soffio di novità - Circolo San Vittore

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soffio di novità - Circolo San Vittore
SOFFIO DI NOVITÀ
NOVEMBRE 2007
ANNO 11 N. 3
____________________________________________________________
Con il gruppo delle
Antonio
Rosmini è stato
beatificato…
Già, ma cosa
vuol dire?
S co p ri l o a
pagina 6
Elementari “Sì
Dai” inizia il
nostro viaggio nei
gruppi che
compongono la
grande famiglia del
nostro Oratorio
SOFFIO DI NOVITÀ
NOVEMBRE 2007
ANNO 11 N. 3
IN QUESTO NUMERO
LE RUBRICHE:
L’editoriale di don Fabrizio Æ pag. 3
L’altro editoriale Æ pag. 4
La canzone del mese Æ pag. 16
Lo sapevate che…Æ pag. 20
L’animatore del mese Æ pag. 8
GLI SPECIALI:
Il testimone Æ pag, 11
Speciale Cresime Æ pag.5
In gruppo con… Æ pag. 10
- 1 al centenario Æ pag. 12
Non di solo calcio Æ pag. 14
Speciale Antonio RosminiÆ pag. 6
Ggggiovani Æ pag. 18
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CAPO REDATTORE Æ PAOLO RICCI
REDAZIONE Æ GIULIA ANCESCHI, MARCO CATENAZZI, FABIOLA CLEMENTE, MELISSA FALABELLA,
VALENTINA GREGGIO, VALENTINA GUIDA, JOEL GUNELLA, ALESSANDRA LORASCHI, ALICE LOTTO,
MARGHERITA SIRONI, ILARIA TAVOLAZZI, MANUEL VASCIAVEO
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROÆ MATTIA CILIA, DON FABRIZIO CORNO, MARCO ROLLA
PER SCRIVERE ALLA REDAZIONEÆ [email protected]
PER SCRIVERE A DON FABRIZIOÆ [email protected] oppure indirizzare le proprie
lettere “cartacee” all’indirizzo dell’Oratorio: Via Rosmini, 24.
SITO INTERNETÆ www.circolosanvittore.net
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FACCE DA “SOFFIO”
Federica Anceschi
E
Giusy (Tanya) Schillace
Manda una tua foto in cui leggi
il giornalino all’indirizzo
della redazione... chissà…
potrebbe essere pubblicata!
CHE BELLA QUELLA PRIMA NOTTE D’AMORE
E’ tempo di SVEGLIARSI dal sonno!
Sì, avete proprio letto bene! Voglio raccontarvi una ‘notte d’amore’ e per lo
più, la mia! Ma, tranquilli! Non sono in vena di fare rivelazioni eclatanti o piccanti
sul mio passato. Penso ad una notte particolare della mia vita, forse la più bella …
sicuramente la più ‘infuocata’!
Era una domenica sera di quando facevo terza media (pochi anni fa …). Non
riuscivo a prendere sonno e non perché avessi mangiato in modo pesante! Mi
tornavano continuamente alla mente alcune parole che mi erano state dette quella
mattina stessa: “ma non hai già fatto la Cresima? Lo sai che hai ricevuto lo
Spirito Santo … ma come mai vivi solo per te, senza mettere la tua vita a
servizio degli altri?”. Me le aveva dette una suora che mi aveva aspettato fuori
dalla Chiesa al termine della Messa. La conoscevo? Qui viene il bello! No! Non
sapevo nemmeno come si chiamasse. Lei aveva ‘osato’. Mi sono sempre chiesto il
perché di quelle parole, in quel giorno e poi perché proprio a me?
Nel pomeriggio di quella domenica ho cercato in ogni modo che quelle parole
non lasciassero traccia in me. Mi dicevo: “le solite parole di una suora, nulla più”. E
invece? Invece, quella notte non riuscivo a prendere sonno. Quelle parole erano un
tormento! Perché? Semplice: erano vere! Potevo ancora nascondermi? No. Ho
ceduto: e quella notte da notte di tormento è diventata una grande, bella, prima
notte d’amore! E dopo? Dopo mi sono lasciato affascinare dal suo ‘innamorato’! Sì,
era proprio innamorata. Mi sembrava di sentire le parole di Gesù nel Vangelo: senza
di me non potete fare nulla! In quella notte ho capito, ho capito che era tempo di
svegliarsi!
“L’amore non fa nessun male al prossimo … Questo voi farete, consapevoli del
momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora
di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò
le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in
pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in
contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo”. (Paolo ai Romani 13,10-14)
Tutti dobbiamo svegliarci! Deve svegliarsi don Fabrizio, devono svegliarsi
gli animatori, devono svegliarsi i genitori perchè i ragazzi meritano molto molto più
di quanto diamo loro. Hanno bisogno di ragioni, di senso, di orizzonti ampi, di Dio.
E se ci accorgiamo che non possiamo dar loro ciò che non abbiamo è ancor più
necessario svegliarsi dal sonno! Chi ha orecchi per intendere intenda…
Buon cammino e buone ‘notti d’amore’!
Don Fabrizio
I recenti episodi di violenza di
alcuni ultras calcistici impongono una riflessione che “sconfina” anche nel nostro mondo
“oratoriano”
IL POLIZIOTTO E
L’ANIMATORE, TRA
AUTORITÀ E
AUTOREVOLEZZA
________________________
DI PAOLO RICCI
Come tutti sapete domenica 11
novembre è stata scritta una
brutta pagina della storia del
calcio italiano e anche del nostro stesso Paese.
Le immagini degli atti di violenza degli ultras per le città di
Roma, Bergamo, Milano e Taranto hanno fatto il giro del
mondo, mostrando fino a quali
livelli la follia umana può arrivare.
Dopo questi fatti, come sempre, si è assistito ai soliti infiniti dibattiti, alle solite inutili polemiche, alle solite scontate
prese di posizione di politici,
sociologi ed esperti (?) pallonari.
Scontato anche l’esito finale di
questo tam tam mediatico, con
la promessa da parte delle Autorità (attraverso leggi più dure) di un rinnovato impegno
nel tentativo di debellare la
piaga del tifo violento, capace
di rovinare uno sport tanto bello.
Andremo avanti con i dibattiti
fino a quando i mass media si
stancheranno di parlare di
questo argomento (anzi probabilmente quando leggerete
questo articolo si saranno già
stancati), salvo poi ritornarci
sopra quando la prossima violenza ultras farà drammaticamente riemergere il problema.
Ovviamente non è questa la sede appropriata per affrontare
questo delicato tema, mi permetto però di fare sommessamente notare un piccolo particolare che mi sembra sia sfuggito a molti degli autorevoli
commentatori che in questi
giorni si sono occupati del problema.
In quella famosa domenica 11
novembre nelle città citate
all’inizio dell’articolo si sono
verificati scontri e momenti di
tensione, mentre in altre si è
giocato a calcio regolarmente,
senza episodi di violenza.
Perché a Roma, Bergamo,
Milano e Taranto si è assistito a scene di guerriglia e in altre città come Firenze, Parma, Siena, Reggio Calabria
e Torino (per citare soltanto le
città in cui erano in programma gare di serie A) non è accaduto nulla di tutto questo?
Forse in queste città non ci sono ultras violenti? Forse ce ne
sono di meno?
Bisognerebbe davvero chiedersi perché è così.
Per alcune delle ultime città
sopra elencate la risposta va ricercata anche nel lungo e complicato lavoro svolto dalle forze
dell’ordine che, nel corso di
questi anni, sono riusciti ad entrare in contatto con le tifoserie
locali, aprendo con loro un canale di dialogo che consente di
mantenere rapporti sereni ed
improntati al rispetto reciproco.
A Firenze, città con molti più
abitanti di Bergamo, sono anni
che non ci sono più gravi episodi di tensione legati al calcio,
proprio perché lì si è riusciti ad
instaurare un rapporto di fiducia con le frange più estreme e
pericolose della tifoseria.
Lì, come in altre città, la gente
va allo stadio: esulta, si agita, si
dispera, canta cori, sfotte gli
avversari, se la prende con
l’arbitro… ma tutto rimane
(sperando di non essere smentito prossimamente) circoscritto alla partita.
Intendiamoci: non voglio dire
che a Firenze sono più bravi
che a Bergamo. Mi fa solo pensare come nel tanto parlare che
si è fatto su questo argomento,
ci si sia indignati per le scene
di violenza accadute (e questo è
doveroso) e si siano chieste solo e soltanto sanzioni più dure,
divieti di trasferte e provvedimenti esemplari.
Certo, anche queste misure
servono e sono importanti ma
la risposta intelligente non può
essere solo questa!
