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Che – Cheggia
che (cf. ch’,
ch’
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che’)
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degli afflitti: e come
uno di quegli.
Per ciò
amore, forse piú assai
quantunque appo coloro
il quale, per ciò
tempo stare, piú di noia
laudevoli consolazioni,
quelle essere avvenuto
evidente, o pericolo
si diminuí in guisa,
lasciato quel piacere
pelaghi navigando; per
per morte.
E per ciò
la gratitudine, secondo
di volere, in quel poco
si può, in cambio di ciò
che io ricevetti, ora
posso, e se non a coloro
o conforto
piú alle vaghe donne
piú di forza abbian
palesi coloro il sanno
li quali non è possibile
in quelle conviene
non è rimossa: senza
sono molto men forti
uomini a sostenere; il
passar quello, per ciò
Adunque, acciò
e rifugio di quelle
che amano, per ciò
o parabole o istorie
le già dette donne,
cognoscere quello
che sia da fuggire e
di noia non credo
intervenire.
Il
Il che se avviene,
avviene, che voglia Idio
fatta dall’autore, per
doversi quelle persone,
si ragiona di quello
pietose, tante conosco
a ciascuno
Ma non voglio per ciò
vi fia non altramenti
v’ho davanti promesso e
parte menarvi a quello
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che a ciascuna persona
che, dalla mia prima
che
che alla mia bassa
che discreti erano e alla
che a niuno convenevole
che bisogno non m’era
che io porto fermissima
che io non sia morto.
che seguir ne potesse,
che sol di sé nella mente
che egli è usato di
che, dove faticoso esser
che
che la gratitudine,
che io credo, trall’altre
che per me si può, in
che io ricevetti, ora che
che libero dir mi posso,
che me atarono, alli
che vogliam dire, possa
che agli uomini
che le palesi coloro il
che l’hanno provate: e
che sempre sieno allegri.
che con grave noia si
che elle sono molto men
che gli uomini a
che degli innamorati
che a loro, volendo essi,
che in parte per me
che amano, per ciò che
che all’altre è assai
che dire le vogliamo,
che queste leggeranno,
che sia da fuggire e che
che sia similmente da
che possano intervenire.
che se avviene, che
che voglia Idio che cosí
che cosí sia, a Amore ne
che cagione avvenisse di
che appresso si mostrano,
che piú aggrada a
che la presente opera al
che quella vide o
che questo di piú avanti
che a’ camminanti una
che forse non sarebbe da
che io desidero che per
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a quello che io desidero
fatto: ma per ciò
fosse la cagione per
cagione per che le cose
Dico adunque
medicina alcuna pareva
profitto: anzi, o
del malore nol patisse o
non conoscesse da
di maggior forza per ciò
a’ sani, non altramenti
cosa è a udire quello
che io debbo dire: il
stato veduto, appena
ardissi di crederlo, non
udito l’avessi.
Dico
da uno a altro,
all’uomo, ma questo,
visibilmente fece, cioè
spazio uccidesse.
Di
cosí fatta esperienza:
e imaginazioni in quegli
li quali avvisavano
e con quegli piaceri
d’ogni cosa all’appetito
che si potesse e di ciò
case faccendo, solamente
che cose vi sentissero
far di leggiere, per ciò
messe in abandono: di
lo straniere, pure
famiglie rimasi stremi,
con ciò fosse cosa
crudel sentimento, come
esser venuta.
E come
essemplo dato a coloro
E lasciamo stare
uomini e delle donne,
donna il suo marito; e,
e maschi e femine,
altro subsidio rimase
altra cosa servieno
davanti mai non udito:
suoi servigi uomo, qual
aprire non altramenti
avrebbe fatto, solo
il richiedesse; il
il che in quelle
minore onestà, nel tempo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che per cosí aspro
che, qual fosse la
che
che le cose che appresso
che appresso si
che già erano gli anni
che valesse o facesse
che natura del malore nol
che la ignoranza de’
che si movesse e per
che essa dagli infermi di
che faccia il fuoco alle
che io debbo dire: il che
che, se dagli occhi di
che
che io ardissi di
che di scriverlo,
che di tanta efficacia fu
che non solamente l’uomo
che è molto piú, assai
che la cosa dell’uomo
che gli occhi miei, sí
che, essendo gli stracci
che
che rimanevano vivi, e
che il viver
che aver poteano si
che si potesse e di ciò
che avveniva ridersi e
che cose vi sentissero
che lor venissero a grado
che ciascun, quasi non
che le piú delle case
che a esse s’avvenisse,
che uficio alcuno non
che l’aere tutto paresse
che per avventura piú
che questi cosí
che sani rimanevano,
che l’uno cittadino
che l’un fratello l’altro
che maggior cosa è e
che infermavano, niuno
che o la carità degli
che di porgere alcune
che niuna, quantunque
che egli si fosse o
che a una femina avrebbe
che la necessità della
che in quelle che ne
che ne guerirono fu forse
che succedette, cagione.
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seguio la morte di molti che per avventura, se
campati sarieno; di che,
che tra per lo difetto
la moltitudine di quegli che di dí e di notte
dí e di notte morieno, che uno stupore era a
era a udir dire, non che a riguardarlo.
Per
che a riguardarlo.
Per che,
che quasi di necessità,
oggi veggiamo usare, che le donne parenti e
e quivi con quelle che piú gli appartenevano
Le quali cose, poi che a montar cominciò la
sopravennero.
Per ciò che,
che non solamente senza
assai n’eran di quelli che di questa vita senza
de’ quali fosser piú che da un diece o dodici
di minuta gente (che
che chiamar si facevan
non a quella chiesa che esso aveva anzi la
miseria pieno: per ciò che essi, il piú o da
E assai n’erano che nella strada publica
e molti, ancora che nelle case finissero,
de’ lor corpi corrotti che altramenti facevano
di questi e degli altri che per tutto morivano,
mossi non meno da tema che la corruzione de’
non gli offendesse, che da carità la quale
bare, e tali furono che per difetto di quelle
fu una bara sola quella che due o tre ne portò
annoverare di quelle che la moglie e ’l marito
E infinite volte avvenne che
che, andando due preti
cosa pervenuta a tanto, che non altramenti si
si curava degli uomini che morivano, che ora si
uomini che morivano, che ora si curerebbe di
curerebbe di capre: per che assai manifestamente
manifestamente apparve che quello che il
apparve che quello che il naturale corso
de’ corpi mostrata, che a ogni chiesa ogni dí
delle chiese, poi che ogni parte era piena,
infino a tanto che della fossa al sommo
si pervenia.
E acciò che dietro a ogni
non vada, dico che cosí inimico tempo
star le castella, che simili erano nella
ma di consumare quegli che si trovavano presenti
con ogni ingegno.
Per che adivenne i buoi, gli
erano, senza essere non che raccolte ma pur
come razionali, poi che pasciuti erano bene
tornavano satolli.
Che piú si può dire,
città ritornando, se non che tanta e tal fu la
quella degli uomini, che infra ’l marzo e il
stati di vita tolti, che forse, anzi
giovani, li quali non che altri, ma Galieno,
compagni e amici, che poi la sera vegnente
miserie ravolgendo: per che
che, volendo omai
quella parte di quelle che io acconciamente
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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posso schifare, dico
degna di fede sentii,
la quale è questa:
che io non voglio
raccontate cose da loro,
le leggi al piacere
mostrate, erano non
parlari.
E però, acciò
E però, acciò che quello
quali la prima, e quella
molte volte avere udito
ragione è, di ciascuno
concedesi questo tanto,
volta è già addivenuto
prendere quegli rimedii
noi possiamo?
Ognora
per voi a quello di
mio, non altramente
schernendo per ciò
l’ombre di coloro
e non con quegli visi
quanto egli mi pare
ci sia rimasa altri
cose oneste a quelle
oneste non sono, solo
e di notte, quelle fare
lor porgono;
e non
faccendosi a credere
e non si disdica
E se cosí è,
manifestamente si vede,
che faccian noi qui,
noi qui, che attendiamo,
lente alla nostra salute
reputianci noi men care
legata al nostro corpo
noi siamo ingannate:
E per ciò, acciò
cadessimo in quello di
a voi quello se ne parrà
ottimamente fatto
quello piacere
altramenti ondeggiare
il quale, ancora
belle sono a riguardare
fresco, e di quelle cose
delle noie.
Per ciò
quanto vi sono piú
abbandonate: per ciò
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che,
che stando in questi
che nella venerabile
che io non voglio che
che per le raccontate
che seguono, e per
che allora, per le
che alla loro età ma a
che quello che ciascuna
che ciascuna dicesse
che di piú età era,
che a niuna persona fa
che ci nasce, la sua vita
che alcuna volta è già
che, per guardar quella,
che
che noi possiamo?
che io vengo ben
che ciascuna di voi
che se essere volessimo o
che sentono gli
che sono trapassati
che io soleva, ma con una
che niuna persona, la
E ho sentito e
che noi.
che oneste non sono, solo
che l’appetito le cheggia
che piú di diletto lor
che le solute persone, ma
che quello a lor si
che all’altre, rotte
che essere manifestamente
che faccian noi qui, che
che attendiamo, che
che sognamo? perché piú
che tutto il rimanente
che tutte l’altre? o
che quella degli altri
che bestialità è la
che noi per ischifaltà o
che noi per avventura per
che a me ne parrebbe: io
che noi, sí come noi
che noi potessimo, senza
che il mare, e d’alberi
che crucciato ne sia, non
che le mura vote della
che alla vita bisognano
che, quantunque quivi
che
che nella città rade le
che i nostri, o morendo o
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e festa prendendo
tempo può porgere, credo
dimorare in tal guisa,
non siam sopragiunte,
cose.
E ricordivi
l’onestamente andare,
"Donne, quantunque ciò
a farlo, come mostra
vogliate fare. Ricordivi
n’ha niuna sí fanciulla,
guida non prendiamo
prendiamo che la nostra,
e con meno onor di noi
a provederci avanti
Ciascuna di noi sa
parte morti, e gli altri
vanno fuggendo quello
saria convenevole; per
sí fattamente ordinarci,
non per ciò tanto
fosse l’età di colui
avea potuto amor non
predette sette, come
corsero di costoro,
da esse veduti; per
sorridendo: "Ecco
vermiglia per ciò
che l’una era di quelle
per Dio, guarda ciò
niuna altra cosa
a troppo maggior cosa
onesta dover tenere non
piú belle e piú care
non siamo.
Ma, per ciò
è loro essere d’alcune
ne sono innamorati, temo
concorde tutte dissero
intenzione e pregassersi
tener compagnia.
Per
congiunta, verso loro
per parte di tutte
essere beffati, ma poi
ma poi che videro
indugio all’opera, anzi
diedono ordine a ciò
si dilungarono da essa,
atte a curiosi bevitori
il vostro senno, piú
io non so quello
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che questo tempo può
che sia ben fatto a dover
che noi veggiamo, se
che fine il cielo riserbi
che egli non si disdice
che faccia a gran parte
che ragiona Pampinea sia
che voi vogliate fare.
che noi siamo tutte
che non possa ben
che la nostra, che questa
che questa compagnia non
che non ci bisognerebbe:
Disse
che cominciamo.
che de’ suoi son la
che vivi rimasi sono chi
che noi cerchiamo di
che, se alla nostra
che
che, dove per diletto e
che
che meno di venticinque
che piú giovane era di
che spegnere ma
che dell’altre alcune ne
che costoro furono da
che Pampinea allor
che la fortuna a’ nostri
che l’una era di quelle
che dall’un de’ giovani
che tu dichi. Io conosco
che tutta buona dir
che questa non è
che a noi ma a molto piú
Ma,
che noi non siamo.
che assai manifesta cosa
che qui ne sono
che infamia e riprensione
che essi fosser chiamati
che dovesse loro piacere
che senza piú parole
che fermi stavano a
che con puro e
che videro che da dovero
che da dovero parlava la
che quindi si partissono,
che a fare avessono in
che essi pervennero al
che a sobrie e oneste
che il nostro avvedimento
che de’ vostri pensieri
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porta della città allora
o voi mi licenziate
non d’altra maniera
fuggire.
Ma per ciò
Ma per ciò che le cose
lungamente durare, io,
nostra letizia, estimo
disporre.
E acciò
avere alcuna, dico
noi tutti sia: di quelli
quegli o quella
colui o a colei piacerà
suo arbitrio, del tempo
a uno alloro (per ciò
fatta reina, comandò
ciascun, disse: "Acciò
famiglia commetto e ciò
di Panfilo, voglio
apparecchieranno
donne intente vogliamo
vogliamo e comandiamo
che si guardi, dove
dove che egli vada, onde
onde che egli torni,
onde che egli torni, che
niuna novella altra
ciascun qui sia, acciò
cantando.
E poi
al suo uficio, per ciò
e con bicchieri
di ginestra coperta; per
quali cose, per ciò
con ciò fosse cosa
comandò la reina
danza a sonare;
per
maniera stettero tanto
d’andare a dormire: per
le donne le loro; per
spazio sonata nona,
è grande, né altro s’ode
su per gli ulivi, per
puote ciascuno, secondo
delle parti convien
ma novellando (il
a tutta la compagnia
dire una sua novelletta,
e per ciò, quando questo
del vespro quello faccia
prima giornata voglio
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io con voi poco fa me
che io per li miei
che se similmente tutti i
che le cose che sono
che sono senza modo non
che cominciatrice fui de’
che di necessità sia
che ciascun pruovi il
che a ciascuno per un
che seguiranno, come
che a colui o a colei
che quel giorno avrà
che la sua signoria dee
che assai volte aveva
che ogn’uom tacesse,
che io prima essemplo dea
che al servigio della
che di noi sia spenditore
che per Parmeno loro
che stieno e alla
che si guardi, dove che
che egli vada, onde che
che egli torni, che che
che che egli oda o vegga,
che egli oda o vegga,
che lieta ci rechi di
che per lo fresco si
che in quello tanto fur
che, entrati in una sala
che
che d’ariento parevano, e
che, data l’acqua alle
che
che belle e ordinate
che tutte le donne
che gli strumenti
che la reina con l’altre
che tempo parve alla
che, data a tutti la
che
che, spogliatesi,
che
che la reina levatasi
che le cicale su per gli
che l’andare al presente
che all’animo gli è piú
che si turbi senza troppo
che può porgere, dicendo
che ascolta diletto)
che il sole fia declinato
che io dico vi piaccia,
Le
che piú gli piace.
che libero sia a ciascuno
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quella materia ragionare che piú gli sarà a grado.
piacevolmente gli disse che con una delle sue
cosa è, carissime donne, che ciascheduna cosa la
le dea principio. Per che,
che dovendo io al vostro
cose incominciare, acciò che,
che quella udita, la
Manifesta cosa è che,
che sí come le cose
fallo né potremmo noi, che viviamo mescolati in
mescolati in esse e che siamo parte d’esse,
in noi non è da credere che per alcun nostro
di coloro impetrata che,
che sí come noi siamo,
pieno, discerniamo, che,
che non potendo l’acume
avvien forse tal volta che,
che da oppinione
facciamo procuratore che da quella con etterno
del pregator riguardando che alla sua ignoranza o
beato, essaudisce coloro che ’l priegano.
Il che
che ’l priegano.
Il che manifestamente potrà
Ragionasi adunque che essendo Musciatto
alcuna fidanza avere, che opporre alla loro
il quale, per ciò che piccolo di persona
sappiendo li franceschi che si volesse dir
dir Cepparello, credendo che ‘cappello’, cioè
a dir venisse, per ciò che piccolo era come
de’ suoi strumenti, come che pochi ne facesse,
ne facesse, fosse altro che falso trovato; de’
piú volentieri in dono che alcuno altro
cosa, sí come colui che piú che alcuno altro
sí come colui che piú che alcuno altro era
del contrario piú che alcuno altro tristo
con quella coscienza che un santo uomo
e bevitor grande, tanto che alcuna volta
il piggiore uomo forse che mai nascesse. La cui
perciò, con ciò sia cosa che tu niente facci al
quella parte di ciò che tu riscoterai che
di ciò che tu riscoterai che convenevole sia.
Ser Ciappelletto, che scioperato si vedea e
e lui ne vedeva andare che suo sostegno e
si diliberò, e disse che volea volentieri.
volea volentieri.
Per che,
che convenutisi insieme,
e fare quello per che andato v’era, quasi
onoravano molto, avvenne che egli infermò. Al
venir medici e fanti che il servissero e ogni
aiuto era nullo, per ciò che il buono uomo, il
vivuto, secondo che i medici dicevano,
in peggio come colui che aveva il male della
il male della morte; di che li due fratelli si
a ragionare.
"Che
Che farem noi diceva
alle mani: per ciò che il mandarlo fuori di
senno, veggendo la gente che noi l’avessimo
aver fatta cosa alcuna che dispiacer ci debbia,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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stato sí malvagio uomo,
son tanti e sí orribili,
n’avverrà, per ciò
frate né prete ci sarà
né possa assolvere: per
e sí per la volontà
a ciò le persone: di
aver gl’infermi, udí ciò
loro: "Io non voglio
danno. Io ho inteso ciò
avete e son certissimo
fatte a Domenedio,
e valente frate, il piú
e’ miei in maniera
maniera che starà bene e
I due fratelli, come
santo e savio uomo
d’un lombardo
domandò quanto tempo era
quale ser Ciappelletto,
almeno una volta, senza
che assai sono di quelle
confesso piú; è il vero
piú; è il vero che poi
che poi che io infermai,
tanta è stata la noia
per innanzi; e veggio
volte né sí spesso,
di tutti i miei peccati
io mi ricordassi dal dí
nacqui infino a quello
priego, padre mio buono,
a queste mie carni
loro, io facessi cosa
disposta mente: e poi
di fare il contrario
altri son quegli
e molte volte; per ciò
che, con ciò fosse cosa
digiuni delle quaresime
in pellegrinaggio,
migliore il mangiare
che non pareva a lui
e per ciò io non voglio
piú la conscienza tua
confortarmi: ben sapete
ben sapete che io so
che io so che le cose
"E io son contento
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che egli non si vorrà
che il simigliante
che frate né prete ci
che ’l voglia né possa
che, non assoluto, anche
che
che hanno di rubarci,
che noi in ogni guisa
che costoro di lui
che voi d’alcuna cosa di
che di me ragionato avete
che cosí n’averrebbe come
che, per farnegli io una
che
che aver potete, se alcun
che starà bene e che
che dovrete esser
che molta speranza non
che udisse la confessione
che in casa loro era
che egli altra volta
che mai confessato non
che assai sono di quelle
che io mi confesso piú; è
che poi che io infermai,
che io infermai, che son
che son passati da otto
che la infermità m’ha
che, poi sí spesso ti
che
che io sempre non mi
che io mi ricordassi dal
che io nacqui infino a
che confessato mi sono; e
che cosí puntalmente
che, faccendo agio loro,
che
che potesse essere
che a ser Ciappelletto
che non abbiam noi e
che sotto alcuna regola
che, con ciò fosse cosa
che
che egli, oltre alli
che nell’anno si fanno
che fanno i gran bevitori
che non pareva a lui che
che dovesse parere a chi
che tu ne gravi piú la
che bisogni. A ogni uomo
che io so che le cose che
che le cose che al
che al servigio di Dio si
che cosí ti cappia
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peccato disiderando piú che il convenevole o
o tenendo quello che tu tener non dovesti?
Padre mio, io non vorrei che voi guardasti perché
Ma voi dovete sapere che mio padre mi lasciò
poveri di Dio, quello che guadagnato ho, ho
il mio Creatore aiutato, che io ho sempre di bene
"cotesto vi dico io bene che io ho molto spesso
state assai volte il dí che io vorrei piú tosto
tosto essere stato morto che vivo, veggendo i
tosto le vie del mondo che quella di Dio.
s’è l’una delle cose che voi dite, credete voi
voi dite, credete voi che io creda che Idio
credete voi che io creda che Idio m’avesse tanto
sempre ho detto: ‘Va che Idio ti converta’.
"Or mi dí, figliuol mio, che benedetto sie tu da
ser Ciappelletto "che
che io ho detto male
male d’altrui; per ciò che io ebbi già un mio
ebbi già un mio vicino che
che, al maggior torto del
mondo, non faceva altro che batter la moglie, sí
che batter la moglie, sí che io dissi una volta
quale egli, ogni volta che bevuto avea troppo,
"Or bene, tu mi di’ che se’ stato mercatante:
chi egli si fu: se non che
che, uno avendomi recati
avendomi recati denari che egli mi doveva dare
mi doveva dare di panno che io gli avea venduto e
quattro piccioli piú che esser non doveano;
esser non doveano; per che
che, non rivedendo colui
bene a farne quello che ne facesti.
E,
ho ancora alcun peccato che io non v’ho detto.
disse: "Io mi ricordo che io feci al fante mio,
quella reverenza che io dovea.
"Oh!
troppo da onorare, però che in cosí fatto dí
cosa da curarsene: noi, che siamo religiosi,
gran villania, per ciò che niuna cosa si convien
forte, come colui che il sapeva troppo ben
frate: "Figliuol mio, che hai tu?
Rispose
dire; e ogni volta che io me ne ricordo
parmi esser molto certo che Idio mai non avrà
"Va via, figliuolo, che è ciò che tu di’? Se
figliuolo, che è ciò che tu di’? Se tutti i
di’? Se tutti i peccati che furon mai fatti da
da tutti gli uomini, o che si debbon fare da
tutti gli uomini mentre che il mondo durerà,
la misericordia di Dio, che
che, confessandogli egli,
non ci si adoperano, che egli mi debba mai da
a dire; ma poi che ser Ciappelletto
"Padre mio, poscia che voi mi promettete di
io il vi dirò: sappiate che
che, quando io era
e tu non credi che Egli perdoni a te
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fossi stato un di quegli che il posero in croce,
avendo la contrizione che io ti veggio, sí ti
"Oimè, padre mio, che dite voi? la mamma
voi? la mamma mia dolce, che mi portò in corpo
uomo, sí come colui che pienamente credeva
credeva esser vero ciò che ser Ciappelletto avea
e chi sarebbe colui che nol credesse,
ma se pure avvenisse che Idio la vostra
a sé, piacevi egli che ’l vostro corpo sia
essere altrove, poscia che voi m’avete promesso
Idio per me: senza che io ho avuta sempre
E per ciò vi priego che,
che come voi al vostro
luogo sarete, facciate che a me vegna quel
consecrate; per ciò che,
che come che io degno
per ciò che, come che io degno non ne sia,
e ultima unzione, acciò che io, se vivuto son
Il santo uomo disse che molto gli piacea e
che molto gli piacea e che egli diceva bene, e
diceva bene, e farebbe che di presente gli
e intendevano ciò che ser Ciappelletto al
confessava d’aver fatte, che quasi scoppiavano: e
sé talora dicevano:
"Che
Che uomo è costui, il
potuto rimuovere, né far che egli cosí non voglia
vivuto?
Ma pur vedendo che sí aveva detto che
che sí aveva detto che egli sarebbe a
vespro, quel dí stesso che la buona confessione
al luogo de’ frati, e che essi vi venissero la
Il santo frate che confessato l’avea,
l’avea, udendo che egli era trapassato,
santo uomo, secondo che per la sua
persuadette loro che con grandissima
postolo, il santo frate, che confessato l’avea,
cose narrando quello che ser Ciappelletto per
potuto metter nel capo che Idio gliele dovesse
a riprendere il popolo che ascoltava, dicendo:
ogni fuscello di paglia che vi si volge tra’
divozion di tutti coloro che v’erano, che, poi che
coloro che v’erano, che
che, poi che fornito fu
che v’erano, che, poi che fornito fu l’uficio,
avere: e convenne che tutto il giorno cosí
cosí fosse tenuto, acciò che da tutti potesse
e divozione a lui, che quasi niuno era che
lui, che quasi niuno era che in alcuna avversità
alcuna avversità fosse, che a altro santo che a
fosse, che a altro santo che a lui si botasse, e
presenza di Dio, per ciò che
che, come che la sua vita
Dio, per ciò che, come che la sua vita fosse
sí fatta contrizione, che per avventura Idio
il ricevette: ma per ciò che questo n’è occulto,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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occulto, secondo quello
diavolo in perdizione
E per ciò, acciò
le comandò la reina
La quale, sí come colei
era di cortesi costumi
lietamente rispose
errori quando da cosa
ne dimostri, acciò
acciò che quello
forte a increscere
lo ’ncominciò a pregare
Il giudeo rispondeva
né santa né buona fuor
fuor che la giudaica, e
morire, né cosa sarebbe
non stette per questo
la nostra era migliore
la giudaica;
e come
o l’amicizia grande
che con Giannotto avea
dell’uomo idiota poneva
finava giammai, tanto
Giannotto, a te piace
a farlo, sí veramente
colui il quale tu di’
essi mi parranno tali,
e per quegli comprendere
vostra fede sia miglior
io farò quello
aver convertito: per ciò
e lorda de’ cherici, non
di qui a Roma? senza
hai intorno alla fede
savi uomini in quella,
qui, da poterti di ciò
è di soperchio. Pensa
"Io mi credo, Giannotto,
del tutto, se tu vuogli
che io faccia quello di
i cortigiani: e tra
s’accorse, sí come uomo
molto avveduto era, e
o di vergogna, in tanto
appresso alla lussuria,
di denari gli vide,
e le divine cose, chenti
e piú sensali avendone
insieme con molte altre
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che ne può apparire
E se
che in Paradiso.
che noi per la sua grazia
che, una dicendone,
che
che non meno era di
che di bellezze ornata,
che volentieri: e
che per noi veder non si
che quello che noi
che noi crediamo con piú
che l’anima d’un cosí
che egli lasciasse gli
che niuna ne credeva né
che la giudaica, e che
che egli in quella era
che mai da ciò il facesse
che egli, passati
e come
che la giudaica;
che il giudeo fosse nella
che con Giannotto avea
che il movesse o forse
che sel facessero, al
che il giudeo, da cosí
che io divenga cristiano:
che io voglio in prima
che è vicario di Dio in
che io possa tra per le
che la vostra fede sia
che la mia, come tu ti
che detto t’ho: ove cosí
che, se egli va in corte
che
che egli di giudeo si
che, e per mare e per
che
che io ti dimostro, dove
che son qui, da poterti
che tu vorrai o
che tali sono là i
che cosí sia come tu mi
che io faccia quello di
che tu m’hai cotanto
che egli s’accorse, sí
che molto avveduto era, e
che egli ancora da alcuno
che la potenza delle
che a altro gli conobbe
che parimente l’uman
che elle si fossero o a
che a Parigi di drappi o
che da tacer sono,
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giudeo, sí come a colui
come Giannotto seppe
niuna cosa meno sperando
insieme si fecero; e poi
il domandò quello
rispose: "Parmene male
sono: e dicoti cosí,
vita o d’altro in alcuno
grazia di tutti vedere,
di diaboliche operazioni
divine.
E per quello
e con ogni arte mi pare
di quella.
E per ciò
non quello avvenire
di vera e di santa piú
ora tutto aperto ti dico
fu il piú contento uomo
i cherici di là entro
Li quali, udendo
Poi
a un giudeo. Per ciò
risposte alle quistioni
amorose compagne, sapere
e in sicuro riposo.
E
riposo.
E che vero sia
avendo riguardo
n’appaiano manifesti: ma
del quale fu tanto,
volesse, ma sí era avaro
non gli voleva fare; per
ho da piú persone inteso
s’avisò troppo bene
di queste tre piú l’una
che l’altre lodare,
la sua intenzione; per
avanti quello
e a volervene dire ciò
molte volte udito dire
l’altre gioie piú care
suoi discendenti, ordinò
questo anello trovato,
quale era già vecchio,
Il valente uomo,
simiglianti al primiero,
che esso medesimo
simili l’uno all’altro,
fece, aprendogli ciò
d’ogni quantità
espedita, quando Dioneo,
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che sobrio e modesto uomo
che venuto se n’era,
che del suo farsi
che riposato si fu alcun
che del santo Padre e de’
che Idio dea a quanti
che, se io ben seppi
che
che cherico fosse veder
che io ho piú tosto
E per
che di divine.
che io estimi, con ogni
che il vostro pastore e
che io veggio non quello
che essi procacciano, ma
che alcuna altra,
che io per niuna cosa
che giammai fosse: e a
che a Abraam dovessero
che esso l’adomandava,
che, commendata da tutti
che
che già e di Dio e della
che fatte vi fossero.
che, sí come la
che
che vero sia che la
che la sciocchezza di
che tutto il dí mille
che il senno di
che non solamente di
che di sua volontà non
che, strignendolo il
che
che tu se’ savissimo e
che il Saladino guardava
che l’altre lodare, che
che il Saladino non
che, come colui il qual
che
che dir dovesse; e disse:
che io ne sento mi vi
che un grande uomo e
che nel suo tesoro avesse
che colui de’ suoi
che colui s’intendesse
che quando a morte
che parimente tutti gli
che esso medesimo che
che fatti gli aveva fare
che qual fosse il vero
che in animo avesse avuto
che il Saladino il
che appresso di lei
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per l’ordine cominciato
e per ciò, solamente
reina, poco avanti,
quella novella dire
dire che piú crede
che possa dilettare: per
per che, avendo udito
brievemente con
e di monaci piú copioso
né prima veduta l’ebbe,
carnale.
Per
andò d’una in altra,
sua cella ne la menò,
n’accorse.
E mentre
le’ scherzava, avvenne
sentio lo schiamazzio
e manifestamente conobbe
alla sua camera aspettò
Il monaco, ancora
nella sua cella.
Di
Di che egli, sappiendo
e faccendo sembiante
quella secondo
da costui, avvisando
accorto non se ne fosse
il suo difetto, acciò
E pensando seco stesso
figliuola di tale uomo,
bella e fresca, ancora
gli stimoli della carne
avere, con ciò sia cosa
e la noia, sempre
bella giovane e è qui
proposito da quello per
confortare e a pregarla
pervenne.
La giovane,
Il monaco,
per lo quale ciò
farlo incarcerare acciò
il riprese e comandò
di san Benedetto stato,
e dalle vigilie; ma ora
fare.
L’abate,
saputo, ma veduto ciò
esso aveva fatto; per
di fare al monaco quello
e impostogli di ciò
di questa la fine, poi
morso, volendo mostrare
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che a lui toccava il
che contro a questo non
che fosse) quella novella
che piú crede che possa
che possa dilettare: per
che, avendo udito che per
che
che per li buoni consigli
che cautela un monaco il
che oggi non è, nel quale
che egli fieramente
che, fattolesi piú presso
che
che egli si fu accordato
che niuna persona se
che egli, da troppa
che l’abate, da dormir
che costoro insieme
che dentro a quella era
che il monaco fuori
che da grandissimo suo
che egli, sappiendo che
che di questo gran pena
che esser gli paresse
che ciascun monaco facea
che questi accorto non se
che egli fosse stato da
che poi non avesser
che questa potrebbe esser
che egli non le vorrebbe
che vecchio fosse, sentí
che sentiti avesse il suo
che il dispiacere e la
che io ne vorrò, sieno
che niuna persona del
che andato v’era, fattosi
che non piagnesse; e
che non era di ferro né
che fatto avea sembiante
che l’abate fece o disse
che esso solo possedesse
che fosse in carcere
che io possa avere ogni
che mostrato me l’avete,
che accorto uomo era,
che esso aveva fatto; per
che, dalla sua colpa
che
che egli, sí come lui,
che veduto aveva silenzio
che lui con alquante
che simili novelle non
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verso la Fiammetta
l’erba sedeva rivolta,
di piú alto legnaggio
di maggiore uomo
mostrarvi, nella novella
e della sua donna: però
re di Francia entrarono,
in mare entrare altrove
che a Genova, acciò
a vedere, avvisandosi
a essecuzione: per ciò
mandò a dire alla donna
lietamente rispose
grazia sopra ogn’altra e
entrò in pensiero
che questo volesse dire,
in questo l’aviso, cioè
di que’ buoni uomini
Il quale, oltre a quello
trovava esser la donna
ornatissime di ciò
maravigliarsi conoscendo
niuna cosa essere altro
che di galline.
E come
era, dovere esser tale
La marchesana,
intese, parendole
parole, e accorsesi
parole si gitterebbono e
non v’avea luogo; per
il desinare, acciò
motto non meno da ridere
pravità, il quale, come
chi piena aveva la borsa
assai piú ricco di denar
avere un vino sí buono
ne berebbe Cristo.
Il
e egli sentendo
se vero fosse ciò
dissegli il modo.
A
brieve tanto lo spaurí,
de’ frati minori,
non osan toccare) acciò
molto virtuosa, avvegna
sí e tanto adoperò,
per penitenzia dandogli
del giorno quello
potesse fare.
Il
una mattina tra l’altre
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che appresso di lui sopra
che essa l’ordine
che egli non è, cosí
che ella non è, m’è
che a me tocca di dire,
che, quanto tra’
che
che, senza mai averla
che
che a Genova, acciò che
che quivi, per terra
che, non essendovi il
che
che, mandato avanti ogni
che
che la seguente mattina
che questa l’era somma
che egli fosse il ben
che questo volesse dire,
che uno cosí fatto re,
che la fama della sua
che rimasi v’erano, a
che compreso aveva per le
che la sua passata stima
che a quelle, per dovere
che quivi, quantunque le
E come
che di galline.
che il re conoscesse il
che copiosamente di
che ottimamente la
che secondo il suo
che invano con cosí fatta
che forza non v’avea
che cosí come
che col presto partirsi
Fu
che da commendare.
che molto s’ingegnasse di
che di chi di scemo nella
che di senno, al quale,
che ne berebbe Cristo.
che essendo allo
che gli suoi poderi eran
che contro di lui era
che lo ’nquisitore
che il buono uomo per
che denari non osan
che egli dovesse verso
che Galieno non ne parli
che il fuoco
che egli ogni mattina
che piú gli piacesse
che costui diligentemente
che egli udí alla messa
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uomo "di niuna cosa
Udinne io bene alcuna
al malvagio stato
E quale fu quella parola
uomo "io vel dirò. Poi
soperchia, davanti; per
là voi n’avrete tanta,
affogare.
Come
Come che gli altri
si turbò; e se non fosse
portava di quello
addosso fatto per ciò
bizzarria gli comandò
gli comandò che quello
del crociato. Ma poi
il ferire un segno
da riprendere a ciascuno
di fare. E per ciò, come
facesse il valente uomo
carità de’ frati,
quello danno a’ poveri
altrui figurando quello
piú magnifichi signori
maniera, subito, qual
parte provedette coloro
si rimase, sperando
era caduto ogni cosa
vie peggio esser perduta
né richiedere a cosa
tre belle e ricche robe,
Ora, mentre
roba mangiava, avvenne
piú per istraziarlo
disse: "Bergamino,
mio, voi dovete sapere
e sí famoso,
e sí famoso, che, ancora
per fama quasi niuno era
Primasso.
Ora avvenne
dimorava per la vertú
era gradita da coloro
il quale si crede
prelato di sue entrate
non esser mai a alcuno,
né mangiar né bere, solo
udendo, sí come uomo
presso a Parigi. A
A che gli fu risposto
non trovando alcun
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io udissi dubito,
che m’ha fatto e fa avere
che voi di là nell’altra
che t’ha mosso a aver
che io usai qui, ho io
che, se per ognuna cento
che
che voi dentro tutti vi
che gli altri che alla
che alla tavola dello
che biasimo portava di
che fatto avea, un altro
che con ridevol motto lui
che quello che piú gli
che piú gli piacesse
che le risa rimase furono
che mai non si muti, ma
che ciò disidera di fare.
che ben facesse il
che lo inquisitore della
che quello danno a’
che converrebbe loro dare
che di sé e di lui
che dallo imperadore
che la cagion fosse, da
che venuti v’erano e
che non senza sua futura
che gli si donasse vie
che se nel fuoco fosse
che a suo mestier
che donate gli erano
che egli sopra la terza
che egli si trovò un
che per diletto pigliare
che hai tu? tu stai cosí
che Primasso fu un gran
che, ancora che per vista
che
che per vista in ogni
che non sapesse chi fosse
che, trovandosi egli una
che
che poco era gradita da
che possono assai, udí
che sia il piú ricco
che abbia la Chiesa di
che andasse là dove egli
che quando l’abate
che si dilettava di
che gli fu risposto che
che forse a sei miglia, a
che v’andasse, temette
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da mangiare; per
se ciò avvenisse, acciò
tre pani, avvisando
che dell’acqua, come
e vennegli sí ben fatto,
dell’abate, per ciò
era di mangiare, comandò
E per avventura avvenne
corte questa usanza,
fece dire all’abate
ventura il primo uomo
adietro, comandò
serrata e domandò coloro
conoscesse quel ribaldo
di mangiare, come colui
aspettato e veggendo
mangiare.
L’abate, poi
uno de’ suoi famigliari
pane, il quale mostra
Avrebbe voluto l’abate
fosse partito, per ciò
mangiare il secondo; il
all’abate fu detto,
a mangiare il terzo: il
e a dire: "Deh questa
questa che novità è oggi
nella anima m’è venuta,
m’entrò questo pensiero
fatto dee esser costui
ribaldo mi pare, poscia
chi fosse; e trovato
sua magnificenza quello
mangiare, secondo
l’andare e lo stare. Di
ottimamente intese ciò
e la mia avarizia e quel
e veramente mai piú
caccerò con quel bastone
la quale, poscia
esser men cara, pensando
il quale, per quello
ricchissimo cittadino
ogni altro avanzava
altro misero e avaro
oltre misura per ciò
costume de’ genovesi
chiamato.
Avvenne
che in questi tempi,
uomini allevati
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che,
che se ciò avvenisse,
che di mangiare non
che dell’acqua, come che
che ella gli piacesse
che avanti ora di
che ora era di mangiare,
che l’acqua si desse alle
che Primasso fu messo a
che in su le tavole vino
che, qualora gli piacesse
che
che agli occhi gli corse
che la camera fosse
che appresso lui erano se
che arrimpetto all’uscio
che camminato avea e uso
che l’abate non veniva,
che alquanto fu stato,
che riguardasse se
che egli seco recasse.
che Primasso da se stesso
che accomiatarlo non gli
che similmente all’abate
che fatto avea guardare
che ancora fu all’abate
che novità è oggi che
che nella anima m’è
che avarizia, chente
che per costui mi c’è
che ribaldo mi pare,
che cosí mi s’è
che era Primasso, quivi
che n’aveva udito, il
che alla sufficienza di
che Primasso contento,
che dir volea Bergamino:
che da me disideri: e
che ora per te da
che tu medesimo hai
che udito ebbe lodare la
che bene n’adivenisse
che da tutti era creduto,
che allora si sapesse in
che italico fosse, cosí
che al mondo fosse
che non solamente in
che usi sono di
che in questi tempi, che
che costui non ispendendo
E là
che nelle corti.
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e tristizie, e,
grandissimi essaltato,
argomento assai evidente
Ma tornando a ciò
io cominciato avea, da
poco m’ha trasviata piú
io non credetti, dico
con altri genovesi
messer Guiglielmo, voi
insegnare cosa alcuna
rispose: "Messere, cosa
ve ne insegnerò bene una
una che voi non credo
quello dover rispondere
prese una vergogna tale,
in contrario a quello
dipignere in maniera
mi potrà piú dire
gentile uomo e quello
e i cittadini onorò
onorò che altro
volte già addivenne
già addivenne che quello
volte, per accidente non
detta, l’ha operato. Il
perché, con ciò sia cosa
son da ricogliere, chi
Dico adunque
di Buglione, avvenne
fu oltreggiata.
Di
detto le fu per alcuno
si perderebbe, per ciò
vita e da sí poco bene,
sí poco bene, che, non
sosteneva, in tanto
presenza per vendetta
attenda della ingiuria
di quella ti priego
le quali io intendo
che ti son fatte, acciò
divenne di ciascuno
li quali, per ciò
meglio alle donne stanno
in quanto piú alle donne
far, si disdice, come
di noi e di tutte quelle
che vivono.
Per ciò
Per ciò che quella vertú
molto piú tenuta e piú
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che è peggio, in farle
che piú abominevoli
che le virtú, di qua giú
che io cominciato avea,
che giusto sdegno un poco
che io non credetti, dico
che il già detto
che con lui erano, in una
che avete e vedute e
che mai piú non fosse
che non fosse mai stata
che voi non credo che
che vedeste giammai.
A cui
che rispose.
che ella ebbe forza di
che infino a quella ora
che mai né voi né altri
che io non l’abbia veduta
che piú e’ forestieri e i
che altro che in Genova
che in Genova fosse a’
che quello che varie
che varie riprensioni e
che ex proposito detta,
che assai bene appare
che le buone sempre
che d’esse sia il
che ne’ tempi del primo
che una gentil donna di
che ella senza alcuna
che la fatica si
che egli era di sí
che, non che egli
che
che egli l’altrui onte
che chiunque aveva
che io attenda della
che m’è stata fatta; ma
che tu m’insegni come tu
che ti son fatte, acciò
che, da te apparando, io
che
che contro allo onore
che brievi sono, molto
che agli uomini, in
che agli uomini il molto
che oggi poche o niuna
Per ciò che
che vivono.
che quella vertú che già
che già fu nell’anime
che l’altre onorata, non
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onorata, non pensando
ne porterebbe troppo piú
piú da onorar sarebbe
di dirlo, per ciò
all’altre non posso dire
se sono addomandate,
e fannosi a credere
onesta sia se non colei
sua fornaia favella: il
cinguettare.
È il vero
cui si favella, per ciò
ciò che talvolta avviene
misurate, quello rossore
sentito tornare.
Per
Per che, acciò
e oltre a questo acciò
proverbio intendere
si dice per tutto, cioè
renda ammaestrate, acciò
molti anni passati
nobiltà del suo spirito,
vedova chiamata, secondo
non altrimenti
ricevette, in tanto
notte ben riposare
quando a cavallo secondo
e dimorare.
Per
un giorno di festa
e cosí fecero.
Per ciò
questo potesse essere,
e rispose: "Madonna,
voi, per ciò
voi il valete.
E come
né lo intendere quello
piú di conoscimento
la quale mi muove
lupini e porri; e come
di malvagio sapore.
E
faceste, io sarei colui
vincer fu vinta: di
la quale di quella
notte durare, perciò
di tempo avanti non pare
per l’avvenire e acciò
e acciò che quello
dette da Pampinea, acciò
e dispose quello
per sua cortesia piú
vostro insieme; e acciò
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che,
che se fosse chi adosso
che alcuna di loro: né
Io mi
che uno asino.
che contro all’altre non
che io contro a me non
che molto sarebbe meglio
che da purità d’animo
che con la fante o con la
che se la natura avesse
che, cosí come nell’altre
che
che talvolta avviene che,
che, credendo alcuna
che
che in altrui ha creduto
che, acciò che voi vi
che
che voi vi sappiate
che per voi non si possa
che comunemente si dice
che le femine in ogni
che, come per nobiltà
che
che in Bologna fu un
che, essendo già del
che
che alcuni dicono,
che un giovinetto quelle
che a lui non pareva
che il dí precedente
che piú in destro gli
che, continuando il
che
che, essendo questa donna
che
che levatesi tutte e lui
che egli di questa bella
che io ami, questo non
E
che voi il valete.
che agli antichi uomini
che sia da essere amato,
La
che i giovani.
che io vecchio ami voi
che nel porro niuna cosa
che so io, madonna, se
che eletto sarei da voi,
che voi, se savie sarete,
che è a venire, secondo
che chi alquanto non
che ben si possa
che quello che la reina
che la reina nuova
che milensa non paresse
che per la seguente
che per mia vertú,
che quello che a me di
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EMILIA
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e acciò che quello
e per ciò infino a tanto
adunque ordine a quello
consistere.
È il vero
È il vero che quello
alcun termine quello di
mostrarlovi, acciò
vi piaccia, sia questa:
che, con ciò sia cosa
un dono, il quale voglio
per infino a tanto
il quale è questo:
mi piacerà.
E acciò
che alcun non creda
voglia sí come uomo
d’esser sempre l’ultimo
comandò la reina
della mia bellezza, /
mi specchio, / quel ben
/ potrei veder già mai /
/ tanto soave a sentir,
mortal già mai, /
vaghezza. /
E io,
dappresso / sí fatta,
avean risposto, ancor
torchi accender, comandò
a riposare: per
viso, a Neifile comandò
carissime donne, avvenne
massimamente quelle cose
sé solo ritrovato. Il
ritrovato. Il che, acciò
di raccontarvi quello
cosa, o vero o non vero
egli adivenne, secondo
trivigiani affermavano,
a sonare.
Il
di popolo, avvenne
e udita la cagione per
pervenire, per ciò
per ciò che io ho inteso
di questa terra, acciò
la chiesa, per quel
è sí piena di gente
Martellino allora,
volermi là menare acciò
egli non sarà alcuno
occhi e tutto il viso,
né sarebbe stato alcuno
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che a me di far pare
che elle o per troppa
che abbiamo già a fare
che quello che Pampinea
che Pampinea non poté
che dobbiamo novellare e
che ciascuno abbia spazio
che, con ciò sia cosa che
che
che dal principio del
che mi sia confermato per
che la nostra compagnia
che io a questa legge non
che alcun non creda che
che io questa grazia
che delle novelle non
La reina
che ragioni.
che una danza fosse presa
che d’altro amor già mai
che fa contento lo
che mi mettesse in cuor
che sermone / dir nol
che non ardesse di cotal
che ciascuna ora piú
che già mai / simil non
che alcuni molto alle
che ciascuno infino alla
che ciascuno alla sua
che alle future novelle
che chi altrui sé di
che sono da reverire, s’è
che, acciò che io al
che
che io al comandamento
che prima sventuratamente
che si fosse, morendo
che i trivigiani
che nell’ora della sua
che in luogo di miracolo
che in Trivigi giunsero
che ciò era disiderosi
che io ho inteso che la
che la piazza è piena di
che romor non si faccia,
che si dica, è sí piena
che quasi niuna persona
che di veder questa cosa
che questo santo mi
che veggendoci non ci
che fiera cosa pareva a
che veduto l’avesse, che
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NEIFILE
NEIFILE
NEIFILE
NEIFILE
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NEIFILE
NEIFILE
CORNICE
CORNICE
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che veduto l’avesse,
domandando a ciascuno
dinanzi lor si parava
loro luogo facesse, il
da certi gentili uomini,
il corpo posto, acciò
la gente attenta a veder
cominciò, come colui
venirsi distendendo. Il
santo Arrigo facevano,
veggendol venire,
di noi, ma sa meglio
a colui essere uomo
fra sé a dire
subitamente prese:
poté, n’andò a colui
è qua un malvagio uomo
d’oro; io vi priego
che voi il pigliate, sí
dove molti seguitolo
scherniti, avendo udito
quella presura: di
di fargli confessare ciò
per la gola.
Ma poi
se ciò fosse vero
ma fatevi a ciascun
e io vi dirò quello
che io avrò fatto e quel
chiamare, l’un diceva
quel dí stesso.
Il
tutti per la gola! e
pruova ve ne posso fare:
voi potete vedere; e
vedere; e che questo
ancora l’oste mio.
Per
li quali avevan sentito
nel fuoco.
Per
era gli raccontarono; di
loro insieme il pregò
al signore impetrò
cosí fu. Il quale coloro
e pauroso forte, perciò
signore, infino a tanto
dispetto.
Al quale poi
dettagli, porse prieghi
andare, per ciò
per ciò che infino
al quale, per ciò
sedea, comandò la reina
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che non avesse detto lui
che dinanzi lor si parava
che loro luogo facesse,
che agevolmente
che v’erano da torno, fu
che per quello il
che di lui avvenisse,
che ottimamente fare lo
che veggendo la gente, sí
che i tuoni non si
che egli fosse stato
che altro uomo, come voi
che a questo far non
che la cosa stava male, e
che, essendo ivi di
che
che in luogo del podestà
che m’ha tagliata la
che voi il pigliate, sí
che io riabbia il mio.
che da lui si tenevano
che per tagliaborse era
che il giudice turbato,
che color dicevano, per
che egli fu in terra
che coloro incontro a lui
che m’accusa dire quando
che io avrò fatto e quel
Disse il
che no.
che gliele avea tagliata
che udendo Martellino,
che io dica il vero,
che cosí non fossi io mai
che questo che io dico
che io dico sia vero, ve
che, se cosí trovate come
che
che il giudice del
che, con ogni
che
che esso ridendo, gli
che de’ fatti di
che per Martellino fosse
che per lui andarono
che il giudice niuna cosa
che costretto non fu di
che egli fu davanti, e
che in luogo di somma
che infino che in Firenze
che in Firenze non fosse
che appresso di Neifile
che novellando la
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avventura non fia altro
spesse volte, ancora
casa tornandosi, avvenne
seco diliberarono
e per ciò, acciò
rendendosi in ciò
verso di lui: per
in gran ventura, per ciò
ragionare delle orazioni
e l’uno de’ masnadieri,
"E voi, gentile uomo,
le mani, sí come colui
io priego Idio e lui
e bene albergato: per
io porto ferma credenza
vegnente bene arrivare,
detto.
A cui colui,
bene.
Allora quegli,
né giammai non m’avenne
che io per ciò altro
meglio albergherà, o voi
che detto l’avete o io
detto. Bene è il vero
o il Deprofundi,
che sono, secondo
proponimento, avvenne
forte, non sappiendo
la notte potesse stare,
niun veggendone, per ciò
non sappiendo perciò
cosa sí tardi vi giunse,
dove porre si potesse,
trovato uno uscio, come
alquanto di pagliericcio
non essere della fede
(e niuna altra cosa
lei aspettata) avvenne
a dire alla donna
non sappiendo
fuori della terra; per
il pianto e ’l triemito
è, tremando forte; per
sí forte tremando
la cominciò a pregare
avendone, ricordatasi
e aspettando quello
Idio e san Giuliano
albergo, per quello
e del buono uomo domandò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che utile avere udita; e
che abbia buon letto,
che, uscito di Ferrara e
che
che, come prima tempo si
che
che egli niuna suspeccion
che potevano e sapevano
che egli gli avergli
che solo era con un suo
che gli uomini fanno a
che eran tre, disse verso
che orazione usate di dir
che mi vivo all’antica e
che la seguente notte mi
che io porto ferma
che san Giuliano, a cui
che io non l’avessi la
che domandato l’avea,
che già sapeva come andar
che io per ciò altro che
che bene albergassi; e
che detto l’avete o io
che non l’ho detto. Bene
che io uso in luogo di
che sono, secondo che una
che una mia avola mi
che, essendo già tardi,
che
che farsi, veggendo già
che non si morisse di
che poco davanti essendo
che il suo fante là o
che, essendo le porti
che
che almeno addosso non
che serrato fosse, a piè
che vicin v’era, tristo e
Ma
che aveva in lui.
che la venuta del marches
che un fante giunse alla
che non l’attendesse,
che farsi, diliberò
che, stando la donna nel
che
che Rinaldo faceva, il
che ella il domandò chi
che appena poteva le
che, se esser potesse,
che
che di quello uscio aveva
che la donna gli
che di sí malvagia notte,
che gli pareva, condotto.
A cui
che ne fosse.
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"e chiamalo e digli
e si cenerà, ché so
e parendole quello
sedere e dello accidente
alcuna cosa sentita, per
per che ella ciò
e sí gli disse ciò
il potrebbe.
Ma poi
e già, per lo marchese
se ben fatto le paresse
le paresse che ella, poi
l’avea, usasse quel bene
la confortò; per
e d’alquanti panni
voglio dir piú avanti:
s’io non avessi temuto
veggendo, come colui
"Madonna, pensando
possa omai sempre dire
la mia se io ogni cosa
e bascerò voi vie piú
piú parole. La donna,
nelle braccia; e poi
e molte volte, anzi
adempierono.
Ma poi
piacque levatisi, acciò
di denari, pregandolo
avendogli prima mostrato
il suo fante; per
de’ panni suoi
miracolo addivenne
che li tre masnadieri
né ne perdé altro
sapevano i masnadieri
san Giuliano ringraziati
donna reputata sciocca
aveva pigliare il bene
mandato.
E mentre
che della buona notte
si ragionava, Pampinea,
sí come avvenne,
se stessa recatasi quel
reina, non meno ardita
se discretamente pensa
da lei permutate.
Il
alla nostra reina
il quale, secondo
fatto, conforme a quello
prendendo argomento
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che qua se ne venga: al
che cenato non ha.
che la fante dicea,
che quivi condotto l’avea
che ella ciò che da lui
che da lui era detta
che del suo fante sapea e
che la tavola fu messa,
che con lei doveva venire
che ella, poi che il
che il marchese beffata
che innanzi l’aveva la
che la donna, al fuoco
che voi abbiate perduti?
che, veggendovi cotesti
che
che dispiaciuto vi fosse,
che mentacatto non era,
che io per voi possa omai
che io sia vivo, a quello
che a grado vi fosse non
Oltre
che volentieri.
che tutta d’amoroso disio
che mille volte,
che il giorno venisse, i
che a apparir cominciò
che questa cosa non si
che questo tenesse celato
che via tener dovesse a
che, rivestitosi de’
che
che nella valigia erano e
che li tre masnadieri che
che la sera davanti
che un paio di cintolini
che fatto se n’avessero.
che al suo bisogno
che saputo aveva pigliare
che Idio a casa l’aveva
che della buona notte che
che colei ebbe
che sé allato allato a
che a lei la volta
che dovesse dire cominciò
che lieta cosí cominciò a
che tutte le cose, le
che, quantunque con piena
che
che sopra ciò si favelli,
che alcuni vogliono, fu
che sempre gli Agolanti
Ma
che da altro.
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due case si fosse, dico
alcuno altro governo
ciò non solamente
ma ancor quello
fecero cotal vita,
appena s’avvidero
seppe il meglio, avanti
a vendere quel poco
favorevole la fortuna,
un giovane lor nepote,
recati, non obstante
venuti fossero, piú
in Inghilterra, avvenne
alcuna altra rendita era
E sperandosi
e i tre fratelli
piú accattando.
Ma poi
ma, volendo coloro
piú non sappiendo
aspettata avea, veggendo
in dubbio della vita sua
chi fossero i monaci
rispose: "Questi
d’Inghilterra; e per ciò
che egli è piú giovane
dal Santo Padre
lui seco estimando, come
il confortò e gli disse
speranza stesse, per ciò
e piú a alto: e pregollo
con ciò fosse cosa
Alessandro, avvenne
sí come colui
io non so: tu vedi
nella camera dell’abate,
dell’abate, che sai
Alessandro, veggendo
pensava, udiva ciò
a giacer messo; per
Alessandro e gli disse
a toccare non altramenti
i loro amanti: di
o per alcuno atto
qui, conosci quello
dilicate, non altramenti
gli disse:
"Avanti
attendi quello
casa mia, al Papa andava
ventura o mia sciagura
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che esso fu ne’ suoi
che del loro medesimo
che a gentili uomini
che nello appetito loro
che il tesoro lasciato
che quasi al niente
che piú della loro
che rimaso era loro e
che in pochi anni
che avea nome Alessandro,
che in famiglia tutti
che mai
che, contra l’oppinion
che
che di niente gli
che di giorno in giorno
che in Firenze erano in
che in piú anni niuno
che aver doveano esser
che aspettar si dovessono
che ella non venia e
che invano dimorare,
che con tanta famiglia
che avanti cavalca è un
che egli è piú giovane
che per le leggi non è
che nel difetto della
che il suo mestiere fosse
che a buona speranza
che, se valente uom fosse
che
che, poi verso Toscana
che
che esso là similmente
che dopo piú giorni essi
che molto era pratico,
che ogni cosa è pieno e
che sai che è piccola e
che è piccola e per
che questo si poteva fare
che l’oste e Alessandro
che, seco stesso forte
che
che appresso lui si
che sogliano fare le
che Alessandro si
che Alessandro facesse,
che io nascondo.
che se d’avorio fossono
che tu piú mi t’avicini,
che io ti voglio dire.
che mi maritasse: o tua
che sia, come l’altro dí
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sí di te m’accese Amore,
che donna non fu mai
di volere te avanti
riguardo alla compagnia
bellissima la vedea: per
lungo pensiero rispose
a Roma.
E quivi, poi
sí come voi meglio
dovete sapere, ciascun
il potesse conducere; il
conducere; il che acciò
il che acciò che io,
per qui venire, acciò
lui maritata fossi, cosa
ottimamente conosce ciò
sua misericordia colui
colui che a Lui piacea
mai alcuno altro n’avrò,
alcuno altro n’avrò, che
mio o a altrui; per
Santità, e sí acciò
altri uomini.
Per
che umilmente vi priego
vi priego che quello
ne doniate, acciò
e sí si turbarono,
che, se in altra parte
elezione: ma conoscendo
diede ordine a quello
e sí piacevol parea
costumi non miga giovane
col re adoperarono,
e tanto seppe fare,
figliuolo col padre: di
ricoverò tutto ciò
visse; e, secondo
si può veder maggiore
adivenuto.
E per ciò
novellerà converrà
la quale, ancora
riuscita. Ben so
scusata.
Credesi
nella quale, come
venne presso
medesime di mercatantie
far gran mercato di ciò
noia, non sappiendo
i danni suoi, acciò
denari e con gli altri
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che donna non fu mai che
che tanto amasse uomo. E
che alcuno altro per
che ella avea, lei stimò
che senza troppo lungo
che, se questo a lei
che
che alcun dí dimorati
che alcuno altro dovete
che bene e onestamente
che acciò che io, che
che io, che onestamente
che onestamente viver
che la vostra Santità mi
che fosse contra le
che fa mestiere a
che a Lui piacea che mio
che mio marito fosse mi
che che se ne debba
che se ne debba parere al
che la principal cagione
che per voi il contratto
che umilmente vi priego
che quello che a Dio e a
che a Dio e a me è
che con quella, sí come
che, se in altra parte
che
che davanti al Papa stati
che indietro tornare non
E il
che da far fosse.
che meritamente da tutti
che a usura avesse
che egli le rendé la
che egli paceficò il
che seguí gran bene
che aver vi doveano
che alcuni voglion dire,
che vedere uno d’infima
che a qualunque della
che infra questi termini
che miserie maggiori in
che, pure a quella avendo
che
che la marina da Reggio a
che oggi v’abbia di
che fatto di perder con
che egli aveva portate,
che portato avea, ma
che farsi e veggendosi di
che là onde ricco partito
che della sua mercatantia
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Che – Cheggia
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piú la fortuna benivola
tanti legni di turchi,
avere racquistato il suo
perdita, conoscendo
medesimo dimostrò quello
per fuggir quello
parte la fecero andare
questo vento addivenne
secca, e non altramenti
e si stritolò: di
di che i miseri dolenti
pieno di mercatantie
gonfiato, notando quegli
appiccare a quelle cose
misero Landolfo, ancora
di volerla piú tosto
torno, niuna cosa altro
il percotesse per modo
gli noiasse; e sempre
potea con mano, come
la lontanava.
Ma come
s’andasse, adivenne
la quale Landolfo era,
notando, piú da paura
dilungata la tavola: per
mangiare, sí come colui
come colui che non aveva
aveva che, e bevendo piú
si fosse o vedere altro
di Dio o forza di vento
cassa a quella guisa
far veggiamo a coloro
la faccia e quello esser
era s’immaginò.
Per
alquanto per lo mare,
a una sua figlioletta
e con acqua calda lavò,
meglio il tenne, tanto
là dove era.
Per
gli avea, e di dirgli
e cosí fece.
Costui,
potere sí poco valere,
la sconficcò per vedere
lodando Idio
Ma sí come colui
a casa sua: per
disse alla buona femina
non aveva bisogno, ma
accidenti narrati fuori
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che alla mercatantia
che egli si trovò non
che in mercatantia avea
che egli aveva assai, per
che aveva, senza voler
che Landolfo fuggito avea
che del legnetto neuna
che quella sopra la quale
che un vetro percosso a
che i miseri dolenti che
che sopra quella erano,
che notavano e di casse e
che notar sapevano,
che per ventura lor si
che molte volte il dí
che di tornare a casa sua
che nuvoli e mare vedea e
che gli noiasse; e sempre
che presso gli venia,
che poca forza n’avesse,
che il fatto s’andasse,
che solutosi subitamente
che, riversata, per forza
che
che da forza aiutato, e
che, temendo non potere a
che
che non aveva che, e
che, e bevendo piú che
che
che non avrebbe voluto,
che mare, dimorò tutto
che ’l facesse, costui
che far veggiamo a coloro
che per affogar sono,
Per
che era s’immaginò.
che, da compassion mossa,
che
che già era tranquillo, e
che con lei era, lui come
che in lui ritornò lo
che esso, le forze
che alla buona femina
che omai procacciasse sua
che di cassa non si
che alcun dí non gli
che dentro vi fosse: e
che ancora abbandonare
che in piccol tempo
che in alcuni stracci,
che piú di cassa non
che, se le piacesse, un
che
che della cassa; e oltre
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ringraziando Idio
cercata ogni cosa
tante e sí fatte pietre,
era il doppio piú ricco
alla buona femina
fece a Trani a coloro
in sé contenente
udirete.
Fu, secondo
il quale, avendo inteso
accordare, per mostrare
sua borsa de’ fiorini
borsa mostrata, avvenne
corse a abbracciarlo: il
mattina.
La giovane,
colui fosse o donde e
stesso, sí come colei
tutto il giorno acciò
quale dicendole egli
quasi altro bel giovane
e prestamente rispose
dovere essere non men
insieme sopra una cassa
io sono molto certa
lagrime, sí come colui
maravigliare, sí come è
tua sorella; e dicoti
e dicoti che, poi
m’ha fatta tanta grazia
de’ miei fratelli, come
non morrò a quella ora
e tuo, come io credo
fu e è ancora da quegli
assai. Ma tra gli altri
l’amarono, mia madre,
era vedova, fu quella
che piú l’amò, tanto
con lui si dimesticò,
né mai, per quello
né di lei si ricordò: di
stare allo amore
nelle sue mani.
Ma
piú agevoli a riprendere
io mi sono, mia madre,
e quivi, come colui
dal re Federigo prima
la maggior cavalleressa
prese quelle poche cose
di noi trovammo sí grato
marito, e tuo cognato
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che condotto ve lo avea,
che prima fatto non avea,
che, a convenevole pregio
che
che quando partito s’era.
che di mare l’avea tratto
che rivestito l’aveano; e
che la narrata dalla
che io già intesi, in
che a Napoli era buon
che per comperar fosse,
E in
che aveva.
che una giovane ciciliana
che la giovane veggendo,
che prima la borsa
che quivi facesse e come
che lungamente in Cicilia
che a Andreuccio non
che era desso, essa,
che egli non si trovasse
che era apparecchiato e
E
che gran donna.
che appiè del suo letto
che tu ti maravigli e
che non mi conosci e per
che io sia tua sorella; e
che, poi che Idio m’ha
che
che Idio m’ha fatta tanta
che io anzi la mia morte
che io disideri di
che io consolata non
che tu abbi potuto sapere
che il conobbero amato
che molto l’amarono, mia
che gentil donna fu e
che piú l’amò, tanto che,
che, posta giú la paura
che
che io ne nacqui e sonne
che io sentissi, piú né
che io, se mio padre
che a me come a sua
che è? Le cose mal fatte
che a emendare: la cosa
che ricca donna era, mi
che è molto guelfo,
che dare gli si potesse
che mai in quella isola
che prender potemmo
che, ristoratici in parte
che
che è, buona provisione,
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ricordandosi esser vero
conoscendo i costumi,
onesti basci, ebbe ciò
ciò che ella diceva piú
che per vero: e poscia
mi maraviglio: per ciò
per ciò che nel vero, o
o che mio padre, per
o che mio padre, per che
ragionasse giammai, o
doveste esser cara, non
esser cara, non che a me
chiaro: come sapeste voi
meco si ritiene, per ciò
nostro padre, per quello
stette; e se non fosse
piú onesta cosa mi parea
a me venissi in casa tua
egli ha gran pezza
piú credendo quello
volendosi, per ciò
io ti sia poco cara!
cara! Che è a pensare
marito non ci sia, di
non sappiendo altro
per cui mandare a dire
a dire a’ tuoi compagni
Andreuccio rispose
quella sera, ma, poi
a dire all’albergo
volendosi, ella disse
sofferrebbe, per ciò
un forestiere; e
forestiere; e che come
con un piccol fanciullo
e di tanto l’amò Idio,
Il quale luogo, acciò
intendiate e quello
quello che è detto e ciò
quali tavole quella
addosso, avendo quello a
ma ciò era niente. Per
salito sopra un muretto
dimenò e percosse.
Di
piagnendo, come colui
e tanto fece cosí,
domattina; io non so
non so che Andreuccio né
né che ciance son quelle
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che il padre era stato in
che volentieri amano
che ella diceva piú che
che per vero: e poscia
che ella tacque, le
che nel vero, o che mio
che mio padre, per che
che che egli sel facesse,
che egli sel facesse, di
che, se egli ne ragionò,
che
che a me che un picciolo
che un picciolo
Al
che io qui fossi?
che con nostro padre, per
che ella mi dica,
che piú onesta cosa mi
che tu a me venissi in
che io a te nell’altrui,
che io a te venuta sarei.
che meno di creder gli
che ora di cena era, in
Che è a pensare che tu
che tu sii con una tua
che forte mi grava, io ti
che rispondersi, disse:
che tu non sii aspettato!
che qui venissero a
che de’ suoi compagni non
che pure a grado l’era,
che egli non fosse atteso
che ciò in niuna guisa
che Napoli non era terra
che come che egli a cena
che egli a cena non fosse
che gli mostrasse se egli
che niuno male si fece
che meglio intendiate e
che è detto e ciò che
che segue, come stesse vi
che con lui cadde era
che ella di Palermo,
che egli, già sospettando
che quello chiassolino
che egli piagnendo, come
che chiara vedea la sua
che molti de’
che Andreuccio né che
che ciance son quelle che
che tu di’; va in buona
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Andreuccio "non sai che io mi dico? Certo sí
i parentadi di Cicilia, che in sí piccol termine
"Buono uomo, e’ mi par che tu sogni, e il dir
fu una cosa.
Di che Andreuccio, già
di rivolere quello che per parole riaver non
riaver non potea; per che da capo, presa una
con troppi maggior colpi che prima fieramente
finestre, non altramenti che a un can forestiere
forse assicurato uno che dentro dalla casa era
il quale, per quel poco che comprender poté,
Ma colui non aspettò che Andreuccio finisse la
anzi piú rigido assai che prima disse: "Io non
disse: "Io non so a che io mi tegno che io
non so a che io mi tegno che io non vegno là giú,
fastidioso e ebriaco che tu dei essere, che
che tu dei essere, che questa notte non ci
Alcuni de’ vicini, che meglio conoscieno la
li quali gli pareva che da carità mossi
dispiacendo per lo puzzo che a lui di lui veniva,
davanti si vide due che verso di lui con una
certi ferramenti che in collo avea, con
parlavano, disse l’uno: "Che
Che vuol dir questo? Io
sento il maggior puzzo che mai mi paresse
con lume il domandarono che quivi cosí brutto
quali Andreuccio ciò che avvenuto gli era
l’uno: "Buono uomo, come che tu abbi perduti i
tu molto a lodare Idio che quel caso ti venne
che quel caso ti venne che tu cadesti né potesti
casa rientrare: per ciò che
che, se caduto non fossi,
non fossi, vivi sicuro che
che, come prima
la persona perduta. Ma che giova oggimai di
essere, se colui sente che tu mai ne facci
pare esser molto certi che in parte ti toccherà
il valere di troppo piú che perduto non hai.
Andreuccio, piú cupido che consigliato, con loro
potremmo noi trovar modo che costui si lavasse un
si lavasse un poco dove che sia, che egli non
un poco dove che sia, che egli non putisse cosí
a questo pozzo trovarono che la fune v’era ma il
n’era stato levato: per che insieme deliberarono
cosí fecero.
Avvenne che
che, avendol costor nel
a fuggire, li famigliari che quivi venivano a bere
poterono a fuggire: di che Andreuccio si
le quali egli sapeva che i suoi compagni non
e non sappiendo che
che, della sua fortuna
Andreuccio rispose che non sapea, e loro
era avvenuto e quello che trovato aveva fuori
fuori del pozzo.
Di che costoro, avvisatisi
e chi stati eran coloro che sú l’avean tirato. E
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di ferro sopra la testa, che noi ti farem cader
per ingannarmi, per ciò che,
che come io avrò loro
ogni cosa dato, mentre che io penerò a uscir
del caro anello che aveva loro udito dire
cosa diè loro dicendo che piú niente v’avea.
Costoro, affermando che esser vi doveva
l’anello, gli dissero che cercasse per tutto:
ma esso, rispondendo che non trovava e
in aspettare. Costoro che d’altra parte eran sí
maliziosi, dicendo pur che ben cercasse, preso
tiraron via il puntello che il coperchio
invano si faticava: per che da grave dolor vinto,
o egli.
Ma poi che in sé fu ritornato,
quello andavano a fare che esso co’ suoi
avean già fatto: di che la paura gli crebbe
crebbe forte.
Ma poi che costoro ebbero l’arca
un prete disse: "Che
Che paura avete voi?
avete voi? credete voi che egli vi manuchi? Li
a fuggir cominciarono che se da centomilia
lieto oltre a quello che sperava, subito si
suoi.
A’ quali ciò che avvenuto gli era
consiglio dell’oste loro che costui incontanente
fortuna, de’ quali però che quante volte alcuna
novella non meno vera che pietosa: la quale
pietosa: la quale ancora che lieto fine avesse, fu
sí lunga l’amaritudine, che appena che io possa
che appena che io possa credere che
che io possa credere che mai da letizia
donne, voi dovete sapere che appresso la morte di
nelle mani, sentendo che il re Carlo primo
di cose, non sappiendo che d’Arrighetto si fosse
fosse e sempre di quello che era avvenuto temendo,
Ma altramenti avvenne che il suo avviso; per
il suo avviso; per ciò che per forza di vento il
forza di vento il legno, che a Napoli andar dovea,
giorno tenendo, avvenne che
che, essendo ella al suo
dolersi occupata, senza che alcuno o marinaro o
persona vi trovò; di che prima si maravigliò e
subitamente di quello che avvenuto era
forze rivocasse, per che a bell’agio poterono
dove lor piacque: ma poi che nel misero corpo le
andò cercando.
Ma poi che la sua fatica conobbe
sperando e non sappiendo che
che, di se medesima
si ritornò.
E poi che la notte con molta
terza valicata, essa, che la sera davanti
lo bosco andarsene: per che ella, levatasi, là
distinzion fecero. Per che
che, parendo alla gentil
della cavriuola divenuta che de’ figliuoli.
E
avvenne dopo piú mesi che per fortuna
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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altra parte fuggirono che alla caverna dove era
Currado e la sua donna, che i lor cani seguitavan
vedendo costei che bruna e magra e
piú di loro.
Ma poi che a’ prieghi di lei
a dire chi ella fosse e che quivi facesse; la
loro aperse.
Il che udendo Currado, che
Il che udendo Currado, che molto bene Arrighetto
tenerla in quello onore che sua sorella, e stesse
sorella, e stesse tanto che Idio piú lieta
la moglie e le disse che da mangiare quivi
facesse venire e lei, che tutta era stracciata,
e del tutto facesse che seco la ne menasse.
pianse.
Ma poi che vide le lagrime
con loro insieme, ancora che povera femina fosse,
savia e avveduta; per che,
che prima come poté il
erano pervenuti, s’avisò che se i due fanciulli
oltre a questo sperando che,
che quando che sia, si
sperando che, quando che sia, si potrebbe
e a tutti diceva, che di ciò domandata
domandata l’avessero, che suoi figliuoli erano.
qual cosa il fanciullo, che intendente era,
anni, avendo piú animo che a servo non
salito sopra galee che in Alessandria
il quale morto credeva che fosse, essere ancora
grado servendo.
