parlare
solo dopo il ritrovamento da parte di quest’ultimo dell’opera di Schopenauer (che è anche quello della più celebre ”arte di offendere”) “Il mondo
come volontà e rappresentazione”, che a sua detta ebbe il merito di aprirgli gli occhi sulla realtà,
come già era accaduto per altri filosofi prima e
dopo di lui (a Kant ed Einstein servì Hume, ad
Husserl Cartesio…). A questo punto sarebbe necessario entrare nel dettaglio nella vita di Nietzsche, tra le sue poche ma importanti amicizie
(esemplare a questo proposito fu il “Caso Wa-
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stia Maometto, come potremmo essere tuttavia
sicuri al 100% che una nuova, diversa dottrina
sia corretta? Non è una novità in filosofia che un
autore costruisca un modello filosofico del mondo fisico e metafisico soltanto per vederselo poi
smontato dal suo successore. E allora chi ha ragione? O si entra nel campo delle verità di fede, o
si abbraccia il relativismo assoluto, o si approda
al nichilismo. La scelta di Nietzsche è quest’ultima, con un importante precisazione: “nichilista”
non vuol dire considerare “nulla” tutto ciò che ci
circonda. Al contrario, considerando nulla ciò
che sta “al di là” di noi, si apre la strada alla rivalutazione dei valori della vita. Con la “morte di
Dio” cade finalmente quello spauracchio che aveva giudicato indegna e disprezzabile la vita terrena, rivalutandola invece come la Vita reale, unica, da vivere sino al profondo, al massimo. A
questo proposito, senza illudersi di aver risolto
tutti i problemi dell’uomo, Nietzsche propone la
sua teoria dell’Eterno Ritorno, poco capita sino
agli anni novanta: in pratica essa dice che il
tempo non va considerato come una retta sempre tesa verso il futuro, come suggerisce il cristianesimo, ma piuttosto come un cerchio, come
una serie di eventi che si ripeterà ciclicamente,
immutabilmente all’infinito. Non è un pensiero
confortante, anzi per gli uomini moderni, abituati ai valori del cambiamento continuo, della velocità, della frenesia spesso, sarebbe l’inferno pensare che dovranno vivere il ripetersi costante,
sino al più infimo dettaglio, delle loro vite, per
l’eternità. Il messaggio dell’Eterno Ritorno è appunto l’esortazione agli uomini a vivere ciascun
istante della loro vita in modo che il suo ripetersi
ciclico ed eterno non possa destar rimpianto. Un
uomo che sia stato in grado di liberarsi dai pregiudizi, dagli dei, che vive la vita in modo da non
poterla rimpiangere è secondo il Nostro passato
in realtà ad uno stadio superiore, quello dell’infelicemente tradotto “superuomo”. E questo è un
punto molto dolente, in quanto attorno a ciò la
filosofia di Nietzsche fu per molti anni mal interpretata, e dalla sorella che, una volta dichiarata
la pazzia del fratello, ne falsificò le opere per motivi di mercato, e dalla propaganda nazista che
volle vedere nel superuomo la prefigurazione dell’esponente della razza ariana, e non da ultimi
altri autori che considerarono solo superficialmente la filosofia del Nostro dandone così un
altrettanto superficiale immagine (per restare in
Italia abbiamo l’esempio di Gabriele D’Annunzio). Quindi deve essere ben chiaro che per Nietzsche il superuomo non nasce tale, venendo
meno qualsiasi forma di destino definito, non
rappresenta affatto un fattore razziale impresso
nel DNA. Sarebbe come dire che solo alcuni possono diventare liberi. Perché in fin dei conti ciò
che il filosofo tedesco andava cercando era semplicemente la libertà, non la ricerca di una struttura per il mondo (compito che, nel bene e nel
male, affiderà alla scienza), ma la condizione necessaria per vivere. Nella speranza che sia servito a qualcosa, concludo riportando le parole di
Nietzsche stesso: "noi filosofi e spiriti liberi, alla
notizia che il vecchio Dio é morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il
nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presagio, d'attesa- finalmente l'orizzonte
torna ad apparirci libero, anche ammettendo che
non é sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro a
ogni pericolo; ogni rischio dell'uomo della conoscenza é di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi é ancora mai stato un mare così aperto..."
Alessio Boschini
Volta la carta e finisce in gloria!
E’ giunto il mio turno di scrivere un breve congedo, anche se dopotutto sono intervenuto nella
redazione del qui presente giornalino solo in
questo ultimo anno. Mi sono chiesto abbastanza
a lungo cosa valesse la pena di esser messo giù
in una simile occasione: volevo parlare un po’
della situazione di sovraffollamento del nostro
istituto, di ciò che è stato promesso e poi mantenuto nella rappresentanza della scuola, di cosa
succede quando gli inviati della bertuccia decidono di intervistare un vampiro, della poetica di
Pirandello e così via… Poi ho realizzato che stavo
“pensando”, per la precisione durante l’ora di
latino, e sono felicemente tornato a piani meno
umani e più astratti, cioè mi sono riaddormentato. Quindi dirò due paroline sul funzionamento
della nostra zona cerebrale, premettendo di saper pochissimo di anatomia. Ciò che vorrei più
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stri occhi si posano su un oggetto anche comunissimo, la mente, a seconda di quanto “sveglia”
essa sia, richiama a sé numerosissime immagini
e concetti relative non solo a quell’oggetto ma a
qualunque cosa ad essa sia connessa. Se vedessimo una penna quindi non richiameremmo alla
mente solo tutte le immagini di penne che riusciamo a ricordare ma anche tutte quelle di fogli
su cui scrivere, tutte quelle dei colori in cui possiamo scrivere, tutte quelle delle scritture e via
dicendo. Se funziona bene non è poco, e coloro
che hanno saputo sfruttare al meglio questa
configurazione della mente hanno avuto gloria
ed onori: si va dai poeti (già Leopardi ne utilizzava i primordi) ai designer pubblicitari. Questo
perché l’associazione di idee ha anche il potere
di evocare, per quanto indirettamente, dei sentimenti nell’animo umano. Se si ha un bel ricordo
legato ad un ambiente, qualsiasi oggetto in un
modo o nell’altro connesso con quell’ambiente
avrà il potere di far sentire bene una persona.
Spesso si arriva a livelli tali da non distinguere
più la realtà dai ricordi: la pubblicità sfrutta proprio questo meccanismo per indurre la gente a
comperare prodotti anche scadenti ma la cui immagine si collega ad esperienze generalmente
definibili piacevoli. Tanto per esser concreti penso che la gente acquisti i prodotti della Nestlè
più per i sorrisi dei bambini della pubblicità che
per tutto lo schiavismo cui sono costretti bambini della stessa età in Africa o in Asia. In sostanza, le persone, quando desiderano un prodotto
finiscono in genere per desiderare l’idea, il concetto che si cela dietro la pubblicità di quest’ultimo. Naturalmente, questo non significa sia logico pensare che i ragazzi debbano cominciare a
comprare i prodotti della Golden Lady o le ragazze i dopobarba della Gilette.
che altro comunicare sta nel fatto che la diffusa
opinione secondo cui gli umani pensano tramite
meccanismi logici (idea questa molto cara a Cartesio che ne fece una base del suo sistema) è
fondamentalmente errata. Non che ci voglia tanto per accorgersene, basta richiudersi per un
minuto in noi stessi ed ascoltare l’affascinante
fluire dei nostri pensieri… affascinante senza
dubbio, ma ben diverso da un’affermazione di
proposizioni legate da logica. Più che altro, si
tratta di un fiume in piena (si spera) di immagini, o meglio di concetti, visivi, ma anche tattili o
olfattivi. Un modo forse più semplice e meno in
accordo con le contemporanee tendenze mistiche
per verificare quanto la nostra mente abbia attitudine logica è controllare l’esito dell’ultimo compito di matematica, soprattutto se si trattava di
teoria. Benché secondo il senso comune la mente sia usata principalmente per ragionare, in realtà il pensiero logico occupa una parte molto
ristretta nell’uso che facciamo della mente. Essa
da questo punto di vista assomiglia più che altro
ad un enorme banca dati, abile, più che a combinarli in un’inferenza, a collegarli e a richiamarli mediante le sinapsi. Effettivamente, un computer. La marcia in più degli esseri umani è effettivamente la capacità di sviluppare il ragionamento logico (cosa che in genere avviene durante
l’adolescenza), ma, per quanto innata, essa rappresenta tutto sommato una facoltà che richiede
più fatica rispetto alla semplice abilità mnemonica. Se così non fosse, la matematica, che si muove secondo logica, sarebbe scontata o quasi per
chiunque. A questo punto è lecito chiedersi cosa
governi in realtà la struttura meravigliosa chiamata cervello. Perché ci fosse un reale interesse
alla questione si dovette attendere l’inizio del secolo scorso, con gli studi psicologici generalmente connessi al nome di Freud. In realtà tutto il
movimento modernista (e quindi tutte le sue
componenti artistiche, come la letteratura con
Joyce o Eliot) si basa in larga parte sul fatto che
la mente lavori tramite l’associazione di idee.
