Notizie flash - Diocesi di Como
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della diocesi di como Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXVI - 28 gennaio 2012 - € 1,20 Europa 6 Mondo 4 7 Como 15 Sondrio Referendum: la Croazia dice “sì” all’Europa Nelle Filippine mezzo milione di sfollati Senza dimora: il diritto alla salute Il respiro che manca alla Chiesa cittadini croati hanno Iall’adesione dato il loro consenso all’UE. continuano Ire ntanto le indagini per trovagli assassini di padre ’ ambulatorio che L offre cure ai senza tetto. 20 mila le presta- ttenta riflessione A di mons. Saverio Xeres a partire dal L’ingresso nel 2013. Fausto Tentorio. zioni in un ventennio. Concilio Vaticano II. Editoriale Se questo è un uomo di don Angelo Riva C ade venerdì 27 gennaio la giornata della memoria, consacrata al ricordo dell’Olocausto degli Ebrei e della mano empia che appiccò il fuoco. Un giorno per ricordare, perché un popolo senza memoria brancola nel buio e facilmente perde la strada. Chi ha visitato Auschwitz o qualche altro lager della follia hitleriana ne sa qualcosa. Conosce il morso gelido che ti avvinghia quando vedi il cumulo delle valigie con stampigliato l’indirizzo del proprietario e la stella di David; oppure la montagna di scarpe di chi terminò la corsa sul binario morto di Birkenau; o ancora le chiome fluenti di teste rasate a zero e depredate di ogni dignità, buone ormai per la rottamazione negli stabilimenti chimici del Reich. E tanto altro. Con, al termine della visita, la voce roca della guida polacca che, nel suo maldestro italiano infarcito di verbi all’infinito, chiosava “noi qui ricordare, perché l’uomo capace di fare tutto questo”. La memoria della Shoah rievoca i fantasmi e i mostri del Novecento, il secolo delle ideologie atee e disumane che hanno falciato ogni valore e sfigurato l’uomo, riducendolo a poltiglia ed escremento di una volontà di potenza idolatrica e fuori controllo. E non c’è solo Auschwitz, ma anche i gulag russi, Pol Pot, Srebrenica, e fermiamoci con l’elenco. Se questo è un uomo, titolava Primo Levi il suo racconto dall’inferno del lager. Ma – domandiamo – di quale uomo si dubita la dignità: di quello con il pigiama a strisce e un numero tatuato sul braccio o dell’aguzzino che incrudelisce sul cadavere ambulante? Ci sia però consentito un passo in avanti. Nel trapasso del ‘900 tutti abbiamo brindato al crollo di quelle ideologie folli, che Lyotard chiamava “le grandi narrazioni” – per dire della loro capacità diabolica di raccontare da capo, stravolgendola, la realtà. Al levare dei calici, però, una voce umile, quella di papa Paolo VI (cfr. Octogesima adveniens n. 29), già avvertiva – ed eravamo nel 1971! – del nuovo pericolo: che sulle macerie delle ideologie andate in frantumi si installasse non già la “civiltà dell’Amore”, bensì quella del nulla: le verità tutte relative, i valori trasmutati, gli ideali minimi, l’idolo novello della libertà individuale. Al posto delle “grandi”, ecco le “piccole” narrazioni: il denaro, la tecnologia, la democrazia dei diritti individuali. A promettere paradisi sulla sabbia del nulla. Oggi che l’economia è ingiusta e in crisi, la tecnologia ci sfugge di mano, la democrazia trasforma il delitto in diritto, ci rendiamo conto di quanto profetica fu quella voce umile, divenuta nel frattempo tonante con Giovanni Paolo II, mansueta ma ferma in Benedetto XVI. Le “piccole narrazioni” non hanno saputo – e come potevano? – colmare il vuoto e la desertificazione delle coscienze. Con parole difficili qualcuno dice che oggi stiamo vivendo la stagione del fallimento dell’illuminismo post-ideologico. Più semplicemente, la gente, disillusa, torna a domandare senso, valori, verità, educazione. In maniera forse confusa, ma reale. E allora ben venga, subito a ruota del giorno della memoria, la giornata della vita della Chiesa italiana. Perché anche dopo il crollo delle ideologie, la dignità dell’uomo è tutt’altro che al sicuro. Giornata della memoria. Per non dimenticare LIBRETTO DELLE BENEDIZIONI Sono in fase di preparazione i libretti per la benedizione delle famiglie che, quest’anno, si arricchiranno anche con un piccolo cartoncino ricordo. Il tema scelto è quello dell’Incontro Mondiale delle famiglie in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimi. È già possibile effettuare le proprie prenotazioni telefonando allo 031263533 presso la segreteria del