Provo ad azzardare un paragone con l’animazione.
L’animatore deve infatti gestire
situazioni a volte anche difficili, con ragazzi che (fatte le debite proporzioni) fanno un po’
gli ultras: rispondono male,
non sono per nulla attenti, magari mancano pure di rispetto.
Cosa deve fare l’animatore in
questi casi?
Certo, deve essere severo e risoluto ma non può essere solo
questo.
Non bisogna confondere infatti
l’Autorità (che deriva dal potere) con l’Autorevolezza (che
deriva invece dalla fiducia e
dalla considerazione che si è
riusciti a guadagnare nel corso
del tempo).
E’ molto più facile che un animato segua e rispetti un animatore Autorevole che non uno
Autoritario.
E per essere Autorevole
l’animatore (come il poliziotto)
non deve solo alzare la voce e
pretendere il silenzio, ma deve
cercare di ottenere il meglio dal
proprio ragazzo attraverso le
armi del dialogo e facendosi
sentire il più possibile “vicino”
e disponibile.
Evidentemente la problematica
del tifo violento è molto più
complicata e non vorrei correre
il rischio di semplificare troppo
il discorso.
Siamo però sicuri che per affrontare il problema serva solo
Autorità e non anche un po’ di
Autorevolezza?
Domenica 25 novembre è un
giorno speciale per molti ragazzi delle Parrocchie di San
Vittorie e di Maria Ausiliatrice:
per loro infatti c’è la Cresima!
Scopriamo insieme come
questi ragazzi si sono preparati a questo Sacramento
VERSO LA CRESIMA
DI FABIOLA CLEMENTE
E’ il 25 novembre la data prescelta per le Cresime dei ragazzi delle Parrocchie di San Vittore e di Maria Ausiliatrice.
Ma prima di ricevere questo
Sacramento, con la funzione
sarà alle ore 15 e presieduta da
Don Gianni Colombo, per questi ragazzi c’è stato un lavoro di
preparazione lungo e continuo.
Le catechiste hanno infatti
preparato al meglio i cresimandi per far capire loro
l’importanza di questo Sacramento nella vita di un cristiano.
Un ulteriore aiuto ai ragazzi è
stato dato dalla madrina, o dal
padrino, che ogni ragazzo ha
prescelto!
In preparazione alla funzione
ogni settimana i nostri giovani
si sono ritrovati con i loro animatori e catechiste al nostro
Oratorio per il catechismo.
Tre impegni particolari hanno poi atteso i cresimandi in
queste ultime settimane di
preparazione:
-domenica 11 novembre i ragazzi sono andati a Zoverallo
per tutta la giornata per riflettere tutti insieme;
-venerdì 23 novembre alle
ore 20.45 i ragazzi, i genitori e
le madrine e i padrini si sono
ritrovati in Basilica per pregare;
-sabato 24 novembre: le catechiste e i ragazzi si sono trovati nel pomeriggio in Basilica
per le prove generali, nel corso
delle quali si sono decisi
l’ordine d’entrata, i posti, gli
interventi...
non essere tranquillo anche se
non troppo!
Tutti
però
sono
stati
d’accordo nel dire che le madrine e padrini sono più agitati
di loro…
Dopo questi incontri i ragazzi
sono sicuramente preparatissimi per ricevere questo Sacramento!
Non mi resta che aggiungere
solo una cosa:
Tanti auguri ragazzi!
Abbiamo sentito alcuni di
questi ragazzi nei giorni che
hanno preceduto la loro Cresima.
Molti di loro sperano che la
cerimonia possa essere bella e
che possa stringere i loro legame con Dio e con la Fede, sperano inoltre che questa possa
essere una buona occasione per
conoscersi meglio e conoscere
meglio il Signore.
Alcuni di loro sono agitati,
hanno paura di sbagliare o di
non ricordare quello che devono leggere... E’ comprensibile
anche se qualcuno ha detto di
Su una cosa in particolare i
pareri sono stati concordi: a
tutti mancheranno le catechiste
e i gli amici con cui si sono divertiti, magari facendo arrabbiare un po’ le pazienti catechiste…
I ragazzi sperano che ci sia
un altro motivo per stare tutti
insieme, un gruppo che permetta loro di continuare a vedersi regolarmente e a divertirsi all’oratorio!
“La discesa dello Spirito”,
quadro di Dario Benetti
VITA DI ANTONIO ROSMINI
QUALCHE CENNO BIOGRAFICO SU ANTONIO ROSMINI TRATTO DAL SITO
WWW.ROSMINI.IT
Se ne attendevano 8 mila ma
alla fine sono stati circa 10
mila i fedeli giunti domenica
18 novembre a Novara per
assistere alla cerimonia di
beatificazione di
Antonio Rosmini.
Ma chi era Rosmini?
E cosa vuol dire che è diventato Beato?
A questi interrogativi proviamo a rispondere con questo
articolo
ANTONIO ROSMINI
ORA È BEATO !
A CURA DI MELISSA FALABELLA
Dunque domenica 18 novembre Antonio Rosmini è finalmente diventato BEATO.
“FINALMENTE BEATO” era
infatti il titolo della prima pagina del settimanale “il Verbano” uscito prima dell’evento.
Rosmini era un filosofo, che
aveva trovato la sua vocazione
nello “scrivere libri ... per
prendere gli uomini con la
ragione e per mezzo di questa condurli alla religione”
(sono parole del Papa Pio VIII,
vivente al tempo di Rosmini).
Per sapere qualcosa di più
sulla vita del Beato Rosmini
rimandiamo a quanto scritto a
fianco, qui invece cerchiamo
di capire cosa significa
beatificazione e che
Antonio Rosmini nasce a Rovereto (Trento) il 24 marzo 1797.
Fu Battezzato nella Chiesa Parrocchiale di San Marco in Rovereto il 25 marzo 1797. Sempre nella medesima parrocchia si accostò alla santa Comunione e ricevette la santa Cresima.
Sul suo orientamento spirituale negli anni dell'adolescenza fa
luce una sua annotazione dell'anno 1813 "Quest'anno fu per
me anno di grazia, Iddio mi aperse gli occhi su molte cose e conobbi che non vi era altra sapienza che in Dio". Sente, cioè, che
Dio deve venire prima di tutto.
Il resto della sua vita sarà dominato da questo sentimento.
Sui 17-18 anni si palesa in lui la vocazione sacerdotale; terrà
sempre ferma questa sua decisione anche contro il parere dei
genitori, che lo vorrebbero invece continuatore dell'illustre casato da cui provenivano.
Rosmini viene poi ordinato sacerdote nel 1821.
Attende che sia Dio a "chiamarlo" poichè non vuole scegliere da
sé: è il così detto "principio di passività", che significa "essere
sempre e tutto a disposizione di Dio"
Fonda, nel 1828, l'Istituto della Carità, che ha per fine la salvezza e la perfezione delle anime dei suoi membri,
Nel 1829 il papa Pio VIII, pure approvando il disegno dell'Istituto, dice espressamente a Rosmini che la volontà di Dio per lui
era quella di "scrivere libri" ... "per prendere gli uomini con la
ragione e per mezzo di questa condurli alla religione". Attraverso le parole del Papa Rosmini si fa in tal modo certo che la sua
opera di pensatore e di scrittore è voluta da Dio.
L'Istituto si svilupperà prima in Italia (soprattutto nell'ambito
culturale, dell'educazione alla gioventù, scuole e collegi), ma in
pochi anni a Rosmini verrà anche chiesto di inviare religiosi, sacerdoti dell'Istituto della Carità, per le "missioni al popolo" in
Inghilterra e Irlanda.
Rosmini segue personalmente ogni fondazione; ha somma cura, prima di tutto, di "formare teologicamente e asceticamente i
suoi religiosi", per formarli al vero spirito dell'Istituto.
È instancabile in quest'opera, con le lettere e i contatti personali. La "direzione spirituale" delle anime sarà del resto sempre
una sua cura prioritaria, come lo attesta il suo vastissimo Epistolario.
L'Austria non voleva che il Papa desse credito a Rosmini: di qui
la campagna di denigrazione contro di lui. Nel 1849 vengono
messe all'Indice due operette: "Delle cinque piaghe della Santa
Chiesa" e "La costituzione secondo la giustizia sociale”. Egli
vede, in questi gravi avvenimenti così contrari a lui, un amorosissimo disegno della Provvidenza.