Questo vuol dire per esempio che quando i no-
Buone vacanze a tutti, ma, soprattutto, buona
fortuna!
Alessio Boschini
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Angolo letterario
La torre nera
Una volta cominciata la lettura, salutate pure
questo così noioso mondo e preparatevi per un
viaggio che solo l’ineguagliabile Stephen King
poteva far scaturire dalla sua penna. Ebbene sì,
il re indiscusso del brivido, dell’horror, della suspence, ha dato il meglio di sé nella composizione di questo fanta-horror che gli ha richiesto una vita intera per essere concluso. Ma forse vorrete sapere perché valga la pena iniziare una così lunga lettura...bene! innanzitutto, presumo
che ognuno di voi conosca il genio del Re
(King…). Molti lo conosceranno per Shining, altri
per It, altri ancora per Misery…insomma saprete
tutti qual è lo stile di questi romanzi. Bene, la
Torre Nera, è diversa. La Torre parte come un
fantasy e, col passare del tempo e delle pagine,
diviene tutt’altro. Diviene fantascienza, diviene
horror, diviene western, storia d’amore, d’amicizia, di paure, di coraggio, di sogni. Insomma diviene la storia di un mondo, la storia di tutti gli
uomini. L’inizio della storia, una volta letto, è
capace di tormentarti durante le notti insonni. Il
protagonista di quest’epopea, Roland di Gilead è
l’ultimo Cavaliere, l’ultimo esponente di una ricca casta di uomini coraggiosi, l’unico superstite
Salve amici studenti! Lo so, vi comprendo, passare le mattine scolastiche per voi è uno sforzo
immane? Rimanere anche solo apparentemente
vivi sopra i vostri banchi è sempre più difficile?
Si, capisco, benissimo! E una volta arrivati a casa? Vi date a mille attività che vi stressano invece di rilassarvi e i tempi costruttivi sono molto
minori dei tempi morti? Se è così…è ora di staccare la spina! Ogni tanto evadere da quello che ci
circonda è bello e ciò non vuol dire scappare necessariamente da qualcosa. Immaginatevi un
qualcosa che riesca a portarvi lontano, qualcosa
che per qualche ora vi conduca in altri luoghi,
che vi faccia vedere altre cose, sentire nuovi odori, provare nuove vite…no! Non sto parlando di
certe sostanze, tra l’altro ora anche legalmente
vietate! A volte basta poco…a me è bastato un
libro! Anzi no…a dir la verità erano sette!!! Posso
capire se ora penserete che leggere sette libri
possa sembrare esagerato “Chi me lo fa fare?”
penserete se (a buon ragione) il vostro unico testo cartaceo è questa bertuccia?! Ma posso assicurarvi che i sette libri che compongono la serie
della “Torre Nera” creano ancora più dipendenza
di qualsiasi sostanza che abbiate mai provato!
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ultimo, il male che sta inglobando ogni cosa e
che sta portando alla distruzione di tutti i mondi
e di tutto ciò che vale la pena di lottare per preservare. Il destino ha affidato a Roland e ai suoi
pistoleri il compito di giungere alla Torre Nera e
fermare questo Universo che sta lentamente collassando su sé stesso. I sette libri proseguono
uno più velocemente dell’altro: come i protagonisti, il lettore sente alla fine che non rinuncerebbe
a vedere la Torre Nera neanche per tutto l’oro del
mondo, sente che chissà perché, non arrivarci
vorrebbe dire non riuscire a trovare un significato più a niente…oltre ad aver letto migliaia di
pagine per non scoprire alla fine che…E secondo
voi vi racconto la fine?!!!!!
Insomma come i protagonisti vi assicuro che se
intraprenderete quest’avventura, il vostro viaggio
vi stupirà, vi rapirà, vi farà volare via. Vi assicuro che piangerete, riderete, sussulterete, avrete
paura e proverete tenerezza e poi…felicità. Come
in ogni viaggio.
Se siete già dei buoni lettori di Stephen King,
troverete qui una sintesi di tutte le sue opere,
perché i suoi libri non sono altro che un preludio
per questa storia e sembra proprio che tutti i
personaggi, le avventure da lui create in precedenza, siano nati solo in funzione di questi sette
capolavori, come egli stesso confessa. Se invece
non avete mai letto niente del Re, questo potrebbe essere un buon inizio. Non mi rimane che dirvi il titolo di ogni volume: “L’ultimo Cavaliere”,
“La chiamata dei Tre”, “Terre desolate”, “La sfera
del buio”, “I lupi del Calla”, “La canzone di Susanna” e per ultimo, “La Torre Nera.”. Detto questo non mi rimane altro che dirvi Aye! Buoni
giorni e piacevoli notti!
di un mondo che è morto, di un mondo che è
“andato avanti” e lui…lui cerca di non rimanere
indietro. Il primo libro “L’ultimo cavaliere”, appunto, si apre con Roland che insegue il suo nemico, un uomo in nero. Lungo una via che non
ha un inizio, che è una vera e propria incognita,
Roland percorre il suo viaggio alla ricerca della
meta ultima: la Torre Nera. Qui leggende narrano risieda il fulcro dell’Universo, il cardine che
unisce il mondo di Roland al nostro, a tutti i
mondi infiniti che esistono oltre le porte di ogni
stanza. Come in ogni storia, (anche le storie reali) per giungere alla meta, bisogna superare mille
incognite, bisogna affrontare pericoli, strani incontri, bisogna, cosa ancor più difficile, affrontare sé stessi. E così la storia inizia con un personaggio che non si sà chi sia, né dove vada, né
perché vada. La storia in poche parole, di ognuno di noi. Le risposte arrivano, per noi, come per
il protagonista, non alla fine del viaggio, ma lungo un sentiero che lo porterà e ci porterà in Universi sempre diversi. Roland, ovviamente, non
può essere solo in questo suo peregrinare e il
destino (il Ka...) gli affida 4 improbabili compagni
di viaggio: Eddie, un tossicomane, Susanna, una
donna affetta da doppia personalità, Jake, un
bambino e Ohi, un “bimbolo”, una specie di cagnolino parlante…certo, la presentazione non è
delle migliori ma niente, in questo libro, è quello
che sembra. Ogni parola ne nasconde un'altra,
tutto ciò che accade non ha mai una sola spiegazione, ne ha centinaia, migliaia, infinite, come le
cosa che con questo libro sarà possibile vedere.
Insieme i protagonisti impareranno a conoscere
sé stessi, i loro limiti, impareranno come superarli e a trovare le cose veramente importanti:
l’amicizia, una fra le tante, l’amore. Insieme potranno combattere con gli esseri mostruosi che
si intromettono nel loro sentiero: l’uomo in nero,
gli uomini bassi, i servi del Re Rosso, il nemico
Anna Priviero
Orgoglio e pregiudizio
A 231 anni dalla sua nascita, il 16 Dicembre 1775 a Steventon, nell’Hampshire inglese, Jane
Austen è sempre più attuale a giudicare dalla
crescita sfrenata della massa di appassionati e
dalla quantità di soggetti cinematografici ispirati
ai suoi sei romanzi. Tra i film tratti dai suoi straordinari racconti, i quali hanno suscitato clamore e sono stati osannati fino allo spasimo dal
pubblico e dalla critica, brillano “Emma” con
Gwyneth Paltrow, “Ragione e Sentimento” con
Kate Winslet (reduce dall’incredibile naufragio
del Titanic) e la bravissima Emma Thompson e
per finire “Matrimoni e Pregiudizi” (gioco di parole non immediato rispetto al corrispondente inglese “Bride and Prejudice”) dell’indiana Gurinder Chada (chi non si ricorda della sua abilità
nel girare “Sognando Beckam”?).
Il prestito cinematografico più recente e noto ai
single e non di tutto il mondo è senza ombra di
dubbio “Il diario di BridgetJones” di Helen Fielding, riadattamento letterario e televisivo della
romantica e tormentata storia d’amore tra un
10
Darcy ed un Elizabeth dei giorni nostri. La vicenda si svolge tra preoccupazioni per l’età
(l’orologio biologico cara!) e incredibili gaffe, il
tutto circondato (anzi soffocato) dal fenomeno
sempre più evidente della crescita dei single, dai
pregiudizi della “vecchia” generazione sui gay, da
“ Il Sesso e il Vangelo secondo il single” e dalla
fondamentale interpretazione delle scritture della
rivista Cosmopolitan.
Ok, ma torniamo a noi... Il mio principale obiettivo è quello di scrivere la recensione di
“Orgoglio e Pregiudizio” e, se possibile, di cimentarmi nell’applicazione
del mio senso critico nei confronti degli attori, degli sceneggiatori e naturalmente anche
della pellicola dell’omonimo
film (con Keira Knightley e
Mattew Macfadyen) uscito
nelle sale in Febbraio e
che ha riscosso un incredibile successo fin dai primi giorni.