E come che rade volte la sua
e l’altro, da quello che esser soleano quando
di Currado, avvenne che una figliuola di
e piú mesi durò avanti che di ciò niuna persona
maniera men discreta che a cosí fatte cose non
incominciarono.
E come che lungo spazio stati
e cominciollo a pregare che gli dovesse piacere
dicendo la santa donna, che essa da uccidergli
suo rivolse; e comandò che in diversi luoghi
servati infino a tanto che esso altro
e in piú lunghi digiuni, che loro non sarien
loro, dimorati, avvenne che il re Piero da Raona,
e tolse al re Carlo; di che Currado, come
da alcuno di quegli che a guardia l’aveano,
omai quattordici anni che io sono andato
altra cosa aspettando che questa, la quale ora
che questa, la quale ora che venuta è, acciò che
ora che venuta è, acciò che io mai d’aver ben piú
disse il prigioniere "che
che monta a te quello che
"che monta a te quello che i grandissimi re si
re si facciano? Che avevi tu a fare in
disse: "El pare che ’l cuor mi si
ricordandomi di ciò che già mio padre v’ebbe
a fare: il quale, ancora che piccol fanciul fossi
fuggi’, pur mi ricorda che io nel vidi signore,
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io di qui fossi fuori, che tornando in Cicilia
raccontò a Currado. Il che Currado udendo,
d’Arrighetto avuto che Giuffredi avesse nome
donna piagnendo rispose che,
che se il maggior de’
il maggior de’ suoi due che avuti avea fosse vivo
se cosí fosse, che egli a una ora poteva
amichevolemente, secondo che servidor si dee fare,
tu quello avessi fatto che a me facesti, che
fatto che a me facesti, che vituperosamente
fatto morire: il che la mia pietà non
non sofferse.
Ora, poi che cosí è come tu mi di’
cosí è come tu mi di’ che tu figliuol se’ di
tu con amorosa, avvegna che sconvenevole a te e a
stato niente dico. Per che,
che quando tu vogli, io
amica ti fu, che ella onestamente tua
tua moglie divenga e che in guisa di mio
disiderasse quello che Currado gli offereva
niuna parte piegò quello che la grandezza
e amerò sempre, per ciò che degna la reputo del
e se io seco fui meno che onestamente, secondo
giovanezza congiunto e che,
che se via si volesse
torre, converrebbe che via si togliesse la
il commisi.
Quello che tu offeri di voler
e se io avessi creduto che conceduto mi dovesse
esser suto, lungo tempo che domandato l’avrei; e
tu non hai quello animo che le tue parole
amor di lei amerò te, che che tu mi facci, e
di lei amerò te, che che tu mi facci, e
alla cosa comandò che quivi chetamente
e quasi un’altra femina che esser non soleva
nostra usanza.
E poi che piú giorni, senza
da alcuna persona di ciò che fatto era alcuna cosa
gli ebbe di tutto ciò che bisognò loro e di
cosí verso lor disse: "Che
Che direste voi, madonna,
di ciò altro dire se non che
che, se io vi potessi piú
potessi piú esser tenuta che io non sono, tanto
voi piú cara cosa, che non sono io medesima
in quella guisa che voi dite, alquanto in
alla sua donna: "E a te che ne parrebbe, donna,
la donna rispose: "Non che un di loro, che
"Non che un di loro, che gentili uomini sono,
domandò Giuffredi: "Che
Che ti sarebbe caro sopra
non mi si lascia credere che i dolori de’ suoi
caro, sí come colui che ancora, per lo suo
potesse essere stata che Currado avesse a
tanta benignità recato, che Giannotto con lei
sensitiva le chiusero, che quasi morta nelle
basciò.
Ma poi che
che, madama Beritola
e ricevette.
Ma poi che l’accoglienze oneste
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mia madre: ora, acciò
niuna parte in quello
resti a far, vi priego
in corso; e appresso,
mettasi a sentire quello
morto, e, se è vivo, in
e in Cicilia. Colui
diligentemente il pregò
narrandogli ciò
e disse: "Egli è vero
per Currado ogni cosa,
cosa, che io potessi,
anni, il garzon
Ma dira’gli da mia parte
Giannotto, il qual di’
Giuffredi, per ciò
è troppo piú malvagio
cacciata via la paura
cagioni gli mostrò per
per che quella maniera
uno altro, sí come uomo
piú ognora trovando cose
Alla quale, acciò
Capece.
Per ciò
raccontò d’Arrighetto
buono stato; aggiugnendo
fecero a’ gentili uomini
letizia gli videro,
fu udita; e essi, avanti
e Arrighetto e ogni cosa
sé esser certissimi
che, qualora ciò
Arrighetto si sapesse,
altri. La quale poi
in Palermo ricevuti,
poi molto tempo si crede
d’Emilia distesa,
a lagrimare. Ma poi
fine, piacque alla reina
per la qual cosa egli,
da noi conoscer quello
noi si faccia, per ciò
cercarono; e, come
uccise, li quali, avanti
sollecitudini e paure di
non senza la morte loro,
veleno.
Molti furono
disiderato s’avidero,
vita cagione.
E acciò
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che niuna parte in quello
che per voi si possa ci
che voi mia madre e la
che voi alcuna persona
che è d’Arrighetto mio
che stato, e d’ogni cosa
che a Genova andò,
che lo Scacciato e la sua
che per Currado era stato
che io farei per Currado
che io potessi, che gli
che gli piacesse; e ho
che tu dimandi e una sua
che si guardi di non aver
che oggi si fa chiamar
che egli è troppo piú
che egli non s’avvisa.
che già avuta avea,
che quella maniera che
che fatto aveva tenuta
che astutissimo era,
che piú fede gli davano
che compiuta fosse, volle
che, essendo la festa
che
che, essendo egli in
che
che egli aveva lui con
che per madama Beritola e
che mai simile non fu
che a mangiar si
che per lui si potesse
che, qualora ciò che per
che
che per lui verso lo
che grazie simiglianti e
che riposata fu, parendo
che dir non si potrebbe
che essi tutti
che la compassione avuta
che a quella fu posta
che Panfilo seguitasse la
che ubidentissimo era,
che per noi si faccia,
che, sí come assai volte
che
che loro venisse fatto,
che arrichiti fossero,
che piena la videro e
che nell’oro alle mense
che la forza corporale e
che essi quelle cose loro
che io partitamente di
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da fortunosi casi,
si possa eleggere: per
ci dovremmo disporre
il quale solo ciò
dare.
Ma per ciò
Ma per ciò che, come
d’esser belle, in tanto
bastandovi le bellezze
Già è buon tempo passato
la qual, per quello
per quello che ciascun
era la piú bella femina
nel mondo; e per ciò
gran moltitudine d’arabi
donna era e’ marinari,
né per vista, per ciò
di fidarsi disponendo
nave, quantunque quelli
incapparono: per ciò
perirono.
E la nave,
fosse e già presso
sú rimasa altra persona
la foga di quella,
acchetata, la donna,
troppo lontani.
Per
poté levatasi, le donne
poche ve ne trovò
sí come quelle
paura morte s’erano; di
di consiglio, per ciò
stimolò tanto quelle
quelle che vive erano,
era ora di nona avanti
subitamente immaginò ciò
comandò a un de’ famigli
e gli raccontasse ciò
Il famigliare, ancora
quella poca compagnia
ma accorgendosi
raccontò a Pericone ciò
e le piú preziose cose
cose che in essa erano e
arnesi ricchi la donna
conobbe all’onore
dolente senza modo
di Pericone.
Il
per li costumi avvisando
poco, avvisandosi
E alle sue femine,
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che da’ viventi si possa
che, se dirittamente
che
che Colui ci donasse, il
che ci fa bisogno conosce
che, come che gli uomini
che
che gli uomini in varie
che, non bastandovi le
che
che dalla natura
che di Babillonia fu un
che ciascun che la vedeva
che la vedeva dicesse,
che si vedesse in que’
che in una grande
che addosso gli eran
che piú volte per perduti
che obscurissimo di
che sopra la sdruscita
che prima nel paliscalmo
che, non potendone per la
che
che da impetuoso vento
che piena d’acqua, non
che la donna e le sue
che quasi tutta si ficcò
che quasi mezza morta era
che, non sentendosi
che
che in compagnia di lei
che avessero sentimento,
che tra per grave
che la paura alla donna
che quivi tutta sola si
che vive erano, che sú le
che sú le fece levare; e
che alcuna persona su per
che era, e comandò a un
che senza indugio
Il
che vi fosse.
che con difficultà il
che avea, sotto il becco
che intese non erano né
che sú v’era. Il quale,
che in essa erano e che
che aver si potessono,
che trovata avea dovere
che vedeva dall’altre
che lei intender non
che la donna veggendo, e
che tra cristiani era e
che a lungo andare o per
che piú che tre rimase
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alle sue femine, che piú
non le ne erano, comandò
sé avere seco proposto
e piú negata, e veggendo
avveduto alcuna volta
il vino, sí come a colei
di bere per la sua legge
di non aver cura di ciò
lieta, ordinò con colui
colui che a lei servia
le desse bere.
Il
fece; e ella,
tirata piú ne prese
si sarebbe richiesto: di
alessandrina ballò.
Il
parve vicino a quello
quale, piú calda di vino
a sollazzarsi. Il
sollazzarsi. Il che poi
mai davanti saputo con
parendogli, secondo
grazia sua e estimando
sua e estimando che ciò
non la solenne guardia
notte, seco ciò
li quali a quello
si nascose.
E poi
col santo cresci in man
maniera a consolare,
delle passate.
Per ciò
nave s’innamorarono,
miglio dilungati furono,
esser caduto in mare. Il
poco intendesse, lei,
non potendo quegli
rimase in vita.
Il
donna, sí come a colei
e oltre a quello
subitamente s’innamorò,
e avendo udito in
gliele mandarono: il
donna altressí, per ciò
moglie la trattava.
Il
sue bellezze fiorirono,
niuna altra cosa pareva
ti faccian fede.
A
prender piacere, per ciò
lingua intendeva; per
dell’amoroso veleno
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tre rimase non le ne
che a alcuna persona mai
che mai di lei se non il
che le sue lusinghe non
che alla donna piaceva il
che usata non n’era di
che il vietava, con
che ella si mostrava
che a lei servia che di
che di varii vini
che colui ottimamente
che di ciò non si
che alla sua onestà non
che ella, ogni avversità
che veggendo Pericone,
che egli disiderava; e
che d’onestà temperata,
che poi che ella ebbe
che ella ebbe sentito,
che corno gli uomini
che per gli atti di lei
che ciò che di lei
che di lei disiderava
che faceva di lei
che far doveva avendo
che fare intendeva
che parte della notte fu
che Dio ci diè la
che ella, già con lui
che, essendo ella di
che
che, ogni altra cosa
che
che alcuno si fosse pure
che sentendo la donna e
che non tanto il perduto
che sopra la nave eran
che dispiacque molto alla
che quivi sola senza
che la fama portava bella
che a altro non poteva
che guisa quivi pervenuta
che al prenze fu
che fuori d’un gran
che, avendo a’ trapassati
che
che di niuna altra cosa
che tutta la Romania
che sollecitando il duca
che essa poco o niente di
che ciascun lei sí come
che egli con gli occhi
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innamorandosi.
E poi
piú il suo focoso amore
la sua onestà, diliberò,
onestà, diliberò, che
Il quale egli vide
che per lo gran caldo
a ricevere un venticello
informato di quello
mai andava persona: per
davanti avea proveduto,
alla gola e tirò sí
gli piacque.
Per
sonnacchiosa, e credente
si giacque.
Ma poi
la donna in guisa
ne tornò.
Ma per ciò
un suo bellissimo luogo,
mare aveva, la donna piú
onorevolmente di ciò
infino a nona aspettato
gli usci delle camere
trovandovi, avvisando
E cosí standosi, avvenne
la donna.
Per
duchessa piú, per ciò
condogliendosi gli pregò
compenso mettessero
e il duca pregarono
mal ricordandosi di ciò
un bellissimo giardino,
cosa non aver veduta e
duca e qualunque altro
altramenti a lui avvenne
duca avvenuto era.
Per
celando.
Ma mentre
contro al prenze
duca s’avicinava: per
a certe frontiere acciò
quella donna, imaginando
imaginando che, ora
persona disagiato; per
ragionare del dispetto
la qual teneva, le disse
della donna fare, disse
dove in guisa si facesse
duca mai non risapesse
avesse consentito. Il
le promise, per
che la duchessa consentí
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che da lei insieme col
che la sua onestà,
che che avvenir se ne
che avvenir se ne dovesse
che per lo gran caldo che
che era, dormendo la
che da quella parte
che avesse a fare,
che avvenne, sí come il
che la caduta del corpo
che Ciuriaci niuno romore
che, di piú caldo disio
che
che il prenze fosse, si
che alquanto con
che romore far non
che moglie aveva, non in
che poco di fuori dalla
che altra dolorosa mise,
che bisognava servire.
che il prenze si levasse;
che solamente chiusi
che occultamente in
che il dí seguente un
che prestamente in lor
che loro sirocchia era.
che all’onor del duca e
che per loro si potesse
che loro la mostrasse. Il
che al prenze avvenuto
che nel luogo dove la
che per certo per
che per avere una sí
che al duca avvenuto era.
che, da lei innamorato
che
che esso in questo fuoco
che già alle terre del
che il duca e Constanzio
che piú avanti non
che, ora che ’l duca non
che
che ’l duca non l’era
che, con licenzia del
che
che dal duca le pareva
che, dove ella volesse,
che
che molto le piacea, sí
che il duca mai non
che essa a questo avesse
che Constanzio pienamente
che la duchessa consentí
che egli, come il meglio
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informati de’ suoi
che sú v’erano quello
la donna, dove da quegli
con lei verso una porta
non vuol morire, per ciò
ardí di rispondere: per
montato e alla donna
accostatosi, comandò
Constanzio con la donna,
riprensioni del padre e
a prender piacere di ciò
le letta ne prese prima
e ultimamente alquanti,
trovando Osbech,
questa esser quella
il quale, avanti
re di Capadocia, acciò
potuto fornire per ciò
fare, sentendo ciò
senza alcuno indugio ciò
ragunato, prima
e disperso. Per
a guardia rimasa, ancora
la lingua di lei (il
a pigliare in pochi dí,
riguardo al signor loro
presa grandissima parte
di tempo dimorarono,
fallo venir meno; il
il che mi duole, per ciò
ora faceva. È il vero
muoio, per ciò
le quali io piú amo
piú amo che alcune altre
donna, la quale io piú
medesimo ho amata poscia
la conobbi.
È il vero
te, il quale io credo
lei avrai per amor di me
piú posso ti priego
che, s’egli avviene
avviene che io muoia,
e dell’altra facci
facci che credi
carissima donna, priego
me non dimentichi, acciò
io di là vantar mi possa
dalla piú bella donna
la lor fede di quel fare
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che sú v’erano quello che
che a fare avessero; e
che quivi al servigio di
che sopra il mare usciva
che io intendo non di
che Constanzio co’ suoi
che piagnea accostatosi,
che de’ remi dessero in
che la sua sventurata
che la donna rubata non
che la fortuna avanti
che s’accorgessero li
che risentiti erano
che giovane uomo era, nel
che con Constanzio era
che queste cose
che sopra Osbech dall’una
che alcune cose, le quali
che al figliuolo era
che il re di Capadocia
che da’ due potentissimi
che Basano vittorioso
che attempato fosse,
che molto a grado l’era,
che non dopo molto, non
che in arme e in guerra
che quivi eran d’Osbech,
che Antioco infermò a
che mi duole, per ciò che
che di vivere mai non mi
che d’una cosa
che, pur dovendo morire,
che
che alcune altre che al
che al mondo ne sieno,
che me medesimo ho amata
È il
che io la conobbi.
che grave m’è, lei
che quella cura di lei
che di me medesimo
che, s’egli avviene che
che
che io muoia, che le mie
che le mie cose e ella ti
che credi che sia
che sia consolazione
che dopo la mia morte me
che io di là vantar mi
che io di qua amato sia
che mai formata fosse
che egli pregava, se
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pregava, se avvenisse
quale non stette guari
una cocca di catalani
la bella donna quello
con ciò fosse cosa
La donna rispose
se ne andrebbe, sperando
Il mercatante rispose
era contento: e acciò
che da ogni ingiuria,
le potesse avanti
la difendesse, disse
nella poppa, acciò
qual cosa avvenne quello
stato intendimento: cioè
insieme, prima
Avvenne per ventura
piccola, per ciò
veduta; la qual, per ciò
posso ricordar dove; per
se grave non v’è,
La donna, udendo
e, dopo alquanto, lui
morta in mare si credeva
nol sostenne e pregollo
con ciò fosse cosa
disse: "Io vorrei bene
fosse stato piú tosto
quale avuta ho, e credo
a piagnere.
Per
non vi sconfortate prima
i vostri accidenti e
essere andata in modo
e da quella tenerezza,
e per ciò quello
paleserò.
Se vedi, poi
se nol vedi, ti priego
sempre piagnendo, ciò
avvenuto l’era dal dí
punto li raccontò; di
piagnere cominciò; e poi
disse: "Madonna, poi
senza fallo piú cara
come, ordinatamente ciò
le dimostrò; e acciò
onore, e a me,
è stata cosí lunga fama
me gran bene; né credo
subitamente rispose
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che
che
che
che
che
el morisse. Il quale
trapassò e da loro fu
v’era, domandò la
far volesse, con ciò
a lui convenisse in
con lui, se gli
per amor d’Antioco da
d’ogni suo piacere
da ogni ingiuria, che
sopravenire le
in Cipri fosser, la
era sua moglie. E
i fatti non paressero
né dell’un né
incitandogli il buio
a Baffa giugnessero,
a Baffa venne per
in assai cose
bellissima era, fisa
io vi priego, se
a memoria mi
desso era, piangendo
forte si maravigliava
fosse, e vollele fare
seco alquanto si
per tutta terra
cosí fosse stato piú
avere avuta la vita
mio padre vorrebbe il
Antigono le disse:
vi bisogni: se vi
vita sia stata la
noi ci troveremo, con
io a lui tenuta son
nella mia malvagia
udito l’avrai, di
mai a alcuna persona
avvenuto l’era dal dí
in Maiolica ruppe
Antigono pietosamente
alquanto ebbe pensato
occulto è stato ne’
mai vi renderò al
da far fosse le
altro per indugio
povero sono per voi,
annegata era; e ha,
mai tal servigio di
gli piacea; e
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compagnia. La quale poi
sapere come fosse
Aguamorta, una notte; e
una notte; e che
e che che degli uomini,
Di tanto mi ricorda
a fuggire.
io sempre forte, avvenne
che, passando costoro
li quali come quegli
religiose; e quivi,
religiose; e quivi, che
molto bene.
Ma poi
della lor legge, risposi
me ne volessi, risposi
fidar non mi volle
badessa, e sentendo essa
Idio fu sepellito poi
mi raccomandò e pregogli
né sappiendo
dire a’ gentili uomini
presentare, secondo
Antigono in quella ora
donne intesa, gli dissi
qui a voi m’ha rimandata
dir ci resta, Antigono,
dire, la quale io stimo
io stimo che, per ciò
lagrime e del pianto
volessi a pien dire ciò
che essi mi dissero, non
averne detto voglio
detto voglio che basti,
che basti, che, secondo
e quello ancora
onesta e la piú valorosa
che altro signore
e piú volte pregò Idio
grazie rendendo di ciò
Appresso questo, volendo
volendo che quello
era avesse effetto, cioè
scrivendogli oltre a ciò
la ricevette. E essa,
e fecegliele credere
bella donna: ma chi sa
Forse v’eran di quelle
di cosí spesse nozze
a Elissa rivolta impose
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che alquanto fu riposata,
che viva fosse, e dove
che che degli uomini, che
che degli uomini, che
che sopra la nostra nave
che, venuto il giorno e
che
Che di loro si fosse io
che, passando costoro che
che
che mi tiravano una
che mi tiravano videro,
che che essi dicessero,
che essi dicessero, io
che per alquanto tempo
che io era figliuola d’un
che niuna cosa tanto
che verso Cipri venisse,
che in Ierusalem andavano
che da’ giudei fu ucciso,
che in Cipri a mio padre
che dovermi dire a’
che a mio padre mi volean
che loro era stato
che noi a Baffa
che come figliuola mi
che mai per me raccontare
che molte volte da me ha
che, per ciò che bene non
che
che bene non sta a lei di
che fecero e le donne e
che essi mi dissero, non
che il presente giorno ma
che basti, che, secondo
che, secondo che le loro
che
che le loro parole
che io n’ho potuto vedere
che altro signore che
che oggi corona porti.
che grazia gli concedesse
che fatto aveva alla
che quello che cominciato
che cominciato era avesse
che ella moglie fosse del
che, se gli piacesse
che
che con otto uomini forse
che cosí fosse; e reina
che cagione moveva que’
che non meno per vaghezza
che per pietà di colei
che con una delle sue
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Che – Cheggia
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né ce n’è alcuno
ce n’è alcuno che, non
ciò, vegnendo di quelle,
alcuna, dico
d’amici e di parenti
sopra i nemici. E avanti
e servidore, e ancora
della guerra, per ciò
alle dilicatezze atto
piú dilicato cavaliere
si conoscesse e quegli
ornato.
Ora avvenne
rimasi di lei senza piú,
delle bisogne del regno,
della cagione per
cagioni piú in una
in una che in altra; per
E chi sarebbe colui
colui che dicesse
guadagnare quello
e quello seguissero,
e a cui niuna cosa
quale ragione io estimo
in servigio di colei
se quella l’ha fatto
cose con ciò sia cosa
mio marito, ora convien
se quello vi potranno
potere, io vi priego
e aiuto in quello
Egli è il vero
sono di tanta potenza,
i fortissimi uomini non
trascorrere.
E come
Amore stato grazioso,
e ’l piú savio cavaliere
senza marito posso dire
senza mogliere.
Per
amore quanto è quello
quello che io vi porto,
il vostro verso di me e
abbondanza le lagrime,
le lagrime, che essa,
a sospignerla indietro,
saramenti a affermare
d’essere squartato
consentisse.
Il
a Dio non piaccia, poi
volete me far morire,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che,
che non che uno aringo
che uno aringo ma diece
che infinite sono a
Che essendo lo ’mperio di
che far poterono,
che a ciò procedessero,
che assai ammaestrato
che loro piú alle
che a quelle fatiche
che a quegli tempi si
che piú della persona
che, essendo il re di
che
che, costumando egli alla
che
che la donna del
che fatto l’avesse venire
che in altra; per che
che debitamente dinanzi a
che dicesse che non
che non dovesse molto piú
che per la vita loro lor
che una donna la quale,
che a’ suoi disideri
che grandissima parte di
che le possiede, se ella
Le quali cose
che ama.
che amendune, secondo il
che surgano in servigio
che nella presenza de’
che consiglio e aiuto in
che io vi dimanderò mi
che, per la lontananza di
che
che i fortissimi uomini
che le tenere donne hanno
che tal cosa, se saputa
che egli non solamente
che nel reame di Francia
che io mi veggia, cosí
che io vi priego, per
che io vi porto, che voi
che voi non neghiate il
che della mia giovanezza
che essa, che ancora piú
che ancora piú prieghi
che già al collo gli si
che egli prima
che tal cosa contro
che la donna udendo,
che voi volete me far
che io voi o morire o
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della invidia cortigiana
malvagità della donna
La novella, secondo
Il conte, dolente
Nella quale prima
in due cose: prima,
recati; e appresso,
anni, e la figliuola,
sette; li quali, secondo
appresso.
Il
Il che, acciò
in Londra, a guisa
a una chiesa, avvenne
e i due suoi figlioletti
Alla quale egli rispose
che era di Piccardia e
ribaldo, con quegli due,
partire.
La dama,
piacquele molto, per ciò
tua figlioletta, per ciò
la mariterò a quel tempo
serà in maniera
fatica, sí come colui
facesse, ciascuna pruova
tra lor si faceva.
Il
egli fosse. Fugli detto
il conte, sí come colui
quelle cose faccendo
di chiunque la conoscea,
cosa; né alcuno era
sue maniere riguardasse,
cosa la gentil donna
egli si fosse altramenti
della quale stimava
dispose: e acciò
venisse, si dee credere
dee credere che quello
il valeva, come colui
come colui che piú
forse sei anni piú
forte di lei s’innamorò,
lei non vedea. E per ciò
non fosse ripreso
la qual cosa troppo piú
Laonde avvenne
della sua salute.
Di
dolore e malinconia,
per risposta dava o
Avvenne un giorno
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che della sua coscienza,
che alla sua innocenzia,
che sconcia si diceva,
che d’innocente fuggendo
che entrasse, con molte
che essi pazientemente
che con ogni sagacità si
che nome avea Violante,
che comportava la loro
che, acciò che meglio
che
che meglio fare si
che far veggiamo a questi
che una gran dama, la
che limosina adomandavano
che era di Piccardia e
che, per misfatto d’un
che
che suoi erano, gli era
che pietosa era, pose gli
che bella e gentilesca e
che buono aspetto ha, io
che convenevole serà in
Al
che starà bene.
che d’andare a piè non
che tra lor si faceva.
che il maliscalco alcuna
che egli era figliuolo
che d’altro Idio non
che a fante o a ragazzo
che era a vedere
che a’ suoi costumi e
che lei non dicesse
che lei dal padre
che da lui udito avesse,
Ma
che fosse, maritare.
che a mano di vile uomo
che quello che avvenne
che avvenne Egli per sua
che piú che altro e
che altro e costumato e
che la Giannetta e lei
che piú avanti di lei non
che egli imaginava lei di
che bassamente si fosse a
che se palesato l’avesse
che per soverchio di noia
che il padre e la madre
che maggiore non si saria
che tutto si sentia
che, sedendosi appresso
che
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l’amoroso ardore, per
cominciò a battergli
che l’usato: il
battimento ristette: per
prima nella camera entrò
focosamente ama, come
ne accorge, per quello
io vegga. Sapete omai
loro molto gravasse
gravasse che quello, di
io non avrei mai creduto
venir meno; per ciò
dovevi esser certo e dèi
e dèi che niuna cosa è
potessi, quantunque meno
meno che onesta fosse,
non la facessi.
Ma poi
fatta l’hai, è avvenuto
misericordioso di te piú
che tu medesimo, e acciò
quale niuna altra cosa è
a alcuna giovane, qual
tu vergognare, per ciò
e renditi certo
per sodisfacimento di te
di te che tu m’imponghi,
faccia, sí come colei
colei che te piú amo
cosa. E se tu non truovi
per la piú crudel madre
poi, seco pensando
delle persone avveduto
avveduto che, poi
si vogliono.
Ma poi
non solamente quello, di
con cotal patto,
troppo fidandosi di ciò
liberamente rispose
darebbe opera a fare
fare accorgere, non
mi vedete; e se quello
non segue, state sicura
piú tempo da conforto
e lascia fare a me, poi
mostrò segni: di
potesse osservare il
come io sono, e
vogliamo donare uno, di
vi diletterete, per ciò
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che il polso piú forte
che l’usato: il che il
che il medico sentí
che parte parve al medico
che ’l battimento del
che ella non se ne
che io vegga. Sapete omai
che a fare v’avete, se la
che quello, di che
che dubitavano, fosse
che da me d’alcun tuo
che tu dovevi esser certo
che niuna cosa è che per
che per contentamento di
che onesta fosse, che io
che io come per me
che pur fatta l’hai, è
che Domenedio è stato
che tu medesimo, e acciò
che tu di questa
che soperchio amore il
E nel
che ella si sia.
che la tua età il
che niuna cosa sarà per
che tu m’imponghi, che io
che io a mio poter non
che te piú amo che la mia
Caccia
che la mia vita.
che io a ciò sia
che mai partorisse
che niuna persona meglio
che, poi che attempati
che
che attempati sono,
che in ciò discreta vi
che dite vi siete accorta
che effetto seguirà alla
che non le doveva venir
che sicuramente ogni suo
che egli il suo piacere
che pietosa, del mio
che promesso m’avete o in
che la mia vita fia
che da riprensioni parea,
Il
che guarito sarai.
che la donna contenta
che promesso avea. E
che all’altrui servigio
che voi tutta giuliva
che non è convenevole che
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che non è convenevole
ma altro no; per ciò
alla donna a quello a
il suo piacere, dicendo
che disonesto le pareva
fieramente peggiorò. Il
Ma piú constante
raccontato ciò
aveva al marito, ancora
non convenevole a lui
novelle, fecero.
Di
cuore ringraziò Idio
tutto questo mai altro
fece le nozze piú lieto
pro’ quanto alcuno altro
fosse, in tanto
niuno v’era nel paese
paese che quello valesse
valesse che egli; per
mente dimostrò: per ciò
se ne portò, senza
se ne fuggirono, di
tutti morirono, né altro
la damigella, per ciò
prese, e di tutto ciò
né guari di tempo passò
in luogo di quello
anno passato poi
se egli potesse, quello
fosse adivenuto.
Per
piú della persona atante
bello della persona: il
non volle infino a tanto
della Giannetta.
Per
prima non ristette
moglie del figliuolo, il
reputò piccola, poi
Giachetto Lamiens,
lui compassione per ciò
uno de’ suoi famigliari
da mangiar per Dio. Il
quantunque colui
gli chiamasse. Per
di battergli se quello
prod’uomo, il quale piú
maestro gli amava: di
conobbe punto, per ciò
trasformato da quello
soleva, sí come colui
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che cosí bella damigella,
che della eredità de’
che di venire intendea
che disonesto le pareva
che essa, a guisa d’una
che la donna veggendo,
che mai trovandola,
che fatto aveva al marito
che grave loro paresse,
che morto senza alcuna; e
che la Giannetta fu
che lei non avea
che figliuola d’un
che altro uomo e
che nell’isola fosse, in
che né in tornei né in
che quello valesse che
che egli; per che per
che per tutto, chiamato
che, venuta in quella
che
che grandissima parte del
che il paese tutto pareva
che una damigella già da
che prod’uomo e valente
che a lei per eredità
che, udendo il re
che
che morto era il
che il conte d’Anguersa
che de’ figliuoli fosse
che, del tutto della
che
che quando giovane in
che gli aggradí forte ma
che saputo non avesse
che, messosi in cammino,
che
che in Londra pervenne: e
che forte gli piacque e
che vivi aveva ritrovati
che cosí era chiamato il
che povero e vecchio il
che nella sua casa il
che il famigliare
che al governo di loro
che la Giannetta, ciò
che il lor maestro volea
che il lor maestro gli
che e la donna e ’l conte
che oltre modo era
che esser soleva, sí come
che vecchio e canuto e
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un altro uomo pareva
E veggendo la donna
disse al maestro
col prod’uomo, avvenne
sentí questo fatto: per
star con la mala ventura
n’avea. Giachetto,
sentita aveva la festa
tanto gli amava,
gli amava, che avanti
gli vedesse comandò
entro dimorar volesse,
Il quale rispose
rimanea volentieri, ma
altra cosa far non sapea
attendere a’ cavalli, di
intendea.
Mentre
fortuna, in questa guisa
menava, avvenne
e con fatti, piú
durante la guerra
peccati gli narrò ciò
riraccontò, pregandogli
che col re operassono
né guari poi dimorò
altre parti, una grida:
con ciò fosse cosa
per innocente di ciò per
udendo e sentendo
a Giachetto e il pregò
con Perotto, per ciò
voleva loro mostrare ciò
il conte a Perotto,
"Perotto, Giachetto,
dota; e per ciò, acciò
dote non sia, io intendo
abbia questo beneficio
e sua mogliere, e per me
prima udendo ciò
e poi veggendo quello
allegrezza soprapreso,
che appena sapeva
gli diede.
E poi
il sofferse ma volle
di Giachetto, e comandò
molto da quello
in su gli occhi lui
Perotto, e comandò
in assetto, secondo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che il conte.
E
che i fanciulli da lui
che alquanto gli
che il padre di Giachetto
che egli, il quale a
che Dio dea loro, ché
che sentita aveva la
che i figliuoli al
che avanti che piagner
che piagner gli vedesse
che, se ’l prod’uomo a
che
che egli vi fosse
che vi rimanea volentieri
che altra cosa far non
che attendere a’ cavalli,
che tutto il tempo della
che la fortuna, in questa
che divisata è, il conte
che il re di Francia,
che a lui non si
che la reina di Francia
che per lei a gran torto
che col re operassono che
che ’l conte, se vivo
che, di questa vita
che
che chi il conte
che egli lui per
che in essilio andato era
che cosí era il vero,
che con lui insieme fosse
che egli voleva loro
che il re andava cercando
che già era in pensiero
che è qui, ha tua sorella
che tua sorella senza
che egli e non altri
che il re promette cosí
che il conte d’Anguersa e
che il conte detto avea e
che Perotto faceva, fu a
che appena sapeva che far
che far si dovesse. Ma
che i varii casi di
che, avendo prima
che
che via il portasse dove
che esser solea
che ginocchione stava
che incontanente il conte
che alla sua nobilità si
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di dire a tuo padre
e maggior fattolo
Parigi piú gloriosamente
perde il suo e comanda
persona e nel viso piú
non restandoci altri
prima la mia e esso,
il chiese, l’ultimo fia
dire un cotal proverbio:
il quale non pare
se per gli accidenti
d’averlo udito, acciò
ma questo so io bene,
mani alcuna giovinetta,
qua quello piacere
il simigliante, per ciò
per ciò che se io credo
brievemente tutti pareva
a questo s’accordassero,
di tutte quelle virtú
o donzello dee avere,
fosse un’altra: per ciò
né alcuna cosa era
di seta e simili cose,
ella non facesse meglio
scudiere, o famigliare
una tavola d’un signore,
ella, sí come colei
e fare una ragione
pervenne a quello di
egli credeva certamente
fuori di casa dimorasse,
tra questi mercatanti
di questa ultima loda
questo privilegio piú
un poco turbatetto disse
quale poteva un poco piú
io non dubito punto
dir vero, ma, per quello
delle cose, per ciò
di sí grosso ingegno,
quella cognosciute cose
parlare.
E per ciò
per ciò che tu non creda
tu non creda che noi,
o altramenti fatta
il piú nobile animale
e cosí ha, per ciò
e non si può tenere
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che i tuoi figliuoli,
che fosse già mai; poi
Bernabò da
che mai.
che la moglie innocente
che altra piacevole e
che egli e io a novellare
che di grazia il chiese,
che dirà.- E questo detto
che lo ’ngannatore rimane
che per alcuna ragione si
che avvengono non si
che dagl’ingannatori
che quando qui mi viene
che mi piaccia, io lascio
L’altro
che io posso.
che se io credo che la
che la mia donna alcuna
che a questo
che le donne lasciate da
che donna o ancora
che forse in Italia ne
che ella era bella del
che a donna appartenesse,
che ella non facesse
Oltre
che alcuna altra.
che dir vogliamo, diceva
che serviva ella, sí come
che era costumatissima,
che se un mercatante
che quivi si ragionava,
che, se egli diece anni o
che
che ella mai a cosí fatte
che cosí ragionavano un
che Bernabò avea data
che a tutti gli altri
che non lo ’mperadore ma
che lo ’mperadore, gli
che tu non ti creda dir
che a me paia, tu hai
che, se riguardato
che
che tu non avessi in
che ti farebbono sopra
che tu non creda che noi,
che noi, che molto largo
che molto largo abbiamo
che tu, ma da un naturale
che tra’ mortali fosse
che universalmente le
che non condiscenda,
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lasciamo stare a una
a non disiderare una
al disidero, di far ciò
di far ciò che può acciò
il giorno avvenirgli;
avvenirgli; che speri tu
a’ mille altri modi
che userà uno uom savio
savio che l’ami? credi
l’affermi, io non credo
creda; e tu medesimo di’
come son l’altre. Per
o quelle medesime forze
naturali appetiti; per
ella sia onestissima,
che ella quello
risponderò. E dico
dico che io conosco ciò
vergogna; ma quelle
dello onor loro,
elle diventan forti piú
piú che gli uomini,
se per ogni volta
testimonianza di ciò
avessero, io mi credo
poche sarebber quelle
v’atendessero; ma, non
non se ne pare, a quelle
nelle cose palesi: per
E abbi questo per certo:
pruova. E dicoti cosí,
tempo recarla a quello
monterebbe. Ma poi
Ma poi che tu di’
sono cosí pieghevoli e
ingegno è cotanto, acciò
donna, io son disposto
testa se tu mai a cosa
non puoi, io non voglio
che tu perda altro
di vedere pruova di ciò
fiorin d’oro de’ tuoi,
ti deono essere cari
e infra tre mesi dal dí
fatti e tanti indizii,
esser vero, sí veramente
Bernabò disse
gli altri mercatanti
questo fatto, conoscendo
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che ’l prieghi, ma pure a
che gli piaccia, e, oltre
che può acciò che con
che con quella esser
che speri tu che una
che una donna
che userà uno uom savio
che l’ami? credi che ella
che ella si possa tenere?
che tu il creda; e tu
che la moglie tua è
che, se cosí è, quegli
che
che nell’altre sono a
che possibile è,
che ella quello che
che l’altre faccia, e
che io conosco ciò che tu
che tu di’ potere
che savie sono hanno
che elle diventan forti
che gli uomini, che di
che di ciò non si curano,
che elle a queste cosí
che fatto avessero, io mi
che poche sarebber quelle
che v’atendessero; ma,
che il corno nasca, egli
che savie sono, né pedata
che, quando possono
che
che colei sola è casta la
che, se io fossi presso a
che
che io ho già dell’altre
che tu di’ che tutte sono
che tutte sono cosí
che ’l tuo ingegno è
che io ti faccia certo
che mi sia tagliata la
che ti piaccia in cotale
che tu perda altro che
che mille fiorin d’oro.
che io ho già ragionato,
che meno ti deono essere
che la testa, contro a
che io mi partirò di qui
che tu medesimo
che tu mi prometterai
che gli piacea molto; e
che quivi erano
che gran male ne potea
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sí gli animi accesi,
quello e piú ne ’ntese
udito n’avea: per
con una povera femina
venuta la notte, allora
che Ambruogiuolo avvisò
ogni altra cosa notabile
al letto e sentendo
e una piccola fanciulla
scopertala tutta, vide
le vide, fuori
le vide, fuori che uno
la ricoperse, come
fece due notti senza
chiamati que’ mercatanti
tra lor messo per ciò
fornito aveva quello di
di che vantato s’era: e
appresso mostrò le cose
avere avute le cose; per
non dicea, non gli parea
aver vinto.
Per
doveva bastare: ma poi
ma poi che tu vuogli
e io il dirò. Dicoti
udí questo, parve
segnale ciò esser vero
disse: "Signori, ciò
donna come tornato era e
segretamente impose
parte fosse con la donna
"Mercé per Dio! anzi
che tu m’uccida dimmi di
di che io t’ho offeso,
d’alcuna cosa: ma di
marito io nol so, se non
non che egli mi comandò
tenuto e come io di cosa
dir di no: sallo Idio
servire altrui. Idio,
che tutto conosce, sa
a me in questa maniera:
e tuo signore e dichi
quale tu donata m’avrai,
e andronne in parte
Il famigliare,
divenne pietoso: per
essa avea, pregandola
suo, al qual disse
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che,
che oltre al voler degli
che da Bernabò udito
che gli parve matta
che molto nella casa
che Ambruogiuolo avvisò
che la donna dormisse,
che in quella era
che la donna e una
che con lei era dormivan
che cosí era bella ignuda
che uno che ella n’avea
che ella n’avea sotto la
che, cosí bella vedendola
che
che la donna di niente
che presenti erano stati
che fornito aveva quello
che vantato s’era: e che
che ciò fosse vero,
che di lei n’aveva seco
che, se altro non dicea,
che
che questo bastasse a
che Ambruogiuolo disse:
che tu vuogli che io piú
che io piú avanti ancora
che madonna Zinevra tua
che gli fosse dato d’un
che Ambruogiuolo diceva;
che Ambruogiuolo dice è
che con colui a lui
che, come in parte fosse
che
che miglior gli paresse,
che tu m’uccida dimmi di
che io t’ho offeso, che
che tu uccider mi debbi.
che voi offeso abbiate il
che egli mi comandò che
che senza alcuna
che egli m’imponga possa
che di voi m’incresce ma
che tutto conosce, sa che
che io non feci mai cosa
che tu prenda questi miei
che tu m’abbi uccisa; e
che io mi dileguerò e
che mai né a lui né a te
che malvolentieri
che, presi i drappi suoi
che
che di quelle contrade si
che il suo comandamento
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era fornito, ma
contraffatta il piú
procacciato quello
bene e sí acconciamente,
ivi a non guari tempo
i costumi di Sicurano,
e quegli, ancora
col suo bene adoperare,
avesse fatto: per
di tempo avvenne
del soldano era), acciò
grandi uomini con gente
faccendo ciò
tra l’altre volte
il quale, udendo
Lomellin, una notte
con lei, e pregommi
Ora risi io, per ciò
fu di tanta follia,
d’oro contro a mille
a’ miei piaceri: il
vinsi il pegno; e egli,
bestialità punir dovea
lei d’aver fatto quello
tornandosene, per quello
dimestichezza, tanto
suoi denari assai: per
riposò infino a tanto
mercatanti genovesi
fece ricevere, infino
gli paresse a quel fare
prender piacere; ma poi
quivi Bernabò, pensando
dal soldano impetrò
stato fosse quello di
a Ambrogiuol comandò
se nol dicesse.
Per
pena piú aspettandone
a Bernabò disse: "E tu
dall’onta della vergogna
uccidere; e, secondo
sappiendo egli ancora a
ancora a che Sicurano,
alle altrui falsità
tanto il bene e l’amore
e il marito le porta,
la conosce.
Ma per ciò
conoscete quello
a Sicurano, disse
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che il corpo di lei morto
che poté n’andò a una
che le bisognava,
che egli gli venne oltre
che questo catalano con
che sempre a servir
che grave gli paresse,
che quella del catalano
che in processo di tempo
che, dovendosi in un
che
che i mercatanti e le
che alla guardia
che al suo uficio
che, essendo egli a un
che
che il capitano della
che io giacqui con lei, e
che per suo amore io le
che egli mi ricordò della
che mise cinquemilia
che io la sua donna non
che io feci e vinsi il
che piú tosto sé della
che lei d’aver fatto
che tutte le femine fanno
che io abbia poi sentito,
che per gli suoi conforti
che egli, util grande
che con opera d’alcuni
che in Alessandria erano,
che tempo gli paresse a
che di fare intendea.
che vide quivi Bernabò,
che alla bisogna non era
che davanti venir si
che egli della moglie di
che il vero dicesse come
che Ambruogiuolo, da una
che la restituzione di
che facesti per questa
che mi parea avere
che egli mi rapportò,
che Sicurano, che questo
che questo ordinato avea
che alla verità da lui
che l’amico e il marito
che, con lei lungamente
che
che voi ottimamente
che ciascun di costoro ha
che gli piacea e che
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disse che gli piacea e
di peggio avea paura
pagar denari, né sapea
sapea che si sperare o
quando mai, secondo
in tanta maraviglia,
che piú volte quello
piú tosto esser sogno
che vero. Ma pur, poi
feminili e donne
soldano appresso comandò
mai, infino a tanto
Appresso questo comandò
questo comandò che ciò
fosse alla donna donato,
che non era sí poco
donna onorò, e donolle
e donolle che in gioie e
d’oro e d’ariento e
e che in denari, quello
apprestare un legno, poi
da tutti si credeva
il dí medesimo
consiglio di dirne una,
di Bernabò, come
e di tutti gli altri
si danno a credere
di creder mostrava: cioè
s’immaginan
noi non conosciamo,
e cresciamo e stiamo, di
coloro li quali, sé piú
favolose potere
d’altrui recare a quello
in Pisa un giudice, piú
sodisfare alla moglie
gli venne fatto, per ciò
giovani di Pisa, come
che poche ve n’abbiano
toccarla e di poco fallò
mattina, sí come colui
poco spirito, convenne
delle sue forze
buono da fanciulli
a Ravenna.
Per ciò
Per ciò che, secondo
le mostrava, niun dí era
molte, avvisandosi forse
le feste.
Avvenne
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che facesse la donna
che di pagar denari, né
che si sperare o che piú
che piú temere, perché
che egli avanti si
che piú volte quello che
che egli vedeva e udiva
che vero. Ma pur, poi che
che la maraviglia cessò,
che compagnia le
che incontanente
che per se medesimo non
che ciò che
che d’Ambruogiuolo stato
che non era sí poco che
che oltre a diecimilia
che in gioie e che in
che in vasellamenti d’oro
che in denari, quello che
che valse meglio d’altre
che fatta fu la festa,
che morta fosse; e sempre
che legato fu al palo e
che all’animo m’era, a
che bene ne gli avvenisse
che quello si danno a
che esso di creder
che essi, andando per lo
che le donne a casa
che tra esse nasciamo e
La
che elle sien vaghe.
che la natura possenti
che essi non possono, e
che essi sono, non
che di corporal forza
che egli faceva agli
che messer Lotto Gualandi
che poche ve n’abbiano
che lucertole verminare
che egli quella una non
che era magro e secco e
che con vernaccia e con
che stato non era avanti,
che stanno a leggere e
che, secondo che egli le
che
che egli le mostrava,
che non solamente una
che cosí feria far si
che, essendo il caldo
che
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infra mare.
E mentre
sí tosto fuggire,
veggente messer Riccardo
il quale era sí geloso
tenersi costei, e lei
co’ fatti, parendogli
maniera la racconsolò,
racconsolò, che, prima
oltre alle consolazioni
saper far ciò
e aspettando a
che riuscir volesse; per
discoperse, pregandolo
pregandolo che quello
dico cosí: egli è vero
d’altrui si sia, per ciò
voi dite, io, per ciò
da lei, e son certo
bene. Se essa dice
piacevolezza quello
a torre, per ciò
e spezialmente lei
che è la piú piacevole
e per ciò non domando
motto a messer Riccardo
a un altro forestiere
sua venuto fosse. Il
che vedendo il giudice,
cominciò a dire: "Forse
e il lungo dolore
che io ho avuto poscia
m’ha sí trasfigurato
mi riconosce.
Per
a pescare, per ciò
si sentí mai a quello
che io ho poscia portato
ti perdei, e tu non par
mi fai. Non vedi tu
qui per pagare ciò
la sua mercé, per ciò
dite voi a me? Guardate
è io, non mi ricordo
Riccardo: "Guarda ciò
tu vedrai bene
tanto guardato,
guardato, che io conosco
messer Riccardo
di conoscerlo: per
di grazia a Paganino
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che essi piú attenti
che Paganin non giugnesse
che già era in terra,
che temeva dell’aere
che forte piagnea
che poco fossero il dí
che, prima che a Monaco
che
che a Monaco giugnessero,
che di dí e di notte le
che a ciò bisognava, esso
che riuscir volesse; per
che, quando tempo parve a
che
che quello che gli
che gli piacesse
che io ho una giovane in
che voi io non conosco né
che piacevol gentile uom
che ella vi conoscerà
che cosí sia come voi
che voi medesimo vorrete
che io son giovane uomo e
che è la piú piacevole
che io vidi mai.
che altramente sia se non
che fatto s’avrebbe a un
che con Paganino in casa
che vedendo il giudice,
che aspettava di dovere
che la malinconia e il
che io ho avuto poscia
che io la perdei m’ha sí
che ella non mi riconosce
che egli disse: "Donna,
che simil dolore non si
che io ho poscia portato
che io ti perdei, e tu
che mi riconoschi, sí
che io sono il tuo messer
che volesse questo
che io voglio mi ti rende
che voi non m’abbiate
che io vi vedessi giammai
che tu di’, guatami bene:
che io sono il tuo
che io conosco che io mai
che io mai piú non vi
che ella questo facesse
che dopo alquanto chiese
che in camera solo con
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parlare.
Paganin disse
gli piacea, sí veramente
e alla donna comandò
andasse e udisse ciò
tu Riccardo tuo
tuo che t’ama piú
piú disse: "Ben sapete
non sono sí smimorata,
che io non conosca
marito; ma voi, mentre
di conoscer me, per ciò
tanto conoscimento,
che voi dovavate vedere
conoscere quello
dicano, si richiede: il
lo studio delle leggi
a me non parve mai
e le vigilie. E dicovi
fatte fare a’ lavoratori
faciavate fare a colui
abbattuta a costui,
nella quale non si sa
dico di quelle feste
voi, piú divoto a Dio
battecisi la lana; e poi
ve n’andate il piú tosto
e disse, poi
"Deh, anima mia dolce,
che parole son quelle
e in peccato mortale,
cara e sempre, ancora
lasciar l’onor tuo e me,
tuo e me, che t’amo piú
quinci innanzi, poscia
ben non sentii poscia
mio onore non intendo io
io che persona, ora
mortaio, io starò quando
di me.
E dicovi cosí,
bagascia, pensando
per me.
Anche dite voi
che vi sforzerete: e di
rizzare a mazzata? Io so
un pro’ cavaliere poscia
vivere, ché mi pare anzi
ché mi pare anzi che no
E ancor vi dico piú:
costui mi lascerà,
di salsa, per ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che gli piacea, sí
che egli non la dovesse
che con lui in camera
che egli volesse dire e
che t’ama piú che se
che se medesimo? come può
che io non sono sí
che io non conosca che
che voi siete messer
che io fui con voi,
che se voi eravate savio
che voi dovavate vedere
che io era giovane e
che alle giovani donne,
che come voi il faciavate
che la moglie, voi non
che voi giudice foste,
che se voi aveste tante
che le vostre possession
che il mio piccol
che ha voluto Idio sí
che cosa festa sia, dico
che voi, piú divoto a Dio
che a’ servigi delle
che questa notte sonò
che voi potete, e senza
che lei tacer vide: "Deh,
che parole son quelle che
che tu di’? or non hai tu
che a Pisa mia moglie?
che io non volessi, sarai
che t’amo piú che la vita
che la vita mia? Deh,
che io conosco il tuo
che tu tolta mi fosti.
che persona, ora che non
che non si può, sia piú
che sia in imbeccato
che qui mi pare esser
che per punti di luna e
che vi sforzerete: e di
che? di farla in tre pace
che
che voi siete divenuto un
che io non vi vidi!
che no che voi ci stiate
che voi ci stiate a
che quando costui mi
che non mi pare a ciò
che con mio grandissimo
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vi stetti una volta: per
mia civanza.
Di
Di che da capo vi dico
v’andate con Dio, se non
se non che io griderò
per dolor cadde,
tempo si morí.
Il
e conoscendo l’amore
donne mie care, mi pare
Questa novella diè tanto
a tutta la compagnia,
tutte le donne dissero
che Dioneo diceva vero e
una bestia.
Ma poi
la reina riguardato
l’ora era omai tarda e
non altramenti
un poco bassi. Ma poi
alquanto piú alta
sedendo, disse:
"Poi
disse:
"Poi che cosí è
tenuta per quelle
alle piú genti; senza
venerdí, avendo riguardo
che in esso Colui
degno di reverenza, per
e molto onesta reputerei
piú tosto a orazioni
polvere, ogni sucidume
opera riposarsi: per
Appresso, per ciò
se noi vogliam tor via
sarà ancora piú bello
novellare la licenzia e
si dica, e ho pensato
recuperasse. Sopra
di dire alcuna cosa
reina, e cosí statuiron
tavole e quello appresso
brigata, a far quello
la via e quivi, poi
s’io non canto io, /
/ un giovinetto tale, /
/ di lui m’accesi tanto,
signor mio. /
E quel
la tua merzede; / per
per quella intera fede /
che io gli porto. Idio,
a quelle cose vacando
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che in altra parte
che da capo vi dico che
che qui non ha festa né
che io griderò che voi mi
che voi mi vogliate
che andando per Pisa, a
che Paganin sentendo e
che la donna gli portava,
che ser Bernabò
che ridere a tutta la
che niuna ve n’era a cui
che Dioneo diceva vero e
che Bernabò era stato una
che la novella fu finita
che l’ora era omai tarda
che tutti avean novellato
che matutina stella, un
che l’onesto romor de’
che usata non era sedendo
che cosí è che io vostra
che io vostra reina sono,
che davanti a me sono
che il venerdí, avendo
che in esso Colui che per
che per la nostra vita
che giusta cosa e molto
che, a onor di Dio, piú
che
che a novelle vacassimo.
che per la fatica di
che, non potendo cosí
che
che noi qui quatro dí
che gente nuova non ci
che un poco si ristringa
che sopra uno de’ molti
di chi
che questo sarà:
che ciascun pensi di dire
che alla brigata esser
che fosse. La quale
che far dovesse in tutto
che piú piacesse a
che alquanto diportati si
che son contenta d’ogni
che di biltà, d’ardir, né
che aguale / lieta ne
che ’n questo m’è sommo
che in questo mondo il
che io gli porto. Idio,
che questo vede, / del
che prima la reina avea
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quivi preparasse quello
passi, assai avanti
ripiene di ciò
acqua e in gran copia
vaghi, sopra una loggia
cosa piena di quei fiori
aprire un giardino
al palagio, in quello,
lo giardin rendevano,
di molte altre cose
tra tutta la spezieria
per le quali cose, non
poste fossero le piante
nostro aere patisca, di
mezzo del quale, quello
è non meno commendabile
che altra cosa
erba e verde tanto,
quale sopra una colonna
sí alta verso il cielo,
chiarissima ricadea,
La qual poi, quella dico
chiarissima, avanti
donna e a’ tre giovani
ad affermare
non sapevano conoscere
che altra forma
aggiunsero.
Ma poi
capo si dierono, infino
parve ora
si diede.
Ma, poi
e di quelle femine
che sí sono stolti,
che credono troppo bene
messale la nera cocolla,
di poter far quel
ancora di quegli assai
che credono troppo bene
Ma quanto tutti coloro
ingannati, mi piace, poi
non essendovi allora piú
Quivi, tra gli altri
fosse. Il buono uomo,
Masetto domandò, di
davano sí poco salaro,
tanta seccaggine,
e uscivami dell’orto: sí
quando io me ne venni,
alcuno alle mani
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che bisognava, veggendo
che mezza terza fosse ad
che a camera s’appartiene
che quivi surgea, piú
che la corte tutta
che concedeva il tempo e
che di costa era al
che tutto era dattorno
che, mescolato insieme
che
che per lo giardino
che mai nacque in Oriente
che la mattina, ma
che erano in quel luogo,
che quivi non sia
che è non meno
che altra cosa che vi
che vi fosse ma molto piú
che quasi nera parea,
che nel mezzo di quella
che poi non senza
che di meno avria
che soprabbondava al
che a quel divenisse, con
che tutti cominciarono ad
che, se Paradiso si
che
che altra forma che
che quella di quel
che assai, or questa cosa
che alla reina, per lo
che, a cui piacesse,
che
che, passata la nona,
che
che sí sono stolti, che
che credono troppo bene
che, come ad una giovane
che
che ella piú non sia
che vogliono non può
che credono troppo bene
che la zappa e la vanga e
che cosí credono sieno
che la reina comandato me
che otto donne con una
che lietamente il
che Nuto avea nome,
che egli il monistero
che io non ne potevo
che io lasciava stare il
che, tra per l’una cosa e
che
che, se io n’avessi
che
che fosse da ciò, che io
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mani che fosse da ciò,
con queste monache,
per le parole di Nuto
venir fatto di quello
e avvisandosi
ben facesti a venirtene!
volte le sei quello
Masetto a pensare
con loro; e conoscendo
ben fare quegli servigi
esser ricevuto per ciò
e appariscente. Per
per l’amor di Dio e
mise innanzi certi ceppi
li quali costui,
spezzati.
Il castaldo,
cenni gli fece intendere
il fece molto bene, per
a far fare certe bisogne
tenne: de’ quali avvenne
venne per limosina, sí
fatte fare assai cose
rimanere, io mi credo
buon servigio, per ciò
l’uomo fare ciò
d’aver pensiero
io vi lavorerò sí l’orto
il castaldo veduto
con cenni rispostogli
che far voleva ciò
ricevuto, gl’impose
e mostrogli quello
spesse volte avviene
intese; e la badessa,
che forse estimava
Or pure avvenne
due giovinette monache,
là dove egli era, e lui
a riguardare. Per
Per che l’una,
"Se io credessi
io ti direi un pensiero
siamo tenute strette, né
piú volte a piú donne,
son venute, udito dire
usa con l’uomo.
Per
Volentieri udirei quello
"Ohimè! disse l’altra
l’altra che è quello
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io gliele mandassi, e
che tutto se ne struggea,
che a lui dovrebbe poter
che egli disiderava; e
che fatto non gli
Che è un umo a star con
che elle si vogliono
che via dovesse tenere a
che egli sapeva ben fare
che Nuto diceva, non
che troppo era giovane e
che, molte cose divisate
che
che egli, se bisognasse,
che Nuto non avea potuto
che fortissimo era, in
che bisogno avea d’andare
che a casa ne le recasse.
che il castaldo a far
che gli eran luogo piú
che uno dí la badessa il
che io gli ho fatto bene,
che bisogno c’erano. Se
che noi n’avremmo buon
che egli ci bisogna, e
che volesse: e, oltre a
che egli motteggiasse
che mai non vi fu cosí
che egli ottimamente
che far voleva ciò che
che egli volesse,
che egli l’orto lavorasse
che a fare avesse; poi
che altri fa de’ mutoli,
che forse estimava che
che egli cosí senza coda
che costui, un dí avendo
che per lo giardino
che sembiante facea di
che l’una, che alquanto
che alquanto era piú
che tu mi tenessi
che io ho avuto piú volte
che mai qua entro uomo
che a noi son venute,
che tutte l’altre
che io m’ho piú volte
che a te ne pare.
che è quello che tu di’?
che tu di’? non sai tu
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che tu di’? non sai tu che noi abbiam promesso
promettono tutto ’l dí, che non se ne gli attiene
un’altra o dell’altre che gliele attengano.
pensiero del mal prima che egli ti venga; quando
mille modi da fare sí che mai non si saprà, pur
mai non si saprà, pur che noi medesime nol
già maggior voglia che l’altra di provare
che l’altra di provare che bestia fosse l’uomo,
su la nona: io mi credo che le suore sieno tutte
s’egli non ci è persona, che abbiam noi a fare se
Egli è sí sciocco, che egli s’acconcerà
ben per tutto e veggendo che da niuna parte
appressandosi quella, che mosse avea le parole,
si levò in piè; per che costei con atti
invitare quel fece che ella volle.
La
compagna, avuto quel che volea, diede
il lor volere; per che,
che avanti che quindi si
volere; per che, avanti che quindi si
ragionando, dicevano che bene era cosí dolce
Avvenne un giorno che una lor compagna, da
Ultimamente la badessa, che ancora di queste cose
medesimo appetito cadde che cadute erano le sue
dalle monache fatta che l’ortolano non venia
e oltre a ciò piú che parte volendo da lui,
a tante, s’avisò che il suo esser mutolo
"Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai
bene a diece galline, ma che diece uomini posson
convien servir nove, al che per cosa del mondo io
anzi sono io, per quello che infino a qui ho fatto
ho fatto, a tal venuto che io non posso fare né
tutta stordí, e disse: "Che
Che è questo? Io credeva
Che è questo? Io credeva che tu fossi mutolo.
anzi per una infermità che la favella mi tolse,
essere restituita, di che io lodo Idio quant’io
credette, e domandollo che volesse dir ciò che
che volesse dir ciò che egli a nove aveva a
le disse il fatto: il che la badessa udendo,
udendo, s’accorse che monaca non avea che
che monaca non avea che molto piú savia non
non fosse di lei: per che
che, come discreta, senza
a questi fatti, acciò che da Masetto non fosse
apertosi tra tutte ciò che per adietro da tutte
di Masetto ordinarono che le genti circunstanti
circunstanti credettero che
che, per le loro orazioni
sue fatiche partirono, che egli le poté
Nelle quali, come che esso assai monachin
procedette la cosa, che niente se ne sentí se
già Masetto presso che vecchio e disideroso
se ne tornò, affermando che cosí trattava Cristo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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moglie d’Agilulf re, di
riso, piacque alla reina
e di sentire quello
lor non fa di sapere,
in infinito; e
di minor valore tenuto
re, vaghe donne, intendo
e in quiete, avvenne
per altro da troppo piú
s’innamorò.
E per ciò
stato non gli avea tolto
pur seco si gloriava
pensieri; e, come colui
cosa la qual credeva
dovesse piacere.
Per
Per che intervenia
guardato cavalcava
che alcuno altro: il
avvenia, in tanto
lui morire per lo amore
cosa propose di voler
di voler che tal fosse,
il suo amore, ché sapeva
del re, il quale sapea
camera entrare.
Per
Per che, acciò
acciò che vedesse in
in che maniera e in
mantello simile a quello
lavatosi bene, acciò
si nascose.
E sentendo
pietra e collo acciaio
turbato (per ciò
del re esser sapea
reina cognobbe. E come
andò della reina, di
"O signor mio, questa
ritornate? Guardate ciò
fare accorgere. Il
ci fu’io, chi fu colui
andò? chi ci venne?
Di
altra volta quello
sentito avea: e quello
il re, piú nella mente
mente che nel viso o
ma tuttavia io vi priego
mal talento, per quello
in una lunghissima casa
dormiva; ed estimando
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che Agilulf tacitamente
che Pampinea novellando
che per lor non fa di
che alcuna volta per
che ciò sia vero, nel suo
che Masetto, nel senno
che per me vi sia
che un pallafreniere
che da cosí vil mestiere,
che il suo basso stato
che egli non conoscesse
che in alta parte avesse
che tutto ardeva in
che alla reina dovesse
che intervenia che la
che la reina, dovendo
che alcuno altro: il che
che quando avveniva,
che gravissimo gli era il
che alla reina aveva
che tal fosse, che egli
che egli in essa tentasse
che in vano o direbbe o
che del continuo con lei
che, acciò che vedesse in
che
che vedesse in che
che maniera e in che
che abito il re, quando a
che al re veduto avea e
che non forse l’odore del
che già per tutto si
che seco portato avea un
che costume del re esser
che quando turbato era
che grave gli paresse il
che ella si maravigliò
che novità è stanotte?
Il re,
che voi fate.
che molti sciocchi non
che ci fu? come andò? chi
che molte cose nate
che già sentito avea: e
che tacendo niuna
che nel viso o che nelle
che nelle parole turbato:
che voi guardiate alla
che vedeva gli era stato
che nel suo palagio era
che, qualunque fosse
che
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qualunque fosse colui
che ciò fatto avesse
gli battesse.
Come
dormisse forte, colui
il re e avvisandosi ciò
cominciò a temere tanto
e avvisossi fermamente
facesse morire.
E come
e d’attender quello
Ma, sí come colui
sí come colui che di ciò
niuna cosa voleva
cosa gli fece se non
lunghissimi, acciò
camera sua.
Costui,
avea, sí come colui
chiaramente s’avvisò per
la mattina, comandò
comandò che avanti
senno.
Poi, veggendo
e dimostrargli
avrebbe scoperto quello
scoperto, ancora
della donna sua. Coloro
fra sé esaminarono
dire, ma niuno ve ne fu
egli, a dar modo
di raccontarvi una beffa
costumi, si credono piú
meno, sí come quegli
ancora per farvi accorte
e sono alcuna volta, non
piú d’inganni piena
né ancora alcuno altro
novella appartenga, come
di palesare, per ciò
ancora vivono di quegli
lanaiuolo, per ciò
cosa essere piú avanti
il quale piú di ciò
il lanaiuolo le paresse
e di mezza età, tanto
ne curava; e ella,
E essendosi accorta
uomo, nondimeno, per ciò
E avendo seco pensato
e per consiglio di ciò
Io so, come colei
colei che detto ve l’ho,
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che ciò fatto avesse che
che la donna diceva, non
che ciascuno altro
che colla reina stato era
che esso cercando andava,
che sopra il battimento
che, se il re di ciò
che
che varie cose gli
che il re far dovesse.
che di ciò che fare
che fare intendeva niuna
che si sentisse, niuna
che con un paio di
che a quel segnale la
che tutto ciò sentito
che malizioso era,
che cosí segnato era
che avanti che le porti
che le porti del palagio
che senza romore non
che avveduto se ne fosse
che ciascun dee andar
che intera vendetta
che quella parola udirono
che avesse il re voluto
che la ’ntendesse se non
che ’l piacer di lei
che fu da dovero fatta da
che gli altri in ogni
che per viltà d’animo non
che eziandio i religiosi,
che dagli uomini, ma da
che d’amore o di fede,
che alla presente novella
che io gli sappia, non
che ancora vivono di
che per questo si
che ricchissimo era, non
che da saper divisare un
che il lanaiuolo le
E
che fosse degno.
che qual dí nol vedeva,
che molto cauta era, né
che costui usava molto
che di santissima vita
che modo tener dovesse,
Io so,
che voi udirete.
che detto ve l’ho, che
che voi conoscete i miei
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dal quale io sono piú
né alcuna cosa disidero
da ricchissimo uomo e
per le quali cose io piú
l’amo: e lasciamo stare
pur pensassi cosa niuna
forse non avvisandosi
abbia come io ho, pare
né uscir di casa,
egli non è ora qui: di
mi dolgo forte, per ciò
ma poscia m’ho pensato
l’ambasciate per modo
seguitan cattive, di
perviene a’ fatti; per
a’ fatti; per che, acciò
di dirlo piú tosto a voi
altrui, sí perché pare
di cosí fatte cose, non
strani ripigliare.
Per
vi priego per solo Idio
riprendere e pregare
noia, sí come a colei
comprese incontanente
quello esser vero
sí e per tal modo
sicuramente gli dite
che io sia stata quella
man di denari, il pregò
uomo, col quale poi
intendere e del guardare
che egli credeva
sí come colui
in negarlo, per ciò
dico io di lei cotanto,
uomo, piú accorto
graziosa gli si mostrò,
faccendo sembianti
alquanto già accortasi
certificare dello amore
la domandò pietosamente
"Padre mio, le novelle
che io ho non sono altre
l’altr’ieri, per ciò
per ciò che io credo
e per farmi far cosa,
la donna "anzi, poi
forse avuto per male
doluta, per ogni volta
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che la vita sua amata, né
che da lui, sí come da
che ’l può ben fare, io
che me stessa l’amo: e
che io facessi, ma se io
che contro al suo onore e
che io cosí fatta
che m’abbia posto
che egli incontanente non
che io mi dolgo forte,
che questi cosí fatti
che gli uomini fanno
che le risposte seguitan
che nascon parole e dalle
che, acciò che male e
che
che male e scandalo non
che ad altrui, sí perché
che suo amico siate, sí
che gli amici, ma gli
che io vi priego per solo
che voi di ciò il
che piú questi modi non
che in niuno atto ho
che di colui dicesse di
che ella diceva, le
che piú da quel cotale
che io sia stata quella
che questo v’abbia detto
che messe dicesse per
che d’una cosa e d’altra
che egli credeva che esso
che esso facesse a quella
che mai guatata non
che tu non puoi; io non
che, se mai io ne trovai
che
che ’l santo frate, senza
che egli assai bene poté
che altra faccenda ne
che ella a costui cosí
che ella gli portava,
che novella ella avesse.
che io ho non sono altre
che di quel maledetto da
che io credo che egli sia
che egli sia nato per mio
che io non sarò mai lieta
che io mi ve ne dolfi,
che io mi ve ne sia
che passar vi solea,
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passar vi solea, credo
E or volesse Idio
ardito e sí sfacciato,
borsa e una cintola: il
e ho sí forte per male,
fare né dire cosa alcuna
cintola alla feminetta
che recata l’avea,
commiato datole, temendo
tenesse e a lui; dicesse
sí com’io intendo
recata a voi, acciò
rendiate e gli diciate
di sue cose per ciò
borse e tante cintole
come a padre mi vi scuso
fratei miei, e avvegnane
ché io ho molto piú caro
se ricevere ne la dee,
pienamente credendo ciò
ma lodo molto
male attenuto quello
che egli mi promise: per
per quello e per questo
riscaldare gli orecchi;
vincer tanto all’ira,
mal seguire. Né dubitar
parole, come colei
miei parenti, e parmi
e non domandino altro
afflitta e cattivella,
pietà a vedere.
Credo
e per ciò vorrei
vostre orazioni, acciò
in contanente s’avisò
dalla donna, e aspettò
il riprese molto di ciò
detto gli avea la donna
fatto. Il valente uomo,
che ancor non vedea a
e la cintura, acciò
forte, disse: "Mai sí
le conosco, e confessovi
io feci male, e giurovi
male, e giurovi che, poi
cosí la veggio disposta,
ammaestrato e pregato
e della certezza
alla sua donna vedere
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che poscia vi sia passato
che il passarvi e il
che pure ieri mi mandò
che io ho avuta e ho sí
che io credo, se io non
che io non vel faccia
che recata l’avea, che
che gliele riportasse, e
che essa per sé non la
che io l’avessi ricevuta,
che elle fanno alcuna
che voi gliele rendiate e
che io non ho bisogno di
che, la mercé di Dio e
che
che io ve l’afogherei
che, se egli di questo
che
che può; ché io ho molto
che egli riceva villania,
che io abbia biasimo per
che la donna diceva,
che tu in questo seguiti
che egli mi promise: per
che, tra per quello e per
che
che nuovamente fatto ha,
che egli piú briga non ti
che tu ad alcuno dei tuoi
che mai di questo biasimo
che l’avarizia sua e
che egli sieno in
che limosine, e
che è una pietà a vedere.
che ella porti
che voi mi diceste per
che Idio gli tragga di
che egli avrebbe novelle
che dir volesse il frate.
che detto gli avea la
che egli doveva aver
che ancor non vedea a che
che il frate riuscir
che al frate non
che io le conosco, e
che io feci male, e
che, poi che io cosí la
che
che io cosí la veggio
che mai di questo voi non
che piú a queste cose non
che aver gli parea dello
che egli avea e l’una e
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l’una e l’altra cosa: di che la donna fu molto
e piú ancora per ciò che le parea che ’l suo
per ciò che le parea che ’l suo avviso andasse
cosa aspettando se non che il marito andasse in
compimento, avvenne che per alcuna cagione
mio, or vi dico io bene che io non posso piú
sofferire; ma per ciò che l’altr’ieri io vi
di niuna cosa farne che io prima nol vi
ad iscusarmivi, e acciò che voi crediate che io
e acciò che voi crediate che io abbia ragione e di
io vi voglio dire ciò che ’l vostro amico, anzi
gli facesse assapere che il marito mio andasse
a Genova, se non che stamane, all’ora che
non che stamane, all’ora che io v’ho detta, egli
e avrei gridato, se non che egli, che ancora
se non che egli, che ancora dentro non era
nella sua malora credo che se ne andasse, perciò
se ne andasse, perciò che poi piú nol sentii.
del mondo, e non sapeva che dirsi, se non che piú
sapeva che dirsi, se non che piú volte la domandò
aveva ben conosciuto che egli non fosse stato
da un altro! Io vi dico che fu egli, e perché
ha altro da dire, se non che questo è stato troppo
e tu facesti quello che far dovevi di
voglio pregare, poscia che Idio ti guardò di
ti guardò di vergogna, che,
che come due volte
questa volta facci, cioè che senza dolertene ad
diavolo scatenato, che io credeva che fosse
che io credeva che fosse un santo: e se
e se io posso tanto fare che io il tolga da questa
ti do la parola che tu ne facci quello
che tu ne facci quello che l’animo ti giudica
che l’animo ti giudica che ben sia fatto.
ma sí adoperate che egli si guardi di piú
della chiesa la donna, che il valente uom
la maggior villania che mai ad uomo fosse
chiamandolo. Costui, che già due altre volte
volte conosciuto avea che montavano i
il vero disse il frate "che
che il messo me n’è
n’è giunto; io m’avviso che tu ti credesti, per
tu ti credesti, per ciò che il marito non c’era,
che il marito non c’era, che la gentil donna ti
santità di questa donna, che le vai alle finestre
Niuna cosa è al mondo che a lei dispiaccia,
verità, lasciamo stare che ella te l’abbia in
a qui, non per amore che ella ti porti ma ad
miei, taciuto di ciò che fatto hai; ma essa
l’ho la licenzia che
che, se tu piú in cosa
faccia il parer suo. Che farai tu, se ella il
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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assai compreso di quello
mercé a messer lo frate,
a’ lor fatti, sí fecero,
sua santa misericordia
tutte l’anime cristiane
dà buon tempo.