Si ritira a Stresa, dove aveva il noviziato del suo Istituto; continua lo studio e la sua opera di scrittore di opere filosofiche, teologiche e giuridiche, circondato dall'affetto e dalla stima di
tante persone che si stringevano a lui per averne guida e aiuto
spirituale: tra i tanti ne ricordiamo solo uno, Alessandro Manzoni. L'aggravarsi del mal di fegato, di cui aveva sofferto tutta
la vita, lo portò man mano al passo estremo. Spirò il 1 luglio
1855. Sul letto di morte, aveva lasciato all'amico Alessandro
Manzoni, il testamento spirituale: “ADORARE, TACERE, GODERE”.
differenza c’è tra il Beato e il
Santo.
1) Ad un Beato si può rendere
3) Ad essi possono essere de-
culto pubblico soltanto nei luo-
dicate chiese e altari e possono
ghi indicati nel Breve di Beati-
essere eletti Patroni.
Il primo passo verso la beati-
ficazione. Normalmente si con-
4) E’ possibile render loro
ficazione e (chissà) la successi-
cede il permesso di rendergli
universalmente culto celebran-
va Santità, è stato compiuto il
culto nella Congregazione o
do la Santa Messa propria e re-
26 giugno 2006, con il ricono-
nella Diocesi alla quale appar-
citato l’ufficio previsto.
scimento della VENERABILI-
tenne.
TA’ di Antonio Rsomini.
5) Possono essere dipinte
2) Un Beato non può essere
immagini con raggi e diademi.
In quella data è stato infatti
titolare di una Chiesa o cappel-
6) Le reliquie possono essere
pubblicato il Decreto sulle virtù
la, né si può consacrare un alt
esposte e venerate in tutte le
eroiche del Servo di Dio Anto-
are ad un Beato senza il per-
Chiese.
nio Rosmini: in esso si ricono-
messo della Santa Sede.
sce che egli ha espresso costan-
3) Il Beato non può essere e-
temente, nella vita e negli scrit-
letto Patrono senza l’indulto
ti, virtù pienamente evangeli-
della Santa Sede.
che, in grado eroico e perciò
è(appunto) Venerabile.
4) Anche per includere la festa del Beato nel calendario
Ma con il solo (si fa per di-
della Diocesi o della Nazione si
re…) titolo di Venerabile, Ro-
richiede il permesso della San-
smini non poteva ancora essere
ta Sede.
oggetto di culto pubblico, per il
5) Il Beato può essere dipinto
quale è necessaria la Beatifica-
con aureola, ma non con il dia-
zione.
dema proprio dei santi.
Domenica 18 novembre Ro-
Dopo la Beatificazione c’è la
smini è diventato appunto Be-
Santità per la quale sono pre-
ato.
viste ulteriori condizioni (tra le
Ecco cosa contraddistingue la
figura del Beato:
quali l’aver compiuto un miracolo)
La Canonizzazione (il
processo che porta
alla Santità) ha come
conseguenza:
1) Il dovere di tutti
i fedeli di considerare e chiamare Santi
coloro che sono stati
canonizzati.
2) I Santi sono invocati pubblicamente da tutta la Chiesa
L’ELOGIO DI
GIOVANNI PAOLO II
Ecco cosa scrisse Giovanni
Paolo II su Antonio Rosmini
«È a tutti noto l’impegno per un
intenso lavoro intellettuale che
fu proprio di Rosmini, tutto
proteso a far conoscere il Vangelo. Il suo animo era particolarmente sensibile al grande
problema dell’armonia tra fede
e ragione, ed egli volle prestare
attenzione ai pensatori più rinomati nella sua epoca - allora,
come oggi, si parlava di nuovo
momento della storia e del pensiero - per ricercare i modi
sempre più adatti di comunicare la dottrina cristiana agli uomini, specialmente al mondo
della cultura e del sapere, favorendo un conveniente aggiornamento del linguaggio e del
dialogo. Uomini di cultura e di
studio, ecclesiastici o laici, desiderano accostarsi ai suoi
scritti per ritrovare le ragioni
supreme del sapere, alla luce
del suo esempio di credente e
di filosofo, apprezzando il suo
modo di accostarsi a Dio attraverso la scienza e la filosofia,
riconoscendo l’opportunità della sua ricerca al fine di confermare il valore delle verità di fede e del messaggio cristiano
sull’uomo e sul suo ruolo nel
mondo».
Giovanni Paolo II
no da qualcuno che i loro pro-
Damiano
Colombo
Seconda puntata delle nostre interviste agli animatori
del’Oratorio.
Dopo Gabriella Dri, è ora la
volta di Damiano Colombo,
animatore del gruppo “Hope” di Terza Media.
“ANIMATORE AL
100%”
Cosa ne pensi dei tuoi
blemi li ha già vissuti.
ragazzi? Credi che an-
Per noi animatori è, invece una
che loro un giorno di-
possibilità di prenderci un im-
venteranno animatori
pegno che ci qualifica mag-
come te?
giormente come uomini e come
E’ un bel gruppo, unito e com-
cristiani.
patto fatto di amicizie coltivate
3) Che gruppo animi?
da sempre ma anche nate da
Animo il nascente gruppo di
poco.
Terza Media che quest’anno si
A volte mi stupisco che non si
chiama HOPE (Speranza).
accontentino di giustificazioni
Il gruppo è composto da una
o argomenti scontati e nem-
trentina di ragazzi provenienti
meno si creda che ad una di-
per lo più dalla nostra parroc-
scussione annuiscano con il
chia ma anche da comuni e fra-
capo ad ogni cosa.
zioni vicine.
Spesso nei momenti di con-
4) Quali tematiche avete
fronto non perdono l’occasione
affrontato
primi
________________________
INTERVISTA DI GIULIA ANCESCHI
5)
in
questi
incontri
di
per replicare anche duramente,
ma sempre con il giusto rispetto delle idee altrui.
gruppo?
Quest’anno è stato deciso di
In alcuni di loro rivedo me
Nome – Damiano
adottare un sussidio in appog-
stesso qualche anno fa.
Cognome – Colombo
gio al cammino di gruppo dal
Sono pronto a scommettere
Età – 20 anni
titolo: “Il patentino per la Vi-
che gran parte di loro parteci-
ta”.
perà al prossimo centro estivo
Quando sei diventato
Si tratta di un valido strumento
mettendo in gioco talenti che
animatore ?
che accompagna i ragazzi alle
nemmeno loro sono consci di
La mia prima esperienza di a-
varie tematiche ma anche alla
possedere.
nimazione vera e propria l’ho
scoperta dei fondamenti tecnici
Sono anche molto contento del
fatta al Centro Estivo del 2001
per giungere al conseguimento
team degli animatori che, an-
dal titolo: “Fuochi d’Artificio”
del “Patentino” per condurre il
che se con qualche fatica inizia-
nel quale mi erano state affida-
ciclomotore.
le si trova ora lanciato verso un
te le cure di un gruppo di bam-
Fin’ora abbiamo parlato dei
comune obiettivo: la crescita
bini tra la terza e la quinta e-
limiti dell’uomo in particolare
umana e soprattutto cristiana
lementare.
negli
dell’intero gruppo.
2) Cosa ti ha spinto a fare
dell’idea della vita come viag-
6) Ma per quale motivo
gio e del viaggio come espe-
secondo te questi ra-
E’ una domanda che mi sono
rienza di crescita individuale e
gazzi
fatto più volte e sempre giungo
nel gruppo. Due incontri sono
l’Oratorio e vengono al
alla stessa conclusione: è giusto
stati dedicati alla scelta del
gruppo di Terza Me-
che, come è accaduto a me, an-
nome del gruppo caduta su
dia?
che altri ragazzi possano essere
HOPE.
1)
l’animatore ?
accompagnati nel loro cammi-
anni
dell’adolescenza,
frequentano
A questa domanda è doverosa
una premessa: l’oratorio non è
ma volta un campo Cresiman-
In un incontro di post-cresima
di.
qualche tempo fa ho provato la
Fu quella la prima di una nu-
terribile sensazione dell’indif-
merosa serie di impegni in fa-
ferenza quando, dopo aver
vore dei ragazzi delle medie, ed
rimproverato più volte due ra-
ebbi
in
gazze che chiacchieravano le ho
quell’occasione di scoprire che
invitate, visto lo scarso interes-
io ero “nato”, a livello di ani-
se, ad uscire dalla sala. Dopo
mazione, per dedicarmi a que-
aver finito l’incontro le ho rag-
sto periodo
giunte e abbiamo iniziato una
così
di domande, ma spesso ciò che
motiva i ragazzi a frequentarlo
sono le molteplici possibilità di
svago che esso propone. Quindi
una ragione potrebbe essere
quella del divertimento. Nella
migliore delle ipotesi, invece
noi animatori speriamo che essi vogliano veramente tentare
un confronto che risulti costruttivo ed utile per la loro vita. Credo che come spesso accade la verità stia nel mezzo.
