In Poltrona - Associazione Consigli Ordini Provinciali Medici
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In Poltrona Tre etimologie bovine Alfabeto, Sanato, Scottona ETIMOLOGIE BOVINE Etimologia è la scienza, dai più ritenuta aleatoria (o l’arte?) che studia l’origine delle parole e ricerca la forma più antica, documentata o ricostruita, cui si possa risalire percorrendo a ritroso la storia di una parola.È già qui interessante notare che la parola etimologia significa “scienza degli etimi” e che la parola etimo deriva dal greco étymon, neutro sostantivato dell’aggettivo étymos “vero”, secondo l’illusoria considerazione dell’etimologia quasi fosse “il vero (significato della parola)”. L’etimologia può essere una scienza od un’arte, ma è in ogni modo indubbio che è piena di misteri, affascina e soprattutto desta curiosità. Non è certamente un caso che la parola abbia una grande importanza religiosa: nell’Antica Alleanza è l’uomo che impone il nome agli esseri viventi (Genesi,2,19-20) nella Nuova Alleanza la parola, il Verbo, apre il Vangelo di Giovanni. L’etimologia è ancora più incerta per parole d’uso comune e popolare, ma è altrettanto interessante cercare di rintracciarne l’origine che,a volte,si perde nella notte dei tempi.È ad esempio il caso dell’origine del termine bresaola, che pare risalire a più di cinquemila anni fai. Per quanto poi riguarda la veterinaria, molto vi è ancora da fare sull’origine di molti nomi e denominazioni, ad iniziare da quello di molte malattie. In questa breve nota viene esaminata la posizione del bue nell’alfabeto e l’etimologia di due termini: uno regionale (sanato) che è passato anche nel linguaggio nazionale e l’altro (scottona) che è stato diffuso dalla grande distribuzione. IL BUE DELL’ALFABETO Intuitiva è l’etimologia della parola alfabeto: deriva dalle prime due lettere usate nella scrittura, l’A e la B o, in greco, alfa e beta. Anche queste due prime lettere hanno però una loro storia od etimologia. Alfa deriva dall’ideogramma del bovino o aleph. Infatti, l’A maiuscola, come oggi conosciamo, era rappresentata rovesciata, ed in questa posizione è facile ravvisare il muso triangolare del bovino con le due corna rivolte verso l’alto (le “gambe” dell’A). Beta invece deriva dall’ideogramma di beth, che significa casa, che è rappresentata come un rettangolo diviso in due quadrati, due stanzette, rappresentate in piantaii. Interessante è il posto assegnato alle prime due lettere dell’alfabeto: prima il bovino ed immediatamente dopo la casa. In proposito sono necessarie alcune precisazioni. Il bovino, con la sua testa, è la ricchezza. Non si tratta di una pecora o di una capra, ma di un animale di ben maggiori dimensioni e importanza, che ci fa pensare subito al ruolo del bue Api nella cultura egizia. La testa era inoltre la parte più importante e la ricchezza era definita dal numero di teste (o capita, da qui il termine capitale ancora in uso). La casa quadrata, con due locali, non è più la tenda o la capanna circolare dei popoli nomadi (vedi nota 2), ma diviene il simbolo dell’insediamento stabile, quindi della città. All’inizio dell’alfabeto troviamo il capitale (bovino) e la casa (città).In queste condizioni è stata sviluppata la scrittura, prima con ideogrammi (come la testa del bue e la rappresentazione della casa), poi trasformati in simboli o lettere.Mentre il nomade,il pastore di pecore e capre, che viveva in capanne circolari di solito s’affidava alla memoria,il cittadino e soprattutto quello ricco, con molti capi di bestiame da contare aveva bisogno d’affidarsi alla scrittura. Il bovino viene prima della casa.Una semplice coincidenza, od una posizione di valore? Una domanda che ammette risposte diverse, 114 Il Progresso Veterinario 3/2004 Giovanni Ballarini ma che in ogni modo sono sempre a favore dell’importanza del bovino nelle culture nelle quali si è sviluppato l’alfabeto che si è poi diffuso, sia pure con varianti grafiche, a tutto il mondo. SANATO Sanato,voce antica o regionale – riportano i dizionari – che significa castrare, togliere od inattivare le ghiandole sessuali, maschili o femminili; viene anche riportata la dizione “sanare le scrofe”. Sanato, soprattutto in Piemonte, è il vitellone castrato, dal quale deriva il bue grasso, che ha dato tanti celebri piatti della cucina