Poi
prestamente rispose
assai persone sono
persone sono che, mentre
vi mandano altrui; il
intervenne.
Secondo
Puccio di Rinieri,
vita spirituale, per ciò
altra famiglia non avea
la chiesa.
E per ciò
messe, né mai falliva
falliva che alle laude
e bucinavasi
scopatori.
La moglie,
e bella e ritondetta
troppo piú lunghe diete
E per ciò
desinare e cena, secondo
astutamente, tanto fece
quello medesimo disidero
che aveva egli: di
trovar modo, per ciò
mai fuor della terra; di
sospetto, non obstante
compreso, fra Puccio,
alla qual cosa mi par
via, là dove ce n’è una
suoi maggior prelati,
e usano, non vogliono
ella si mostri; per ciò
che l’ordine chericato,
Ma, per ciò
molto, dove io credessi
grandissima instanzia
e poi a giurare
nol direbbe, affermando
che, se tal fosse
di mettervisi.
"Poi
mosterò. Tu dei sapere
i santi Dottori tengono
fare la penitenzia
sanamente: io non dico,
se’; ma avverrà questo,
questo, che i peccati
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che gli bisognava, come
che cosí bene t’insegnò
che senza aver piú a
che tosto conduca me e
che voglia n’hanno.
che Filomena, finita la
che volontieri, e
che, mentre che essi si
che
che essi si sforzano
che ad una nostra vicina,
che io udii già dire,
che poi, essendo tutto
che altra famiglia non
che una donna e una fante
che uomo idiota era e di
che alle laude che
che cantavano i secolari
che egli era degli
che monna Isabetta avea
che pareva una mela
che voluto non avrebbe;
che costui ogni suo
che fatto gli venia; e la
che egli l’accese nella
che aveva egli: di che
che accortosi il monaco,
che costei in niun luogo
che il monaco avea gran
che fra Puccio in casa
che tutto il tuo disidero
che tu vadi per una lunga
che è molto corta, la
che la sanno e usano, non
che ella si mostri; per
che l’ordine chericato,
che il piú di limosine
che tu se’ mio amico e
che tu a niuna persona
che gliele insegnasse, e
che mai, se non quanto
che, se tal fosse che
che
che esso seguir la
che tu cosí mi prometti,
che i santi Dottori
che a chi vuol divenir
che tu udirai. Ma intendi
che dopo la penitenzia tu
che i peccati che tu hai
che tu hai infino all’ora
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perdonati; e quegli
la qual convien
dí, ne’ quali, non
larga ordinata in guisa
dire certe orazioni
stando in quella maniera
dire certe orazioni
come io feci già, spero
feci già, spero che anzi
senza muoversi ciò
monaco voleva dire; per
assai buon modo, disse
e d’ogn’altro bene,
ella era contenta, e
contenta, e che, acciò
colla donna, ad ora
era da quella diviso
sottilissimo muro; per
di palco della casa; di
e domandolla ciò
ella faceva.
La donna,
Puccio: "Come ti dimeni?
non sapete voi quello
Credettesi frate Puccio
letto si dimenasse, per
tali volte per lo letto,
che tu fai dimenar ciò
a’ cibi del monaco
tenuta in dieta, ancora
il suo piacere.
Di
Di che, acciò
alle prime, avvenne
egli vi mise il monaco,
la via, e la moglie,
necessità vivea di ciò
reina ad Elissa impose
La quale, anzi acerbetta
molti, molto sappiendo,
non sarebbe, quello
pallafreno solamente
né trovandone alcuno
della persona andava,
fu chi gli disse
quello addimandasse,
il suo pallafreno, acciò
se voi mi donaste ciò
con questa condizione:
che io, prima
da ogn’uom separato
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che tu farai poi non
che duri quaranta dí, ne’
che da altra femina, ma
che, stando tu in piè, vi
che
che io ti darei: ma,
che stette egli in su la
che io ti darò scritte,
che anzi che la fine
che la fine della
che il monaco voleva dire
che, parendole assai buon
che
che di questo e
che egli per l’anima sua
che, acciò che Idio gli
che
che Idio gli facesse la
che veduto non poteva
che da un sottilissimo
che, ruzzando messer lo
che
che, avendo già detti
che
La
che ella faceva.
che motteggevole era
Che vuol dir questo
che questo vuol dire? Ora
che il digiunare le fosse
che egli di buona fede
che tu fai dimenar ciò
Disse
che ci è.
che, essendo dal marito
che
che la penitenzia di
che, acciò che l’ultime
che
che l’ultime parole non
che, dove frate Puccio,
che
che da andarvi tosto gli
che con lui in gran
che messer lo monaco,
che seguisse. La quale,
che no, non per malizia
che altri non sappi nulla
che ad un cavalier
che bello fosse per lui;
che gli piacesse, ne
che generalmente da tutti
che, se egli quello
che
che egli l’avrebbe per
che il Zima gliele
che voi avete al mondo,
che io, prima che voi il
che voi il prendiate,
che io da altrui che da
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che io da altrui
beffar costui, rispose
guadagnare, le impose
ma ben si guardasse
che a niuna cosa
nella sala ad udire ciò
egli mi pare esser certo
che voi siete sí savia,
quella di ciascun’altra
e delle virtú singulari
E per ciò non bisogna
e il piú fervente
vi potete render sicura
niuna cosa avete, qual
si sia o cara o vile,
come di me, da quanto
mie cose.
E acciò
argomento, vi dico
reputerei maggior grazia
grazia che voi cosa
cosa che io far potessi
piacesse mi comandaste,
che io non terrei
son vostro come udite
speranza dell’anima mia,
in voi si nutrica,
verso di me dimostrata,
che vostro sono,
riconfortato, possa dire
E lasciamo stare
onore, nondimeno credo
noia cagione.
Per
Per che, acciò
che ciò non avvenga, ora
ciò v’incresca, e anzi
di me vi movete, per ciò
e il piú dolente uomo
la vostra cortesia
che non sofferrete
ad attender quello
e cominciò a sentire ciò
non avea sentito, cioè
nascondere quello
atteso e veggendo
dubbio gran tempo ha
ti sono, non voglio
non voglio che tu creda
animo stata sia quello
buona speranza, per ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che da lei udito non sia.
che gli piacea, e
che ad udire il Zima
che a niuna cosa che egli
che egli dicesse
che il Zima volesse dire.
che voi siete sí savia,
che assai bene, già è
che veder mi paresse
che in voi sono, le quali
che io vi dimostri con
che mai uomo ad alcuna
che niuna cosa avete,
che ella si sia o cara o
che tanto vostra possiate
che io mi sia, e il
che voi di questo
che io mi reputerei
che voi cosa che io far
che io far potessi che vi
che vi piacesse mi
che io non terrei che,
che, comandando io, tutto
che
che sono, non
che nello amoroso fuoco
che la vostra benignità
che vostro sono, che io,
che io, dalla vostra
che, come per la vostra
che
che la mia morte non vi
che, rimordendovene
che
che, acciò che ciò non
che
che ciò non avvenga, ora
che sovvenir mi potete,
che io muoia a
che in voi sola il farmi
che viva dimora. Spero
che non sofferrete che io
che io per tanto e tale
che la gentil donna gli
che prima mai non avea
che amor si fosse. E
che volentieri,
che niuna risposta
che io m’accorsi il tuo
che tu creda che io nello
che io nello animo stata
che nel viso mi sono
che messer Francesco è
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podestà, sí come tu sai, che per mio amore donato
il quale io ti porto, che in fra pochi dí tu ti
compimento.
E acciò che io non t’abbia altra
di notte, guardando ben che veduto non sii, fa
che veduto non sii, fa che per l’uscio del
tu mi troverai ivi che t’aspetterò, e
ogni mia virtú occupata, che appena posso a
niun termine è sí lungo che mi bastasse a
a conoscer quello che io disiderando fornir
Soltanto vi dico che,
che come imposto m’avete
allegrezza e quel bene che voi disiderate il
e ridendo disse: "Che
Che ti pare? Ho t’io bene
il quale, come che buona oppinione
è ben mio il pallafreno che fu tuo.
A cui il
e or volesse Iddio che io fatto l’avessi,
fatto l’avessi, per ciò che voi avete comperato
disse seco medesima:
Che fo io? Perché perdo
questo buon tempo mentre che io posso; io non avrò
meglio fare e pentere, che starsi e pentersi.
n’andò ad un altro uscio che nella casa entrava,
trovò la gentil donna che l’aspettava.
La
Né questa volta, come che la prima fosse, fu
però l’ultima, per ciò che
che, mentre il cavalier
essere ad un bagno, fa che ella vi va, e
essere stata, si truova che con Ricciardo è
impose alla Fiammetta che procedesse con una.
alquanto delle cose che per l’altro mondo
una di queste santesi, che cosí d’amore schife
il frutto condotta che i fiori avesse
avesse conosciuti; il che ad una ora a voi
cautela nelle cose che possono avvenire, e
Il quale, non obstante che una bellissima
ella, onestissima, piú che altra cosa amava e
dimorando, avvenne che da donne che sue
avvenne che da donne che sue parenti erano fu
un dí assai confortato che di tale amore si
rimanere, per ciò che in van si faticava,
con ciò fosse cosa che Catella niuno altro
niuno altro bene avesse che Filippello, del quale
in tanta gelosia viveva, che ogni uccel che per
viveva, che ogni uccel che per l’aere volava
guari di tempo ciò fece che quasi a tutti i
altressí, era nell’animo che non piú Catella, ma
in questo perseverò, che sí per fermo da tutti
fermo da tutti si teneva che
che, non ch’altri, ma
lasciò una salvatichezza che con lui aveva
con lui aveva dell’amor che portar le solea, e
altri.
Ora avvenne che
che, essendo il tempo
di disidero di saper ciò che Ricciardo volesse
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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volesse dire.
E poi
tenersi, pregò Ricciardo
di farla chiara di ciò
scongiurato per persona,
io non oso negar cosa
presto a dirlovi, sol
che voi mi promettiate
esser vero quello
donna piacque questo
adunque da una parte,
ardire di dirvi cosa
cosa che io credessi
vi dovesse; ma, per ciò
o se avuto ha credenza
amato fossi; ma, corne
tempo quando ha creduto
volere fare a me quello
me quello che io dubito
donna mia; e per quello
le risposte secondo
Ma pure stamane, anzi
io credetti incontanente
che fosse ciò
ciò che ella era, per
mia e la dimandai quello
recare addosso, e dice
tutto vuol sapere quello
io intendo di fare, e
io volessi, farebbe
e grava; e se non fosse
maniera levato di dosso
stata.
Allora mi parve
troppo innanzi e
e di dirlovi, acciò
acciò che voi conosceste
alla morte.
E acciò
alla donna mia, a colei
questa risposta,
a questo bagno; di
lei.
Ora non credo io
io che voi crediate
vostro luogo, io farei
fosse, e quel lo onore
fatta vergogna gli fia,
ad una ora la ’ngiuria
a chi era colui
ira accesa, rispose
sí gran fatica a fare; e
sí fatta vergogna,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che alquanto tenuta si fu
che, per amor di quella
che
che detto aveva di
che io non oso negar cosa
che voi mi domandiate; e
che voi mi promettiate
che niuna parola ne
che io vi conterò; ché,
che egli addomandava, e
che da altrui uditi non
che io credessi che noiar
che noiar vi dovesse; ma,
che quello amore è
che io mai da voi amato
che questo sia stato o no
che io abbia men di
che io dubito che egli
che egli non tema ch’io
che io truovo egli l’ha
Ma
che io l’ho imposto.
che io qui venissi, io
che fosse ciò che ella
che ella era, per che io
che io chiamai la donna
che colei di mandasse.
che del tutto vuol sapere
che io intendo di fare, e
che egli, quando io
che io potrei essere
che tu m’hai fatto, non
che egli mai non avrebbe
che questi procedesse
che piú non fosse da
che voi conosceste che
che merito riceve la
che voi non credeste
che l’aspettava, questa
che ella era presta
che la femina
che voi crediate che io
che io la vi mandassi; ma
che egli vi troverrebbe
che a lui se ne
che ad una ora la
che a voi e a me far
che gliele dicea o a’
che questo farà ella
che fermamente, se egli
che sempre che egli
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vergogna, che sempre
di questo e parendogli
pregandola non dimeno
udito da lui, il
ad una buona femina,
femina, che quel bagno
teneva, e le disse ciò
di fare, e pregolla
La buona femina,
e con lui ordinò quello
quale niuna finestra
entro un letto, secondo
e a quelle data piú fede
quella dimestichezza
era usato di fare.
Il
troppo maggior sospetto
la notte dimorò.
Ma
"Sete voi quella donna
da lui."
Catella,
cercando andava quello
ben d’essere altra
era oscurissima, di
senza favellare in guisa
e piacere dell’una parte
stettero.
Ma poi
sono otto anni, t’ho piú
reo e malvagio uom
traditor disleale
e parmi mille anni
sozzo cane vituperato
A questo can disleale,
in questo poco di tempo
qui stata son con lui,
tutto l’altro rimanente
stato gagliardo,
Ma, lodato sia Idio,
Non maraviglia
In fé di Dio io non so a
so a che io mi tengo,
bracchi alla coda
e basciava e piú
le carezze grandi; per
can fastidioso
infino a tanto
rispondi, sozzo cane?
costà, non mi toccare,
per oggi.
Io so bene
che oggi mai, poscia
tu conosci chi io sono,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che egli alcuna donna
che ’l suo consiglio
che dir non dovesse
che ella sopra la sua fé
che quel bagno che egli
che egli aveva a Catella
che egli intendeva di
che in ciò fosse
che molto gli era tenuta,
che a fare o a dire
che lume rendesse
che poté il migliore, nel
che non le bisognava,
che era usato di fare.
che ella vedendo, entrò
che ella non era, seco
che piú? Venuta la nona,
che gli dovete venire a
che cercando andava
che ella non avrebbe
che ella non era,
che ciascuna delle parti
che scorger si potesse la
che dell’altra stettero.
che a Catella parve tempo
che la mia vita amato, e
Or con cui
che tu se’!
che tu se’: ascolta se tu
che noi siamo al lume,
Oimè,
che tu se’.
che, credendosi in
che
che qui stata son con lui
che in tutto l’altro
Tu
che stata son sua.
che a casa ti suogli
che il tuo campo, non
che stanotte tu non mi ti
che io mi tengo, che io
che io non ti ficco le
che tu non credevi.
che mai le faceva le
che ella, seguendo il suo
che tu se’, e
che io non te ne vitupero
Che ha colei piú di me?
che tu hai troppo fatto
che oggi mai, poscia che
che tu conosci chi io
che tu ciò che tu facessi
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CORNICE
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chi io sono, che tu ciò
patir voglia; e non so a
non so a che io mi tengo
Ricciardo, il qual piú
e mai non poté vantarsi
pure una volta; e non so
fine Ricciardo, pensando
e presala bene sí
non vi turbate; quello
vostro Ricciardo.
Il
non può oggimai essere
essere che quello
in alcuna maniera farete
L’una fia, di
non poco vi dee calere,
fama fia guasta, per ciò
per ciò che, come
come che voi diciate
fatta venire, io dirò
per denari e per doni
li quali per ciò
ne fate: e voi sapete
a credere il male
men tosto creduto a me
sí andare la cosa
lui, come egli me; di
ma per soverchio amore
servidore. E come
come che sia gran tempo
io e le mie cose e ciò
servigio, io intendo
quinci innanzi sien piú
cose, e cosí son certo
Catella, mentre
piagneva forte, e come
parole di Ricciardo,
ad avvenire ciò
mi si concederà
la ’ngiuria e lo ’nganno
di questo vivi sicuro,
mi veggio vendica di ciò
piú: tu hai avuto ciò
priego.
Ricciardo,
pace non riavesse: per
pregò e tanto scongiurò,
i baci dello amante
marito di lei da morte,
che lui gli era provato
s’oppose; per ciò
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tu facessi faresti a
che io mi tengo che io
che io non mando per
che sé m’ha amata e mai
che io il guatassi pure
che male si fosse a farlo
che, se andar ne la
che
che partire non si poteva
che io semplicemente
che Catella udendo e
che quello che è stato
che è stato non sia pure
che questo si senta mai
che non poco vi dee
che il vostro onore e la
che, come che voi diciate
che
che voi diciate che io
che io qui ad inganno
che non sia vero, anzi vi
che io v’abbia promessi,
che cosí compiutamente
che la gente è piú
che il bene; e per ciò
Appresso
che a voi.
che io ucciderei altressí
che mai voi non dovreste
che io vi porto e son
che sia gran tempo che io
che io e le mie cose e
che io posso e vaglio
che da quinci innanzi
che mai. Ora, voi siete
che sarete in questa.
che Ricciardo diceva
che molto turbata fosse e
che ella cognobbe esser
che Ricciardo diceva, e
che io possa comportare
che fatto m’hai. Non
che io non sarò mai lieta
che fatto m’hai; e per
che disiderato hai, e
che conosceva l’animo suo
che, cominciando con
che
che ella, vinta, con lui
che quegli del marito,
che lui gli era provato
che aveva ucciso, e co’
che, qual che la cagion
che
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per ciò che, qual
in alcuna maniera; di
questo suo amor celato,
di racquistare l’amore
per non far lieta colei
E presi quegli denari
amico o a parente, fuor
sí al mercatante,
con tanta sollicitudine,
quali faccende, ancora
fu di tanta constanzia
battaglia.
Ma avvenne
nella quale l’amore
ella a lui e il piacer
non dover potere essere,
di rivederla s’accese,
in forma di peregrino
di due fratelli
andò in altra parte
e ogni cosa serrata; di
di che egli dubitò forte
di quindi mutatasi. Per
di nero vestiti, di
e di persona da quello
soleva quando si partí,
di nero vestiti, per ciò
sono ancora quindici dí
dí che un lor fratello,
tempo non c’era stato,
e parmi intendere
provato alla corte
alla corte che uno
l’uccidesse, per ciò
forte Tedaldo
in tanto il simigliasse,
dolfe. E avendo sentito
tornò all’albergo, e poi
sí per li molti pensieri
addormentare: per
su venire un lume.
Per
cominciò a guardare
lei venir tre uomini
star sicuri, per ciò
noi sappiamo fermamente
tacere, per ciò
che, se mai si risapesse
a quel medesimo pericolo
detto con la donna,
quali fossero gli errori
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che la cagion si fosse,
che egli entrò in fiera
che della sua malinconia
che senza sua colpa gli
che del suo male era
che aver poté,
che ad un suo compagno il
che non solamente buon
che esso in pochi anni
che spesso della sua
che sette anni vinse
che, udendo egli un dí in
che
che alla sua donna
che di lei aveva si
che ella dimenticato
che, piú non potendo
che
che dal Sepolcro venisse,
che vicino era alla casa
che davanti alla casa di
che egli dubitò forte che
che morta non fosse o di
che, forte pensoso, verso
che
che egli si maravigliò
che esser soleva quando
che di leggieri non
che e’ non sono ancora
che un lor fratello, che
che di gran tempo non
che avea nome Tedaldo fu
che egli abbiano provato
che uno che ha nome
che ha nome Aldobrandino
che egli voleva bene
che alcuno in tanto il
che fosse creduto lui; e
che la donna era viva e
che cenato ebbe insieme
che lo stimolavano e sí
che, essendo desto, gli
che
che, chetamente alla
che
che ciò volesse dire, e
che del tetto quivi eran
che noi sappiamo
che la morte di Tedaldo
che, se mai si risapesse
che
che noi fossimo stati,
che è Aldobrandino. E
che forte di ciò si
che potevano cadere nelle
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pensando a’ fratelli
volse, e seco ciò
in una saletta terrena
un peregrin forestiere;
de’ fatti suoi; di
per Dio pregandolo
era venuto,
s’avacciasse, per ciò
attendete bene a quello
non dirlo. Per quello
noia, e vuole del tutto
so qual Domenedio piú un
che un altro si voglia
e io ne farò ciò
meglio, ma per ciò
Ditemi, ricordavi egli
forte, non credendo
quantunque di que’ dí,
ucciso era stato colui
dal compagno di Tedaldo
e rispose:
"Io veggio
i miei. Egli il è vero
dolent’è a me; per ciò
"Lo sventurato giovane
rispose: "Certo no,
mi confessai; per ciò
e la dimestichezza
fece un romore in capo
mi spaventa, dicendomi
nel fuoco pennace.
Di
sí fatta paura m’entrò,
piú volli ricevere; come
(come, per quello
sarebbe piegato, per ciò
è sol quel peccato
Io so fermamente
gli mostraste
E se cosí fu,
E se cosí fu, che so
diveniste voi sua.
il voler tor voi a lui,
Or voi dovete sapere
piace di parlarne, acciò
meglio li conosciate
per addietro non pare
uomini, ma quegli
è di frate, per ciò
e pontificale, in tanto
maggior sollicitudine
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che uno strano avevano
che a fare avesse compose
che ivi era, ed era tutta
che sai tu di pace o di
che la donna si
che, se per la salute
che
che egli s’avacciasse,
che il tempo era brieve.
che io vi dirò, e
che Iddio mi riveli, la
che per voi s’ammendi; se
che un altro si voglia ch
che io m’ammendi; e per
che io potrò per
che voi medesima
che voi mai aveste alcuno
che mai alcuna persona
che ucciso era stato
che per Tedaldo fu
che ciò sapea, e rispose:
che Idio vi dimostra
che nella mia giovanezza
che, quantunque io rigida
che
che fu morto non amaste
che egli non mi offese
che, quando io gli dissi
che
che io aveva seco, mi
che ancor mi spaventa,
che, se io non me ne
che
che sí fatta paura
che io del tutto mi
che io credo, se piú
che io presumma, egli se
che niun disidero al
che ora vi tribola. Io so
che Tedaldo non vi fece
che, se egli prima
che
che so che fu, qual
che fu, qual cagion vi
Che egli non fosse vostro
che sua eravate, questa
che io son frate, e per
che per innanzi meglio li
che per addietro non pare
che abbiate fatto.
che oggi frati si
che, dove dagl’inventori
che
che paoneggiar con esse
che d’altro esercizio. E
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sciocchi e in mostrare
e colle messe, acciò
messe, acciò che a loro,
E certo egli è il vero
i peccati; ma se coloro
il gitterieno. E per ciò
altrui da quello a
la lussuria, acciò
malvagi guadagni, acciò
maggiori, di ciò
cose e di molte altre
risposto: Fate quello
noi diciamo e non quello
noi facciamo estimano
costanti e di ferro
fanno cotal risposta,
la intendono per lo modo
gli odierni frati
che voi facciate quello
quello che dicono, cioè
essi possano fare quello
potranno.
Chi non sa
e pur di quegli
Chi ’l fa, fa quel
Ma, posto pur
sia da concedere ciò
ciò che il frate
vi sgridò vi disse, cioè
di mente procede.
togliendoli voi,
Appresso dico
voi l’uccideste, per ciò
ogn’ora piú crudele,
mani; e la legge vuole
la legge vuole che colui
che è cagione del male
in quella medesima colpa
medesima colpa che colui
che colui che ’l fa.
E
non si può negare. Sí
queste tre cose dette,
Ma veggiamo: forse
l’avete; senza
l’avete; senza che io so
che io so che egli piú
valoroso in quelle cose
a lui?
Io non so
esse, pensando a quello
di compiacergli, acciò
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che con limosine i
che a loro, che per viltà
che per viltà, non per
che le elimosine e le
che le fanno vedessero a
che essi conoscono,
che esso di rimaner solo
che, rimovendosene gli
che
che, fatti restitutori di
che
che mostrato hanno dover
che sconce fanno ripresi
che noi diciamo e non
che noi facciamo estimano
che sia degno
che a’ pastori. E quanti
che non la intendono per
che essi la dicono, gran
che voi facciate quello
che dicono, cioè che voi
che voi empiate loro le
che, se i secolari
che
che senza denari la
che maggior romor fanno
che vuole, ma Idio sa se
che in questo sia da
che il frate che vi
che vi sgridò vi disse,
che gravissima colpa sia
Che voi rubaste Tedaldo
che sua di vostra
che, in quanto in voi fu,
che
che per voi non rimase,
che egli non s’uccidesse
che colui che è cagione
che è cagione del male
che si fa sia in quella
E
che colui che ’l fa.
E che voi
che ’l fa.
che voi del suo essilio e
che molto maggiore
che nella sua
che Tedaldo meritò queste
che io so che egli piú
che egli piú che sé v’ama
Niuna
che sé v’ama.
che a’ giovani
che errore s’è quello
che elle sono e quanta e
che da amarla non si
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rimovesse giammai.
Il
adunque è quello,
esser volete, quello
è questo: se mai avviene
nel quale era avanti
finite, quando la donna,
le raccoglieva, per ciò
stato grande in ciò
nella maniera
morto; e per ciò quello
non so perché bisogni
punto morto, per quello
la donna: "Guardate
parlare quel cotanto
il peregrino: "Madonna,
peregrino: "Madonna, che
vi diciate, io v’accerto
attenere, io spero
cosa potrebbe avvenire
simile letizia mi fosse,
e disse: "Madonna, acciò
il quale guarderete
presa della santità
nel peregrino le pareva
le pareva che fosse; per
donato l’ultima notte
né mori’ né fui morto,
mori’ né fui morto, che
e seco affermando
io voglio andare a fare
della qual cosa spero
cosa spero che avanti
sera voi udirete novelle
contarlevi per piú agio
morte pensoso
di lui un picciol dono
senza alcun fallo avanti
"Valente uomo, poi
se’ sollicito, come
per lo quale uom dice
me, ogni gran cosa, non
farei volentieri, non
e però quello
fallo, ov’egli avvenga
allora disse: "Quello
niun’altra cosa è se non
ma tuttavia, acciò
quella maniera terrò
sommamente il pregò
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che
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che
che
che
che
che
che
come voi faceste,
la divina giustizia,
a voi conviene
Tedaldo dal suo lungo
voi scioccamente
attentissimamente le
verissime le parevan
contro a Tedaldo
detta avete; ma
non si dee poter fare
io il vi prometta.
Iddio mi dimostri, ma
voi diciate; io il
parlato se n’è
che voi vi diciate,
voi vi diciate, io
Tedaldo è vivo; e,
voi il vedrete tosto.
simile letizia mi
sarebbe il vedere il
io vi consoli del
per la vita vostra
nel peregrino le
fosse; per che
Tedaldo, tratto fuori
con lei era stato, e
che voi e i miei
voi e i miei fratelli
per certo egli era
Aldobrandino vi sia
avanti che doman sia
doman sia sera voi
vi piaceranno; sí
al presente non posso
di speranza di futura
io ti domanderò
doman sia sera, dove
tu della mia salute
io non ti conosca né
io debbo essere a
una picciola, farei
io promettessi; e
ti piace addomanda,
io scampi, io lo
io voglio niun’altra
tu perdoni a’ quattro
Idio alla mia salute
a grado ti fia.
di buon cuore stesse,
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stesse, ché per certo che,
che avanti che il
per certo che, avanti che il seguente giorno
segreto ad un cavaliere che quella tenea disse
faticarsi in far che la verità delle cose
e massimamente coloro che tengono il luogo che
che tengono il luogo che voi tenete, acciò che
che voi tenete, acciò che coloro non portino le
non portino le pene che non hanno il peccato
La qual cosa acciò che avvenga, in onor di
lui essere stato quello che Tedaldo Elisei uccise
per condannarlo; il che è certissimamente
sí come io credo avanti che mezza notte sia,
sé essere stati coloro che Tedaldo Elisei ucciso
cagione, dissero per ciò che egli alla moglie
andato a dormire, trovò che l’aspettava,
piú intera credenza, ciò che fatto avea pienamente
alla donna mostrato ciò che fare intendeva e da
e da capo pregatola che occultissimo fosse,
e spezialmente la donna, che sapeva a cui farlosi.
nel quale gli disse che voleva che egli co’
gli disse che voleva che egli co’ suoi parenti
lor donne, aggiugnendo che esso medesimo
loro assai delle parole che intorno a tal materia
a casa Aldobrandino, che gli attendeva; e
davanti a tutti coloro che a fare lor compagnia
domandando di ciò che contro a lui avevano
quello cosa alcuna altro che laudevole, se non una
Tedaldo; il quale, poi che avendolo avuto
fu lungamente, avanti che alcun s’arrischiasse
ch’el fosse desso.
Il che Tedaldo vedendo,
accidenti raccontò. Per che i fratelli e gli
come le parenti, fuor che monna Ermellina.
monna Ermellina.
Il che Aldobrandin veggendo
veggendo disse: "Che
Che è questo, Ermellina?
rispose: "Niuna ce n’è che piú volentieri gli
fatto festa o faccia, che farei io, sí come
farei io, sí come colei che piú gli è tenuta che
che piú gli è tenuta che alcuna altra,
altra, considerato che per le sue opere io
parole dette ne’ dí che noi piagnemmo colui
che noi piagnemmo colui che noi credevam Tedaldo,
disse: "Va via, credi tu che io creda agli
stato falso, senza che io mai nol credetti;
La donna, che altro non desiderava,
ubbidire il marito; per che
che, levatasi, come
a ciascuno uomo e donna che quivi era; e ogni
era; e ogni rugginuzza, che fosse nata nelle
e alle cognate; e volle che quivi altri
venire; li quali poi che rivestiti furono,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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la qual cosa il convito,
caso avvenuto non fosse
dicendo: "In verità
voi risomigliate, piú
piú che uomo
Faziuolo da Pontremoli,
mai potemmo poi sapere
si fosse. Bene è vero
dello abito, per ciò
innanzi e domandò di
come costor dicevano; di
riconosciuto fu colui
per morto; e dall’abate,
e fattogli credere
ma da tutti tenuto
in essa raccontati; per
raccontare una verità
che ha, troppo piú
troppo piú che di quello
per santo adorato
cosa era santissimo fuor
sí cautamente fare
che quasi niuno, non
ma né suspicava, per
ogni cosa.
Ora avvenne
ferventemente s’innamorò
dí né notte.
Ma udendo
recò a tanto Ferondo,
loro, tanto
a sedere, anzi
d’entrare nel cammino
che ragionato n’avete
misura geloso di me,
io, per questo, altro
Per la qual cosa, prima
umilmente vi priego
alcun consiglio, per ciò
dello abate, e parvegli
"Figliuola mia, io credo
l’avere un geloso; per
l’altro, agevolmente ciò
né rimedio veggo fuor
fuor che uno, il quale è
di segreto temere ciò
non dubitate, per ciò
lascierei innanzi morire
cosa dicessi ad altrui
che voi mi diceste
"Se noi vogliamo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tacito principio
che lor chiarò chi fosse
che voi risomigliate, piú
che uomo che noi
che noi vedessimo mai
che venne, forse quindici
che di lui si fosse. Bene
che noi ci maravigliavamo
che esso era, sí come noi
che fosse stato vestito
che, tra per questi e per
che
che era stato ucciso
che la moglie di lui si
che egli è in purgatoro;
che brievemente narrata
che la reina, alla
che ha, troppo piú che di
che di quello che ella fu
che ella fu, di menzogna
che come colpevole ne
che nell’opera delle
che quasi niuno, non che
che il sapesse, ma né
che santissimo e giusto
che, essendosi molto
che
che ad altro non pensava
che, quantunque Ferondo
che
che egli insieme colla
che alla donna venne
che adire altro venisse,
che ragionato n’avete che
che mena altrui a vita
che io, per questo, altro
che in tribulazione e in
che io ad altra
che sopra questo vi
che, se quinci non
che
che la fortuna gli avesse
che gran noia sia ad una
che, avendo voi e l’uno e
che
che della vostra
che uno, il quale è che
che Ferondo di questa
che io vi ragionerò.
che io mi lascierei
che io cosa dicessi ad
che voi mi diceste che io
che io non dicessi; ma
che egli guarisca, di
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di necessità convien
tanta pena avrà sofferta
orazioni pregheremo Idio
molto ben guardare
rimaritare, per ciò
e sarebbe piú geloso
La donna disse: "Pur
mala ventura guarisca,
"E io il farò; ma
mio, disse la donna "ciò
purché io possa; ma
che puote una mia pari,
non meno adoperar per me
per me che sia quello
a far per voi; per ciò
mi dispongo a far quello
voi potete far quello
"Ohimè, padre mio,
padre mio, che è ciò
domandate? Io mi credeva
di richieder le donne,
diventa minore, per ciò
nell’anima e quello
è peccato del corpo. Ma,
del corpo. Ma, che
la vostra vaga bellezza,
a cosí fare. E dicovi
vostra bellezza piú
vi potete, pensando
ella piaccia a’ santi,
E oltre a questo, come
disiderare, per ciò
per ciò che, mentre
quella consolazion
di me quello, e piú,
Non rifiutate la grazia
ché assai sono di quelle
che quello disiderano
li quali io non intendo
d’altra persona sieno
mia, per me quello
le pareva far bene: per
continuandosi, avanti
l’ebbe nel capo messo
fosse ben fatto; per
ma prima non potere
disse: "E noi faremo
farete pure
Paradiso o trarlone, e
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che egli vada in Purgator
che egli di questa sua
che in questa vita il
che voi ad altrui non vi
che Idio l’avrebbe per
La donna
che mai.
che egli di questa mala
che egli non mi convenga
che guiderdon debbo io
che vi piace, purché io
che puote una mia pari,
che ad un cosí fatto uomo
che sia quello che io mi
che io mi metto a far per
che, sí come io mi
che
che vostro bene e vostra
che fia salute e scampo
che è ciò che voi
che voi domandate? Io mi
che voi foste un santo;
che a lor vanno per
che ella dimora
che io vi domando è
che che si sia, tanta
che si sia, tanta forza
che amore mi costrigne a
che voi della vostra
che altra donna gloriar
che ella piaccia a’ santi
che sono usi di vedere
che io sia abate, io sono
che, mentre che Ferondo
che
che Ferondo starà in
che vi dovrebbe dare egli
che voi poco avante ne
che Idio vi manda, ché
che quello disiderano che
che voi potete avere, e
che d’altra persona sieno
che vostri. Fate adunque,
che io fo per voi
che l’abate, veggendola
che egli ristesse l’ebbe
che questo fosse ben
che essa vergognosamente
che Ferondo andato fosse
che egli v’andrà
che domane o l’altro dí
che ella, piú e men data,
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piú e men dormire colui
colui che la prendeva,
di questa tanta presane
Il quale non durò guari
fiero nella testa, tale
di stomaco o d’altro
l’abate e’ monaci
ch’e’ fosse morto: per
da un piccol fanciullin
che di lui aveva disse
e la ricchezza,
molto si confidava e
lume non si vedea e
per prigione de’ monaci
informato di quello
cominciò ad attender
bello anello, disse
e con lui compose
notte v’andasse.
Per
scontrato, fu creduto
che fosse Ferondo
e alla moglie ancora,
che ben sapeva ciò
non faceva altro
il monaco: "Mai sí; per
mangiare e da bere. Il
il monaco: "Sí; e questo
che io ti reco è ciò
reco è ciò che la donna,
per l’anima tua, il
il che Domenedio vuole
ben gran bene anzi
che io morissi, tanto
e non faceva altro
il muro.
Ma poi
il monaco: "Per ciò
ha comandato Domenedio
ti sia fatto.
"E per
avendo la miglior donna
ella era piú melata
ma io non sapeva
avesse per male
e se egli avviene
che tu mai vi torni, fa
abbi sí a mente quello
quello che io fo ora,
se non del vino
io la lascerò fare ciò
Ma dimmi chi se’ tu
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che la prendeva, che,
che, mentre la sua vertú
che
che a fare dormir tre
che, lavorando la polvere
che
che stando ancora in piè
che occupato l’avesse gli
che per tutto questo egli
che, mandatolo a dire
che
che di lui aveva disse
che non intendeva
che stata era di Ferondo,
che quel dí quivi da
che per prigione de’
che fallissero era stata
che avesse a fare, senza
che Ferondo si risentisse
che era apparecchiata; e
che la seguente notte
che, venuta la notte,
che
che fosse Ferondo che
che andasse per quella
che ben sapeva ciò che
che era, piú volte fu
che domandare: "Dove sono
che Ferondo se stesso e
che veggendo Ferondo,
che io ti reco è ciò che
che la donna, che fu tua,
che fu tua, mandò stamane
che Domenedio vuole che
che qui rappresentato ti
che io morissi, tanto che
che io me la teneva tutta
che baciarla e anche
che mangiato ebbe, il
che cosí ha comandato
che ogni dí due volte ti
che cagione? disse
che fosse nelle tue
che ’l confetto, ma io
che Domenedio avesse per
che l’uomo fosse geloso,
che tu mai vi torni, fa
che tu abbi sí a mente
che io fo ora, che tu non
che tu non sii mai piú
che ella ci ha mandato
che ella vorrà. Ma dimmi
che questo mi fai?
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da Dio a questa pena,
infino a tanto
Non c’è egli piú persona
Ferondo "e per quel
il disse all’abate; per
che ad amenduni parve
rivocato a vita e
ed ella di lui dicesse
ché a Dio piace
donna, il quale farai
Benedetto, per ciò
fattogli dare nel vino
di quella polvere tanta
avea ben dieci mesi: per
dello avello sí forte,
che ismossolo, per ciò
via; quando i monaci,
uscir fuori; di
venite, e veggiamo ciò
pallido, come colui
vostre orazioni, secondo
e tornato in vita, di
di che io priego Iddio
figliuolo, poscia
la qual sempre, poi
di lui paura.
Ma poi
con lui e videro
Braghiello avanti
e per ventura venne
degli sciocchi
credendo quasi ogn’uomo
dello abate. E Ferondo,
non fu per innanzi: di
si visse, sí veramente
due figliuoli; per
con ciò fosse cosa
Chi dirà novella omai
Certo vantaggio ne fu
piaciute, e cosí spero
che avverrà di quelle
Ma pure, chente
che ella si sia, quella
il quale, per ciò
andare a Parigi; di
molto guardata, per ciò
Ora avvenne
amor di Beltramo piú
piú che mai, per ciò
per una nascenza
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che Idio dilibererà altro
Disse il
che noi due?
che mi paia, noi dovremmo
che ad amenduni parve che
che senza indugio Ferondo
che a lei si tornasse, ed
che gravida fosse.
che tu torni al mondo;
che tu nomini Benedetto,
che per gli prieghi del
che egli gli mandava di
che forse quattro ora il
che, parendogli esser
che
che ismossolo, per ciò
che poca ismovitura avea,
che detto avean matutino,
che, spaventati tutti per
che
che la potenzia di Dio ne
che tanto tempo era stato
che revelato mi fu, e
che io priego Iddio che
che vi dea il buono anno
che Iddio t’ha qui
che tu di questa vita
che la gente alquanto si
che egli era vivo,
Per
che risuscitasse.
che a convenevole tempo,
che credono la femina
che risuscitato fosse,
che per la sua gelosia
che la donna contenta,
che, quando acconciamente
che
che egli poi, avutola
che già finita fosse la
che bella paia, avendo
che ella non fu la
che avverrà di quelle che
che per questa giornata
che ella si sia, quella
che alla proposta materia
che poco sano era, sempre
che la giovinetta
che ricca e sola era
che, ardendo ella dello
che
che mai, per ciò che
che bellissimo giovane
che avuta avea nel petto
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trovar medico, come
fossero esperimentati,
consiglio né aiuto.
Di
quella infermità fosse
Laonde, sí come colei
utili a quella infermità
infermità che avvisava
Né prima altro fece
venuta, di grazia chiese
costei dicendo: Quello
buona volontà e rispose
sono; ma io vi ricordo
perché non pruovo io ciò
il nostro proponimento,
che volete voi
ma se io vi guerisco,
veramente mi piace
condotto a sanità; di
dare; ma, poi
e fornito. Noi vogliamo
non esser di legnaggio
Già a Dio non piaccia
"Dunque volete voi
donammo alla damigella,
questo vi rendo sicuro
disse il re "per ciò
savia e amavi molto; per
molto; per che speriamo
vita con lei avrete
re la damigella sposò,
damigella sposò, che piú
questo fatto, come colui
già pensato avea quello
che far dovesse, dicendo
in Toscana.
E saputo
ella, per lo lungo tempo
rimise in ordine; di
il significò, pregandolo
allora ad esser con lei
per alcuna virtú
cose; e veggendo
fatto.
Dove, acciò
riavesse e avendo quello
parole raccontò ciò
conte, e mostrò quello
e ultimamente disse
sua intenzion non era
sua; e pregogli
lei porti molti prieghi
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che molti se ne fossero
che di ciò l’avesse
che la giovane fu
che ella credeva,
che già dal padre aveva
che avvisava che fosse,
che fosse, montò a
che ella s’ingegnò di
che la sua infermità gli
che i maggiori medici del
che proposto avea seco di
che io non medico colla
che ella sa fare, poi
che volete voi che ve ne
che ve ne segua?
che merito me ne seguirà?
che voi mi maritiate, ma
che il re, guerito
che promesso l’avea, non
che voi torniate a
che alla sua nobiltà bene
che io sí fatta femina
che noi vegniamo meno di
che voi in guiderdon di
che mai io non sarò di
che la damigella è bella
che speriamo che molto
che molto piú lieta vita
che con una donna di piú
che piú che sé l’amava.
E
che sé l’amava.
che seco già pensato avea
che far dovesse, dicendo
che al suo contado tornar
che i fiorentini
che senza conte stato
che i subgetti si
che, se per lei stesse di
che
che ella questo anello
che stato gli era dato ad
che per loro parole dal
che per conseguente il
che far dovesse avvisato,
che già fatto avea per
che di ciò seguiva: e
che sua intenzion non era
che per la sua dimora
che la guardia e il
che le piacesse di mutar
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signore. Avvenne adunque
ma è povera. Vero è
ella già fatto di quello
donna, levatasi, disse
"Madonna, e’ mi pare
La donna rispose
gentil donna "ogni cosa
chi ell’era e ciò
per sí fatta maniera,
parole, sí come quella
sieno quelle due cose
altra persona conosco
voi, se quello è vero
che io intendo, cioè
ne fa gran sembianti; ma
ciò in questo adoperare
vi voglio mostrar quello
quello che io voglio
da marito, e per quello
in casa. Io intendo
in merito del servigio
miei denari quella dote
onorevolmente stimerete
"Madonna, ditemi quello
appresso farete quello
contessa: "A me bisogna
al conte mio marito dire
ella possa esser certa
l’ami come dimostra; il
egli porta in mano e
ma pur pensando
cosa era il dare opera
riavesse il suo marito e
segretamente operando,
e la vostra, io ho ciò
e per ciò tempo è
per me si faccia quello
che v’aggraderà, acciò
La gentil donna le disse
che, se ella aveva cosa
cosa che l’aggradisse,
che le piaceva; ma
di donarvi quello
far bene, ché mi pare
belli e cari gioielli,
altrettanto; di
la gentil donna vie piú
contenta, quelle grazie
a casa sua, udendo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che il seguente dí ella
che onestissima giovane è
che a questo conte fosse
che apparecchiata era d’u
che voi siate delle
che niuna cosa disiderava
che vi piace mi dite, ché
che intervenuto l’era
che la gentil donna,
che già in parte udite
che aver mi convien, se
che far me le possa aver,
che io intendo, cioè che
che ’l conte mio marito
che poss’io per ciò in
che voi disiderate?
che io voglio che ve ne
che ve ne segua, dove voi
che io abbia inteso e
che, in merito del
che
che mi farete, di darle
che voi medesima a
che sia convenevole.
che io posso per voi
Disse
che vi piacerà.
che voi, per alcuna
che vostra figliuola sia
che egli cosí l’ami come
che ella non crederà mai,
che ella ha udito ch’egli
che onesta cosa era il
che la buona donna
che essa ad onesto fine a
che mai parola non se ne
che io disiderava, e per
che per me si faccia
che v’aggraderà, acciò
che io poi me ne vada.
che, se ella aveva cosa
che
che l’aggradisse, che le
che le piaceva; ma che
che ciò ella non avea
che voi mi domanderete
che si debba cosí fare.
che valevano per
che la gentil donna vie
che contenta, quelle
che maggiori poté alla
che la contessa s’era
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tanto in Firenze dimorò
Io ti richeggio per Dio
per li due cavalieri
anello. Tempo è adunque
e di tutti gli altri
erano, ordinatamente ciò
e per servar quello
uomini e alle donne,
che tutti pregavano
gli altri suoi vassalli
di Neerbale.
Dioneo,
ascoltata avea, sentendo
che finita era e
guari dallo effetto
potrete anche conoscere
camere piú volentieri
non è egli per ciò
venendo al fatto, dico
udendo a molti cristiani
dí ne domandò alcuno in
Il quale le rispose
meglio a Dio servivano
come coloro facevano
n’erano.
La giovane,
la domandò quello
La quale rispose,
uomo, il quale di ciò
è molto migliore maestro
quella dimanda gli fece
oltre a questo a pensar
a pensar che via e
con lei tenere, acciò
pervenire a quello
semplice come parea; per
le diede ad intendere
che quel servigio
e perciò farai quello
quegli pochi vestimenti
ginocchione a guisa
essendo Rustico piú
disse: "Rustico, quella
quella che cosa è
cosa è che io ti veggio
"questo è il diavolo di
molestia, tanta
sia Iddio, ché io veggio
veggio che io sto meglio
ma tu hai un’altra cosa
Disse Alibech: "O
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che ’l tempo del parto
che le condizioni postemi
che io ti mandai, tu le
che io debba da te, sí
che presenti erano,
che stato era, e come,
che promesso avea e per
che tutti pregavano che
che lei come sua
che ciò sentirono, fece
che diligentemente la
che finita era e che a
che a lui solo restava il
che voi tutto questo dí
che, quantunque Amore i
che
che le povere capanne
che alcuna volta esso
che nella città di Capsa
che nella città erano
che maniera e con meno
che coloro meglio a Dio
che piú delle cose del
che nelle solitudini de’
che semplicissima era e
che ella andasse cercando
che, spirata da Dio
che
che tu vai cercando è
che io non sono; a lui te
che agli altri aveva
che via e che modo egli
che modo egli dovesse con
che essa non s’accorgesse
che egli di lei
che s’avvisò come, sotto
che quel servigio che piú
che piú si poteva far
che a me far vedrai; e
che aveva, e rimase tutto
che adorar volesse e di
che mai nel suo disidero
che cosa è che io ti
che io ti veggio che cosí
che cosí si pigne in
che io t’ho parlato. E
che io appena la posso
che io sto meglio che non
che non stai tu, ché io
che non la ho io, e haila
che?
A cui Rustico
che
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1
il ninferno; e dicoti
e dicoti che io mi credo
della anima mia, per ciò
tanta pietà e sofferire
queste parti venuta se’,
"O padre mio, poscia
e rimettiamlovi sí
da Dio.
La giovane,
un poco di noia, per
ancora al ninferno, non
cosí.
E per fare
da sei volte, anzi
ve ’l rimisero, tanto
sí la superbia del capo,
si disponesse, avvenne
a Rustico: "Ben veggio
valentuomini in Capsa,
certo io non mi ricordo
alcuna altra ne facessi
ogn’altra persona,
persona, che ad altro
tratta gli avea,
a tal ora sentiva freddo
a dire alla giovane
l’abbiamo sí isgannato,
La qual, poi
La qual, poi che vide
non lascia stare; per
per che tu farai bene
diavolo.
Rustico,
alle poste; e dissele
il ninferno attutare, ma
che egli ne farebbe ciò
ma sí era di rado,
rado, che altro non era
in bocca al leone; di
voleva, mormorava anzi
che no.
Ma, mentre
quistione, avvenne
e ritrovatala avanti
domandata dalle donne di
con lei, rispose
il diavolo in inferno, e
atti, il mostrò loro. Di
esse fecero sí gran risa
in volgar motto
il piú piacevol servigio
in inferno, per ciò
le sue parole; per
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che io mi credo che Iddio
che Iddio t’abbia qui
che se questo diavolo pur
che io in inferno il
La
che tu di’.
che io ho il ninferno,
che egli poscia mi lasci
che mai piú non aveva in
che ella disse a Rustico:
che altrui, duole quando
che questo non avvenisse,
che di su il letticel si
che per quella volta gli
che egli si stette
che il giuoco le cominciò
che il ver dicevano que’
che il servire a Dio era
che mai alcuna altra ne
che di tanto diletto e
che ad altro che a
che a servire a Dio
che egli a tal ora
che un altro sarebbe
che il diavolo non era da
che egli priega Idio di
che vide che Rustico piú
che Rustico piú non la
che tu farai bene che tu
che tu col tuo diavolo
che di radici d’erba e
che troppi diavoli
che egli ne farebbe ciò
che per lui si potesse; e
che altro non era che
che gittare una fava in
che la giovane, non
Ma, mentre
che no.
che tra il diavolo di
che un fuoco s’apprese in
che la corte i beni stati
che nel diserto servisse
che il serviva di
che Neerbale aveva fatto
che esse fecero sí gran
che ancor ridono, e
che il piú piacevol
che a Dio si facesse era
che egli è forte a grado
che, venuto egli al
che
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conoscendo la reina
meglio guidar le pecore,
in inferno, non peggio
siete; tuttavia, secondo
la favella a tale ora
Filostrato, conoscendo
si trovavan non meno
siniscalco chiamare, a
oltre a questo, secondo
secondo che avvisò
avvisò che bene stesse e
mia disaventura, poscia
né il seguirlo in ciò
costumi, m’è valuto,
andato; e cosí credo
materia domane mi piace
ragioni se non di quella
infelice fine, per ciò
voi mi chiamate, da tale
da tale che seppe ben
e sí dilettevole,
che alcuno non vi fu
e gli altri animali
che erano per quello e
sopravvenne: per
cammin tenuto da quelle
le tavole, cosí comandò
alcuna n’ho alla mente
se voi di quelle
potrebbe essere altro
dolersi ha quant’io, /
innamorata. /
Colui
segno di quella / biltà,
s’accese; / e ’l tempo,
vita dura, / vie men
/ morta foss’io avanti /
del qual prima fui / piú
che altra contenta, /
se’ davanti a Colui /
pietoso diventa / di me,
posso: fa ch’io senta /
fiamma spenta / non sia,
e ebbevi di quegli
vollono alla melanese,
meglio un buon porco
piú altre cantare infin
stella a cader cominciò
cominciò che salia; per
da dormire, comandò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che il termine della sua
che le pecore abbiano i
che Rustico facesse ad
che conceduto mi fia, io
che l’ossa senza maestro
che falci si trovavan non
che egli avesse strali,
che punto le cose fossero
che avvisò che bene
che bene stesse e che
che dovesse sodisfare
che io ben da mal conobbi
che per me s’è conosciuto
che io prima per altro
che io andrò di qui alla
che si ragioni se non di
che a’ miei fatti è piú
che io a lungo andar
che seppe ben che si dire
che si dire mi fu imposto
che alcuno non vi fu che
che eleggesse di quello
che erano per quello e
che a lor sedenti forse
che, messe le tavole
che
che reine avanti a lui
che la Lauretta una danza
che sia assai convenevole
che io ho volete, io ne
che bella e piacevole; e
che ’nvan sospiro, lassa!
che muove il cielo e ogni
che sempre a lui sta nel
che leggieri / sen vola,
che prima reputata onesta
che io t’avessi in tal
che altra contenta, / che
che or nel ciel se’
che ne creò, deh pietoso
che per altrui / te
che quella fiamma spenta
che per me t’arse, / e
che intender vollono alla
che fosse meglio un buon
che una bella tosa; altri
che già ogni stella a
che salia; per che, ora
che, ora parendogli da
che
che con la buona notte
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e lette, estimava io
ingannato.
Per ciò
ingegnato d’andare. Il
scrollato, anzi presso
ho potuto cessare. Per
quel lo esser vero
sogliono i savi dire,
donne, stati alcuni
leggendo, hanno detto
voi mi piacete troppo e
e che onesta cosa non è
voler dire, hanno detto
fama mostrandosi, dicono
con le Muse in Parnaso
E son di quegli ancora
che, piú dispettosamente
parlando, hanno detto
dovessi aver del pane
le cose da me raccontate
senza indugio.
Per ciò
presummono, io avviso
io avviso che avanti
avuta alcuna repulsa,
vostre.
Ma avanti
novella intera (acciò
(acciò che non paia
qual fu quella
ma parte d’una, acciò
favellando, dico
come di tutti avviene,
di sé a Filippo lasciò
piccol figliuolo.
Per
alcuna vedere, acciò
ragionava, nulla altro
né alcuna altra cosa
tornava.
Ora avvenne
volta a Firenze, acciò
di Dio e vostri, io
valente uomo, pensando
al servigio di Dio
Costui dice bene; per
si vede, sí come colui
molte domandava il padre
giovani donne e ornate,
cosí domandò il padre
disiderio men
cosa a udire! Colui
danari né d’altra cosa
"Padre mio, io vi priego
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che lo ’mpetuoso vento e
che, fuggendo io e sempre
che
che assai manifesto può
che diradicato e tutto
che assai manifestamente
che sogliono i savi dire,
che sola la miseria è
che, queste novellette
che
che voi mi piacete troppo
che onesta cosa non è che
che io tanto diletto
che alla mia età non sta
che io farei piú
che con queste ciance
che, piú dispettosamente
che
che saviamente parlando,
che io farei piú
che dietro a queste
che come io le vi porgo,
che, se già, non essendo
che
che avanti che io
che io pervenissi alla
che con ogni piccola lor
che io venga a far la
che non paia che io
che io voglia le mie
che dimostrata v’ho,
che il suo difetto stesso
che nella nostra città,
che la buona donna passò
che un solo figliuolo di
che, data ogni sua cosa
che
che esse da cosí fatto
che sante orazioni
che sé dimostrandogli.
che, essendo già il
che
che, faccendomi
che
che son giovane e posso
che già questo suo
che malagevolmente le
che, avendovi ad andare,
che
che mai piú per
che fossero e come si
che da un paio di nozze
che cosa quelle fossero.
che utile, non le volle
che mai piú alcuna veduta
che veduta avesse,
che voi facciate che io
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priego che voi facciate
allora disse: "Io non so
sono. Elle son piú belle
che gli agnoli dipinti
se vi cal di me, fate
aver di forza la natura
presente novella voglio
de’ miei riprensori
di piacervi, e
confesso, cioè
che voi mi piacete e
dilettevoli
onestà, quando colui
senza altra compagnia
e spezialmente guardando
guardando che voi prima
amato, sí come persona
me ne curo.
E quegli
vanno, mostra mal
mostra mal che conoscano
abbia il capo bianco,
de’ lati, rispondo
loro.
E se non fosse
alle donne: il
e sí l’apparino.
mi debbia stare, affermo
noi; se quando avviene
dilettarsi di veder cosa
e benché le donne quello
di quelle; sí
dovrebber piacere. Senza
onore della simiglianza
donne hanno a esse; per
s’avisano.
Ma
che direm noi a coloro
hanno tanta compassione
che mi consigliano
Certo io non so; se non
ne dimandassi, m’avviso
lor favole i poeti,
cercar d’aver piú pane
loro, perirono acerbi.
io ne domando loro; non
a niun caglia piú di me
me che a me.
Quegli
dicono, avrei molto caro
li quali, se a quel
m’ingegnerei; ma infino
ma infino che altro
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che io abbia una di
che voi vi dite, né
che gli agnoli dipinti
che voi m’avete piú volte
che noi ce ne meniamo una
che il suo ingegno; e
che mi basti, e a coloro
che io fo male, o giovani
che voi troppo piacete a
che voi mi piacete e che
che io m’ingegno di
che di voi, dolcissime
che nutrito, allevato, ac
che del padre, come vi
che voi prima che altro
che altro piaceste ad un
che i piaceri né la virtú
che contro alla mia età
che conoscano che, perché
che, perché il porro
che
che la coda sia verde. A’
che io mai a me vergogna
che uscir sarebbe del
che se essi non sanno,
Che io con le Muse in
che è buon consiglio, ma
che l’uomo da lor si
che le somigli, questo
che le Muse vagliono non
che, quando per altro non
che
che le donne già mi fur
che le donne hanno a esse
che, queste cose tessendo
che
che direm noi a coloro
che della mia fame hanno
che mi consigliano che io
che io procuri del pane?
che, volendo meco pensare
che
che direbbono: "Va
che molti ricchi tra’ lor
che bisogno non era loro,
Che piú? Caccinmi via
che, la Dio mercé, ancora
che
Quegli che
che a me.
che queste cose cosí non
che essi recassero gli
che io scrivo discordanti
che altro che parole non
che parole non apparisce,
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di loro dicendo quello
aver risposto, dico
soffiare; per ciò
ciò che io non veggio
me altro possa avvenire,
avvenire, che quello
piú giú andar non può
mi disposi, ora piú
mi vi disporrò; per ciò
per ciò che io conosco
con ragione, se non
non che gli altri e io,
quali forze io confesso
ad altrui le presterrei
per me l’adoperassi. Per
mio, questa brieve vita
da ritornare è, per ciò
alla Fiammetta comandò
senza piú aspettare
nostro re data, pensando
dir non si possono,
passati l’ha fatto: ma
l’ha fatto: ma che
se l’abbia mosso, poi
della sua vita non ebbe
e gagliarda e savia piú
dilicatezze, e veggendo
che il padre, per l’amor
per costumi nobile, piú
nel cuore ricevuta,
da ogni altra cosa quasi
lettera, e in quella ciò
e ben compreso ciò
il piú contento uom fu
monte, il quale, per ciò
si poteva andare, come
questa scala, per ciò
davanti usata non s’era,
s’era, che quasi niuno
niuna cosa è sí segreta
donna.
La quale, acciò
ingegni penato avea anzi
Guiscardo mandato a dire
disegnata l’altezza
e sé vestito d’un cuoio
fune a un forte bronco
alli loro amori acciò
egli, Ghismonda,
senza accorgersi
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che essi di me dicono.
che dallo aiuto di Dio e
che io non veggio che di
che di me altro possa
che quello che della
che della minuta polvere
che il luogo onde levata
che mai mi vi disporrò;
che io conosco che altra
che altra cosa dir non
che gli altri e io, che
che vi amiamo,
che io non l’ho né
che io per me
che tacciansi i morditori
che posta n’è, lascino
che assai vagati siamo, o
che principio desse alle
che detto le fosse,
che, dove per rallegrarci
che
che chi le dice e chi
che che se l’abbia mosso,
che se l’abbia mosso, poi
che a me non si conviene
che una figliuola, e piú
che a donna per avventura
che il padre, per l’amor
che egli le portava, poca
che altro le piacque, e
che da ogni altra cosa
che da amar lei aveva la
che a fare il dí seguente
che a fare avea, il piú
che fosse già mai e
che abbandonata era la
che da uno fortissimo
che di grandissimi tempi
che quasi niuno che ella
che ella vi fosse si
che non pervenga, l’aveva
che niuno di ciò accorger
che venir fatto le
che di venire
che da quello infino in
che da’ pruni il
che nella bocca dello
che segreti fossero,
che per isventura quel dí
che alcuna persona vi
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l’uscio a Guiscardo
e sollazzandosi, avvenne
e sentí e vide ciò
sua vergogna quello
quale Tancredi, ancora
"Amor può troppo piú
Comandò adunque Tancredi
non l’avessi veduto,
non fosse, avessi, non
ma pur pensato; di
di rimanente di vita
E or volesse Idio
or volesse Idio che, poi
avessi preso uomo
stato; ma tra tanti
a questo dí allevato; di
m’hai, non sappiendo io
già meco preso partito
ma di te sallo Idio
sallo Idio che io non so
t’ho sempre piú portato
follia: quegli vuole
perdoni e questi vuole
incrudelisca: ma prima
disidero d’udire quello
fermò, e seco, avanti
suo Guiscardo.
Per
son disposta, per ciò
né l’altro voglio
mio.
Egli è il vero
e quanto io viverò,
chenti e quali e con
della giovanezza: e come
di meno conoscere quello
possano ne’ vecchi non
carne, e sí poco vivuta,
a seguir quello a
a te né a me di quello a
perveniva: e questo, chi
l’abbia mostrato o come
sono del mio disio.
Di
aver peccato,
piú la volgare oppinione
avessi a questo eletto,
mi son posta. In
In che non t’accorgi
vertú primieramente noi,
ne distinse; e quegli
costumi; e per ciò colui
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che l’attendeva e
che Tancredi si svegliò e
che Guiscardo e la
che già gli era caduto
che vecchio fosse, da una
che né voi né io possiamo
che egli chetamente in
che tu di sottoporti a
che fatto, ma pur pensato
che io in questo poco di
che la mia vecchiezza mi
che, poi che a tanta
che
che a tanta disonestà
che alla tua nobiltà
che nella mia corte
che tu in grandissimo
che partito di te mi
che farne; ma di te sallo
che io non so che farmi.
Dall’una
che farmi.
che alcun padre portasse
che io ti perdoni e
che contro a mia natura
che io partito prenda,
che tu a questo dei dire.
che a dovere alcun priego
che, non come dolente
che
che né l’un mi varrebbe
che mi vaglia; e oltre a
che io ho amato e amo
che sarà poco, l’amerò; e
che forza vengano le
che tu, uomo, in parte
che gli ozii e le
Sono
che ne’ giovani.
che ancor son giovane, e
che elle mi tiravano, sí
che natural peccato mi
che ti se l’abbia
che tu il sappi, io nol
che egli pare, oltre
che tu, piú la volgare
che la verità seguitando,
che io con uomo di bassa
che non t’accorgi che non
che non il mio peccato ma
che tutti nascemmo e
che di lei maggior parte
che virtuosamente adopera
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Che – Cheggia
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il chiama, non colui
che è chiamato ma colui
d’alcuna altra persona
quelle cose laudevoli
laude da te data gli fu
e piú mirabilmente
Dirai dunque
e molti di quegli
sonne.
L’ultimo dubbio
che tu movevi, cioè
vecchiezza a far quello
se peccato è; per ciò
per ciò che io t’acerto
io t’acerto che quello
e me, se cosí ti par
disposta a quello
come diceva; per
amore, e comandò a’ due
che Guiscardo guardavano
figliuola e imposegli
di quella cosa
hai lui consolato di ciò
e radici velenose, poi
averla se quello di
cuor di Guiscardo; per
sepoltura men degna
l’amore, ma ora piú
sia la crudeltà di colui
quella sepoltura hai
amasti; le quali acciò
al mio dispietato padre
e io le ti darò, come
alcuno indugio farò
quella, adoperandol tu,
a’ luoghi non conosciuti
con lei? Io son certa
e de’ miei e, come colei
che ancora son certa
detto, non altramenti
a versar tante lagrime,
Le sue damigelle,
che dattorno le stavano,
cuore questo si fosse o
La qual poi
nel quale era l’acqua
e vedute e udite, come
che esse non sapessero
qual, temendo di quello
giunse in quella ora
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che è chiamato ma colui
che chiama commette
che a quello delle tue
che valoroso uomo dee
che io lui operarla, e
che le tue parole non
che io con uomo di bassa
che la terra zappano e
che tu movevi, cioè che
che di me far ti dovessi,
che giovane non usasti,
che io t’acerto che
che quello che di
che di Guiscardo fatto
che meritato abbiamo,
che le parole sue
che, da lei partitosi e
che
che Guiscardo guardavano
che senza alcun romore
che quando gliele desse
che tu piú ami, come tu
che egli piú amava.
che partito fu il padre,
che elle temeva avvenisse
che, levato il viso verso
che
che d’oro a cosí fatto
che già mai; e per ciò
che con gli occhi della
che il tuo valore ha
che tu l’avessi, pose
che a me ti mandasse, e
che di morire con gli
che la mia anima si
che tu già cotanto cara
che con lei? Io son certa
che ella è ancora
che ancora son certa che
che m’ama, aspetta la mia
che se una fonte d’acqua
che mirabile cosa furono
che dattorno le stavano,
che cuore questo si fosse
che volesson dire le
che quanto le parve ebbe
che il dí davanti aveva
che esse non sapessero
che acqua quella fosse la
che sopravenne, presto
che essa sopra il suo
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meno disiderata fortuna
questa, né a me le dare,
vide mai alcuno altro
te, piagnere di quello
niente di quello amore
ultimo don mi concedi
poi a grado non ti fu
con Guiscardo vivessi,
mio corpo col suo, dove
dà a vedere ad una donna
metà diletto di quello
alcuna, con ciò sia cosa
termini stare, voglio
l’animo delle compagne
alquanto recrear loro
loro che a dovere, fuori
ampia materia a ciò
a ciò, non come uomini
danti a ciaschedun
credono, e poscia coloro
a molti semplici quello
ora fosse piacer di Dio
giovane, ma di quelli
a tanto il recarono,
il recarono, che, non
chi gli credesse: per
suo malvagio adoperare
vino, quando no’ n’avea
appena avveduto alcuno,
li viniziani adescare,
quasi d’ogni testamento
parti troppo maggiore
Ascesi.
Ora avvenne
donna bamba e sciocca,
d’un gran mercatante
a’ piedi, sí come colei
di questa sua bellezza,
conobbe incontanente
riprendere e a dirle
e altre sue novelle; per
che la donna gli disse
egli era una bestia e
e che egli non conosceva
fosse piú una bellezza
che un’altra. Per
io vi priego per Dio
voi mi perdoniate di ciò
vi dissi, per ciò
gastigato ne fui,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che questa, né a me le
che non le disidero. Chi
che te, piagnere di
che egli ha voluto? Ma
che già mi portasti
che, poi a grado non ti
che
che io tacitamente e di
che ’l mio corpo col suo,
che tu te l’abbi fatto
che l’Agnolo Gabriello è
che con Guiscardo ebbe
che io, vivendo, ogni ora
che ne’ fieri
che quello del re per le
che a dovere, fuori che
che del comandamento solo
che m’è stato proposto mi
che il Paradiso abbiano a
che muore, secondo la
che in ciò alle loro
che nelle lor cappe
che cosí delle loro bugie
che de’ maggior cassesi
che, non che la bugia, ma
che
che la bugia, ma la
che, accorgendosi quivi
che
che fatto non aveva in
Né se
che gli piacesse.
che di ladrone, di
che egli quasi d’ogni
che vi si faceva era
che mai non fu di san
che una giovane donna
che chiamata fu madonna
che era andato con le
che viniziana era, e essi
che fu un fastidio a
che costei sentia dello
che questa era vanagloria
che la donna gli disse
che egli era una bestia e
che egli non conosceva
che si fosse piú una
che un’altra. Per che
che frate Alberto, non
che voi mi perdoniate di
che io domenica,
che sí fieramente la
che mai poscia da giacere
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pote’ volgere per veder
per veder che ciò fosse,
a’ piè, tante mi diè
ed egli rispose: Per ciò
voi? A cui egli rispose
diss’io "io vi priego
per tal convenente,
e darottene tante,
per tutto il tempo
tu ci viverai. Quello
vento, la quale era anzi
bene, frate Alberto,
e in fino a ora, acciò
vi perdono, sí veramente
che voi mi diciate ciò
disse: "Madonna, poi
ma una cosa vi ricordo,
vi ricordo, che cosa
dire a alcuna persona
guastare i fatti vostri,
la piú avventurata donna
agnol Gabriello mi disse
disse che io vi dicessi
voi gli piacete tanto,
egli dicendo per me
pezza con voi; e per ciò
potreste toccare, dice
d’uomo, e per ciò dice
a dire quando volete
cui, e egli ci verrà: di
verrà: di che voi, piú
voi, piú che altra donna
Baderla allora disse
l’amava; per ciò
ben lui, né era mai
dipinto il vedeva; e
ma con questo patto,
per la Vergine Maria,
Maria, che l’era detto
ché in ogni luogo
e oltre a questo,
qual forma volesse, pure
ben con lui quello
e la grazia è questa,
questa, che voi vogliate
mie corpo. E udite in
voi mi farete grazia:
"Ben mi piace; io voglio
vi diede a mie cagioni,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che ciò fosse, che io mi
che io mi vidi sopra un
Il
che tutto mi ruppe.
che tu presummesti oggi
che era l’agnol Gabriello
che voi mi perdoniate. E
che tu a lei vadi come tu
che io ti farò tristo per
che tu ci viverai. Quello
che egli poi mi dicesse,
che no un poco dolce di
che le mie bellezze eran
che piú non vi sia fatto
che voi mi diciate ciò
che l’angelo poi vi disse
che perdonato m’avete, io
che cosa che io vi dica
che io vi dica voi vi
che sia nel mondo, se voi
che siete la piú
che oggi sia al mondo.
che io vi dicessi che voi
che voi gli piacete tanto
che piú volte a starsi
che a voi vuol venire una
che egli è agnolo e
che per diletto di voi
che voi gli mandiate a
che egli venga, e in
che voi, piú che altra
che altra donna che viva,
che viva, tener vi potete
che molto le piaceva se
che ella amava ben lui,
che una candela d’un
che, qualora egli volesse
che
che egli non dovesse
che l’era detto che egli
che egli le voleva molto
che ella il vedeva, le
che a lui stesse di
che ella non avesse paura
che voi mi dite. Ma voi
che voi vogliate che egli
che egli venga con questo
che voi mi farete grazia:
che egli mi trarrà
che, in luogo delle busse
che
che voi abbiate questa
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Alberto: "Or farete
vostra casa per modo
possa entrarci, per ciò
La donna rispose
sí gran galloria,
mille anni parendole
Frate Alberto, pensando
a confortare, acciò
entrato, con sue frasche
in piè e fecele segno
a letto s’andasse; il
Lisetta trovandosi,
giacitura faccendole
notte volò senza ali, di
suo, al quale, acciò
Gabriello e ciò
con lui; so io bene
fiori e tra tante rose,
piú dilettevoli luoghi
a matutino: quello
bacio all’agnolo, tale
"Ben farò oggi una cosa
già è gran tempo piú,
Pure avvenne un giorno
ogn’altra, sí come colei
d’udire, sí come colei
Allora la donna,
Gabriello, il quale piú
bella donna, per quello
quello che egli mi dica,
cosí; ma io non credeva
Dio, egli il fa meglio
che mio marido, e dicemi
colassú; ma, per ciò
io gli paio piú bella
paio piú bella che niuna
le parve mille anni
in posta.