7)
Qual
è
stata
l’esperienza più significativa che hai vissuto
all’interno
dell’Oratorio?
Credo che l’esperienza che più
di tutte mi ha lasciato un forte
ricordo sia stata nell'agosto del
2002 quando Don Angelo mi
propose di animare per la pri-
dell’adolescenza
così particolare e bisognoso di
lunga
appoggio e comprensione.
terminata con la loro decisione
8) Che
fatto solo di discussioni e gran-
modo
ruolo
ha
e
accesa
discussione
di lasciare l’oratorio.
l’animazione per la tua
L’atteggiamento invece che ho
vita?
preferito e mi ha gratificato
Guarda, credo che l’importanza
maggiormente l’ho provato più
di questo ruolo sia molto cre-
volte ed in particolare proprio
sciuta
quest’anno quando, in modo
nella
mia
vita
con
l’andare del tempo.
del tutto inaspettato una ragaz-
Fino a qualche tempo fa mi ri-
za del mio gruppo con la quale
cordavo di essere un animatore
non avevo in passato avuto al-
solo con davanti i ragazzi, oggi
cuna occasione di condivisione
invece cerco con maggiore con-
ha voluto confrontarsi con me
vinzione di essere animatore al
e, in questo confronto ha volu-
100%.
to farmi alcune confidenze che
Ad esempio impiego molto del
non avrei mai pensato avrebbe
mio tempo insieme agli altri
voluto fare proprio a me.
animatori per pianificare al
Ho letto questa apertura come
meglio i vari incontri e per cer-
un piccolo frutto di questa
care di fare in modo che tutto
grande esperienza che è il
sia perfetto. Sono convinto che
gruppo.
già questo se ben fatto sia mol-
10) Per concludere, man-
to.
da un messaggio ai
9) Da animatore qual è il
tuoi ragazzi
comportamento di un
Ragazzi, vi auguro di imparare
tuo animato che ti fa
a non accontentarvi mai, ma di
particolarmente
pia-
saper PRETENDERE da voi
cere e quale invece
stessi e dagli altri sempre di
quello che ti fa inner-
più per poter poi dare quando
vosire o rimanere ma-
vi sarà chiesto qualcosa di uni-
le?
co ed inimitabile.
Rispondo citando due fatti re-
Auguri a tutti ed un saluto ai
almente accaduti.
lettori di “Soffio di Novità”.
Si Dai
(Elementari)
In ogni famiglia che si rispetti
ognuno conosce i suoi componenti, informandosi sulle
sue condizioni di salute, sulle
sue gioie e sui suoi problemi.
E siccome anche l’Oratorio è
una famiglia, è importante
avere sempre il polso della
situazione e sapere come
stanno le varie membra del
corpo oratorio…
Per questo motivo, con oggi
comincia un affascinante viaggio che vi permetterà di
scoprire quello che combinano i vari gruppi
dell’Oratorio.
Si comincia dai più piccoli: il
gruppo SI DAI delle
Elementari!
SI DAI SI TIENE
PER MANO…
REPORTAGE DI VALENTINA GUIDA
Ciao a tutti cari lettori!
Conoscete il gruppo che comprende gli animati più piccoli
del nostro oratorio?
Se la vostra risposta dovesse
essere negativa, oggi ve ne parlo io!
SI DAI, è il gruppo che ospita
tutti i sabati pomeriggi bambini dalla prima alla quinta elementare, dalle ore 14.30 alle
17.30.
I bimbi vengono intrattenuti
inizialmente con una calorosa
accoglienza, dove si svolgono
piccoli e semplici giochi per
attendere l'arrivo dei “ritardatari” e, quando infine l'intero
gruppo è riunito, inizia il movimentato pomeriggio.
Fase centrale è la storia che
spiega “Come si diventa re”,
animata in modo molto divertente dagli instancabili animatori del gruppo, a cui segue il
divertente gioco inerente al
pezzo di storia raccontato quel
giorno.
Ovviamente tutto ciò prende
inizio con la simpatica canzone
“inno” che gli accompagna tutto il pomeriggio, dove i bambini cantano a squarcia gola ridendo..
Il pomeriggio prosegue con
giochi, sorrisi, urla, lacrime, e
strette di mano, abbracci degli
animatori che gentilissimi assecondano i piccoli bimbi che
vogliono fare e dire tutto.
Nell’arco di tutto il pomeriggio si sentono risate e si vedono bambini correre da qualsiasi luogo a qualunque altro posto.
Certamente non dev’essere
LA SCHEDA DEL GRUPPO
Nome Æ Si dai
Età partecipanti Æ Elementari
Giorno di ritrovo Æ Sabato pomeriggio dalle 14 alle 17
Numero Partecipanti Æ 30-40
Animatori Æ Sara Orsi, Marco
Tradigo, Elia Ricci, Irene Fanari,
Sara Nobili, Elena Maulini,
Chicco Sarasini, Mattia Cilia e
Mattia Alberganti
Attività Æ giochi vari, storia, riflessione finale
facile star dietro a tutti, ma con
tanto divertimento si arriva alla parte conclusiva del pomeriggio, dove c'è un piccolo momento di raccoglimento e riflessione tutti insieme, prima
di rincasare e riprendere la
propria vita del weekend!
Una caratteristica dominante
di questo gruppo è l'ospitalità
nell’accogliere qualsiasi persona a partire da nuovi amici più
piccoli che si aggiungono nel
corso dei vari incontri settimanali, per finire con persone più
grandi che subito loro prendono per animatori.
E’ bellissimo vedere questi
bambini pronti sempre a prendersi la mano a vicenda tutti
insieme per poi finire, sempre
insieme, a terra dopo un grosso
“girotondo” in mezzo all'oratorio!!
Per far sì che ci sia tutto ciò
bisogna ringraziare la numerosa “equipe” di animatori che
ogni settimana si riempie di
energie da trasmettere a tutti i
più piccoli: Sara Orsi, Marco
Tradigo, Elia Ricci, Irene Fanari, Sara Nobili, Elena Maulini,
Chicco Sarasini, Mattia Cilia e
Mattia Alberganti: una grossa
squadra che con dolci sorrisi,
tanta pazienza, e buona volontà manda avanti questa tribù di
30-40 bambini.
Cosa li accomuna tutti uno
per uno?
Voglia di divertirsi e stare insieme, dai più piccoli ai grandi.
to con la sua stessa vita.
Quanti brutti esempi che riceviamo quotidianamente
dai mass media e, magari,
anche da quello che vediamo coi nostri occhi.
Eppure il genere umano è
capace anche di gesti assolutamente straordinari che riconciliano con la vita e danno speranza.
Con questa rubrica vogliamo
proprio far emergere questi
grandi esempi di umanità.
Quella vera.
ANDREY DIYAKOV
DI VALENTINA GREGGIO
Molte volte si dice: “farei di
tutto per quella persona”…. ma
a parole tutti sono capaci…
Poi però ci si accorge che sacrificarsi per gli altri è molto
più difficile di quanto possa essere semplice dirlo… Ma soprattutto non sempre si riesce
ad avere il coraggio di dedicare
anche solo del tempo alle altre
persone.
L’essere umano però è proprio strano perché tante
volte
è
proprio
nelle
maggiori difficoltà che riesce
a dare il meglio di sé.
Il 9 luglio 2006, in Russia, a
Irkutsk è avvenuto infatti un
gesto eroico con protagonista
proprio questo assistente di volo.
Erano le 7.44 dell’ora locale,
quando l’aereo di linea Airbus
A310, proveniente da Mosca, al
momento dell’atterraggio andò
fuori pista, sfracellandosi contro un muro di cemento e altri
edifici.
Subito l’aereo prese fuoco e
così iniziò l’agitazione dentro
quel mezzo infuocato che non
aveva via d’uscita.
A bordo dell’Airbus A310
c’erano sei assistenti di volo,
tra cui Andrey Diyakov, che si è
sacrificato per salvare altre vite
al posto della sua.
Come raccontano alcuni passeggeri superstiti, al momento
della tragedia Andrey riuscì a
mantenere la calma e ed a seguire
tutte
le
istruzioni
d’emergenza: dopo aver aperto
la porta antipanico iniziò a far
uscire i passeggeri, rimanendo
a bordo dell’aereo e spingendo
fuori quante più persone pos-
sibile.
Dopo pochi minuti l’aereo iniziò la sua completa distruzione e Andrey non riuscì più
ad uscire, rimanendo sommerso sotto le macerie: così l’eroe
Andrey Dijakov ha salvato con
il prezzo della sua vita quella di
30 passeggeri.