Parto subito a ruota con
una (spero esauriente) esposizione della trama: ci
troviamo nell’immensa e
verde campagna inglese, in
una casa in decadimento del
1797, abitata dalla numerosa
famiglia Bennet: il padre (il
“maestro” Donald Sutherland) la
madre (Brenda Blethyn in una grande
interpretazione che però fa sembrare il personaggio molto meno materiale, stupido ed egoista rispetto a come l’aveva dipinto la Austen) e le
cinque figlie, la bella ed eternamente buona Jane
(simpatica ma troppo spenta l’interpretazione di
Rosamund Pike, definita dalla stampa dopo il
suo “esordio” la “bionda platinata con le sopracciglia nere”, il che rende l’idea di quanto la figura
e la credibilità del personaggio di Jane siano state
trascurate),
la
brillante
Elizabeth
(l’interpretazione di Keira Knightley è stata sorprendente anche se la mimica, soprattutto facciale, risulta abbastanza immobile, forse merito,si dice, di qualche ritocco...) la studiosa Mary,
l’inesistente Kitty e la scalmanata Lydia. La vita
a Longburn procede tranquilla e serena senza
particolari avvenimenti, se si fa eccezione per i
frequenti mal di testa (oh, i miei nervi!) della signora Bennet, giunta ormai all’esasperazione nel
tentativo di far sposare le figlie, trovando ogni
volta il loro secco rifiuto. L’occasione propizia per
le ragazze (naturalmente secondo la madre) sembra presentarsi quando Netherfield, una proprietà vicina, viene affittata dal signor Bingley
(Simon Woods rende l’immagine del sempliciotto
ancora più ostentata di come l’aveva resa la Austen, tanto da far sfiorare al suo personaggio il
raggiungimento della nomina a “cretino in capo”)
e dalle sue odiose sorelle, accompagnate dall’ancora più ricco e bello signor Darcy, figura emblematica che affascina i partecipanti al ballo
in onore del loro arrivo finché non fa
capire di ritenersi decisamente superiore a tutti i presenti, meritandosi la definizione di uomo
superbo ed orgoglioso. Egli
viene udito da Elizabeth
mentre esprime il suo parere negativo nei di lei confronti e decide di deviare le
sue attenzioni verso la figura affascinante e ridente
di John Wickham, un giovane ufficiale che le svela
cose (apparentemente) vere
sul passato e il carattere di
Darcy. andando così a rafforzare il sentimento di disprezzo che ella già nutre per
ogni parola ed azione che egli
proferisce o compie.
Non
manca
la
figura
dell”’usurpatore”, il signor Collins, cugino destinato ad ereditare per legge la casa
ed i beni della famiglia Bennet (reso benissimo
dall’attore, una versione d’uomo ancora più raccapricciante di quella Austeniana: orgoglioso e
bramoso, ipocrita e manovratore, servile e leccapiedi della peggior specie).
Cosa ne sarà d’Elizabeth e di Darcy, riuscirà la
madre a metterli insieme? E Wickham? Jane e
Bingley?Saprete tutto nella prossima puntata!
No, mettendo da parte gli scherzi non voglio rovinarvi (nel caso quasi impossibile che non abbiate
mai visto ne questo film ne le altre due versioni,
quella del 1940 con Lawrence Oliver e Greer
Garson e quella del 1995, la più seguita ed acclamata miniserie televisiva prodotta dalla BBC,
peraltro mai uscita nei cinema italiani, con un
eccezionale Colin Firth -Skakespeare in love”,
“Febbre a 90”, “Il diario di Bridget 1 e 2”, “Love
actually”, e una bravissima Jennifer Ehle) il finale del libro e quindi dei rispettivi tre film (forse
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questo costituisce anche una scusa per me che
ormai mi sono dilaniata la mano a forza di scrivere) perciò cambio argomento passando a quelli
che sono stati i premi, le soddisfazioni e non che
ci ha dato e ha ricevuto “Orgoglio e Pregiudizio”.
Un film come questo agli oscar arriva sempre,
anche in veste di cosiddetto “parente povero”,
che sarebbe a dire, nominato per oscar minori
come la colonna musicale (Dario Marianelli), i
costumi (Jacueline Durran), la scenografia
(Sarah Greenwood) ecc... Anche quest’anno non
ci ha deluso, ma devo ammettere che candidare
la recitazione di Keira Knightley, per quanto sorprendente sia stata, è un fatto abbastanza indicativo di quanto l’Academy sia caduta in basso.
Come ho detto le nomine ci sono state e anche
abbastanza numerose per essere tutte attribuite
ad un solo film, peccato che non ci siano state
altrettante statuette: la scenografia e la fotografia sono state soffiate da “Crash”, il quale ha sorpreso tutti (e, a giudicare dalle loro facce, persino gli stessi registi), accaparrandosi buona parte
delle statuette e battendo persino Steven Spielberg (candidato per “Munich”) nella competizione
per il premio alla regia (!). Lasciando da parte il
Kodak Theatre (il teatro di Hollywood dove av-
vengono gli Academy Awards, in poche parole gli
Oscar) mi sembra sia arrivato il momento di scrivere di alcuni pareri di cui sono venuta a conoscenza navigando in internet; la maggior parte di
essi esprimono l’insoddisfazione per il mancato
bacio tra Darcy ed Elizabeth, quando si ritrovano nella campagna intrisa di sonnolenza all’alba,
avvolti dalla musica più coinvolgente (come ha
fatto a vincere “Crash”?) che sono d’accordo aumenti il romanticismo della scena (la voglia di
ritrovarsi, di parlare, di osservare insieme piuttosto che soddisfare il, diciamo così, “piacere” è
estremamente indicativo della forza del loro amore) ma devo dire che avrei pagato volentieri
per un bacio che coronasse il tutto. La scelta del
finale è stata molto gradita in generale, non la
tradizionale dissolvenza della loro immagine, ma
la commozione di un padre (Donald Sutherland è
eccezionale nell’interpretazione di questa scena)
che piange di gioia quando si rende conto della
reale prospettiva di felicità della figlia preferita e
della vastità del suo amore per Darcy (accidenti,
ho svelato il finale! Ma allora Wickhanì...).
Elisa Boni
12
sport
Il giro fa storia
menticabili lotte all’ultimo respiro sulle montagne. Coppi supera il maestro, vince cinque Giri
ed è il primo a centrare l’accoppiata Giro-Tour
nel 49, e in seguito anche nel 52.
Per la prima volta, nel 1950, la Maglia Rosa, va
nelle mani dello straniero: è Hugo Koblet.
Come già detto, il Giro è tanta tanta tanta fatica,
le tappe di pianura sono insidiose, mentre alcune di montagna sono infernali. Pensiamo alla
Merano-Bondone del 56: siamo in alta montagna, c’è neve, anzi ce n’è tantissima e fa freddo,
molti si devono ritirare a causa delle condizioni
avverse e altri hanno principi di congelamento.
L’unico che non ne esce malconcio è Charly
Gaul, vincitore di quell’edizione, che grazie all’astuzia del suo D.S. viene fatto immergere in due
mastelle di acqua calda. Con diversi minuti scollina un eroico stacanovista Fiorenzo Magni che
ha la spalla fratturata e riesce a tenere il manubrio con i denti grazie ad un particolare laccio,
arriverà secondo a Milano.
Nel 68, un giovanissimo Cannibale, Eddy Merckx
vince la corsa, sarà il più grande dominatore del
ciclismo, conquistando 5 Giri, 3 accoppiate e più
di 445 vittorie in carriera…
Vincono la Corsa Rosa i grandi Saronni, Gimondi, Moser, Battaglin, Hinault…
L’ultimo grande padrone è Miguel Indurain che
centra due mitiche accoppiate nel 92-93, vincendo in cinque anni 7 grandi giri: 5 Tour (solo Armstron ha fatto meglio, vincendone sette) e due
Giri.
L’impero dell’iberico è però interrotto dal russo
Berzin, autore di alcuni duelli con Marco nel 95.
Vi sono tanti altri re, ma uno in particolare è veramente degno di nota. Uno scatenato Pirata,
aveva già minato il solidissimo trono di Indurain,
e si affacciava già nel 93 sul panorama del Giro.
Piccolo scalatore di Cesena, fin da dilettante dice
di voler vincere il giro, ma proprio il fatto di essere uno scalatore puro, lo penalizza più volte. Nel
‘98 centra una straordinaria accoppiata GiroTour, strapazzando nella Grand Boucle anche
Kaiser Jan. Il 99 è l’anno del dramma: dopo la
Madonna di Campiglio viene espulso perché aveva un tasso di ematocrito di poco superiore il 50.
Quello che accadrà poi è un fatto di cronaca nota a tutti.