Avvenne
appena spogliato s’era,
che i cognati di lei,
camera per aprirlo. Il
sentendo, e avvisato ciò
sapeva ben notare, sí
del canale, in una casa
pregando un buono uomo
uomo che dentro v’era
il mise, e dissegli
nella camera trovarono
se n’era volato: di
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che questa notte egli
che egli possa entrarci,
che vegnendo in corpo
che fatto sarebbe. Frate
che non le toccava il cul
che l’agnolo Gabriello a
che cavaliere, non agnolo
che di leggiere non fosse
che portate aveva, in
che a letto s’andasse; il
che ella, volenterosa
che era fresca e morbida,
che il marito, molte
che ella forte si chiamò
che paura non avesse
che da lui udito avea
che stanotte, vegnendo
che mai non se ne videro
che fosse mai infino a
che il mio corpo si
che egli vi si parrà il
che io non feci già è
che io mi spoglierò per
che, essendo madonna
che
che poco sale aveva in
che ben la conoscea,
che piccola levatura avea
che sé m’ama, sí come la
che egli mi dica, che sia
che sia nel mondo o in
che gli agnoli facesson
che mio marido, e dicemi
che egli si fa anche
che io gli paio piú bella
che niuna che ne sia in
che ne sia in cielo, s’è
che ella fosse in parte
che di questo fatto
che i cognati di lei, che
che veduto l’avevan
che frate Alberto
che era, levatosi né
che male alcun non si
che aperta v’era
che dentro v’era che per
che per l’amor di Dio gli
che quivi infino alla sua
che l’agnolo Gabriello,
che quasi scornati
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nel canale, né si sapeva che divenuto se ne fosse:
se ne fosse: per che prestamente s’avisò
s’avisò colui che in casa avea esser
con lui trovò modo che,
che s’egli non volesse
che, s’egli non volesse che a’ cognati di lei il
poi ciascun va, con quel che menato ha, dove gli
Se voi volete, anzi che spiar si possa che
anzi che spiar si possa che voi siate qui, che io
possa che voi siate qui, che io in alcun di questi
come uscirci possiate che conosciuto non siate:
della donna, avvisando che voi in alcun luogo
per avervi.
Come che duro paresse a frate
guisa, pur per la paura che aveva de’ parenti
due gran cani, che dal Macello avea
mandò uno al Rialto, che bandisse che chi
al Rialto, che bandisse che chi volesse veder
gran romore di molti, che tutti diceano: "Che
che tutti diceano: "Che
Che s’è quel? che s’è
diceano: "Che s’è quel? che s’è quel?, il
Piazza, dove, tra quegli che venuti gli eran
dietro e quegli ancora che
che, udito il bando, da
e’ tafani, per ciò che di mele era unto,
noia.
Ma poi che costui vide la Piazza
dicendo: "Signori, poi che il porco non viene
e non si fa, acciò che voi non siate venuti
venuti invano, io voglio che voi veggiate l’agnolo
e la maggior villania che mai a alcun ghiotton
spazio il tennero, tanto che
che, per ventura la
misera vita si crede che egli morisse.
Cosí piaccia a Dio che a tutti gli altri
lei: "Un poco di buono e che mi piacque fu nella
a quella da ridere, il che avrei voluto che
il che avrei voluto che stato non vi fosse;
noia tornar di colui che l’usa e molte volte
E tra gli altri che con piú abandonate
ne trasporta, mi pare che l’ira sia quello; la
quale niuna altra cosa è che un movimento subito e
l’anima nostra.
E come che questo sovente negli
avvenga, e piú in uno che in un altro,
donne veduto, per ciò che piú leggiermente in q
ciò maraviglia, per ciò che
che, se raguardar vorremo
vorremo, vedremo che il fuoco di sua
morbide cose s’apprende che nelle dure e piú
a male) piú dilicate che essi non sono e molto
e di pericolo, acciò che da quella con piú
mercatanti piú copiosa che oggi non si vede;
eran di tempo maggiori che gli altri che maschi
maggiori che gli altri che maschi erano.
Delle
parenti a maritarle, che la tornata di
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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gentile uomo, avvegna
avevan saputo adoperare,
n’erano, quando avvenne
certi quanto sia l’amore
che io vi porto, e
voi adopererei quello
adoperassi; e per ciò
io molto v’amo, quello
partito ne prenderemo
e per quello ancora
giovani, quello
quelle e diliberare in
mi dà il cuor di fare
li piú contenti uomini
uomini che altri
Li due giovani,
modo ardevano, udendo
questo seguir dovesse,
andar poteva; e poi
con lei fu dimorato, ciò
gli fu, per ciò
senza sospetto: per
liberamente rispostogli
che le piaceva e
questo, quello farebbono
essa volesse, gli disse
li quali molto a ciò
disse loro
parte la Ninetta,
questo fatto l’accese,
credevano tanto vivere
pervenissero.
Per
Per che, venuta la notte
dato, li lor tre amanti
E rinfrescatisi di ciò
porto in un altro, anzi
tutto il giorno avvenire
copia rincrescono,
cortesie e feste: di
di lui in tanta gelosia,
poteva andare un passo
accrescevano. E come
di tempo s’avenisse, o
o no, la Ninetta, chi
l’ebbe per fermo: di
tanto furor trascorse,
di Restagnone l’onta
a Restagnon riscaldato e
di quella fu tale
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che povero fosse,
che, senza saperlo alcuna
che
che due giovani compagni,
che io vi porto, e che io
che io per voi adopererei
che io per me medesimo
che io molto v’amo,
che nell’animo caduto mi
che vi parrà il migliore.
che ne’ vostri atti e di
che non sono io: dove voi
che parte del mondo noi
che le tre sorelle, con
che altri che al mondo
che al mondo sieno. A voi
che oltre modo ardevano,
che le lor giovani
che essi erano
che alquanto con lei fu
che co’ giovani detto
che essa molto piú di lui
che essa liberamente
che le piaceva e che le
che le sorelle, e
che essa volesse, gli
che ogni cosa oportuna
che ragionato avea loro
che dalla parte delle lor
che del disiderio delle
che esse non credevano
che a ciò pervenissero.
che, venuta la notte che
che
che salire sopra la
che l’aspettavan
che avean bisogno,
che l’ottavo dí fosse,
che quantunque le cose
che a Restagnone, il qual
che la Ninetta
che egli non poteva
che ella nol risapesse e
che in processo di tempo
che Restagnone l’amistà
che gliele rapportasse,
che ella in tanta
che, rivoltato l’amore il
che
che ricever l’era paruta
che di ciò non si
che, avanti che il
che
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fu tale che, avanti
lor donne, senza saper
molti giorni avvenne
fu presa la vecchia
pienamente mostrando ciò
avvenuto ne fosse; di
prestissimamente ciò
la Ninetta fosse, il
studio ponevano in far
al quale avvisavano
sarebbe, sí come colei
pareva niente, per ciò
mai aver voluta far cosa
gli piacesse, imaginando
seguire: la prima,
dovesse riavere; l’altra
vi s’accordò e disse
dipartirsi pregandola
oltre a questo le ’mpose
colpevole donna, acciò
pur s’accorse Folco
Folco che ella v’era: di
già avendo sentito
questo esser potesse
mostrare, poco da lui,
è da tua sorella
che io ti meni, acciò
Folco poté por mani,
uccisa, furono alcuni
che per invidia e odio
la qual cosa il duca,
e la sua donna; e loro,
grande ingegno coloro
quale uccisa da quegli
viso e a Elissa fé segno
donne, assai son coloro
coloro schernendo
che tener vogliono
Il quale Ruggieri, anzi
Tunisi, la qual, secondo
secondo che ciascun
delle piú belle creature
e sí le piacevano,
e piú volentieri
tocchi: anzi, non meno
qual cosa infino a tanto
a ogni suo amico
che là andava imponeva
facesse, per quel modo
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che
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che
che
che
che
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che
che
che
il matutino venisse,
di veleno fosse morto
per altra malvagia
alla Ninetta l’acqua
per quello avvenuto
il duca di Creti,
udir volle ebbe della
forte dispiacque loro
dal fuoco la Ninetta
giudicata sarebbe, sí
molto ben guadagnato
il duca pur fermo a
gli piacesse,
piacendogli potrebbe
ella la sua sorella
questa cosa fosse
era presto. Fatto
quella notte, la qual
via ne mandasse la
a lui non fosse
ella v’era: di che
egli si maravigliò
il duca aveva la
la Ninetta quivi
malizioso era,
io ti meni, acciò che
piú non venghi alle
furon pochi; e alla
per invidia e odio
a Ughetto portavano,
molto la Magdalena
di queste cose niente
gli guardavano
sú v’erano, loro
appresso dicesse; la
credono Amor
tener vogliono che
alcun per udita si
il padre morendo,
ciascun che veduta
veduta l’avea
mai dalla natura
essa, seco stessa
d’altro di lui
di lui la giovane
con onesta cagione
là andava imponeva
a suo potere il suo
migliore gli paresse,
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ricevette: e rispostogli
e un poco piú lunghe
il Gerbino, avvenne
al re di Granata: di
oltre modo, pensando
amante s’allontanava ma
volentieri, acciò
per forza, se avvenisse
venendo il tempo
mandò significando ciò
che fare intendeva, e
e che, sicurato da lui
Il re Guiglielmo,
non immaginandosi
guanto. Il quale, poi
e fornirla di ciò
né altro aspettava
La giovane donna,
a Palermo e imposegli
andarne in Granata; per
udendo e sappiendo
re di Tunisi, non sapeva
al suo avviso; per ciò
pochi dí quivi fu stato,
o sentire amore credo
presente fatica; e ciò
che io amo nella nave
insieme con quella cosa
vittoria io non cerco
parole bisogno, per ciò
per ciò che i messinesi
erano a far quello di
con le parole; per
fine del suo parlare
pervennero.
Coloro
pervenuto, fé comandare
certificati chi erano e
vinti, arrendersi o cosa
troppo piú bella assai
estimava, infiammato piú
del guanto rispose
fare, preso un legnetto
accostò alla nave. Il
figliola del re venire,
montato, non altramenti
la sua ira sazia
marinari trarre quello
e a casa piú doloroso
dogliendosi della fede
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che ella di pari amore
che bisognato non sarebbe
che il re di Tunisi la
che ella fu crucciosa
che non solamente per
che quasi del tutto
che questo avvenuto non
che per mare a marito
che mandare ne la dovea,
che fare intendeva, e che
che, sicurato da lui che
che
che né dal Gerbino né da
che vecchio signore era
che per questo adomandata
che la sicurtà ricevuta
che bisogno aveva a chi
La giovane
che tempo.
che tutto questo sapeva e
che il bel Gerbino da sua
che ora si parrebbe se
che il re Guiglielmo suo
che farsi: ma pur da amor
che pochi dí quivi fu
che la nave con poco
che sia, senza il quale,
che io amo nella nave che
che qui davanti ne vedete
che io piú disidero, è
che in parte mi venga se
che i messinesi che con
che con lui erano, vaghi
che il Gerbino gli
che, fatto un grandissimo
che
che cosí fosse, le trombe
che sopra la nave erano,
che i padroni di quella
che domandassero, dissero
che sopra la nave fosse
che egli seco non
che prima al mostrar del
che quivi non avea
che di Sardigna menato
che veggendo i saracini e
che sotto coverta piagnea
che un leon famelico
che la fame, con una
che si poté per
che altro uomo si tornò.
che gli era stata male
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raccontarono il come. Di che il re Guiglielmo
alcun de’ baron suoi che con prieghi da ciò si
senza nepote rimanere che esser tenuto re senza
a Filomena fu imposto che ragionasse: la quale,
e costumata, la quale, che che se ne fosse
costumata, la quale, che che se ne fosse cagione,
pisano chiamato Lorenzo, che tutti i lor fatti
guatato, avvenne che egli le incominciò
a piacere. Di che Lorenzo accortosi e
e sí andò la bisogna che,
che piacendo l’uno
non passò gran tempo che,
che assicuratisi, fecero
fecero di quello che piú disiderava
sí segretamente fare che una notte, andando
là dove Lorenzo dormiva, che il maggior de’
Il quale, per ciò che savio giovane era,
a’ suoi fratelli ciò che veduto aveva la
di questa cosa, acciò che né a loro né alla
o saputa infino a tanto che tempo venisse nel
questa vergogna, avanti che piú andasse innanzi,
come usati erano avvenne che,
che sembianti faccendo
il destro, Lorenzo, che di ciò niuna guardia
e sotterrarono in guisa che niuna persona se
in alcun luogo; il che leggiermente creduto
creduto fu, per ciò che spesse volte eran di
avvenne un giorno che,
che domandandone ella
molto instantemente, che l’uno de’ fratelli le
de’ fratelli le disse: "Che
Che vuol dir questo? che
"Che vuol dir questo? che hai tu a far di
faremo quella risposta che ti si conviene.
Per
ti si conviene.
Per che la giovane dolente e
temendo e non sappiendo che
che, senza piú domandarne
il chiamava e pregava che ne venisse; e alcuna
Avvenne una notte che
che, avendo costei molto
molto pianto Lorenzo che non tornava ed
e fracidi: e parvele che egli dicesse:
"O
tu non mi fai altro che chiamare e della mia
accusi; e per ciò sappi che io non posso piú
piú ritornarci, per ciò che l’ultimo dí che tu mi
per ciò che l’ultimo dí che tu mi vedesti i tuoi
l’aveano, le disse che piú nol chiamasse né
vedere se ciò fosse vero che nel sonno l’era
in compagnia d’una che altra volta con loro
tolte via foglie secche che nel luogo erano, dove
né ebbe guari cavato, che ella trovò il corpo
guasto né corrotto; per che manifestamente
la sua visione.
Di che piú che altra femina
visione.
Di che piú che altra femina dolorosa
dolorosa, conoscendo che quivi non era da
sepoltura; ma, veggendo che ciò esser non poteva,
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un coltello il meglio
amaramente pianse, tanto
da niuna altra acqua
sí come quello
teneva nascoso: e poi
per lungo spazio, tanto
dalla testa corrotta
guasta bellezza e di ciò
"Noi ci siamo accorti,
la cotal maniera. Il
infermò, né altro
e per ciò vollero vedere
non ancor sí consumata
quella di Lorenzo.
Di
a molti, fu alcuno
fu lo malo cristiano, /
sue braccia; mentre
Quella novella,
donne carissima, per ciò
si fosse la cagione per
udita, a Panfilo impose
li quali di cosa
finiti di dire da coloro
che veduti gli aveano,
donne, voi dovete sapere
passione è di ciascuno
quantunque a colui
e s’allegrano secondo
contrario son di quegli
ne credono se non poi
commendo, per ciò
né ogni volta falsi.
noi aver conosciuto; e
di dimostrarlo.
Per
Per che giudico
operò tanto la giovane,
fu menato. E acciò
continuando, avvenne
sue braccia; e mentre
conoscere, e parevale
l’uno né l’altro.
Di
si destò; e desta, come
che lieta fosse veggendo
poté s’ingegnò di fare
suo voler vedendo, acciò
vermiglie colte, per ciò
fontana e chiara,
fosse la cagione per
se ne rise, e disse
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che
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che
che
che
che
che
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Che
che
che
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che
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che
che
che
che
che
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che
che
che
che
che
che
poté gli spiccò dallo
tutta con le sue
o rosata o di fior
il suo Lorenzo teneva
molto vagheggiato
tutto il basilico
dentro v’era, divenne
gli occhi le parevano
ella ogni dí tiene la
udendo i fratelli e
il testo suo nella
dentro vi fosse; e
essi alla capellatura
essi si
compuose quel la
mi furò la grasta, et
ella con una sua
Filomena aveva detta,
assai volte avevano
fosse stata fatta. Ma
allo ordine andasse
a venire era, come
veduti gli aveano,
l’effetto seguí
general passione è di
vive il veder varie
dorme, dormendo,
per quegli o temono o
niuno ne credono se
nel premostrato
né sempre son veri né
essi non sien tutti
essi tutti non sien
giudico che nel
nel virtuosamente
Gabriotto non
niuna cagione mai, se
alla giovane una
cosí dimoravan, le
questa cosa
assai dolore e
lieta fosse veggendo
non cosí era come
la sera non vi
egli d’altro non
la stagione era, con
nel giardino era, a
la venuta gli avea il
grande sciocchezza
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alcuna fede, per ciò
lo tuo quanto per uno
ne feci, il qual fu,
giammai; e pareami
che ella fosse piú
sí mia dimestica,
me pareva averla sí cara
sí cara che, acciò
questo mi pareva
seno, uscisse non so di
mi parea fare; per
per che egli mi pareva
e quello tanto rodesse
il quale pareva
per portarsel via.
Di
sentiva sí fatto dolore
feci beffe di me stesso
che cercato v’avea. Ma
paura nascose. E come
e non sappiendo
e non sappiendo che, piú
del pratello.
Il
"O signor mio dolce, o
e noioso alla giovane,
alla giovane, che piú
vano il chiamò; ma poi
freddo, non sappiendo
non sappiendo che far né
le dimostrò.
E poi
giovane alla fante: "Poi
stare in vita; ma prima
mi venga, vorre’ io
amor tra noi stato, e
uccidere, per ciò
il perderesti, per ciò
là dove io son certa
non è andata per ciò
in questo giardino, il
saprà giammai, per ciò
"Già Dio non voglia
e mio marito, io sofferi
per l’animo mi va quello
dattorno delle rose
non andrà guari di tempo
e sarà ricolto; e come
sollicitata, per ciò
per caso avvenne
famiglia del podestà,
piú di morte
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che o per soperchio di
che io altressí questa
che a me pareva essere in
che ella fosse piú che la
che la neve bianca, e in
che punto da me non si
che, acciò che da me non
che
che da me non si partisse
che, riposandosi questa
che
che parte una veltra
che egli mi pareva che
che ella mi mettesse il
che al cuor perveniva, il
che ella mi strappasse
che io sentiva sí fatto
che il mio sonno si ruppe
che cercato v’avea. Ma
che vuol questo per ciò
che con lui,
che, piú che l’usato
che
che l’usato spesse volte
che veggendo la giovane e
che ti senti tu?
che piú che sé l’amava,
che sé l’amava, ciascuna
che pur s’accorse lui del
che far né che dirsi,
che dirsi, cosí lagrimosa
che miseramente insieme
che Iddio m’ha tolto
che io ad uccider mi
che noi prendessimo modo
che il corpo, del quale
che, se tu l’hai qui
che
che tu n’andresti in
che la sua anima non è
che buon giovane fu; ma
che niuna persona saprà
che niun sa ch’egli mai
che cosí caro giovane e
che a guisa d’un cane sia
che noi abbiamo in ciò a
che colte avevano
che giorno fia, e sarà
che questo a’ suoi niuna
che il giorno se ne
che dalla famiglia del
che per caso andava a
che di vita disiderosa,
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chi voi siete e so
davanti alla signoria e
essere accusato. Per
camera avendo, di ciò
affermarono del no; ma
cuore gli s’era rotta,
di donarle quello
dolendosi domandò
egli della forza
che fare l’avea voluta
quella venne a dire ciò
e, dove a grado a lui,
a lei fosse, non ostante
In questo tempo
"Padre mio, io non credo
io non credo che bisogni
racconti, ché son certa
piedi.
Messer Negro,
avrei avuto molto caro
prima aver perduto
saputo.
Ma pur, poi
poi che cosí è, quello
parenti, comandò loro
le parenti del giovane,
nella città n’erano. Per
il podestà quello
Emilia, sembianti le fé
fé che a grado li fosse
fosse che essa a coloro
alla sua simile, se non
le sue forze dimostra,
si fa temere.
Il
temere.
Il che, ancora
proprie braccia il pan
ciò di sí povero animo
non maggior peso di lei,
aspetto del giovane
passo di lana filata
sospiri piú cocenti
di colui ricordandosi
molto sollecito divenuto
quasi quella sola
compiere, piú spesso
era sollecitata.
Per
sollecitata, avvenne
piú d’ardir prendendo
della vergogna cacciando
e all’altra aggradirono,
aggradirono, che, non
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che il volermi fuggire
che ciò sia di
che, senza essere da
che
che intervenuto era
che alcuna posta vicina
Il
che affogato l’avea.
che vender non le poteva,
che la figliuola gli
che fare l’avea voluta
che egli da lei accusato
che fatto avea; per la
che suo padre era, e a
che marito avesse avuto
che costoro cosí
che bisogni che io la
che io la istoria del mio
che udita l’avete e
che antico era oramai e
che tu avessi avuto tal
che io l’abbia saputo.
che cosí è, quello che io
che io per contentarti,
che le esequie
che saputa avevano la
che, posto nel mezzo
che
che addomandato avea,
che a grado li fosse che
che essa a coloro che
che detto aveano dicendo
che, come l’Andreuola nel
che
che come potentissimo
che, ancora che non in
che
che non in tutto, in gran
che mangiar volea
che ella non ardisse a
che dando andava per un
che l’amava, il cui nome
che al fuso avvolgeva
che fuoco gittava, di
che a filar gliele aveva
che ben si filasse la
che la Simona filava, e
che l’altre era
che, l’un sollecitando e
che
che l’un piú d’ardir
che aver non solea, e
che d’avere era usata,
che, non che l’uno
che
che l’uno dall’altro
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accendendosi, avvenne
disse alla Simona
del tutto egli voleva
menar la voleva, acciò
La Simona disse
domenica dopo mangiare,
con un suo compagno,
ragionato d’una merenda
e le gengie, dicendo
gli nettava d’ogni cosa
l’aver mangiato.
E poi
perseguí ragionando,
non stette guari
grande, fu da molti
e accusar la Simona
del subito accidente
fu reputato da tutti
compagni di Pasquino
raccontatogli, per ciò
Le quali cose mentre
lor domandandosi se non
punitore, la cattivella,
medesimo accidente cadde
è al nostro giudicio
non patí la fortuna
n’erano, non sappiendo
rivenuto, disse: "Mostra
salvia sia velenosa, il
suole avvenire. Ma acciò
La qual cosa colui
il gran cesto in terra,
sono, li quali piú
giammai.
E per ciò
naturali cose quella
la cui natura è tale
medesimo consumar si può
donna la quale, mentre
cercò d’esser piú savia
lei non si apparteneva e
e che non era e ancora
non sosteneva la cosa in
nostra città, secondo
altri suoi vicini, piú
amore tanto e sí fiero,
ella non amava men lui
ne dolfe; e come colei
sarto nostro vicino,
ha nome la Salvestra,
un giorno, senza
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che Pasquino disse alla
che del tutto egli voleva
che ella trovasse modo di
che quivi piú a agio e
che le piaceva; e, dato a
che andar voleva alla
che Puccino avea nome, ma
che in quello orto a
che la salvia molto ben
che sopr’essi rimasa
che cosí alquanto fregati
che egli s’incominciò
che egli perdé la vista e
che vicini al giardino
che con inganno
che il suo amante tolto
che cosí fosse come lo
che sopravenuti erano, un
che per le parole di lei
che per lo Stramba e per
che il fuoco fosse di
che dal dolore del
che prima caduto era
che vivi dietro a lei
che sotto la
che dirsi, lungamente
che questa salvia sia
che della salvia non
che ella alcuno altro
che del giardino era
che la cagione della
che l’altre genti si
che tra l’altre naturali
che meno riceve consiglio
che piú tosto per sé
che per avvedimento
che ella cercò d’esser
che a lei non si
che non era e ancora che
che non sosteneva la cosa
che studiava mostrare il
che gli antichi
che con alcuno altro
che Girolamo non sentiva
che da lui amata fosse.
che si credeva per la
che ha nome la Salvestra,
che, se noi dinanzi non
che
che alcuno il sappia, per
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e per ciò mi parrebbe
del fondaco; per ciò
I tutori dissero
la donna parlava bene e
egli è ben fatto
de’ fatti tuoi; per
ci contenteremmo molto
come si traffica, senza
e piú da bene là
e que’ gentili uomini
volerne fare, per ciò
e a pregare dolcemente
piacere di far quello
e tanto gli seppe dire
Donde piú innamorato
ad un buon giovane
faceva le trabacche, di
Ma pur, veggendo
davanti a lei, credendo
il contrario.
Di
ogni cosa faceva
di lei stesse, una sera
a teli di trabacche
nascose, e tanto aspettò
n’andò dove veduto aveva
ancora?
La giovane,
il tuo Girolamo.
Il
è passato quel tempo
ad altro uomo
che al mio marito.
Per
ti priego per solo Iddio
ti sentisse, pogniamo
sí ne seguirebbe
cosa ottenne.
Per
ultimamente la pregò
amore ella sofferisse
lei si coricasse, tanto
promettendole
essere addormentato; per
oltre la mano acciò
come ghiaccio freddo, di
con piú forza e sentendo
piú ritoccarlo cognobbe
che egli era morto; di
gran pezza senza saper
persona tentar quello
e destatolo, quello
se a lei avvenisse,
Il buono uomo rispose
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che per fuggir questo,
che, dilungandosi da
che
che la donna parlava bene
che essi ciò farebbero al
che tu incominci tu
che noi ci contenteremmo
che tu andassi a stare a
che tu diventerai molto
che qui non faresti,
che vi sono assai e de’
che egli credeva cosí
che gli dovesse piacere
che volevano i suoi
che egli acconsentí di
che mai tornatosene,
che faceva le trabacche,
che egli fu oltre misura
che altro esser non
che ella non avesse lui
che in assai piccolo
che poteva, per
che a vegghiare erano
che tesi v’erano si
che, tornati costoro e
che
che la Salvestra coricata
che non dormiva, volle
che udendo costei, tutta
che alla nostra
Per
che al mio marito.
che io ti priego per solo
che tu te ne vada; ché se
che altro male non ne
che mai in pace né in
che, disideroso di morire
che
che in merito di tanto
che egli allato a lei si
che alquanto riscaldar si
che né le direbbe alcuna
che, stesa oltre la mano
che
che si svegliasse, il
che ella si maravigliò
che egli non si movea,
che egli era morto; di
che oltre modo dolente,
Alla fine
che farsi.
che il marito dicesse da
che presenzialmente a lei
che consiglio ne
che a lui parrebbe che
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che a lui parrebbe
a lui parrebbe che colui
il morto giovane. Di
e ascolterai quello
tra gli uomini, acciò
dicesse.
Alla giovane,
piacque, sí come a colei
ella il viso morto vide,
non ristette prima
molte lagrime, per ciò
ciò che prima nol toccò
a costei tolse.
Ma poi
le donne e dicendole
ancora, e poi
e morta conobbero. Di
Di che tutte le donne
del marito di lei,
E poi ad assai di quegli
morte di ciascuno, il
lui e amato da lei; il
novella alla qual, poi
di compassione avere
alla passata, per ciò
coloro a’ quali ciò
con piú fiero accidente
Dovete adunque sapere
sapere che, secondo
E per ciò
d’una assisa.
E come
miglia, pure avvenne
l’amistà e la compagnia
e or con uno altro fece,
amore a lui, in tanto
tanto che niuna cosa piú
né altro attendeva
lui esser richiesta: il
il che non guari stette
insieme usando, avvenne
ne sdegnò, in tanto
che il grande amore
il seppe tener nascoso
tutto d’ucciderlo.
Per
disposizione, sopravenne
si bandí in Francia, il
e mandogli a dire
lietissimo rispose
disarmati, sí come colui
un de’ suoi famigliari
a ciascun comandato
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che colui che morto fosse
che morto fosse si
che egli tutto smarrito
che di questo fatto si
che noi sentiamo se
che tardi era divenuta
che morto disiderava di
che sotto ’l mantel
che al corpo fu pervenuta
che prima nol toccò che,
che, come al giovane il
che
che, riconfortandola le
che
che su si levasse
che ella non si levava,
che tutte le donne che
che quivi erano, vinte da
che tra loro era, senza
che v’erano raccontata la
che a tutti dolfe.
che ella sappiendo, poi
che cosí degli
che alla passata, per ciò
che da piú furono coloro
che io dirò avvenne, e
che quegli de’ quali è
che, secondo che
che
che raccontano i
che l’uno e l’altro era
che ciascun dimorasse in
che, avendo messer
che
che era tra loro,
che la donna se n’accorse
che niuna cosa piú che
che lui disiderava o
che da lui esser
che non guari stette che
che adivenne, e insieme
che il marito se
che il grande amore che
che al Guardastagno
che i due amanti non
che, essendo il
che
che un gran torneamento
che il Rossiglione
che, se a lui piacesse,
che
che senza fallo il dí
che di niente da lui si
che nel portasse; e
che niun fosse tanto
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niun fosse tanto ardito
ne tornò.
La donna,
"E come è cosí, messer,
io ho avuto da lui
essere di qui domane, di
cuor di cinghiare e fa
dilettevole a mangiar
molto. la donna,
il cavaliere ebbe veduto
morto v’è piaciuto ciò
ciò che vivo piú
poi disse: "Come?
"Come? che cosa è questa
rispose: "Quello
e sappiate di certo
è stato desso, per ciò
strappai, poco avanti
di colui cui ella piú
"Voi faceste quello
unque a Dio non piaccia
molto alta da terra, per
cosa era stata: per
chi fosser quegli
amori raccontate, non
occhi e ’l petto, per
sommamente disiderato ho
Ora, lodato sia Iddio,
fare una mala giunta, di
indizio dando a ciò
bellissime giovani,
ancora non è gran tempo
gioie e tutto ciò
donna può piacere meglio
teneva fornita; vero è
sí come colei
costui a costei mostrava
dí, e simili ciance; di
e tutto il ben suo. Di
stato, in tanto
né amico lasciato s’avea
che ben gli volesse o
era infamato, di
sua fante tanto ordinò
insieme furono.
E poi
vita e a pregarlo
discretamente, avvenne
disse a’ suoi parenti
potrebbe guerire, ma
ma che egli altro
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di questo facesse
che udito aveva il
che il Guardastagno non è
che egli non ci può
che la donna un poco
che tu ne facci una
che tu sai; e quando a
che svogliata non era, ne
che la donna tutto
che vivo piú che altra
che altra cosa vi piacque
che cosa è questa che voi
che voi m’avete fatta
che voi avete mangiato è
che egli è stato desso,
che io con queste mani
che io tornassi, del
che altra cosa amava, se
che disleale e malvagio
che sopra a cosí nobil
che, come la donna cadde,
che
che da quegli del
che dentro sepolti
che a voi, donne, ma a me
che io sommamente
che a capo se ne venisse.
che finite sono (salvo se
che Idio mi guardi),
che nella seguente
che ancora non è gran
che in Salerno fu un
che a una donna può
che altra della città
che ella il piú del tempo
che nel letto era male
che il giacere con una
che ella viveva
che il giovane accortosi,
che parente né amico
che ben gli volesse o che
che il volesse vedere; e
che la donna poco curò,
E
che insieme furono.
che alquanto diletto
che, per amor di lei, di
che
che al medico fu messo
che, dove un osso fracido
che
che egli altro che per
che per morto nol
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morto nol prenderebbe; a che accordatisi coloro a’
Il medico, avvisando che l’infermo senza
senza dire a alcuno ciò che si fosse.
Venuta
amici d’Amalfi che egli non dovesse
lasciar per cosa alcuna che incontanente là non
là non andasse, per ciò che una gran zuffa stata
zuffa stata v’era, di che molti v’erano stati
vi serrò in fino a tanto che certe altre persone
durata o per cibo salato che mangiato avesse o
la bevé: né stette guari che un gran sonno il
a dire con sommessa voce che sú si levasse; ma
né si movea punto; per che la donna alquanto
d’alcun sentimento fece che avrebbe fatto un
fatto un corpo morto; di che la donna, alquanto
legato l’asino.
Per che la donna cominciò a
ma niente era; per che ella, che medica non
era; per che ella, che medica non era come
che medica non era come che medico fosse il
esser morto; per che,
che amandolo sopra ogni
danno vergogna, pensò che senza alcuno indugio
vedendolo, quel disse che la donna dicea, cioè
esser morto, e consigliò che da metterlo fuori di
il potrem noi porre, che egli non si suspichi
quando veduto sarà, che di qua entro sia
a’ fatti nostri, per ciò che dentro vel potrem
perché piú di qua entro che d’altronde vi sel
anzi si crederà, per ciò che malvagio giovane è
giovane è stato, che,
che andando a fare alcun
della fante, fuor che di dargli alcuna
alcuna fedita, dicendo che non le potrebbe per
di sí. La fante adunque, che giovane e gagliarda
veduta e insieme posto che,
che se la notte vi
prestamente, ancora che lor gravetta paresse,
matutin si destò: e come che rotto fosse il sonno
e a dir seco:
"Che
Che è questo? dove sono
desto? Io pur mi ricordo che questa sera io venni
in una arca. Questo che vuol dire? Sarebbe il
stando anzi a disagio che no nell’arca che era
disagio che no nell’arca che era piccola e
sí destramente il fece, che
che, dato delle reni
per lo quale le femine che ivi allato dormivano
avvenisse, esserne fuori che starvi dentro. E tra
che starvi dentro. E tra che egli non sapeva dove
sentendo le femine che deste erano,
boce non rispondea: per che le femine
li quali, per ciò che molto vegghiato
rettor menatolo, per ciò che malvagissimo era da
imbolare entrato; per che il rettore pensò di
per tutto Salerno che Ruggieri era stato
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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casa de’ prestatori; il che la donna e la sua
e di sí nuova fur piene, che quasi eran vicine di
credere a se medesime che quello che fatto
a se medesime che quello che fatto avevan la notte
sentiva sí fatto dolore, che quasi n’era per
da Amalfi domandò che la sua acqua gli
fosse recata, per ciò che medicare voleva il
fece un gran romore che niuna cosa in casa
in istato.
La donna, che da altro dolore
adirata dicendo: "Che
Che direste voi, maestro,
disse: "Donna, tu avvisi che quella fosse acqua
dormire, e contolle per che cagion fatta l’avea.
udito, cosí s’avisò che Ruggieri quella
Il maestro, veggendo che altro esser non
Poco appresso la fante, che per comandamento
andata a saper quello che di Ruggier si dicesse
male, né, per quello che io abbia potuto
né parente alcuno è che per aiutarlo levato
e credesi per fermo che domane lo straticò il
vo’ dire una nuova cosa, che egli mi pare aver
con uno, di cui mostra che quella arca fosse,
e il maestro rispondeva che egli non aveva
casa loro la vidi allora che fu preso Ruggieri. A
"Essi mentono, per ciò che mai io non la vendei
vedere, io comprendo che in cotal guisa
disse alla fante ciò che dal medico udito
udito aveva e pregolla che allo scampo di
aiuto, sí come colei che
che, volendo, a un’ora
avendo avvisato ciò che da fare era,
Disse il maestro: "E di che
che?
E la fante, non
"Messer, voi sapete che giovane Ruggieri
e sappiendo egli iersera che voi non c’eravate,
tanto mi lusingò, che io in casa vostra
o per vino, non volendo che la vostra donna, la
mi vedesse, ricordandomi che nella vostra camera
donde levata l’aveva; di che io truovo che voi in
di che io truovo che voi in casa un gran
E certo io confesso che io feci male; ma chi
male; ma chi è colui che alcuna volta mal non
per questo e per quello che poi ne seguí,
perdere la persona, per che io quanto piú posso
piú posso vi priego che voi mi perdoniate e
e mi diate licenzia che io vada a aiutare, in
a aiutare, in quello che per me si potrà,
udendo costei, con tutto che ira avesse,
tu stessa, per ciò che
che, dove tu credesti
notte un giovane avere che molto bene il
il prigionier lusingò che egli lasciò a Ruggier
favellare; la quale, poi che informato l’ebbe di
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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informato l’ebbe di ciò
volesse, tanto fece
Il quale, prima
la volesse, per ciò
e appresso questo, ciò
Lo stradicò, veggendo
dell’acqua, e trovò
albergato fosse, rispose
ma ben si ricordava
gran sete ch’avea, ma
condannati i prestatori
liberò Ruggieri; il
e con la cara fante,
di bene in meglio: il
in meglio: il che vorrei
aver l’uncino attaccato
Ma veggendo il re
donne si scusò di ciò
giornata di oggi,
con due occhi in testa
volentieri; e acciò
t’avveggi di quello
da ora voglio e comando
domane ragionare di ciò
e parte verso le mulina
fatto, cosí intendo
una canzone; e per ciò
per ciò che io son certa
le tue novelle, acciò
acciò che piú giorni
tuoi infortuni, vogliamo
Filostrato rispose
Amore. /
Amore, allora
mostrasti di virtute, /
reputava ogni martiro, /
un pianto doloroso, /
il giorno e l’ora /
biltate ornato / e piú
va bestemmiando l’anima
voce: / e dicoti
tanto e sí mi cuoce, /
conforto / mi resta piú
io non men curo, per ciò
sola ti vo’ dare: /
appien, pregandol
avesser nascoso. Ma poi
ne furono infino a tanto
dormire sopravenne; per
si ragiona di ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che risponder dovesse
che allo stradicò andò
che ascoltare la volesse,
che fresca e gagliarda
che tra ’l maestro
che leggier cosa era a
che cosí era stato: e
che dove albergato si
che andato era a
che poi di lui stato si
che imbolata avevan
che quanto a lui fosse
che dare gli aveva voluto
che vorrei che cosí a me
che cosí a me avvenisse
che essi si poterono
che il sole cominciava a
che fatto avea, cioè
che alcuna altra, con
che parevano d’un falcon
che meglio t’avveggi di
che fatto hai, infino da
che ciascun s’apparecchi
che ad alcuno amante,
che fuor di quel
che per lo mio
che io son certa che tali
che tali sono le tue
che piú giorni che questo
che questo non sieno
che una ne dichi qual piú
che volentieri; e senza
che primieramente /
che lieve reputava ogni
che per te nella mente, /
che ancor vi dimora: / e
che pria m’apparve il suo
che mai ’nfiammato! / La
Quanto ’l
che more. /
che tanto e sí mi cuoce,
che per minor martir la
che morte alla mia doglia
che nessuno, / com’io, ti
che tu ritruovi Amore, e
che ’n migliore / porto
che egli ebbe a quella
che l’ora dell’andare a
che, comandandolo la
che
che ad alcuno amante,
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erbe, infino a tanto
s’andò.
Ma sentendo
apparecchiata, poi
lietamente, secondo
sorridendo a lui impose
me ne piace, per ciò
quali molti, senza saper
a gran torto: il
se io non erro, per ciò
ciò che innamorate credo
fatto dolente, piú
E questo era
era Galeso; ma, per ciò
piú convenienti a bestia
era chiamato Cimone, il
suo dolore, gli comandò
fu carissima, per ciò
gli eran piú a grado
essercitandosi, avvenne
bellissimo, e, per ciò
indosso tanto sottile,
vide, non altramenti
essere la piú bella cosa
oltre modo piú bella
di sentimento avea,
di piú reverenza degne
si riteneva, aspettando
si svegliasse; e come
Avvenne adunque
nome era Efigenia, prima
forte e disse: "Cimone,
seco stesso parendogli
lui non provato.
Il
rusticità a alcuna cosa
le potesse tornare: per
nol poté infino a tanto
voler ritornare: il
qual cagion fosse quella
i suoi e ciascuno altro
richiese il padre
di lui andavano: il
E in brieve, acciò
primiero innamoramento,
piú particulari virtú
che altro giovane alcuno
fosse di Cipri.
niuna altra cosa se non
apertamente mostrando di
Aristippo, considerando
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che alquanto il sol fu
che già i solar raggi si
che alcuna stampita e una
che alla reina piacque,
che principio desse alle
che per quella potrete
che si dicano, dannano e
che, se io non erro, per
che
che innamorate credo che
che siate, molto vi dovrà
che altro si potea
che egli, tra gli altri
che mai né per fatica di
che ad uomo, quasi per
che nella lor lingua
che alla villa n’andasse
che i costumi e l’usanza
che le cittadine.
che un giorno, passato
che del mese di maggio
che quasi niente delle
che se mai piú forma di
che già mai per alcun
che l’altre femine per
che egli giudicava le
che le mondane, e per
che da se medesima si
che lo ’ndugio gli
che dopo lungo spazio la
che alcun de’ suoi si
che vai tu a questa ora
che da quegli una soavità
che la giovane veggendo,
che vergogna le potesse
che, chiamate le sue
che
che egli non l’ebbe
che quantunque grave
che fatto gli avesse
Egli
che il conoscea.
che il facesse andare di
che il padre
che io non vada ogni
che egli riuscí il piú
che altro giovane alcuno
che nell’isola fosse di
Che dunque, piacevoli
che l’alte vertú dal
che luogo tragga gli
che amor l’avesse di
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confortava.
Ma Cimone,
rifiutava, ricordandosi
Cipseo, padre d’Efigenia
divenire piú glorioso
nobili giovani richiesti
’n su la proda a quegli
s’apparecchiavano: per
la poppa de’ rodiani,
gli abbattea.
Il
di preda né odio
mano assalire.
Quel
io d’esserle quello
li quali piú forza
meglio meritata d’avere,
Cimone adunque, piú
di cosí cara preda, poi
Cipri al presente: per
quattro ore compiute poi
Cimone piú piacevole
né poteva alcun veder
dimandare. Egli pareva
il suo disio acciò
gl’iddii non volevano
maggiori, non sappiendo
né conoscendo per ciò
di Rodi afferrato
non gli avvenisse quello
che gli avvenne, comandò
trasportasse, per ciò
in alcuna parte peggio
in contrario, in tanto
in tanto che, non
al mare; e Cimone,
senza altro averle tolto
egli potesse fare
menasse moglie per
con loro diliberarono
che quello medesimo dí
gli dispiacque, per ciò
la quale portava
e cominciò a pensare in
maniera potesse impedire
disonesto il reputava
e prese per partito,
e prese per partito, che
pensando della compagnia
avere e dell’ordine
fido dover potere avere
in questa cosa.
Per
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che d’esser chiamato
che cosí da Efigenia era
che lei per moglie gli
che alcuno idio: e per
che suoi amici erano, e
che sopra il legno
che Cimone, dopo le
che via andavan forte,
che vedendo i rodiani,
che io abbia contra di
che mi mosse è a me
che esserle dovea il
che liberalità costrignea
che Pasimunda per
che altro uomo contento
che alquanto di tempo
che, di pari diliberazion
che
che Cimone li rodiani
che alcuna altra sentita
che si fare o dove
che gl’iddii gli avessero
che piú noia gli fosse il
che colui, il quale lei
che farsi i marinari,
che Rodi si fosse quella,
che, surgendo l’aurora e
che
che gli avvenne, comandò
che ogni forza si
che in alcuna parte
che quivi esser non
che, non che essi del
che
che essi del picciol seno
che già co’ suoi disceso
che alcun bascio.
che Ormisda similmente
che co’ parenti di
che quello medesimo dí
che Pasimunda menasse
che si vedeva della sua
che, se Ormisda non la
che
che maniera potesse
che ciò non avesse
che se l’uficio non
che che avvenir ne
che avvenir ne dovesse,
che a far questo dovesse
che tener dovesse, si
che Cimone in questa cosa
che la seguente notte
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piú certa esperienza
esperienza che quella
tuo si muta da quello
se quello medesimo è
quanto è quella
donarti: la quale, acciò
tua Efigenia, acciò
due nostre donne; per
libertà, la qual credo
quello me ne dee seguire
e per ciò quello
ciò quello che a te pare
mandò al porto, acciò
lasciò alla porta, acciò
messala, comandarono
ucciso, e alcuni altri
pien di gente armata
costoro, trovaron modo
Gomito, la quale, udendo
di Panfilo, poscia
l’ebbe, a Emilia impose
seguitare: e per ciò
merita piú tosto diletto
ubidirò la reina,
dilicate donne, sapere
della quale un giovane
lui similmente s’accese,
rubando ciascuno
ricchissimi, mentre
cercavano avvenne
persone, la novella
novella che tutti quegli
la quale, per ciò
di necessità avvenire o
e rompesse, di
altramenti adivenne
non avea: per ciò
che, essendo quel vento
seguente dí alla notte
d’esser piú in terra
sentiva, sí come colei
in terra; e pensando
e niuna altra persona
vide; la quale essalei
e all’abito conosciutala
la dimandò come fosse
Susa in Barberia.
Il
la giovane, dolente
vergogna e non sappiendo
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che quella che per te si
che per te si fosse
che era quando poco tempo
che già fu, niuna cosa
che al presente
che tu l’usate forze
che in quelle goda della
che, se la tua, non vo’
che
che poco senza la tua
che tu ragioni; e per
che a te pare che per me
che per me s’abbia a fare
che niun potesse impedire
che alcun dentro non gli
che alla nave apprestata
che appressar si vollero
che alla riscossa delle
che dopo alcuno essilio
che morto era, per
che molto commendata
che una dicendone
che amare merita piú
che afflizione a lungo
che della precedente non
che vicin di Cicilia è
che dell’isola era,
che mai ben non sentiva
che meno poteva di lui:
che di trasricchire
che da certi legni di
che tutti quegli che con
che con Martuccio erano
che pure allora smontati
che il vento barca senza
che ella, eziandio se
che ella avvisato non
che, essendo quel vento
che
che traeva tramontana e
che sú montata v’era, in
che in mare niente
che mai per alcuno
che in quella i pescatori
che questa giovane vi
che forte dormiva chiamò
che cristiana era,
che ella quivi in quella
che udito, la giovane,
che Idio non le aveva
che farsi, a piè della
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pietà e tanto la pregò,
quivi tanto la lusingò,
arrivata fosse; per
e tanto la pregò,
fosse la buona femina
a cui ella disse
sappiendo ella stessa
a sperar senza saper
la buona femina
della sua giovanezza e
ella potesse fuggire
il piú e certissima sono
sua insino a tanto
donna e dell’altre,
e per morta, avvenne
essendo re di Tunisi uno
era in Granata, dicendo
il barbaresco, e udendo
al re, e’ mi dà il cuore
qual cosa il re comandò
e domandato da lui
ho bene in altro tempo,
battaglie, mi pare
pare che piú con arcieri
ove si trovasse modo
io avviso
archi de’ vostri arcieri
arcieri che quelle
e questo convien
sí segretamente fatto,
nol sappia, per ciò
modo.
E la cagione per
questo è questa: poi
i nostri il suo, sapete
sapete che di quello
durando la battaglia,
per le picciole cocche
de’ nemici, per ciò
ottimamente la saetta
morto aveva creduto; per
d’andare a Tunisi, acciò
occhi saziasse di ciò
mandò a sentire quello
di volere esser colei
un tuo servidore
il vide, presso fu
viva? Egli è buon tempo
buon tempo che io intesi
suo accidente, e l’onore
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che in una sua capannetta
che ella le disse come
che, sentendola la buona
che
che ella mangiò un poco.
che cosí latin parlava; a
che da Trapani era e
che ragione a ciò la si
che e alquanto a cessare
che per l’amor di Dio
che alcun consiglio le
che villania fatta non le
che ella ti riceverà
che Idio ti mandi miglior
che fu maravigliosa cosa;
che, essendo re di Tunisi
che
che si chiamava
che a lui il reame di
che il re di Tunisi
che io gli darei un
che Martuccio gli fosse
che consiglio il suo
che io in queste vostre
che piú con arcieri che
che con altro quelle
che agli arcieri del
che la vostra battaglia
che quelle che per tutti
che per tutti
che sia sí segretamente
che il vostro avversario
che egli ci troverebbe
che io dico questo è
che gli arcieri del
che di quello che i
che i vostri saettato
che i vostri nemici
che non riceveranno le
che la sottil corda
che avrà larga cocca: e
che l’amor di lui, già
che gli occhi saziasse di
che gli orecchi con le
che di Martuccio trovar
che a Martuccio
che vien da Lipari, e
che di letizia non morí,
che io intesi che tu
che tu perduta eri, né a
che ricevuto avea dalla
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giovane, aggiugnendo
venire e da lei udendo
di fare intra sé quello
e ringraziatala di ciò
fu sí grande la festa,
Niuno ne fu tra tutti
finita, volta a Elissa,
avuta; ma, per ciò
tanto seppe operare,
non meno a amar lui
sofferir l’aspra pena
pena che il disiderio
e biasimarogli forte ciò
dire a Gigliuozzo Saullo
di Pietro, per ciò
giovane piacesse, di far
persona sentito
di far nozze per ciò
Ora avvenne
di due miglia cavalcati
la giovane gli vide, per
la portava.
Pietro,
di lei andava guardando
tosto come lei de’ fanti
venieno avveduto, mentre
amici de’ nimici nostri:
a Pietro comandato
male indovino, avvenne
ma veggendosi molti meno
via donde aveva veduto
conoscendovi, poscia
delle mani di coloro
giovane, piú doloroso
parte delle fiere
ora tornando indietro
digiuno, era sí vinto,
non sappiendo
per non cadere, come
il dolore né i pensieri
l’avrebber lasciato, per
mise tanto fralla selva,
quella entrata era: per
per che, non altramenti
Alla fine, veggendo
il ronzino, poi
molto con una sua moglie
dissero: "O figliuola,
piagnendo rispose
in luogo niun sí presso,
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che con sua licenzia
che cosí era come
che piú fosse a grado a
che in servigio di lei
che dir non si potrebbe
che la novella d’Emilia
che ella continuasse le
che a essa seguitarono
che la giovane cominciò
che egli amasse lei.
che il disiderio che avea
che avea di costei gli
che egli voleva fare; e
che a niun partito
che, se ’l facesse, mai
che
che questa cosa avrebbe e
che a grado l’era, con
che temevano d’esser
che, non essendo a Pietro
che
che essi si videro vicini
che gridando disse:
che piú al viso di lei
che al cammino, non
che venieno avveduto,
che egli senza vedergli
che ne dobbiam fare altro
che si spogliasse; il
che un guato di ben
che gli assalitori,
che la giovane era
che a lui parve esser
che preso l’aveano e
che altro uomo cominciò a
che nelle selve sogliono
che egli si credeva
che piú avanti non poteva
che altro consiglio
che, perché pure agio
che
che della sua giovane
che egli, sospirando e
che ella non poteva
che, non altramenti che
che
che avesse fatto Pietro,
che Pietro non venia,
che piú di due miglia fu
che similmente era
che vai tu a quest’ora
che aveva la sua
che tu di giorno vi
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"Piacerebbevi egli, poi che altrove andar non
uomo rispose: "Giovane, che tu con noi ti rimanga
ti vogliam ricordare che per queste contrade e
aver detto, acciò che tu poi, se questo
La giovane, veggendo che l’ora era tarda,
l’ora era tarda, ancora che le parole del vecchio
dagli uomini straziata che sbranata per li
con essoloro di quello che avevano poveramente
del quale non sapea che si dovesse sperare
si dovesse sperare altro che male, non rifinò.
in una gran corte, che la piccola casetta di
a nascondere, acciò che,
che se quella gente
compiuta s’era, che coloro, che una gran
s’era, che coloro, che una gran brigata di
Niuna persona ci è altro che noi: ma questo
ma questo ronzino, a cui che fuggito si sia, ci
mettemmo in casa acciò che i lupi nol
egli buon per noi, poi che altro signore non ha.
e lor tavolacci, avvenne che uno di loro, non
non sappiendo altro che farsi, gittò la sua
a palesarsi, per ciò che la lancia le venne
sinistra poppa, tanto che col ferro le stracciò
a domandar la moglie: "Che
Che fu della nostra
fu della nostra giovane che iersera ci capitò,
che iersera ci capitò, che io veduta non la ci
veduta non la ci ho poi che noi ci levammo?
La buona femina rispose che non sapea e andonne
uscí del fieno: di che il buono uomo forte
uomo forte contento, poi che vide che alle mani di
contento, poi che vide che alle mani di coloro
già dí, le disse: "Omai che il dí ne viene, se ti
infino a un castello che è presso di qui
venire a piè, per ciò che questa mala gente che
che questa mala gente che ora di qui si parte
ciò, gli pregò per Dio che al castello la
la menassero; per che entrati in via in su
contò tutto. La donna, che conoscea similmente
fosse preso, s’avisò che morto fosse stato.
alla giovane: "Poi che cosí è che Pietro tu
giovane: "Poi che cosí è che Pietro tu non sai, tu
qui meco infino a tanto che fatto mi verrà di
senza altro lasciarvi che l’ossa, il divorarono
e andar via.
Di che Pietro, al qual
freddo, sí come quegli che sempre da torno
grandissimo fuoco; per che
che, come fatto fu il dí
si dirizzò e tanto andò, che a quello pervenne;
al quale trovò pastori che mangiavano e davansi
fu raccolto.
E poi che egli mangiato ebbe e
I pastori dissero che ivi forse a tre
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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era la donna sua; di che Pietro contentissimo
contentissimo gli pregò che alcuno di loro infino
l’accompagnasse, il che due di loro fecero
cercando di trovar modo che la giovane fosse per
e avendo da lui ciò che intervenuto gli era
il riprese molto di ciò che contro al piacer de’
far voleva; ma veggendo che egli era pure a
pure a questo disposto e che alla giovane
aggradiva, disse: "In che m’affatico io? Costor
è onesto e credo che egli piaccia a Dio,
parenti di Pietro di ciò che fatto aveva, con loro
la reina a Filostrato che alcuna ne dicesse
farvi piagner v’imposi, che a me pare, a volere
amore, non da altra noia che di sospiri e d’una
gran tempo passato che in Romagna fu un
e piacevole; e per ciò che sola era al padre e
la sua donna prendevano, che fatto avrebbon d’un
cominciò ad amare; di che Ricciardo fu forte
"Caterina, io ti priego che tu non mi facci
subito: "Volesse Idio che tu non facessi piú
me non istarà mai cosa che a grado ti sia, ma a
ma, se tu sai veder cosa che io possa senza mia
venire in su ’l verone che è presso al giardino
dove se io sapessi che tu di notte fossi,
io mi credo ben far sí che fatto mi verrà di
alla madre a ramaricarsi che la passata notte per
la madre: "O figliuola, che caldo fu egli? Anzi
piú calde le fanciulle che le donne attempate.
non suole essere usanza che,
che andando verso la
"Dunque, disse la donna "che
che vuoi tu che si faccia
la donna "che vuoi tu che si faccia?
in su ’l verone che è allato alla sua
molto meglio starei che nella vostra camera
dalla sua donna, per ciò che vecchio era e da
poco ritrosetto, disse: "Che
Che rusignuolo è questo a
rusignuolo è questo a che ella vuol dormire? Io
delle cicale.
Il che la Caterina sappiendo
piú per isdegno che per caldo, non
caldo dolendosi;
il che avendo la madre
cara questa giovane. Che vi fa egli perché
cantar l’usignuolo, che è una fanciullina? I
dormire, tanto attese che ella vide Ricciardo,
lo quale egli intese ciò che far si dovea.
letto, serrato uno uscio che della sua camera
già al giorno vicino (il che essi non credevano),
presolo per quella cosa che voi tra gli uomini
e vieni a vedere, che tua figliuola è stata
sí vaga dell’usignuolo che ella è stata tanto
è stata tanto alla posta che ella l’ha preso e
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d’udir cantare.
Di
le disse: "Donna, guarda
ché in verità, poscia
aver di lui altro
partire, e’ gli converrà
e non nell’altrui.
Di
fatto, e considerando
queste parole stettero,
si svegliò; e veggendo
Ricciardo li vide, parve
ciò fate di me quello
priego io, se esser può,
della mia vita mercé e
aveva in te; ma pur, poi
la giovanezza, acciò
a me la vergogna, prima
la Caterina, acciò
e a pregare il padre
parte pregava Ricciardo
che quel facesse
Lizio volea, acciò
prieghi bisogno: per ciò
apparecchiato a far ciò
Lizio piaceva.
Per
maggior bisogno n’avete
e non essendo piú
la notte, altre due anzi
ascoltando, tanto riso,
tenere. Ma pur, poi
oggi tanto dileticate,
rivolte, le ’mpose
a parlare:
Poi
Dico adunque
di cui piú si fidasse
di dieci anni, e ciò
Avvenne in questi tempi
ritornò, e fu a ciascun
la qual cosa Giacomino,
quanto alcuna altra
amore, in tanto
d’età di quindici anni,
stato sofferto; per
doverla, in quella guisa
attempata e un fante
discoperse, pregandolo
altro adoperare se non
dove ella fosse, per ciò
poi, se tu sai, quello
sai, quello che tu creda
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che la donna, tenendosi
che per quanto tu hai
che ella l’ha preso, egli
che buon parentado: se
che primieramente la
che la donna racconsolata
che la figliuola aveva
che Ricciardo si svegliò;
che il giorno era chiaro,
che gli fosse il cuor del
che piú vi piace: ben vi
che voi abbiate della mia
A
che io non muoia."
che cosí è e a tanto
che tu tolga a te la
che tu ti muova, sposa
che, come ella è stata
che
che a Ricciardo
che quel facesse che
che messer Lizio volea,
che con sicurtà e lungo
che d’una parte la
che a messer Lizio
che messer Lizio, fattosi
che di levarvi.
che sei miglia camminati
che si levassero ne
che ancora, quantunque
che alquanto ebber riso,
che niuna meritamente
che novellasse; la quale
che Filostrato ragionando
che già nella città di
che di Giacomin facea,
che egli al mondo avea,
che la città di Faenza,
che ritornar vi volesse
che altra volta dimorato
che allora fosse nella
che per gelosia insieme
che volentieri non
che, veggendolasi per
che
che meglio potesse, avere
che Crivello aveva nome,
che a dovere il suo
che quando Giacomino
che, volendole io dir
che
che tu creda che bene
che bene stea.
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stea.
Giannole disse che piú non volea, e in
con lei tanto adoperato che ella avea piú volte
con lei, come avvenisse che Giacomino per alcuna
appresso queste parole, che,
che per opera di
compose con lui che,
che quando un certo
fece sentire a Minghino che Giacomino non vi
vi cenava, e gli disse che presso della casa
della casa dimorasse sí, che quando vedesse un
vai tu a dormire oramai? Che ti vai tu pure
non vai per signorto? Che aspetti tu oramai qui
venuta, disse seco: "Che
Che curo io di costei? Se
la fante similmente; il che sentendo Minghino,
la cosa non andrà cosí: che forza è questa?; e
ad aiutar Minghino; per che
che, dopo lunga contesa,
si partí la mischia che i sergenti del
stato fosse e trovato che in niuna cosa la
proponendo seco, acciò che piú simil caso non
e conoscendo il male che a’ presi giovani ne
quello adoperare che ragionevolmente
parole il pregarono che alla ingiuria
la quale credevano che egli a loro che il
che egli a loro che il pregavano portasse
se medesimi e i giovani che il male avevan fatto
fatto ad ogni ammenda che a lui piacesse di
io sí vostro amico, che né di questo né
avete offeso, per ciò che questa giovane, forse
anzi è faentina, come che io né ella né colui
si fosse figliuola; per che
che; di quello che
per che; di quello che pregate tanto sarà
risposta, il pregarono che gli piacesse di dover
venendo a morte mi disse che quando questa città
e quivi morendo, con ciò che egli avea costei mi
mi lasciò, imponendomi che
che, quando tempo fosse,
io la maritassi e quello che stato fosse suo le
poterla dare a persona che mi piaccia; fare’l
fare’l volentieri, anzi che altro caso simile a
da Medicina, che con Guidotto era
casa stata fosse quella che Guidotto avea rubata;
"Bernabuccio, odi tu ciò che Giacomin dice?
per ciò ch’io mi ricordo che in quegli
di quella età che Giacomin dice.
A
avesse. fatta, e conobbi che la tua casa era stata
tu troverrai fermamente che ella è tua figliuola.
è tua figliuola.
Per che
che, pensando Bernabuccio
stata d’una nascenza che fatta gli avea poco
accidente tagliare; per che
che, senza alcuno indugio
accostatosi a Giacomino che ancora era quivi, il
era quivi, il pregò che in casa sua il
viso della madre di lei, che ancora bella donna
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disse a Giacomino
la sinistra orecchia; di
accostatosi a lei
e ad abbracciarla, come
la mia casa fu quella
a qui creduto abbiamo
che costei, nella casa
il capitano della città,
uomo era, e conoscendo
Crivello e gli altri
la reina a Pampinea
gentile uom dell’isola,
la quale un giovanetto,
lui.
Il quale, non
cosí fervente avvenne
d’acqua freddissima
certi giovani ciciliani,
veduta bellissima e
ciaschedun la volea; per
l’ebbe cara; ma, per ciò
persona, infino a tanto
piú forte fosse, comandò
Ischia grande, e quello
che piú lor gravava era
si fossero stati coloro
Ma Gianni, al quale piú
sentire, sappiendo verso
molto cercare, trovato
ogni speranza perdé non
la fregata, veggendo
ed ella vide lui; di
E veggendo Gianni
informato della maniera
e aggrappatosi per parti
persona piú degnamente
lasciata aperta, acciò
dentro e alla giovane,
La quale, prima
questa piacergli, e
in ordine il metterebbe,
amor prestare: e poi
della persona, ancora
camera nella qual sapeva
vide dormire.
Di
senza dire alcuna cosa,
che a poco si tenne
quivi con un coltello
uom si fosse, non
volto ad un sol compagno
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di grazia voleva da
che Giacomino fu contento
che vergognosamente stava
che ella si contendesse.
che fu da Guidotto rubata
che costei, nella casa
che mi fu quel dí stesso
che valoroso uomo era, e
che Giannole, cui preso
che impacciati v’erano
che a doverne alcuna dire
che Marin Bolgaro avea
che d’una isoletta ad
che il giorno da Procida
che, essendo la giovane
che
che v’era, s’erano certi
che da Napoli venivano,
che ancora lor non vedea,
che, non trovandosi
che
che cagionevole era
che piú forte fosse,
che ella fosse messa in
che piú lor gravava era
che essi non potevan
che rapita l’avevano.
che ad alcuno altro ne
che parte n’era la
che la giovane era stata
che di doverla mai
che da niun conosciuto
che ciascun fu contento
che il luogo era solingo,
che a tenere avesse se
che non vi si sarebbono
che a costui potersi
che egli prestamente
che non dormiva, allato
che ad altro venissero,
che senza alcun fallo,
che la prima volta ch’el
che quello ebbero piú
che fosse al dí vicino
che dormiva la giovane,
che egli di subito si
che a poco si tenne che
che quivi con un coltello
che allato avea, amenduni
che ad un re, due ignudi
che seco aveva disse:
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che seco aveva disse: "Che
Che ti par di questa rea
se il giovane conoscesse che tanto d’ardire aveva
d’ardire aveva avuto, che venuto gli era in
dispiacere.
Quegli che domandato era rispose
della camera e comandò che i due amanti, cosí
di terza tenuti, acciò che da tutti potessero
presero e legarono; il che veggendo i due
lodavano, cosí le donne, che a riguardare il
allora l’ammiraglio che cosa a quello
Gianni disse: "Io veggio che io debbo, e
voglio adunque di grazia che
che, come io sono con
la quale io ho piú che la mia vita amata ed
voltato ed ella a me, che noi siamo co’ visi
all’altro rivolti, acciò che morendo io e vedendo
volentieri: "Io farò sí che tu la vedrai ancor
la vedrai ancor tanto, che ti rincrescerà.
E
mandare ad essecuzione, che senza altro
piú avanti fare che fatto fosse; e senza
suo, e dissegli: "Re, di che t’hanno offeso i due
piazza hai comandato che arsi sieno?
Il re
sieno li quali tu vuogli che s’ardano?
Il re
Ruggieri: "E io voglio che tu gli conosca, acciò
tu gli conosca, acciò che tu vegghi quanto
la cui potenza fa oggi che la tua signoria non
a questo, son giovani che lungamente si sono
peccato dir si dee quel che per amor fanno i
e rendendosi certo che Ruggieri il ver
dicesse, non solamente che egli a peggio dovere
procedesse ma di ciò che fatto avea
avea gl’increbbe: per che incontanente mandò
che incontanente mandò che i due giovani fossero
conosciuta, pensò che con onore e con doni
rivestire, sentendo che di pari consentimento
donne, al tempo che il buon re Guiglielmo
assai ben fornito.
Per che
che, avendo di servidori
e di migliore aspetto che alcun altro pareva,
quale, crescendo, come che egli a guisa di servo
piú alla natura di lui che all’accidente,
bella maniera, intanto che egli piaceva sí a
sí a messere Amerigo, che egli il fece franco;
fece franco; e credendo che turchio fosse, il fé
fatica le tolse, per ciò che
che, avendo Pietro piú
s’era di lei innamorato, che bene alcun non
parendogli far men che bene; di che la
far men che bene; di che la giovane, che
bene; di che la giovane, che volentier lui vedeva,
Ma, mentre che essi cosí parimente
avesse questo voler che fosse, loro trovò via
la temorosa paura che gl’impediva.
Aveva
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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dove essendo un giorno,
di state avvenire,
la sua compagnia, acciò
potevano.
Ma Pietro,
meno da amor sospinti
alla donna e agli altri
si vedevano, avvenne
sotto un poco di tetto,
a dire: "Or volesse Idio
tuttavia; e acciò
non si racconciò prima
all’entrar della città,
e sí andò la bisogna
la giovane ingravidò, il
e all’altro discaro; per
A cui Pietro,
Come vuoi tu, donna mia,
saprà bene, ma sii certo
allora disse: "Poi
La giovane,
veggendo, per lo crescer
cosa. La giovane, acciò
la madre di lei
quivi messer Amerigo,
dovesse venire, avvenne
entrò dentro e domandò
dolente levatasi, ciò
men presto a creder
non dovere esser vero
il marito a quello
fatta a Pietro, ciò
era tutto aperse; il
si ritenne; ma poi
ma poi che quello
e ad uno messer Currado,
dal capitano condannato
per la gola, acciò
e sí le dí da mia parte
o del ferro se non,
famigliare, piú a male
passò, sí come a color
cose per un passaggio
sentendo passare coloro
de’ tre ambasciadori,
pelle infissa, a guisa
a guisa che quelle sono
l’età del cattivello
ricordare.
Per
Li sergenti
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che era il caldo grande,
che subitamente il cielo
che il malvagio tempo non
che giovane era, e la
che da paura di tempo; ed
che appena si vedevano,
che dopo molti tuoni
che ancora rimaso v’era,
che mai, dovendo io stare
che io ogni particella
che essi, l’ultime
che vicina era, aspettata
che la giovane ingravidò,
che molto fu e all’uno e
che ella molte arti usò
che molto l’amava, disse:
che io qui dimori? La tua
che il tuo, se tu nol
che tu cosí mi prometti,
che quanto piú potuto
che ’l corpo facea, piú
che a Pietro non fosse
che quivi messer Amerigo,
che quasi mai usato non
che, tornando egli da
che
La
che questo fosse.
che alla figliuola era
che la donna non era
che ella non sapesse di
che ella aveva detto, ma
che tra lui e lei stato
che udendo il cavaliere e
che quello che l’ira gli
che l’ira gli
che per lo re v’era
che per la terra frustato
che una medesima ora
che prestamente prenda
che io nel cospetto di
che a ben disposto, andò
che la brigata guidavano
che far si dovea, quivi
che Pietro menavano,
che uomo antico era e di
che quelle sono che le
che le donne qua chiamano
che frustato era, avvisò,
che, come gli fu vicino,
che
che il menavano, per
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uomo, il fermarono, sí
figliuolo d’uno
trasportato da non so
non so che gente.
Il
lui essere il figliuolo
che perduto avea: per
d’un ricchissimo drappo
avea, pregò colui
che a guastare il menava
d’attender tanto quivi,
Colui rispose
saputa la cagione per
portata per tutto; per
colei la qual si dice
indugiare la essecuzione
vuol per marito, acciò
quello esser vero
disse.
Messer Amerigo,
uom del mondo di ciò
la figliuola era, acciò
non si facesse.
Colui
messer Amerigo mandato,
come stava l’opera.
Di
seppe il meglio di ciò
e rispose: "Io intendo
Teodoro, udendo
tanta fu la sua letizia,
in Paradiso, e disse
la quale, udendo ciò
dove piú dolorosa
si rallegrò e rispose
lieta le poteva avvenire
tuttavia farebbe quello
tempo ritornò piú bella
reverenza gli fece
crudeltà vendicata: il
vendicata: il che acciò
meno di compassion piena
troppo piú nobile
giovavano, anzi pareva
e disdegnosa divenuta,
che né egli né cosa
gravosa a comportare,
prendeva, per ciò
per ciò che pareva
suoi amici e parenti
e consigliarono
a dimorare; per ciò
forse tre miglia,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che Pietro rispose: "Io
che ebbe nome Fineo, qua
Il che
che gente.
che Fineo udendo,
che perduto avea: per che
che, piagnendo co’ suoi
che
che indosso avea, pregò
che a guastare il menava
che gli piacesse
che di doverlo rimenare
che l’attenderebbe
che costui era menato a
che prestamente co’ suoi
che della sua virginità
che saper si possa se
che contro alla legge,
che diceva Fineo,
che già credeva la
che fatto avea,
che, se fatto non fosse
che
che andò, trovò il
che, avendole il coltello
che
che messer Amerigo
che intervenuto era si
che mio figliuolo la
che la Violante, dove
che d’Inferno gli parve
che questo gli sarebbe
che di Teodoro era
che altra femina la morte
che, se ella il suo
che
che d’essere moglie di
che il padre le
che mai; e levata del
che a padre: ed egli,
che acciò che io vi
che io vi dimostri e
In
che dilettevole.
che esso non era,
che gli nocessero, tanto
che né egli né cosa che
che gli piacesse le
che per dolore piú volte
che pareva che quanto piú
che quanto piú la
che egli sé e ’l suo
che si dovesse di Ravenna
che, cosí faccendo,
che
che si chiama Chiassi;
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disse a coloro
accompagnato l’aveano
che starsi volea e
vita e la piú magnifica
s’era.
Ora avvenne
a tutta la sua famiglia
già passata presso
messi da una donna; per
alzò il capo per veder
Ma il cavaliere
a’ cani e a me quello
Io non so chi tu ti se’,
ma tanto ti dico
piú innamorato di costei
andò sí la mia sciagura,
stette poi guari tempo
pentendosene, come colei
fuggirmi davanti e a me,
Né sta poi grande spazio
seguitarla.
E avviene
e qui ne fo lo strazio
gli altri dí non creder
volere opporre a quello
non avendo pelo addosso
ad aspettare quello
Né stette guari
dileguarono in maniera
molto poter valere, poi
venerdí avvenia; per
lungo tempo stimolato
la quale è questa:
è questa: che venerdí
viene voi facciate sí
meco.
Quello per
Nastagio voleva, e come
a tavola, sí ordinò,
cominciato a udire. Di
ciascuno e domandando
diritti e riguardando
e’ cani; né guari stette
e faccendo quello
(ché ve ne aveva assai
e del cavaliere e
cavaliere, mise costoro
Ma tra gli altri
e udita e conosciuto
conosciuto che a sé piú
piú che a altra persona
verso Nastagio; per
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che accompagnato l’aveano
che starsi volea e che
che essi a Ravenna se ne
che mai si facesse or
che, venendo quasi
che
che solo il lasciassero
che la quinta ora del
che, rotto il suo dolce
che
che fosse e maravigliossi
che questo vide gli gridò
che questa malvagia
che me cosí cognosci ma
che gran viltà è d’un
che tu ora non se’ di
che io un dí con questo
che costei, la qual della
che non credeva in ciò
che già cotanto l’amai,
che ella, sí come la
che ogni venerdí in su
che vederai; e gli altri
che noi riposiamo, ma
che tu non potresti
che arricciato non fosse,
che facesse il cavaliere;
che la giovane, quasi
che piú Nastagio non gli
che ogni venerdí avvenia;
che, segnato il luogo, a’
che
che io d’amare questa mia
che venerdí che viene voi
che viene voi facciate sí
che messer Paolo
che io questo voglia, voi
che dura cosa fosse il
che appunto la giovane
che maravigliandosi forte
che ciò fosse e niuno
che ciò potesse essere,
che essi tutti furon
che altra volta aveva
che parenti erano state e
che si ricordavano
che ciò veduto aveano in
che piú di spavento
che a sé piú che a altra
che a altra persona che
che vi fosse queste cose
che già le parea fuggire
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E tanta fu la paura
che di questo le nacque,
le nacque, che, acciò
sera prestato le fu,
da parte di lei il pregò
presta di far tutto ciò
Nastagio fece rispondere
era a grado molto, ma
giovane, la qual sapeva
sapeva che da altrui
da lei rimaso non era
gli fece risponder
che le piacea. Per
padre e alla madre disse
sposa di Nastagio, di
paurose ne divennero,
degli uomini furono
la reina, avendo veduto
non acciò solamente
Dovete adunque sapere
e per vertú molto piú
memoria e ornato parlare
l’altre sue belle cose,
e delle piú leggiadre
Firenze fossero; e acciò
ma ella, non meno onesta
né di colui si curava
povero, senza altra cosa
miglior del mondo.