Questo sì che è un vero gesto
eroico!
Il vero eroe è quello che riesce a donare la sua vita per salvarne altre… E parecchi di noi
non sarebbero capaci, anzi, io
per prima non ne sarei capace!
Invece Andrey, vedendo
quell’aereo pieno di passeggeri,
tra cui parecchi bambini che
andavano in gita scolastica,
non si agitò e fece uscire 30
persone, che ora gli devono la
vita.
E’ anche vero però che per
essere eroi non è necessario
morire per delle altre persone.
Nella nostra vita quotidiana
infatti tutti noi possiamo essere
dei piccoli eroi…
Un caso significativo è
quello di Andrey, un assistente di volo russo protagonista di un atto di straordinaria generosità che ha paga-
L’Airbus A310 dopo lo schianto a terra
In che modo?
Basterebbe solo fare dei
piccoli sacrifici e dedicare
del tempo alle persone che
hanno bisogno di noi. E di
persone che hanno bisogno
di noi, del nostro affetto,
del nostro tempo o anche
solo di un nostro sorriso, ce
ne sono.
Basta solo guardarsi intorno…
La storia del Circolo
Seconda puntata del nostro
viaggio nella storia
dell’Oratorio.
Su questo numero il periodo
tra le due guerre mondiali…
– seconda puntata –
IL CIRCOLO
DURANTE LE DUE
GUERRE MONDIALI
(1918 – 1936)
DI MARGHERITA SIRONI
Dopo la Prima Guerra
Mondiale
Al termine della Prima guerra mondiale il Circolo rinacque
a nuova vita e sempre più si intesificarono le attività, mentre
si succedevano i Presidenti dei
Giovani.
I maestri Rosminiani continuavano a fare il possibile per
dare una mano preziosa.
Intorno al 1919 nacque anche
l’A.S.C.I. (Associazione Scautistica Cattolica Italiana), sulla
quale potete dare un’occhiata
all’approfondimento
nella
prossima pagina.
I Prevosti ed i loro assistenti
cambiarono; al Canonico Apostolo, subentrò Mons. Binaschi
che dopo una gloriosa seppur
breve Prevostura venne consacrato Vescovo di Pinerolo
Gli subentrò come Assistente
il Can. Don Mario Ugliotti che
avrebbe seguito i giovani del
nostro circolo San Vittore in
un decennio difficile.
Il Fascismo
Con l’avvento del Fascismo
nel 1925 la situazione in Italia
cominciava a mutare.
Il Fascismo infatti voleva avere in pugno l’educazione dei
giovani per istruirli alle proprie
idee e di conseguenza ai propri
scopi e mal tollerava una struttura indipendente ed autonoma come quella del nostro Circolo.
Fu così che nel 1927, per ordine del governo venne sciolta
l’ A.S.C.I..
Nel 1931 le Scuole Comunali
divennero statali e così Intra
perse l’aiuto dei maestri Rosminiani. Si chiusero i Circoli
che non erano sotto le rispettive parrocchie, e anche il “San
Vittore” che era amministrato
da un Consiglio interno ad esso
venne chiuso.
Il Chiodo
Nel periodo di chiusura del
Circolo ai giovani che lo frequentavano era stato vietato di
portare
il
distintivo
dell’Associazione.
Allora i ragazzi decisero di
adottare come simbolo di riconoscimento u n chiodo: da allora “Ul Ciod” (“il chiodo”) divenne simbolo del nostro circolo. E’ un simbolo che tutt‘oggi
permane: per esempio il Re
Ciod, re del nostro carnevale si
chiama così proprio per questo
e porta sempre con se un chiodo (basta vedere la foto qui a
fianco).
Il San Vittore fu riaperto dopo essere stato “acquistato”
come bene della Parrocchia di
San Vittore. Le Associazioni
Cattoliche vennero sciolte e solo qualche tempo dopo l’Azione
Cattolica riprese le attività e
così il San Vittore riprese la sua
armoniosa vita quotidiana.
Monsignor Bozzini
In quegli anni ad Intra vi era
il parroco Monignor Bozzini,
uno dei più lodevoli fra i Prevosti di Intra, che diede il massimo per riportare il “San Vittore” agli antichi splendori, alzando il caseggiato di un piano
(dove abita oggi Don Fabrizio)
e rispettando il glorioso passato del Circolo senza mai interferire nella vita interna se non
per consigliarla a migliorare.
Il nostro Circolo continuava
ad essere il “primo” della Diocesi, stimato, benvoluto ed amato da tutto il popolo della
zona.
Si narra che il Vescovo Gamba (che poi divenne Arcivescovo di Torino), diede precedenza
ad una riunione con il consiglio
dell’oratorio e fece aspettare
una Principessa Reale.
Damiano Colombo, l’ultimo
Re Ciod con in mano
l’inseparabile Chiodo
IL PERSONAGGIO
LO SCOUTISMO
Organizzazione interna
L’organizzazione interna del
“San Vittore” dopo i fatti del
1931, si reinstaurò:
Vi era innanzitutto il Consiglio della G.I.A.C., vero motore
del Circolo, elettivo fra tutti i
soci e comprendente inoltre un
rappresentante delle varie categorie: Aspiranti, Pre-Ju, Juniores-Studenti, Juniores Lavoratori, Seniores;
Il Consiglio della GIAC formava poi il Consiglio del Circolo che era completato da un
rappresentante per ogni attività che si svolgeva all‘interno:
Filodrammatica, Oratorio, Unione Uomini Cattolici e Audax.
Il Presidente della G.I.A.C.
era di diritto Presidente del
Circolo.
Ad entrambi i Consigli partecipava l’Assistente Ecclesiastico (l’equivalente di don Fabrizio) che pur non avendo formalmente potere, di fatto condizionava con la Sua alta Autorità l’andamento dei Consigli
stessi (esattamente come don
Fabrizio) che erano peraltro
sempre presieduti dal Presidente del Circolo (cui competeva la nomina del Segretario) o
in Sua assenza dal Vice Presidente (scelto fra i membri del
Consiglio stesso).
Altra figura di notevole peso
era il Cassiere, cui competeva
l’Amministrazione finanziaria
del Circolo.
Nel 1939 arrivò la Seconda
Guerra Mondiale che ovviamente ebbe riflessi sulla vita
della nostra città e del nostro
Oratorio.
Nel 1919 nel nostro Oratorio viene costituita l’ASCI,
l’Associazione Scautistica Cattolica Italiana, che da quel momento condivide col Circolo luoghi e momenti di incontro.
Certo, non è un personaggio inteso in senso fisico, ma val la pena approfondire un po’ la conoscenza di questo movimento
Lo Scautismo (o Scoutismo, dall’inglese “scout”, esploratore) è,
nel suo complesso, un movimento educativo di giovani creato
nel 1907 (pochi anni prima di venir fondato nel nostro Oratorio)
che si propone la formazione della persona secondo i principi
ed i valori definiti dal suo fondatore Lord Robert Baden-Powell.
Lo scoutismo è oggi un movimento presente ed organizzato in
216 paesi e territori con oltre 38 milioni di membri.
E’ il movimento giovanile più numeroso al mondo e con la
maggior diffusione territoriale in ogni tipo di etnia, cultura e religione.
Diffusosi velocemente in tutto il mondo immediatamente dopo
la sua fondazione, durante la seconda guerra mondiale, lo scautismo è stato sciolto in molti paesi europei vittime del nazismo
e dal fascismo. Durante gli anni dello scioglimento, gli ideali ed
i valori del movimento scout sono stati tenuti in vita da adulti e
giovani che hanno partecipato alla guerra di liberazione nei vari
movimenti della Resistenza europea. In Italia, negli anni dal
1926 al 1943 (il periodo chiamato della “Giungla silente”), centinaia di scout hanno continuato la loro attività in clandestinità
e partecipato alla Resistenza.
All'alba della Seconda Guerra Mondiale si incitarono i capi a
continuare il loro servizio di educatori e a sviluppare nei ragazzi
il senso di pace e fratellanza internazionale: anche se l'aspetto
più spettacolare del loro lavoro, rimase sospeso per la durata
della guerra, vi è sempre l'altra importante parte del programma, che consiste nel dare ai ragazzi, con l'esempio e con la pratica, l'abitudine alla buona volontà, tolleranza e comprensione
verso gli altri. Baden Powell stesso pronunciò queste parole: "Queste qualità, se radicate nei nostri scouts d'oggi, renderanno in futuro la guerra un fenomeno inconcepibile, perciò non
scoraggiamoci!". Ci si sarebbe aspettati che la morte del suo
fondatore, che fu capo ed inspiratore incontrastato, e la guerra
avessero posto definitivamente fine al movimento, ma invece
non fu così.