locale, ad iniziare dai bolliti. Che i termini sanare e sanato siano presenti soprattutto nel Piemonte, non deve stupire, in quanto derivano da corrispondenti termini antichi del provenzale, come anche recentemente ha segnalato Claudine Fabre-Vassasiii.Anche in altre regioni d’Italia, ad esempio in quelle meridionali, vi era il termine di sanaporcelle. Inoltre nei dialetti romanzi ed in quello piemontese antico castrare si dice anche regulare o regolare, od anche affranchir o liberare dalla “turbolenza degli umori”. Castrare o sanare gli animali (e l’uomo, soprattutto come sistema di “cura” dell’ernia inguinale) era un’operazione di chirurgia con diverso grado di difficoltà:alta nelle femmine e bassa nei maschi. Ma da dove deriva il termine “sanare”che a dire il vero dovrebbe significare “rendere sano”, da cui il più diffuso termine “risanare”? Bisogna risalire alle concezioni mediche antiche, soprattutto medievali, quando alcune fasi dei cicli sessuali o delle regole femminili, erano ritenute impure e quindi non sane. In modo analogo è per il termine, caduto in disuso, di “regolare”. Nel passato si riteneva che i cicli sessuali femminili e soprattutto alcune loro fasi (il calore od estro nelle femmine animali e le mestruazioni nella donna) comportassero una “turbolenza degli umori” capace di rendere cattivo l’accrescimento corporeo, ma soprattutto peggiorare la qualità delle carni e la loro conservazione. Per le femmine, la castrazione, si credeva eliminasse le “impurità” d’umori cattivi, purificasse l’animale e lo rendesse “sano come il ferro”,con una carne “fredda”e stabile come il In Poltrona metallo, di facile conservazione. Per il maschio ci si era accorti che la presenza degli organi sessuali comportava variazioni significative nel colore delle carni e nella quantità di grasso (carni magre). Quando la castrazione era riuscita bene, erano cancellati gli istinti sessuali e la carne migliorava: più chiara, tenera a grassa. La carne dei maschi interi era ritenuta “riscaldante”, infetta e per il maiale avvicinata a quella degli animali “lazzarini” (dal Lazzaro evangelico) e colpiti da cisticercosi a panicatura (espressione di un’infestione da larve di tenia). Nel passare, castrare non significava mutilare, ma guarire (da cattivi umori) e risanare o sanare. Una sanità che permette un rapido accrescimento e, in modo particolare, avere carni bianche,grasse e “sane”.Carni sulle quali si è costruita una cucina tradizionale di gran pregio, in tutte le specie, ma in modo particolare vitelli, vitelloni e buoi “sanati”, maiali “sanati” e, non ultimi, i capponi. Se la castrazione chirurgica poteva “sanare”, secondo le concezioni dell’epoca, in tempi recenti è stata proposta una “castrazione chimica” con ormoni. Questa castrazione è stata giustamente vietata per motivi sanitari, anche se fornisce carni magre e chiare, ma diverse da quelle della sicura e tradizionale castrazione chirurgica del sanato. SCOTTONA Un termine oscuro Sulla scottona poche cose sono certe,mentre molto è incerto, oscuro ed opinabile, come l’origine del termine. La scottona, oggi di moda soprattutto in Italia – e vedremo anche perché – è la giovane bovina che non ha ancora figliato e che fornisce una carne di particolare pregio: carne giovane, ma al tempo stesso sufficientemente matura; carne tenera e succulenta; carne magra e sapida; e via dicendo. Fermo restando che la scottona non deve aver figliato (altrimenti sarebbe una vacca), si discute se sia un animale ancora vergine, oppure che abbia già iniziato la prima gravidanza e che sia stato macellato entro i primi quattro, al massimo cinque mesi della stessa. Come vedremo, la prima condizione era forse più probabile nel passato, mentre oggi prevale la seconda. Uno degli aspetti più incerti è l’origine del termine scottona. Una migliore conoscenza di questa etimologia potrebbe essere utile anche a comprendere il successo che oggi ha questa particolare carne bovina. Al riguardo, purtroppo, non vi sono documentazioni e soprattutto citazioniiv da riportare sull’origine del termine scottona, mentre è possibile tentare un’interpretazione partendo dal termine stessov. Scottona: un termine che è facile avvicinare a quello di carne o di un animale la cui carne è “scotta”, ma in che senso? A questo proposito bisogna riportarsi a periodi