Nel 2000 vince Stefano Garzelli, il più fidato gregario di Pantani ai tempi della Mercatone Uno. Il
2001 e il 2003 sono gli anni di Gibo, Gilberto
Questo non è un racconto qualunque, uno di
quelli con un finale sempre rose e fiori, nei quali
i buoni vincono sempre grazie ad un incantesimo, senza fatica né sudore…
Sono leggende di uomini, che per passione o per
necessità, hanno dovuto sfidare le vette più alte,
i climi più avversi, semplicemente per varcare
una linea bianca fatta di vernice sull’asfalto. Fatica, quando vuoi scollinare, ma all’orizzonte la
fine del calvario non si vede, disperazione e pianto per una caduta o una sconfitta, quando avevi
già accarezzato con una mano il sogno rosa, ma
è volato via così facilmente, come un petalo di
rosa in balia del vento…
È la Corsa Rosa che, chiamata così perché sponsorizzata dalla Gazzetta dello Sport, nasce nel
1909. Il primo Giro parte il 13 Maggio alle 2.53
del mattino da piazzale Loreto, in Milano; al nastro di partenza sono in 127, solo 49 riescono
concludere la gara, 2448 km in 8 giorni.
Luigi Ganna, muratore varesino, è il primo vincitore e guadagna 5325 lire (circa 17450 euro oggi), l’ultimo classificato 300 lire. La formula del
primo Giro prevede l’assegnazione di punti in
base al risultato di ogni tappa, al tempo non si fa
caso.
Nel 1923 entra in scena il cinematografo per riprendere gli arrivi. L’anno successivo, le grandi
Case non prendono parte alla corsa, così che
possono parteciparvi gli isolati, i ciclisti di ventura, veri gladiatori che corrono senza assistenza.
In soli 30 arrivano a Milano, vince Enrici. Partecipa anche una donna, Alfonsina Strada, che
fuori tempo massimo, continua a seguire la corsa.
Nel 30 Alfredo Binda, vincitore nel ’25, ’27, ’28 e
’29, viene pagato per non correre per eccessiva
superiorità. Nel ’31 viene istituita la Maglia Rosa, simbolo del leader, del vincitore, di colui che
sarebbe passato alla storia e sarebbe diventato
l’idolo della folla. Nel ’33 vince di nuovo Binda e
viene istituita la Maglia verde che contraddistingue il miglior cacciatore di G.P.M (Gran Premio
della Montagna).
Nel ’36 è il momento in cui Ginettaccio, Gino
Bartali, mette in riga la concorrenza e viene accolto trionfante nel velodromo di Milano; si ripete
anche l’anno successivo.
Il
’40
è
l’anno
della
rivelazione
del
“campionissimo” Fausto Coppi, che, assieme al
suo amico-rivale Gino, scriverà pagine di indi-
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suoi angeli custodi. Pensiamo alla Fassa Bortolo:
otto uomini tirano per Alejet dal primo all’ultimo
chilometro e fanno in modo che nessuno possa
attaccare il capitano, svolgendo un lavoro encomiabile. Ma se poi guardi le classifiche generali
leggi: Wladimir Belli 7° nel 2000, Dario Frigo 6°
nel 2003, Dario Cioni 4° nel 2004, Marzio Bruseghin 9° nel 2005.
Il Giro è però qualcosa di unico, una festa, in cui
anche chi non è interessato è curioso di andare
a vede i corridori che passano sotto casa propria,
non coinvolge solo gli amanti del ciclismo. È anche uno spettacolo nello spettacolo vedere il
pubblico che saluta i propri campioni anche solo
per pochi secondi.
Il Giro è forse una delle più belle manifestazioni
sportive al mondo, in quanto vi è quasi un reciproco rispetto tra i vari partecipanti e nessuno
mai cercherebbe di creare un danno ai propri
avversari. Anche i modelli che sono proposti sono qualcosa di unico: ciclista lo devi essere 350
giorni all’anno, non puoi far tardi perchè ogni
giorno ci sono gli allenamenti. È una passione
che richiede sacrificio e passione. Eroi sono tutti
quelli che piuttosto di ritirarsi si trascinano a
stento all’arrivo e che dopo essere caduti si rialzano quasi fossero rimbalzati sull’asfalto, anche
se andavano a 50 all’ora. È un eroe Petacchi che
ha corso per 70 chilometri con una frattura alla
rotula, ma anche lo stesso Rebellin che ha partecipato alla Liegi-Bastogne-Liegi con una costola
rotta. Il calcio in confronto è ben poca cosa, in
quanto è uno sporco business ed è alquanto diseducativo.
Simoni, per sei anni di fila sempre sul podio: 2
volte primo, 3 volte terzo e 1 volta secondo. E
proprio il 2003 è l’anno della fine dell’impero del
“Re Leone”, ossia Mario Cipollini, che viene battuto per più volte da uno scatenato Petacchi; è
l’anno delle grandi lotte tra il treno della Domina
Vacanze Elitron (l’attuale Milram) e quello della
Fassa Bortolo, la squadra Trevigiana che ha dettato legge dal 1999 al 2005.
Savoldelli vince nel 2002, quando sono stati
squalificati Garzelli e Gibo, che a lungo contesterà ciò, per una presunta positività ai controlli
antidoping; il Falco Bergamasco si ripeterà anche nel 2005. In questa stessa edizione avviene
anche il clamoroso deragliamento del “treno Fassa”, a causa di un’erronea immissione in curva;
pochi giorni dopo avverrà quello che Ivan Basso
definirà “il suo Calvario”, quando a causa di un
malessere scollina con un ritardo di mezz’ora
nella tappa di Zoldo Alto, consegnando così la
maglia rosa a Savoldelli.
Cunego, il campioncino veronese, denominato
anche “il piccolo principe”, vince nel 2004; sempre quest’anno Alessandro Petacchi, lo “Spezzino
volante” frantuma il record di vittorie in una
stessa edizione del Giro, imponendosi in ben nove tappe.
Il resto è un avvenimento recente che non posso
riportare.
È però anche vero che la vera anima del ciclismo
sono i gregari, quelli che non saranno mai famosi né strapagati, i corridori che fanno il lavoro
sporco: ricuciono il gruppo, vanno in fughe di
100 km anche solo per controllore cosa succede
là davanti, coprono il loro capitano dal vento,
vanno a prendere le borracce… Storie di questo
tipo ce ne sono tante, basta pensare che se in
ogni squadra c’è un capitano, gli altri otto sono i
Stefano Menicacci
ciclismo
È l’ora di riappropriarsi dell’asfalto… le strade
non saranno più solo degli automobilisti e degli
indisciplinati bambocci che vanno in giro con il
loro “cinquantino”.
Siamo infatti nel vivo della stagione ciclistica, e
ogni tesserato, amatore e cicloturista, non può
non sentire il richiamo della bici e della strada,
dato che poi il tempo si sta dimostrando anche
particolarmente clemente.
Se infatti arrivi a casa e pensi alle montagne, alle
possibili scalate, e vedi il tuo piccolo “gioiellino”,
frutto dell’ingegneria moderna, e non puoi non
pensare a dove potresti arrivare, vuol dire che la
bici è diventata veramente parte della tua vita. È
vero che si provano forti emozioni, anche se non
sembra (infatti andare in picchiata in discesa a
70 all’ora è difficile da descrivere…), ma non è
tutto rose e fiori, c’era infatti una canzone che
diceva pressappoco così: “Sotto questo sole, bello
pedalare, ma c’è da sudare…”.
Il ciclismo non è uno sport per tutti, bisogna avere dei requisiti “minimi”, proprio come quelli
che necessita un PC per poter usare un gioco.
Punto primo, devi avere qualche rotella fuori posto, solo i pazzi potrebbero stare seduti su un
sellino fino a sei ore; e poi, chi ti obbliga a faticare anche la domenica?
Punto secondo, bisogna avere forza di volontà:
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Una volta comprata, le spese non sono però finite: ora ci vuole un abbigliamento decente. La cosa più importante è il pantaloncino, e più precisamente il “fondello”, ossia quanto consente di
non avere dolore nella parte dell’inguine, e quindi è meglio, soprattutto per un maschio, spendere “qualcosina” in più per tutelare…
Il body dovrà però intonarsi con la bici, quindi se
si è indecisi conviene comprarlo bianco o nero,
colori che vanno bene con tutto; non bisogna
però dimenticarsi del caschetto, che serve a ridurre dell’80% il danno causato da un incidente.
Bene, ora siete pronti per cominciare a correre.
È però cosa buona alimentarsi e reintegrare
spesso acqua e sali minerali mentre si è in giro,
infatti l’utilizzo di integratori salini è utile per
prevenire i crampi e per assumere qualche caloria in più.
È infatti risaputo che basta perdere anche solo il
10% di liquidi per ridurre la propria performance
di circa il 20%…
Con l’aumentare dell’esperienza, poi si imparerà
a proprie spese, quanto sia importante il sellino
o quanto possa essere una pazzia cambiare parte della componentistica, quindi, un consiglio,
quando dovete comprare una bici analizzate ogni
benché minimo particolare.