Lo scautismo dal dopoguerra ha infatti continuato a diffondersi
e a crescere non solo in quantità, ma sopratutto in qualità.
La complessa struttura dell'organizzazione mondiale dello scautismo non ha fatto perdere al movimento le sue caratteristiche
di dinamicità e di adattabilità alle diverse realtà locali.
Nel terzo mondo lo scautismo è concretamente impegnato in
opere di bonifica, di alfabetizzazione, di educazione ed assistenza sanitaria. Non si tratta però solo di elargire contributi, si
cerca invece di intrecciare un reale rapporto umano tramite la
conoscenza e la condivisione della vita locale; l'obiettivo finale è
quello di rendere autonomi i paesi che vengono aiutati.
L'impegno dello scautismo nel campo della pace e della cooperazione è sottolineato dai numerosi riconoscimenti ricevuti dall'organizzazione mondiali. Anche nel campo dell'integrazione
dei disabili il movimento ha lavorato molto negli ultimi anni,
conseguendo notevoli risultati.
Basket
Come tutti sanno in Italia lo
sport più diffuso è il calcio,
ma non c’è solamente lui!
Tanti ragazzi, anche del nostro Oratorio, provano a cimentarsi in discipline magari
meno note (e pubblicizzate)
ma altrettanto piacevoli e
formative.
Già perché lo sport (se fatto
bene) è utilissimo a far crescere chi lo pratica.
Scopriamo insieme dunque
gli “altri sport”, iniziando dalla
pallacanestro.
BASKET,
GIOCO DI SQUADRA
E INDIVIDUALITÀ
DI JOEL GUNELLA
Quando mi e stato proposto
di scrivere questo articolo, ho
avuto subito un sacco di idee e
progetti per poterlo fare al meglio.
Motivo? Il basket é… IL
MIO SPORT, quello che mi
fa sognare, mi accompagna, mi stimola, mi appassiona... E quindi non riuscirò
a parlarne in modo imparziale,
distaccato, a solo scopo informativo. E’ molto probabile invece, che ci metterò un po’ tanto del mio…
Spero di non divagare troppo
e di trasmettere a chi avrà voglia di leggere questo articolo il
sentimento che provo per questo sport.
Prima però una breve parentesi con un po’ di storia.
La pallacanestro (in americano: “BASKETBALL”) nasce
appunto oltreoceano verso la
fine del 1891 a Springfield una
piccola cittadina dello stato del
Massachussets.
Nel 1892 le sue prime 13 regole vengono pubblicate sul
giornale di una scuola di questa città… con il titolo più banale che si possa immaginare:
UN NUOVO GIOCO.
Da quel momento, il basket
compie però passi da gigante...
Nel 1904 ha luogo un torneo
dimostrativo in occasione delle
Olimpiadi di Saint Louis, ma
solo nel 1936 viene ammesso
come sport ufficiale dei giochi
olimpici.
Nel 1931 nasce la FIP (Federazione Italiana Pallacanestro)
e trent’anni dopo, nel 1960, alle Olimpiadi di ROMA l’Italia
riesce a battere i maestri statunitensi.
Grazie alla visione di questo
avvenimento di grande spettacolo, seguito da milioni di telespettatori, il basket continua a
diffondersi in Italia e nel Mondo, poi, nel 1989 il basket abbatte la barriera tra il professionismo riconosciuto dall’
NBA e il dilettantismo della
FIBA (Federazione mondiale
della pallacanestro).
Il basket è il secondo sport più
diffuso dopo il calcio, assieme
all’atletica leggera.
E’ lo sport di squadra per antonomasia perchè, anche se le
dimensioni del campo sono ridotte rispetto a quello da calcio
o da rugby o da baseball, que-
sto sport richiede un continuo
movimento...
LE REGOLE DEL BASKET
Ecco qualche informazione
per chi, spero pochissimi, non
conosce questo sport…
Lo scopo del gioco è fare più
centri possibili nel canestro avversario, un anello di ferro
messo in cima a una struttura
metallica, ma rivestita di materiale morbido per evitare lesioni accidentali ai giocatori. Il cesto è posizionato a un altezza
di 3,05metri da terra fissato ad
un rettangolo di plexiglas
chiamato tabellone.
Ogni partita dura 40 minuti
suddivisi in quattro quarti di 10
minuti ognuno (in America
però un quarto dura 12 min).
Vince la squadra che realizza
più punti e ogni canestro realizzato vale uno, due o tre punti a seconda della posizione da
cui il giocatore tira.
Se le squadre, ai termini dei
tempi regolamentari, fossero in
parità, si riprende il gioco con i
tempi supplementari e si continua la partita finché non si
sancisce un vincitore, infatti, a
differenza del calcio o di altri
sport, c’è sempre una squadra
che vince e una che perde: non
esistono pareggi .
Si gioca con 5 giocatori in
campo e le riserve in panchina.
Il campo è lungo 28 metri e
largo 15.
Il terreno di gioco è costituito
(nella maggior parte dei casi e
nei migliori campi) da parquet
sul quale sono disegnate le linee che delimitano la metà
campo, la linea da tre punti,
l’area.
Chi gioca a basket sa che non
si sta mai fermi, perché non è
previsto che un giocatore stia
fisso in attacco e uno fisso in
difesa o uno in mezzo al campo, ma tutti stanno in attacco o
tutti in difesa.
Bisogna in sostanza stare
sempre essere attenti a seguire
il gioco perché ogni azione di
un singolo giocatore è importane e può rivelarsi fatale o miracolosa per la squadra (nel
calcio, invece, il portiere e i difensori guardano i propri compagni in attacco stando fermi
nelle loro zone) perciò, da
quando l’atleta entra in campo,
fino alla sua uscita, sarà in perenne movimento e sottoposto
a sforzi.
Per non parlare poi di quando la squadra si trova a difendere. E’ in questa fase che emergono (forse ancor più che
in quella di attacco) le capacità
di sacrificio e di determinazione di ogni singolo giocatore,
che però hanno un senso se inserito in un meccanismo di
squadra.
Anche se il gioco di squadra è
fondamentale, pure nel basket
le singole individualità sono
importanti ed hanno possibilità
di emergere (se messe al servizio della squadra).
Infatti, anche se gli spazi sono ridotti e il numero di giocatori é basso, ciò non significa
che non ci possa essere ”l‘uno
contro uno”.
Anzi, le azioni sono un continuo susseguirsi di iniziative
individuali, di giocate, tiri, azioni inventate dal giocatore
che in quel momento si trova
in posizione favorevole o è costretto a prendere un’iniziativa
perché stanno scadendo i “secondi” (ogni azione può durare
al massimo 24 secondi se no la
palla passa agli avversari).
Anche nel basket come in altri sport ci sono dei ruoli che
dipendono dalle doti tecniche,
ma soprattutto dalla corporatura del giocatore: infatti, di
solito, i giocatori di bassa statura tendono a giocare fuori
dalla linea da tre e impostano
l’azione grazie alla loro capacità di manovrare la squadra per
la rapidità e destrezza del loro
palleggio, per la qualità dei loro passaggi; i giocatori più alti
stanno sotto canestro e hanno
il compito di segnare e di recuperare palloni andando a rimbalzo. Altri ancora, vengono
posizionati su zone attorno al
canestro avversario perché
hanno un grande tiro dalla
lunga distanza e cosi via.
Ogni giocatore quindi mette
a disposizione le proprie qualità fisiche, atletiche e tecniche
per il bene della squadra.
Conclusioni: ai ragazzi che si
vogliono accostare a questo
sport (ma in generale quelli di
squadra), a partire dai più piccoli del settore giovanile, consiglio sempre di considerare gli
allenamenti e le partite come
un divertimento, come un piacevole modo di passare il tempo in compagnia, di andare in
campo e di giocare con il sorriso in faccia con la voglia di aiutarsi, imparare insieme e magari anche a provare la scossa
che dà una bella vittoria.
Se non si è contenti, se non
siamo felici dello sport che
stiamo praticando, non vale la
pena di faticare e di correre.
Andrea Bargnani,
22enne giocatore italiano, dallo scorso anno gioca in NBA
nei Toronto Raptors
Le facce brutte di quando si
sbaglia, di quando si perde, lasciamole alle persone che giocano a basket come professione
e che vengono pagati per vincere. Loro possono essere arrabbiati e avere il muso o essere
delusi ma noi no, perché per
noi ragazzi vengono prima il
divertimento, la voglia e tanta
tanta passione.
… I LOVE THIS GAME ...