Settimanale, da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00. Italia 5 La prolusione del cardinal Angelo Bagnasco Comunicazione Alla ricerca della credibilità perduta 9 Anniversari 14 Gli auguri a mons. Lafranconi e mons. Coletti Odescalchi Le radici valtellinesi del papa comasco 23 comunicare oggi: Foto Siciliani-Gennari/SIR 29 2 Sabato, 28 gennaio 2012 Idee e opinioni C ✎ L’opinione | ’ era una volta la Medicina dei bisogni. Rispondeva, quando possibile, alle nostre richieste di salute, di sopravvivenza, o in via alternativa, di limitazione del danno e del dolore che la malattia ci proponeva. Era caratterizzata, tra le altre cose, da uno stretto rapporto medico-paziente, che costituiva una vera alleanza contro il nemico, rappresentato dalla malattia o dal male, fisico o psichico che fosse. Ma un altro elemento distintivo era il senso del limite, da parte del medico e del paziente. Limite inteso non come punto di rinuncia a curare, a conoscere, a migliorare le nozioni in Medicina, ma limite come confine dato dal tessuto biologico e dal fattore tempo, al quale sappiamo essere legata la nostra esistenza su questa Terra. Insomma la Medicina dei bisogni era caratterizzata da una profonda accettazione degli eventi, che non faceva però rima con rinuncia a curare e superare i confini delle di Mario Guidotti Dalla medicina dei bisogni a quella dei desideri conoscenze umane. Negli ultimi decenni la scienza, forse anche spinta da logiche commerciali ed economiche, ci ha offerto proposte mirabolanti, non molto lontane dai celebri elisir di lunga vita che ricordiamo nei film in salsa western. E piano piano la nostra società si è resa conto di poter accedere ad una sorta di Medicina dei desideri, dove “comprare” in stile supermercato una serie di prodotti insperati ed in parte senza limiti. C’è di tutto, basta guardarsi intorno. Esempi: la pillola per fare sesso, la pillola anticoncezionale dei mesi prima, del giorno prima, del giorno dopo, dei giorni dopo. E continuando: pratiche abortive di vario tipo, chimiche e meccaniche. Procedure di fertilità di vario genere, con rapporti, senza rapporti, con rapporti in provetta, con uno, due o illimitati embrioni, tanto puoi in seguito scegliere quanti e quali tenere. Tra le scelte proposte: il sesso del nascituro, il colore degli occhi, lo stato di salute, e perché no: finiremo per decidere anche il quoziente intellettivo, i gusti, le attitudini in vita? Una volta nati (se ci lasciano nascere) potremo desiderare un eventuale allungamento degli arti, la forma del naso, la dimensione del seno, dei fianchi, delle labbra, dei glutei, dei pettorali, e via falsificando. E perché no? Udite, udite, se sei stanco di essere uomo puoi diventare donna e viceversa, oppure se sei indeciso perché non essere entrambi? In fondo bastano 20-30 interventi chirurgici e qualche chilo di ormoni e voilà, ecco il transessuale! Con medici e chirurghi divenuti patetici imitatori dell’opera divina. Arriverà a casa una depliant dei prodotti e delle prestazioni disponibili? Cos’altro ci potrà offrire? Vediamo. Sicuramente dei prodotti ed interventi per non più invecchiare. Ed ecco a voi delle grottesche facce di gomma, a metà tra il tragico ed il ridicolo, che tanto ci ricordano i canotti da mare, al posto di bellissimi visi di anziani che portavano sulla faccia i segni dell’esperienza e del vissuto, insomma, della vita. E come finale? Non penserete per caso di morire? Non se ne parla nemmeno. La Medicina dei desideri ci proporrà sicuramente qualche cellula staminale, magari rubata a qualche inutile embrione, che farà rigenerare fegato, cervello, pelle, occhi, e magari anche tutto l’organismo. E poi ancora vedrete che ci sarà qualche supermacchinario in grado di respirare al nostro posto, e poi degli ottimi pezzi di ricambio: cuore, reni, polmoni, e via quello che serve. Abbiamo ovviamente esagerato, anche se non tanto, per descrivere uno scenario prossimo futuro dove il denominatore comune sembra essere diventato la perdita del senso del limite, che era ben presente invece in passato pur senza essere mai stato un vincolo alla ricerca, bensì il limite etico che deve guidare costantemente l’uomo nel suo sforzo di miglioramento continuo, ma che mai deve sconfinare in una patetica imitazione o peggio ancora sostituzione dell’opera di Dio. SPIGOLATURE | di Alberto Campoleoni L’eccezione di Bruxelles B ruxelles capitale però ricordare che si tratta di Quasi la maggioranza islamica