Un tasto dolente è però la difficile convivenza tra
ciclisti e automobilisti, infatti questi ultimi non
apprezzano i “gruppi” o i treni che vengono a
crearsi, né tanto meno il solitario ciclista che,
cercando di evitare qualche buca a bordo strada,
deve occupare un quarto della carreggiata. E così è frequente che l’automobilista mandi a quel
paese lo sportivo e viceversa. La cosa scandalosa
è che in Italia, la patria dei grandi campioni e del
ciclismo, non ci siano strade che possano ospitare i corridori, se si fa eccezione per le strade di
campagna e all’intera area del Montello che è
stata dichiarata “parco ciclistico”. Occorre dunque che, finché non vi sarà una soluzione definitiva, ambo le parti imparino a rispettarsi e, in
qualche caso, a chiudere un occhio.
quando hai finito la benzina, solo con questa
puoi sperare di portare a casa la pellaccia.
Serve anche passione, come per tutto, e voglia di
stare all’aria aperta, e poi non bisogna dimenticare che quando sei in bici sei praticamente indipendente, libero, basta avere le forze per continuare a pedalare.
Anche se ho poca esperienza, volevo dare il mio
consiglio a quanti volessero avvicinarsi alle vere
due ruote, perché quando qualcuno mi dice che
il motociclismo è uno sport…
Iniziamo dalla bicicletta, l’elemento veramente
fondamentale. Ognuno deve capire se è più propenso alla ruota stretta, ossia la bici da corsa, o
alla ruota larga, la mountain bike; fatto questo
conviene informarsi sui prezzi e sulle caratteristiche tecniche delle innumerevoli bici che affollano il mercato. Le bici da strada, costano però
decisamente di più delle loro cugine: i prezzi
vanno dai 300 € fino ai 10 mila, quasi quanto la
Citroen C2 che sponsorizza Linus. Il costo di una
MTB varia dai 300 € ai 6 mila. Beh, una persona
che è alle prime armi potrebbe accontentarsi in
entrambi i casi di una bici in alluminio, materiale che viene sempre utilizzato non puro, ed è
pertanto più leggero di un tempo. Solo le bici da
corsa base-medie continuano ad usare questo
materiale, mentre quelle d’alta gamma utilizzano
per lo più il carbonio, materiale leggerissimo, o il
magnesio, più pesante del carbonio, ma decisamente più resisteste. Le MTB di alluminio appartengono anche ad una fascia medio-alta, mentre
le top sono di carbonio.
In genere si potrebbe dire che il giusto trova nel
mezzo, ad un novello potrebbe andare bene, infatti, una bici da corsa ha un prezzo oscillante
tra 1000-1500 €, mentre il costo di una
mountain bike dovrebbe attestarsi sui 600-700
€, prezzi che potranno parere un’esagerazione,
ma che in realtà vi fanno avere in mano un prodotto di tutto rispetto. Bisogna tenere conto che
in una bicicletta il prezzo totale è molto condizionato dalle ruote, dalla cassetta dei pignoni e dal
cambio in generale, tanto che questa componentistica può incidere fino a metà della spesa complessiva. Un paio di esempi concreti: su una Pinarello Dogma, top delle bici da corsa per innovazione, resistenza… il cui costo commerciale è
di 10 mila euro, solo 3 mila sono dettati dai
componenti ( i conti li ho fatti a casa con il catalogo Campagnolo), ma lo stesso discorso lo si
può fare per la Colnago, Bianchi, Trek, Cannondale…
La bici deve però adattarsi al nuovo padrone:
non dovrà essere o troppo grande o eccessivamente piccola, il colore e le linee dovranno poi
piacere al nuovo proprietario e non dovranno
essere un pugno nell’ occhio per chi lo vedrà in
giro.
Stefano Menicacci
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fumetto
Mpd – Psycho
personalità che si nascondono in questo
"individuo"?
Scontando la sua pena, la sua abilità come
"profiler", esperto di comportamenti deviati, viene richiesta dalla polizia, come in un caso che
lui interpreta (correttamente) come cannibalismo, e che porta alla cattura della colpevole. Finito il periodo di carcere, viene contattato da una sua ex-collega che ha deciso di aprire un'agenzia di investigazioni. Lavorando insieme con
la polizia, il suo primo caso ufficiale come Kazuhiko Amamiya è quello di un... "individuo" che
rapisce giovani donne, e riesce a far crescere dei
fiori nel loro cervello dopo averne aperto la scatola cranica.
Assassini seriali, perversioni della mente umana,
cacciati da un personaggio altrettanto disturbante. E un misterioso codice a barre presente sull'occhio sinistro di tutti i serial killer che il nostro Kazuhiko incontra, e che ha pure lui. Cos'è
che significa? Qual è il collegamento?
"Quando riesci a far crescere un fiore nel cervello
di una donna... ti sembra quasi di rinascere.”
Yosuke Kobayashi è un poliziotto assegnato al
reparto investigativo. Ma sembra non essere
molto adatto a questo lavoro a causa degli spettacoli cruenti che si incontrano; il suo primo caso, un serial killer che uccide giovani ragazze
smembrandole, sogna spesso di incontrarsi
mentre commette un delitto. Un classico esaurimento nervoso? Forse, all'inizio; ma la piega che
prenderanno gli eventi cambierà per sempre la
sua vita.
Un giorno, riceve in ufficio uno scatolone la cui
apertura sconvolgerà tutti i presenti: all'interno,
la sua fidanzata, a cui sono state amputate gambe e braccia, è ancora in vita. Non ci è dato sapere come riesce a scoprire il colpevole; ma nel
momento topico, quando l'assassino è con le
spalle al muro, succede qualcosa di... inaspettato: Yosuke, dopo un breve "scambio di battute"
con l'assassino, improvvisamente cambia, e lo
uccide brutalmente: ma non è stato Kobayashi,
bensì Shinji Nishizono, una personalità sadica
che dormiva al suo interno. Yosuke, quando
"rinviene", sostiene di essere Kazuhiko Amamiya,
una terza personalità, diventata predominante,
un esperto in comportamenti deviati.
Ma esistevano queste personalità? O sono
apparse in quel momento? Sono solo tre le
Questa sostanzialmente è la trama del primo numero di questo fumetto (al momento, sta per uscire il numero 10).
Il disegno è dettagliato, le linee sono pulite; uno
stile che riesce a rendere bene le scene, da quelle
più "caste", per così dire, a quelle più efferate,
"splatter". Tuttavia, le scene violente hanno un
perchè, e se così non fosse, sarebbe come
avere un C.S.I. senza omicidi. Il titolo dà
già qualche indizio sul contenuto, infatti
M.P.D. è l'acronimo che normalmente
significherebbe Metropolitan Police
Department, oppure Multiple Personality Disturb, anche se in questo
caso l'ipotesi più gettonata è Multiple Personality Detective. I lettori
più attenti noteranno in copertina la
scritta "Consigliato ad un pubblico
maturo"... infatti serve una buona
dose di distacco per apprezzare
questo fumetto, altrimenti chiuderete il volume in preda ad una sensazione di disgusto.
Nerevarine
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musica
Nightwish: End of an era
7. Sleeping Sun
8. High Hopes
9. Bless The Child
10. Wishmaster
11. Slaying The Dreamer
12. Kuolema Tekee Taiteilijan
13. Nemo
14. Ghost Love Score
15. Stone People
16. Creek Mary´s Blood
17. Over The Hills and Far Away
18. Wish I Had an Angel
Da notare che “High Hopes” è cover dei Pink
Floyd. Dalla scaletta si può notare come siano
privilegiati, ovviamente, i brani di Once, l’ultimo
loro album, ma siano presenti in maniera massiccia anche brani di Century Child e classici
come Sleeping Sun, che in quel periodo ha subito una riedizione ed era uscito nuovamente come
singolo e il famosissimo Wishmaster.
Oltre al concerto è presente anche un piccolo
documentario, “A Day Bifore Tomorrow”, che
mostra la band nelle settimane immediatamente
prima del concerto. Inoltre per chi volesse, sulla
home page italiana (www.nightwish-italy.com) è
presente il link per vedere samples del dvd.
In conclusione, per tutti fan dei Nightwish e per
tutti gli amanti del genere power gothic ed affini,
questo è un dvd da non perdere.
Il 26 ottobre 2005 sono successe molte cose,
qualcuno lo ricorderà per un brutto voto, qualcun altro per essere riuscito a strappare la sufficienza in una materia particolarmente difficile,
qualcun altro per altri motivi. Io lo ricordo perché quello è stato il giorno del concerto dei Nightwish all’Hartwall Areena di Helsinki, ma soprattutto perché quel giorno la cantante, Tarja
Turunnen è stata allontanata dalla band. Quello
stesso concerto è stato filmato ed uscirà questa
settimana sul mercato Italiano, dopo parecchi
mesi di attesa ed incertezza per i fan e gli stessi
membri della band finlandese. Vediamo ora di
entrare meglio nei dettagli di questo dvd: uscirà
in due diverse edizioni, una standard e una limitata a 2000 pezzi con dvd più due cd audio con
le canzoni del concerto.