Per
Per che, amando piú
Ora avvenne un dí
divenuto allo stremo,
lei, se avvenisse
di Federigo.
Per
Per che avvenne
stando la cosa, avvenne
garzoncello infermò: di
molto, come colei
gliele dicesse,
"Madre mia, se voi fate
cominciò a pensar quello
far dovesse. Ella sapeva
aveva avuta, per
questo falcone
falcone che è, per quel
che io oda, il migliore
sarò io sí sconoscente,
impacciata, come
domandasse, senza sapere
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di questo le nacque,
che, acciò che questo a
che
che questo a lei non
che ella, avendo l’odio
che gli dovesse piacer
che fosse piacer di lui.
che questo gli era a
che, dove le piacesse,
che
che da altrui che da lei
che da lei rimaso non era
che moglie di Nastagio
che le piacea. Per che,
che, essendo ella
che
che era contenta d’essere
che essi furon contenti
che sempre poi troppo piú
che prima state non erano
che piú niuno a dover
che conosciate quanto la
che Coppo di Borghese
che per nobiltà di sangue
che altro uomo seppe fare
che in Firenze fu già un
che in Firenze fossero; e
che egli l’amor di lei
che bella, niente di
che le faceva.
che un suo poderetto
che, amando piú che mai
che
che mai né parendogli piú
che, essendo cosí
che
che il marito di monna
che il figliuolo senza
che avvenne che questo
che questo garzoncello
che il garzoncello
che la madre dolorosa
che piú no’ n’avea e lui
che per certo, se
che io abbia il falcone
che far dovesse. Ella
che Federigo lungamente
che ella diceva: "Come
che è, per quel che io
che io oda, il migliore
che mai volasse e oltre a
che a un gentile uomo al
che ella fosse certissima
che dover dire, non
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l’amor del figliuolo,
dispose, per contentarlo
per contentarlo che
ché io ti prometto
che la prima cosa
e sí il ti recherò.
Di
Egli, per ciò
il quale, udendo
per me amandomi piú
e il ristoro è cotale
per voi ma tanto di bene
valore e per l’amore
m’è troppo piú cara
ho già speso, come
disse: "Madonna, poi
vi terrà compagnia tanto
Egli, con tutto
quanto bisogno gli facea
niuna cosa trovandosi di
sua fortuna, come uomo
donna e non volendo, non
sopra la stanga; per
per che, non avendo a
giardino e il desinare,
a tavola e, senza saper
tempo di dire quello per
io non dubito punto
sentendo quello per
quanta forza sia l’amor
mi parrebbe esser certa
per iscusata.
Ma come
che tu no’ n’abbia, io
un dono il quale io so
e è ragione, per ciò
è sí forte invaghito,
gliene porto, io temo
infermità la quale ha,
priego, non per l’amore
cortesia s’è maggiore
alcuno altro mostrata,
di donarlomi, acciò
Federigo, udendo ciò
adomandava e sentendo
non ne la potea per ciò
di lei a piagnere anzi
la donna prima credette
falcone divenisse piú
e quasi fu per dire
disse:
"Madonna poscia
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che ella seco dispose,
che che esser ne dovesse,
che esser ne dovesse, di
che la prima cosa che io
che io farò domattina, io
che il fanciullo lieto il
che non era tempo, né era
che monna Giovanna il
che stato non ti sarebbe
che io intendo con questa
che, se io mai alcuna
che
che portato v’ho adivenne
che non sarebbe se da
che a povero oste siate
che altri non c’è, questa
che io vada a far metter
che la sua povertà fosse
che egli avesse fuor
che potere onorar la
che fuor di sé fosse or
che altrui, ma il
che, non avendo a che
che
che altro ricorrere,
che per lui far si potea,
che si mangiassero,
che andata era, cosí
che tu non ti debbi
che principalmente qui
che lor si porta, mi
che in parte m’avresti
che tu no’ n’abbia, io
che n’ho uno, non posso
che sommamente t’è caro:
che niuno altro diletto,
che, se io non gliene
che
che egli non aggravi
che poi ne segua cosa per
che tu mi porti, al quale
che in alcuno altro
che ti debba piacere di
che io per questo dono
che la donna adomandava e
che servir non ne la
che mangiar gliele avea
che alcuna parola
che da dolore di dover da
che d’altro, e quasi fu
che nol volesse; ma pur
che a Dio piacque che io
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poscia che a Dio piacque
a rispetto di quello
mi fa al presente, di
aver non debbo, pensando
siete, dove, mentre
e ella abbia sí fatto,
Come io udi’
degna e convenevole cosa
io vi dovessi onorare,
onorare, che con quelle
persone s’usano:
per
ricordandomi del falcon
avea; ma vedendo ora
m’è sí gran duolo
servire non ve ne posso,
quale, o per malinconia
potea o per la ’nfermità
trapassar molti giorni
passò.
La quale, poi
La quale, come
ma se a voi pur piace
lei, dissero: "Sciocca,
"Sciocca, che è ciò
tu di’? come vuoi tu lui
miei, io so bene
ma io voglio avanti uomo
bisogno di ricchezza
ricchezza che ricchezza
in su le dita di colui
lodato da tutti Idio
Federigo, quando Dioneo,
Io non so se io mi dica
tosto delle cattive cose
pertengono.
E per ciò
sia in parte men
men che onesta, però
quello ne fate
ne’ giardini entrate,
le spine stare: il
da tutti i perugini,
che per vaghezza
appetito in questo modo,
due mariti piú tosto
ella s’avvenne a uno
che molto piú a altro
avea disposto.
Il
mala vita; poi, veggendo
consumamento piú tosto
e buona dota sappiendo
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che io in voi ponessi il
che ella mi fa al
che io mai pace con lei
che voi qui alla mia
che ricca fu, venir non
che io donar nol vi possa
che voi, la vostra mercé,
che con piú cara vivanda
che con quelle che
che generalmente per
che, ricordandomi del
che
che mi domandate e della
che in altra maniera il
che servire non ve ne
che mai pace non me ne
che il falcone aver non
che pure a ciò il dovesse
che egli con grandissimo
che piena di lagrime e
che voluto non avesse,
che io marito prenda, per
che è ciò che tu di’?
che tu di’? come vuoi tu
che non ha cosa del mondo
che cosí è come voi dite,
che abbia bisogno di
che ricchezza che abbia
che abbia bisogno d’uomo.
che era sotto la cesta,
che degnamente avea
che mai comandamento non
che sia accidental vizio
che delle buone opere, e
che la fatica, la quale
che onesta, però che
che diletto può porgere,
che usate siete di fare
che, distesa la dilicata
che
che farete lasciando il
che per vaghezza che egli
che egli n’avesse, prese
che la moglie la quale
che uno avrebbe voluti,
che molto piú a altro che
che a lei l’animo avea
che ella in processo di
che questo, suo
che ammendamento della
che egli era uomo e
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credendol vago di quello
mai preso.
Egli
preso.
Egli che sapeva
dilettare di quello
con una vecchia
pur santa Verdiana
né mai d’altro
mia, sallo Idio,
che sa tutte le cose,
giovanezza, per ciò
a chi conoscimento ha,
il tempo perduto.
E da
diavol siam noi poi, da
io sono una di quelle:
una di quelle: che ora,
e senza pro, il tempo
andar lasciai:
e bene
tutto, ché non vorrei
vorrei che tu credessi
io pur non feci ciò
io avrei potuto fare, di
fatta come tu mi vedi,
a cencio, Dio il sa
sono da molto piú vecchi
a niuna altra cosa
tu avvedere a questo,
apparecchiate a ciò,
stancare. E per ciò
nate, da capo ti dico
tuo pan per focaccia, sí
non abbia in vecchiezza
il tempo quando l’hanno
che agli uomini, per ciò
le scodelle;
e peggio,
ancora dicono.
E acciò
ti dico infino ad ora
scoprire l’animo tuo
ti fosse di me, per ciò
non ardisca di dire ciò
né sí duro o zotico,
bene e rechilo a ciò
che io vorrò.
Fa pure
ricordo, figliuola mia,
sia raccomandata per ciò
e io voglio infino a ora
io dico, acciò
con la vecchia,
tutti i segni le disse,
che ella sapesse quello
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che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
sono e deono esser
sapeva che io era
io era femina, perché
egli si diletta.
Il
pareva pur santa
dà beccare alle serpi
della vita de’ Santi
sa tutte le cose, che
tu molto ben fai; e
niun dolore è pari a
è a avere il tempo
diavol siam noi poi,
noi siam vecchie, se
ora, che vecchia sono
vecchia sono, non
andar lasciai:
e
io nol perdessi tutto
tu credessi che io
io fossi stata una
io avrei potuto fare,
quand’io mi ricordo,
non troverei chi mi
dolore io sento.
giovani; ma le femine
a far questo e
noi siam sempre
degli uomini non
a questo siam nate,
tu farai molto bene a
l’anima tua non abbia
rimproverare alle
agli uomini, per ciò
tu puoi vedere,
noi siamo messe in
io non ti tenga piú
tu non potevi a
piú utile ti fosse di
egli non è alcun sí
bisogna, né sí duro o
io non ammorbidisca
io vorrò.
Fa pure
tu mi mostri qual ti
io ti sia
io son povera persona
tu sii partefice di
Idio gli faccia lume
se veduto le venisse
ella sapesse quello
avesse a fare: e
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tempo un altro, secondo
la quale in cosa
far tratto.
Avvenne
impose alla vecchia
venire a lei un garzone,
Pietro chiamò all’uscio
una cesta da polli,
pannaccio d’un saccone
di noi starnutire, di
ce ne curammo; ma quegli
fece maravigliare;
di
di che Ercolano,
con la moglie per ciò
furia disse:
"Questo
vuol dire? Chi è questi
come tutto dí veggiamo
che fanno far coloro
E parendogli
la donna:
"Egli è
sotto quella scala, sí
ancora ne viene.
E poi
strignendolo: e come
sí il petto serrato,
che poco a stare avea
donna, quello per
ma non abbia io mai cosa
io non te ne pago!
Il
donna udendo, e vedendo
non accorgendosi
piú volte disse a colui
a colui che starnutiva
fuori; ma quegli,
piú non poteva, per cosa
difendendolo fui cagione
queste cose, conobbe
difesa; ma per ciò
ecco buona e santa donna
mi parea! e peggio,
essemplo alle giovani!
Che maladetta sia l’ora
venne ed ella altressí
e rea femina
di questo mondo, lui,
onorevole cittadino e
cominciò a pregar Pietro
al letto, per ciò
che tempo n’era. Pietro,
voglia aveva di mangiare
tu non ci se’! Sí,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che alla giovane donna ne
che far potesse intorno a
che, dovendo una sera
che
che facesse venire a lei
che era de’ piú belli e
che aperto gli fosse.
che v’era il fece
che aveva fatto il dí
che noi né la prima volta
che starnutito aveva
che Ercolano, che
che alquanto turbato con
che gran pezza ci avea
che vuol dire? Chi è
che cosí starnutisce?; e
che fanno far coloro che
che le lor case
che di quindi venisse il
che dianzi io imbiancai
E
che ancora ne viene.
che Ercolano aperto ebbe
che egli starnutisse, gli
che poco a stare avea che
che né starnutito né
che poco avanti, quando
che mi piaccia se io non
che la donna udendo, e
che ’l suo peccato era
che la moglie si fuggia,
che starnutiva che egli
che egli uscisse fuori;
che già piú non poteva,
che Ercolano dicesse non
che quivi de’ vicini
che egli erano dell’altre
che col biasimare il
che costei dee essere!
che essendo ella oggimai
Che maladetta sia l’ora
che ella nel mondo venne
che viver si lascia,
che ella dee essere,
che è cosí fatto uomo e
che cosí bene la trattava
che s’andasse al letto,
che tempo n’era. Pietro,
che maggior voglia aveva
che di dormire, domandava
che io sono la moglie
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meglio!
Avvenne che,
che essendo la sera
era, l’un degli asini, che grandissima sete avea
Il quale avendo, per ciò che carpone gli convenia
sua ventura, o sciagura che vogliam dire, che
che vogliam dire, che questo asino ve gli
dentro alla casa; per che,
che uscito della camera,
tutto di paura tremava che Pietro alcun male non
da lui domandato "Che
Che fai tu qui?, niente a
gli rispose ma pregollo che per l’amor di Dio non
"Leva sú, non dubitare che io alcun mal ti
lieto d’averlo trovato che la sua donna dolente,
d’Ercolano e dicevi che arder si vorrebbe e
che arder si vorrebbe e che ella era vergogna di
quel medesimo aver fatto che ella fatto avea?
vi t’induceva se non che voi siete tutte cosí
i vostri falli: che venir possa fuoco da
possa fuoco da cielo che tutte v’arda,
generazion pessima che voi siete!
La
La donna, veggendo che egli nella prima
prima giunta altro male che di parole fatto non
tutto gongolare per ciò che per man tenea un cosí
"Io ne son molto certa che tu vorresti che fuoco
certa che tu vorresti che fuoco venisse da
fuoco venisse da cielo che tutte ci ardesse, sí
ardesse, sí come colui che se’ cosí vago di noi
esso teco per sapere di che tu ti ramarichi: e ce
e ha da lui ciò che ella vuole, e tienla
si dee tener moglie, il che a me non avviene.
avviene.
Ché, posto che io sia da te ben
e quanto tempo egli ha che tu non giacesti con
da te nel letto, che aver tutte queste
sanamente, Pietro, che io son femina come
e ho voglia di quel che l’altre; sí che,
di quel che l’altre; sí che
che, perché io me ne
fo io cotanto d’onore, che io non mi pongo né
Pietro s’avvide che le parole non erano
meno in tutta notte; per che
che, come colui che poco
per che, come colui che poco di lei si curava
tu gran cortesia di fare che noi abbiamo da cena
cosa, ché mi pare che questo garzone
Certo no disse la donna "che
che egli non ha ancor
dunque, disse Pietro "fa che noi ceniamo, e
di questa cosa in guisa che tu non t’avrai che
guisa che tu non t’avrai che ramaricare.
La
Dopo la cena quello che Pietro si divisasse a
so io ben cotanto, che la mattina vegnente
accompagnato.
Per che cosí vi vo’ dire,
dire, donne mie care, che chi te la fa,
tienloti a mente fin che tu possa, acciò che
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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fin che tu possa, acciò
dalle donne risa
e la reina conoscendo
ordine a ciò
già molte volte udito
cacciar via; e per ciò
può essere utile, voglio
usato, ciascuno a quello
a Dioneo fu comandato
novelle vi reco.
Di
la quale gli comandò
è l’erba; o voleste voi
Piacerebbevi: Esci fuor
Amor, la vaga luce,
occhi lo splendore /
/ l’alto disio
intera fede / da costei
/ sí la mia mente,
non torrei / pace fuor
dolce signor mio, /
a lei, come tu dei, /
verrei. /
Da poi
di Dioneo.
Ma poi
della notte, comandò
le risa, infino a tanto
verso casa tornare: per
fiori seminata, avanti
festa fornito, avanti
novella, avvenne cosa
non v’era, cioè
fu un gran romore udito
la cagione, rispose
non sapea, sí come colui
quale la reina comandò
rispondere, la Licisca,
era e anzi superba
"Vedi bestia d’uom
mi vuol dare a vedere
che la notte prima
di sangue; e io dico
è ben sí bestia costui,
si crede troppo bene
sieno sí sciocche,
padre e de’ fratelli,
tre o quatro anni piú
ché debbo sapere quello
giuro: io non ho vicina
le donne sí gran risa,
mai infino a tanto
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che quale asin dà in
che per poco diletto, e
che il fine del suo
che bisogno facea per lo
che con be’ motti e con
che la materia è bella e
che domane con l’aiuto di
che piú diletto gli era
che cantasse una canzone.
che tutte le donne
che quella lasciasse e
che io dicessi: L’onda
che sie tagliato, Com’un
che move da’ begli occhi
che pria la fiamma tua
che messo m’hai nel petto
che possiede / sí la mia
che io non torrei / pace
che da essa, né vorrei. /
che gliel dimostri e
che teco a farlo
che Dioneo, tacendo,
che alquanto della notte
che ciascuno infino al dí
che, già piú alzandosi il
che
che, voltati i passi, là
che
che il caldo surgesse piú
che altro facessero,
che ancora adivenuta non
che per la reina e per
che per le fanti e’
che il romore era tra
che pure allora giugnea
che incontanente quivi
che attempatetta era e
che no e in sul gridar
che ardisce, là dove io
che la notte prima che
che Sicofante giacque con
che non è vero, anzi
che egli si crede troppo
che le giovani sieno sí
che elle stieno a perdere
che delle sette volte le
che non debbono a
che io mi dico quando io
che pulcella ne sia
che tutti i denti si
che ella ebbe detto ciò
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che ella ebbe detto ciò
ella volle.
Ma poi
fieno le nostre novelle,
udirne altro: e dico
ha ragione, e credo
tu saper piú di me tu,
no;
e, se non fosse
silenzio e comandolle
in tutto quel giorno
a lei.
Li quali poi
reina impose a Filomena
è da lei pregato
motti; li quali, per ciò
stanno meglio alle donne
quanto piú alle donne
si disdice.
È il vero
o inimicizia singulare
tutte noi.
Ma per ciò
egli non è ancora guari
il cui valore non meritò
gran parte della via
meglio la spada allato
la guastava: senza
delle persone e gli atti
profereva.
Di
la qual cosa poi
non poté, conoscendo
troppo duro trotto, per
per che io vi priego
migliore intenditor
altre novelle e quella
la reina a Pampinea
che seguitasse; per
so da me medesima vedere
aver mille occhi, come
Le quali io avviso
avvedute, fanno quello
piú sicuramente servate
reputate piú vili, acciò
il loro splendore.
Il
madonna Oretta contata,
Dico adunque
Papa trattando, avvenne
trattando, avvenne che,
gli era stata benigna,
vini bianchi e vermigli
il caldo grande, s’avisò
quali piú tosto mugnaio
ogni mattina in su l’ora
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che ella volle.
Ma
che fatto ebbe alle
che tu sopr’essa dei
che la Licisca ha ragione
che cosí sia come ella
che non hai ancora
che la reina con un mal
che piú parola né romor
Li
che attendere a lei.
che partiti furono, la
che alle novelle desse
che a piè la ponga.
che brievi sono, tanto
che agli uomini quanto
che agli uomini il molto
che, qual si sia la
che
che a’ nostri secoli sia
che già sopra questa
che nella nostra città fu
che il suo nome si taccia
che a andare abbiamo, a
che ’l novellar nella
che egli pessimamente,
che accadevano, profereva
che a madonna Oretta,
che piú sofferir non poté
che il cavaliere era
che io vi priego che vi
che vi piaccia di pormi a
che novellatore, inteso
che cominciata aveva e
che seguitasse; per che
che ella cosí cominciò:
che piú in questo si
che gli sciocchi lei
che, sí come molto
che
che i mortali spesse
che la bella camera non
che di quelle alle
che quanto in poca cosa
che sua moglie fu, m’ha
che, avendo Bonifazio
che
che, che se ne fosse
che
che se ne fosse cagione,
che egli n’era
che in Firenze si
che gran cortesia sarebbe
che fornaio il
che egli avvisava che
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l’ora che egli avvisava
bianco e due bicchieri
passavano, e egli, poi
questo suo vino,
la qualità o affanno piú
forse il saporito bere,
"Signori, egli è buono
valente uomo: forse
forse che è egli tale,
dal forno, gli pregò
e alli lor famigliari,
so non meno ben mescere
vino parve il migliore
davanti bevuto; per
uno de’ suoi famigliari
ti manda a me.
Il
disse: "Tornavi e digli
Cisti: "A Arno.
Il
"Lasciami vedere
disse: "Ora so io bene
"Messere, io non vorrei
vorrei che voi credeste
ma, parendomi
uscito di mente ciò
v’ho dimostrato, cioè
Ora, per ciò
quelle grazie gli rendé
presta risposta al meno
novella ebbe finita, poi
piacque alla reina
motti; alla qual per ciò
bisogna, oltre a quello
natura de’ motti cotale,
come ’l cane: per ciò
di Cisti. È il vero
minor morso ricevette
che ’l desse: il
bellissimo e vie piú
vagheggiatore, avvenne
E avendo sentito
lasciasse giacere; per
popolini d’ariento,
con la moglie, come
fosse, gliele diede. Il
niente sentire.
Per
e ’l maliscalco, avvenne
disse: "Nonna,
Alla Nonna parve
negli animi di coloro,
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che messer Geri con gli
che parevano d’ariento,
che una volta o due
che egli n’avrebbe fatta
che l’usato avuto o forse
che a Cisti vedeva fare,
che noi assaggiamo del
che è egli tale, che noi
che noi non ce ne
che sedessero; e alli lor
che già per lavare i
che io sappia infornare;
che essi avessero gran
che, commendatol molto,
che
che per un fiasco andasse
che raffermando piú volte
che sí fo: e se egli piú
che rapportando il
che fiasco tu vi porti; e
che egli ti manda a me, e
che voi credeste che il
che il gran fiasco
che vi fosse uscito di
che io a questi dí co’
che questo non sia vin da
che io non intendo
che a ciò credette si
che onesto motteggiare
che da tutti e la
che Lauretta dicesse
che tornar non bisogna,
che de’ motti è stato
che essi, come la pecora
che, se come il cane
che
che, se per risposta si
che
che ’l desse: il che io
che io in una piccola
che grande vagheggiatore,
che fra l’altre donne
che il marito di lei,
che, fatti dorare
che
che allora si spendevano,
che contro al piacer di
che poi sappiendosi per
che, usando molto insieme
che
che il dí di San Giovanni
che ti par di costui?
che quelle parole
che molti v’erano, che
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Che – Cheggia
LAURETTA
LAURETTA
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che molti v’erano, che l’udirono; per che,
che l’udirono; per che,
che non intendendo a
reina a Neifile impose che seguitasse; la qual
di quelle pone che mai a animo riposato
sapute trovare: il che io per la mia novella
e sí gli mandò dicendo che a cena l’arrostisse e
quale essendo già presso che cotta grandissimo
odor venendone, avvenne che una feminetta della
caramente Chichibio che ne le desse una
non l’avrí da mi.
Di che donna Brunetta
non avrai mai da me cosa che ti piaccia, e in
Chichibio e domandollo che fosse divenuta
"Come diavol non hanno che una coscia e una
non vid’io mai piú gru che questa?
Chichibio
per amor dei forestieri che seco aveva non volle
andare, ma disse: "Poi che tu di’ di farmelo
vedere ne’ vivi, cosa che io mai piú non vidi
piú non vidi né udi’ dir che fosse, e io il voglio
in sul corpo di Cristo che,
che se altramenti sarà,
che, se altramenti sarà, che io ti farò conciare
conciare in maniera, che tu con tuo danno ti
ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del
si levò e comandò che i cavalli gli fosser
Chichibio, veggendo che ancora durava l’ira
l’ira di Currado e che far gli convenia
si riguardava, e ciò che vedeva credeva che
e ciò che vedeva credeva che gru fossero che
credeva che gru fossero che stessero in due piè.
gli venner prima che a alcun vedute sopra
soglion fare; per che egli, prestamente
potete, messer, vedere che iersera vi dissi il
vi dissi il vero, che le gru non hanno se
voi riguardate a quelle che colà stanno.
disse: "Aspettati, che io ti mosterrò che
che io ti mosterrò che elle n’hanno due, e
a Chichibio disse: "Che
Che ti par, ghiottone?
ti par, ghiottone? parti che elle n’abbian due?
tanto questa risposta, che tutta la sua ira si
egli avviene spesso che
che, sí come la fortuna
di ragionarvi; per ciò che l’uno, il quale
viso piatto e ricagnato che a qualunque de’
sentimento nelle leggi, che da molti valenti
di tanta eccellenzia, che niuna cosa dà la
girar de’ cieli, che egli con lo stile e
sí simile a quella, che non simile, anzi piú
dessa paresse, in tanto che molte volte nelle
da lui fatte si truova che il visivo senso degli
credendo esser vero che era dipinto.
E per
arte ritornata in luce, che molti secoli sotto
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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gli error d’alcuni, che piú a dilettar gli
gli occhi degl’ignoranti che a compiacere allo
disidero da quegli che men sapevan di lui o
in niuna cosa piú bello che fosse messer Forese.
in quegli tempi di state che le ferie si celebran
state veggiamo avvenire, che una subita piova gli
vecchiezza, per ciò che migliori non v’erano,
e per gli schizzi che i ronzini fanno co’
alquanto il tempo, essi, che lungamente erano
e disse:
"Giotto, a che ora venendo di qua
di noi un forestiere che mai veduto non
non t’avesse, credi tu che egli credesse che tu
tu che egli credesse che tu fossi il miglior
rispose: "Messere, credo che egli il crederebbe
il crederebbe allora che,
che guardando voi, egli
voi, egli crederebbe che voi sapeste l’abicí.
sapeste l’abicí.
Il che messer Forese udendo
guari di tempo passato che nella nostra città
Ora avvenne un giorno che,
che essendo egli con
e chi un altro, secondo che nell’animo gli capea.
via, andate, goccioloni che voi siete, voi non
voi non sapete ciò che voi vi dite: i piú
e i piú antichi, non che di Firenze ma di
i fisofoli e ogni uom che gli conosce come fo
come fo io: e acciò che voi non intendeste
Quando i giovani, che aspettavano che egli
giovani, che aspettavano che egli dovesse dire
e se egli ce n’è niuno che voglia metter sú una
e ancora vi farò piú, che io ne starò alla
Tra’ quali disse uno, che si chiamava Neri
raccontarono.
Piero, che discreto giovane era,
potrai mostrare questo che tu affermi?
Disse
Disse lo Scalza: "Che
Che? i’ ’l mostrerò per
Che
per sí fatta ragione, che non che tu ma costui,
fatta ragione, che non che tu ma costui, che il
non che tu ma costui, che il niega, dirà che io
che il niega, dirà che io dica il vero.
il vero.
Voi sapete che
che, quanto gli uomini
Baronci son piú antichi che niuno altro uomo, sí
che niuno altro uomo, sí che son piú gentili; e
Voi dovete sapere che i Baronci furon fatti
da Domenedio al tempo che Egli aveva cominciato
furon fatti poscia che Domenedio seppe
seppe dipignere.
E che io dica di questo il
rivolto e con mascelloni che paiono d’asino; e
d’asino; e èvvi tale che ha l’uno occhio piú
l’uno occhio piú grosso che l’altro, e ancora chi
chi ha l’un piú giú che l’altro, sí come
sogliono essere i visi che fanno da prima i
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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FILOSTRATO
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FILOSTRATO
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da prima i fanciulli
a disegnare.
Per
dissi, assai bene appare
apparava a dipignere, sí
che essi son piú antichi
Della qual cosa e Piero
era il giudice e Neri
a ridere e affermare
aveva la ragione e
aveva vinta la cena e
uomini e i piú antichi
antichi che fossero, non
Forese mostrare, disse
ingiunse a Filostrato
il richiede; Il
intendo di ragionarvi,
vero non men biasimevole
distinzion far comandava
fosse arsa quella donna
adulterio, come quella
questo statuto avvenne
ritenne: e, se non fosse
dello statuto pratese
richiedere.
La donna,
esser soglion quelle
son da dovero, ancora
con forte animo morire,
e con salda voce quello
molto e, secondo
di domandarla di quello
voi, la quale egli dice
e per ciò domanda
domanda che io, secondo
secondo che uno statuto
ciò guardate bene quello
se vero è quello di
"Messere, egli è vero
Rinaldo è mio marito, e
e per perfetto amore
ma come io son certa
le quali molto meglio
e oltre a questo, non
a voi sta; ma, avanti
procediate, vi prego
grazia mi facciate, cioè
intera copia o no.
A
Rinaldo, senza aspettare
prestamente rispose
di me preso quello
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che apparano a disegnare.
che, come già dissi,
che
che Domenedio gli fece
che essi son piú antichi
che gli altri e cosí piú
che era il giudice e Neri
che aveva messa la cena e
che lo Scalza aveva la
che egli aveva vinta la
che per certo i Baronci
che fossero, non che in
che in Firenze ma nel
che stato sarebbe sozzo
che novellasse; ed egli a
che sí ben seppe fare una
che non solamente festa e
che aspro, il quale senza
che cosí fosse arsa
che dal marito fosse con
che per denari con
che una gentil donna e
che di se medesimo
che a lui non era licito
che di gran cuore era, sí
che innamorate son da
che sconsigliata da molti
che, vilmente fuggendo,
che
che egli a lei domandasse
che le sue parole
che apposto l’era, le
che ha con altro uomo
che io, secondo che uno
che uno statuto che ci è
che ci è vuole,
che voi rispondete, e
che vostro marito
che Rinaldo è mio marito,
che egli questa notte
che io gli porto, molte
che voi sapete, le leggi
che gli uomini potrebbero
che alcuna donna, quando
che a alcuna cosa
che una piccola grazia mi
che voi il mio marito
che Rinaldo, senza
che il podestà il
che senza alcun dubbio la
che gli è bisognato e
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Che – Cheggia
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
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CORNICE
CORNICE
CORNICE
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EMILIA
EMILIA
EMILIA
EMILIA
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bisognato e piaciuto, io
fare o debbo di quel
servirne un gentile uomo
un gentile uomo che piú
che piú che sé m’ama,
e dire bene: e prima
statuto e lasciarono
conforta la nepote
ascoltarono.
Ma poi
ad Emilia voltatasi,
la quale, non altrimenti
Vaghe giovani, per ciò
con molto minor novella
da tanto stata fosse
Uno adunque,
Cesca: la quale, ancora
però di quegli angelici
e sí nobile reputava,
e donne e ciascuna cosa
sazievole e stizzosa
che alcuna altra,
questo, era altiera,
le veniva del cencio,
del cencio, che altro
avvenne un giorno
sedere, altro non facea
le disse: "Cesca,
che vuol dir questo
rispose: "Egli è il vero
venuta tosto, per ciò
per ciò che io non credo
non ne passa per via uno
ventura; e io non credo
il vedere gli spiacevoli
Ma ella, piú
Salamone, non altramenti
di Fresco, anzi disse
Sentendo la reina
s’era diliberata e
altri non restava a dir
a lei, se non a colui
un sí fatto motto,
Dovete adunque sapere
mercé della avarizia
quali n’era una cotale,
di mettervi tali
senza cagione:
per ciò
ciò che, oltre a quello
fu un de’ migliori loici
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che doveva fare o debbo
che gli avanza? debbolo
che piú che sé m’ama, che
che sé m’ama, che
che lasciarlo perdere o
che di quivi si
che egli s’intendesse
che non si specchi, se
che esso alla fine ne fu
che ella seguitasse le
che se da dormir si
che un lungo pensiero
che fatto non avrei, se
che inteso l’avesse.
che si chiamò Fresco da
che bella persona avesse
che già molte volte
che per costume aveva
che ella vedeva, senza
che alcuna altra, che a
che a sua guisa niuna
che se stata fosse de’
che altro che torcere il
che torcere il muso non
che, essendosi ella in
che
che soffiare; laonde
che vuol dir questo che,
che, essendo oggi festa,
che
che io me ne sono venuta
che io non credo che mai
che mai in questa terra
che non mi spiaccia come
che sia al mondo femina a
che è a me, e per non
che una canna vana e a
che un montone avrebbe
che ella si voleva
che Emilia della sua
che ad altri non restava
che a lei, se non a colui
che per privilegio aveva
che forse non ci se n’è
che ne’ tempi passati
che in quella con le
che in diversi luoghi per
che comportar potessono
che, oltre a quello che
che
che egli fu un de’
che avesse il mondo e
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CORNICE
CORNICE
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DIONEO
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uom molto e ogni cosa
pertenente seppe meglio
nell’animo gli capeva
egli co’ suoi compagni
ciò avvenisse per ciò
divenia; e per ciò
tralla gente volgare
se trovar si potesse
Ora avvenne un giorno
arche grandi di marmo,
colonne del porfido
porta di San Giovanni,
gli furono, quasi prima
quando tu avrai trovato
che Iddio non sia,
dire a casa vostra ciò
una di quelle arche,
erano, sí come colui
e cominciarono a dire
egli era uno smemorato e
smemorato e che quello
con ciò fosse cosa
avevano essi a far piú
cittadini, né Guido meno
del mondo, per ciò
case de’ morti, per ciò
le quali egli dice
casa, a dimostrarci
scienziati, peggio
ciascuno intese quello
dice esser di quegli
riuscito, conobbe Dioneo
silenzio a quegli
di poter di quel
fuggisse uno scorno
nel quale, per ciò
non meno per lo nome
con ciò sia cosa
parlatore e pronto era,
e la divozion sua, acciò
e spezialmente quegli
sono, quel poco debito
e oltre a ciò, per ciò
Pizzini, li quali, poi
di frate Cipolla, ancora
beffa.
E avendo saputo
con questo proponimento,
di questa penna, chente
quale era tanto cattivo,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che far volle e a gentile
che altro uom fare; e con
Ma a
che il valesse.
che ciò avvenisse per ciò
che Guido alcuna volta
che egli alquanto tenea
che queste sue
che Iddio non fosse.
che, essendo Guido
che
che oggi sono in Santa
che vi sono e quelle
che serrata era, messer
che egli se ne avvedesse,
che Iddio non sia, che
A’
che avrai fatto?
che vi piace; e posta la
che grandi erano, sí come
che leggerissimo era,
che egli era uno
che quello che egli aveva
che egli aveva risposto
che quivi dove erano non
che tutti gli altri
che alcun di loro.
che, se voi riguarderete
che
che in esse si pongono e
che sono nostra casa, a
che noi e gli altri
che uomini morti, e per
che Guido aveva voluto
che arrostirono san
che a lui toccava il
che il sentito motto di
che piú mi piace parlare,
che da due giovani
che buona pastura vi
che per altra divozione
che quel terreno produca
che chi conosciuto non
che il beato santo
che alla nostra compagnia
che ogni anno si paga una
che divotissimi tutti vi
che alquanto tra sé
che molto fossero suoi
che frate Cipolla la
che Biagio dovesse tenere
che ella si fosse, e
che egli non è vero che
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32
33
33
che egli non è vero
ha in sé nove cose tali
santità. Pensate adunque
e scostumato; senza
teccherelle con queste,
lo migliore.
E quel
rider de’ fatti suoi è
esser bello e piacevole,
che egli s’avisa
la coreggia.
È il vero
grande aiuto, per ciò
vuol sí segreto parlare,
udire; e se avviene
ha sí gran paura
non sappia rispondere,
frate Cipolla comandato
che ben guardasse
le sue bisacce, per ciò
vago di stare in cucina
con un paio di poppe
da letame e con un viso
non altramenti
là si calò.
E ancora
cominciò con costei,
in parole e dirle
uomo per procuratore e
senza quegli
aveva a dare altrui,
che erano anzi piú
anzi piú che meno, e
tante cose fare e dire,
quale era tanto untume,
macchie e di piú colori
il siri di Castiglione,
cosa contenti, per ciò
entrati, la prima cosa
dovere esser quella
far credere, per ciò
son trapassate:
e dove
degli antichi, non
a aspettare quello
e le femine semplici
chiesa erano, udendo
concorsono nel castello,
mandò a Guccio Imbratta
bisacce.
Il quale, poi
ansando giunto, per ciò
a sonare.
Dove, poi
senza essersi avveduto
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che mai Lippo Topo ne
che, se qualunque è l’una
che
che uom dee essere egli,
che egli ha alcune altre
che si taccion per lo
che sommamente è da rider
che egli in ogni luogo
che egli s’avisa che
che quante femine il
che egli m’è d’un grande
che mai niun non mi vuol
che egli non voglia la
che io d’alcuna cosa sia
che io non sappia
che prestamente risponde
che ben guardasse che
che alcuna persona non
che in quelle erano le
che sopra i verdi rami
che parean due ceston da
che parea de’ Baronci,
che si gitti l’avoltoio
che d’agosto fosse,
che Nuta aveva nome, a
che egli era gentile uomo
che egli aveva de’
che egli aveva a dare
che erano anzi piú che
che meno, e che egli
che egli sapeva tante
che domine pure unquanche
che avrebbe condito il
che mai drappi fossero
che rivestir la voleva e
che mezza la lor fatica
che venne lor presa per
che egli promessa avea di
che ancora non erano le
che elle poco conosciute
che veduti avessero
che frate Cipolla, in
che nella chiesa erano,
che veder dovevano la
che appena vi capeano,
che la sú con le
che con fatica dalla
che il ber dell’acqua gli
che tutto il popolo fu
che niuna sua cosa fosse
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vide, non sospicò
non sospicò che ciò
avesse fatto, per ciò
del male aver guardato
tacitamente sé,
mani al cielo, disse sí
donne, voi dovete sapere
espresso comandamento
che io cercassi tanto
li quali, ancora
piú utili sono a altrui
altra moneta spendendo
poco piú là trovai gente
tanto andai adentro,
io vi giuro, per l’abito
che io porto addosso
mercante io trovai là,
Ma non potendo quello
cercando trovare, perciò
reverenzia dell’abito
santo Antonio, volle
sé aveva; e furon tante
ciuffetto del serafino
de’ raggi della stella
e altre.
E per ciò
holle tutte.
È il vero
non ha mai sofferto
mostrate infino a tanto
desse sono o no; ma ora
m’ha conceduta licenzia
meco.
Vera cosa è
Gabriello, acciò
l’una all’altra,
m’è avvenuto; per ciò
Il quale io non reputo
anzi mi pare esser certo
sia stata di Dio e
ricordandom’io pur testé
E per ciò, volendo Idio
anime la divozione
dovete, non la penna
Ma prima voglio
voglio che voi sappiate
anno può viver sicuro
che fuoco nol cocerà
non si senta.
E poi
i carboni; li quali poi
migliori offerte dando
che usati non erano,
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che ciò che Guccio Balena
che Guccio Balena gli
che nol conosceva da
che altri ciò non facesse
che a lui la guardia
che da tutti fu udito: "O
che, essendo io ancora
che
che io cercassi tanto che
che io trovassi i
che a bollar niente
Per la qual
che a noi.
che senza conio per quei
che portano il pan nelle
che io pervenni mei
che io porto addosso che
che io vidi volare i
che schiacciava noci e
che io andava cercando
che da indi in là si va
che io ho sempre portato
che io vedessi tutte le
che, se io ve le volessi
che
che apparve a san
che apparve a’ tre Magi
che io liberamente gli
che il mio maggiore non
che io l’abbia mostrate
che certificato non s’è
che per certi miracoli
che io le mostri; ma io,
che io porto la penna
che non si guasti, in una
che spesse volte mi vien
che, credendomi io qui
che
che stato sia errore,
che volontà sia stata di
che Egli stesso la
che la festa di san
che io, col mostrarvi i
che in lui aver dovete,
che io voleva, ma i
che voi sappiate che
che chiunque da questi
che fuoco nol cocerà che
E
che non si senta.
che cosí detto ebbe,
che alquanto la stolta
che usati non erano, che
che con essi gli dovesse
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a fare le maggior croci
vi capevano, affermando
rimanere scherniti,
fatto si fosse e con
avevan tanto riso
smascellare.
E poi
festa del mondo ciò
gli valse non meno
"Tempo è, Dioneo,
che tu alquanto pruovi
sí fattamente ne reggi,
scacchi, troppo piú cari
goder di quello senza il
il siniscalco, ciò
varii ragionato tanto,
di domane, io dubito
come voi udiste, disse
che vicina non avea
a marito e sogiunse
stare la prima parte,
fanciullesca, reputo
e perciò voglio
che domane si dica, poi
a alcuna delle donne
convenisse, e pregavanlo
"Donne, io conosco ciò
io ho imposto non meno
mi poté istorre quello
mostrare, pensando
che il tempo è tale
Or non sapete voi
a ciascuno?
Per
a altrui, non veggio con
onestissima, per cosa
ci si sia non mi pare
Appresso, chi è colui
onestà? La quale non
della morte non credo
il vero, chi sapesse
forse suspicherebbe
non ne voleste.
Senza
e di quello non dire
atta a’ cattivi animi
udito questo, dissero
come gli piacesse: per
sole molto alto, per ciò
era stato brieve: per
una parte, disse:
"Poi
luogo, dove io non credo
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che vi capevano,
che tanto quanto essi
che lui, togliendogli la
che parole, avevan tanto
che eran creduti
che partito si fu il
che fatto avevan gli
che quel giorno gli
che tu alquanto pruovi
che carico sia l’aver
che del tuo reggimento
che io non sono; e per
che per certo niuna
che a fare avesse quanto
che, se donna Licisca non
che
che io non avessi gran
che vicina non avea che
che pulcella ne fosse
che ben sapeva quante e
che è opera fanciullesca,
che la seconda debbia
che domane si dica, poi
che donna Licisca data ce
che male a lor si
che mutasse la proposta
che io ho imposto non
che facciate voi, e da
che voi mi volete
che il tempo è tale che,
che, guardandosi e gli
che
che, per la perversità di
che
che, se alquanto
che
che argomento da
che detta ci si sia non
che in atto alcuno si sia
che non conosca la vostra
che i ragionamenti
E
che potesse smagare.
che voi vi cessaste da
che voi in ciò non foste
che voi mi fareste un
che io avessi imposto.
che a’ nostri, e con la
che cosí fosse come gli
che il re per infino a
che il ragionamento era
che, essendosi Dioneo con
che
che noi fummo qui, ho io
che mai alcuna fosse di
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io non dubito punto
Le donne risposono
miglio furono andate,
in quel tempo
divisare.
E secondo
mi ridisse, il piano,
e era di giro poco piú
senza aver piú entrate
sole o niente, allora
E oltre a questo, quel
che non meno di diletto
quale d’una delle valli,
da lungi ariento vivo
lor giardini i cittadini
non piú profondo
in là andar discorrendo,
da altra ripa era chiuso
le giovani donne, poi
comandato alla lor fante
corpi candidi nascondeva
mani pigliare.
E poi
piú commendare il luogo
prima a far de’ fatti
di quivi distante e ciò
la cena: la qual poi
mondo lodarono.
E poi
e rivestiti, per ciò
dove trovarono le donne
una carola a un verso
siniscalco, gli comandò
mattina là facesse
riconfortatisi, comandò
e per ciò una fa
sorridendo rispose
/ appena creder posso /
tue catene, / a quel
cruda la sua signoria, /
/ sospir né pianto alcun
né ne vuole udire, / per
io ti priego, signor,
e di vermigli. /
Poi
canzon fatta fine, ancor
niuno per ciò ve n’ebbe
cagione.
Ma il re,
Tindaro, gli comandò
noi chiamiamo Lucifero,
piú ricevuti, parve loro
parve loro piú bella
quella conforme.
E poi
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che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
quando vi sarete non
erano apparecchiate;
alla Valle delle
era il caldo grande,
alcuna di loro poi
nella valle era, cosí
un mezzo miglio,
quella donde le donne
egli era alto,
non meno di diletto
altro porgeva, era un
due di quelle
d’alcuna cosa premuta
di ciò hanno destro.
sia una statura
oltre al diletto era
dal suolo del prato,
per tutto riguardato
sopra la via per la
farebbe una vermiglia
in cosí fatta festa,
commendato l’avessero
a dir delle parole?
fatto avevano.
Il
con assai piacer di
bagnati si furono e
troppo tardi si
facevano una carola a
facea la Fiammetta; e
la seguente mattina
fosse apparecchiato e
ogn’uomo fosse in sul
ne dichi qual piú ti
volentieri, e con
alcun altro uncin mai
nacque per la morte
giammai non l’ha
m’asottigli. /
Li
ognora cresce il mio
tu vogli; / ché, se
con un sospiro assai
tutti si
potesse avvisare chi
in buona tempera era,
fuori traesse la sua
ancor luceva nella
essi della lor venuta
il dí passato, quanto
col buon vino e con
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il digiun rotto acciò
medesime canzoni dicendo
aggiugnevano.
Ma poi
grandissime schiere; il
di ragionare.
Ma poi
ancora piú lieti
Ma, venuta già l’ora
comandò il re ad Emilia
ed ella gli fa accredere
fosse piacere a voi,
a voi, che altra persona
come è quella di
cominciamento; ma poi
poi che egli v’aggrada
donne, di dir cosa
nell’avvenire, per ciò
(la quale sallo Iddio
Iddio che io non so
né ancora alcuna trovai
che ’l sapesse, come
nella sua arte
in altre cose, per ciò
aveva assai sovente, di
ciò gli avveniva per ciò
Li quali, per ciò
ordinò con una sua fante
a un luogo molto bello
suoi.
Federigo,
preso tempo, un dí
Ma non intendendo essa
Federigo altressí, acciò
volta non convenisse
insieme a questo modo:
tornasse da un suo luogo
non vi venisse per ciò
volte una avvenne
grossi capponi, avvenne
avvenne che Gianni,
molto tardi vi venne: di
un poco di carne salata
alcuna volta, e dissele
che a piè d’un pesco
E tanto fu il cruccio
cruccio che ella ebbe,
di dire alla fante
che tanto aspettasse
venisse e dicessegli
che Gianni v’era e
prendesse.
Per
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di canto non fossero
che essi dicevano; alle
che l’ora del mangiar fu
che, come di riguardare,
che
che venuta fu la fine del
che prima, cominciarono a
che tutti levati erano e
che cominciasse. La qual
che egli è la fantasima;
che altra persona che io
che io avesse a cosí
che parlar dobbiamo, dato
che egli v’aggrada che
che io tutte l’altre
che vi possa essere utile
che, se cosí son l’altre
che
che io non so che cosa si
che cosa si sia né ancora
che ’l sapesse, come che
che tutte ne temiamo
che savio in altre cose,
che, tenendo egli del
che
che egli da molto piú si
che egli molto spesso, sí
che qual calze e qual
che Federigo le venisse a
che il detto Gianni aveva
che ciò senza modo
che imposto gli fu, in
che questa fossi cosí
che ogni volta non
che la fante avesse ad
che egli ognindí, quando
che alquanto piú suso era
che Gianni vi sarebbe.
che, dovendo Federigo
che
che Gianni, che venire
che venire non vi doveva,
che la donna fu molto
che da parte aveva fatta
che a piè d’un pesco che
che era allato ad un
che ella ebbe, che ella
che ella non si ricordò
che tanto aspettasse che
che Federigo venisse e
che Gianni v’era e che
che egli quelle cose
che, andatisi ella e
che
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fante, non stette guari
vicina alla camera era,
altressí; ma, acciò
la seconda volta: di
tu quel ch’io? E’ pare
sia tocco.
La donna,
disse Gianni "ch’e’ pare
notti la maggior paura
che mai s’avesse, tale
e dello Spirito Sancto,
La donna, acciò
e di fargli sentire
la ’ncantiamo, poscia
una di quelle romite,
pur la piú santa cosa
e buona orazione e disse
l’avea piú volte avanti
Ma sallo Iddio
sola a provarla; ma ora
che tu ci se’, io voi
Gianni disse
Fantasima, fantasima
sputò.
E Federigo,
gran voglia di ridere,
"I denti. La donna, poi
marito.
Federigo,
essolei.
Vera cosa è
cosa è che alcuni dicono
v’era venuto;
e
vols’io, ma altri fu,
qui con Gianni mio; per
molto vecchia, mi dice
l’altra fu vera, secondo
fanciulla, saputo; ma
era avvenuto, ma ad uno
chiamò Gianni di Nello,
sofficiente lavaceci
venduto, ella dice
che venduto l’ha a uno
il re a Filostrato
elle son tante le beffe
e spezialmente i mariti,
alcuna volta avviene
solamente esser contente
dicendo per tutto, acciò
gli uomini si conosca
parte anche sanno:
il
sanno:
il che altro
non vi può, per ciò
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che Federigo venne e
che Gianni incontanente
che Gianni nulla suspicar
che Gianni
che l’uscio nostro sia
che molto meglio di lui
che l’uscio nostro sia
che mai s’avesse, tale
che, come io sentita l’ho
che
che temere non ci bisogna
che Federigo per
che Gianni v’era; e disse
Disse
che tu ci se’.
che è, Gianni mio, pur la
che Iddio tel dica per me
che provata l’avea piú
che romita fosse, e
che io non avrei mai
che tu ci se’, io voi che
che noi andiamo ad
che molto gli piacea; e
che di notte vai, a coda
che di fuori era e questo
che scoppiava e
che in questa guisa ebbe
che con lei di cenar
che alcuni dicono che la
che la donna aveva ben
che la donna aveva fatta
che tristo il faccia
che, andatosene, senza
che
che l’una e l’altra fu
che ella aveva, essendo
che l’ultimo non a Gianni
che si chiamò Gianni di
che stava in Porta San
che fosse Gianni
che venduto l’ha a uno
che dentro v’è a vedere
che seguitasse; il quale
che gli uomini vi fanno,
che, quando alcuna volta
che
che donna niuna alcuna al
che ciò fosse avvenuto o
che per gli uomini si
che, se essi sanno, e le
che
che altro che utile esser
che utile esser non vi
che, quando alcun sa che
che
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ciò che, quando alcun sa
Chi dubita dunque
dubita dunque che ciò
al beffarvi, conoscendo
intenzion di dirvi ciò
Egli non è ancora guari
e esso con l’arte sua,
il meglio.
Avvenne
uno altro la sollicitò,
tra sé questo ordine:
che, con ciò fosse cosa
o a trovar lavorio,
giovane fosse in parte
e essendo la contrada,
avvenne una mattina
come io ci usci’, acciò
entrar non ci potesse
ché ecco il marito mio,
tristo il faccia Iddio,
che ci tornò: e non so
piú a questa otta: forse
per l’amore di Dio, come
entra in cotesto doglio
e veggiamo quello
viso disse: "Ora questa
questa che novella è,
casa stamane? Per quello
e se tu fai cosí, di
noi del pane? Credi tu
Credi tu che io sofferi
altri miei pannicelli,
il dí e la notte altro
altro che filare, tanto
almeno aver tanto olio,
egli non ci ha vicina
non se ne maravigli e
fatica quanta è quella
lassa me, dolente me, in
che mal’ora nacqui, in
per venire a costui
e non ce n’ha niuna
sanamente, marito mio,
ci son de’ ben leggiadri
il cuore, per ciò
per Dio! egli è il vero
lavorare, ma egli mostra
proveduto e trovato modo
io ho venduto a costui,
doglio, il qual tu sai
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che altri sappia, egli
che ciò che oggi intorno
che oggi intorno a questa
che voi similmente,
che una giovinetta,
che in Napoli un povero
che era muratore, ed ella
che un giovane de’
che con essolei si
che, con ciò fosse cosa
che
che il marito di lei si
che il giovane fosse in
che uscir lo vedesse
che Avorio si chiama,
che, essendo il buono
che
che alcuna persona entrar
che noia le desse.
che tristo il faccia
che ci tornò: e non so
che questo si voglia dire
che ti vide egli quando
che il fatto sia, entra
che tu vedi costí, e io
che questo vuol dire di
che novella è, che tu
che tu cosí tosto torni a
che mi paia vedere, tu
che viverem noi? onde
che io sofferi che tu
che tu m’impegni la
che non fo il dí e la not
che filare, tanto che la
che la carne mi s’è
che n’arda la nostra
che non se ne maravigli e
che non facci beffe di me
che io duro: e tu mi
che mal’ora nacqui, in
che mal punto ci venni!
che non pensa cui egli
che non abbia chi due e
che se io volessi far
che m’amano e voglionmi
che io non fui figliuola
che io andai per lavorare
che tu nol sappi, come io
che noi avremo del pane
che tu vedi qui con meco,
che già è cotanto ha
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è del dolor mio: tu
il quale io feminella
veggendo lo ’mpaccio
udí questo, fu piú
contento e disse a colui
con Dio, ché tu odi
tu non me ne davi altro
"Vien sú tu, poscia
Al quale il marito,
veniva, disse: "Eccomi,
saldo, ma egli mi pare
impastricciato di non so
so che cosa sí secca,
quasi veder volesse ciò
per la bocca del doglio,
micolino.
E mentre
marito venne, veggendo
e a lei accostatosi,
e in quella guisa
uscitone fuori.
Per
guardatovi dentro, disse
disse che stava bene e
lei, e fannogli credere
delle cavalle partice,
di rider d’altro. Ma poi
finita, ad Elissa impose
come fu quella, per ciò
Voi dovete sapere
aver da lei ogni cosa
di lei, per quel modo
parole le fece conoscere
Addivenne non guari poi,
non guari poi, che
che si fosse la ragione,
si rendé frate, e chente
in quello.
E avvegna
alquanto, di que’ tempi
de’ lati posto l’amore
a queste simili.
Ma
Quali son quegli
pettoruti procedono:
e
traboccanti, in tanto
essi non si vergognano
gottosi, e credonsi
non conosca e sappia
E credonsi
e afflitti rendere, e
all’anime de’ semplici
con piú instanzia
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che
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che
che
che
che
se’ uomo e vai
non fu’ mai appena
in casa ci dava, l’ho
contento e disse a
venuto era per esso:
mia mogliere l’ha
cinque.
Il buono
tu ci se’, e vedi con
già veniva, disse:
domandi tu?
Disse
voi ci abbiate tenuta
cosa sí secca, che io
io non ne posso levar
facesse, messo il
molto grande non era,
cosí stava e al
come volea non potea,
tutta chiusa teneva
negli ampi campi gli
Peronella disse a
stava bene e che egli
egli era contento; e
egli incantava
l’avedute donne non
il re conobbe la sua
ragionasse; la quale,
altra alla nostra
in Siena fu già un
egli disiderasse, non
piú onesto gli parve
ella molto davanti
che si fosse la
si fosse la ragione,
Rinaldo si rendé
egli trovasse la
egli alquanto, di
frate si fece, avesse
alla sua comar
dico io di frate
cosí non facciano?
è peggio (lasciamo
non celle di frati ma
altri sappia loro
altri non conosca e
i digiuni assai, le
altri non conosca,
né san Domenico né
gli nutricano fa
prima non faceva la
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a sollicitare a quello
Rinaldo forse piú bello
a quello ricorse
che fanno tutte quelle
di concedere quello
cappa fuor di dosso,
io ho molte volte udito
non fosse, io farei ciò
lasciate. Io non dico
vostro figliuolo, o io
o vostro marito
disse il frate "e io,
di vostro figliuolo
marito.
La donna,
o fece vista di credere
tra l’altre una avvenne
persona essere altri
egli colla donna,
un lettuccio da sedere,
guisa dimorando, avvenne
Or vi vestite; e vestito
e ascolterete bene ciò
ciò che io gli dirò, sí
ristato di picchiare,
"Marito mio, ben ti dico
subito uno sfinimento,
morto e non sapeva né
sapeva né che mi far né
né che mi dire, se non
questi son vermini
morir tutti, e innanzi
vedeste mai.
E per ciò
n’entrammo.
E per ciò
E per ciò che altri
in braccio, e credom’io
egli non aspetti se non
e sarebbe fatto, per ciò
del figliuol lo strinse,
ché tu guasteresti ciò
Frate Rinaldo,
io credetti, ora fu,
non altramenti
grazie al suo compare
di frate Rinaldo,
e vedere e udire ciò
quelle quattro orazioni
venne, no’ n’aveva dette
mia ci ha fatta grazia
e al compagno di ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che egli di lei
che non pareva, essendo
che fanno tutte quelle
che voglia hanno di
che è addimandato, e
che me la traggo molto
che egli è troppo gran
A
che voi voleste.
che non sia peccato, ma
che il tenni a battesimo
La
che il generò?
che son men parente di
che non è vostro marito,
che loica non sapeva e di
che il frate dicesse vero
che, essendo frate
che
che una fanticella della
che il fanciullin suo
che in quella era,
che il compar tornò e,
che voi siete, recatevi
che io gli dirò, sí che
che le vostre parole poi
che la moglie rispose "Io
che frate Rinaldo nostro
che io mi credetti ch’e’
che mi far né che mi dire
che mi dire, se non che
che frate Rinaldo nostro
che egli ha in corpo, gli
che io mi parta di qui
che tu ci bisognavi per
che altri che la madre
che la madre del
che egli non aspetti se
che il compagno suo abbia
che il fanciullo è già
che egli non pose l’animo
che s’è fatto; aspettati,
che ogni cosa udito avea
che voi nol vedeste vivo
che della fossa il
che guerito gliele avea.
che non un paternostro ma
che vi si facesse poteva;
che m’imponeste, io l’ho
che due, ma Domenedio tra
che il fanciullo è
che essi avevano maggior
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ELISSA
CORNICE
CORNICE
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LAURETTA
LAURETTA
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LAURETTA
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avevano maggior bisogno
rivolto le dimostrò
dimostrò che gli piacea
che ella dicesse; per
quegli dimostramenti
donna adoperata
l’avesse potuta mostrare
divenne geloso, di
E essendosi avveduta
tanto le cose innanzi,
cose innanzi, che altro
tanto ciò prese per uso,
che quasi ogni volta
costui ebbrezza prese,
continuando, avvenne
si venne accorgendo
per ciò essa mai; di
fosse come era, cioè
nel parlare e ne’ modi,
modi, che fosse mai, il
credendo né estimando
E fatto ciò, secondo
alle finestre, acciò
e le facesse manifesto
sue; e tanto stette
l’uscio aprire.
Il
aprire.
Il che poi
fatichi invano, per ciò
stata: e abbi per certo
mai infino a tanto
fatto quello onore
pregar per l’amor di Dio
d’aprirle, per ciò
una sua vicina, per ciò
alcuna cosa, per ciò
pur disposto a volere
La donna, veggendo
farò il piú tristo uom
A cui Tofano rispose: "E
rispose: "Innanzi
sofferire la vergogna
gitterò in questo pozzo
niuna persona sarà
persona sarà che creda
sarà che creda che altri
fuggire e perder ciò
in bando, o converrà
sí come a micidial di me
riporre questa mia rocca
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che
che
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che
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d’altro; poi, con
gli piacea che ella
ella dicesse; per che
essa, senza stare,
fai tu subitamente a
io non so chi altri
Amore.
Fu adunque
la donna avvedendosi
un giovane, secondo
altro che dare
dare effetto con
quasi ogni volta che
a grado l’era infino
non solamente avea
il doloroso marito si
ella, nel confortare
egli prese sospetto
la donna lui
fosse mai, il che la
la donna credendo né
piú bere gli
alcuna volta era
tornare vedesse la
egli si fosse accorto
la donna tornò, la
poi che Tofano
Tofano alquanto ebbe
qua entro non potrai
tu non ci tornerai
io di questa cosa, in
ti si conviene.
piacer gli dovesse
ella non veniva donde
le notti eran grandi
quella bestia era pur
tutti gli aretin
il pregar non le
viva.
A cui
mi puoi tu fare?
io voglia sofferire
tu mi vuoi fare
qui è vicino: nel
creda che altri che
altri che tu per
tu per ebrezza mi
tu hai e essere in
ti sia tagliata la
tu veramente sarai
io lascio qui;
e
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LAURETTA
LAURETTA
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CORNICE
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CORNICE
CORNICE
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FIAMMETTA
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la notte tanto obscura,
una grandissima pietra
udí credette fermamente
gittata vi si fosse; per
al pozzo.
La donna,
le cominciò a dire
tuoi modi: egli convien
ogn’uomo chi tu se’ e a
villania e a gridare; di
finestre e domandarono
torna a questa otta; di
diceva: "Or vedete
vedete che uomo egli è!
sono io? In fé di Dio
fé di Dio che io dubito
che voi non credeste
suo! Egli dice a punto
che io ho fatto ciò
fatto ciò che io credo
col gittare non so
ma or volesse Iddio
da dovero e affogato, sí
a dirgli villania di ciò
di vicino in vicino,
e diedergli tante busse,
veggendosi mal parato e
condotto, sí come quegli
e tanto procacciò,
a ciò le diè licenzia
ma sí saviamente,
quale ella dà a vedere
vedere che ama un prete
a lei ogni notte; di
notte; di che mentre
commendata la donna
d’un geloso, estimando
estimando che ciò
leggi guardata, giudico
pena aver constituta
constituirono a colui
sé difendendo: per ciò
corti, come fé Idio
anzi quegli dí
miseri e piú dolenti: il
quelle sole il sanno
l’hanno provato.
Per
che conchiudendo, ciò
a questo avea, se non
la teneva e conosceva
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che appena si sarebbe
che a piè del pozzo era,
che essa gittata vi si
che, presa la secchia con
che
che presso all’uscio
Ella
che gli aprisse.
che io faccia vedere a
che ora tu torni la notte
che i vicini sentendo il
La
che ciò fosse.
che io avendo lungamente
che uomo egli è! Che
Che direste voi se io
che io dubito che voi non
che voi non credeste che
che egli dicesse il vero:
che io ho fatto ciò che
che io credo che egli
che egli abbia fatto egli
che nel pozzo, ma or
che egli vi si fosse
che egli il vino, il
che contro alla donna
che egli pervenne infino
che tutto il ruppono; poi
che la sua gelosia
che tutto ’l suo bene
che egli con buona pace
che ogni suo piacer
che egli non se ne
che ama un prete che
che viene a lei ogni
che mentre che il geloso
che il geloso
che ella bene avesse
che ciò che si fa loro
che si fa loro dalla lor
che in questo essi
che essi constituirono a
che alcuno offende sé
che i gelosi sono
che il dí settimo da
che a tutte l’altre son
che quanto e qual
che l’hanno provato.
che conchiudendo, ciò che
che una donna fa a un
che, come egli molto
che
che ella con tutto il suo
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piacergli, cosí estimava
che ogn’uomo l’amasse e
paresse bella e ancora
e sí stretta la tenea,
assai son di quegli
pena son dannati,
La donna, lasciamo stare
sentiva nocente.
Per
trovare, di far sí
fosse fatto.
E per ciò
dello amore d’alcuno
passando, sappiendo
alcun fosse nel muro
tante volte guatare,
vita infino a tanto
esser aperto; per
per quella, ancora
parte, pur s’avide
ne fece spiare, e trovò
dormiva tutto solo; per
fuscellini, tanto fece,
fece, che, per veder
chiamò, e egli,
suo gli aprí.
Di
contento assai, sí fece,
in guisa faccendo
la donna disse al marito
il geloso disse: "E
peccati ha’ tu fatti,
donna: "Come? credi tu
rinchiusa? ben sai
come l’altre persone
pensossi di voler saper
fatto; e rispose
che era contento ma
ma che non volea
andasse a altra chiesa
loro o da qualche prete
senza altro dire rispose
di là entro composto ciò
a gote come noi veggiamo
e udendo dalla donna
si volea, disse
che non potea udirla ma
vegnendo, ancora
si seppe sí occultare,
"Lodato sia Iddio
ché io gli darò quello
petruzze in bocca, acciò
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che ogn’uomo l’amasse e
che ella a tutti paresse
che ella s’ingegnasse
che forse assai son di
che a capital pena son
che non sono da’
che a nozze o a festa o a
che, veggendosi a torto
che
che a ragione le fosse
che a finestra far non si
che atteso l’avesse per
che nella casa la quale
che la sua casa divideva
che ella vedrebbe il
che il fistolo uscisse da
che, riguardando per
che
che assai male discerner
che quivi era una camera
che veramente il giovane
che, visitando la fessura
che
che, per veder che ciò
che
che ciò fosse, il giovane
che la sua voce conobbe,
che il giovane contento
che dal suo lato il
che alcuno avvedere non
che, se gli piacesse,
che
che peccati ha’ tu fatti,
che tu ti vuoi confessare
che io sia santa perché
che io fo de’ peccati
che ci vivono; ma io non
che peccati costei avesse
che era contento ma che
che non volea che ella
che ella andasse a altra
che alla cappella loro, e
che il cappellan le desse
che sí farebbe.
che far voleva, messasi
che i preti portano,
che confessar si volea,
che non potea udirla ma
che le manderebbe un suo
che egli non fosse molto
che egli non fosse
che costui di geloso è
che egli va cercando.
che esse alquanto la
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gl’impedissero, sí
tutto esser divisato,
tra l’altre cose
come maritata era, si fu
udí questo, e’ gli parve
cuore: e se non fosse
donna "il prete con
casa uscio sí serrato,
s’apra; e dicemi egli
della camera mia, anzi
mai poter fare per ciò
cotesto non fate voi
egli è sí forte geloso,
del capo tutto il mondo
il mondo che per altro
io terrò sí fatto modo,
bene nel viso al marito
di nasconder ciò
ciò che fatto avea e
quale la donna disse ciò
avea la mattina e quello
poi disse: "Io son certa
e per ciò truova modo
stanotte di qua, sí
da mezza scala acciò
un garzonetto, a guisa
il cherico del prete
vi fosse.
La donna,
il messo, rispose
non v’era quella notte e
e che, se cosí facesse,
ella non volesse
mente l’uscisse.
Ora
Alla fine il geloso,
domandò la moglie ciò
prete detto la mattina
s’era. La donna rispose
voleva dire, per ciò
dispetto di te io so ciò
e convien del tutto
tanto se’ innamorata e
veni.
La donna disse
disse che non era vero
cosí e cosí al prete
La donna disse: "Non
stato presente; mai sí
da quella ora in qua
Credi tu, marito mio,
conobbi chi fu il prete
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che egli a quella dalla
che esser da lei
che la donna gli disse,
che ella era innamorata
che gli fosse dato d’un
che volontà lo strinse di
che arte il si faccia non
che, come egli il tocca,
che
che, quando egli è venuto
che
che egli l’apra, egli
che io l’amo troppo.
che voi mi mandiate
che non gli trarrebbe del
che per altro che per
che per male vi si
che voi non ne sentirete
che ella gli aveva data
che fatto avea e che
che saper gli parea.
che fatto avea la mattina
che il marito appresso
che egli non uscirà di
che su per lo tetto tu
che noi siamo insieme.
che il geloso sú non
che stato fosse il
che confessata l’avea, la
che molto bene conobbe il
che venuto non v’era
che, se cosí facesse, che
che
che egli le potrebbe
che di mente l’uscisse.
che vi debbo dire? Il
che piú sofferir non
che ella avesse al prete
che confessata s’era. La
che non gliele voleva
che ella non era onesta
che tu gli dicesti, e
che io sappia chi è il
che teco per suoi
che non era vero che ella
che ella fosse innamorata
La
che ti confessò?
che egli te l’abbia
che io gliele dissi.
che tu ti lasciasti nel
che io sia cieca degli
che mi confessò, e so che
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che mi confessò, e so che tu fosti desso tu; ma
in cuore di darti quello che tu andavi cercando, e
saresti avveduto di ciò che ella ti confessava
peccato.
Io ti dissi che io amava un prete: e
fatto prete? Dissiti che niuno uscio della mia
voluto venire?
Dissiti che il prete si giaceva
con meco: e quando fu che tu meco non giacessi?
fosti, ti mandai a dire che il prete meco stato
Quale smemorato altri che tu, che alla gelosia
smemorato altri che tu, che alla gelosia tua
credi aver dato a vedere che tu altrove andato sii
questo solenne guardar che tu fai; ché io giuro
i piacer miei in guisa che tu non te ne
se l’aveva vestita. Per che la savia donna, quasi
donna aver fatto e quel che si convenia al
al bestiale uomo. Ma poi che finita fu, il re a
il re a Pampinea impose che seguitasse; la quale
parlando, dicono che Amore trae altrui del
E come spesso avviene che sempre non può l’uomo
e costumato, come che di gran nazion non
lei: e come voi sapete che rade volte è senza
è senza effetto quello che vuole ciascuna delle
Ora avvenne che,
che essendo costei bella
il quale ella, per ciò che spiacevole uomo e
E essendosene la donna, che madonna Isabella avea
stare alcun giorno, che ella mandò per
ella mandò per Lionetto che si venisse a star con
incontanente a lei, che in camera era con
forte, pregò Leonetto che grave non gli fosse
del letto infino a tanto che messer Lambertuccio
n’andasse.
Leonetto, che non minor paura di
minor paura di lui avea che avesse la donna, vi
ella comandò alla fante che andasse a aprire a
e domandollo quello che egli andasse faccendo
"Anima mia, io intesi che vostro marito non
della donna avvenne che il marito di lei
"Madonna, ecco messer che torna: io credo che
che torna: io credo che egli sia già giú
in casa (e conosceva che il cavaliere non si
per lo suo pallafreno che nella corte era), si
campare, farete quello che io vi dirò.
Voi vi
"Io fo boto a Dio che io il coglierò
non dite altro che quello che detto v’ho
dite altro che quello che detto v’ho, e montato
Lambertuccio disse che volentieri; e tirato
viso di lui e disse: "Che
Che è questo, messere?
alla quale egli disse: "Che
Che cosa è questa? cui va
verso la camera acciò che Leonetto l’udisse,
quale io non conosco e che messer Lambertuccio
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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domandare chi fosse e che avesse, e ecco messer
in tanto fu cortese, che,
che come vide che non mi
cortese, che, come vide che non mi piaceva che
vide che non mi piaceva che egli qua entro
a seguitar persona che qua entro fuggita
Leonetto, che ogni cosa udita avea,
pauroso, come colui che paura aveva avuta da
allora il cavaliere: "Che
Che hai tu a fare con
"Messere, niuna cosa che sia in questo mondo,
ciò io credo fermamente che egli non sia in buon
non sia in buon senno, o che egli m’abbia colto in
in iscambio: per ciò che
che, come poco lontano da
mi posi a domandare per che ragione ma quanto
sappi far cercar quello che con lui hai a fare.
e sí con lui ordinò, che
che, quantunque poi molte
il re imposto aveva che secondasse, disse:
Voi dovete sapere che in Parigi fu già un
della mercatantia, che egli n’era fatto
quivi dimorando, avvenne che certi cavalieri li
l’un di loro a dir che per certo di quanto
non avea di bellezza: a che tutti i compagni suoi
tutti i compagni suoi, che con lui insieme in
ascoltando Lodovico, che d’alcuna ancora
di doverla vedere, che a altro non poteva
fece veduta al padre che al Sepolcro voleva
voleva andare: il che con gran
bella gli parve assai che stimato non avea: per
stimato non avea: per che
che, inamoratosi
E seco divisando che via dovesse a ciò
lasciando stare, avvisò che
che, se divenir potesse
venir fatto quel che egli disiderava.
acconcia in guisa che stava bene, avendo
avendo lor comandato che sembiante facessero
l’oste suo, gli disse che volentier per
uomo di questa terra che ha nome Egano, il
cosí fece; e avanti che da Egano si partisse,
acconcio Anichino; il che
che, quanto piú poté
a servire Egano, che egli gli pose tanto
gli pose tanto amore, che senza lui niuna cosa
Avvenne un giorno che
che, essendo andato Egano
madonna Beatrice, che dello amore di lui
a scacchi; e Anichino, che di piacerle
si lasciava vincere, di che la donna faceva
donna guardatolo disse: "Che
Che avesti, Anichino?
Anichino? Duolti cosí che io ti vinco?
"troppo maggior cosa che questa non è fu
fuori un troppo maggiore che non era stato il
era stato il primo; per che la donna ancor da
ancor da capo il ripregò che gli piacesse di dirle
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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"Madonna, io temo forte che egli non vi sia noia
dico; e appresso dubito che voi a altra persona
sicuro di questo, che cosa che tu mi dica,
di questo, che cosa che tu mi dica, se non
disse Anichino: "Poi che voi mi promettete
disse chi egli era, quel che di lei aveva udito e
esser potesse, la pregò che le dovesse piacere
di compiacergli; e che,
che dove questo far non
questo far non volesse, che ella, lasciandolo
si stava, fosse contenta che egli l’amasse.