d’Europa. un’eccezione. La situazione nel degli studenti della capitale resto del Belgio, infatti, è ben Anche così, cercando evidentemente il diversa, come descrive ancora belga segue i corsi sensazionalismo, qualcuno la ricerca del Crisp: nelle zone di religione islamica ha commentato i dati di una fiamminghe l’81,8% dei liceali recente indagine del “Centre segue corsi di educazione de recherche et d’information cattolica, il 13,1% l’etica socio-politiques” (Crisp) del Belgio, che evidenzia laica e solo il 3,8% l’Islam. In quelle vallone come nella sede delle istituzioni europee, ormai quasi (francofone) il corso cattolico raggiunge il 52,8%, la maggioranza degli studenti segue i corsi di religione l’Islam l’8%. Nei licei si preferisce il corso laico islamica. A seguire il corso di Islam a Bruxelles sarebbe, (64,2%), rispetto a cattolici (26,4%) e musulmani infatti, il 43% nelle scuole primarie e il 41,4% nelle (7,8%). Difficile entrare nel merito dei numeri, di scuole secondarie. Al secondo posto verrebbe il corso cui bisognerebbe avere con precisione modalità di morale non religiosa, con il 27,9% di frequenza di rilevazione e variabili. Però, facendo un alle primarie e 37,2% alle superiori. L’insegnamento confronto sommario con dati che potrebbero cattolico invece coinvolge solo il 23,3% degli studenti essere analoghi e riferiti al 2003, riportati dalla nelle primarie e si riduce ulteriormente nei licei, ricerca delle Chiese cattoliche d’Europa tra il arrivando al 15,2%. 2006 e il 2007, a proposito del Belgio francofono Cosa succede a Bruxelles? Anzitutto la città è da tempo si scopre che allora tra infanzia e primaria una delle più multietniche capitali europee, come l’insegnamento religioso cattolico veniva scelto dal 48% l’inglese Londra, o la svedese Malmoe. C’è chi nota che degli allievi (dunque adesso sarebbero di più) e nei licei ormai un cittadino su tre, a Bruxelles, è musulmano dal 28% (per il Crisp ora sono meno). L’insegnamento e il nome più diffuso è Mohamed. Questo fa capire, islamico era al 10% tra infanzia e primaria e al 12% forse, l’allarme che per esempio ha lanciato subito un nei licei (dunque oggi sarebbe diminuito). La morale eurodeputato leghista per evidenziare come i flussi laica oggi è in crescita: nel 2003 era scelta dal 31% tra migratori abbiano ormai trasformato profondamente infanzia e primaria e dal 57% nei licei. le caratteristiche socio-religiose della città, come ci Il problema, dunque, non è tanto l’Islam, quanto sia il rischio di una diffusione “a macchia d’olio” di la secolarizzazione e forse anche una concezione percentuali come quelle di Bruxelles e soprattutto della religione “privata”, che forse ha contagiato più come siano in pericolo natura e identità del Vecchio le famiglie di tradizione cristiana e magari trattiene Continente. anche dall’insegnamento scolastico. Bisognerebbe, Senza sottovalutare la situazione di Bruxelles, bisogna però, addentrarsi in ragionamenti complessi per cui non c’è spazio. Resta invece da rilevare come l’insegnamento religioso sia un nodo sensibile per il Belgio e più in generale per l’Europa. Anche su questo campo si misura la capacità di accogliere e valorizzare le diversità, senza dimenticare l’importanza delle tradizioni religiose – e nello specifico quella cristiana – per comprendere la cultura del continente e abitarlo con responsabilità. Valorizzare l’insegnamento della religione in Europa vuol dire, da una parte, tramandare e rinverdire le radici di comunità vive e attive nei Paesi, così come può diventare un mezzo straordinario per la comprensione reciproca, il dialogo e la costruzione di una società più a misura d’uomo. ◆ Stella Polare di don angelo riva Pio XII, il papa della svolta, non del silenzio S ono terminati i festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia. Fra brindisi e tintinnare di calici, inevitabile che qualche sorso sia andato di traverso. Per noi cattolici, in particolare, un coccio di vetro su cui volentieri avremmo fatto a meno di camminare è stato la questione dei turbolenti rapporti fra la Santa Sede e il neonato Stato liberale italiano. Dalla breccia di Porta Pia al famoso non expedit (“non conviene”) – che per almeno trent’anni (qualcosa cominciò a cambiare con le elezioni del 1904) impedì di fatto la partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana – i rapporti fra le due sponde del Tevere rimasero alquanto tesi. Non ci interessano