Il dvd si presenta come una versione nuova di
“From Wish to Eternity”, il dvd fatto ai tempi del
Wishmaster World Tour, pur con le ovvie differenze date dalle nuove canzoni (ci sono due album a separare i dvd dei live) e dal progressivo
miglioramento tecnico e differenziazione di stile
dagli album degli esordi. Ecco le canzoni presenti sul dvd:
1. Dark Chest Of Wonders
2. Planet Hell
3. Ever Dream
4. Kinslayer
5. Phantom Of The Opera
6. The Siren
Derfel Cadarn
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congedi
Lasciamo un po’ di spazio a coloro che l’anno prossimo non ci saranno più… Ma non temete, andranno
sicuramente in un posto migliore… no?
Ultimo numero,
Ultime pagine,
ultime parole
agli ultimi istanti.
Quando si vive in una manciata di settimane la
conclusione di un ciclo che dura da 13 anni,
qualche pensiero involontariamente arriva alla
mente…quando è cominciato tutto quanto? Il
cervello recupera dei ricordi appannati, ma non
giurerei sulla loro veridicità. Pazienza.
Cosa sto facendo? Ah sì, il giornalino…se state
leggendo queste deviazioni mentali significa che
un nuovo numero è per miracolo uscito; sto provando a scrivere un discorso di commiato, e già
l’introduzione mi fa schifo.
L’idea sarebbe di congedarmi da tutto questo e
da tutti voi, ma anche di congedare i miei coetanei colleghi di redazione che insieme a me saranno chiamati al Varco di Stato (non riesco neanche più a dire esame di stato) entro poche settimane: dunque come si fa un commiato?
Tendenzialmente si comincia ricordando quanto
meraviglioso sia stato il periodo che si sta concludendo, ringraziando di cuore coloro che tanto
ci hanno aiutati e stimolati in questi anni e raccontando qualche ilare aneddoto riguardante gli
eventi passati…
Posto che per motivi di decenza è bene sorvolare
sugli aneddoti, vorrei dunque rendere omaggio
innanzitutto a coloro che in questi anni sono di-
ventati personaggi a ruolo fisso della mia vita,
come l’insegnante di matematica del biennio che
ad una mia domanda ha risposto dicendomi di
non dire st*******, i bidelli che mi hanno odiato
per ogni volta che ho chiesto il loro aiuto per far
funzionare la fotocopiatrice inceppata, gli studenti più grandi che mi spiegavano come prendere le lattine dalle vecchie macchinette senza
amputarmi le mani, quei geni del ministero che
hanno distrutto la mia classe dopo il secondo
anno per insufficienza numerica, le varie generazioni di rappresentanti di istituto che mi hanno
fatto capire il valore dell’istituzione assembleatica, i controllori dei piani che si sono sempre dimostrati disponibili a farmi vedere il giornale che
stavano leggendo, i professori che nella loro saggezza mi hanno insegnato molto bene il concetto
di relativismo (etico e non), le persone che ho
scoperto, quelle che ho ritrovato e quelle che ho
perso – i tecnici del suono e della fotografia, gli
scenografi, il regista, il produttore e tutto il cast.
Sono stati cinque lunghi anni di lavorazione che,
anche se ancora da concludersi, difficilmente
verranno dimenticati.
Grazie e prego a tutti i miei amici.
Buongiorno cari fedeli lettori della bertuccia!
Questo è l’ultimo numero dell’anno e come tale
pensavo che fosse necessario fare un piccolo resoconto di ciò che la scuola ci ha offerto nel corso di questi ultimi mesi. E quello che questa
scuola mi ha offerto…oltre ad un lodevole bagaglio di cultura…sono state soprattutto tante domande e tanti dubbi sulle ultime trasformazioni
subite da questo Istituto. Premettendo che sono
in questa scuola da ormai 5 interminabili anni,
ho visto… cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare e, soprattutto ho visto la mia
scuola diventare nel giro degli ultimi due anni,
totalmente diversa da quando per la prima volta,
ho varcato quelle fatidiche porte.
E ora che me ne vado ho un paio di domandine
che mi frullano in testa e che, più che tormentare le mie numerose notti insonni, dovrebbero
interessare chi dovrà rimanere qui per ancora
molto tempo. Quindi, per stimolarvi un po’ a
pensare a cosa questa scuola ci sta dando, vi
pongo miei dieci laceranti dubbi: potreste condividerli o meno, ma penso che domandarsi le cose
a volte sia molto meglio che accettarle e basta.
Allora….via con i miei dieci “perché” più in voga
del momento!
Enrico De Zottis
P.S.: Ciao Massimo!
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Gironzolando qua e la per i corridoi (come
accade spesso) vi sarete tutti accorti che
esistono dei minuscoli antri bui in cui delle
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3.
intere classi sono costrette a trascorrere le
ore di lezione. Sono le quattro classi nate
dalla divisione di due aule, quelle più piccole persino dei nostri bagni! E’ mai possibile che una ventina di studenti siano costretti a passare cinque ore uno appiccicato al proprio compagno di banco? Va bene
la convivenza fra compagni, ma questo
rapporto non vi pare essere diventato troppo…asfissiante? Non oso immaginare come
può essere il clima in una classe di venti
persone costrette a respirare in cinque metri per cinque! L’unica cosa positiva potrebbero essere i compiti in classe! Non che
voglia rovinarvi la festa…ma non so cosa
darei per fare un compito di matematica
nelle vostre classi…e non perché perderei
poco tempo a dividere i banchi, ma proprio
perché non potrei proprio dividerli!!!
Sempre rimanendo in clima di aria viziata…che ne dite ogni tanto di arieggiare le
nostre classi con un buon venticello primaverile? Sarebbe stupendo se non sapessimo che…aprire le finestre potrebbe costarci la vita! Un perfetto lavoro di ristrutturazione delle nostre ormai antiche infrastrutture fatto neanche tre anni or sono, si è
rivelato presto per quello che è…una fregatura a regola d’arte! Le nostre finestre non
sono infatti a norma di sicurezza! Tutti noi
siamo venuti a conoscenza di ciò che è accaduto al nostro grandissimo bidello Alberto che è rimasto vittima di una finestra un
tantino troppo ballerina sui suoi cardini.
Insomma, se volete avere un po’ d’aria fresca conviene portarsi un ventilatore da casa, che si rischia meno!
Ma non dite che penso solo agli interessi
dei miei amici studenti! Sono talmente generosa che mi preoccupo persino delle condizioni dei miei adorati prof! Li vedo io, la
mattina, tirati in volto e provati da tutte le
avversità che l’insegnare a gente come noi
comporta…la loro unica consolazione è sapere che possono contare sulla loro sala
professori così accogliente, spaziosa…OPS!
Quello poteva accadere una volta! Ora vige
la parità di diritti e se è vero che noi studenti dobbiamo stringerci un po’ per entrare in classe, pure loro devono cercare di
starci tutti dentro quella che una volta era
un pezzo della nostra biblioteca! Ma, cari
prof, un bel consiglio ve lo do io! lasciate a
4.
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casa tutte quelle ingombranti valigette e
borse cariche di libri e compiti…vedrete
che così guadagnerete spazio!
Lo so i colloqui tra prof e genitori non sono
quasi mai delle belle esperienze. Ma qualcuno potrebbe spiegarmi perché ora mia
madre deve parlare col mio prof mentre
intorno a lei c’è un vero e proprio via vai di
gente? Inoltre il livello estetico della nostra
scuola è stato nettamente migliorato da
quei pannelli bianchi che dovrebbero tutelare un minimo di privacy fra l’insegnante
e il malcapitato genitore, non trovate?
Lo sapevate che il numero di gente affetta
da scogliosi in scuola nostra è decisivamente salito alle stelle? Ognuno di noi può
rendersene conto: capita che a volte si vedano passare stanche e sudate figure di
infaticabili studenti che, pur di finire il loro
disegno di tecnica, sono costrette a portarsi da casa il parallelografo dentro le loro
cartelline. Ora mi chiedo: ho capito che
l’educazione fisica deve essere rivalutata,
ma è questo il modo migliore? Certo le cose
un anno fa erano molto diverse…c’era una
volta un’altra aula di tecnica e, ai miei
tempi, nessuno doveva spaccarsi la schiena trasportando il parallelografo da casa a
scuola, cosa che, oltre ad essere fisicamente provante, è anche difficile per tutti coloro che fanno uso dei mezzi pubblici o che
devono percorrere lunghi tragitti per arrivare a scuola.
Ma che fine ha fatto la nostra seconda aula
di tecnica? Sparita, divisa in due e fatta
diventare classe. Ma che strano…gli studenti aumentano e le nostre aule di tecnica
diminuiscono…è un rapporto inversamente
proporzionale!!!!
A proposito di educazione fisica…ma quanto non è bello scaricare le tensioni di una
faticosa mattinata facendo qualche tiro a
pallone! Già è stupendo…peccato che…non
sempre questo è ora possibile. Capita che,
visto che siamo in tanti, alcune classi si
ritrovino due alla volta nella stessa ora e, è
vero che più siamo meglio è, ma a volte gli
spazi sono pochi e a volte una palestra non
è sufficiente per cinquanta persone. Una
volta non era così. C’era una volta, e c’è
ancora, una palestrina al piano superiore
dove le persone in eccesso possono ripiegare qui per fare magari qualche palleggio a
8.