passati, quando le idee (o ideologie?) biologiche ed alimentari erano diverse dalle attuali. Carni calde e carni fredde Molti secoli fa si era imposta l’idea dei cibi “freddi” e dei cibi “caldi” e che una buona nutrizione dovesse tenere conto anche di un equilibrio tra gli “umori” degli organismi animali. Importante, a questo riguardo, è quanto riguarda la castrazione degli animali, iniziando dal termine “sanato”, sopra considerato. Diversamente da oggi, i bovini erano prevalentemente animali da lavoro e per questo s’usavano buoi (maschi castrati) e vacche. Quando questi animali erano arrivati al termine della loro carriera, erano macellati. Le loro carni erano magre e dure e di scarso pregio. Solo in condizioni particolari s’uccideva il giovane vitello od il bue grasso. In ogni caso queste carni erano considerate “fredde”,in quanto prodotte da animali giovani, maschi castrati o femmine anziane. La giovane bovina doveva servire per la riproduzione e tanto meno se era gravida poteva essere macellata. Tuttavia questo poteva avvenire quando l’animale, nonostante i ripetuti calori o nel caso che fosse più o meno in continuo calore, ed a volta quasi costantemente in calore,non rimaneva gravida e,quindi,era conveniente macellarla. 115 Il Progresso Veterinario 3/2004 La carne di un animale in calore, soprattutto se ripetuto e costante, era ovvia fosse ritenuta “calda” in quanto prodotta da un animale “scottato” o “che scottavi”, quindi una scottona. È quasi certo che anche nel passato si fossero accorti che le carni “calde” di una giovane bovina in calore erano particolarmente gustose. Oggi ne conosciamo la ragione: gli ormoni estrogeni presenti in rilevanti quantità nelle femmine in tale fase del ciclo sessuale. È oggi anche noto che le micotossine estrogenevii presenti in alimenti ammuffiti provocano uno stato di calore quasi continuo ed infertilità. Ai giovani animali erano destinati i foraggi di peggiore qualità,spesso ammuffiti,e le femmine in continuo calore erano avviate alla macellazione in quanto infertili. Le carni di questi animali erano tenere e succulenti, in quanto più o meno intensamente “estrogenate”. La moderna scottona La scottona è oggi, di solito, una giovane bovina macellata all’inizio della gravidanza, quando vi è una condizione ormonale di tipo anabolico, che favorisce la crescita organica ed il deposito di grasso. Da qui l’origine di carni tenere, succose e di qualità apprezzata della scottona. Oggi è possibile macellare questi animali in quanto l’infertilità, soprattutto nelle giovani bovine, è molto ridotta in conseguenza delle buone norme d’allevamento e per l’applicazione d’adeguate misure di profilassi. Inoltre, oggi le condizioni di povertà del passato sono superate ed é possibile destinare alla macellazione anche giovani femmine, senza pregiudicare l’efficacia aziendale. Non va infine dimenticato che, nelle moderne razze bovine, il rapido accrescimento somatico e ponderale renderebbe poco conveniente macellare animali troppo leggeri (se non come vitelli), mentre è possibile macellare una giovane femmina di cinque o sei quintali di peso, all’inizio della gravidanza, con tutti i relativi vantaggi ai quali si è già accennato. Scottona, fenomeno italiano Non va sottovalutato che la scottona è un fenomeno prevalentemente europeo ed in particolare italiano,connesso al divieto di usare ormoni nell’allevamento degli animali. In molti altri paesi extraeuropei, USA in testa, carni di buona qualità sono ottenute con la castrazione dei maschi e la loro somministrazione d’ormoni di tipo naturale (estrogeni e progestinici) che riproducono la condizione che troviamo In Poltrona nel calore o all’inizio della gravidanza. La scottona è quindi un metodo elegante e naturale per avere carni di qualità, senza usare ormoni estrogeni e progestinici vietati dalle vigenti normativeviii. Origine del termine scottona Scottona è un termine che deriva da scottare, nel senso di un animale “caldo” in quanto in calore o gravido,in una concezione antropologica, non biologica e tanto meno chimica, oggi completamente superata di “carni fredde” e di “carni calde”.Allo stesso modo è superata la distinzione tra “magro” e “grasso” riferito agli alimenti ed al loro uso (mangiar di magro e mangia di grasso), per questo il pesce (anche se ricco di lipidi) e