qui le ragioni storiche (per niente campate per aria) di questa diffidenza del Papa verso lo Stato italiano sorto dal Risorgimento. Vogliamo invece indugiare sul momento del riavvicinamento. Gli studiosi della Dottrina sociale della Chiesa sono sempre più concordi a identificare tale momento nell’alto magistero di papa Pio XII, e in particolare nei celebri Radiomessaggi natalizi che papa Pacelli diffuse via etere (una rivoluzione mediatica, per la Chiesa di allora!) negli anni della guerra. In essi è visibile l’apertura del Papa al modello liberale e democratico, e ai diritti della persona, che di tale modello rappresentano il fondamento etico (cfr. soprattutto il Radiomessaggio del 1944). Una svolta, rispetto agli anni dell’intransigenza verso lo Stato liberale. Maturata, probabilmente, sotto la gragnuola delle bombe e in margine ai bollettini di guerra che lasciavano trapelare l’orrenda barbarie del genocidio nazista. Così se prima, agli occhi della Chiesa, il “nemico” era lo Stato liberale (come quello piemontese), e la battaglia da condurre era quella per i diritti della Chiesa (più volte calpestati dalle politiche anticlericali), ora all’orizzonte si stagliava un avversario ben più pericoloso e sanguinario: lo Stato totalitario. E la battaglia da condurre era quella per i diritti dell’uomo e la dignità della persona, sfigurata e offesa da quei regimi come forse mai era accaduto nella storia umana. Una battaglia che poteva ritrovare allineati, e non più contrapposti, cattolici e uomini di buona volontà, di qualunque credo o ideologia. E’ sul filo di questa intuizione che maturerà la Chiesa del Concilio Vaticano II, e, prim’ancora, l’idea costituzionale dell’Italia repubblicana, nonchè il progetto dell’Europa unita (nato, guarda caso, da tre cattolici illuminati come De Gasperi, Adenauer e Schumann). Morale: è proprio vero che la Provvidenza sa scrivere diritto sulle righe sconnesse dell’umanità. Proprio dall’ora più buia della storia recente, lo Spirito ha saputo trarre nuovi e luminosi sentieri per la Chiesa. E indicare – come poi dirà Giovanni Paolo II – che non il suo interesse particolare, ma “l’uomo, questo uomo concreto, è la prima via della Chiesa” (Redemptor hominis n. 14). E’ bello ricordarlo proprio mentre ricorre il giorno della memoria dell’Olocausto. Ed è bello riconoscere i meriti di Pio XII, bersagliato della “leggenda nera” che lo vorrebbe pavido e silenzioso – quindi corresponsabile – di fronte al genocidio hitleriano. Tesi pretestuosa e mistificante. Ma questo sarebbe un altro discorso… Attualità Sabato, 28 gennaio 2012 3 Primavera araba: cosa è rimasto un anno dopo? Nel gennaio 2012 la morte del giovane Mohamed a Sidi, in Tunisia, dava il via alle proteste di quella che si sarebbe trasformata in una rivoluzione dagli esiti ancora incerti M ohamed Bouazizi era un venditore ambulante abusivo di frutta e verdura nella città di Sidi Bouzid, in Tunisia. Ventisei anni, laureato disoccupato, Mohamed non era rimasto ad aspettare un lavoro migliore ma si era rimboccato le maniche per dare sostentamento alla sua famiglia. Il 17 dicembre 2010 la polizia gli confisca il banco di frutta. Alla sua richiesta di spiegazioni viene picchiato. Dalla disperazione alla rabbia: lo stesso giorno, davanti l’ufficio del governatore della città, il giovane si cosparge di benzina e si dà fuoco. Morirà in ospedale dopo 18 giorni. Un gesto estremo che mostra la frustrazione di tanti giovani tunisini privi di futuro e che diventa la scintilla della rivolta in molti Paesi arabi. Da Tunisi a piazza Tahrir al Cairo, per chiedere riforme sociali, diritti, lavoro. Una rivolta, che nessuno poteva prevedere, che covava sotto la brace della povertà e delle umiliazioni. Cosa resta della primavera araba un anno dopo? Lo abbiamo chiesto a Riccardo Redaelli, docente di geopolitica all’Università Cattolica di Milano e direttore del Middle East Program al “Landau Network Centro Volta” di Como. “Il panorama è ancora complesso – spiega il docente –. Ci sono Paesi in cui la primavera araba ha portato la caduta del regime, Tunisia ed Egitto, e a conseguenti elezioni. In altri, invece, la lotta si è incancrenita come nello Yemen, in Siria, o repressa, come in Bahrein, dove le aspettative, nel silenzio internazionale, sono state spente brutalmente. Le legittime aspirazioni dei popoli sono ancora presenti. Quanto queste abbiano la possibilità di concretizzarsi è da vedere. C’è stata una discrasia tra chi era in piazza a protestare e chi invece poi ne ha raccolto i frutti...”