SEGUIRE IL BASKET
Per seguire il basket italiano e
NBA, potete sintonizzarvi su
SKY SPORT, SPORTITALIA
o RAISPORTSAT.
Purtroppo se non avete la parabola attualmente non potete seguire il basket in tv.
Se volete vedere il basket dal vivo (e non volete andare lontano), vi consigliamo di andare al
Palasport di Verbania o a quello
di Castelletto, dove giocano le
squadre di Omegna e (appunto)
Castelletto, entrambe impegnate
nel campionato di B1 (la terza
serie dopo la LegaA e la Lega-
- L’UOMO CHE GUARDAVA L E NUVOLE di Eros Ramazzotti
Nuova puntata di questa rubrica a cui molti lettori sono affezionatissimi.
In tanti hanno apprezzato anche l’idea di
affidare l’incarico di commentare i testi ai
giovani redattori del giornalino, capaci di
portare una certa freschezza e un tocco di
novità a questa rubrica.
Questo mese è il turno di Alessandra Loraschi che ci presenta “L’uomo che guardava le nuvole” di Eros Ramazzotti.
- L’UOMO CHE GUARDAVA LE NUVOLE Autore: EROS RAMAZZOTTI
Album: STILE LIBERO
Anno: 1993
IL COMMENTO DI ALESSANDRA LORASCHI
Anticipo dicendo che non sono molto
pratica a scegliere canzoni… scusate!
Però, ascoltando un CD, ho pensato che
questa canzone di Eros Ramazzotti, un minimo di senso ce l’ha…
Questo l’ho pensato soprattutto ascoltando la frase: “Forse perché ognuno vede
solo ciò che vuol vedere, un po’ come la verità”.
Io l’ho conosciuto bene, l’uomo che guardava
le nuvole.
ci vedeva tante cose, in tutte quelle strane
forme lui,
ci vedeva un mondo nuovo, come un sogno lì
da prendere,
ma non ci arrivava mai…
Mi ricordo che un bel giorno, c’era un
nuvolone candido.
Io gli dissi: “Sembra un orco”, mentre a lui pareva un angelo…
Forse perché ognuno vede, solo ciò che vuol
vedere poi…
un po’ come la verità…
E’ una storia come un’altra,
Forse qualcuno l’ha sentita già.
Si può cambiare oppure sempre uguale sarà
la storia dell’umanità…
E di nuvole ne sono passate ormai…
e ne passeranno ancora più che mai da qui.
Ne passeranno sì
Ora che sarà più vecchio, quel mio amico cuore nobile.
Cosa vede nel suo specchio, questo gli volevo
chiedere.
Ma mi han detto che si è perso…
Nel limpido di un cielo teso e ormai
più nessuno sa dov’e.
Io l’ho conosciuto bene, l’uomo che guardava
le nuvole
Forse per bisogno d’amore, forse per bisogno
di favole
E’ che ognuno infondo crede solo a ciò che
vuole credere
…un po’ come la verità…
E’ una storia come un’altra,
Forse qualcuno l’ha sentita già.
Si può cambiare oppure sempre uguale sarà
la storia che ognuno nel tempo vivrà…
Si può cambiare oppure sempre uguale sarà la
storia dell’umanità..
E di nuvole ne sono passate ormai..
e ne passeranno ancora su di noi..
.. ancora su di noi..
E questo già fa pensare a quante volte ci
è capitato di fare caso solo alle cose che vogliamo noi, a dare importanza solo alle cose
che vogliamo noi, a credere solo nelle cose
che vogliamo noi.
Sì, come concetto non è molto “di esempio” verso gli altri, però effettivamente alla
fine è capitato a tutti di mettere al primo
posto i propri interessi.
“L’uomo che guardava le nuvole” si concentra soprattutto nel descrivere la fantasia
e i pensieri che un uomo ha guardando il
cielo, le nuvole; “ci vedeva un mondo nuovo, come un sogno lì da prendere.. ma non
ci arrivava mai…”.
Alla fine il cantante si chiede perché
l’uomo ci trova così tante cose guardando
delle semplici nuvole, e la sua ipotetica risposta
è
questa:
“Forse
per
bisogno
d’amore, forse per bisogno di favole”…
E fa così capire che anche la più semplice cosa che ci circonda ogni giorno (come in
questo caso il cielo), può diventare un “rifu-
Una foto di Eros Ramazzotti, cantante romano
nato il 28 ottobre 1963 e lanciato dalla vittoria
nella "sezione giovani"del Festival di Sanremo del
1984 con la canzone "Terra promessa”.
La vittoria tra i big a Sanremo nel 1986 con
"Adesso tu" conferma la popolarità del giovane
Ramazzotti in Italia, cui fa seguito un notevole
interesse delle platee internazionali che dura
ancora oggi.
Oggi Ramazzotti rimane uno dei cantanti italiani
più in vista nel mondo, e ciò è testimoniato anche
dalle numerose collaborazioni con cantanti di vasta fama internazionale tra i quali Anastacia,
Cher, Tina Turner e (recentemente) Ricky Martin
gio” per far volare
la nostra fantasia…
Quindi,
se
volete un aiuto per
trovare il VOSTRO
RIFUGIO,
prendete
spunto
da questo “uomo
che
guardava
le
nuvole”,
quantomeno
ascolterete
una
canzone piacevole,
perché
(almeno
secondo
il
mio
parere) è davvero
davvero carina!
Per non dimenticare…
Ecco l’elenco completo delle canzoni scelte nel corso di questi anni
1 Jovanotti - La linea d’ombra (ELISA MANCA)
2 Francesco de Gregori – La storia (SILVIA LUCHETTA)
3 Jovanotti – Buon anno (DENNIS CERETTI)
4 Vasco Rossi – Canzone (GIANNI CERULLO)
5 Ligabue – Almeno credo (MARCO ROLLA)
6 Francesco Renga – Tracce di te (ANNA VISCONTI)
7 Giorgia – Un posto migliore (ELISA PARISI)
8 Laura Bono – Tutto ha una spiegazione (ALICE GAGLIARDI)
9 Eros Ramazzotti – Favola (SIMONA GAGLIARDI)
10 Fabio Concato – Tienimi dentro di te (LUCIO VARRIALE)
11 Bon Jovi – Welcome to wherever you are (ANNALISA RECCHIA)
12 – F. S. Key – The Star – Spangled banner (Inno USA) (ANNA BONISOLI)
13 – Tiromancino – Imparare dal vento (STEFANIA MAI)
13 Celine Dion – Let’s talk about love (SARA ORSI)
14 Vasco Rossi – Liberi liberi (MIRKO PRAMPARO)
15 Marco Masini – T’innamoreai (VALENTINA GUIDA)
15 Eros Ramazzotti – L’uomo che guardava le nuvole (ALESSANDRA LORASCHI)
Sempre più spesso i ragazzi
del giorno d’oggi, i gggiovani, utilizzano parole o espressioni sconosciute o con un significato diverso da quello
tradizionale.
Questo slang può rimanerci
oscuro finché i gggiovani
conversano fra loro, ma
quando si rivolgono a noi
come fare a comprenderli?
Come riuscire ad essere sulla
stessa lunghezza d’onda?
La risposta è questa nuova
rubrica (avrà mai un seguito?), che dà modo di arricchire il nostro lessico con
nuovi termini, molti dei quali li
riterrete scrausi, ma indispensabili per starci dentro nel
mondo d’oggi.
“Non ci sto più dentro, ha parlato così tanto che mi ha completamente asciugato”.
E’ anche usato relativamente
a una situazione o a una cosa
non gradita oppure ripetuta eccessivamente. Es: “Andare a
scuola mi asciuga”, “Il corso di
nuoto
mi
asciuga”:
in
quest’ultimo esempio è simpaticamente evidente il contrasto
con il senso che il termine asciuga ha nella lingua italiana,
perché, per chi non lo sapesse,
facendo nuoto ci si bagna.
A CURA DI MARCO ROLLA
BELLA – Esclamazione. Sostituisce il “ciao” o “arrivederci” della lingua italiana, rispetto ai quali aggiunge una notevole carica di entusiasmo. E’ la
forma contratta della più antica espressione originale “bella
lì”. Es: “Bella raga, come butta?” (in it. Ciao ragazzi, come
va?), “Ma bella Pigi, dov’eri finito?”. Al contrario della lingua
italiano non esiste la forma
maschile bello.
ASCIUGARE – Eliminare un
individuo di ogni suo liquido
vitale, rendendolo esausto e
privo di forze. Usato solitamente a riguardo di una conversazione, o ad ogni modo in
qualunque occasione in cui
l’ascoltatore è annoiato, stancato o semplicemente disinteressato alle parole dell’interlocutore, che nel caso asciuga.