O
suo amore nella mente, che essa altressí
l’animo mio tanto che io alcuno n’amassi;
troppo piú tua divenire che io non son mia.
Io
son mia.
Io giudico che tu ottimamente abbi
dono, e sí ti prometto che io te ne farò godente
ne farò godente avanti che questa notte che
avanti che questa notte che viene tutta trapassi.
trapassi.
E acciò che questo abbia effetto,
abbia effetto, farai che in su la mezza notte
dormissi tanto mi tocca che io mi svegli, e io ti
come avuto hai. E acciò che tu questo creda, io
letizia del mondo che la notte
Al quale, all’ora che detta gli era stata,
per lo letto tanto fece, che Egano che dormiva
tanto fece, che Egano che dormiva destò;
al
dir cosa niuna, per ciò che tu mi parevi stanco;
e piú leale e per colui che piú t’ami, di quegli
che piú t’ami, di quegli che tu in casa hai?
hai?
Rispose Egano: "Che
Che è ciò, donna, di che
"Che è ciò, donna, di che tu mi domandi? nol
sí tenuto e teneva, che egli non s’era potuto
ti dirò. Io mi credeva che fosse ciò che tu di’
mi credeva che fosse ciò che tu di’ e che egli piú
fosse ciò che tu di’ e che egli piú fede che
di’ e che egli piú fede che alcuno altro ti
egli sgannata, per ciò che
che, quando tu andasti
vergognò di richiedermi che io dovessi a’ suoi
e io, acciò che questa cosa non mi
e vedere, risposi che io era contenta e che
che io era contenta e che stanotte, passata
quale la maggior paura che avesse mai avuta avea
avesse mai avuta avea e che quanto potuto avea
lei e il suo amore e sé, che fidato se n’era, avea
maladetto, sentendo ciò che alla fine aveva fatto
fu il piú contento uomo che fosse mai; e essendo
non parendo alla donna che Anichino dovesse piú
col bastone, per ciò che di questo ne seguirà
se’ venuta e hai creduto che io volessi o voglia
sempre dicendo: "Via, che Dio vi metta in
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non fosse egli, per ciò
ciò che, credendo esso
la maggior villania
forte di lui
con animo di far cosa
parole dette; ma per ciò
donna: "Lodato sia Idio
e te con fatti; e credo
che egli possa dire
piú pazienzia le parole
i fatti non fai. Ma poi
e il piú fedel servidore
per la qual cosa, come
a far di quello
dalla donna l’udí dire
l’aveva richesta. Ma poi
contentarvi, come quelle
Dovete dunque sapere
La quale, per ciò
usando, per ciò
le dilettava, avvenne, o
cosa ne sentisse o come
dolore, per ciò
di tener questa maniera:
che, con ciò fosse cosa
molte volte accorta
forte.
E a fare
venuto fosse, in guisa
a Ruberto, gl’impose
tirerebbelo a sé, acciò
fatto, avvenne una notte
spago trovato; per
E avvedutosi poi
l’ebbe per fermo: per
attento per vedere quel
dire.
Né stette guari
Arriguccio, con tutto
far la donna, e Ruberto
s’avvisò esser ciò
esser ciò che era, cioè
che era, cioè che colui
fosse Arriguccio: per
incontanente s’accorse
avvisandosi ciò
e tanto la predicò,
la mise, pregandola
pazientemente ricevesse
le desse, per ciò
sí fatto merito,
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che,
che credendo esso che io
che io fossi te, m’ha con
che mai si dicesse a
che egli con animo di far
che mi fosse vergogna
che cosí lieta e festante
che egli ha me provata
che egli possa dire che
che io porti con piú
che tu i fatti non fai.
che tanta fede ti porta,
che mai avesse alcun
che poi piú volte con
che loro era diletto e
che egli d’amore l’aveva
che il re vide Filomena
che davanti hanno detto
che nella nostra città fu
che egli, sí come i
che sommamente le
che Arriguccio alcuna
che s’andasse, egli ne
che in guisa niuna col
che, con ciò fosse cosa
che
che la sua camera fosse
che Arriguccio assai a
che ella il sentisse
che persona non se ne
che, quando venisse,
che
che egli non aspettasse.
che, dormendo la donna e
che
che, postavi la mano e
che
che lo spago usciva fuori
che, pianamente
che
che questo volesse dire.
che Ruberto venne e
che fosse mercatante, un
che aspettava, sentendolo
che era, cioè che colui
che colui che l’uscio
che l’uscio apriva fosse
che prestamente cominciò
che il suo inganno era
che doveva potere
che ella in persona di sé
che senza farsi conoscere
che Arriguccio le desse,
che ella ne le renderebbe
che ella non avrebbe
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E spento il lume
a aspettare quello
calci le diede, tanto
la maggior villania
forte, come colei
come colei che aveva di
aveva di che; e ancora
impedito dal suo furore,
esser d’un’altra femina
buone opere, e appresso
te e faccianne quello
quello che essi credono
Come monna Sismonda,
la fante sua tutta pesta
medesimo la sovvenne,
e a aspettare quello a
e quivi tanto picchiò,
Li fratelli della donna,
madre di lei, sentendo
e domandaronlo quello
dallo spago
infino all’ultimo di ciò
testimonianza di ciò
fatto avesse, i capelli
in mano, aggiugnendo
e quel ne facessero
che essi credessero
appartenesse, per ciò
crucciati forte di ciò
a casa sua.
Il
e or l’altro pregando
altro o saperne, per ciò
di sé; dicendo ancora
essere avvenuto, per ciò
figliuola, sí come cole’
monna Sismonda: "Ora
voi siate i ben venuti;
Arriguccio aveva detto
stato fosse quello di
disse: "Io non so ciò
mi vi debba dire, né di
smemorato, ricordandosi
fratelli le dissero ciò
"Ohimè, marito mio,
uomo e crudele di quello
piú in questa casa, non
altra testimonianza fare
e vegniamo a quello
a quello che tu di’,
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che nella camera ardeva,
che dovesse avvenire.
che tutto il viso
che mai a cattiva femina
che aveva di che; e
che; e ancora che ella
che
che ella alcuna volta
che discerner non poteva
che della moglie.
che essi vengan per te e
che essi credono che loro
che loro onor fia e
che ogni cosa udita aveva
che piangeva forte; la
che ella si chiamò per
che il fatto dovesse
che fu sentito e fugli
che eran tre, e la madre
che Arriguccio era, tutti
che egli a quella ora e
che trovato aveva legato
che trovato e fatto avea
che fatto avesse, i
che alla moglie tagliati
che per lei venissero e
che essi credessero che
che al loro onore
che egli non intendeva di
che udito avevano e per
che veggendo la madre di
che non dovessero queste
che il marito poteva per
che ella si maravigliava
che ella conosceva ben la
che infino da piccolina
che vorrà dir questo?
che andate voi cercando a
che tutta l’aveva pesta,
che Arriguccio di lei si
che io mi vi debba dire,
che Arriguccio di me vi
che egli l’aveva dati
che Arriguccio loro aveva
che è quel ch’i’odo?
che tu non se’? E quando
che con meco? o quando mi
che le mie vere parole, e
che tu di’, che mi
che mi battesti e
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né ti consiglierei che tu fossi tanto ardito
tu fossi tanto ardito, che tu mano addosso mi
altressí mi tagliasti, che io sentissi o vedessi
ma forse il facesti che io non me ne avvidi:
veli di testa mostrò che tagliati non gli avea
d’Arriguccio a dire: "Che
Che vuoi tu dire,
Questo non è già quello che tu ne venisti a dire
che tu ne venisti a dire che avevi fatto: e non
pur dire: ma veggendo che quello che egli
ma veggendo che quello che egli credeva poter
"Fratei miei, io veggio che egli è andato
egli è andato cercando che io faccia quello che
che io faccia quello che io non volli mai fare
non volli mai fare, cioè che io vi racconti le
Io credo fermamente che ciò che egli v’ha
credo fermamente che ciò che egli v’ha detto gli
ora per moglie mi deste, che si chiama mercatante
si chiama mercatante e che vuole esser creduto e
vuole esser creduto e che dovrebbe esser piú
esser piú temperato che uno religioso e piú
religioso e piú onesto che una donzella, son
donzella, son poche sere che egli non si vada
aspettare nella maniera che mi trovaste.
Son
mi trovaste.
Son certa che
che, essendo bene ebbro,
quelle sue gagliardie che egli dice, e
si credette, e son certa che egli crede ancora,
ebbro.
Ma tuttavia, che che egli s’abbia di
Ma tuttavia, che che egli s’abbia di me
me detto, io non voglio che voi il vi rechiate se
da uno ubriaco; e poscia che io gli perdono io,
di feccia d’asino, che venutici di contado e
il mio consiglio, che ti potevano cosí
a questa bella gioia, che
che, dove tu se’ la
di mezzanotte di dir che tu sii puttana, quasi
sí fatta gastigatoia che gli putirebbe.
E
io il vi dicea bene che questo non doveva
di quattro denari che egli è? Ché, se io
voi, avendo detto quello che egli ha di lei e
di lei e faccendo quello che egli fa, io non mi
femina, io non vorrei che altri ch’io se ne
tristo, ubriaco doloroso che non si vergogna!
la maggior villania che mai a niun cattivo
come a ebbro, ma guarda che per la vita tua da
non sappiendo se quello che fatto avea era stato
Pirro: il quale, acciò che credere il possa, le
a Nicostrato fa credere che non sia vero quello
che non sia vero quello che ha veduto.
Tanto
la novella di Neifile, che né di ridere né di
comandato a Panfilo che la sua dicesse: ma
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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sua dicesse: ma pur poi
credo, reverende donne,
sia grave e dubbiosa,
credo molto piú con una
favorevole la fortuna
consiglierei io alcuna
d’andare, per ciò
re molto piú famosa
donna non meno ardita
s’innamorò forte, tanto
tanto che né dí né notte
notte che in altra parte
del quale amore o
se ne curasse; di
fedele: e per ciò guarda
ciò guarda che quello
di tutte quelle cose
e brievemente fuor
ramaricare: e questa è
la qual cosa di quello
è buona pezza
sí come di ciò piú degno
degno che alcun altro,
amore in lui posto,
t’è cara, per quel modo
pregherrai da mia parte
La cameriera disse
forte, sí come colui
dirgli per tentarlo; per
io non posso credere
e per ciò guarda quel
lei venissero, non credo
signore mi fa piú onore
vita mia; e però guarda
e d’ogn’altra cosa
disse:
-Lusca, tu sai
non cade la quercia; per
per che a me pare
da capo ritorni a colui
tutto t’ingegna di far
cosa abbia effetto; però
e mia stea per l’amor
capo te ne rifò certo,
dove tu in su la durezza
dimori, vivi sicuro
ella viverà poco. Per
Per che io ti priego
per uno scioccone.
ti può egli essere
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tacquero, cosí
che niuna cosa sia,
che a far non ardisca chi
che dirvi intendo
che la ragione avveduta.
che dietro alle pedate di
che non sempre è la
che grande, fu già uno
che bella, detta per nome
che né dí né notte che in
che in altra parte che
che con lui aver poteva
che Pirro non s’avvedesse
che la donna
che quello che io al
che io al presente ti
che alcuna può disiderare
che d’una non mi posso
che gli anni del mio
che le giovani donne
che io diliberai meco di
che alcun altro, che il
che il nostro Pirro co’
che io non sento mai bene
che miglior ti parrà, il
che gli piaccia di venire
che volentieri; e come
che mai d’alcuna cosa
che subito e ruvidamente
che queste parole vengano
che tu parli; e se pure
che con l’animo dir te le
che io non vaglio, io non
che tu piú di sí fatte
che la mia donna
che per lo primo colpo
che a me pare che tu da
che tu da capo ritorni a
che in mio pregiudicio
che la cosa abbia effetto
che, se cosí
che
che ella ti porta, e ora
che, dove tu in su la
che
che l’altrieri
che ella viverà poco. Per
che io ti priego che ti
che ti piaccia di
Che gloria ti può egli
che una cosí fatta donna,
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obligato, pensando
Qual tuo pari conosci tu
di diletto meglio stea
quale altro troverrai tu
in te ritorna: ricordati
senza piú suole avvenire
usare e signori,
trattare, in quel
o figliuola o sorella
a Nicostrato piacesse,
la lealtà ritrovando
prieghi non bastassono,
non bastassono, che
ne penterai tante volte,
fiate sopra le parole
per partito avea preso
certificar si potesse
Lusca, tutte le cose
in mano, io temo forte
e per ciò, dove tre cose
cosa mi comanderà poi
E quelle tre cose
queste: primieramente
sparviere, appresso
ma pure Amore,
gli mandò dicendo
mandò dicendo che quello
e oltre a ciò, per ciò
Nicostrato, disse
farebbe credere
a aspettare quello
"Ohimè, donna,
a’ gentili uomini
vendetta d’un re
Voi dovete sapere
m’ha tolto; per ciò
avuta voglia di far ciò
in presenzia d’uomini
sí come io credo
I gentili uomini
affezione a Nicostrato
Nicostrato rivolti,
amori: faccia Idio
trapassar molti giorni
sí forte il tirò,
gliele divelse.
Di
ella disse: "Or
disse: "Or che avesti,
fai cotal viso per ciò
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che ella t’abbia parata
che per via di diletto
che starai tu, se tu
che in arme, in cavalli,
che una volta senza piú
che la fortuna si fa
che tra gli amici e par
che possono, come essi da
che a Nicostrato piacesse
che egli andasse la
che tu servar vuoi a lui
che che ne dovesse a te
che ne dovesse a te
che tu ne vorrai morire.
che la Lusca dette gli
che, se ella a lui
che
che tentato non fosse; e
che tu mi di’ io le
che Lidia con consiglio e
che io domanderò voglia
che io prestamente non
che io voglio son queste:
che in presenzia di
che ella mi mandi una
che è buono confortatore
che quello che egli aveva
che egli aveva
che egli cosí savio
che in presenzia di lui
che ciò non fosse vero.
che far dovesse la gentil
che hai tu fatto? niente
che con lui avevan
che mi facesse dispetto
che questo uccello tutto
che, sí come l’aurora
che
che io ho ora fatto, né a
che giusti giudici sieno
I
che voi sarete.
che l’udivano, credendo
che sonasser le parole,
che turbato era,
che ella perseveri!
che, essendo ella nella
che
che tutto dal mento
che ramaricandosi
che avesti, che fai cotal
che fai cotal viso per
che io t’ho tratti forse
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la ciocca della barba che tratta gli avea e il
ma pur, sí come quella che era d’alto ingegno e
vie piú, s’ebbe pensato che modo tener dovesse a
da’ padri loro acciò che in casa sua, però che
che in casa sua, però che gentili uomini erano,
fece lor vedere che la bocca putiva loro
loro e ammaestrogli che,
che quando a Nicostrato
il capo indietro il piú che potessono né questo
a tener quella maniera che la donna aveva lor
aveva lor mostrata; per che ella una volta
"Se’ti tu accorto di ciò che questi fanciulli
non fartene noia: ma ora che io m’accorgo che
ma ora che io m’accorgo che altri comincia a
t’avien per altro se non che la bocca ti pute
sia la cagione per ciò che ciò non soleva essere
allora Nicostrato: "Che
Che potrebbe ciò essere?
cui Lidia disse: "Forse che sí; e menatolo a una
la bocca, e poscia che ella ebbe d’una parte
il quale, per quello che mi paia, non
egli guasterà quegli che son dallato: per che
che son dallato: per che io ti consiglierei
che io ti consiglierei che tu il ne cacciassi
ne cacciassi fuori prima che l’opera andasse piú
Nicostrato: "Da poi che egli ti pare, e egli
"Non piaccia a Dio che qui per questo venga
maestro: e’ mi pare che egli stea in maniera
che egli stea in maniera che senza alcun maestro
a far questi servigi, che il cuore nol mi
io incontanente: quello che il maestro non
dicendo: "Vedi quello che tu hai tenuto in
ne ramaricasse, pur, poi che fuor n’era, gli parve
ancora ogni ora mille che con lui fosse,
fosse, volendo quello che profferto gli avea
veggendo con lui altro che Pirro, il pregò per
della sua noia che aiutar la dovessero a
nel giardino.
Per che Nicostrato dall’un
disse la donna, che già avea fatto
informar Pirro di ciò che avesse a fare: "Pirro
a dire: "Eh, messere, che è ciò che voi fate? e
"Eh, messere, che è ciò che voi fate? e voi,
presenza? credete voi che io sia cieco? Voi
voi sí tosto guerita, che voi facciate tai
e sarà piú onesto che farlo in mia presenza
al marito disse: "Che
Che dice Pirro? farnetica
madonna: non credete voi che io veggia?
veramente io credo che tu sogni.
Al
anzi vi dimenate ben sí, che se cosí si dimenasse
Disse la donna allora: Che può questo essere?
potrebbe egli esser vero che gli paresse vero ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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sana come io fui già, che io vi sarrei suso per
sarrei suso per vedere che maraviglie sieno
maraviglie sieno queste che costui dice che vede.
queste che costui dice che vede.
Pirro di ’n
a cui egli disse: "Che
Che di’ tu che vedi?
egli disse: "Che di’ tu che vedi?
Disse Pirro
Disse Pirro: "Io credo che voi m’abbiate per
noi non ci siamo, poi che in sul pero salisti,
si maravigliava, tanto che egli disse: "Ben vo’
pero è incantato e che chi v’è su vegga le
a sollazzare; il che Nicostrato veggendo
"Ahi rea femina, che è quel che tu fai? e
rea femina, che è quel che tu fai? e tu, Pirro,
in quella guisa che lasciati gli avea.
veramente confesso io che
che, come voi diciavate
voi diciavate davanti, che io falsamente vedessi
conosco se non a questo, che io veggio e so che
che io veggio e so che voi falsamente avete
avete veduto.
E che io dica il vero,
riguardo e pensare a che ora la vostra donna,
onestissima e piú savia che altra, volendo di tal
di me non vo’ dire, che mi lascerei prima
lascerei prima squartare che io il pur pensassi,
io il pur pensassi, non che io il venissi a fare
vostra presenzia.
Per che di certo la magagna
del pero; per ciò che tutto il mondo non
fatto discredere che voi qui non foste con
io non udissi dire a voi che egli vi fosse paruto
che egli vi fosse paruto che io facessi quello che
che io facessi quello che io so certissimamente
io so certissimamente che io non pensai, non
che io non pensai, non che io facessi mai.
La donna appresso, che quasi tutta turbata
per sí poco sentita, che
che, se io volessi
a queste tristezze che tu di’ che vedevi, io
tristezze che tu di’ che vedevi, io le venissi
Sii certo di questo, che
che, qualora volontà me
in guisa e in maniera che gran cosa mi parrebbe
gran cosa mi parrebbe che tu il risapessi già
al quale vero parea ciò che dicea l’uno e l’altro
dicea l’uno e l’altro, che essi quivi dinanzi a
del miracolo della vista che cosí si cambiava a
Ma la donna, che della oppinione che
che della oppinione che Nicostrato mostrava
tagliandolo, come che molto meglio sarebbe
ché, quantunque a quegli che tu hai in testa
hai in testa paresse ciò che tu di’, per niuna
comprendere o consentir che ciò fosse.
Pirro
Nicostrato: "Poscia che io veggio abbattuto
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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ita via; e a Nicostrato,
perdonò, imponendogli
di presummere, di colei
di colei che piú
novellare; il quale, poi
le donne racchetate,
che del pero tagliato
Manifestissima cosa è
e riprensione a me,
Egli è il vero
di quello ragionare
è stato ragionato quello
e molto piú belle dette,
mi posso né conoscere
materia dir potessi cosa
a ora a ogni ammenda
mi tornerò.
E dico
forza, carissime donne,
loro: la quale, ancora
sé abbia assai di quello
l’altro, e per quello
gloria e della miseria
che all’anime di color
insieme si promisero
di lor morisse, a colui
novelle di quello
come è detto, avvenne
Ambruogio Anselmini,
Meuccio per la cattività
e sarebbesi vergognato
già avveduto s’era
sí come compare, in ciò
in odio, e cosí mai cosa
come detto è, avvenne
e con atti e con parole,
di lei il piacer suo; di
del suo disiderio, acciò
l’uno piú felicemente
che l’altro, avvenne
vangò e tanto lavorò,
dí sí l’aggravò forte
secondo la promessione
"Perdute son le cose
Tingoccio
per ciascun de’ peccati
rispose di sí, e ciò era
delle limosine, per ciò
il capo disse: "Ben
quando eri di qua,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di ciò la pregava,
che piú non gli avvenisse
che piú che sé l’amava,
che sé l’amava, una cosí
che vide le donne
che del pero tagliato che
che colpa avuta non avea
che ogni giusto re primo
che vostro re sono, quasi
che io ieri la legge
che voi tutti ragionato
che io imaginato avea di
che io per me, quantunque
che io intorno a sí
che alle dette
che comandata mi fia mi
che la novella detta da
che, lasciando star le
che
che in sé abbia assai di
che creder non si dee,
che paresse s’amavano
che all’anime di color
che morivano era, secondo
che qual prima di lor
che vivo fosse rimaso, se
che egli desiderava: e
che Tingoccio divenne
che stava in Camporeggi,
che a lui medesimo parea
che alcuno l’avesse
che ella piaceva a
che egli potrà la mi
che mi piaccia di lei io
che Tingoccio, al quale
che egli ebbe di lei il
che Meuccio s’accorse
che Tingoccio non avesse
che l’altro, avvenne che,
che, trovando Tingoccio
che
che una infermità ne gli
che, non potendola
che
che io ti feci, sono a te
che non si ritruovano: e
che pene si dessero di là
che di qua si commettono,
che egli facesse per lui
che queste cose molto
che mi ricorda, o
che pena t’è di là data?
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sí fu uno il qual pareva che tutti i miei peccati
il quale mi comandò che io andassi in quel
medesima pena condannati che io; e stando io tra
e ricordandomi di ciò che già fatto avea con la
troppo maggior pena che quella che data m’era
maggior pena che quella che data m’era,
di paura tremava.
Il che sentendo un che m’era
Il che sentendo un che m’era dallato, mi
dallato, mi disse: "Che
Che hai tu piú che gli
disse: "Che hai tu piú che gli altri che qui
hai tu piú che gli altri che qui sono, che triemi
gli altri che qui sono, che triemi stando nel
gran paura del giudicio che io aspetto d’un gran
d’un gran peccato che io feci già.
Quegli
Quegli allora mi domandò che peccato quel fosse. A
"Il peccato fu cotale, che io mi giaceva con una
e giacquivi tanto, che io me ne scorticai.
alcuna delle comari!; il che io udendo tutto mi
Meuccio, avendo udito che di là niuna ragion si
sua sciocchezza, per ciò che già parecchie n’avea
n’avea risparmiate; per che
che, lasciata andar la
era levato per lo sole che al ponente
brigata; quello omai che crederete che piacer
omai che crederete che piacer sia di tutti e
al quale impose che ordinasse che nella
impose che ordinasse che nella piacevole valle
alquanto a migliore ora che l’usato si mettesser
le tavole, acciò che poi adagio si
tornare; e appresso ciò che a fare avesse, mentre
"Dioneo volle ieri che oggi si ragionasse
ragionasse delle beffe che le donne fanno a’
schiatta di can botolo che incontanente si vuol
vuol vendicare, io direi che domane si dovesse
ragionare delle beffe che gli uomini fanno alle
star questo, dico che ciascun pensi di dire
di dire di quelle beffe che tutto il giorno, o
si fanno; e credo che in questo sarà non
di piacevole ragionare, che stato sia questo
sempre da un’aura soave che da quelle montagnette
E levate le tavole, poi che alquanto la piacevol
cose, cosí di quelle che il dí erano state
reina comandò a Filomena che dicesse una canzone,
è ’l disio focoso / che io porto nel petto, /
o solo mio riposo, / che ’l mio cuor tien
qual fu ’l piacere / che sí m’ha infiammata, /
coco; / né mi può altri che tu confortare / o
baciai quegli occhi che m’han morta; / dimmel
/
Se egli avvien che io mai piú ti tenga,
/ Io ti terrò, e che può sí n’avenga; / e
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vienmi ad abracciare /
canne a tutta la brigata
strignesse; e per ciò
parole di quella pareva
che ella piú avanti
le ne fu avuta. Ma poi
ricordandosi la reina
donne e voi giovani,
che domane è quel dí
subsequente.
Per
seguitare, estimo
che onesta cosa sia,
a memoria riducendoci
ragiona di quelle beffe
a casa tornatisene, poi
lei a Guasparruol dice
gli diede, ed ella dice
Se cosí ha disposto Idio
donne, con ciò sia cosa
quella di biasimare ciò
che l’uom fece o di dire
la donna e per mostrare
son beffati.
Avvegna
parlare, quello
direbbe merito: per ciò
servigi si mettea, il
avvenire. E per ciò
prestanze de’ denari
avrebbe trovati
d’un ricco mercatante
a parlare, pregandola
del suo amor cortese e
presto a dover far ciò
a questa conclusione,
era presta di far ciò
dovesser seguire: l’una,
alcuna persona; l’altra,
che, con ciò fosse cosa
dugento d’oro, voleva
d’oro, voleva che egli,
la quale egli credeva
e mandolle dicendo
e ogni altra cosa,
cosa, che egli potesse,
dire quando ella volesse
gliele porterebbe, né
egli si fidava molto e
compagnia andava in ciò
e mandogli dicendo
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che ’l pur pensarlo di
che nuovo e piacevole
che per le parole di
che ella piú avanti che
che la vista sola
che la sua canzon fu
che il dí seguente era
che domane è quel dí che
che alla passione del
che, volendo il buono
che
che onesta cosa sia, che
che domane e l’altro dí,
che in cosí fatti giorni
che tutto il giorno o
che con letizia e con
che a lei gli diede, ed
Se
che è il vero.
che io debba alla
che molto si sia detto
che l’uom fece o di dire
che alla donna non fosse
che anche gli uomini
che, chi volesse piú
che
che io dir debbo non si
che, con ciò sia cosa
che
che rade volte suole de’
che egli era nelle
che fatte gli erano leali
che per piccolo utile
che aveva nome
che le dovesse piacere
che egli era dalla sua
che ella gli comandasse.
che ella era presta di
che Gulfardo volesse dove
che questo non dovesse
che, con ciò fosse cosa
che
che ella avesse per
che egli, che ricco uomo
che ricco uomo era,
che fosse una valente
che molto volentieri e
che egli potesse, che le
che le piacesse; e per
che egli andasse a lei,
che mai di questa cosa
che sempre in sua
La donna,
che faceva.
che Guasparruolo suo
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li quali io voglio
presti con quello utile
Guasparruolo disse
donna mandò a Gulfardo
della donna; e trovatala
la prima cosa
cosí, ma si credette
egli il facesse acciò
suo non s’accorgesse
di prezzo gli desse; per
ma molte altre, avanti
avendo appostato
li dugento fiorin d’oro
m’ebber luogo, per ciò
se avuti gli avea; ella,
negare ma disse: "Mai sí
uomini e le donne ciò
ne possono metter sotto,
legato a Vignone.
Il
possono a lor fare, come
con non meno ardore,
per la conclusione
per frutto cogliere
Dico adunque
donne, il quale, come
alcuna parte andavano,
che altro prete
Ora avvenne
tra l’altre sue popolane
tutte ne gli piacque,
moglie d’un lavoratore
a meglio saper macinar
e oltre a ciò era quella
quando bisogno faceva,
faceva, che vicina
ne ’nvaghí sí forte,
gran maestro di canto,
che pareva uno asino
ma pure sapeva sí fare,
né ancora vicino
mazzuolo d’agli freschi,
contrada in un suo orto
oltre in contegno; per
Ora avvenne un dí
da Ginestreto,
che m’aiuti di non so
esca di mente di dir lor
Bentivegna disse
si pensò il prete
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che tu mi presti con
che tu mi suogli prestar
che volentieri e di
che a lei dovesse venire
che l’aspettava, la prima
che fece, le mise in mano
che egli il facesse acciò
che il compagno suo non
che egli a lei per via di
che ella disse: "Io il
che il marito tornasse da
che insieme con la moglie
che l’altrier mi
che io non potei fornir
che quivi vedeva il
che io gli ebbi, né me
che Gulfardo fatto aveva
che se d’Allessandria
che i secolari cattivelli
che nelle madri, nelle
che essi le lor mogli
che lungo di parole, del
che a’ preti non sia
che a Varlungo, villa
che legger non sapesse
che altro prete che prima
che prima vi fosse stato,
che, tra l’altre sue
che
che prima gli eran
che aveva nome monna
che si facea chiamare
che alcuna altra; e oltre
che meglio sapeva sonare
che vicina che ella
che ella avesse, con bel
che egli ne menava smanie
che pareva uno asino che
che ragghiasse, dove,
che Bentivegna del Mazzo
E per
che egli avesse.
che egli aveva i piú
che egli lavorava a sue
che messer lo prete non
che, andando il prete di
che
che m’aiuti di non so che
che m’ha fatto richiedere
che mi rechino quelle
che sarebbe fatto; e
che ora era tempo
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voi siate il ben venuto:
"Se Dio mi dea bene,
teco un pezzo, per ciò
che io trovai l’uom tuo
sementa di cavolini
a ridere e a dire: "O
mi lasci fare a te quei
te quei che io vorrei e
"Sí facciam noi meglio
perché no? E dicoti piú,
Disse la Belcolore: "O
tutti quanti piú scarsi
fetta di stame o ciò
servigio, e io farò ciò
disse il prete: "Di’ ciò
a Firenze a render lana
mi prestate cinque lire,
cinque lire, che so
dai dí delle feste
a marito, ché vedete
mai poscia farò ciò
ho allato: ma credimi
ma credimi che, prima
che sabato sia, io farò
faceste alla Biliuzza,
infino a casa, ché vedi
ritta la ventura testé
tornassi ci sarebbe chi
ci sarebbe chi che sia
Il prete, veggendo
era acconcia a far cosa
"Ecco, tu non mi credi
io te gli rechi; acciò
"Sí, cotesto tabarro, o
Disse il prete: "Come,
che vale? Io voglio
quegli nel popolo nostro
non è ancora quindici dí
ben cinque, per quel
Buglietto d’Alberto,
d’Alberto, che sai
diede; e ella, poi
qua nella capanna,
partitosi in gonnella,
in gonnella, che pareva
Quivi, pensando
e cominciò a pensare in
senza costo.
E per ciò
vennegli fatto: per ciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che andate voi zaconato
che io mi veniva a star
che io trovai l’uom tuo
che andava a città.
che il marito avea poco
Disse
che ve fo io?
che io vorrei e che Idio
che Idio comandò.
che gli altri uomini: o
che noi facciamo vie
che bene a mio uopo
che ’l fistolo?
Disse
che tu vuogli.
che voi vorrete?
che tu vuogli, e io il
che io ho filata e a far
che so che l’avete, io
che l’avete, io
che io recai a marito,
che non ci posso andare a
che voi vorrete.
che, prima che sabato sia
che
che sabato sia, io farò
che tu gli avrai molto
che se n’andò col
che ho cosí ritta la
che non c’è persona, e
che sia che
che c’impaccerebbe: e io
che ella non era acconcia
che gli piacesse, se non
che io te gli rechi;
che tu mi creda, io ti
Disse
che vale egli?
che vale? Io voglio che
che tu sappi ch’egli è di
che il tengon di
che mi costò da Lotto
che mi dice Buglietto
che sai che si conosce
che si conosce cosí bene
che riposto l’ebbe, disse
che non vi vien mai
che pareva che venisse da
che venisse da servire a
che quanti moccoli
che modo riavere lo
che alquanto era
che il dí seguente,
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e mandolla pregando
suo della pietra, però
e Nuto Buglietti, sí
e di’: ‘Dice il sere
sere che gran mercé, e
rimandiate il tabarro
con Bentivegna a desco
sere? Fo boto a Cristo
va rendigliel tosto,
te nasca! e guarda
e guarda che di cosa
‘La Belcolore dice
dice che fa prego a Dio
quando tu la vedrai,
Bentivegna si credeva
compagni racconta ciò
donne avevano tanto riso
reina a Elissa commise
novelletta non men vera
usavan per ciò
in ciascuna cosa
un suo compagno di ciò
in piè, sentendo
congiunse con loro, il
Maso rispose
Baschi, in una contrada
la quale stavan genti
niuna altra cosa facevan
della migliore
è buon paese; ma dimmi,
che si fa de’ capponi
Haccene piú di millanta,
dee egli essere piú là
quella fede vi dava
ci fosse, ben ti dico
una satolla. Ma dimmi,
egli in que’ paesi di là
sí gran quantità,
v’ha maggior montagne
che Monte Morello,
vatti con Dio; e sappi
legare in anella prima
soldano, n’avrebbe ciò
gran vertú, per ciò
A cui Maso rispose
Disse Calandrino: "Di
è questa pietra? o
cercar di costoro, acciò
senza indugio e prima
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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le piacesse di
desinava la mattina
egli voleva far della
gran mercé, e che voi
voi gli rimandiate il
’l fanciullo vi
desinavano; quivi,
mi vien voglia di
canciola te nasca! e
di cosa che voglia
voglia mai, io dico
fa prego a Dio che
voi non pesterete mai
s’ella non ci
la moglie quelle
essi sanno meglio di
ancor ridono, la
seguitasse; la quale
piacevole tanto
de’ modi suoi e della
far voleva, astuto e
fare intendeva,
non era credenza, si
forte piacque a Maso;
le piú si trovavano
si chiamava Bengodi,
niuna altra cosa
far maccheroni e
mai si bevve, senza
si fa de’ capponi che
cuocon coloro?
tutta notte canta.
Abruzzi.
"Sí bene
dar si può a
io vi verrei una
lieto sie tu, in
da Dio vengon le
appo noi è poco
Monte Morello, che
rilucon di mezza
chi facesse le macine
elle si forassero e
volesse.
L’altra si
qualunque persona la
nel Mugnone se ne
grossezza è questa
colore è il suo?
senza indugio e prima
alcuno altro
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ricordandosi egli che essi lavoravano nel
di Firenze: per ciò che io ho inteso da uomo
da uomo degno di fede che in Mugnone si truova
niun’altra persona; per che a me parrebbe che noi
per che a me parrebbe che noi senza alcuno
alcuno indugio, prima che altra persona
per certo, per ciò che io la conosco; e
io la conosco; e trovata che noi l’avremo, che
che noi l’avremo, che avrem noi a fare
le quali sapete che stanno sempre cariche
le mura a modo che fa la lumaca.
nome.
A Calandrino, che era di grossa pasta,
uscito di mente; per che egli rispose: "Che
per che egli rispose: "Che
Che abbiam noi a far del
noi a far del nome poi che noi sappiam la vertú?
la vertú? A me parrebbe che noi andassimo a
son quasi nere; per che a me pare che noi
nere; per che a me pare che noi abbiamo a
ricogliere tutte quelle che noi vederem nere,
noi vederem nere, tanto che noi ci abbattiamo a
disse: "A me pare che Calandrino dica bene,
bene, ma non mi pare che questa sia ora da ciò
sia ora da ciò, per ciò che il sole è alto e dà
le pietre rasciutte, per che tali paion testé
bianche, delle pietre che vi sono, che la
pietre che vi sono, che la mattina, anzi che
che la mattina, anzi che il sole l’abbia
diverse cagioni è oggi, che è dí di lavorare, per
indovinare quello che noi andassomo
me pare, se pare a voi, che questa sia opera da
dover fare da mattina, che si conoscon meglio le
e in dí di festa, che non vi sarà persona
che non vi sarà persona che ci vegga.
s’accordò: e ordinarono che la domenica mattina
gli pregò Calandrino che essi non dovesser
mondo ragionare, per ciò che a lui era stata posta
questo, disse loro ciò che udito avea della
con saramenti affermando che cosí era. Partito
da loro, essi quello che intorno a questo
fu guari di via andato, che egli il seno se
se n’ebbe pieno, per che
che, alzandosi i gheroni
gheroni della gonnella, che alla analda non era,
di pietre empiè.
Per che
che, veggendo Buffalmacco
Buffalmacco e Bruno che Calandrino era carico
dove è?
Buffalmacco, che ivi presso sel vedeva
Disse Bruno: "Ben che fa poco! a me par
me par egli esser certo che egli è ora a casa a
e lasciati qui, poscia che noi fummo sí sciocchi
noi fummo sí sciocchi che noi gli credemmo.
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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sarebbe stato sí stolto, che avesse creduto che in
che avesse creduto che in Mugnone si dovesse
virtuosa pietra, altri che noi?
Calandrino,
parole udendo, imaginò che quella pietra alle
mani gli fosse venuta e che per la vertú d’essa
d’essa coloro, ancor che loro fosse presente,
disse a Bruno: "Noi che faremo? Ché non ce ne
ma io giuro a Dio che mai Calandrino non me
ciotto nelle calcagna, che egli si ricorderebbe
in mano uno de’ codoli che raccolti avea, disse
terra gittate le pietre che ricolte aveano,
piacevole alla beffa, che,
che mentre Calandrino
gli fece motto, come che pochi ne scontrasse
ne scontrasse per ciò che quasi a desinare era
torni a desinare.
Il che udendo Calandrino e
Calandrino e veggendo che veduto era, pieno di
le molte pietre che recate avea,
capello o osso addosso che macero non fosse, le
Buffalmacco e Bruno, poi che co’ guardiani della
alla finestra e pregogli che suso a lui dovessero
riguardato, dissero: "Che
Che è questo, Calandrino?
"E monna Tessa che ha? E’ par che tu
Tessa che ha? E’ par che tu l’abbi battuta:
che tu l’abbi battuta: che novelle son queste?
alla risposta; per che soprastando,
e venistitene, il che noi abbiamo forte per
questa fia la sezzaia che tu ci farai mai.
l’opera sta altramenti che voi non pensate. Io,
diece braccia e veggendo che voi ve ne venavate e
fine raccontò loro ciò che essi fatto e detto
seguitò:
"E dicovi che
che, entrando alla porta
queste pietre in seno che voi vedete qui, niuna
a bere, né alcun fu che parola mi dicesse né
né mezza, sí come quegli che non mi vedeano.
e ebbemi veduto, per ciò che
che, come voi sapete, le
virtú ad ogni cosa: di che io, che mi poteva dir
ad ogni cosa: di che io, che mi poteva dire il piú
mani e non so a quello che io mi tengo che io
a quello che io mi tengo che io non le sego le
io non le sego le veni, che maladetta sia l’ora
che maladetta sia l’ora che io prima la vidi e
affermavano quello che Calandrino diceva, e
gran voglia di ridere, che quasi scoppiavano;
aver la donna ma egli, che sapeva che le femine
ma egli, che sapeva che le femine facevano
e non le aveva detto che ella si guardasse
aveva tolto o per ciò che la ventura non doveva
le mostrò voler che ella appresso
mostrato; ma per ciò che dir non se ne
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se ne potrebbe tanto,
tutto il mondo, voleva
città e grande, come
né per ciò è mai cessato
troppo grande; e per ciò
e cortesi.
Ora avvenne
proposto della chiesa,
fu di tanto ardire,
piacer suo, e pregolla
e rincrescevole,
che niuna persona era
ella l’aveva piú in odio
che il mal del capo; per
gli rispose:
"Messer,
abbiatemi per iscusata,
iscusata, che al modo
la vedeva venire; per
egli meritava, poscia
alcuna far nol volle,
E detto loro ciò
operava e quello ancora
io ho udito assai volte
alcun castello sí forte,
preso una volta il
siete andato d’attorno,
e son disposta, poscia
tanto tenuta, pensando
denaio, per ciò
piú ci piacesse, per ciò
"Messer, voi sapete
si potrebbe, per ciò
loro sí allato alla mia,
cheta non si può dire,
notte per due, intanto
ma d’una cosa vi priego:
che questo stea segreto,
e, se esser puote, fate
e il piú contrafatto
un color verde e giallo
e giallo che pareva
gitterò nel fuoco, non
la donna "io voglio
entro il letto mio e
ben di non far motto, sí
da’ fratei miei, ché sai
dormirò io con sei, non
ben sentire: per
donna informata di ciò
impose a’ fratelli
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che ancora piú non ne
che una gentil donna
che oggi tutta disfatta
che vescovo avuto non
che la piú agiata donna
che, usando questa donna
che
che piú qua né piú là non
che egli medesimo disse a
che ella dovesse esser
che niuna persona era che
che ben gli volesse; e se
che il mal del capo; per
che ella, sí come savia,
che voi m’amiate mi può
che al modo che voi mi
che voi mi richiedete io
che, parendo questo
che
che altramenti non poteva
che prima co’ fratelli no
che proposto verso lei
che ella intendeva di
che egli non è alcun
che, essendo ogni dí
che
che io veggo molto bene
che voi m’avete fatto
che io cosí vi piaccio, a
che mai piú di niuna non
che niuna se ne terrebbe
che io non ho marito a
che io ho due fratelli
che essi non s’impacciano
che paroluzza sí cheta
che non si senta.
che io pensi dove noi
che questo stea segreto,
che mai parola non se ne
che istasera noi siamo
che si vedesse mai: ché
che pareva che non a
che non a Fiesole ma a
"Or ben,
che altro.
che tu giaccia stanotte
che tu gli faccia carezze
che tu non fossi sentita
che ti dormono allato; e
che con uno, se bisognerà
che proposto, tacitamente
che a far avesse.
che facessero il
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il rimanente di ciò
lor la fortuna in quello
volevano piú favorevole
non dimandavano; per ciò
i giovani: "Messer, poi
di grazia n’avete fatto,
invitarvi, noi vogliam
voler vedere una cosetta
Il vescovo rispose
che volentieri: per
ed era, avanti
miglia piú di tre, per
e sí per lo vituperio
il piú doloroso uomo
questo fosse avvenuto,
ogni cosa; il
e i giovani altressí,
di quarantanove; senza
poteva mai andar per via
dicevano: "Vedi colui
con la Ciutazza; il
gli era sí gran noia,
in Firenze, mentre
donne, il giovane
la quale ancora
non sia, per ciò
vocaboli in essa s’usano
è ella tanto da ridere,
strema e tanto misera,
non pare ogni lor fatto
seco e giudici e notai
tratti dalla calzoleria,
gli altri molti giudici
piú tosto un magnano
E come spesso avviene
spesso avviene che, bene
vi vanno, avvenne
sedeva, parendogli
considerando.
E come
e piú lunga la gonnella
una, ch’è piú notabile
aperti dinanzi, vide
gli agiugnea.
Per
lasciato quello
non meno sollazzevoli
il piú nuovo squasimodeo
lo giudice stava, vider
teneva i piedi, tanto
a’ compagni: "Io voglio
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che ordinato era; li
che far volevano piú
che essi medesimi non
che, essendo il caldo
che
che tanta di grazia
che degnato siete di
che vi piaccia di voler
che noi vi vogliam
che volentieri: per che
che l’un de’ giovani,
che costor quivi
che istanchetto, avendo
che aver gli parea,
che fosse mai; e per
che egli quivi con la
che il vescovo udito,
che, senza volersi del
che
che, poi ad un gran tempo
che
che egli non fosse da’
che giacque con la
che gli era sí gran noia,
che egli ne fu quasi in
che egli, essendo al
che Elissa poco avanti
che disonesta non sia,
che vocaboli in essa
che voi d’usar vi
che io la pur dirò.
che altro non pare ogni
che una pidocchieria; e
che paion uomini levati
che delle scuole delle
che seco menò, ne menò
che altro a vedere, e fu
che, bene che i cittadini
che
che i cittadini non
che Maso del Saggio una
che fosse un nuovo
che egli gli vedesse il
che la guarnacca, e assai
che alcuna dell’altre, al
che il fondo loro in fino
che, senza star troppo a
che
che andava cercando,
che Maso, e disse loro:
che voi vedeste mai.
che sotto quelle panche
che a grand’agio vi si
che noi gli traiamo
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del tutto, per ciò
veduto come: per
per che, fra sé ordinato
d’uomini, Matteuzzo,
io vi priego per Dio
per Dio che, innanzi
che cotesto ladroncello,
dallato, vada altrove,
non è ancora un mese,
e perché egli sa
venuto e dice dell’uose,
Grassa ventraiuola e uno
Santa Maria a Verzaia,
gridava ancora. E mentre
incontanente, per ciò
sentendo e non sappiendo
il tennero per li panni,
Ma Matteuzzo, poi
pur verrò tante volte,
fossero andati quegli
per le budella di Dio
suoi amici mostratogli
se non per mostrargli
i fiorentini conoscevano
in aloè, e pare
se egli non vuole
quale molto si rise,
reina a Filomena impose
fossero non bisogna
avanti faccendomi, dico
lontano da Firenze,
quale, tra l’altre cose
una volta tra l’altre
Buffalmacco e sappiendo
Calandrino, la mattina
i ben venuti; io voglio
voglio che voi veggiate
e da Calandrino intesero
i denari e a mogliata dí
cotale alla trista, sí
Il prete disse
ben fatto poi, per ciò
Calandrino, veggendo
vide l’uscio aperto; per
oisé! dolente sé,
Calandrino per udir ciò
"Ohimè, compagni miei,
gli disse: "Maraviglia
Bruno "grida forte, sí
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che si può troppo bene.
che, fra sé ordinato che
che
che dovessero fare e dire
che persona non se ne
che, innanzi che cotesto
che
che cotesto ladroncello,
che v’è costí dallato,
che voi mi facciate
che le faceva risolare.
che io son venuto a
che io m’aveva in casa
che va raccogliendo la
che ’l vide quando egli
che il giudice stava
che il giudice era magro
che ciò si fosse,
che quanti nella corte
che alquanto tenute
che io vi troverrò cosí
che dell’uose e della
che e’ gli conveniva
che questo non gli era
che i fiorentini
che, dove egli doveva
che
che l’abbia avuto egli
che alla moglie il dicano
che la reina a Filomena
che seguitando dicesse;
che io vi mostri, ché
che Calandrino aveva un
che in dote aveva avuto
che sú vi ricoglieva,
che, non essendo la
che
che la moglie di lui non
che costor giunsero il dí
che voi veggiate che
che massaio io sono; e
che per la famiglia sua
che ti sia stato imbolato
che costoro non vi vollon
che gli era molto caro;
che egli è solo in casa.
che il prete nol lasciava
che, domandato questo e
che
che il porco gli era
che egli del porco
che il porco mio m’è
che se’ stato savio una
che paia bene che sia
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forte, sí che paia bene
"Al corpo di Dio,
che io dico da dovero
fatti ben sentire, sí
al nimico: io dico
impiccato per la gola,
credimi tu far credere
"egli è cosí, di
ma tu sai, Calandrino,
dir cosí: io non vorrei
Idio e’ santi e ciò
ciò che v’è? Io vi dico
di riaverlo.
"E
a certi gentilotti
da torno, ché son certo
vero; e tu, Calandrino,
e dissegli:
"Farai
darò e farò e dirò ciò
di giovani fiorentini
dir la cagione per
che voi siete qui, acciò
che, se altro avvenisse
di me.
A Calandrin,
se l’abbia; e per ciò
e per ciò che altri
altri che alcun di noi
e infino da ora sappiate
anzi gli parrà piú amara
e per ciò, anzi
tanti, è forse il meglio
meglio che quel cotale
fatto.
Ciascun
Ciascun che v’era disse
volentier mangiare: per
"Eia, Calandrino,
che vuol dir questo? per
rivolto e veduto
"Aspettati, forse
e forní di dare l’altre
a gittar le lagrime
vedendo tutti dissero
e furonvene di quegli
Ma pur, poi
per lo certo tuttavia
e a noi volevi mostrare
volta bere de’ denari
incominciò a giurare
Disse Buffalmacco: "Ma
sanamente, Calandrino,
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che sia stato cosí.
che io dico da dovero che
che egli m’è stato
che egli paia vero.
che tu non mi credi, se
che egli m’è stato
che egli sia volato?
che io son diserto e non
che ieri io t’insegnai
che tu ad un’ora ti
che v’è? Io vi dico che
che il porco m’è stato
che via disse Calandrino
che ci ha da torno, ché
che alcun di loro l’ha
che di’? vogliallo fare?
che tu inviti domattina a
che fia da dire e da fare
che per la villa erano e
che voi siete qui, acciò
che, se altro avvenisse
che
che non vi piacesse, voi
che qui è, fu ier notte
che altri che alcun di
che alcun di noi che qui
che qui siamo non gliele
che chi avuto avrà il
che veleno e sputeralla;
che questa vergogna gli
che quel cotale che avuto
che avuto l’avesse in
che v’era disse che ne
che ne voleva volentier
che Bruno, ordinatigli e
che vuol dir questo? per
che prestamente rivolto e
che Calandrino la sua
che alcuna altra cosa
che a dare aveva.
che parevan nocciuole, sí
che per certo Calandrino
che aspramente il
che partiti si furono,
che tu te l’avevi avuto
che ti fosse stato
che tu n’avesti.
che egli avuto non l’avea
che n’avesti, sozio, alla
che egli fu tale nella
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fu tale nella brigata
con noi mangiò e bevé,
e bevé, che mi disse
quinci sú una giovinetta
a tua posta e davile ciò
tu potevi rimedire, e
che egli aveva per certo
ci volevi far credere
far credere altressí
altressí che il porco,
in far l’arte, per
per che noi intendiamo
paia di capponi, se non
Calandrino, vedendo
se stato non fosse
ancora i capponi a color
aveano il porco. Ma poi
reina a Pampinea impose
spesse volte avviene
la sua beffa presso
utilità di voi, per ciò
molti anni passati
e la cagion d’esse il
e conoscendo
piacere a costei, acciò
quello e piú tenendosi
di dimostrargli
d’altra parte pensandosi
le scoperse e la pregò
sua donna operasse sí,
a perdere il senno
egli ti parla piú,
che io amo molto piú lui
che egli non ama me, ma
guardar l’onestà mia, sí
a fronte scoperta: di
sapeva ben, donne mie,
trovatolo, fece quello
presane, per mostrargli
da sua parte gli disse
avuto da poter far cosa
che gli piacesse poi
l’aveva certa, se non
per le feste del Natale
Lo scolare, piú
avendo cenato, ciò
di vedere per opera ciò
nella corte dimorato,
a sentir piú freddo
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con noi mangiò e bevé
mi disse che tu avevi
tu avevi quinci sú
tu tenevi a tua posta
tu potevi rimedire, e
egli aveva per certo
tu l’avevi mandato
tu l’avessi trovata!
il porco, che tu hai
tu hai donato o ver
noi intendiamo che tu
tu ci doni due paia
noi diremo a monna
creduto non gli era,
loro increbbe di
tolto gli aveano il
la fine fu venuta, la
dicesse la sua; e
l’arte è dall’arte
con morte, essendo
meglio di beffare
in Firenze fu una
ottimamente sta in
le gran cose e care
per lo piacerle il
ella era,
di lui le calesse,
quanti piú
con la sua donna
la grazia di lei
egli ci ha da Parigi
io amo molto piú lui
egli non ama me, ma
a me si convien di
io con l’altre donne
egli, se cosí è savio
cosa è il mettere in
dalla donna sua le fu
a torto di ciò di lei
ella tempo mai non
gli piacesse poi che
del suo amore fatta
per le feste del
s’appressava ella
altro uom lieto, al
fare quella notte
la donna con parole
egli cominciò a
voluto non avrebbe;
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guardiamo ciò che colui, di cui tu se’
geloso, fa, e quello che egli risponderà alla
è la piú dolente femina che mai fosse, per ciò
che mai fosse, per ciò che egli ci è stasera
n’è andato, ma io credo che egli se n’andrà tosto
oggimai: ella ti priega che non ti incresca
"Dirai alla mia donna che di me niun pensier si
si dea in fino a tanto che ella possa con suo
per me venire, ma che questo ella faccia
al suo amante: "Ben, che dirai? Credi tu che
Ben, che dirai? Credi tu che io, se quel ben gli
se quel ben gli volessi che tu temi, sofferissi
che tu temi, sofferissi che egli stesse là giú ad
detto, con l’amante suo, che già in parte era
con la donna; e ciò che udiva credeva che
e ciò che udiva credeva che uscio fosse che per
credeva che uscio fosse che per lui dalla donna
gli disse: "Che
Che ti pare, anima mia,
porto? faratti il freddo che io gli fo patire
uscir del petto quello che per li miei motti vi
mio, sí, assai conosco che cosí come tu se’ il
stretta, non che mille ma piú di
la baciava.
E poi che in cotale
tutto il dí mi scrivea che ardeva.
E levati,
d’un batter di denti che egli faceva per
sí spessa e ratta, che mai simile veduta non
Allora disse la donna: "Che
Che dirai, speranza mia
mia dolce? parti che io sappia far gli
la donna: "Io voglio che noi andiamo insin giú
parlerò: e udirem quello che egli dirà e per
n’avremo non men festa che noi abbiam di vederlo
da un pertugetto che v’era il chiamò.
La donna disse: "O sí, che io so che tu se’ uno
disse: "O sí, che io so che tu se’ uno assiderato
poco di neve! Già so io che elle sono molto
ancora aprire, per ciò che questo mio maladetto
mio maladetto fratello, che iersera ci venne meco
per venirti a confortare che l’aspettar non
io vi priego per Dio che voi m’apriate, acciò
che voi m’apriate, acciò che io possa costí dentro
al coperto, per ciò che da poco in qua s’è
"Ohimè, ben mio dolce, che io non posso ché
romore quando s’apre, che leggiermente sarei
voglio andare a dirgli che se ne vada, acciò che
che se ne vada, acciò che io possa poi tornare
andate tosto; e priegovi che voi facciate fare un
un buon fuoco, acciò che
che, come io enterrò
divenuto sí freddo, che appena sento di me.
essere, se quello è vero che tu m’hai piú volte
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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piú volte scritto, cioè
tutto; ma io son certa
cuore.
L’amante,
ora molto piú disiderava
ventura possa egli avere
agghiacciare: ma sai
in pace, ché quello
volta: so io bene
essere avvenuta,
cosa le minacce essere
dentro al petto suo ciò
avuta la piggior notte
ma bene ho conosciuto
alcuna colpa, per ciò
me; e come tu di’ quello
gambe si destò; per
e dettogli il freddo
nervi guerire e far sí
e se non fosse
odio servando, vie piú
certo spazio di tempo,
sodisfare; per ciò
essendosi il giovane
molto dire né fare cosa
pensiero, e ciò fu
operazione e
savia, senza pensare
e subitamente le disse
gli promettesse
di ciò, ella farebbe ciò
tu: venuto è il tempo
premio del grande amore
"Dirai alla mia donna
e domandar mercé di ciò
avesse fatto: ma il modo
la risposta, e ordinossi
non ricordandosi ella
ogni suo fatto e quello
"Madonna, egli è il vero
che tra l’altre cose
per certo io so ciò
ciò che n’è; ma per ciò
E il vero
porto è di tanta forza,
come io mi nieghi cosa
cosa che voi vogliate
son presto di farlo poi
Ma io vi ricordo
malagevole cosa a fare
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tu per l’amor di me
che tu mi beffi. Ora io
che tutto udiva e aveva
che prima d’esser con la
che iersera ci venne!
che è? Portatelo in pace,
che stanotte non è potuto
che cosa non potrebbe
che tanto fosse
che arme del minacciato,
che la non temperata
che io avessi mai, ma
che di ciò non ha la
che essa medesima, sí
che stanotte non è stato
che, mandato per alcun
che
che avuto avea, alla sua
che si distendessero; e
che egli era giovane e
che mai si mostrava
che la fortuna
che, essendosi il giovane
che
che dalla vedova era
che a lei fosse a piacere
che l’amante della donna
che di ciò lo scolare
che se lo scolare saputo
che da lui sapesse se
che per merito di ciò,
che a lui piacesse.
che io farò col tuo aiuto
e
che io le portava;
che in questo non stea in
che contro al suo piacere
che ella abbia a tenere
che in Santa Lucia del
che lui quasi alla morte
che disiderava e pregollo
che tra l’altre cose che
che io apparai a Parigi
che n’è; ma per ciò che
che ella è di grandissimo
che l’amore il quale io
che io non so come io mi
che voi vogliate che io
che io faccia; e per ciò,
Ma io vi
che vi piace.
che ella è piú malagevole
che voi per avventura non
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una donna, per ciò
e a far ciò convien
di sicuro animo, per ciò
la donna, piú innamorata
per sí fatta maniera,
facessi per riaver colui
se ti piace, mostrami in
sicura.
Lo scolare,
v’avrò mandata, converrà
diciate certe parole
delle piú belle
vi domanderanno quel
quel che voi vogliate
A queste farete
vostri (e guardatevi
mezza la seguente notte
misericordia: e sappiate
disse: "Non dubitare,
egli è testé di luglio,
disabitata, se non
scale di castagnuoli
pastori sopra un battuto
spero di fare quello
Lo scolare,
ma ben vi priego
avrete e conoscerete
io v’avrò ben servita,
Lo scolar lieto di ciò
donna e mandolle a dire
dovesse far quello
a casa d’un suo amico,
fece tale in piè levare
giaceva e confortavalo
a poco levò quella scala
appresso aspettò quello
lungo l’aspettare, senza
le faceva troppo piú
che voluto non avrebbe,
l’aurora apparire; per
per che, dolente
che avvenuto non era ciò
seco disse: "Io temo
stata lunga per lo terzo
che fu la sua, senza
della torre. E poi
dicendo: "O sventurata,
quando si saprà
il maladetto scolare,
mentire. Ahi misera te,
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che questo non si può far
che chi ’l fa sia di
che di notte si convien
che savia, rispose: "Amor
che niuna cosa è la quale
che a torto m’ha
che mi convenga esser
che di mal pelo avea
che voi, essendo la luna
che io vi darò scritte,
che voi vedeste mai e sí
che voi vogliate che si
A queste
che si faccia.
che voi diciate bene e
che non vi venisse
che il vostro amante
che mai da questa ora
che queste cose farò io
che sarà il bagnarsi
che per cotali scale di
che vi sono salgono
che v’è a guardar di lor
Lo
che m’imporrai.
che ottimamente sapeva e
che, quando il vostro
che
che io v’avrò ben servita
che vi ricordi di me e
che il suo avviso pareva
che la notte vegnente
che detto l’avea; e
che assai vicino stava
che si giaceva e
che egli da guato uscisse
che saliva in sul battuto
che ella dovesse dire e
che fresco le faceva
che voluto non avrebbe,
che ella vide l’aurora
che, dolente che avvenuto
che
che avvenuto non era ciò
che lo scolare detto
che costui non m’abbia
che fu la sua, senza che
che il freddo fu d’altra
che le forze le
che si dirà da’ tuoi
che tu sii qui trovata
che tutti i fatti tuoi sa
che ad un’ora avrai
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venne in tanto dolore,
la sua fante, avvenne
piagner forte e pregollo
torre venisse, acciò
di me vendicato, per ciò
ignuda assiderare: senza
pianto e lo ’nganno
e la mia sciocchezza
che ti credetti,
dei, ma per amor di te,
che se’ gentile uomo,
quale io ti feci quello
i miei panni recare e
non mi voler tor quello
quella notte, io, ognora
vendetta la quale piú
impetrato, la notte
ma se cotanto or piú
t’increbbe, quella notte
Come nol chiami tu
cui appartiene egli piú
te? Chiamalo, stolta
mia sciocchezza o l’amor
a me ora cortese di ciò
riserba, se egli avvien
valente, e tacitamente,
Ma presupposto
uomini quel dee bastare
che tu dicesti.
Per
intendo, con tutto
con tutto che questo
v’agiugnerà:
per ciò
volessi, riguardando a
tua simiglianti, per ciò
e rea feminetta.
E da
di crespe, se’ tu piú
dí essere utile al mondo
adunque con questa noia
noia che tu sostieni
lo schernir gli uomini
hanno alcun sentimento e
piú: io seppi tanto fare
sappi tu ora tanto fare
beffare.
Parte
il sol piú alto; ma poi
fallo mio cosí grande,
con ciò sia cosa
di me vendicare, il
la quale, chente
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che quasi fu per gittarsi
che lo scolare, avendo a
che nella torre venisse,
che essa potesse
che, quantunque di luglio
che
che io ho tanto pianto e
che io ti feci e la mia
che ti credetti, che
che maraviglia è come gli
che se’ gentile uomo, che
che ti basti per vendetta
che infino a questo punto
che io possa di qua sú
che tu poscia vogliendo
che a grado ti fia, te ne
che altra cosa disiderata
che io nella tua corte di
che per lo passato del
che tu stessa ricordi,
che ti venga a aiutare? e
che a lui? Tu se’ sua: e
che tu se’, e pruova se
Né
che tu gli portavi.
che io non disidero né
che tu di qui viva ti
che io come magnanimo mi
che io pur magnammo fossi
Per che
che tu dicesti.
che, quantunque io aquila
che
che questo che io ti fo
che io ti fo non si possa
che se io vendicar mi
che partito tu ponesti
che io ucciderei una vile
che diavol, togliendo via
che qualunque altra
che centomilia tue pari
che tu sostieni che cosa
che cosa sia lo schernir
che hanno alcun
che cosa sia lo schernir
che io costà su ti feci
che tu ne scenda, come tu
che lo scolare questo
che ella il sentí tacer,
che né ti posson muovere
che, senza fidarmi io di
che
che tu mostri con tanto
che ella, insieme con
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si sia, pur so
aver cara, si è per ciò
posso per ciò credere
A cui lo scolare,
nelle mie mani per amore
ma per racquistar quello
niuna cosa merita altro
di tempo era a andare,
incappare in alcuno,
maggior pena e vergogna
e in sí fatta maniera,
sono troppo maggiori
che coloro non estimano
Egli di questa vendetta
m’ha fatto)
avrei di te scritte cose
te scritte cose che, non
Del tuo amore o
amo riguardando a ciò
de’ giovani, per ciò
cose tutte ebber coloro
sono e quel sanno
miglia le lor giornate
Certo io confesso
tosto il poco e saporito
andare, ancora
loro esser degni; per
gloria hanno maggiore
il vantarsi di quelle
già sotto a’ frati,
molte. Benché tu dichi
amori non seppe altri
donato.
Tu adunque,
donna da molto piú
piú che tu non se’,
meglio n’ha conosciuto
non facesti.
E acciò
nell’altro mondo portare
portare che non mostra
o no.
Ma per ciò
Ma per ciò che io credo
far lieto, ti dico
ricorditi del freddo
donna, veggendo
e disse: "Ecco, poi
tu porti a quella donna
che piú savia di me di’
trovata e da cui tu di’
a ridere; e veggendo
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che,
che se per altro non
che vaghezza e trastullo
che tu volessi vedermi
che a diletto la teneva a
che tu mi portassi ma per
che tu perduto avevi, e
che maggior male: e
che di necessità, se
che in maggior pena e
che questa non ti fia
che, avendole tu risapute
che
che coloro non estimano
che quelle con
che io di te prendo mi
che io avrei di te
che, non che dell’altre
che
che dell’altre persone ma
che tu sii mia, non ho io
che egli ha ora verso te
che alquanto con le carni
che piú alquanto
che coloro hanno a
che gli uomini piú maturi
che essi con maggior
che il molto e insipido;
che alquanto piú tardi
che essere non può
che il vantarsi di quelle
che hanno avute: il qual
che nol ridicono, ne mise
che mai i tuoi amori non
che la tua fante e io, tu
che male eleggesti, sieti
che tu non se’, che
che meglio n’ha
E
che tu non facesti.
che tu del disidero degli
che non mostra che tu in
che tu in questo prenda
che io credo che di tanto
che di tanto non mi
che, se il sole ti
che
che tu a me facesti
che pure a crudel fine
che niuna mia cosa di me
che piú savia di me di’
che hai trovata e da cui
che se’ amato: e per amor
che già la terza era di
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comandò al fante suo
e a suo poter guardasse
dentro infino a tanto
saltando, sí come quella
dal dolore era vinta e
con tanta forza,
e fu la cottura tale,
la cottura tale, che lei
parve nel muoversi
sí forte la testa,
la testa, che pareva
che le si spezzasse: il
era fervente tanto,
poteva trovar luogo: per
la stimolavano,
d’uno spuntone: per
disposta del tutto,
disposta del tutto, che
per lo caldo, avvegna
lavorare, sí come quegli
lor biade battevano: per
niuna altra cosa udiva
angoscia disiderando.
tutto l’avean concia,
piú la morte aspettando
ricordandosi, per veder
torre e il suo fante,
e di sete morire: per
ti priego per solo Idio
che qua sú salghi e, poi
ché io la disidero piú
e tale è il tormento
d’acqua mi fa venire
Di tanto mi dolgo forte,
rimarrai bella
Iddio a quelle persone
ma tu, piú crudele
a questa maniera?
usare in un traditore
messa ad uccisione,
d’acqua volermi dare,
molte volte del vino pur
Ora ecco, poscia
morte ricevere, acciò
mia, il quale io priego
disse: "Buona femina,
quivi né altrove, né so
che si sia divenuta: di
io ho lei avuta, acciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che di quindi non si
che alcun non v’entrasse
che egli tornato fosse: e
che dal dolore era vinta
che niente la notte
che non solamente le
che lei che profondamente
che profondamente dormiva
che tutta la cotta pelle
che pareva che le si
che le si spezzasse: il
che niuna maraviglia era.
che ella né co’ piedi né
che, senza star ferma, or
che
che ciascuna le pareva
che ella di menare le
che che avvenire ne le
che avvenire ne le
che quel dí niuno ivi
che allato alle lor case
che niuna altra cosa
che cicale, e vedeva Arno
Che direm piú della
che ella, dove la notte
che altro, essendo già la
che di lei fosse se ne
che ancora era digiuno ne
che io ti priego per solo
che qua sú salghi e, poi
che a me non soffera il
che altra cosa, tanto e
E se tu
che io sento.
che io possa bagnarmi la
che la infermità del mio
che faccia la serpe
che mal mi vogliono; ma
che ogni altra fiera,
Che piú doveva io
che tutta una città
che quella alla qual tu
che a’ micidiali dannati
che essi ne domandino.
che io veggio te star
che Idio abbia
che con giusti occhi
che è della donna tua?
che si sia divenuta: di
che io vivo con
che io t’avessi della tua
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Che – Cheggia
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CORNICE
CORNICE
CORNICE
FIAMMETTA
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mi scapperai dalle mani
paghi sí dell’opere tue,
niuno uomo farai beffe
cotesti panni e dille
il suo comandamento; per
udendo ciò
il miserabile pianto
donna faceva: per
per la mia fante e fa sí
chi avrebbe mai pensato
per la scala già presso
di lei, non altramenti
donna la pregò per Dio
e avendo da lei saputo
fosse, se non coloro
l’aveano e il lavoratore
gli pregò per Dio
la donna in collo,
La fante cattivella,
cominciò a mugghiar
erbaio, andò a vedere
essere aiutata piú
tanto miseramente,
già il sol basso, acciò
la mise; e ordinarono
Quivi la donna,
altra persona credere
e affanno della donna,
credendosi frascheggiare
non sappiendo bene
fa con la sua moglie
alle donne, ma per ciò
alla Fiammetta impose
Piacevoli donne, per ciò
per ciò che mi pare
offeso scolare, estimo
potrete comprendere
Dovete adunque sapere
insieme, e per quello
bella.
Ora avvenne
del Zeppa si dimesticò,
una buona pezza avanti
La donna disse
egli non era in casa: di
nella sala, e veggendo
e ella lui.
Il Zeppa,
stette a veder quello a
e in quella serrarsi; di
forte.
Ma conoscendo
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che
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che
che
che
che
che
che
che
che
che
io non ti paghi sí
mai di niuno uomo
di me non ti ricordi.
vada per lei, s’ella
la fante, presigli e
detto l’era, temette
la sventurata donna
salito su quanto poté
ella possa qua sú a
voi doveste essere
racconcia dal
se morta fosse.
Ma
ella tacesse e lei
niuna persona sapeva
i panni portati
al presente v’era,
mai ad alcuna persona
andar non poteva,
di dietro era rimasa,
pareva un leone.
avesse la fante, e
da altrui, dolorosa
non solamente il
quivi non gli
essa e la fante
aveva a gran divizia
per indozzamenti di
tutta la pelle piú
con un altro avrebbe
essi, non dico tutti
l’uno è serrato in
in parte giustamente
seguitasse, la quale,
mi pare che alquanto
alquanto trafitto
convenevole sia con
assai dee bastare a
in Siena, sí come io
mostrassono, cosí
Spinelloccio, usando
egli incominciò a
persona se
egli non era in casa:
Spinelloccio,
altri non v’era,
questo vide, non fece
il giuoco dovesse
egli si turbò forte.
per far romore né per
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si diede a pensar
cosa dovesse fare,
dove trovò la donna
cadere, e disse: "Donna,
ho io veduto anche altro
avendogli confessato
il quale se tu vuogli
compiutamente quello
che io t’imporrò, il
è questo.
Io voglio
tu dichi a Spinelloccio
io ti dirò il rimanente
ché io ti prometto
la terza, Spinelloccio,
seco d’un mio fatto, sí
camera, non stette guari
in quella cassa
finestra e chiamala e dí
divenuta, fece quello
Zeppa, vi venne, udendo
pianamente alla moglie
disse: "Ohimè, Zeppa,
ora, è questo l’amor
e la leale compagnia
disse: "Donna, in prima
ramarichi, ascolta ciò
fratello; e ieri, come
nol sappia, io trovai
era pervenuta a questo,
con teco. Ora, per ciò
per certo egli converrà
io il ci colga e per ciò
io gli farò giuoco
disse: "Zeppa mio, poi
contenta, sí veramente
tu mi facci, di questo
io, non obstante quello
gioiello come niun altro
lui.
Spinelloccio,
la danza trivigiana
pezza sentí tal dolore,
tal dolore, che parea
morisse; e se non fosse
Poi, pur ripensandosi
villania incominciata e
aveva ragione di far ciò
ciò che egli faceva e
di volere esser piú
il Zeppa e sappiendo
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che vendetta di questa
che, senza sapersi da
che
che ancora non s’era
A cui la
che fai tu?
che io non vorrei! e con
che acconciamente della
che io ti perdoni, pensa
che io t’imporrò, il che
Io voglio
che è questo.
che tu dichi a
che domattina in su l’ora
che a fare avrai; e di
che io non gli farò male
che promesso aveva alla
che egli mi vi convien
che il Zeppa tornò; il
che il marito detto
che venga a desinar con
che il marito le ’mpose.
che il marito non vi
che in cucina n’andasse,
che vuol dire questo?
che voi portate a
che voi gli fate?
che tu ti ramarichi,
che io ti vo’ dire. Io ho
che egli nol sappia, io
che la fidanza la quale
che egli con la mia donna
che io l’amo, non intendo
che io il ci colga e per
che io non intendo di
che né tu né egli sarete
che sopra me dee cadere
che tu mi facci, di
che far dobbiamo,
che ella m’ha fatto,
che tu n’abbi; e cosí
che nella cassa era e
che sopra il capo fatta
che parea che morisse; e
che morisse; e se non
che egli temeva del Zeppa
che da lui era la
che il Zeppa aveva
che egli faceva e che
che verso di lui
che mai amico del Zeppa,
che egli sapeva ciò che
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FIAMMETTA
FIAMMETTA
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FIAMMETTA
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CORNICE
CORNICE
LAURETTA
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che egli sapeva ciò
suo marito e conoscendo
e udito e sentito ciò
dianzi alla mia donna,
noi due niuna altra cosa
che le mogli divisa,
fatto d’una brigata
e lasciatovi.
Poi
Spinelloccio la beffa
la qual cosa non mi pare
fa beffa alcuna a colui
che la va cercando, o
intendo di dirvi d’uno
cercando; estimando
estimando che quegli
a cui fu fatta un medico
piú ricco di ben paterni
di medicine, secondo
dovesse le medicine
vicini.