. Come in Tunisia, in Egitto e in Marocco, dove il voto ha premiato gli islamisti a scapito di chi ha fatto la rivoluzione. “Primavera” scippata ai giovani dai partiti “L’Occidente, seppur colto di sorpresa, ha sostenuto la primavera araba considerata come un segnale di cambiamento. Ma in questo confuso panorama mediorientale, l’Occidente si muove in ordine sparso. L’Europa è al solito divisa, come ha dimostrato in Libia, e non è in grado di proporre nulla”. religiosi? “Non direi scippata. I Fratelli Musulmani hanno vinto le elezioni senza brogli. È evidente che i partiti islamisti hanno una capacità di mobilitazione maggiore dei liberali. Nei sistemi dittatoriali pluridecennali, come l’Egitto e la Tunisia, le opposizioni liberali erano represse e, quindi, non hanno avuto tempo e modo di organizzarsi. Ma soprattutto non hanno avuto la capacità dei movimenti islamisti di penetrare in tutti gli strati della società. I liberali hanno un seguito negli ambienti urbani, gli islamisti hanno la moschea, straordinario strumento di aggregazione e di consenso”. I partiti islamisti chiamati a governare saranno capaci di fare proprie le aspirazioni che sono alla base della primavera araba? “Sono pessimista. In Egitto a vincere, non sono stati solo i Fratelli Musulmani, ma anche i Salafiti. I primi, in campagna elettorale, si sono dimostrati volutamente moderati, cauti, rassicuranti verso la minoranza cristiana, la Giunta militare e la comunità internazionale. I Salafiti, invece, si sono presentati con un’agenda settaria e dogmatica prendendo moltissimi voti. Proponendo un’interpretazione rigida della Sharia, i Salafiti faranno passare i Fratelli Musulmani come dei cattivi musulmani, con pesanti ricadute fondamentaliste. Lo stesso rischio anche in Tunisia e Marocco”. Una primavera islamista che prelude a un inverno cristiano? “In Egitto gli attacchi contro i cristiani sono quotidiani. C’è una parte del mondo islamico che a parole richiama il rispetto e la convivenza ma nei fatti considera le minoranze religiose, specie quella cristiana, un corpo estraneo dimenticando che i cristiani in Medio Oriente sono l’elemento originario. In Medio Oriente si è creato un clima violento tale da far sentire i cristiani sempre più precari e deboli. L’Occidente sta cominciando a percepire qualcosa ma si muove in modo esageratamente prudente quasi che a difendere i cristiani minacciati sia una colpa e non un dovere”. In questo anno quale ruolo ha giocato l’Occidente che prima ha appoggiato i dittatori e poi li ha scaricati? Sarà così anche con la primavera araba? “L’Occidente, seppur colto di sorpresa, ha sostenuto la primavera araba considerata come un segnale di cambiamento. Ma in questo confuso panorama mediorientale, l’Occidente si muove in ordine sparso. L’Europa è al solito divisa, come ha dimostrato la Libia, e non è in grado di proporre nulla. Senza dimenticare che alleati tradizionali degli Usa, come i sauditi, stanno soffiando sul fuoco del settarismo sunnita più estremista in funzione anti-iraniana e, quindi, anti-sciita. Una politica suicida, appoggiata dagli Usa per convenienza, che semina divisioni in Medio Oriente colpendo le minoranze cristiane”. La primavera araba ha mostrato anche qualche luce, come la grande affluenza al voto, la richiesta di diritti, un’accresciuta sensibilità politica delle popolazioni. Il mondo arabo sta trovando la sua strada verso la democrazia? “La crescita di consapevolezza politica e dei diritti e dei doveri sono segnali chiari. Ma serve tempo. Non si può pretendere che popolazioni disabituate riscoprano subito il senso dello Stato forte e la coscienza di una società civile. Ci vuole anche aiuto che non sia interferenza o peggio colonialismo, ma stimoli e segnali di avvertimento per favorire le cosiddette migliori pratiche e il rispetto della legge”. Egitto. A un anno dall’inizio delle proteste in piazza Tahrir si è insediato il Parlamento Il Paese al bivio tra islamisti e militari S i è riunito per la prima volta a Il Cairo, lunedì 23 gennaio, l’assemblea del popolo (Camera bassa), il primo Parlamento liberamente eletto da diversi decenni a questa parte. L’insediamento giunge ad un anno dallo scoppio della rivoluzione del 25 gennaio, che ebbe come epicentro piazza Tahrir. Tuttavia i “rivoluzionari”, nel corso delle elezioni legislative svoltesi tra la fine di