9.
pallavolo o corpo libero. Inoltre c’è anche
un aula pesi ma non vi consiglio proprio di
entrarci. Non vale la pena di rischiare un
piede per colpa di attrezzature che, probabilmente, risalgono a prima della guerra
dei 100 anni. Nonostante questi due spazi
esistano, ora ci è stato proibito entrarci
perché poco sicuri. Guarda un po’…dopo
cinque anni passati a fare della palestrina
il mio rifugio, mi vengono a dire che è sempre stata pericolosa? Ok… ma io dove la
scarico la mia tensione? Be’…intanto litigo
un po’ con quegli altri che non vogliono
darmi la palestra e non vogliono giocare a
quello che voglio io…e poi se non ho la meglio mi siedo sulle panche e aspetto che
suoni l’ora. Tanto l’attività fisica la faccio
per portare a casa il parallelografo.
Capita a tutti che prima di un compito o di
un interrogazione scappi da andare in bagno…e certe cose non è possibile dominarle! Bene, allora ho un bel bagno proprio
qui! Peccato che, come al solito, come in
tutte le scuole del pianeta, non esista la
carta igienica. Se c’è è lasciata rotolare per
terra, come uno spot della scottex solo che
i nostri pavimenti non sono verdi prati d’erba profumati! Inoltre finisce nel giro di
qualche ora e a fine mattina la ricerca alla
carta igienica è una vera e propria missione. Be’, tanto vale adattarsi e fare con le
salviettine per le mani dal colore grigio così
invitante…No, preferisco fare scorta da casa di fazzoletti da naso! Ma allora mi chiedo: e se un giorno ho il raffreddore?
Ok lo ammetto, noi ragazze siamo, almeno
un po’ tutte, almeno qualche volta, vanitose. A volte per sistemarci bene i capelli
venderemmo anche il nostro cane. E poi
quelle mattine che arriviamo a scuola
sconvolte e dobbiamo rifarci da capo trucco e parrucco? Sono in mattine come queste che siamo particolarmente nervose! So-
no in mattine come queste che per uno
specchio potremmo anche uccidere. Ma c’è
un problema. A scuola nostra non tutti i
piani sono provvisti di uno specchio nei
bagni. Bene, vi siete mai chiesti perché le
donne vanno sempre in bagno in gruppo?
Perché da sole la ricerca di uno specchio è
pari a quella della carta igienica: impossibile. Ed è così che, purtroppo, molte di noi
sono costrette a veri e propri pellegrinaggi
da piano a piano per trovare uno specchio.
10. Driiinn!!! La scuola è finita! E’ ora di andare a casa!!! Magari… è proprio adesso che
la situazione si fa più dura del previsto.
Ore 1.05. la campanella della quinta ora
suona rumorosamente. Maree di studenti
escono correndo dalle proprie classi travolgendo ogni cosa. No, non hanno fretta di
arrivare a casa…hanno paura di non arrivarci proprio! I due autobus all’uscita della
scuola, lo Scorzè e il Badoere, sono sempre
stati delle scatole per sardine sott’olio ma
ora la situazione è peggiorata. La cosa è
facilmente comprensibile se si tiene conto
che il numero di studenti è aumentato
mentre i due autobus sono sempre gli stessi. Quando Dante compose l’Inferno forse
non montò mai nel Badoere all’una. Se così
fosse stato avrebbe ideato una nuova pena
infernale: lo schiacciamento-a-finestrinoincrostato-con-impossibilità-di-respirare.
Dire che stiamo stretti è un eufemismo.
Chiedere un altro autobus è lecito, pur essendo consapevole della difficoltà di realizzare in pratica la cosa. Tuttavia invoco il
diritto di respirare e mi oppongo allo stritolamento quotidiano.
MA QUANTO NON E’ DIFFICILE LA VITA DI UNO STUDENTE?
Lettera firmata da qualcuno che tra un po’ se ne
andrà da questa scuola e spera ardentemente di
lasciarla in buone mani.
20
Europa
Euroscuola:
aggregazione e spirito europeo
monumenti, visita alla suggestiva cattedrale di
Notre Dame, grandioso esempio di architettura
gotica, spettacolare sia all’interno che all’esterno. Memorabile l’ascesa fino alla sommità: 350
gradini a chiocciola che hanno messo a dura
prova il fisico e la psiche di molti. Nota di merito
quindi agli eroi che, pur soffrendo di vertigini, si
sono inerpicati fino alla considerevole altezza di
110 metri, 30 sotto la punta del campanile. Subito all’opera aspiranti fotografi e due ingegneri
aeronautici, intenzionati a sperimentare le planate di un velivolo di carta sui tetti in stile tedesco pieni di nidi di cicogne. Obbligatorie le foto
di gruppo, subito dopo la discesa, il momento
più duro per chi soffre le altezze. Una passeggiata tonificante lungo il fiume Inn, magnifico nonostante un colore alquanto equivocabile. Pranzo
ognuno per conto suo. Da notare la quantità di
italiani, tra turisti, persone normali e… ristoratori. Sconsigliamo comunque di mangiare la pizza, roba da piangere per la disperazione, con la
pasta che si apre sulle mani facendo colare ovunque i condimenti. Pomeriggio memorabile
alla galleria d’arte moderna, una delle più importanti al mondo. Nella sua sconvolgente inutilità,
l’arte moderna ha proposto suggestioni molto
particolari. Tra i pezzi più sconvolgenti, un’Ultima Cena di Leonardo con i gerarchi nazisti (!) al
posto degli apostoli e Adolf in persona al posto di
Gesù, con i sandali tipici sotto la divisa del Terzo
Reich. Da vedere anche i ritratti pornografici di
Dufour, foto e disegni, che danno un’idea della
personalità dell’artista. Vedere per credere. Poco
prima di uscire, super diverbio tra gli studenti e
il prof. di filosofia a proposito del significato di
un enorme rinoceronte di plastica rossa. Accesissimo il dibattito, alimentato anche dagli altri
professori, conclusosi con una superba goleada
della studentessa GC che ha annientato le velleità del professore, il quale ha sportivamente alzato bandiera bianca (nell’interrogazione successiva, GC ha preso 9, quindi nessun rancore: il prof
è una persona onestissima). “Ma lei cosa ci vede?” è stata la frase che ha portato la “pace” nel
gruppo e ha fornito interessanti spunti di di-
“Siamo stati ammessi, andiamo a Strasburgo”.
Così recitò il prof. Sonnino a metà Febbraio.
Niente gita in Italia, si va in Francia. Di più, si
va a rappresentare l’Italia. Si va, siamo andati.
10 di Aprile, partenza dal piazzale davanti alla
scuola. Subito un po’ di sgomento per le dimensioni del pullman, poi affettuosamente soprannominato “Smart”. Subito una notizia triste, una
compagna ammalatasi la sera prima costretta a
rinunciare al viaggio. Partenza. Palpabile l’emozione, non tanto per l’impegno europeo quanto
per la comprensibile tensione pre-gita. Quattordici le ore di viaggio, compressi come sardine.
Itinerario attraverso la Lombardia e il Canton
Ticino e poi su, attraverso la Svizzera. Obbligatoria la sosta nei famosi gabinetti elvetici, subito
dopo Lugano. Il tempo uggioso non intacca il nostro entusiasmo. Arrivo in serata a Strasburgo
con caotico ingresso stile invasione unna nella
hall dell’albergo. Dopo la sistemazione nelle camere il primo colpo duro da digerire, specie dopo
il lungo viaggio: il ristorante convenzionato con
l’albergo, un fast food specializzato in pasta collosa e fritti vari… Per digerire, tour in notturna
per la città, nessuno in giro, tutto chiuso. Va
bene che è Lunedì, però… Passeggiando per l’incantevole Place Kleber nascono i primi dibattiti
del viaggio, dovuti ai risultati delle elezioni del
governo. In bilico tra la disperazione e l’incredulità la componente “nera” della classe, esultante
quella “rossa”, con i prof. a dare manforte ai festeggiamenti. Al ritorno in albergo facciamo conoscenza con una delegazione di simpatici studenti partenopei, in visita alle istituzioni. Dopo
aver invaso una camera con conseguente disappunto dei “titolari” e dei professori, hanno intrattenuto i presenti con gag in dialetto. In definitiva, un caos da fiera… Verso le 2 tutti a nanna,
domani si passeggia.