l’olio (tutti lipidi) erano giudicati “magri”, mentre la carne suina (anche se povera di lipidi) ed il lardo (che ha meno lipidi dell’olio) erano stimati “grassi”. La rivalutazione del termine scottona oggi si collega al fatto che è una carne di qualità L’ ENPAV rende omaggio al Dottor Elio Gallina Nella splendida cornice del Palace Hotel di Como, il 10 febbraio scorso, l’ENPAV in occasione del 45° anniversario di vita ha voluto rendere omaggio al Dr. Elio Gallina, fondatore, nonchè presidente dell’Ente per ben 18 anni. In un’atmosfera di palpabile emozione il Presidente Dr. Lombardi ha omaggiato il Dr. Gallina di una pergamena e di una copia della pubblicazione curata dall’ENPAV in occasione del 45° anno di fondazione a ricordo di quanto fatto per l’Ente e per i Veterinari tutti. Il Dr. Romagnoli, Direttore Generale ENPAV e vera memoria storica in quanto all’Ente da ben 43 anni,ha voluto ricordare i momenti belli e quelli meno passati fianco a fianco prima, durante e dopo gli anni della presidenza del Dr. Gallina non dimenticando le traversie economiche coraggiosamente e brillantemente affrontate e superate. Il Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Como e di Lecco Dr. Millefanti,ha portato il saluto del Dr.D’Addario e della FNOVI e ha voluto ricordare, in un momento difficile per la veterinaria italiana e per quella pubblica in particolare, la figura del Dr. Gallina sindacalista tenace ed esempio attuale per tutti a dispetto dell’età. La cerimonia ha visto presenti il Dr. Gandola, membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo dell’ENPAV, il Dr. Astuti e il Dr. Gandolfi dell’Unità Organizzativa Veterinaria della Regione Lombardia, la Dottoressa Donata Pozzoli già Presidente dell’Ordine nonché (unica donna in Italia) già Veterinario Provinciale, colleghi delle ASL di Como e di Varese ed una rappresentanza del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari di Como e di Lecco. I colleghi pensionati presenti, coordinati dal Dr. Francesco Valli, a conclusione di una giornata veramente speciale, hanno infine voluto rendere un graditissimo omaggio floreale alla signora Susanna, moglie del Dr. Gallina e alle altre signore intervenute. prodotta da animali all’inizio di gravidanza (scomparse sono le giovani manze infertili per turbe riproduttive estrogeniche), il che permette d’ovviare il divieto dell’uso d’ormoni, anche di tipo naturale. Un’etimologia, quella prospettata, soddisfacente? Troppo complicata o troppo semplice? Non resta che attendere altri contributi e proposte etimologiche. CORSI DI PERFEZIONAMENTO IN LEGISLAZIONE VETERINARIA Con l’anno accademico 2003/2004 non sarà più attivata la Scuola di Specializzazione in “Diritto e Legislazione Veterinaria”,a seguito delle recenti innovazioni dell’ordinamento sanitario ed universitario. Stante la pressante richiesta dei colleghi ad organizzare incontri per l’aggiornamento della legislazione veterinaria, la Sezione di Medicina Legale e Legislazione Veterinaria della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano ha richiesto l’istituzione di TRE CORSI DI PERFEZIONAMENTO IN LEGISLAZIONE VETERINARIA – uno per l’area funzionale A - Sanità animale – uno per l’area funzionale B - Igiene della produzione, lavorazione, commercializzazione e trasporto degli alimenti di origine animale – uno per l’area funzionale C - Igiene degli alle vamenti e delle produzioni animali. I corsi avranno una durata quadrimestrale (ottobre 2004 - febbraio 2005) con lezioni al venerdì di sei ore per un totale di 144 ore. Ciascun corso è diviso in tre moduli: il primo di attività formativa di base (36 ore) ed il terzo di attività di repressione (diciotto ore) sono comuni a tutti e tre i corsi, il secondo modulo di 72 ore attività formative caratterizzanti sarà specifico per ciascun corso. I posti disponibili sono quaranta per corso e l’ammissione è per titoli di studio e curriculum professionale. Gli interessati possono presentare domanda in carta semplice alla Sezione di Medicina legale e legislazione veterinaria del Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, via Celoria 10, 20133 Milano. L’iscrizione amministrativa con la presentazione dei documenti sarà fatta al termine dell’iter di approvazione con le modalità che saranno comunicate. 116 Il Progresso Veterinario 3/2004