novembre e l’inizio di gennaio, hanno raggranellato con la loro lista “Rivoluzione Continua”, solo sette seggi, al contrario della lista “Giustizia e Libertà” dei Fratelli Musulmani uscita vincente con 127 seggi, pari a circa il 40%, e dei salafiti di al-Nour con 96 seggi. Staccati il partito moderato del Wafd con 36 seggi e il Blocco egiziano con 33 seggi. A un anno dalla rivoluzione che ha deposto il “faraone” Mubarak, ora sotto processo, cosa è cambiato in Egitto? Il SIR lo ha chiesto a padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano che vive e opera al Cairo. Dodici mesi dopo cosa è cambiato in Egitto? “Innanzitutto siamo passati da un regime dittatoriale a un assetto leggermente più democratico. Sottolineo il ‘leggermente’ poiché non sappiamo ancora l’evoluzione di questo processo di democratizzazione avviato con il voto. I risultati elettorali ci hanno consegnato un Egitto in mano al blocco islamista. Sarà da vedere come si svilupperà il governo e quale orientamento darà il partito guida, quello dei Fratelli Musulmani, vincitore alle urne”. Cosa resta delle attese di piazza Tahrir? “La rivoluzione è stata avviata dai giovani e dai movimenti e successivamente cavalcata dai Salafiti e dai Fratelli Musulmani che avevano già un’organizzazione alle spalle. Molti giovani hanno pagato, qualcuno lo sta ancora facendo, a causa delle posizioni assunte nelle manifestazioni e in contrasto con la giunta militare alla quale ora viene chiesto di lasciare il campo alle forze politiche. Una richiesta avanzata anche dall’Università di al-Azhar. Secondo alcuni, il 25 gennaio sarà l’inizio della prossima rivoluzione, per altri un anniversario da celebrare. La partita è ancora tutta da giocare”. La sfida principale per il nuovo Egitto e le sue istituzioni è anche quella di rispondere alle attese della piazza che chiede giustizia sociale. In che modo? “Migliorando la qualità della vita, garantendo lavoro, istruzione, sanità, cibo. L’economia è un punto nevralgico dello sviluppo. Se questo ripartirà, potremo vedere prospettive positive, altrimenti la piazza tornerà a scaldarsi. Resta poi l’incognita della giunta militare che in occasione del 25 gennaio ha graziato 1.959 detenuti, fra cui il blogger Maikel Nabil, condannato a due anni per oltraggio alle forze dell’ordine. Restano detenuti ancora 22 ufficiali dell’esercito accusati di non aver eseguito gli ordini impartiti dal loro comando. Ora sono in sciopero della fame. Vedremo cosa farà la Giunta militare in questa fase di transizione in cui la politica muove i suoi primi passi verso la democratizzazione del Paese”. Italia 4 Sabato, 28 gennaio 2012 Economia. L’Italia ha tutti i numeri per vendere qualità fuori dai propri confini. Esportare per crescere. Il mercato estero può essere una grande opportunità per affrontare la crisi; gli scambi internazionali continuano a crescere anche per l’Italia, quindi è bene non perdere l’occasione N el corso del 2011 la politica monetaria della Banca Centrale Europea è stata espansiva con tassi di interesse che si collocano nettamente al di sotto del tasso di inflazione europeo attestato pari al 3%. Le banche private dei paesi europei possono approvvigionarsi in quantitativi illimitati di moneta a tassi intorno al 1%. Gli effetti della politica monetaria espansiva sono però circoscritti solo ad alcuni paesi (quali la Germania e l’Olanda) mentre negli altri paesi tali effetti non si propagano poiché è messa in gioco la credibilità del debitore (ad esempio Grecia, Spagna , Italia). Tutti i paesi dell’Unione europea sono invece accomunati dalla politica fiscale restrittiva che comporta provvedimenti quali il blocco dei salari dei dipendenti pubblici, licenziamenti, aumento dell’imposizione fiscale. Le imprese e le famiglie italiane sono quindi nella situazione peggiore dove tutti e due gli strumenti in mano al pubblico, quello monetario e fiscale, sono restrittivi. Ciò comporta una diminuzione di investimenti delle imprese e una riduzione dei consumi aggravata dalla paura nel futuro, tipico delle società con una popolazione in cui è presente una forte componente di anziani. Come si può uscire da questa situazione? Se ne può uscire cercando di vendere i nostri prodotti e servizi all’estero. Gli scambi internazionali sono cresciuti del 6% nel 2011 si stima che crescano del 3% nel 2012 e del 7% nel 2013. E qui troviamo una buona notizia diffusa dall’Istat il 18 gennaio 2012 che ha comunicato