E si passeggia molto. Città superlativa, con il
sole a dare manforte all’entusiasmo per gli scorci
offerti da quest’angolo di Alsazia. Organizzazione
impeccabile, traffico ordinato e scarsissimo. Merito dei bellissimi e frequenti tram. Tra i primi
21
scussione per tutta la serata, conclusasi prestino per l’imminente giornata al parlamento.
zione in gruppi di quattro persone straniere, per
rispondere ad un questionario. Ricercatissime le
ragazze finniche, spagnole e slovene, come i ragazzi cechi e portoghesi. Trasferimento a delle
sale di riunione divisi per gruppo di interesse,
concordato preventivamente a scuola, e studio
delle proposte da portare in commissione. Grande sorpresa per noi, convinti di aver svolto un
lavoro ridicolo e di fare una figura da turchi, trovatici invece ad avere molto più materiale rispetto a tutti gli altri. Alla fine, in Parlamento sono
arrivate quasi tutte le nostre proposte e questo è
stato un motivo d’orgoglio per noi. Grande scambio di indirizzi di posta elettronica e numeri di
telefono con gli studenti stranieri con promesse
di rivedersi, un giorno. LO SPIRITO EUROPEO,
IN FONDO, E’ TUTTO QUA!
La frase della giornata di Mercoledì è invece “hai
delle pinze?”. A porla l’addetto al check-in del
parlamento. E l’alunno AB le ha, insieme ad un
paio di cacciavite, una forbice con lama di 6 dita
e coltellino svizzero. Morale: cinque minuti a
svuotare le tasche, mentre i rappresentanti delle
altre nazioni osservavano increduli. Stupendo il
parlamento, come notevoli le interpreti…
Bellissimo l’emiciclo, dove abbiamo preso posto
sulle poltrone da due tonnellate dei parlamentari
e ascoltato le presentazioni delle varie delegazioni. Impeccabile l’inglese della nostra referente
Miriam, organizzati i tedeschi con due discorsi in
due lingue, spassosi i greci che non sapevano di
dover presentarsi e hanno delegato a tale Kostas
il compito di inventarsi qualcosa. Bellissime le
postazioni ma lascia perplessi il sistema elettronico di voto, con dei led che indicano la preferenza di ogni singolo individuo. Dopo una serie di
questioni riguardanti il nostro spirito europeo,
spazio alle domante. MTC e il sottoscritto hanno
posto le domande più stupide del campionario,
mentre mezza Europa si lanciava in questioni
socio-politiche di assoluta rilevanza e complessità. Pranzo con tutti gli altri ragazzi e poi aggrega-
Giorgio Battaglini
P.S.: il giorno dopo siamo tornati a casa, il viaggio è stato tranquillo quasi per tutti, nonostante
qualche disturbo intestinale e la comprensibile
tristezza per la fine della gita. La 4D vuole ringraziare la prof. Bettini, la preside Iorio, il prof.
Sonnino, coordinatore del progetto Europa, e il
giornalista al seguito Giacomo Molucchi, ex studente del Berto.
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Magister dixit
Speciale proietti
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Il tempo non è!
Che c’hai lì? No style party? Vuol dire che
se vai in mutande te cacciano.
Se tu fai un investimento è a via unica o a
infinite possibilità?
Quando avete una scelta di tre possibilità
potete fare una scelta di due possibilità
che poi è anche l’unica possibilità.
Ehi Xxx… che peschi ancora? Perché mi
hanno detto che non ci sono più missili
(siluri)...
Il 90% dei sassofoni farebbe questo grave
errore.
Ragazzi io quando vado, raramente, al mare, mi faccio venti pontili a nuoto ogni giorno. Comunque vado più spesso in montagna, pensate che quando ci vado faccio minimo 15 rifugi a 2500 metri da nove ore
ciascuno. Una volta stavo scendendo da
un rifugio e mentre scendevo il sentiero
diventava sempre più stretto perché se copriva de ghiaccio, il sentiero era di 30 cm e
ne rimanevano 18, sotto ce stavano 600
metri di strapiombo. Là la paura fa 90, ma
io sono sceso comunque, quando sono arrivato giù non sapevano come avevo potuto
farcela da solo e mi hanno detto che il sentiero era chiuso e ci potevano passare solo
le guide alpine. Stavo anche per andare a
scalare l’Everest, ma non mi hanno voluto
perché non avevo abbastanza esperienza di
roccia, ho fatto roccia solo un anno: pensate che ho fatto una parete da 90° per 100
metri. Addirittura pensate, ragazzi, io da
giovane alzavo pesi da 200 kg per 20 volte
e avevo i battutiti a 210 al minuto, ma solo
dopo 30 secondi ce li avevo a 45; anche
adesso quando faccio la prova dal medico
sportivo mi dicono che ho il cuore di una
persona di 35 anni e i polmoni di Fausto
Coppi. Questo mi serve perché col cavallo
dopo 10 salti in un minuto e mezzo te
schianti, poi se hai un puro sangue sotto,
la paura fa 90, si alza in un attimo e… la
paura va a 90 e ti ritrovi per terra!
Non scrivere a livello pigmeo, ma neanche
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a livello batusso (watusso).
Tu sei allergico alla polvere. Allora quando
vai in bicicletta cadi!
Che, quando cambi posto cambi sesso???
A Xxx! Tu sei già nella zona sonno, nella
fase crepuscolo...
A Xxx! Che te mori se te tirano n’secchio
de sabbia?
Così rappresentiamo la rappresentazione
con la rappresentazione.
Un cleptomane, cioè con cleptomia.
Dietro di me nessuno, solo il muro.
Dai che un posto ATA non te lo toglie nessuno.
Se c’è uno dell’altra sponda me metto i
pantaloni de ferro.
Per quel che capiscio…
Ecco perché quando uno va al bagno dice
“Devo andare al vespasiano”. Infatti, quand’è intelligente una persona? Quando è
cretina!
Metti dei valori a caso che vuoi tu… eh no!
No, l’altezza, non puoi!
È come nel filme di Camillo e Don Peppone.
Non so… c’hai la maglietta di Superman,
pensavo che soffiandoti il naso volassi!
Anch’io avrei avuto problemi di scrivere
proficuo alle medie, ma adesso non ci sono
soldi, quindi che proficuo c’è?
Ma perché tutto ’sto caldo non si è razionalizzato in inverno?
È come se tu volessi classificare uomini e
donne e poi non sapessi distinguere i recioni.
Se tu confronti lui e ’na soppressa, che te
sembra, reale?
Non ti ho detto che si è sposata Biancaneve.
Non lo sapevo di ritrovarvi in tangenziale.
Io sono cresciuto da spartano, io da bambino stavo giocando e un chiodo mi ha trafitto il piede da parte a parte; sai cosa ho
fatto io? L’ho solo disinfettato con alcool,
anzi con la pipì.
Mo uno te dice “vai in banca e prendi il
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denaro”. Mo o entra con un mitra o c’ha un
conto corrente, con un mitra prendo delle
belle supposte lì, o entro con la carta di
credito e lo stesso mi prendo delle belle
supposte lì.
Non mi piacciono i poeti, erano recioni o
altro… tranne Foscolo che è Foscolo!
Non mi andavano mai i voti che prendevo
in storia e letteratura, perché ne sapevo
più io.
Chi è che si soffia il naso a rate?
Hai rotto il pettine? Te presto quello per
cavalli, così almeno ti pettini.
Mi domando se nella vostra testa c’è n’a
centrale di sputacchi.
I numeri non così distanti, che sembra che
ci abbiano la rogna!
Io quando cado non accetto nessun aiuto.
’na volta son caduto e mi son fatto un taglio di 16 punti e mi sono messo i vestiti
sul sangue a fiocchi.
La matematica è loggica cioè vita!
Il colore rosa è da donna, da uomo sono
rosso, verde, blu, giallo, marrone… il giallo
no! “Il nero?” Se vai in giro con una sciarpa
nera te fanno i corni, parli con uno che è
figlio di uno delle pompe funebri!
Quello è n’omo, ma che tu sa che è n’omo?
Tu lo chiami Francooo! Dopo lo chiami
Francesca e se gira!
A pomidoro! Tu magni i pomodori? Si? Allora stai attento, fai il carnivoro… no scu-
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sa, il cannibale con un tuo simile!
Si voluminizza come una bomba atomica e
sprigiona caloria.
Come si chiama ’sto inglese? Gas? Ma se
uno s’accende ’na sigaretta esplode? Ragazzi, state attenti a non fumare vicino a
quello!
(Durante il compito) Xxx, in Sardegna c’hanno bisogno de guidatori de pecore.
Meglio essere carciofi che...
Hai cambiato gli occhiali ma non hai cambiato i connotati.
Chiudi quel pennello.
È statisticamente provato che vai al bagno
solo nelle mie ore; che è un problema di
pannolini o è la mia voce che ti fa questo
effetto?
Ti blocchi all’inizio? Sembra che sei imbullonata!
E che ce frega di Artemide! Ce sta’ sempre
e solo questa!
Sennò chiamo Xxx e me lo sottolineo.
Purco conio.
I merucci (merli più lucci).
Ma guarda sto vigliacco, ma è matto sto’
libro, ’no schifo!
Incomincia l’avventura del signor Bonaventura...
…è il filme che prende ad esempio Xxx che
pesca… Sa[m]pei, no?! È lui!!
Bona notte a Gesù Cristo.