E parendogli
che costoro meno
non dover potere essere
ma s’avvisò, per ciò
per ciò che udito avea
che astuti uomini erano,
in poche di volte
gli disse la maraviglia
di lui e di Buffalmacco,
viveano; e pregollo
di rispondergli secondo
perché siete amico e so
Egli è il vero
arte né d’altro frutto,
poter pagar pur l’acqua
Né voglio per ciò
per ciò che voi crediate
e di questo ogni cosa
il nostro viver lieto
questo e senza saper
caldissimo di sapere
in corso, affermandogli
disse Bruno "maestro,
gran segreto quello
ma sí è grande l’amor
la quale ho in voi,
non posso negarvi cosa
dirò con questo patto,
a Montesone mi giurerete
Il maestro affermò
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che fatto aveva, o la
che egli aveva e udito e
che ella sopra il capo
che noi siamo amici come
che le mogli divisa, che
che noi quelle ancora
che va in corso, fatto
che le donne alquanto
che fatta gli fu dal
che agramente sia da
che la va cercando, o che
che la si guadagna.
che se l’andò cercando;
che quegli che gliele
che gliele fecero non da
che a Firenze da Bologna,
che di scienza, non ha
che egli medesimo diceva,
che dar doveva a’ suoi
che costoro meno che
che alcuni altri del
che essi dovessero cosí
che udito avea che astuti
che astuti uomini erano,
che d’alcuna altra parte
che con lui stato era
che egli si faceva di lui
che, essendo poveri
che
che gli ’nsegnasse come
che alla sua pecoraggine
che a altrui nol direte,
che il mio compagno e io
che noi d’alcune
che noi logoriamo. Né
che voi crediate che noi
che noi andiamo ad
che a noi è di diletto o
Il
che voi vedete.
che si fosse credendolo,
che cosa fosse l’andare
che per certo mai a niuna
che mi domandate voi?
che voi volete sapere, e
che io porto alla vostra
che io non posso negarvi
che voi vogliate; e per
che voi per la croce a
che mai, come promesso
che non farebbe.
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mio dolciato, sapere
egli non è ancora guari
Michele Scotto, per ciò
a’ quali impose
cotali gentili uomini,
fossero, piú gentili
non gentili o piú ricchi
che poveri, solamente
e siamo.
E dicovi cosí
che, qualora egli avvien
al piacer di ciascuno
e varie vivande, secondo
che ciascun disidera,
i canti pieni di melodia
dire quanta sia la cera
quanti sieno i confetti
sieno preziosi i vini
zucca mia da sale,
sale, che voi credeste
abito o con questi panni
ve ne è niuno sí cattivo
tutti gli altri piaceri
scalpedra di Narsia.
oggimai voi! Dove, poi
sua camera.
E sappiate
sono non meno odorifere
il comino; e havvi letti
vi parrebber piú belli
se ne vanno.
Or
voi!
Ma tra gli altri
e io, per ciò
e sí abbiamo saputo fare
altro occhio in capo
in capo che noi.
Per
vivere e andare piú
uomini lieti, pensando
cosí fatte reine: senza
in corso: per ciò
cosí facciam noi: se non
siam differenti da loro,
mio da bene, inteso ciò
stendeva forse piú oltre
cosa a Bruno rispose
di richiederlo
facesse infino a tanto
questa loro usanza,
usanza, che non parea
star bene, acciò
via uno orinale, acciò
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che egli non è ancora
che in questa città fu un
che di Scozia era, e da
che a ogni piacere di
che onorato l’aveano,
che non gentili o piú
che poveri, solamente che
che uomini fossero
che, qualora egli avvien
che
che noi insieme ci
che è di tal compagnia, e
che ciascun disidera, che
che recate ci sono
che vi s’odono, né vi
che vi s’arde a queste
che vi si consumano e
E non
che vi si beono.
che voi credeste che noi
che noi stessomo là in
che ci vedete: egli non
che non vi paresse uno
che vi sono si è quello
Che vivo io annoverando?
che hanno bevuto e
che quelle camere paiono
che sieno i bossoli delle
che vi parrebber piú
che quello del doge di
che menar di calcole e di
che meglio stanno,
che Buffalmacco le piú
che elle non hanno altro
Per che da voi
che noi.
che da voi medesimo
che gli altri uomini
che noi abbiamo l’amor di
che, quando noi vogliamo
che
che sí come i corsari
che di tanto siam
che eglino mai non la
che noi diciamo l’andare
che il medicare i
che fermamente maraviglia
che essere il vi facesse
che, con piú onor
che
che non parea che senza
che senza Bruno il
che ingrato non paresse
che coloro che avessero
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acciò che coloro che avessero del suo
Diceva il maestro: "Che
Che vuol dire gumedra? Io
io ho bene udito dire che Porcograsso e
Ben vi so dire che ella vi farebbe
piú accenderlo, avvenne che
che, parendo a messer lo
sera a vegghiare (parte che il lume teneva a
co’ suoi onori preso, che egli si dispose
poco, se tu mi dicessi che io andassi di qui a
qui a Peretola, io credo che io v’andrei; e per
e per ciò non voglio che tu ti maravigli se io
tu sai, egli non è guari che tu mi ragionasti de’
vostra lieta brigata, di che sí gran disiderio
d’esserne m’è venuto, che mai niuna altra cosa
tu vedrai se mai avviene che io ne sia: ché infino
infino a ora voglio io che tu ti facci beffe di
la piú bella fante che tu vedessi già è
già è buona pezza, che io vidi pur
e per lo corpo di Cristo che io le volli dare
piú posso ti priego che m’insegni quello che
che m’insegni quello che io abbia a fare per
dovervi potere essere, e che tu ancora facci e
ancora facci e adoperi che io vi sia; e nel vero
la persona, e ho un viso che pare una rosa; e
son dottore di medicine, che non credo che voi ve
medicine, che non credo che voi ve n’abbiate
gran voglia di ridere, che egli in se medesimo
el maestro disse: "Che
Disse
Che te ne pare?
il maestro: "Io dico che tu non l’avresti mai
e le piú belle robe che medico di Firenze.
In fé di Dio, i’ ho roba che costò, contata ogni
anni piú di diece! Per che quanto piú posso ti
piú posso ti priego che facci che io ne sia:
ti priego che facci che io ne sia: e in fé di
pure infermo se tu sai, che mai di mio mestiere
v’incresca infin tanto che io abbia fatte le
e Bruno faccendo vista che forte la petizion gli
gran cose son quelle che per me fareste, e io
ma tuttavia quella che a me adimandate,
condite di tanto senno, che trarrebbono le
degli usatti non che me del mio
E dicovi ancora cosí, che se altro non mi vi
vo’ bene perché veggio che innamorato siete di
in queste cose quello che voi avvisate e per
non posso per voi quello che bisognerebbe
io vi darò il modo che a tenere avrete, e
be’ libri e l’altre cose che di sopra dette
di sopra dette m’avete, che egli vi verrà fatto.
di’: io veggio che tu non mi conosci
Egli erano poche cose che messer Guasparruolo
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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podestà di Forlimpopoli, che egli non me le
uomo a cui egli dicesse che egli era per isposare
posso fidare io. Il modo che voi avrete a tener
molto in mettervi e far che messo vi sia chi egli
e per ciò a me parrebbe che voi, in quanto voi
onore.
Egli è uomo che,
che veggendovi cosí
e con queste buone cose che avete un poco
"Troppo mi piace ciò che tu ragioni; e se egli
e se egli è uomo che si diletti de’ savi
un poco, io farò ben che egli m’andrà sempre
sempre cercando, per ciò che io n’ho tanto del
io n’ho tanto del senno, che io ne potrei fornire
per ordine: di che a Buffalmacco parea
essere a far quello che questo maestro sapa
cercando.
Il medico, che oltre modo disiderava
in corso, non mollò mai che egli divenne amico di
amico di Buffalmacco, il che agevolmente gli venne
inviti, dicendo sempre che con uno altro ciò non
Buffalmacco richiese; di che Buffalmacco si mostrò
Dio da Pasignano che io mi tengo a poco
che io mi tengo a poco che lo non ti do tale in
do tale in su la testa, che il naso ti caschi
nelle calcagna traditor che tu se’, ché altri che
che tu se’, ché altri che tu non ha queste cose
mio, egli si par bene che voi siete stato a
siete stato a Bologna e che voi infino in questa
e ancora vi dico piú, che voi non apparaste
in domenica.
E come che Bruno m’abbia detto
che Bruno m’abbia detto che voi studiaste là in
in medicine, a me pare che voi studiaste in
a pigliar uomini: il che voi, meglio che altro
il che voi, meglio che altro uomo che io
meglio che altro uomo che io vidi mai, sapete
verso Brun disse: "Che
Che cosa è a favellare e
cosí tosto tu di quel che io valeva, come ha
ma di almeno quello che io ti dissi quando tu
quando tu mi dicesti che Buffalmacco si
de’ savi uomini: parti che io l’abbia fatto?
né dottore né scolare, che non mi volesse il
mio.
E dirotti piú, che io non vi dissi mai
non vi dissi mai parola che io non facessi ridere
mondo e volevano tutti che io vi pur rimanessi,
cosa perch’io vi stessi, che vollono lasciare a me
lasciare a me solo che io leggessi a quanti
a grandissime eredità che io ci ho, state
Bruno a Buffalmacco: "Che
Che ti pare? Tu nol mi
in questa terra medico che s’intenda d’orina
siete anzi gente grossa che no; ma io vorrei che
che no; ma io vorrei che voi mi vedeste tra’
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voi le sapete troppo piú
avrei mai creduto: di
vi dico
procaccerò senza fallo
era la piú bella cosa
giurisdizione, e non
tributo.
E sovvi dire
ma non ha per ciò molto
all’uscio una notte
vostri dimestici credo
braccia.
Il medico,
vocaboli di costoro, per
gli recarono i dipintori
E venuto il dí
ebbero, gli domandò
molto sicuro, per ciò
danno; e quello a
si convien trovar modo
quegli avelli rilevati
robe in dosso, acciò
e sí ancora per ciò
per ciò che (per quello
fummo noi poi) per ciò
quivi v’aspettate tanto,
che per voi venga colui
noi manderemo.
E acciò
ma poi, quando vedrà
acconcio, cosí, a modo
aveste paura, vi dich’io
o percuotere in parte
Se voi sapeste quello
di Dio egli fu tal notte
ch’è peggio,
presala di peso, credo
e pur convenne, sí feci,
volta mi ricorda
senza esser meco altri
io troppo.
E dicovi
io vi sarò stato, da
s’è sí innamorata di me
bagnato: e forse
dite bene, ma guardate
e questo dico per ciò
poche volte è mai
come l’uom fa talvolta,
che io mi metta altro
una di queste maschere
s’acconciò in guisa
pure un orso, se non
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che io non avrei mai
che io, parlandovi come
che io procaccerò senza
che voi di nostra brigata
che si trovasse in tutto
che altri, ma i frati
che, quando ella va da
che
che ella vi passò innanzi
che andava a Arno a
che sieno, ma ora non ve
che a Bologna nato e
che egli della donna si
che egli era per ricevuto
che la notte seguente si
che modo gli conveniva
che, se voi non foste
che
che egli vi conviene
che voi siate stasera in
che poco tempo ha si
che voi per la prima
che (per quello che detto
che detto ne fosse: ché
che voi siete gentile
che per voi venga colui
E
che noi manderemo.
che voi siate d’ogni cosa
che voi non vi
che se steste cortese, vi
che ella vi potrebbe
che vi putirebbe. E per
che io ho già fatto di
che, non volendone una
che
che non era alta un
che io la portassi presso
che ella ne venisse con
che io, senza esser meco
che un mio fante, colà un
che io, per venirvi bene
che, non avendomi ancor
che
che ella mi vol fare
che la cavalleria mi
che voi non ci faceste la
che egli fa freddo, e voi
che io mi levi la notte
che io mi metta altro che
che il pilliccione mio
che usare si soleano a
che pareva pure un orso,
che la maschera aveva
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CORNICE
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come egli si fu accorto
e a stridere a guisa
a tremare, come colui
come colui che era piú
femina pauroso; e fu ora
stato innanzi a casa sua
non per tanto pur, poi
da costoro.
Ma poi
maestro, sí come quegli
di paura, non sapeva
dove ritrovò Bruno
si misero a veder quello
il meglio, non sappiendo
sua, e picchiò tanto
fu l’uscio riserrato,
la maggior villania
a un popolo, non
di lividori a guisa
cosa potuta nettare,
loro incontro dicendo
voi, anzi preghiamo Idio
che vi dea tanti malanni
e il maggior traditor
che viva, per ciò
farvi onore e piacere,
avute tante busse,
uno asino a Roma: senza
disse: "Io vorrei
ne disse il messo nostro
ancora quello onore
e a pregargli per Dio
e con le miglior parole
e per paura
ad un mercatante ciò
molta piú mercatantia
in su gli occhi. Ma poi
ella ebbe fine, Dioneo,
fine, Dioneo, che sapeva
una tanto piú
aggradire, quanto colei
di beffare altrui
di quegli o di quelle
Soleva essere, e forse
in tutte le terre marine
hanno porto cosí fatta,
che tutti i mercatanti
e quivi, dando a coloro
parte della mercatantia
delle mercatantie
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che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
che
messer lo maestro
se imperversato fosse
era piú che una
una femina pauroso; e
egli vorrebbe essere
quivi. Ma non per
andato v’era, si
Buffalmacco ebbe
tutto tremava di
farsi, se su vi
per non poter tener
il medico impastato
altro consiglio
aperto gli fu.
Né
Bruno e Buffalmacco
mai si dicesse a niun
a te. Deh, or
far sogliono le
non vi putisse.
E
Idio desse loro il
vi dea tanti malanni
voi siate morto a
viva, per ciò che
egli non è rimaso per
noi non siamo stati
di meno andrebbe uno
noi siamo stati a
egli v’avesse gittato
voi tremavate come
vi se ne conviene.
nol dovessero
egli poté s’ingegnò
essi questo suo
in Palermo ha portato
prima, da lei
ella ebbe fine,
sapeva che a lui
a lui toccava la
alcuna altra dettane
beffata fu era
alcuno altro beffato
avete contate.
ancora oggi è, una
hanno porto cosí
tutti i mercatanti
in quelle con
sopra ciò sono per
egli della dogana
vi son, e ancora chi
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chi sieno i mercatanti
quali poi essi, secondo
s’informano di ciò
di quelli vi sono stati
molto tempo, avvenne
Nicolò da Cignano, come
con tanti pannilani
gli erano avanzati,
ben la vita, avvenne
una di queste barbiere,
l’occhio addosso; di
accorgendosi, estimando
una gran donna, s’avvisò
quale accortasene, poi
molte novelle gli disse
sí la sua donna presa,
ella disiderava piú
fu il piú lieto uomo
alla buona femina
Iancofiore l’amava,
ben cambiata per ciò
che egli amava piú lei
che la sua propia vita e
egli non stette guari
Né stette guari
sospiri del mondo, poi
potuto conducere altri
sí grande odor di rose,
odor di rose, che ciò
portarono. E quivi, poi
gli pareva ciascuna ora
schiave se n’andassero e
Le quali poi
al quale pareva
lunga ora.
Ma poi
grandissima grazia
intendo di far quello
quello che vi piacerà e
piacer tuo, cosí è ciò
è ciò che ci è, e ciò
invescandosi, avvenne
e guadagnonne bene.
Il
forte di lui infiammata,
infiammata, che pareva
nappi d’argento
torre, sí come colui
altra aveva avuto quello
senza aver potuto fare
da lui prendesse tanto
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che l’hanno; con li quali
che lor cade per mano,
che egli v’ha e di quanto
che la mercatantia e ’l
che quivi, da’ suoi
che Salabaetto fosse
che alla fiera di Salerno
che potevano valere un
che una di queste
che si faceva chiamare
che egli accorgendosi,
che ella fosse una gran
che per la sua bellezza
che alquanti dí l’ebbe
che egli con la bellezza
che ella non trovava
che altra cosa di potersi
che mai fosse; e preso
che, se madonna
che
che ella n’era ben
che egli amava piú lei
che la sua propia vita e
che egli era disposto
che due schiave venner
che la donna con due sue
che molto e abbracciato e
che tu; tu m’hai miso lo
che ciò che v’era pareva
che v’era pareva rose; e
che di sudare furono
che queste schiave se
che egli nelle braccia di
che per comandamento
che costei tutta si
che tempo parve di
che questa sera te ne
che vi piacerà e che per
che per voi mi fia
che ci è, e ciò che per
che per me si può è allo
che egli vendé i panni
che la buona donna non da
che pareva che ella gli
che ella gli volesse
che ella aveva. Li quali
che da lei tra una volta
che valeva ben trenta
che ella da lui prendesse
che valesse un grosso.
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ordinato, la chiamò: per
il piú doloroso lamento
Deh, cuor del corpo mio,
voi cosí subitamente?
anima mia!
Poi
mio dolce, io non so né
non so né che mi far né
e scrivemi mio fratello
vendere e impegnare ciò
impegnare ciò che ci è,
fiorin d’oro, se non
e io non so quello
che io mi debba fare
vorrei esser morta prima
questa è vostra ventura
te ricevere il servigio
Salabaetto, vie piú
per questo non voglio io
mio, ben conosco
né sarà mai
Ma sallo Iddio
gli prendo, considerando
i fatti loro; ma per ciò
alla donna ogni volta
feste piú gli eran fatte
e di due il termine, non
poco senno e conoscendo
di lei niuna cosa piú
dire, sí come colui
piú lettere avute
mandassegli loro, acciò
dolendosi raccontò ciò
e consiglio in fare
la sua vita, affermando
spesi in dolcitudine: ma
ebbe pensato quello
ne’ magazzini, dicendo
dicendo che infino
sentito questo e udendo
valeva o piú quello
recato, senza quello
che egli aspettava
di niente sapere di ciò
un poco, sí come a colui
piacervene; ma io voglio
è tanto e tale l’amor
l’amor che io vi porto,
qui tanta mercatantia
di Ponente tanta
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che ella, uscita della
che mai facesse femina.
che avete voi cosí
che è la cagione di
che la donna s’ebbe assai
che mi far né che mi dire
che mi dire! Io ho testé
che, se io dovessi
che
che ci è, che senza alcun
che senza alcun fallo io
che gli sarà tagliata la
che io mi debba fare che
che io gli possa cosí
che quella mala novella
che pure ieri mi vennero
che tu mi profferi.
che preso da queste
che voi lasciate, ché, se
che il tuo è vero e
che io non riconosca da
che io mal volentier gli
che tu se’ mercatante e i
che il bisogno mi strigne
che a Salabaetto era in
E passato
che prima.
che venuto, al quale i
che di lei niuna cosa piú
che le si piacesse di
che di ciò non aveva né
che egli quegli denari
che, non faccendolo egli,
che
che fatto aveva e il suo
che esso quivi potesse
che mai a Firenze non
che? Fatto è, vuolsi
che
che era da fare, e a
che infino che altra
che altra mercatantia, la
che ben duemilia fiorin
che al presente aveva
che egli aspettava che
che valeva piú di tre
che recato s’avesse, fece
che mi trarrei il cuor
che voi udiate come io
che io vi porto, che io
che io ho fatto vendere
che vale oltre a dumilia
che varrà oltre a
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stare del vostro amore
amore che io creda
il quale io amo piú
mia, e piacemi forte
tornato ci sii, però
voglio un poco scusare
che, di quei tempi
e oltre a questo di ciò
denari.
Tu dei sapere
non c’è attenuto quello
e per questo conviene
e non da altro difetto,
abbi per certo
erano quegli medesimi
"Madonna, io conosco
fatto assai; e dicovi
questo e per lo amore
bisogno quella quantità
che io potessi fare,
ella il dí mandato
e tanto tristo,
tristo, che egli pareva
avea.
Egli, poi
"Io son diserto per ciò
quale è la mercatantia
ho un denaio, per ciò
ciò che li cinquecento
la quale ho qui, per ciò
che non è tempo, appena
sí ancora conosciuto
e per ciò io non so
io non so che mi fare né
perdere, avvisando
dovesse tenere acciò
disse: "Dio il sa
per tuo amore; ma
denari, sallo Idio
no’ gli ho.
E il vero
mi serví de’ cinquecento
egli non ne vuol meno
Salabaetto la cagione
servigio e accorsesi
i denari prestati; il
e appresso disse
bisogno;
e poi disse
scrivere in colui
denar gli prestasse, ma
gli fosse e sí acciò
La donna disse
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che io creda che stia
che stia alcuno
che la vita mia, e
che tu con intendimento
che spero d’avere ancora
che, di quei tempi che tu
che
che tu te n’andasti,
che io al termine
che io era allora in
che ci è promesso e per
che noi altressí mentiamo
che io i tuoi denari non
che io te gli avrei
che esso portati l’avea,
che voi dite vero, ma voi
che per questo e per lo
che io vi porto voi non
che io potessi fare, che
che io non ve ne servissi
che egli a cena e a
che egli pareva che
che volesse morire.
che una buona pezza
che il legno, sopra il
che io aspettava, è stato
che li cinquecento che mi
che mi rendesti
che non è tempo, appena
che io abbia delle due
che io ci trovassi chi di
che mi fare né che mi
che mi dire; e se io non
che modo ella dovesse
che a Monaco non andasse,
che ben me ne incresce
che giova il tribolarsene
che io gli ti presterrei
che egli ci è alcuna
che mi mancavano, ma
che a ragion di trenta
che moveva costei a
che di lei dovevan essere
che piacendogli, prima la
che già per pregio
che egli il sicurerebbe
che i denar gli prestasse
che egli voleva guardar
che niuna cosa gli
che questo era ben detto,
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scrivere alla dogana ciò
Firenze a’ suoi maestri
sospettosa; e poi
l’ebbe, veggendo
che non veniva, fece
tastate le botti,
le botti, che si credeva
le balle, tutte, fuor
tutte, fuor che due
e in brieve, tra ciò
a dugento fiorini.
Di
e colle beffe, trovò
di Pietro Canigiano
sagacità di Salabaetto
avrem noi: fate adunque
commendare di ciò
rose; ma pur, poi
manifestamente veggiamo
veggiamo che, poi
di varie piante fronzuti
ragionato abbiamo,
E per ciò quello
spezialità, ma voglio
che ciascun secondo
fermamente tenendo
la varietà delle cose
non meno graziosa ne fia
non obstanti quelle
loro, comandò a Panfilo
/
Chi potrebbe estimar
risposto, niun ve n’ebbe
attenta sollecitudine
volersi indovinare
Ma la reina, poi
riposarsi, comandò
ragiona ciascuno secondo
gli piace e di quello
altramenti aspettargli
prima a tavola andarono
piú liete l’una
guardando, disse
assai m’aggrada, poi
poi che vi piace,
novellare, d’esser colei
se ben farò, non dubito
non dubito che quegli
d’amore; né però credo
qui a uno anno d’altro
parlassimo;
e per ciò
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che Salabaetto dentro
che co’ panni l’avevan
che ben due mesi
che non veniva, fece che
che il sensale fece
che si credeva che piene
che piene d’olio fossero,
che due che panni erano,
che panni erano, piene le
che v’era, non valeva
che Iancofiore tenendosi
che tanto seppe altri
che apparve dal suo
che non fu minore a
che alle vostre bellezze
che le donne sogliono
che tenuti ebbe gli occhi
che, poi che i buoi
che
che i buoi alcuna parte
che i boschi ne’ quali
che, sí come a bisognosi,
che
che domane, seguendo il
che ciascun secondo che
che gli piace ragioni,
che la varietà delle cose
che si diranno non meno
che l’avrete pur d’una
che volontariamente
che una ne dovesse
che le mie braccia /
che, con piú attenta
che
che a lui non apparteneva
che egli di convenirgli
che vide la canzon di
che ciascuno se n’andasse
che gli piace e di quello
che piú gli aggrada.
che se senza tema o
che sei canzonette piú
che l’altra, da’ giovani
che principio desse alle
che vi piace, che per
che per questo campo
che corra il primo aringo
che quegli che appresso
che appresso verranno non
che pienamente se ne sia
che di ciò non parlassimo
che esso non solamente a
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oltre a quelle
a torsi da dosso due
Dico adunque
due nostri fiorentini,
cautamente ciascuno ciò
potendo, le venne, acciò
fosse possibile, acciò
Era, il giorno
il piggiore uomo
piggiore uomo che, non
e di sí divisato viso,
per le grandi profferte
la quale io son certa
e odi come.
Tu sai
dicemmo "del quale non
ti manda dicendo
ora è venuto il tempo
dee, per alcuna cagione
il corpo di Scannadio
ed ella, sí come quel la
nol vi vorrebbe.
Per
luogo di gran servigio,
fossi infino a tanto
sí gli di’ da mia parte
cara la vita, si guardi
‘Madonna Francesca dice
un gran servigio, cioè
alcuna parola di cosa
infino ad ora t’impone
a ciascuno, secondo
risposto fu da ognuno
fu da ognuno che non
se sí fosser pazzi
a dir seco:
"Deh,
sono io? dove vo io?
costei, forse avvedutisi
credendo essi quel
in quello avello? Il
del mondo se ne saprebbe
che lor nocesse. O
E poi dicea: "Ma pogniam
di queste cose sia, e
io debbo credere
lei, anzi si dee credere
sí come di colui
diserví.
Costei dice
Costei dice che di cosa
cosí fatto giuoco, a
mi faranno male; ma come
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che dette sono, una
che contro al suo piacere
che nella città di
che per aver bando di
che per lui si poteva, a
che la lor seccaggine si
che, non faccendolo essi,
che
che questo pensier le
che, non che in Pistoia,
che
che in Pistoia, ma in
che chi conosciuto non
che fanno, di volergli in
che non faranno, e cosí
che istamane fu
che morto, ma vivo, i piú
che ora è venuto il tempo
che tu puoi avere il suo
che tu poi saprai, questa
che stamane fu sepellito:
che ha di lui, cosí morto
che ella ti priega in
che ti debbia piacere
che per te sia venuto, e
che piú dove io sia non
che piú né messo né
che è presta di volere
che tu stanotte in su la
che tu oda o senta,
che tu mai piú non le
che imposto le fu, disse:
che non che in una
che in una sepoltura, ma
che essi il facessero.
che bestia sono io? dove
che so io se i parenti di
che io l’amo, credendo
che non è, le fanno far
che se avvenisse, io
che lor nocesse. O che so
che so io se forse alcun
che niuna di queste cose
che pure i suoi parenti a
che essi il corpo di
che essi ne voglian far
che forse già d’alcuna
che di cosa che io senta
che io senta io non
che sare’ io? come potre’
che essi non me ne
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e la donna dirà poi
e non farà mai cosa
E cosí dicendo fu tutto
questi e di tanta forza,
era stato e le cose
che già aveva udite dire
erano intervenute, non
parevagli tratto tratto
cominciò ad aspettare
casa sua per far quello
simili, da’ quali tutto
di no della prima cosa
di certo morire,
me ne metta a fare ciò
aprire, ancora
un altro d’alcune panche
era sí buia e sí oscura
ammendun via, avvenne
sentendo lo scalpiccio
fuori un lume per veder
prestamente, con tutto
lieta e lodando Idio
fatto, sí come appariva,
non sappiendo altro
vedendovisi, perciò
alla donna ciò
che fatto avea e quello
niente voler fare, poi
fare, poi che essi ciò
l’altre donne monache
venuta, d’un bel giovane
andare; di
avvenne una notte
partirsi e andarsene. Il
poi pensarono, acciò
sappiendone, avvenne
vel fece venire, il
tantosto sepper quelle
l’uscio, a lei
ché noi abbiam trovato
l’uscio sospignessero,
e tanta fu la fretta
da Dio?
E con l’altre,
in fallo l’Isabetta,
l’Isabetta, che di cosa
storditi, non sappiendo
aspettava di veder
la maggior villania
colpevole non sapeva
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che io abbia rotto il suo
E
che mi piaccia.
che tornato a casa; ma
che all’avello il
che già aveva udite dire
che di notte erano
che nelle sepolture de’
che Scannadio si dovesse
che di lui dovesse
che dalla sua donna gli
Ma
che rattenuto fu.
che questa gentil donna,
che io non me ne metta a
che promesso l’ho; e
che gran paura avesse,
che allato alla via erano
che egli non poteva
che la famiglia della
che Rinuccio co’ piè
che si fare e dove
che i panni del morto
che dallo ’mpaccio di
che ella loro aveva
che farsi, senza aver
che nel fondo l’aveva
che fatto avea e quello
che era intervenuto, e
che essi ciò che essa ad
che essa ad dimandato
che v’erano, v’era una
che con lui era
che ella contentandosi,
che egli da una delle
che costei con alquante
che la negazione non
che ella una notte vel
che tantosto sepper
che a ciò badavano; le
che già rispondeva
che l’Isabetta ha un
che egli s’aprisse,
che, senza avvedersene in
che
che sí focose e sí
che di cosa che la
che la badessa in capo
che farsi, stettero fermi
che fine la cosa avesse,
che mai a femina fosse
che si rispondere, ma
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il viso e veduto ciò che
in capo e gli usulieri che
e di là pendevano:
di che
che ella, avvisando ciò che
e poscia mi dite ciò che
volete.
La badessa, che
la ’ntendeva, disse: "Che
Che
egli aver fatta cosa che
"Madonna, io vi priego che
poi dite a me ciò che
cosí diceva.
Di che
medesimo fallo e vedendo che
e in tutta altra guisa che
dí fatto s’era, disse che
in dispetto di quelle che
vi fé venire; l’altre che
fa credere a Calandrino che
senza partorire.
Poi che
rendute grazie a Dio che
a Filostrato comandò che
era per dirvi; e per ciò che
dirvi; e per ciò che ciò che
si ragiona non può altro che
si sia, ancor pur quella che
senza piú dirne, dico che
dico che egli avvenne che
cominciò a dire che
Bruno e Buffalmacco, che
avevan piú volte detto che
con loro insieme, che
far pallottole; ma, non che
mai potuto conducere che
desse mangiare.
Per che
un lor compagno, che
tra sé ordinato quello che
Calandrino gli rispose che
a cui Calandrin disse: "Che
Che
e disse: "Ohimè, come? che
come? che ti pare egli che
avanti; ma Buffalmacco, che
testé mi diceva Nello che
potrebbe egli essere che
aver cavelle, non che
sopravenire, e prima che
disse: "Calandrino, che
viso è quello? E’ par che
E’ par che tu sia morto: che
sgomentato gli domandò: "Che
Che
Disse Bruno: "A me pare che
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la badessa aveva in
di qua e di là
ella, avvisando ciò
era, tutta
voi volete.
La
non la ’ntendeva,
cuffia, rea femina?
i motti ci abbian
voi v’annodiate la
vi piace; laonde
la badessa,
da tutte veduto era
fatto non avea
ciascuna si desse
di lei avevano
senza amante erano,
egli è pregno: il
Elissa ebbe la sua
la giovane monaca
seguitasse; il quale,
ciò che di lui si
di lui si ragiona non
multiplicare la festa
ieri aveva in animo
egli avvenne che una
una zia di Calandrin
egli voleva comperare
queste cose sapevano,
egli farebbe il
andar comperando
a questo, essi non
egli loro una volta
un dí dolendosene, e
aveva nome Nello,
a fare avessero, la
Idio gli desse il
guati tu?
E Nello
ti pare egli che io
io abbia?
Disse
guari non era lontano
io gli pareva tutto
io avessi nulla?
nulla: tu par mezzo
altro dicesse disse:
viso è quello? E’ par
tu sia morto: che ti
ti senti tu?"
fo?"
Disse Bruno:
tu te ne torni a casa
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e facciti ben coprire, e
tuo al maestro Simone,
ti dirà incontanente ciò
voglio andare a sapere
ché io mi sento non so
Simone, vi fu prima
prima che la fanticella
Simon del fatto; per
e di’ a Calandrino
e dirogli ciò
ciò che egli ha e ciò
né stette guari
hai altro male se non
questo m’hai fatto tu,
non vuogli stare altro
bene.
La donna,
uscirà egli? Ben veggo
di questa mia moglie
e dare’le tante busse,
romperei tutta, avvegna
sí gran voglia di ridere
sí squaccheratamente,
al medico e pregandolo
io non voglio
tosto accorti del fatto,
ho qui dugento lire di
tutti gli togliete, pur
per partorire, con tutto
grande donde farlo,
io avessi quel dolore,
che io mi morrei prima
molto piacevole a bere,
e rimarrai piú sano
sano che pesce; ma farai
grossi, e per altre cose
cinque lire di piccioli,
di capponi, il pregò
la bella cura
dietro e dicendo
senno e la virtú loro,
a voler guerire del male
gli faceva accredere
del soperchiato: il
in uno, cioè
tanto si convenivano,
Siena della provesione
Papa venuto un cardinale
d’avere ad una ora ciò
gli dovesse dare, acciò
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che tu mandi il segnal
che è cosí nostra cosa
che tu avrai a fare, e
che il medico dirà, e, se
Bruno,
che dentro.
che la fanticella che il
che il segno portava e
che, venuta la fanticella
che
che egli si tenga ben
che egli ha e ciò che
che egli avrà a fare.
che il maestro e Brun
che tu se’ pregno.
che non vuogli stare
che di sopra: io il ti
che assai onesta persona
che io son morto per la
che tanto la faccia Idio
che io la romperei tutta,
che egli mi stea molto
che scoppiavano, udendo
che tutti i denti gli si
che in questo gli dovesse
che tu ti sgomenti, ché,
che con poca fatica e in
che io voleva comperare
che io non abbia a
che elle abbian buon
che io credo, se io
che io mi morrei prima
che io partorissi.
che in tre mattine
che pesce; ma farai che
che tu sii poscia savio e
che bisognano darai ad un
che le comperi, e fara’mi
che in suo servigio in
che di lui il maestro
che rubato l’avea, il fa
che sia la sciocchezza e
che la sua simplicità gli
che egli avesse i segreti
che mi piace di
che ammenduni li lor
che amici n’erano
che dal padre donata gli
che molto suo signore era
che in sei mesi gli
che vestir si potesse e
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meglio seppe, a pregarlo che seco il dovesse
il dovesse menare, e che egli voleva essere e
l’Angiulieri rispose che menar nol voleva, non
sufficiente, ma per ciò che egli giucava e oltre
alcuna volta; a che il Fortarrigo rispose
il Fortarrigo rispose che dell’uno e dell’altro
prieghi sopraggiugnendo, che l’Angiulieri, sí come
sí come vinto, disse che era contento.
Ed
a dormire e dissegli che come nona sonasse il
poca d’ora alcuni denari che egli avea avendogli
era usato di fare; per che,
che diliberatosi di
si trovò denaio:
di che il romor fu grande e
dicendo l’Angiulieri che egli là entro era
di cavalcar, disse: "Che
Che è questo, Angiulieri?
venire qui testeso uno che ha pegno il mio
soldi: son certo che egli cel renderà per
essere stato colui che i suoi denar gli
la quantità di quegli che egli aveva perduti.
e se piú d’altrui che di Dio temuto non
ora costette parole che non montan cavelle;
guatare a quegli che v’eran da torno, li
da torno, li quali parea che credessono non che
parea che credessono non che il Fortarrigo i
avesse giucati, ma che l’Angiulieri ancora
de’ suoi; e dicevagli: "Che
Che ho io a fare di tuo
a fare di tuo farsetto, che appiccato sia tu per
sia tu per la gola? che non solamente m’hai
tre soldi? non credi tu che io te li possa ancor
truova la borsa: sappi che io potrei cercar
e non ve ne troverei uno che cosí mi stesse ben
come questo: e a dire che io il lasciassi a
ancor quaranta o piú, sí che tu mi piggiorresti in
pigliatelo.
Per che essi chi con vanga e
avvisando che rubato avesse colui
che rubato avesse colui che in camincia dietro
ladro disleale, che ti fuggivi col mio!;
Ben posso dire che per Dio e per voi io
cotanto racquistato, di che io sempre vi sarò
L’Angiulieri, che ricco si credeva
prestati, in sul ronzino che cavalcava il
quali si stette tanto che da capo dal padre fu
la Fiammetta rivolta, che ella seguitasse le
tutta lieta rispose che volentieri, e
donne, sí come io credo che voi sappiate, niuna
è di cui tanto si parli, che sempre piú non
dove il tempo e il luogo che quella cotal cosa
si sappi per colui che parlar ne vuole
io riguardo quello per che noi siam qui, ché per
altro ci siamo, stimo che ogni cosa che festa e
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stimo che ogni cosa che festa e piacer possa
ne fosse, altro che dilettar non debbia
Per la qual cosa, posto che assai volte de’ fatti
avanti disse Filostrato, che essi son tutti
raccontarla; ma per ciò che il partirsi dalla
Bruno e con Buffalmacco che tutto gliele
li quali, per ciò che il lavorio era molto,
del luogo, per ciò che altra famiglia non
del detto Niccolò, che avea nome Filippo, sí
l’altre volte avvenne che egli ve ne menò una
che egli ve ne menò una che aveva nome la
la quale un tristo, che era chiamato il
al capo, e ad un pozzo che nella corte era del
mani e ’l viso, avvenne che Calandrino quivi
le pareva un nuovo uomo che per altra vaghezza.
ardiva di dirle.
Ella, che avveduta s’era del
si partí della corte che ella fu da Filippo
a lavorare, altro che soffiar non faceva;
soffiar non faceva; di che Bruno accortosi, per
Bruno accortosi, per ciò che molto gli poneva
mani, sí come quegli che gran diletto prendeva
de’ fatti suoi, disse: "Che
Che diavolo hai tu, sozio
Tu non fai altro che soffiare.
A cui
è una giovane qua giú, che è piú bella che una
qua giú, che è piú bella che una lammia, la quale
forte innamorata di me, che ti parrebbe un gran
disse Bruno "guarda che ella non sia la
"Io il credo, per ciò che egli la chiamò, ed
a lui nella camera; ma che vuol per ciò dir
di cosí fatte cose, non che a Filippo. Io ti vo’
ella mi piace tanto, che io nol ti potrei dire
in due parole, per ciò che ella è molto mia
Ma come farem noi che Buffalmacco nol
era, sí come colui che veduta l’avea venire,
gliele aveva detto: per che
che, essendosi Calandrino
ordinarono quello che fare gli dovessero di
vedere se ella è quella che io credo; e se cosí
era Calandrino e quello che egli aveva lor detto,
e con loro ordinò quello che ciascun di loro
saviamente fare, per ciò che
che, se Filippo se ne
non ci laverebbe. Ma che vuoi tu che io le
Ma che vuoi tu che io le dica da tua
parte, se egli avvien che io le favelli?
dirai in prima in prima che io le voglio mille
da impregnare, e poscia che io son suo servigiale
del mondo, tali e tanti, che se ne sarebbe
Calandrino: "Ben ti dico che tu la fai struggere
"Parti, sozio? parti che io la rechi?
"Sí
sozio, io m’avveggio che io so meglio che
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io so meglio
che altro uomo far ciò
avrebbe saputo, altri
di tromba marina,
noccioli.
Ora io vorrò
E intendi sanamente
verace corpo di Cristo,
che io le farò giuoco,
e quelle sue gote
e saltando tanto lieto,
spesso veder costei,
quando ella non v’era,
desideri suoi, mostrando
Bruno e Buffalmacco,
d’altri onoretti, acciò
vedendo Calandrino
finendo e avvisando
il suo amore prima
con lei ordinato quello
di dover far ciò
non ne fa nulla, e parmi
naso; e per ciò, poscia
toccarla con un brieve
Adunque, disse Bruno "fa
"Calandrino, sappi
dietro e farà quello
paglia ch’è qui da lato,
che è il miglior luogo
che ci sia, per ciò
mai persona: tu vedrai
ella v’è, tu sai ben ciò
questa cosa quel diletto
diè senza ragione il dí
e per ciò io intendo
ed ella è tanto trista
via; e per ciò io voglio
ella non andrà cosí,
in compagnia, vie piú
a nascondere in parte
esser veduto, veder ciò
come credette
lei in novelle, e ella,
ella, che sapeva ben ciò
di piú dimestichezza
e in su la paglia
può egli esser vero
disse: "Io fo boto a Dio
pervenuti, la donna,
nel viso a Calandrino,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che altro uomo far ciò
Chi
che io voglio.
che io, far cosí tosto
che tutto il dí vanno in
che tu mi vegghi un poco
che io non son vecchio
che io le farò giuoco,
che ella mi verrà dietro
che paion due rose, e
che non capeva nel cuoio.
che egli non lavorava
che era il piú del tempo,
che ella fosse a casa di
che tenevano mano al
che solliciti fossero a’
che il lavorio si veniva
che, se egli non recasse
che
che finito fosse il
che fosse da fare, disse
che tu vorrai, e poscia
che ella ci meni per lo
che ella nol fa come ella
Disse
che io ti darò?
che tu mi rechi un poco
che se tu la toccherai
che tu vorrai. E però, se
che è il miglior luogo
che ci sia, per ciò che
che non vi bazzica mai
che ella vi verrà; quando
che tu t’hai a fare.
che gli altri e con loro
che egli ci tornò con le
che tu te ne vendichi: e
che ella si va
che tu vi venga e
che io non te ne paghi.
che di passo insieme con
che egli poteva, senza
che facesse Calandrino.
che Filippo alquanto
che sapeva ben ciò che a
che a fare aveva,
che usata non era gli
che era ivi in terra il
che io ti tenga?
e
che sono insieme;
che arrabbiava, datovi
che ancora levato non era
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Vecchio impazzato, che maladetto sia il ben
che maladetto sia il ben che io t’ho voluto:
tanto a fare a casa tua, che ti vai innamorando
ti conosci tu, dolente? che premenloti tutto, non
non uscirebbe tanto sugo che bastasse ad una salsa
era ora la Tessa quella che ti ’mpregnava, che
che ti ’mpregnava, che Dio la faccia trista
trista chiunque ella è, che ella dee ben
a pregar la moglie che non gridasse se ella
se ella non volesse che egli fosse tagliato
tutto a pezzi, per ciò che colei, che con lui
per ciò che colei, che con lui era, era
La donna disse: "Sia, che Iddio le dea il
Bruno e Buffalmacco, che con Filippo e con la
consiglio a Calandrino che a Firenze se
non vi tornasse, acciò che Filippo, se niente di
con l’altro; quegli che era con la figliuola
Calandrino, che altre volte la
fatti del quale poscia che le donne si tacquero,
reina impose a Panfilo che dicesse; il qual
mi piace, per ciò che in essa vedrete un
mangiare e bere; e come che povera persona fosse
o di sedici anni, che ancora marito non
un fanciul piccolino, che ancora non aveva uno
l’amava; e ella, che d’esser da un cosí
effetto, se Pinuccio (che
che cosí aveva nome il
avvisando, sí come colui che la disposizion della
della giovane sapeva, che
che, se questo facesse,
il quale, sí come colui che molto era dimestico
sí saputi studiare, che noi non siam qui pure
albergare; ma pur, poi che questa ora v’ha qui
Ora non avea l’oste che una cameretta assai
a quegli dall’altra, che altro che
dall’altra, che altro che strettamente andar vi
alcun di loro, come che di dormir mostrassero
l’oste nell’un de’ due che rimasi erano coricar
spazio, parendogli che ogn’uomo addormentato
dalla quale, ancora che paurosamente il
essolei di quel piacere che piú disideravano
con la giovane, avvenne che una gatta fece certe
destatasi sentí; per che levatasi temendo non
il romore.
Adriano, che a ciò non avea
e fornito quello per che levato s’era e
avendo cerco e trovato che quello che caduto era
e trovato che quello che caduto era non era
cattiva me, vedi quel che io faceva! in fé di
io faceva! in fé di Dio, che io me n’andava
coricare. Adriano, che ancora radormentato
quel piacer preso che egli desiderava, per
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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quel dell’oste; per che,
che fattosi un poco piú
disse: "Ben ti dico che mai sí dolce cosa non
lei il maggior diletto che mai uomo avesse con
con femina, e dicoti che io sono andato da sei
in su in villa, poscia che io mi parti’ quinci.
disse seco stesso: "Che
Che diavol fa costui qui?
qui? poi, piú turbato che consigliato, disse:
pagherò.
Pinuccio, che non era il piú savio
potuto, ma disse: "Di che mi pagherai? Che mi
"Di che mi pagherai? Che mi potrestú far tu?
La donna dell’oste, che col marito si credeva
odi gli osti nostri che hanno non so che
nostri che hanno non so che parole insieme.
disse: "Lasciali fare, che Idio gli metta in
stata era e con cui: per che
che, come savia, senza
suo figlioletto, come che punto lume nella
il chiamò e domandollo che parole egli avesse
odi tu ciò ch’e’ dice che ha fatto stanotte
coricai io in quel punto che io non ho mai poscia
e tu se’ una bestia che egli credi. Voi
bevete tanto la sera, che poscia sognate la
egli è gran peccato che voi non vi fiaccate
vi fiaccate il collo! Ma che fa egli costí
parte Adriano, veggendo che la donna saviamente
l’ho detto cento volte che tu non va da attorno,
e di dire le favole che tu sogni per vere ti
mala ventura: torna qua, che Dio ti dea la mala
L’oste, udendo quello che la donna diceva e
la donna diceva e quello che diceva Adriano,
a creder troppo bene che Pinuccio sognasse:
Pinuccio sognasse: per che
che, presolo per la
avendo raccolto ciò che detto s’era, cominciò
cominciò a guisa d’uom che sognasse ad entrare
in altri farnetichi: di che l’oste faceva le
"È egli ancora dí, che tu mi chiami?
contenti del modo in che la cosa avvenuta era,
la cosa avvenuta era, che dello effetto stesso
Talano d’Imolese sogna che uno lupo squarcia
viso alla moglie; dicele che se ne guardi; ella
reina a Pampinea disse che dicesse la sua; la
ragionato; e però, come che detto ne sia, non
ne sia, non lascerò io che con una novelletta
io non vi narri quello che ad una mia vicina,
e ritrosa, in tanto che a senno di niuna
far la poteva a suo. Il che quantunque gravissimo
la vedeva, gli parve che d’una parte del bosco
moglie: "Donna, ancora che la tua ritrosia non
non abbia mai sofferto che io abbia potuto avere
ma tu sogni di me quello che tu vorresti vedere; e
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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Talano: "Io sapeva bene che tu dovevi dir cosí,
tigna pettina; ma credi che ti piace: io per me
da capo te ne consiglio che tu oggi ti stea in
cattiva, e non vuol che io il vi truovi. Oh!
fatto: e’ convien pur che io vegga, se io vi
dovessi star tutto dí, che mercatantia debba
debba esser questa che egli oggi far vuole.
nella piú folta parte che v’era, si nascose,
né poté ella, poi che veduto l’ebbe, appena
dire "Domine, aiutami, che il lupo le si fu
maniera aiutarsi; per che,
che portandosenela il
fu guarita, ma non sí che tutta la gola e una
sí fatta maniera guasta, che,
che dove prima era bella
il non avere, in quello che niente le costava, al
compagnia disse quel che Talano veduto avea
la reina alla Lauretta che seguitasse; la qual
soavissime donne, che oggi davanti a me
raccontata da Pampinea, che fé lo scolare, a
assai grave a colui che la sostenne,
E per ciò dico che,
che essendo in Firenze
sostener le spese che la sua ghiottornia
e a usare con coloro che ricchi erano e di
desinare e a cena, ancor che chiamato non fosse
molto e piú pulito che una mosca, con sua
medesimo mestiere usava che Ciacco.
Il quale
a Biondello disse: "Che
Che vuol dir questo?
altre troppo piú belle che queste non sono e uno
Rispose Ciacco: "Ben sai che io vi verrò.
E
con alcuni suoi vicini che ancora non era andato
essendo da lui domandato che andasse faccendo,
’l ben venuto: e per ciò che egli è tempo,
né passar molti dí che egli in lui si
disse: "Avanti che otto giorni passino
iracundo e bizzarro piú che altro, e dissegli:
e mandavi pregando che vi piaccia
e sta bene accorto che egli non ti ponesse
le mani addosso, per ciò che egli ti darebbe il
udito costui, come colui che piccola levatura avea
levatura avea, avvisando che Biondello, il quale
nel viso, dicendo: "Che
Che "arrubinatemi" e che
"Che "arrubinatemi" e che "zanzeri" son questi?
"zanzeri" son questi? Che nel mal anno metta
barattiere, come colui che attento stava, fu
avea, e dissegli ciò che messer Filippo aveva
Disse Ciacco: "Per ciò che io ti so dire che
ciò che io ti so dire che messer Filippo ti fa
trarre altro, se non che Biondello, a
a instanzia di cui che sia, si facesse beffe
di lui; e in questo: che egli cosí si rodeva,
Based upon/Testo di riferimento:
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LAURETTA
LAURETTA
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messer," disse Biondel "che
che
tu il vedrai bene ciò che
bene ciò che questo è. Che
è. Che "arrubinatemi" e che
le pugna, le quali aveva che
lasciò in capo capello che
fatto si studiava, che
"zanzeri", ma non sapeva che
riprendendolo di ciò che
messer Filippo e che
si scusava e diceva che
mandato per vino. Ma poi che
di Ciacco.
E poi che
casa ad uscire, avvenne che
avesti.
Biondello, che
Biondello, che conosceva che
piú aver mala voglia che
ritrosa; all’un risponde che
che ami, all’altro che
all’Oca.
Niuno altro che
novellare; la qual, poi che
e però ciascuna, che
all’essere onesta, il che
e l’usanza o costume che
questo si parte, estimo che
considerazione, come che
fa mi ricondusse ciò che
quel gastigamento mandò che
e aspro gastigamento che
si partono.
Per che
a guerire quelle che
male; il quale niuna che
detto per lei, come che
intendere, dico che
la iniquità di quelle che
si conviene il bastone che
la virtú dell’altre, che
si conviene il bastone che
che le sostenga e che
a quel venendo che
ho nello animo, dico
Che
e tra gli altri che
cavalcando, avvenne che
medesimo cammin teneva che
dove egli andasse e per che
al quale Giosefo disse che
aver consiglio da lui che
con una sua moglie piú che
e strana cosa a pensare che
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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è questo?"
Messer
questo è. Che
"arrubinatemi" e che
"zanzeri" mi mandi tu
parevan di ferro,
ben gli volesse, e
pure una volta dalla
ciò si volesse dire.
mandato gli avea
egli non era uomo da
mai a messer Filippo
un poco si fu rimesso
dopo molti dí,
Ciacco il trovò, e
conosceva che contro
contro a Ciacco egli
opera, pregò Idio
ami, all’altro che
vada al Ponte all’Oca
la reina, volendo il
le donne ebbero assai
quiete, consolazione
è sommo e spezial
vogliam dire, le cui
degnissima sia non
altra volta avuta
Pampinea della
il marito dare non
dall’esser piacevoli,
m’aggrada di
cosí son fatte da
di tal medicina degna
gli uomini un cotal
è da concedere.
troppo fuori de’
le punisca; e a
trascorrere non si
le sostenga e che le
le spaventi. Ma,
di dire ho nello
essendo già quasi per
a ciò andavano, si
uscendo d’Antiocia
faceva esso, cavalcò
il domandò; al quale
a Salamone andava per
via tener dovesse con
altra femina ritrosa
per tutto questo io
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non posso trovare uomo
come addivenir possa
Giosefo disse quello per
"Va al Ponte all’Oca; il
aspettava e dissegli ciò
in cammino. E poi
un bel ponte; e per ciò
sofferir di passar tanto
E essendo già quasi
tutto era nulla.
Per
"Deh! cattivo,
Egli verrà piú tosto
e d’altra ne gli diè,
il mulo passò avanti, sí
il Ponte all’Oca.
Il
Or ti dico io, compagno,
buono e vero, per ciò
manifestamente conosco
m’ha mostrato quello
donna ricevuto, le disse
il quale, poi vide
contrario fece.
Il
"Non ti fu egli detto in
orgoglio, disse: "Ora
Donna, ancor se’ tu quel
tu suogli; ma credimi
per un giuoco quello
che io farò. E acciò
ricorditi della risposta
minacciare; ma veggendo
a chiedere mercé per Dio
piú furia l’una volta
né prima ristette
dosso della buona donna,
dissegli: "Doman vedrem
domandar Giosefo quello
a casa sua, ad alcun,
uomo era, disse ciò
ti potea dare. Tu sai
gli fai non per amore
compar Pietro dicendo
a’ giovani; ma poi
bellezza uno nero corvo,
sento anzi dello scemo
piú vi debbo esser caro
da voi esser sostenuto
fossi, quel dicendo
cose imposte da coloro
Barolo, il qual, per ciò
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che
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che
che
che
ben mi voglia; e per
io amato sia.
v’era; al quale
detto, similmente
per risposta avea
alquante giornate
una gran carovana di
quelle passate
tutte passate, per
Melisso e Giosefo, li
farai? vuoil tu
a bastonarlo come tu
il mulo passò avanti,
il mulattiere vinse
come Giosefo ebbe
il consiglio datomi
assai manifestamente
io non sapeva battere
io abbia a fare.
cosí facesse far da
a Giosefo piaceva, in
Giosefo vedendo, a
maniera tu facessi
vuol dir questo? deh!
tu suogli; ma credimi
io ti farò mutar modo
io farò. E acciò che
tu non m’impedischi,
ci fece il mulattiere
per tutto ciò Giosefo
egli non l’uccidesse,
l’altra, or per lo
egli fu stanco; e in
macerata non fosse.
pruova avrà fatto il
voleva si facesse da
savio uomo era, disse
da Salamone avuto
tu non ami persona, e
tu ad altrui porti,
non vi voleva coda,
ristate furono,
non farebbe un
no, faccendo la
se con piú valore
non dovrebbe se io
io dirò.
Dirovvi
alcuna cosa per forza
povera chiesa avea,
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dimestichezza con uno
Pietro da Tresanti,
riconoscimento dell’onor
voleva, ma conveniva
cavalla di donno Gianni,
donna, sappiendo l’onor
con una sua vicina,
di Giudice Leo, acciò
io sto, bene, per ciò
sono.
Compar Pietro,
era anzi grossetto uom
sollicitar donno Gianni
disse: "Ecco, poi
come si fa. È il vero
fa. È il vero che quello
a voi, e per ciò, poi
io il farò: vero è
far vi conviene quello
vi dirò, se voi volete
dissero di far ciò
che egli dicesse: per
ben come io farò, e
non guastare ogni cosa,
ogni cosa, che, per cosa
sola; e priega Iddio
preso il lume, disse
piedi in terra a guisa
similmente
similmente che di cosa
risvegliandosi tale
Compar Pietro,
"Ohimè, compar Pietro,
fatto? non ti diss’io,
facessi motto di cosa
al marito: "Deh, bestia
ma egli sarebbe ragione
cavalla, per le parole
dalle donne intesa
voleva, colei sel pensi
difetto e degli altri
il luogo hanno tenuto
l’ultimo, a emandare: di
miei subditi farà sí,
vi diè di ragionare quel
che piú vi piacesse; per
essendo, giudico
usata, e per ciò voglio
ché la vita nostra,
vita nostra, che altro
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che si chiamava Pietro da
che quello medesimo mesti
che da lui in Barletta
che, essendo in una sua
che
che egli allato a lei
che il prete al marito
che avea nome Zita
che il prete col marito
che quando mi piace io fo
che era anzi grossetto
che no, credette questo
che questa cosa gli
che voi pur volete,
che quello che piú è
che piú è malagevole in
che vi pur piace, io il
che far vi conviene
che io vi dirò, se voi
che venga fatto.
che egli dicesse: per che
che donno Gianni, preso
che tu tenghi bene a men
che, per cosa che tu oda
che
che tu oda o veggia, tu
che la coda s’appicchi
che ben lo farebbe.
che stanno le cavalle,
che di cosa che avvenisse
che avvenisse motto non
che non era chiamato e su
che attentamente infino
che hai tu fatto? non ti
che tu non facessi motto
che tu vedessi? La
che tu se’, perché hai tu
che tu fossi molto piú."
che dette avea compar
che Dioneo non voleva,
che ancora ne riderà.
che il luogo hanno tenuto
che tu tieni, essendo tu
che Idio ti presti grazia
che io, come gli altri
che piú vi piacesse; per
che, già riposati essendo
che
che sia da ritornare alla
che domane ciascuna di
che altro che brieve
che brieve esser non
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nella laudevole fama; il
fama; il che ciascuno
solamente, a guisa
secondo quello a
sollazzevoli di parole
comandò il re a Neifile
/ al viso di colui
quand’io ne truovo alcun
/ tututta gli apro e ciò
/
E quel piacer
quel simil mel dona /
la propia persona /
suo dolce amore: / quel
alla quale, per ciò
n’era, comandò il re
per li solari raggi
esser guiderdonato, per
donne, reputar mi debbo
Dovete adunque sapere
altri valorosi cavalieri
grande animo e veggendo
riguardando, gli parve
chi nol valea; e per ciò
e per ciò che a lui,
che a lui, che da quello
era donato, estimò
la fama sua: per
una delle miglior mule
per lo lungo camino
suo discreto famigliare
che, per quella maniera
messer Ruggieri in guisa
re mandato e ogni cosa
di lui raccogliesse sí
appresso gli comandasse
dandogli a vedere
terza, disse: "Io credo
credo che sia ben fatto
tutte l’altre fuor
la mula stallarono; per
stallò nel fiume; il
fatta come il signore
parola ricolse, e come
re dirne gli udí: per
già il re saputo quello
ma la vostra fortuna,
ha peccato e non io. E
ricevuto da voi, per ciò
son presto di veder ciò
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che ciascuno che al
che al ventre solamente,
che le bestie fanno, non
che piú dal desidero era
che di canto maestrevoli
che una ne cantasse a suo
che me amando / ha presa
che sia, / al mio parer,
che ’l cor disia: /
che di natura il fiore /
che s’io vedessi la
che m’ha accesa del suo
che mi faccia piú il suo
che già molta notte
che ciascuno per infino
che molto loro
che il re con esperienzia
che il nostro re me a
che, tra gli altri
che
che da gran tempo in qua
che, considerata la
che
che esso ora a uno e ora
che a lui, che da quello
che da quello che egli
che egli era si teneva,
che molto ne diminuisse
che di partirsi diliberò,
che mai si cavalcasse e
che a fare avea fu cara a
che, per quella maniera
che
che miglior gli paresse,
che egli non paresse dal
che egli dicesse di lui
che ridire gliele sapesse
che egli indietro al re
che esso veniva verso
che sia ben fatto che noi
che noi diamo stalla a
che la mula stallarono;
che cavalcando avanti,
che veggendo messer
Il
che a me ti donò.
che molte ne ricogliesse
che la mattina seguente,
che egli della mula aveva
che lasciato non m’ha, in
che io dica vero, io il
che io nol desiderava per
che vi piacerà,
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e ogn’altra cara gioia
adunque l’uno, e quello
Messer Ruggieri, poscia
il quale il re comandò
e trovossi esser quello
vedere, messer Ruggieri,
che quello è vero
il vostro valor merita
alle sue forze.
Io so
città, ma quel forziere
dispetto di lei voglio
che sia vostro, acciò
grazie rendute al re
a Elissa impose
usata verso colui
l’avea non si può dire
e gran cosa non sia: ma
usata verso persona
Certo non altro se non
con ciò sia cosa
avarissimi troppo piú
piú focosamente
da’ medici consigliato
amorevolmente gli disse
Ghino al castello.
Il
tutto furioso rispose
niente, sí come quegli
niente aveva a fare, ma
circundato: per
oste, vi manda pregando
cagione.
L’abate
in medicina, e dice
stomaco esser miglior
esser miglior che quella
della quale queste cose
L’abate,
che maggior fame aveva
di motteggiare, ancora
rispose, affermando
partí, né prima vi tornò
tenne piú giorni, tanto
altro talento ho maggior
dissegli: "Messere, poi
lasciatolo, a far
conoscere.
Ma poi
venire e in una corte
a cui l’abate rispose
stomaco ben guerito e
voi dovete sapere
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io ho: l’altro è
che preso avrete si sia
che vide cosí piacere al
che fosse aperto, e
che era pien di terra;
che quello è vero che io
che io vi dico della
che io m’opponga alle sue
che voi non avete animo
che la fortuna vi tolse,
che sia vostro, acciò che
che nelle vostre contrade
che a tanto dono si
che seguitasse; la quale
che servito l’avea non si
che laudevole e gran cosa
che direm noi se si
che, se inimicato
che
che quella del re fosse
che essi tutti avarissimi
che le femine sieno, e
che gli altri uomini a
che egli andasse a’ bagni
che gli dovesse piacere
che l’abate udendo, tutto
che egli non ne voleva
che con Ghino niente
che egli andrebbe avanti
che l’abate, co’ suoi
che vi piaccia di
che, come savio, aveva
che
che apparò niuna medicina
che quella che egli vi
che egli vi farà, della
che io vi reco sono il
che maggior fame aveva
che voglia di motteggiare
che con isdegno il
che, come Ghino piú tosto
che
che il seguente dí con
che egli s’accorse
che di mangiare, sí ben
che voi ben vi sentite,
che il convito fosse
che l’abate alquanti dí
che di sotto a quella era
che forte era egli assai
che starebbe bene qualora
che l’esser gentile uomo
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di Roma.
Ma per ciò
delle sue cose mi farei
paresse: ma io intendo
vostre cose facciate
Maravigliossi l’abate
"Io giuro a Dio
come omai io giudico
troppo maggiore ingiuria
ingiuria che quella
infino a qui paruta m’è
dello abate: e come
e contogli il modo, di
offerse di far ciò
"Santo Padre, quello
intendo di domandarvi è
mio medico, per ciò
valorosi e da molto
peccato della fortuna
io non dubito punto
non ne paia a voi quello
questo, sí come colui
fosse come diceva, e
appresso del Papa fu
tutti avere udito, cioè
il re a Filostrato
cosa vi parrà l’udire
usare a un altro
e d’altri uomini
contrade stati sono,
passava ciascuno
e liberale e disideroso
e de’ piú ricchi palagi
di tutte quelle cose
questo laudevol costume,
divenuto stanco, avvenne
non meno ricco
piú smisurate cortesie
Ora avvenne un giorno
ché per trentadue porti
limosina, mai da lui,
vecchia, come colui
come colui che ciò
gran cose di Natan, non
la qual cosa, poscia
senza alcuno indugio
e a’ compagni imposto
lui né di conoscerlo e
si procacciassero infino
è in questa contrada
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che voi mi parete valente
che mi paresse: ma io
che voi a me, il mio
che voi medesimo volete.
che in un rubator di
che, per dover guadagnar
che
che tu sii, io sofferrei
che quella che infino a
che infino a qui paruta
che tu m’abbi fatta.
che molto gravata gli
che il Papa rise: al
che domandasse; allora
che io intendo di
che voi rendiate la
che tra gli altri uomini
che io accontai mai, egli
la qual se voi
che suo:
che in poco di tempo non
Il
che a me ne pare.
che di grande animo fu e
che egli il facesse
che egli il reputò
che un cherico alcuna
che procedesse; il quale
che uno, per liberalità
che il suo sangue, anzi
che in quelle contrade
che nelle parti del
che di Ponente verso
che fosse per opera
che mai fosse stato
che opportune erano a
che già non solamente il
che la sua fama agli
che Natan fosse, divenuto
che mai facesse alcuno
che dimorando il giovane
che ha il suo palagio, sí
che egli mostrasse,
che ciò che della fama di
che della fama di Natan
che io il trapassi come
che la vecchiezza nol
che io faccia con le mie
che sembianti facessero
che di stanzia si
che da lui altro avessero
che meglio di me cotesto
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Il giovane disse
sarebbe a grado assai ma
cotesto ancora farò, poi
Mitridanes con Natan,
agli orecchi gl’impose
della casa facesse
cosí fu fatto.
Ma poi
vedeva, se non quegli
Mitridanes, ancora
né mai a altro
mi vegghi mi trasse; per
mi trasse; per che, come
e il suo aiuto in ciò
e chi egli era e per
e per che venuto e da
e molto la invidia
porti commendo, per ciò
fossero assai, il mondo,
piú tosto util consiglio
se tu uccidi, acciò
venisti ma per quella
bosco n’andrai, per ciò
per ciò che, ancora
a’ suoi compagni,
il dí seguente. Ma poi
e diliberato avanti
lui esser colui
consigliato; per
al mio dover sollicito
io stesso, a quel punto
di me quella vendetta
alla tua impresa, chente
di dar perdono, per ciò
sicuro, e abbi di certo
famoso, né credere
quasi con altra arte
la fama loro: per
io non voglio
ti maravigli, per ciò
per ciò che, poi
a fare quello medesimo
a fare impreso, niun fu
a casa mia capitasse,
a mio potere di ciò
vago della mia vita, per
domandare, acciò
tu non fossi solo colui
di donarlati, e acciò
quel consiglio ti diedi
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che questo gli sarebbe a
che, dove esser potesse,
che
che ti piace.
che in piacevolissimi
che egli prestamente con
che niuno al giovane
che nel palagio furono,
che egli al suo servigio
che in reverenzia come
che tu mi vegghi mi
che, come che ogni altro
che
che ogni altro uomo molto
che per lui si potesse.
che venuto e da che mosso
che mosso interamente gli
che alla virtú di Natan
che, se di cosí fatte
che
che è miserissimo, tosto
che grande aiuto posso
che tu possa senza
che tu vedi a sinistra
che, ancora che un poco
che
che un poco piú salvatica
che similmente là entro
che il nuovo dí fu venuto
che l’assalisse di
che benignamente l’avea
che di presente gli cadde
che io stesso, a quel
che maggior bisogno è
che convenevole estimate
che tu la vogli chiamare
che non per odio la
che niuno altro uom vive
che io me ne maravigli. I
che d’uccidere, non uno
che, se tu per piú farti
che
che tu del mio consiglio
che, poi che io nel mio
che
che io nel mio albitrio
che tu hai a fare impreso
che mai a casa mia
che io nol contentasse a
che da lui mi fu
che, sentendolati
che
che tu non fossi solo
che sanza la sua dimanda
che tu l’avessi quel
che io credetti che buon
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ti diedi che io credetti
ancora ti dico e priego
che, s’ella ti piace,
consolazioni usata: e so
esser lasciata: per
tesori donati e spesi,
tanto volerla guardare,
minor donarne sei o otto
io te ne priego; per ciò
niuno ho ancor trovato
se tu non la prendi
E se pure avvenisse
alcun trovare, conosco
sarà; e però, anzi
disse: "Tolga Iddio
la vostra vita è, non
faceva; alla quale non
fare verso di te quello
delle tue cose pigliare,
diliberazione quello
m’offerete; ma per ciò
pare esser molto certo
in altrui quello
ben fatto conoscere
cosa parve a tutti
trapassata. Ma poi
riguardando, le dimostrò
che egli desiderava
raccontate, né mi pare
parte restata sia a noi
questo e sí per quello a
per avventura minore
se quello è vero
essendosi, per ciò
andata a stare, avvenne
tale e di tanta forza,
fu;
e per ciò
di tanto tempo gravida,
il qual di ciò, ancora
tu se’ morta: io, mentre
te aver non potei: per
non potei: per che, ora
convien per certo
non le tocco io, poi
costei.
Il quale, poi
estimasse la vita: per
donna, la qual, poscia
la madre di lui pregò
pregò che le dicesse in
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che buon ti fosse a aver
che, s’ella ti piace, che
che
che tu la prenda e te
che, seguendo il corso
che
che io iudico molto
che tanto volerla
che ella mi sia contro a
che io a starci abbia?
che, mentre vivuto ci
che
che disiderata l’abbia né
E se
che la dimandi.
che io ne dovessi alcun
che quanto piú la
che ella divenga piú vile
che cosí cara cosa come
che io, da voi
che io diminuissi gli
che mai verso alcuno
che mai dell’altrui non
che m’offerete; ma per
che egli mi pare esser
che le mie opere sarebbon
che in me io non so
che mai di liberalità nol
che alcuno del propio
che assai e una cosa e
che egli desiderava che
che ella dicesse; per la
che alcuna parte restata
che abbiamo a dire, per
che la nostra età ci dee
che alcuna delle mostrate
che i tesori si donino,
che gravida era, andata a
che subitamente un fiero
che in lei spense ogni
che le sue piú congiunte
che perfetta potesse
che della sua grazia
che vivesti, mai un solo
che, ora che difender non
che
che difender non ti
che, cosí morta come tu
che
che io son qui, un poco
che ogni paura ebbe
che soavemente quanto piú
che dal figliuolo ebbe
che le dicesse in che
che guisa ella quivi
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contò ogni cosa.
Di
quelle grazie gli rendé
e per cortesia di lui,
lui non ricevesse cosa
cosa che fosse meno
"Madonna, chente
né mai per innanzi (poi
questa grazia conceduta,
cagione l’amore
e per ciò io voglio
apparecchiata, solo
voi esser morta, per
voglio di grazia da voi
mia madre infino a tanto
che io da Modona torni,
E la cagione per
vi cheggio è per ciò
al cavaliere obbligata e
si dispuose a far quello
sua risposta finite,
esser venuto: per
Messer Gentile ordinò
tutte vi fossero e
ordinò, quella mattina
piú bella e piú sana
alla donna detto quello
con lei ordinato il modo
usanza, la quale è
o amica o figliuola o
amica o figliuola o che
ha piú cara, affermando
la piú cara cosa
che io abbia nel mondo o
aver mai. Ma prima
priego mi diciate quello
Caccianimico, per ciò
in questa opinione,
nel suo servidore, poi
ma gittato l’avea, e
servidore divenuto, per
gli altri tutti
insieme sé tener quello
di tal risposta e
disse: Tempo è omai
e mandolla pregando
questa è quella cosa
cara e intendo d’avere
guardate se egli vi pare
e al cavaliere affermato
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che ella dolendosi, dopo
che ella poté, e appresso
che in casa sua ella da
che fosse meno che onor
che onor di lei e del suo
che il mio disiderio si
che Idio m’ha questa
che da morte a vita mi
che io v’ho per adietro
che voi non mi neghiate
che ella potesse e onesta
che niuna persona è la
che vi debbia piacere di
che io da Modona torni,
E la
che sarà tosto.
che io questo vi cheggio
che io intendo di voi, in
che la domanda era onesta
che messer Gentile
che ella sentí il tempo
che, teneramente dalla
che
che le cose oportune
che cosí fosse servita
che in Bologna entrar
che mai e il suo
che di fare intendeva e
che dovesse tenere, cosí
che, quando alcuno vuole
che
che che si sia, la quale
che si sia, la quale egli
che, se egli potesse,
che
che io abbia nel mondo o
che io debbia aver mai.
che io faccia questo, vi
che sentite d’un dubbio
che bello e ornato
che il primo signore
che in sí fatto caso non
che per li benefici del
che, tenendolo, niuna
che
che alle tavole erano,
che da Niccoluccio era
che Niccoluccio l’avesse
che io secondo la
che le dovesse piacere di
che io ho piú cara e
che alcun’altra: guardate
che io abbia ragione.
che cara la doveva avere,
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e assai ve n’eran che lei avrebbon detto
cavaliere, sí come colui che ardeva di sapere chi
farò io volentieri, sol che voi mi promettiate,
mi promettiate, per cosa che io dica, niuno
luogo suo fino a tanto che io non ho la mia
l’ha fatta.
Ma acciò che voi piú apertamente
innamorarsi di lei, ciò che avvenuto era infino
tutti attendevan quello che egli piú avanti
e degli altri che v’erano e la donna di
il qual son certo che fu da te generato e
Gentile.
E priegote che,
che perch’ ella sia
vicin di tre mesi stata, che ella non ti sia men
giuro per quello Iddio che forse già di lei
innamorar mi fece acciò che il mio amore fosse,
cagion della sua salute, che ella mai o col padre
onestamente non visse, che ella appresso di mia
cavaliere; e gli altri, che tutti di compassion
di quei della donna.