i dati relativi al commercio con l’estero aggiornati al mese di novembre 2011. Nel periodo gennaio-novembre 2011 si rilevano tassi di crescita tendenziali delle esportazioni pari al + 11,9% maggiori del +10,6% delle importazioni. Nei primi 11 mesi il disavanzo commerciale ha raggiunto i 25,8 miliardi in miglioramento rispetto al 2010 (-27 miliardi). Il saldo non energetico (+30,5 miliardi) è in forte aumento sul 2010 (+19,6 miliardi), mentre quello energetico sale a 56,3 miliardi dai 46,6 miliardi del 2010. In termini di volumi le esportazioni aumentano del 4,3 % frutto di un aumento dell’1,5% nei Paesi Ue e dell’8,3% nei Paesi Extra Ue; relativamente alle importazioni i volumi diminuiscono dello 0,4% che derivano da un aumento dello 0,9% delle importazione dai Paesi Ue e da un calo dell’ 1,1% dei Paesi Extra Ue. Ciò conferma l’integrazione dei mercati europei e il positivo effetto per il commercio, per i paesi appartenenti all’area, del valore unico della moneta. Il calo dei volumi importati sono più alti nei beni di consumo durevoli (- 6%) in prevalenza autoveicoli e nell’energia (- 6%); le cause sono note, nel primo caso i dati coincidono con il calo delle vendite di autovetture nel corso del 2011, nel secondo incominciano a fare effetto i forti investimenti nel risparmio energetico e nelle nuovi fonti di energia di cui si sono rese protagoniste, complici le agevolazioni fiscali, le imprese e le famiglie italiane in questi ultimi anni. Una strategia, quella del risparmio energetico, che va perseguita poiché il peggioramento del saldo energetico rischia di continuare a causa della perdita di valore dell’Euro nei confronti delle altre monete avvenuto nella parte finale del 2011. Nella settimana successiva al varo dei provvedimenti sulle liberalizzazioni da cui il governo si attende effetti positivi per lo sviluppo del paese diventano quindi importanti tutte quelle norme che aiutano le imprese a migliorare il vantaggio competitivo per poter esportare: norme che vanno dal costo dell’energia alla migliore produttività del settore amministrazione pubblica. Una pubblica amministrazione il cui compito è quello di individuare norme più semplici e di velocizzare la fornitura dei servizi relativi alla giustizia. Da parte loro gli imprenditori, i lavoratori e i cittadini è importante ricordino come l’uscita dell’Italia dalla miseria nel secondo dopo guerra è stata possibile grazie al forte sviluppo delle esportazioni e delle rimesse che i nostri emigrati inviavano in Italia Si può replicare a patto che ognuno aiuti la capacità del sistema Italia di esportare con il buon gusto, il buon senso, l’arte, la cultura, prodotti tipici che sono legati al nostro territorio e sono il patrimonio della storia di questo paese. a cura di SERGIO PIERANTONI Incontro a Como. Una serata con Mauro Magatti, Alfonso Corbella, Angelo Rinaldi. C osa centra la luna con una crisi che sembra nascondere qualsiasi orizzonte di speranza; cosa centra il terremoto di Haiti con una realtà che sembra riguardare esclusivamente il mondo dell’economia e della finanza? Eppure la crisi rivela come troppo spesso manchino proprio la luna e il terremoto, con un’umanità che si è perduta dentro un tecnicismo, in cui l’io scompare e la realtà non è più qualcosa che ci è messa nelle mani e che ciascuno può contribuire a costruire, ma un meccanismo che toglie desideri e aspirazioni. L’incontro di lunedì 16 gennaio presso il Politecnico di Como, organizzato da Comunione e Liberazione, per un giudizio sul volantino “La crisi, sfida per un cambiamento” (www. clonline.org/articoli/ita/lacrisi.htm), ha richiamato proprio la possibilità che da questa crisi nasca il cambiamento. Attraverso le parole di don Luigi Giussani – «Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni ed insieme coi quali sente i problemi» –, Alfonso Corbella, responsabile a Como di Comunione e Liberazione, ha sottolineato che un movimento come Cl ha voluto organizzare più di 50 incontri in Italia e all’estero perché tutto ciò che è umano e tocca gli uomini aiuta a risvegliare dal torpore che vorrebbe nascondere, come ricorda Julian Carron, responsabile del Movimento, la positività del reale. E che il reale sia positivo è ontologicamente vero perché il reale c’è e ci è “dato”. Scrive Hanna Arendt: «Una crisi ci costringe a tornare Sfida per il cambiamento alle domande. Questa crisi si trasforma in catastrofe solo quando noi non utilizziamo