Es: “Ieri ho incontrato il Buzzi
e dopo due minuti mi aveva già
asciugato”, “Oh Gigio basta
parlare, mi hai asciugato!”,
“Non ce la faccio a stare in
classe, i prof mi asciugano!”,
BRUTTO – Nel gergo dei
gggiovani viene usato indifferentemente con preposizioni o
verbi.
1) Come rafforzativo è utilizzato per comunicare un senso
di importanza o grandezza fuori dal comune. Es: “Quella tipa
mi sveglia l’ormone di brutto”,
“Sta macchina tarella di brutto”. È interessante notare come
non esista la forma femminile
brutta.
2) Per indicare l’entusiasmo
con cui ci rapporta a una data
situazione o per dare un giudizio estremamente positivo, in
DIZIONARIO
FONDAMENTALE
GGGGIOVANILE
contrasto con la connotazione,
ormai superata, che assume
nella lingua italiana. Es: “Il
film mi è piaciuto di brutto”,
“La Sharon è bella di brutto”:
in quest’ultimo esempio il termine bella è ovviamente in italiano. Si nota inoltre che, a differenza di quanto avviene in
italiano, come si è visto i termini bella e brutto non sono
contrari, cosa che avrebbe reso
senza senso l’esempio proposto.
Pop. Volg. Bbrutto, con due
B, costituisce un rafforzativo
del rafforzativo, adoperato però solo in situazioni molto informali: “Oh ma quanto è grosso il Rudy?? Mischia è grosso
di bbrutto!”
Sinonimo: di bestia.
PAURA – Al contrario della
lingua italiana paura significa
gaudio, giubilo. È rivolto in
forma impersonale alla situazione o all’oggetto in questione,
per esprimere un giudizio oltremodo positivo, entusiastico,
per dare il benestare a proposte
o condizioni o per dare il via a
qualcosa. Es: “Rambo III è un
film paura”, “Andiamo in piazza? Paura!”, “Va che giornata
paura, andiamo in spiaggia!”,
“E’ pronta la pasta – paura!”
(in questo caso sostituisce
buon appetito e dà il via al
pranzo).
Pop. Paiura. Questa forma,
arricchita della lettera “i”, è utilizzata come rafforzativo esclusivamente nel caso si voglia
manifestare senza dubbio alcuno l’entusiasmo per qualcosa
o qualcuno. Es: “Hai visto che
minigonna quella tipa? Paiura!”
Forme analoghe a paura sono: panico, utilizzato quando al
giudizio molto positivo si aggiunge dello stupore. Es:
“Guarda che arcobaleno da panico!”.
STARCI DENTRO – 1) In italiano si potrebbe tradurre in
“essere consoni”, in varie accezioni: una persona che ci sta
dentro (contratto ci sta), è una
persona in gamba, simpatica,
che sa il fatto suo, appropriata
e in generale apprezzata. Nasce
come negazione della vecchia
espressione “essere out”: una
persona che non è out ci sta
dentro, e anche di brutto.. Es:
Don Fabrizio, nonostante sia
un prete e per di più di Gravellona, ci sta dentro”.
2) Per esprimere consenso o
per sottolineare l’adesione a
una proposta o a una situazione. In forma negativa, non
starci dentro, esprime un rifiuto a una proposta o a una situazione, ma anche una incapacità o una deficienza. Es: “Ti
va di andare a fare un giro? Ok,
ci sto dentro.”, “C’è da andare a
prendere il Dodi alla stazione,
vai tu? Ci sto dentro.” Neg.: “
Oh raga, non ci sto più dentro
con sto sudoku”, “Non ci sto
più dentro, ora gli apro il naso
col casco!”
Pop. cisti, anche associato ai
rafforzativi power e/o di bestia. Es: “Domani andiamo al
centro commerciale a vedere le
tipe? Cisti power di bestia!”
10 COSE DA NON FARE CON…
MARCO ROLLA
di Pa.Ri.
Ecco dieci cose che non dovete assolutamente fare se
c’è Marco Rolla nei paraggi
1 – Lamentarvi del clima e del surriscaldamento globale.
Una volta ha dichiarato: “L’unica cosa buona dei movimenti contro il surriscaldamento globale è che organizzano i concerti coi cantanti famosi”
2 – Dire che Kakà non è il più grande calciatore di
tutti i tempi.
Attenzione: non basta dire che Kakà è forte.
3 – Farlo salire su un autoveicolo nel posto passeggeri a fianco del guidatore
Disturba (eufemismo)
4 – In caso di violazione della regola n. 3, chiedergli
di mettere un po’ di musica
Costituisce aggravante. Nella migliore delle ipotesi non
sentirete una canzone per intero, nella peggiore sentirete sempre la stessa per tutto il viaggio.
5 – Dargli in mano un qualsiasi oggetto.
Difficilmente lo avrete indietro nelle condizioni in cui
glielo avete lasciato.
6 – Parlargli male dei seguenti personaggi: Kakà,
Robbie Williams, Fabri Fibra, Serginho, Cristiano Malgioglio e Diego Dugaro.
Potrebbe mordere
7 – Lamentarvi del fatto che all’estero fanno una colazione abbondante rispetto alla nostra.
Comincerà infatti un monologo di mezz’ora per spiegarvi che solo in Italia la colazione si fa così ridotta.
E chissenefrega ribatto io
8 – Durante un pasto offrirgli del formaggio.
Si innervosisce. E’ ammesso offrirglielo solo se non ha la
forma di formaggio, nel dubbio comunque evitate.
9 – Parlare bene di uno dei seguenti personaggi: Neffa, Shevchenko, Chiacig, Pippo Franco e Rombaldoni
Sono dolori…
10 – Nel gioco della Torre buttare Topolino e non Paperino
Non perché apprezzi Topolino ma perché odia Paperino.
Il motivo del risentimento risale a qualche anno fa,
quando ad Eurodisney Paperino gli pestò il ditone di un
piede mentre era intento ad osservarlo firmare autografi ai bambini.
CURIOSITÀ
DAL MONDO
Scopri alcune simpatiche curiosità con questa rubrica un
po’ sbarazzina ed irriverente
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A CURA DI ILARIA TAVOLAZZI
Per questo mese vi diletterò
con queste curiosità.
Perché magari ogni tanto vi
chiedete: “Ma perché si dice
così?”… “Da dove deriva questo modo di dire?”
Eccomi qua pronta per darvi
una risposta!!!
1) PERCHE’ IL DIMINUTIVO DI GIUSEPPE E’
PEPPE O PEPPINO?
Nei conventi,
durante la lettura delle Sacre Scritture,
quando ci si
referiva a San
Giuseppe
si
Giuseppe
Fanari
diceva "Pater
Putatibus",
abbreviato in P.P.. Ecco perché
il più comune minutivo di Giuseppe è Peppe o Peppino
2) DA
DOVE
NASCE
L’ESPRESSIONE “OK”?
Durante la guerra di secessione americana, quando le
truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia,
veniva scritto su una lavagna il
numero dei soldati caduti; se
non c'erano state perdite, si
scriveva "0 killed" (“nessuno
ucciso”), da cui l'espressione
“OK” nel senso di "tutto bene".
3) CHI SONO I RE DELLE
CARTE DA GIOCO?
Ciascun
Re
delle carte da
gioco rappresenta un grande Re
della
storia:
- Picche: Davide
- Cuori: Carlo Magno
- Fiori: Alessandro il Grande
- Quadri: Giulio Cesare
4) LE INVENZIONI DELLE
DONNE
I giubbotti antiproiettili, le uscite antincendio, i tergicristallo e le stampanti laser hanno
una cosa in
comune: sono stati tutti
inventati da
donne.
Quando ho
proposto di
mettere questa curiosità
il “direttore”
Federica
Anceschi.
Paolo Ricci
Lei non ha
me l’ha sconancora invensigliato,
tato nulla
perché – dice
lui – se ne deduce che tutto il
resto è stato inventato dagli
uomini… ah Paolo!!!
5) PERCHE’ E’ IMPOSSIBILE STARNUTIRE CON
GLI OCCHI APERTI?
E' impossibile starnutire con
gli occhi aperti (... ci state provando?!)
PERCHE? (ditemelo voi!!!...
Questo era carino quasi quanto
le freddure di Gianni!!)
6) QUAL E’ L’ANIMALE IN
PROPORZIONE
PIU’
FORTE?
La formica. L’animaletto può
sollevare pesi pari a 50 volte
quello del suo corpo, e spingere
oggetti 30 volte più pesanti di
lei. Ah, cade sempre sul fianco
destro quando è inebriata.
Chissà se ho soddisfatto la
vostra curiosità?!