Che adunque qui, benigne
parendogli avere in ciò che la traccutaggine
ma liberalmente quello che egli soleva con tutto
dà; il marito le concede che ella faccia il
il re impose a Emilia che seguisse; la qual
ma il voler dire che piú non si possa, il
a mostrarsi: il che io avviso in una mia
e ogni cosa faccendo che per lui si poteva per
cavaliere, e veggendo che,
che per negare ella ogni
E a una femina che a lei da parte di lui
molte volte affermato che messere Ansaldo sopra
li quali voglio che si rimangano a lui,
rimangano a lui, per ciò che per quegli mai a amar
io potessi esser certa che egli cotanto m’amasse
amar lui e a far quello che egli volesse; e per
far fede con quello che io domanderò, io
Disse la buona femina: "Che
Che è quello, madonna,
"Che è quello, madonna, che voi disiderate che el
che voi disiderate che el faccia?
la donna: "Quello che io disidero è questo:
del mese di gennaio che viene, appresso di
non altrimenti fatto che se di maggio fosse;
mandi mai piú, per ciò che
che, se piú mi stimolasse
in ciò alcun si trovasse che aiuto o consiglio gli
di gennaio seguitava, che la mattina apparve,
mattina apparve, secondo che color che ’l vedevan
secondo che color che ’l vedevan
un de’ piú be’ giardini che mai per alcun fosse
e de’ piú be’ fior che v’erano, quegli
da lei adomandato, acciò che per quel potesse lui
commendatolo assai, piú che altra femina dolente
tornò a quel pensando a che per quello era
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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E fu il dolore tale,
nascondere, convenne
hanno maggior forza
a pattovire; ma per ciò
quello ti concederò
dolenti.
Voglio io
puoi, t’ingegni di far
negasse molto, piacque
che cosí fosse: per
gli disse: "Io voglio
merita alcun guiderdone,
la vera cagione
Messere, né amor
vostro disordinato amore
Dio non piaccia, poscia
cosí è come voi dite,
piacerà, non altramenti
partire, sí veramente
quelle grazie renderete
parole udendo, piú lieta
a’ vostri costumi,
seguir della mia venuta
mia venuta che quello
che quello che io veggio
che voi ne fate; di
e raccontogli ciò
ciò che avvenuto era; di
"Già Dio non voglia, poi
e voi del vostro amore,
a voi star bene, intendo
o parte prendere; ma poi
carità si rimase.
piú ferventemente
parrebbe a dover credere
sarebbe lungo. Ma poi
guardando, comandò
fui sempre in opinione
sí largamente ragionare,
materia di disputare: il
scuole tra gli studianti
E per ciò io,
d’un valoroso re, quello
non si volle altrove
cosa attendendo
il suo giardino, avvenne
udito di cui era, pensò
era, pensò che, per ciò
fare: e mandogli a dire
nel suo giardino.
Il
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che,
che non potendol ben
che di fuori apparendo il
che molti non stimano, e
che io conosco la purità
che forse alcuno altro
che tu a lui vada e, se
che, servata la tua
che
che cosí fosse: per che,
che, venuta la seguente
che
che tu vegghi quanto di
che non vi sia noia
che qui a cosí fatta ora
che io vi porti né
che al suo e mio onore,
che cosí è come voi dite,
che io sia guastatore
che se mia sorella foste,
che voi al vostro marito
che convenevoli crederete
che mai disse: "Niuna
che altro mi dovesse
che quello che io veggio
che io veggio che voi ne
che voi ne fate; di che
che io vi sarò sempre
che avvenuto era; di che
che strettissima e leale
che io ho veduto Gilberto
che io similmente non sia
Il
che vostro sia.
che in vano si faticava,
Che direm qui, amorevoli
che mai amando ancora e
che quella liberalità a
che il re alquanto
che novellando traesse
che nelle brigate, come
che la troppa strettezza
che molto piú si conviene
che tra noi, le quali
che in animo alcuna cosa
che egli
che sotto le braccia del
che a fare ogni dí piú
che il re Carlo, nel
che, per ciò che di parte
che
che di parte avversa alla
che con quattro compagni
che a messer Neri fu
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avendo ordinato ciò
Il qual, poi
conte Guido di Monforte,
compagni era, comandò
e a altri tre
erano venuti comandò
sentore e senza noia: il
piú tosto agnoli parevan
a’ piedi.
E quella
un baston lungo; l’altra
e sospeso attese quello
vivaio s’entrava, quella
preso il baston
cominciò a aspettare
quelle parti dove sapeva
piacere del re
al famigliar gittatine,
la mensa guizzavano, di
cianciarono, tanto
quello ebbe cotto
piú per uno intramettere
e ’l conte e gli altri,
uscendo esse dell’acqua,
lor due si fosse quella
all’altra.
Ma poi
a maritarle: dal
questo, niuna cosa fuor
di vari frutti, secondo
e sí piacevolmente,
che al re,
e ascoltava, pareva
dal re, il quale, ancora
né per grande affare
panie s’invescò,
Il quale, per ciò
gran maraviglia di ciò
e tanto ne l’ho maggiore
costumi conosciuti
sentendovi ora
m’è sí nuovo e sí strano
voi per amore amiate,
io so bene ciò
direi, avendo riguardo
E oltre a questo,
che è molto peggio, dite
quanta sia la fede
che egli ha in voi, e
d’eterno supplicio,
che saria questo,
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che
far si dovesse, come
il giardin tutto e la
l’un de’ compagni era
dall’un de’ lati di
con loro erano venuti
servissero secondo
il re commendò molto.
altra cosa, tanto gli
dinanzi veniva recava
veniva appresso,
questo volesse dire.
la padella aveva,
l’altra portava, e
le giovani gli
i pesci si
ciò attentamente
quasi vivi nella
il re aveva
il famigliare quello
dato gli era stato;
per molto cara o
servivano, avevano
chi allora l’avesse
piú gli piacesse, sí
alquanto fu sopra
messer Neri, per piú
le frutte restando a
la stagion portava, e
al re, che con
con diletto le
tutte le gerarcie
la lor partita gli
sopravvenisse potendo
quasi a altro pensar
valente uomo era, gli
voi mi dite, e tanto
un altro non avrebbe,
alcun altro.
E non
già siete alla
voi per amore amiate,
quasi un miracol mi
io ve ne direi,
voi ancora siete con
è molto peggio, dite
diliberato avete
egli ha in voi, e che
esso fermamente creda
saria questo, che voi
voi a colui che
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questo, che voi a colui
e la sua consolazione?
Voi forse estimate
‘Io il feci per ciò
della giustizia del re,
del re, che coloro
in cotal forma, chi
Io vi ricordo, re,
vincere; e per ciò voi,
cosí fatta macchia ciò
vere le conoscea; per
quantunque forte, estimo
vostre parole spronato,
che conviene, avanti
giorni trapassino,
faccia per opera vedere
queste parole passarono
possessor di quello
il suo fiero appetito,
Saranno forse di quei
quantunque alcuna,
donne, sarebbe
che non dicesse ciò
re Carlo, se non costei
per altro; ma per ciò
meno commendevole forse
Nel tempo
alla catalana, avvenne
le piacque,
e alto amore; e quello
accorto né si curava: di
che ella, oltre a quello
Per la qual cosa avvenne
e con medicine in ciò
ma niente era, per ciò
vivere.
Ora avvenne
suo proponimento, prima
e per ciò un dí il pregò
il quale Bernardo avvisò
e sonare e cantare: per
fattogliele dire, egli,
a lei venne e, poi
questo disse la giovane
parole voleva dire; per
sperando primieramente
persona, se non a colui
già mai, e appresso
e appresso che in quello
sapere, Minuccio mio,
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che v’onora togliate il
che si direbbe di voi se
che sufficiente scusa
che egli è ghibellino’.
che coloro che nelle lor
che nelle lor braccia
che essi si sieno, in
che grandissima gloria
che avete gli altri a
che gloriosamente
che, dopo alcun caldo
che
che sia al bene
che conviene, avanti che
che troppi giorni
che io vi faccia per
che, come io so altrui
che
che tornato il re a
che egli sommamente per
che, spezzate e rotte
che
che diranno piccola cosa
che quivi era ghibellina,
che non dicesse ciò che
che voi dite del buon re
che gli vuol mal per
che a me va per la
che questa, fatta da un
che i franceschi di
che la figliuola di
che una volta e altra poi
che intorno a ciò piú
che ella, oltre a quello
che si potesse estimare,
che, crescendo in lei
che
che si poteva l’atavano;
che ella, sí come del suo
che, offerendole il padre
che
che morisse, fare al re
che egli le facesse
che la Lisa volesse per
che fattogliele dire,
che piacevole uomo era,
che alquanto con
che a lui solo alquante
che partitosi ciascun
che tu quello a niuna
che io ti dirò, debbi
che in quello che per te
che per te si possa tu mi
che il giorno che il
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mio, che il giorno
sí forte punto veduto,
un fuoco nell’anima
al partito m’ha recata
e non potendolo non
e cosí farò.
È il vero
piú acconciamente
la voglio e priegoti
mel facci, acciò
della quale vivi sicura
ti vogli, sí adoperare,
sí adoperare, che avanti
ti credo recar novelle
di confortarsi, disse
a far la canzonetta
là dove dimora. / Dí
fagli assapere. /
Poi
ardir quanto temenza /
in parvenza / a quegli
m’è gravenza! / Forse
stato sapere. /
Poi
dolce mio signore, /
/ innamorata sí,
dal quale gli fu detto
a cantar questo suono,
e il re per poco piú
donde questo venisse
sono ancora tre giorni
udita gli raccontò; di
la giovane assa’ e disse
confortasse e le dicesse
lieta e tanto contenta,
alcun della casa
divenne ancora piú
e quivi, fatto domandare
domandò Bernardo
forte malata: è il vero
prestamente quello
buona fé, danno sarebbe
prese dicendo: "Madonna,
Noi vi vogliam pregare
confortarvi in maniera
le cose amava, come
maladisse la fortuna
fatta figliuola; e poi
piú bella diventò
mai fosse.
Ma poi
giovane, il grande amor
del quale noi vogliamo
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che
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che
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il nostro signore re
dello amor di lui mi
al partito m’ha
tu mi vedi; e
cacciare ma diminuire
io fieramente
per te, a te
non rifiuti di farlo;
io consolata morendo
mai ingannata non ti
avanti che passi il
passi il terzo giorno
sommamente ti saran
s’andasse con Dio.
segue:
Muoviti,
sovente lui disio e
di lui, Amor, fu’
io potessi sola una
mi tien tanto
non gli saria
’n piacere non ti fu,
vadi a lui, e donagli
’l mio cor pere. /
egli alcuna cosa
quanti nella real
gli altri.
E avendo
mai piú non gliele
le parole si fecero e
il re fece gran festa
di sí valorosa
senza fallo quel
evidentemente senza
ciò si fosse,
non era pietoso; e in
aperto gli fosse un
fosse della figliuola
da nona in qua ella è
questo miglioramento
ancora fosse tolta al
vuol dir questo? voi
vi piaccia per amor
voi siate tosto
ella alquanto si
di tale uomo l’aveva
alquanto fu con lei
mai fosse.
Ma poi
guerita fu, avendo il
portato n’avete v’ha
per amor di noi siate
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e l’onore è questo,
che, con ciò sia cosa
marito siate, vogliamo
prendiate per marito
tanto amor voler da voi
bascio.
La giovane,
mio, io son molto certa
che, se egli si sapesse
matta, credendo forse
fossi uscita di mente e
ma come Idio sa,
vede, io nell’ora
sempre.
È il vero
mio; e per ciò, non
vi piacerà di donarmi,
sarà, ma se voi diceste
rispondo; né il bascio
di madama la reina
contenti di ciò
a molte gioie e care
dote della donna; quello
noi prender quel frutto
e liete nozze; e secondo
il convenente, per ciò
alcun fatto d’arme andò
sopransegna portasse
portasse che quella
dice sé averlo morto; il
morto; il che colui
e piú la ghibellina
possedendo, fa quello
un altro si converria
io non dubito punto
o maggiori; per
Nel tempo adunque
loro esser conformi,
ne nacque tra loro,
mai poi da altro caso
piacer di Cremete,
che quasi l’un piú
addiviene, addivenne
di questa vita passò: di
dopo alquanti mesi,
Gisippo pregò un dí Tito
già mai; ma poi
pensier si stendea: di
tua, Tito! Dove e in
in quella reverenza
reverenza che sorella?
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che,
che con ciò sia cosa che
che voi da marito siate,
che colui prendiate per
che noi vi daremo,
La
che un sol bascio.
che di vergogna tutta era
che, se egli si sapesse
che
che io di voi innamorata
che io a me medesima
che io la mia condizione
che solo i cuori de’
che voi prima mi piaceste
che, com’io a amore di
che
che io faccia questo di
che mio onore e stato
che io dimorassi nel
che solo del mio amor
che è qui, Idio per me vi
che fare intendeva, si
che egli e la reina alla
che noi vorremo fare a te
che noi del vostro amore
che molti affermano, il
che mentre visse sempre
che egli altra
che quella che dalla
che dalla giovane mandata
che colui che fatto
che fatto l’avea vedendo
che l’altre, incominciò.
che a lui s’appartiene,
che il facesse, a cui per
che molto piú non vi
che una laudevole opera e
che Ottavian Cesare, non
che una fratellanza e una
che mai poi da altro caso
che da morte non fu
che quasi l’un piú che
che l’altro non avea per
che Cremete già vecchio
che essi pari compassione
che gli amici di Gisippo
che con lui andasse a
che alquanto con lei
che accorgendosi, dopo
che pon tu l’animo e
che sorella? che dunque
che dunque ami? dove ti
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vinci te medesimo mentre
Questo non si conviene
non è onesto; questo a
certo di giugnerlo,
se quello riguardassi
vera amistà richiede e
richiede e che tu dei.
se quello vorrai fare
sono di maggior potenzia
altre: elle rompono non
Cose piú monstruose
leggi: quello adunque
amor piace a me convien
volere se non quello
e se io l’amo,
di Gisippo, anzi l’amo
Qui pecca la fortuna
l’ha conceduta piú tosto
Gisippo, risappiendolo,
che io l’ami io
ma piú altri, intanto
piú a grado la morte
il piú vivere, pensando
m’abbi condotto in parte
tosto quel merito
la qual mi fia piú cara
viltà, la quale, per ciò
discoperse, affermando
il voler morire, di
stette, sí come quegli
bella giovane, avvegna
la vita dello amico piú
passione nascosa. E come
all’amico, per ciò
presente e a quel verrò
piú d’eccellenza la cosa
tu ciò non esprimi,
se d’altrui fosse stata
l’avessi a render grazie
a sé amata piú tosto
piú tosto che a te, il
e la cagione è questa,
io non mi ricordo, poi
poi che amici fummo,
io alcuna cosa avessi
fosse tua come mia.
Il
fosse la cosa avanti
in sí fatti termini,
e cosí farò, per ciò
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che tu hai tempo.
Quest
che tu vuogli, questo non
che tu seguir ti disponi,
che non se’, tu il
che la vera amistà
che tu dei. Che dunque
Che dunque farai, Tito?
E poi,
che si conviene.
che alcune altre: elle
che quelle della amistà
che l’uno amico amar la
che a amor piace a me
che piaccia. L’oneste
La
che amor vuole.
che giovane sono, chi me
che l’amerei di chiunque
che a Gisippo mio amico
che a un altro; e se ella
che io l’ami io che un
E da
che un altro.
che, il cibo e ’l sonno
che
che il piú vivere,
che la fortuna m’abbi
che della mia virtú mi
che mi si conviene, cioè
che il vivere con
che a te né posso né
che, conoscendo egli
che
che tosto credeva venire
che del piacere della
che piú temperatamente,
che Sofronia dovergli
che onesto non ti paresse
che chi amico è, come
che di maggior bisogno
E quanto
che piaccia.
che a me conceduta
Ma, se tu se’
che mia.
che d’averla a me
che a te, il che di me,
che di me, se cosí mi
che io non mi ricordo,
che amici fummo, che io
che io alcuna cosa avessi
che cosí non fosse tua
che, se tanto fosse la
che
che altramenti esser non
che di te solo la posso
che io non so quello che
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ciò che io non so quello
cara, se io d’una cosa
tuo.
Egli è il vero
Sofronia è mia sposa e
aspettava; ma per ciò
come ella è, vivi sicuro
molto piú degno amore
vergogna, mostrandogli
maggiore; per
chiaro mi mostra quello
di fare. Tolga via Iddio
degno ha a te donata,
Se Egli avesse veduto
tu né altri dee credere
tanto di licenzia,
questo fia quello in
miei, con quella forza
amico usar si dee farò
le forze d’amore e so
io veggio te sí presso,
non t’amassi, m’è acciò
ché di leggiere altra
le mogli si trovasser
in meglio) trasmutarla
miei, io ti priego
a pigliar quella letizia
amata disidera.
Come
di consentire a questo,
non so quale io mi dica
il tuo, faccendo quello
che tu pregando mi di’
tanto ti piace; e poi
tua liberalità è tanta
questo ti rendi certo,
che io nol fo come uomo
gl’iddii, se esser può,
a grado mi sia ciò
me, piú pietoso di me
in questa cosa, a volere
se io andassi ora a dire
e’ miei parenti.
Di
partito la lasciassi,
tu avrai perduto quello
dove tu sii contento,
che io con quello
converrà per forza
nell’altra andare: per
andatosene gli disse
l’andata; ma Gisippo,
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che la mia amistà ti
che onestamente far si
che Sofronia è mia sposa
che io l’amava molto e
che tu, sí come molto piú
che non mia ma tua moglie
che il mio non era.
che quanto piú era di
che, non ristando di
che
che alla mia s’appartenga
che mai colei, la quale
che io da te la riceva
che a me si convenisse
che mai a te conceduta
che io a seguire un mio
che io sommamente intendo
che ne’ beni dello amico
che Sofronia fia tua.
che elle non una volta ma
che tornare adietro né
che io viva cara la vita
che cosí ti piacesse non
che si truovan gli amici:
E per
che perder te.
che, di questa afflizion
che
che il tuo caldo amore
che Tito di consentire a
che Sofronia sua moglie
che io faccia piú, o il
che tu pregando mi di’
che tanto ti piace; e poi
che la tua liberalità è
che vince la mia debita
che io nol fo come uomo
che non conosca me da te
che con onore e con ben
che tu verso me, piú
che io medesimo, adoperi.
che effetto abbia, mi par
che io per moglie non la
che niente mi curerei se
che i parenti suoi non la
che io non avrò
che io con quello che
che cominciato ho seguiti
che sien contenti.
che, essendo Gisippo
che
che con la sua donna
che con intero animo,
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prese di lei, senza
o altri mai s’accorgesse
s’accorgesse che altri
cosa a lui fu scritto
diliberò con Gisippo; il
chiara.
La qual, poi
ramaricando: e prima
per molti filosofanti
filosofanti che ciò
esser di necessità ciò
alcuni altri sieno
apertamente si vedrà
che il riprender cosa
piú savio mostrar
noi dobbiam credere
e le nostre cose; per
catene color meritino
tutti, se quello è vero
è vero che io intendo
dite, per ciò
dato, non riguardando
ab eterno disposto fosse
presente.
Ma per ciò
presupponendo
o avvilire.
Ma per ciò
ramarichii, piú da furia
dannano Gisippo per ciò
col suo consiglio,
data, là dove io estimo
egli ha fatto quello
ha piú saviamente fatto
non avavate.
Quello
della amicizia vogliono
ricordato di quelle,
troppo piú stringa
con ciò sia cosa
amò piú la mia vita
piú essere stato savio
siete, con ciò sia cosa
niente mi pare
gli effetti.
Dico
ogni sua felicità e piú
propia vita l’amava.
E
l’amava.
E che quello
vero e piú da commendare
da commendare che quello
a parte a parte.
studiando.
È il vero
si disputerà, io dirò
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che ella o altri mai
che altri che Gisippo
che Gisippo giacesse con
che senza indugio a
che, senza manifestarle
che
che l’uno e l’altro un
che nella casa di Gisippo
che ciò che s’adopera da’
che s’adopera da’ mortali
che ci si fa o farà mai,
che questa necessità
che il riprender cosa che
che frastornar non si
che gl’iddii, li quali
che con ragion perpetua e
che, quanto le loro
che
che tanto in ciò si
che io intendo che voi
che voi dovete aver detto
che mia moglie Sofronia è
che ab eterno disposto
che ella non di Gisippo
che il parlare della
che essi di niuno nostro
che dal vero né nell’una
che da ragione incitati,
che colei m’ha data per
che voi a lui col vostro
che egli sia sommamente
che amico dee fare;
che voi non avavate.
che le sante leggi della
che l’uno amico per
che il legame dell’amistà
che quel del sangue o del
che gli amici noi abbiamo
che la vostra benivolenza
che voi non siete, con
che della providenzia
che voi sentiate e molto
che il vostro avvedimento
che la propia vita
che quello che io dico
che io dico sia vero e
che quello che voi fatto
che voi fatto avavate,
Che io giovane e filosofo
che egli è ateniese e io
che io sia di città
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di tributaria; io dirò
alla mia; io dirò
marcita, anzi oggi piú
nella mente avendo
E assai conosco
Roma caro, considerando
consigli commenderà
e amico di Gisippo: per
ramarica, non fa quello
che dee né sa quello
Saranno forse alcuni
non è miracolo, né cosa
star volentieri quelle
i mariti presi e quelle
prima amiche sono state
che mogli, e quelle
i matrimonii palesati
aggradire: quello
effetti diterminati?
il calzolaio piú tosto
non è discreto,
vi confidate, guardatevi
Nondimeno dovete sapere
come nemico la volli men
se con quello ordine
dire cercata l’avessi,
amata da voi, per tema
adunque l’arte occulta
e feci Gisippo, a quello
con verità testimoniare,
me per marito volea: a
da riprendere, ma ella,
amico e da me amante,
e insidiate.
E
non aspettava, cioè
mio padre sia morto e
a Roma tornare, per
v’ho palesato quello
v’avrei nascoso; il
comporterete per ciò
tolga Idio via questo,
voi, per avventura piú
piú che gl’iddii o
forte a me noiose mostra
nella quale, piú
amici vi consigliare
presi si lascino tutti e
mi sia restituita, acciò
sicuri di questo
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io sia di città donna
che io sia di città
che mai fiorisce la
che l’onesta povertà sia
che egli v’era qui, e
che di me là avrete
che quegli del mio
che chi di ciò si duole o
che dee né sa quello che
Saranno
che egli si fa.
che diranno non dolersi
che di nuovo avvenga.
che già contro a’ voleri
che si sono con li loro
che mogli, e quelle che
che prima con le
che con la lingua, e
che di Sofronia non è
Che ho io a curare se il
che il filosofo avrà d’un
che egli piú non ne possa
che egli piú maritar non
che io non cercai né con
che onestamente avere, il
che voi forse volete dire
che, essendo ella molto
che
che io a Roma menata non
che ora vi puote essere
che egli di fare non era
che io e con le debite
che ella rispose di sí.
che me non dimandò chi io
che Sofronia occultamente
che ne fareste voi piú,
che mio padre sia morto e
che a me conviene a Roma
che, meco volendone
che
che io forse ancora
che, se savi sarete,
che
che, se ingannare o
che
che in romano spirito
che gl’iddii o che gli
che gli altri uomini savi
che voi danniate: l’una è
che mi piaccia, alcuna
che si pongan giuso gli
che Sofronia mi sia
che io lietamente vostro
che, o piacciavi o non
che
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o non piacciavi quel
io riavrò colei
mia, mal grado
conoscere.
Poi
s’uscí.
Quegli
Tito per parente, poi
non aveva esser voluto,
ritrovar Tito e dissero
dissero che piaceva lor
si mise a star tanto
farglisi vedere, acciò
il facesse chiamare; per
Tito e a Gisippo parendo
ricordandosi di ciò
dove s’andasse, piú
quistion venuti, l’uno,
partirsi tanto stette
i sergenti della corte,
la qual cosa il pretore,
era chiamato, comandò
tu dannato hai, per ciò
si maravigliò e dolfegli
ritrarsi da far quello
"Come fostú sí folle
tu confessassi quello
la vita? Tu dicevi
e questi or viene e dice
Gisippo guardò e vide
già ricevuto da lui; per
per ciò liberalo, e me,
colpevole di quello
tanta fu la tenerezza
di questi due,
colpevole di quello
Io son veramente colui
dí; e questo cattivello
che qui è là vid’io
che si dormiva mentre
uccisi. Tito non bisogna
di me quella pena piglia
e tre venire, udir volle
Ottaviano li due per ciò
o volerti con ogni cosa
da una parte l’essilio
virtuosamente operare
che in sé vorrebbe
nel cuor sentire,
suo pericolo piú temere
a Pavia; e alle nozze
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che è fatto, se
che è meritamente mia,
che voi n’abbiate; e
che Tito cosí ebbe detto,
che là entro rimasono, in
che Gisippo non aveva
che aver Gisippo per
che piaceva lor che
che Sofronia fosse sua, e
Al
che Tito venne.
che Tito ricognoscendolo
che, passato oltre Tito e
che
che egli veduto l’avesse
che già per lui fatto
che d’altro di morir
che era piú forte, uccise
che i sergenti della
che già il fatto aveva
che Marco Varrone era
che fosse fatto morire in
che egli è innocente: io
che tutto il pretorio
che comandavan le leggi,
che, senza alcuna pena
che
che tu non facesti
che eri colui il quale
che non tu ma egli l’ha
che colui era Tito e
che, di pietà piagnendo,
che
che l’ho meritato,
che ciascun s’accusava,
che nel cuor gli venne
che, da grandissima
che
che ciascuno se medesimo
che quello uomo uccisi
che qui è là vid’io che
che si dormiva mentre che
che io i furti fatti
che io scusi: la sua fama
che le leggi m’impongono.
che cagion movesse
che erano innocenti e il
che donata t’ho in Acaia
che aveva della sua città
che in sé vorrebbe che
li
che fosse operato;
che egli per ciò la bella
che sollecitudine aver di
che della rimaritata sua
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fallo Filomena, in ciò
sue parole; ma per ciò
del Saladino, acciò
acciò che per le cose
del servire, sperando
sperando che quando
Dico adunque
adunque che, secondo
oltre a’ monti, avvenne
Torel vide, avvisò
d’onorargli; per
a Pavia pervenire a ora
d’insegnarne, per ciò
gl’impose quello
del suo signore, senza
era, s’avide
cavaliere aveva dubitato
avesse; per ciò, acciò
stare del nostro cammino
benivolenzia meritata
disse: "Signori, questa
me, a rispetto di quella
converrebbe, per quello
stati in luogo alcun
sapevan latino, per
pareva a ciascun di loro
costumato uomo e quegli
che meglio ragionasse
che alcuno altro
d’altra parte pareva
uomini e da molto piú
stimato non avea, per
che seco stesso si dolea
de’ suoi famigli di ciò
volea, alla sua donna,
Torello: "Piacesse a Dio
uomini, chenti io veggio
fu di cenar tempo: per
tavole levate, stettero
mettere in ordine ciò
il Saladino d’alcuno
"Io sarò desso, per ciò
ben s’avisaron ciò
questo non è ciò
fatto e troppo piú
noi non vagliamo, per
"Signori, di ciò
grado alla fortuna piú
ora vi colse in cammino
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che del l’amistà dice,
che altro è il nostro
che per le cose che nella
che nella mia novella
che quando che sia di ciò
che sia di ciò merito ci
che, secondo che alcuni
che
che alcuni affermano, al
che, andando da Melano a
che
che gentili uomini e
che, domandando il
che
che dentro possiate
che stranier siamo, dove
che egli avesse a fare e
che essi se
che questo cavaliere
che essi non avesser
che negar non potessero
che impedito alquanto
che d’un sol saluto, a
che voi ricevete da me, a
che vi si converrebbe,
che io ne’ vostri aspetti
che buon fosse, e per ciò
che molto bene
che questo cavalier fosse
che meglio ragionasse che
che alcuno altro che
che ancora n’avesser
che costoro fossero
che avanti stimato non
che seco stesso si dolea
che di compagnia e di piú
che far volea, alla sua
che savissima era e di
che questa nostra
che Cipri fa mercatanti!
che a loro l’onorarsi
che, avvisandosi messer
che
che dal marito l’era
che a Pavia e al migliore
che esser mi vi conviene.
che era e dissono:
che noi v’avam domandato:
che noi non vagliamo, per
che acconciamente ne
che iersera vi fu fatto,
che a voi, la quale a ora
che bisogno vi fu di
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questi gentili uomini
furon serviti, in tanto
il qual sapevano
entratosene, acciò
sua cara cosa rimanesse
di due suoi figlioletti,
figlioletti.
Ma poi
disse: "Adunque veggo
e per ciò vi priego
venire, ma considerando
di chi dà riguardando
cose, considerando
fatto e quella di quel
di quel che è a fare e
e dilicati uomini, ancor
prieghi impetrò da loro
dimorasson con lui; per
con lui; per che, poi
disse:
"Io giuro a Dio
pure un, non
andargliene, veggiam
; ma sappiendo
l’andata, il pregò
"Signori, io il farò poi
siete, né di saperlo piú
addomando; ma chi
ma chi che voi vi siate,
potrà ancora avvenire
onore a messer Torello
commendando.
Ma poi
nostro onore; e per ciò
tornare, per mille casi
certezza ho, voglio io
tu mi facci una grazia:
mi facci una grazia: che
novella della mia vita,
da questo dí
mi parto".
La donna,
vivete e morite sicuro
"Donna, certissimo sono
che, quanto in te sarà,
in te sarà, che questo
qual cosa io non dubito
disse: "Io farò ciò
che io potrò di quello
io v’ubidirò di questo
Priego io Idio
"Se egli avviene
che io muoia prima
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che dintorno vi sono, a’
che, se lo ’mperadore
che
che era cittadino e non
che niuna sua cara cosa
che essi veduta non
che parevan due agnoli,
che con loro in piacevoli
che il mio feminile
che di spezial grazia mi
che le donne secondo il
che alla quantità del don
che voi siate alle vostre
che è a fare e che i
che i mercatanti son
che elle vaglian poco, vi
che tutto quel dí
che, poi che dormito
che
che dormito ebbero,
che piú compiuto uomo né
che tanti, per addosso
che s’apparecchiano!; ma
che il rinunziargli non
che indietro se ne
che vi piace, ma cosí vi
che vi piaccia addomando;
che voi vi siate, che voi
che voi siate mercatanti
che noi vi farem vedere
che egli a lui fatto
che tutto il Ponente non
che io sono dell’andar
che posson sopravenire,
che tu mi facci una
che che di me s’avegna,
che di me s’avegna, ove
che tu m’aspetti uno anno
La
che io mi parto".
che forte piagneva,
che io viverò e morrò
che, quanto in te sarà,
che
che questo che tu mi
che tu mi prometti
che molti grandi e
che io potrò di quello
che detto v’ho; e quando
che m’imponete certamente
che a cosí fatti termini
che io muoia prima che io
che io vi rivega,
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la qual durante, qual
a conciare uccelli, di
Messer Torello,
che per altro nome
era venuto fatto;
per
potesse tornerebbe e
un degli ambasciadori,
che conoscea,
conoscea, che facesse
avvenne un giorno
e parvegli desso: per
"Dimmi, cristiano, di
quasi certo di quello
queste robe n’è alcuna
a guardare e vide quelle
dover potere essere
ne conosco; è ben vero
due somiglian robe di
già con tre mercatanti,
partirmi da voi dissi
oste, a vergognarsi
"Messer Torello, poi
mandato mi v’ha, pensate
suo valor dette, comandò
comandò che da ciascun,
come la sua persona. Il
fece ma molto piú
e massimamente per ciò
de’ cristiani, il dí
di Dignes; e il caso,
gl’ingannati;
per
furon de’ sí presuntuosi
a loro, ma a ciascuno
quale dopo alquanti mesi
di maritarsi. Il
le convenne far quello
con questa condizione,
eran vicini, avvenne
montar sopra la galea
a Genova ne venia; per
chiamare, il domandò
dove io rimasi; per ciò
tramontana pericolosa
e ricordandosi
essere rimaritata; di
in tanto dolor cadde,
come il Saladin sentí,
il biasimò molto
e appresso il pregò
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che si fosse l’arte o la
che egli era grandissimo
che per altro nome che il
che il cristiano dal
che esso, venuti certi
che ella l’attendesse, e
che conoscea, che facesse
che facesse che quelle
che quelle alle mani
che, ragionando con lui
che
che, lasciato il primo
che
che paese se’ tu di
che dubitava, fra sé
che tu vedessi già mai.
che al Saladino aveva la
che desse fossero; ma
che quelle due somiglian
che io già con tre
che a casa mia capitarono
che potrebbe avvenire.
che poveramente gliele
che Idio qui mandato mi
che non io oramai, ma voi
che da ciascun, che la
che la sua grazia avesse
che da quindi innanzi
che gli altri i due
che sperava fermamente le
che dal Saladin furon
che sopravenne, della
che molti italici
che ardiron di dire sé
che conosciuto l’avea.
che con tribulazion
che ella molte volte e
che vollero i suoi
che ella dovesse stare
che messer Torello in
che a Genova ne venia;
che, fattolsi chiamare,
che
che viaggio avuto
che, essendo ella vicina
che
che nelle secche di
che il termine ivi a
che egli in tanto dolor
che, perdutone il
che
che sommamente l’amava,
che avanti non gliele
che si confortasse,
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affermandogli
egli adopererebbe sí,
molte volte udito dire
sollecitare il Saladino
aveva, impose
il nigromante rispose
che ciò saria fatto, ma
amate la donna vostra e
dubitate, sallo Idio
so riprendere, per ciò
star la bellezza
stato carissimo, poi
qui v’aveva mandato,
mandato, che quel tempo,
nel governo del regno
d’averlo saputo a tempo
con quella compagnia
porre a casa vostra; il
casa vostra; il che poi
io posso, nella forma
fu meritata, e di ciò
morrò certissimo; ma poi
partito, io vi priego
io vi priego che quello
si faccia tosto, per ciò
che domane è l’ultimo dí
Il Saladino disse
e questo fatto, comandò
e la piú bella cosa
"Messer Torello, l’ora
s’appressa, e per ciò
la qualità del cammino
che a fare avete,
sono.
E per ciò, prima
la quale è tra noi,
e, se possibile è, anzi
nostri tempi finiscano,
veder mi vegniate, acciò
quel diletto supplire
commettere;
e infino
lettere e di quelle cose
piú volentier per voi
voi che per alcuno uom
rispose impossibil
di mente gli uscissero e
e che senza fallo quello
fosse prestato.
Per
e, fattogli vedere
bere;
né stette guari
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che,
che dove questo facesse,
che egli sarebbe in Pavia
che ciò era possibile e
che di ciò si diliberasse
che egli vedesse via come
che ciò saria fatto, ma
che egli per ben di lui
che ella d’altrui non
che io in parte alcuna
che di quante donne mi
che è fior caduco, piú mi
che la fortuna qui
che quel tempo, che voi e
che voi e io viver
che io tengo parimente
che io con quello onore,
che la vostra vertú
che poi che conceduto non
che conceduto non è e voi
che detto v’ho, ve ne
che voi dite, eziandio
che cosí preso ho per
che quello che mi dite di
che mi dite di fare si
che domane è l’ultimo dí
che io debbo essere
che ciò senza fallo era
che a messer Torello, il
che mai fosse stata
che da voi divider mi dee
che io non posso né
che a fare avete, che nol
che nol sostiene, qui in
che io a Dio vi comandi,
che di me vi ricordi; e,
che i nostri tempi
che voi, avendo in ordine
che io possa in quella,
che ora per la vostra
che questo avvenga non vi
che vi piaceranno
che per alcuno uom che
che viva le farò
che mai i suoi benefici e
che senza fallo quello
che egli gli comandava
che il Saladino,
che per fortificamento di
che adormentato fu. E
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valore e sí la segnò,
tanto lucente,
e al nigromante disse
che si spedisse; per
in questa chiesa nuovo,
sopra quello il cavalier
riguardavano, avvenne
beveraggio consumata,
domandato avea, di
fu seco contento: per
guardando ciò
e a pregarlo
non dubitasse, per ciò
piú pauroso, come colui
disse: "O padre mio, di
L’abate, con tutto
nostra paura, per ciò
questa terra non ha uomo
che non creda fermamente
che tu morto sii, tanto
tanto che io ti so dire
marito, e le nozze e ciò
festa, ognun pregò
parlasse infino a tanto
porre in salvo, ciò
Torel disse: "Avanti
io intendo di veder
fatti conviti, io voglio
amor di me voi ordiniate
L’abate rispose
al nuovo sposo dicendo
il gentile uom rispose
Torello in quello abito
per riconoscenza alcuna
e la ferma credenza
ferma credenza che aveva
toglievano.
Ma poi
in mano l’anello
chiamare un giovinetto
parte alla nuova sposa
è, in segno d’aver caro
di vino; con la qual poi
ha bevuto quello
davanti avea comandò
messo in bocca, sí fece
La quale presala, acciò
riguardò: e riconosciuto
che egli era quello
in terra la tavola
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che apertamente fu poi
che un torchio acceso
che si spedisse; per che
che incontanente in
che tu cosí leggiermente
che dormiva; e mentre
che, essendo la vertú del
che
che messer Torel
che forte fu seco
che, a seder levatosi e
che
che da torno avea,
che egli non dubitasse,
che egli era Torel suo
che per morto l’avea
che dubitate voi? Io son
che egli avesse la barba
che in questa terra non
che non creda fermamente
che tu morto sii, tanto
che io ti so dire che
che madonna Adalieta tua
che a festa bisogno fa è
che di questa sua tornata
che egli non avesse una
che avvenuto gli fosse
che di mia tornata si
che contenenza fia quella
che per amor di me voi
che noi v’andiamo.
che volentieri; e come
che con un compagno
che molto gli piacea.
che era con l’abate se
che ella n’avesse, ché la
che aveva che egli fosse
che egli fosse morto
che tempo parve a messer
che dalla donna nella sua
che davanti a lei serviva
che nelle mie contrade
che egli venuto vi sia a
che il forestiere ha
che gli piace,
che lavata fosse e
che bevendo il lasciò
che l’usanza da lui
che egli era quello che
che dato avea nel suo
che davanti aveva, gridò:
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a’ suoi drappi o a cosa
o per fatto d’alcuno
levare infino a tanto
Torello non le fu detto
sopra sé stesse, per ciò
e in parte piú liete
stette cheto; per
infino a quel punto ciò
narrò, conchiudendo
e come amico rispose
suo volere quel farne
quivi lasciò e quello
e tutti i cittadini,
care gioie parte a colui
piú cortesia usando
molti si sforzan di fare
che, benché abbian di
sí mal far le sanno,
fanno assai piú comperar
che non vagliono,
che fatte l’abbiano: per
paziente, piú cara
disse: "Il buono uomo
denari di tutte le lode
e appresso, sappiendo
mie donne, per quel
gente: e per ciò, acciò
matta bestialità, come
io non consiglio alcun
alcun che segua, per ciò
ciò che gran peccato fu
il suo tempo spendeva
alcun pensiero avea; di
piú volte il pregaron
moglie prendesse, acciò
padre e madre discesa,
mi strignete a quello
vita sia quella di colui
s’abbatte.
E il dire
di darlami tal
con ciò sia cosa
dissimili.
Ma poi
esser contento; e acciò
da dolermi d’altrui
trovatore, affermandovi
affermandovi che, cui
ch’eran contenti, sol
d’una povera giovinetta
bella assai estimò
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che sopra la tavola fosse
che quivi fosse, levare
che per messer Torello
che alquanto sopra sé
che tempo da abracciarlo
che mai per lo racquisto
che messer Torello dal dí
che avvenuto gli era a
che al gentile uomo, il
che delle sue cose era
La
che piú le piacesse.
che della coppa aveva
che quasi per un miracolo
che avute avea le spese
Cotale
che mai.
che, benché abbian di che
che
che, sí mal far le sanno,
che
che prima le fanno assai
che non vagliono, che
che fatte l’abbiano: per
che, se loro merito non
che
che mai in casa
che aspettava la seguente
che voi date a messer
che a lui solo restava il
che mi paia, questo dí
che io troppo da voi non
che ben ne gli seguisse
che segua, per ciò che
che gran peccato fu che a
che a costui ben
che in uccellare e in
che egli era da reputar
che moglie prendesse,
che egli senza erede né
che buona speranza se ne
che io del tutto aveva
che a donna non bene a sé
che voi vi crediate a’
che mi piacerà, è una
che io non sappia dove i
che pure in queste catene
che io non abbia da
che di me, se mal venisse
che, cui che io mi tolga,
che
che io mi tolga, se da
che esso si recasse a
che d’una villa vicina a
che con costei dovesse
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padre chiamare, con lui,
v’è piaciuto e piace
piú per compiacere a voi
a voi che per disiderio
Voi sapete quello
qualunque quella fosse
ciò venuto è il tempo
a voi la promessa e
promessa e che io voglio
la possiate, acciò
ciò piacer loro e
della persona gli pareva
bella corona e tutto ciò
E venuto il dí
e ciascuno altro
fanciulla e lei trovata
e comandato a ogni uom
trovò il padre di lei,
e di niuna cosa
quegli vestimenti
la quale io intendo
e poi a lei rivolto,
la festa non altramenti
La giovane sposa parve
e tanto costumata,
nobile signore, di
maravigliare ogn’uom
marito e tanto servente,
e tanto benigna,
che niun ve ne era
niun ve ne era che piú
che sé non l’amasse e
per moglie presa,
e il piú avveduto uomo
al mondo fosse, per ciò
per ciò che niun altro
ma per tutto, anzi
seppe ella sí fare,
con Gualtieri dimorata
una fanciulla, di
turbato e dicendo
e spezialmente poi
poi che vedevano
e della figliuola
era tristissimi altro
mio, fa di me quello
me quello che tu credi
onore e consolazion sia,
contenta, sí come colei
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che poverissimo era, si
che io mi disponga a tor
che per disiderio che io
che io di moglie avessi.
che voi mi prometteste,
che io togliessi; e per
che io sono per servare a
che io voglio che voi a
che voi a me la serviate.
che io mi possa della
che, fosse chi volesse,
che
che la giovinetta la
che a novella sposa si
che alle nozze predetto
che a onorarlo era venuto
che con acqua tornava
che l’aspettasse, solo se
che aveva nome Giannucole
che egli dicesse o
che fatti aveva fare,
che mia moglie sia, dove
che di se medesima
che se presa avesse la
che co’ vestimenti
che non figliuola di
che ella faceva
che prima conosciuta
che egli si teneva il piú
che niun ve ne era che
che piú che sé non
che sé non l’amasse e che
che non l’onorasse di
che egli era il piú savio
che al mondo fosse, per
che niun altro che egli
che egli avrebbe mai
che gran tempo fosse
che ella fece ragionare
che ella ingravidò, e al
che Gualtieri fece gran
che i suoi uomini
che vedevano che ella
che ella portava
che nata era tristissimi
che mormorar non facevano
che tu credi che piú tuo
che piú tuo onore e
che io sarò di tutto
che conosco che io sono
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come colei che conosco
io sono da men di loro e
superbia levata per onor
detto alla moglie
a me conviene far quello
Egli m’ha comandato
ricordandosi, comprese
a costui fosse imposto
egli l’uccidesse: per
e benedetola, come
fa compiutamente quello
non la lasciar per modo
a Gualtier sentire ciò
sua parente, pregandola
Sopravenne appresso
un figliuol maschio, il
non bastandogli quello
disse:
"Donna, poscia
duramente si ramaricano
rimaner lor signore: di
ci vorrò esser cacciato,
convenga fare di quello
pensiere alcuno, per ciò
quella medesima maniera
né altre parole fece
fatte avesse, di
femina questo poter fare
faceva; e se non fosse
I subditi suoi, credendo
altro non disse se non
quello ne piaceva a lei
a lei che a colui
con molti de’ suoi disse
per moglie Griselda e
e che egli cognosceva
procacciar col Papa
che con lui dispensasse
e lasciar Griselda; di
fu molto ripreso; a
altro rispose se non
se non che conveniva
e lasciar Griselda; per
e lasciar te; e per ciò
lavoratori, io intendo
mia moglie non sia, ma
te ne torni con la dote
e io poi un’altra,
non convenirsi, e quello
Comandatemi
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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che io sono da men di
che io non era degna di
che egli o altri fatto
che i subditi non potevan
che il mio signor mi
che io prenda questa
che a costui fosse
che egli l’uccidesse: per
che prestamente presala
che gran noia nel cuor
che il tuo e mio signore
che le bestie e gli
che detto aveva la donna,
che, senza mai dire cui
che
che la donna da capo
che carissimo fu a
che fatto avea con
che tu questo figliuol
che un nepote di
che io mi dotto, se io
che non mi convenga fare
che io altra volta feci e
che niuna cosa m’è cara
che mandato aveva per la
che della fanciulla fatte
che Gualtieri si
che ella faceva; e se non
che carnalissima de’
che egli uccidere avesse
che quello ne piaceva a
che a colui che generati
che generati gli avea.
che per niuna guisa piú
che egli cognosceva che
che male e giovenilmente
che con lui dispensasse
che un’altra donna
che egli da assai buoni
che nulla altro rispose
che conveniva che cosí
La
che cosí fosse.
che, fattalasi venir
che
che i miei passati sono
che tu piú mia moglie non
che tu a casa Giannucolo
che tu mi recasti, e io
che trovata n’ho
che io stata son con voi
che io quella dota me ne
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quella dota me ne porti
né somiere, per ciò
di mente uscito non m’è
se voi giudicate onesto
della mia virginità
recai e non ne la porto,
la dota mia vi piaccia
ne possa.
Gualtieri,
voglia di piagnere avea
v’erano il pregavano
non fosse veduta colei
andarono i prieghi; di
pianto di tutti coloro
la videro.
Giannucolo,
potuto questo esser ver
guardati l’aveva i panni
s’avea quella mattina
Gualtier la sposò; per
cosí fece veduto a’ suoi
mandò per la Griselda
d’onorarla; e tu sai
io non ho in casa donne
né fare molte cose
e per ciò tu,
e per ciò tu, che meglio
metti in ordine quello
quelle donne fa invitar
tua tornare.
Come
Griselda, come a colei
potuto por giú l’amore
le mani, né mai ristette
giorno delle nozze, come
donnesco tutte le donne
Bologna alla sua parente
anni la piú bella cosa
al parente suo pregandol
seco e di dire a tutti
uomo, fatto secondo
vicini da torno trovò
la mia donna. Le donne,
pregato Gualtieri
Gualtieri che o facesse
stesse in una camera o
egli alcuna delle robe
le prestasse, acciò
e ciascun diceva
sua donna, veggendo
non avvenire, per ciò
la quale estimava
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che
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io ci recai: alla
di mente uscito non
ignuda m’aveste; e se
quel corpo nel quale
io ci recai e non ne
almeno una sola
io portar ne possa.
maggior voglia di
d’altro, stando pur
egli una roba le
sua moglie tredici
la donna, in camiscia
la videro.
creder non avea mai
Gualtieri la
spogliati s’avea
Gualtier la sposò;
recatigliele e ella
presa aveva una
a lui venisse; alla
io non ho in casa
mi sappiano acconciar
a cosí fatta festa si
meglio che altra
altra persona queste
da far ci è, e quelle
ti pare e ricevile
queste parole fossero
non aveva cosí potuto
ella gli portava come
ella ebbe tutto
i panni avesse poveri
a quelle vennero, e
maritata era in casa
mai si vedesse (e il
gli piacesse di
costei per sua
il marchese il
attendevan questa
molto avevano, ma
o facesse che la
la Griselda si stesse
egli alcuna delle
sue erano state le
cosí non andasse
Gualtieri aveva fatto
di niente la novità
savia molto la
ella sotto il forte
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nascosa tenesse; per che,
che fattalasi venire, in
sorridendo le disse: "Che
Che ti par della nostra
savia come ella è bella, che ’l credo, io non
io non dubito punto che voi non dobbiate con
quanto posso vi priego che quelle punture, le
le quali all’altra, che vostra fu, già deste,
a questa, ché appena che io creda che ella le
ché appena che io creda che ella le potesse
Gualtieri, veggendo che ella fermamente
ciò in alcuna cosa men che ben parlava, la si
Griselda, tempo è omai che tu senta frutto della
tua lunga pazienzia, e che coloro li quali me
e bestiale conoscano che ciò che io faceva a
conoscano che ciò che io faceva a
teco a vivere avessi: il che
che, quando venni a
moglie, gran paura ebbi che non m’intervenisse, e
e trafissi.
E però che io mai non mi sono
mai non mi sono accorto che in parola né in fatto
te quella consolazione che io disiderava,
a te a un’ora ciò che io tra molte ti tolsi
le punture ristorare che io ti diedi.
E per
animo prendi questa che tu mia sposa credi, e
lungamente stimato avete che io crudelmente
poter dar vanto che niuno altro sia che,
che niuno altro sia che
che, sí com’io, si possa
lei e molti altri che quivi erano
Gualtieri, come che troppo reputassero
il pose in istato, che egli onoratamente e
e consolato visse.
Che si potrà dir qui? se
si potrà dir qui? se non che anche nelle povere
nelle reali di quegli che sarien piú degni di
degni di guardar porci che d’avere sopra uomini
Chi avrebbe, altri che Griselda, potuto col
abbattuto a una che quando, fuor di casa,
scuotere il pilliccione che riuscito ne fosse una
il cielo, e vedendo che il sole era già basso
donne, come io credo che voi conosciate, il
città continuamente, poi che questo pistolenzioso
uscimmo di Firenze;
il che secondo il mio
abbiam fatto; per ciò che
che, se io ho saputo ben
vedere e sentire; il che senza dubbio in onore
E per ciò, acciò che per troppa lunga
consuetudine alcuna cosa che in fastidio si
la sua parte dell’onore che in me ancora dimora,
piacer fosse di voi, che convenevole cosa
ci partimmo.
Senza che
che, se voi ben
potrebbe multiplicare che ogni nostra
alla nostra partita, che intendo che sia
partita, che intendo che sia domattina; ove
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con lui del modo
levatisi, non altramenti
il re alla Fiammetta
ciò ch’io m’aveggio /
fura. / E cosí quel
tanto se ne vede, / pur
/ donna pregata sia
ché, se ne fia nessuna /
finita, cosí Dioneo,
a tutte, acciò
la possessione, poi
essendo la notte presso
aver fornito
riposo.
Il quale prima
dire (con ciò sia cosa
spezial privilegio piú
avventura alcune di voi
di voi che diranno
cosa io nego, per ciò
niuna sí disonesta n’è,
si disdica a alcuno: il
Ma presuppognamo
di piatir con voi,
paroletta piú liberale
piú d’apparer s’ingegnan
che d’esser buone, dico
d’averle scritte,
cose.
Sanza
d’autorità conceduta
giusta, lasciamo stare
femina, e a Lui medesimo
d’altramenti fatte,
dove l’onestà non meno
Le quali, chenti
e assai altri, e a colui
direm noi, per ciò
nuoce a’ febricitanti,
sia malvagio? Chi non sa
direm noi, per ciò
e le ville e le città,
difendon di coloro
di loro, ma di coloro
non giovano, cosí quelle
degne, piú reverende,
sí sono egli stati assai
negheranno, né sarà mai
né sarà mai che altro
similmente di quelle
qui esserne alcune
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che a tenere avesse nella
che usati si fossero, chi
che dicesse una canzone,
che altre donne savie son
che m’è somma ventura /
che sia chi inviti
che non s’attenti / di
che con parole o cenni o
che allato l’era, ridendo
che per ignoranza non vi
che cosí ve ne dovete
che mezza, come al re
che io nel principio
che io le conceda,
che a me paia esser
che l’altre cose, anzi
che diranno che io abbia
che io abbia nello
che niuna sí disonesta
che, con onesti vocaboli
che
che qui mi pare assai
che cosí sia, ché non
che mi vincereste, dico,
che forse a spigolistra
che d’esser buone, dico
che piú non si dee a me
che generalmente si
che alla mia penna non
che sia al pennello del
che egli faccia a san
che volle per la salute
che le scritte da me, si
che in altra par te è
che elle si sieno, e
che ha la febbre è nocivo
che nuoce a’ febricitanti
che sia malvagio? Chi non
che il fuoco è utilissimo
che egli arde le case e
che sia malvagio?
che pacificamente di
che malvagiamente
che tanto oneste non sono
che quelle della divina
che, quelle perversamente
che
che altro che utile e
che utile e oneste sien
che diranno qui esserne
che, non essendoci,
che
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e per ciò esse
pur presuppor si volesse
e lo scrittore,
che non fui, dico
io non mi vergognerei
non fossero per ciò
truova, da Dio in fuori,
e Carlo Magno,
ne seppe tanti creare
fu mai sí ben coltivato,
l’erbe migliori. Senza
parlare.
Tuttavia
lasci star quelle
che pungono, e quelle
portan segnato quello
ancora, credo, sarà tal
credo, sarà tal che dirà
alle quali ancora dico,
brievi fossero. E come
tempo passato sia da poi
infino a questa ora
se ella quel fa per
il tempo faticano,
oltre a questo, per ciò
parlar vi si conviene
si conviene che a quegli
Né dubito punto
non sien di quelle ancor
grazie e rendo, per ciò
ciò, parlando a quelle
non m’hanno, affermo
anzi son io sí lieve
e considerato
e di scede, estimai
E chi starà in pensiero
ancor non si truovino
si truovino che diranno
e velenosa, per ciò
de’ frati?
A queste
vuol perdonare, per ciò
ciò che non è da credere
è da credere che altra
le muova, per ciò
e nol ridicono; e se non
mi disse una mia vicina
novelle.
E per ciò
quelle cotali, voglio
voglio che quello
umilmente ringraziando
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che le dissero le dovevan
che io fossi stato di
che non fui, dico che io
che io non mi vergognerei
che tutte belle non
che maestro alcun non si
che ogni cosa faccia bene
che fu il primo facitor
che esso di lor soli
che in esso o ortica o
che, a avere a favellare
che
che va tra queste
che pungono, e quelle che
che dilettano legga: elle
che esse dentro dal loro
che dirà che ce ne son di
che ce ne son di troppo
che chi ha altra cosa a
che molto tempo passato
che io a scriver
che io al fine vengo
Le
che egli l’adopera.
che a voi, donne, alle
che né a Atene né a
che a quegli che hanno
che hanno negli studii
che non sien di quelle
che diranno le cose dette
che da buon zelo
che pesato non m’hanno,
che io non son grave,
che io sto a galla
che le prediche fatte da’
che quegli medesimi non
che di quelle ancor non
che diranno che io abbia
che io abbia mala lingua
che in alcun luogo scrivo
che cosí diranno si vuol
che non è da credere che
che altra che giusta
che giusta cagione le
che i frati son buone
che di tutti un poco
che io l’aveva la
che animosamente ragionan
che quello che è detto
che è detto basti lor per
che dopo sí lunga fatica
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PANFILO
PANFILO
PANFILO
FILOSTRATO
NEIFILE
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FILOSTRATO
FIAMMETTA
EMILIA
EMILIA
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ELISSA
ELISSA
ELISSA
FILOMENA
FILOMENA
DIONEO
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FILOSTRATO
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INTRO
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1
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30
30
35
46
29
11
26
12
34
38
38
40
ancora ebbe di male: ché non solamente il
già disposti a venire, ché veramente, come
che io dico vi piaccia, ché disposta sono in ciò
e lasciate fare a me, ché fermamente io acconce
perché io infermo sia, ché io amo molto meglio
disse: "Dí sicuramente, ché il vero dicendo né in
"non dite leggier cosa, ché la domenica è troppo
ser Ciappelletto "ché
ché io, non avvedendomene
"Oimè, messere, ché un peccato m’è rimaso
"Dillo sicuramente, ché io ti prometto di
Non piagner, confortati, ché fermamente, se tu
del suo, se egli n’ha, ché del nostro non
"Per questo non rimanga, ché di pervenire infino
bisogno ti fia venuto, ché
ché, se fallito non ci
ti darà buono albergo, ché il nostro il darà
al fuoco e si cenerà, ché so che cenato non ha.
e di basciarmi, ché io abraccerò e
disse:
"Ahi lassa me, ché assai chiaro conosco
e disse: "Ahi lasso me! ché passati sono omai
piace mi fa affliggere, ché tanto quanto io amerò
non con le parole, ché non si sapea fare
forte: "Aiuto, aiuto! ché ’l conte d’Anguersa
suo disidero l’aprisse, ché ella senza alcuno
che Dio dea loro, ché essi fanno ritratto
l’anima vostra a Dio, ché a voi, senza passar
d’amante e di marito: ché l’amante a un’ora lei
colta in iscambio, ché
ché, quanto è io, non mi
e vientene meco, ché mai ben non sentii
e sforzatevi di vivere, ché mi pare anzi che no
ancora accorti:
ché essi videro il
il diavolo in corpo, ché non si può far cosa
"Di’ sicuramente, ché per certo io nol dirò
del mondo da ciò costui; ché
ché, perché egli pur
sentire il suo amore, ché sapeva che in vano o
e avvegnane che può; ché io ho molto piú caro
dei tuoi il dicessi, ché gli ne potrebbe
questo biasimo ti segua, ché io sarò sempre e
malvagio uomo? Eccole, ché ella medesima
guardi di piú noiarmi, ché io vi prometto di non
mi fo; fate pur ben voi; ché io farò bene io, se
membri, e ancor piú; ché
ché, se di là come di qua
no, rispose il Zima "ché
ché voi mi prometteste di
che io vi conterò; ché
ché, quando vogliate,
che noi siamo al lume, ché io ti possa
giú, come ella doveva!
Ché non rispondi, reo
non rispondi, reo uomo? Ché non di’ qualche cosa?
io cosí gentil donna? Ché non rispondi, sozzo
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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EMILIA
EMILIA
EMILIA
LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
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NEIFILE
NEIFILE
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DIONEO
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PAMPINEA
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PANFILO
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CORNICE
III
III
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III
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III
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III
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IV
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V
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40
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32
39
16
17
43
47
57
59
60
2
che ti piace addomanda, ché senza fallo, ov’egli
di buon cuore stesse, ché per certo che, avanti
donna mia, rallegrati, ché per certo tu riavrai
non vi maravigliate, ché per questo la santità
che Idio vi manda, ché assai sono di quelle
"Domine, falla trista, ché ella non diede al
che l’uomo fosse geloso, ché io non sarei stato.
"Ferondo, confortati, ché a Dio piace che tu
lasciate far pur me, ché come io la troverò,
ella non fu la primiera, ché poche poi dell’altre
che vi piace mi dite, ché mai da me non vi
ma per far bene, ché mi pare che si debba
"Oh lodato sia Iddio, ché io veggio che io sto
meglio che non stai tu, ché io non ho cotesto
veramente nimico di Dio, ché ancora al ninferno,
si fugga del ninferno; ché,
ché s’egli vi stesse
figliuola, no, ché egli si fa bene anche
E certo non a torto: ché,
ché se’ miei occhi non
si potrebbe concedere, ché cosí hai saputo un
"Rimanete con Dio, ché io mi parto. E velati
sien fatte come le mie? ché sarei bella nel
fosse il ben venuto, ché egli la troverebbe
bene, e anche si pareva, ché in ogni luogo che
lor giustizia negare, ché la dimandavano, fece
hai tu a far di Lorenzo, ché tu ne domandi cosí
anima mia, aiutami, ché io muoio, e cosí
sciagura vi racconti, ché son certa che udita
"Per Dio, non gridare, ché io sono il tuo
Iddio che tu te ne vada; ché se mio marito ti
riscaldar si potesse, ché era agghiacciato
a dire: "Deh, Girolamo, ché non te ne vai tu?
cavalier dee fare; ché se io, non
"Leva sú, dormiglione, ché,
ché se tu volevi dormire
quistion del mondo, ché colui domandava i
piú in casa non menarlo, ché io ti pagherei di
"Pietro, campiamo, ché noi siamo assaliti!,
tu non facci motto, ché in verità, poscia che
anima mia, come faremo, ché il giorno è venuto e
"Riposatevi oramai, ché forse maggior bisogno
e fanne cercare, ché tu troverrai
quante donne v’aveva (ché
ché ve ne aveva assai che
di guerire di forza, ché io ti prometto che la
io nol perdessi tutto, ché non vorrei che tu
fede d’onesta donna, ché mi sarei confessata
moglie d’Ercolano! Deh ché non vai dormi per
che a me non avviene.
Ché, posto che io sia da
Ché
da cena qualche cosa, ché mi pare che questo
non ha ancor cenato; ché quando tu nella tua
fatto cosí fece ella: ché dato col siniscalco
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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CORNICE
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PAMPINEA
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EMILIA
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VII
CONCL
CONCL
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1
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34
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41
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36
37
45
48
49
26
45
52
67
78
Aldruda, levate la coda,
una bella, se tu vuogli,
/ in servigio di me,
Alla fé di Cristo,
servigio fare a me,
ho’ a quella d’iersera;
di questa non avvengono,
signor, che tu vogli; /
aver paura, se ciò è,
temere non ci bisogna,
"Ben la so io incantare,
fatti con Dio,
e Giannello Scrignario,
lodato sia tu sempre,
sentito il marito,
mio, io son morta,
questo si voglia dire,
vuogli oggi far nulla,
che mal punto ci venni!
troverrei ben con cui,
pane per piú d’un mese,
uomo, vatti con Dio,
"Fate sicuramente meco,
tenuta entro feccia,
disse: "Io son morta,
e Iddio il ci mandò;
ma non abbiate paura,
la donna: "Non andare,
non gli vo’ dire a te,
ma pure lascia fare,
di voi m’incresce,
mandiate persona a casa,
non dubitate di questo,
guardar che tu fai;
per Dio aiutatemi,
né d’alcuno altro,
se egli vi verrà,
in malanno, rea femina,
onor fia e menintene:
stare di questo,
mano addosso mi ponessi,
e sconoscente,
denari che egli è?
noi non sentiamo piú,
e lei vegnente ricevi,
donna disse: "Non fare,
voglio fare io medesima,
tu in questo smemorato,
occhi dello ’ntelletto:
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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Ché buone novelle vi reco
ché noi non voglian
ché vedi ch’io / già mi
ché debbo sapere quello
ché io so non meno ben
ché se cosí gridato
ché essa solamente le
ché, se tu ’l fai, ancor
ché
ché io dissi dianzi il Te
ché ella non ci può, per
ché l’altrieri, quando io
ché la testa dell’asino
ché cosí aveva nome il
ché, benché tu m’abbi
ché
ché al modo del picchiare
ché ecco il marito mio,
ché egli non ci tornò mai
ché io ti veggio tornare
ché avrei potuto avere un
ché egli ci son de’ ben
ché io ho venduto a
ché tu odi che mia
ché io son suo marito.
ché egli è tutto
ché ecco il marito mio:
ché per certo, se venuto
ché io gl’incanterò e
ché tu guasteresti ciò
ché tu non se’ prete.
ché io gli darò quello
ché io vi veggio a questo
ché, se il mio marito il
ché
ché per certo io terrò sí
ché io giuro a Dio, se
ché io non sia nelle
ché sono stata e sono
ché son certa del sí.
ché io il dirò domattina
ché per certo in questa
ché non ne posso altra
ché, alla croce di Dio,
ché
ché egli non ne fu degno
Ché, se io fossi come voi
Ché
ché per certo, se piú
ché per certo, se tu nol
ché io il ti so dire io,
ché almeno, se egli ti
ché noi non ci siamo, poi
ché, quantunque a quegli
ché
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DIONEO
DIONEO
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FILOMENA
FILOMENA
NEIFILE
NEIFILE
PANFILO
PANFILO
PANFILO
PANFILO
PANFILO
ELISSA
ELISSA
ELISSA
ELISSA
ELISSA
EMILIA
EMILIA
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FILOSTRATO
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FILOMENA
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PAMPINEA
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PAMPINEA
PAMPINEA
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PAMPINEA
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PAMPINEA
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PAMPINEA
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LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
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VII
VII
VII
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VII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
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VIII
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VIII
VIII
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VIII
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VIII
VIII
VIII
VIII
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VIII
VIII
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VIII
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VIII
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VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
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CONCL
CONCL
1
1
2
2
2
2
2
3
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29
11
12
8
17
24
26
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30
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24
46
55
57
60
7
8
21
25
8
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4
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37
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35
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50
60
70
78
91
99
106
109
122
122
14
37
43
62
69
81
il terzo dí appresso, ché forse prima non aveva
sciocco, non dubitare, ché di qua non si tiene
"Meuccio, fatti con Dio, ché io non posso piú
/ deh dilmi tu, ché domandarne altrui /
sí m’ha infiammata, / ché io non trovo dí né
che egli andasse a lei, ché egli gliele
andatevi pur con Dio, ché io acconcerò bene la
potrebbe esser questo? ché siete tutti quanti
mi volete cotanto bene, ché non mi fate voi un
che io recai a marito, ché vedete che non ci
fé di Dio non farete, ché ella n’è divenuta
andare infino a casa, ché vedi che ho cosí
è di varie grossezze, ché alcuna n’è piú,
Bruno: "Noi che faremo? Ché non ce ne andiam noi?
vuoi tu murare, ché noi veggiamo qui
come fatto hai; ché,
ché poi sodotti ci
niuna cosa mi fu detta, ché sapete quanto esser
questa donna era colei, ché non solamente non ne
bene, e son vedova, ché sapete quanta onestà
che si vedesse mai: ché ella aveva il naso
sentita da’ fratei miei, ché sai che ti dormono
meco infino a palagio, ché io vi voglio mostrare
non gli credete, ché egli è un
che io vi mostri, ché assai l’avete di
casa: non v’impacciate, ché io nol farei mai. Le
"Ohimè disse Calandrino "ché
ché io dico da dovero.
che ci ha da torno, ché son certo che alcun
io per l’amor di Dio; ché
ché, se io sapessi pur
oggi venuta in vano, ché
ché, se io non erro, io
madonna: aprite per Dio, ché io muoio di freddo.
dolce, che io non posso ché questo uscio fa sí
io mi possa riscaldare, ché io son tutto divenuto
è? Portatelo in pace, ché quello che stanotte
non stea in pensiero, ché
ché, se il suo amante
destro da ciò del mondo, ché io ho un podere verso
s’è saputo vendicare, ché questa non è stata
cioè l’onor mio: ché
ché, se io tolsi a te
gran voglia di scendere, ché non te ne gitti tu in
avendole tu risapute ché l’avresti, avresti il
lascia stare a altrui, ché io ho trovata donna
e i miei panni mi reca, ché io rivestir mi possa,
oltre misura vendico, ché
ché, se io feci te nella
la morte, dallami tu, ché io la disidero piú
non aver dottanza niuna, ché io ti prometto che io
io non me ne maraviglio, ché io ho bene udito dire
avviene che io ne sia: ché infino a ora voglio i
traditor che tu se’, ché altri che tu non ha
ma io non volli, ché io era pur disposto a
che detto ne fosse: ché non vi fummo noi poi)
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
LAURETTA
DIONEO
DIONEO
DIONEO
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PANFILO
FILOMENA
ELISSA
FILOSTRATO
FILOSTRATO
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FILOSTRATO
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FILOSTRATO
NEIFILE
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FIAMMETTA
PANFILO
PANFILO
PANFILO
EMILIA
DIONEO
DIONEO
DIONEO
CORNICE
NEIFILE
FILOSTRATO
FILOSTRATO
LAURETTA
LAURETTA
PAMPINEA
FILOMENA
FILOMENA
FILOMENA
FILOMENA
PANFILO
PANFILO
DIONEO
DIONEO
FIAMMETTA
CORNICE
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
VIII
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
IX
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
CONCL AUTORE
che’ (cf. che)
che
DIONEO
I
9
9
9
9
9
10
10
10
10
CONCL
1
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3
3
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3
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3
4
5
5
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6
6
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10
10
CONCL
1
3
3
4
4
7
8
8
8
8
9
9
10
10
CONCL
83
84
86
104
111
31
32
34
60
11
23
8
16
18
24
24
26
27
27
15
4
19
26
26
27
25
11
12
12
5
11
10
25
29
43
44
11
19
37
38
81
102
47
59
14
4
4
21
sicuro, non vi venite,
voi guardate forse per
questo non vi sfidate,
ogni cosa putirvi,
ve ne ricordate molto!
cosí prestamente avere:
venduti i panni miei,
io che voi lasciate,
grossa usura ne vuole,
mel convien celare; /
io non avrò fatto nulla,
madonna, levatevi tosto,
"Vieni e cuoprimi bene,
come il fatto sta,
sano come io non sono,
egli mi stea molto bene,
che tu ti sgomenti,
non abbia a partorire,
so come io mi facessi;
ricogliendol testé,
per che noi siam qui,
ma guardianci di Nello,
mente bene per la gola,
non è egli giaciuto:
tu non va da attorno,
vuol dir questo? deh!
non ti tribolar di me,
è cosí tuo come tu di’,
quello incantesimo,
adoperare accenderà:
ti faccia Dio, bestia,
se’ tu maravigliosa!
suo arco e la sua spada,
che alle tavole erano,
non ti sia men cara;
renda e grazie e merito,
lui andasse a vederla,
ella dee essere amata,
adunque Sofronia tua,
(non vo’ dir perder lei,
piaceranno richiedermi,
che ella n’avesse,
una roba le donasse,
non diate a questa,
in ciò oltraggio; /
che cosí sia,
ché voi fareste danno a
ché io porto i guanti in
ché sicuro e gagliardo
ché ancora non s’era sí
ché ne disse il messo
ché, se io avessi spazio
ché
ché, se cosí non fosse,
ché
ché, se fosse cosí
ché
ché egli non ne vuol meno
ché, s’el fosse sentito,
ché
ché essi non mi
ché noi abbiam trovato
ché io mi sento un gran
ché io mi sento non so
ché io mi leverei e
ché io non la doveva mai
ché, lodato sia Idio, noi
ché
ché io non so come io mi
ché io odo fare alle
ché, indugiandosi pure di
ché
ché per aver festa e buon
ché egli è parente della
ché con la Niccolosa non
ché io mi ci coricai io
ché questo tuo vizio del
ché non ceni, se tu vuoi
ché io sto, bene, per ciò
ché non ti fai tu
ché tu possa far cavalla
ché la vita nostra, che
ché tu se’ fatta come il
ché per trentadue porti
ché altra arme non avea,
ché v’avea di valenti
ché io ti giuro per
ché io da render non l’ho
ché veduta ancora non
ché dee e meritamente per
ché di leggiere altra che
ché non la perderò
ché piú volentier per voi
ché la barba grande e lo
ché non fosse veduta
ché appena che io creda
ché, se ne fia nessuna /
ché
ché non intendo di piatir
non m’avavate monstrato che’
che monaci si debban far
Based upon/Testo di riferimento:
G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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DECAMERON WEB
Concordance to the Decameron
http://www.brown.edu/decameron
Che – Cheggia
NEIFILE
NEIFILE
ELISSA
CORNICE
cheggia
CORNICE
VII
IX
X
CONCL AUTORE
8
CONCL
2
47
9
27
5
I
INTRO
61
fecer cosí. Ben vorrei
ch’altro non ha in disio
io trovai piú vicino
piú le parole pesan
che’
che
che’
che
che’
che
che’
che
miei figliuoli
suoi piaceri. /
bagni un valente
fatti e piú
solo che l’appetito le cheggia,
cheggia e soli e
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G. Boccaccio, Decameron. V. Branca, ed. Torino: Einaudi, 19923.
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