quell’occasione per riflettere». Primo relatore è stato Mauro Magatti, preside della Facoltà di sociologia dell’Università Cattolica, che ha esordito affermando che la crisi non è fondamentalmente una questione tecnica, ma è soprattutto una questione antropologica, «chiamiamola pure spirituale» ha soggiunto. Questa crisi planetaria è caratterizzata da due movimenti storici: un movimento di espansione e un movimento di slegamento. Il primo ha portato con sé benefici per quanto riguarda la libertà, ed in questo senso anche la tecnica, la finanza sono stati momenti decisivi del fenomeno di espansione. Ne è derivata, però, anche una serie di problematiche: la finanza, l’economia si sono slegate da ogni relazione, il welfare si è indebolito e soprattutto si è indebolito quel legame particolare che è la famiglia. Questo è il paradosso che ha evidenziato la crisi: ci troviamo a vivere in società svuotate. È necessario allora interrogarsi su questo paradosso e scoprire che all’origine c’è una malattia della libertà. La lezione che la crisi ci sta dando è positiva, ed in questo il giudizio del volantino di C.L ci aiuta, perché ci consente di confrontarci con il nostro desiderio e con la nostra idea di libertà, permettendoci per i prossimi anni di scoprire che essere liberi implica la capacità di stare insieme, di costruire “alleanze” e di porsi dei limiti. Angelo Rinaldi, vicedirettore del quotidiano «La Repubblica», secondo relatore dell’incontro, ha affermato con forza che «la sfida a un cambiamento è sempre una cosa buona perché risveglia in noi la speranza». Ed è qui che entra in scena la luna. Raccontando di uno studente che, durante un “open day” del liceo della figlia, spiegava la novella di Pirandello “Ciaula scopre la luna, gli è diventato evidente che la scoperta della luna e le lacrime del protagonista della novella hanno a che fare con la crisi. L’esito di questa novella è esattamente la provocazione del volantino. La luna era sempre stata là, ma Ciaula non l’aveva mai apprezzata per la monotonia quotidiana; è bastato il gesto di alzare lo sguardo perché tutto cambiasse. In quell’avvenimento Ciaula ha ritrovato tutto se stesso e la sua umanità. È esattamente la situazione della crisi, che può essere un nuovo inizio. E qui interviene il terremoto, con la lettera di suor Marcella da Haiti, letta in conclusione, che ci fa vedere che la realtà è positiva, se la scopriamo come dono sempre in ogni attimo e scopriamo con lei l’Autore di questo dono. (C.L.) Italia La prolusione del card. Bagnasco al Consiglio Permanente della Cei: «ritornare all’essenziale». “D Crisi di fede. Dopo aver ricordato le recenti parole del Papa sulla “crisi della Chiesa” che “nel mondo occidentale è crisi di fede”, il card. Bagnasco ha richiamato l’Anno della fede che inizierà l’11 ottobre 2012 e terminerà il 24 novembre 2013. Ha così ringraziato Benedetto XVI per aver voluto questo evento e per aver istituito il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Riguardo alla “crisi della fede”, ha poi notato che “sembra esistere qua e là una strana reticenza a dire Gesù, una sorta di stanchezza, uno scetticismo talora contagioso”, H a raggiunto il “continente” la protesta degli autotrasportatori, che la scorsa settimana ha paralizzato la Sicilia. Le situazioni più critiche si registrano in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Campania e Puglia, ma da Nord a Sud si registrano in continuazione crescenti disagi. La mobilitazione, che dovrebbe proseguire almeno fino al 27 gennaio, prende origine dal rincaro del gasolio e dei pedaggi autostradali. “Siamo disposti a rimanere qui a oltranza, anche la notte”, ha dichiarato un’organizzazione di autotrasportatori, mentre il leader dell’Aias (Associazione imprese autotrasportatori siciliani), Giuseppe Richichi, a nome del movimento “Forza d’urto” parla di “un popolo che si sta muovendo”. Da parte del governo, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha detto di seguire “con molta attenzione la protesta”, “perché nulla esclude che questi malesseri possano sfociare in manifestazioni 5 ■ Giovani Metterli al centro per tornare a crescere... L e singole misure saranno meglio chiare nel dettaglio a un attento esame e ci sarà, comunque, il passaggio parlamentare. Tuttavia, il decreto che è stato annunciato come “Cresci Italia” sembra riuscire ad armonizzare la necessità di innovazione, con il bisogno di equità e di stabilità sociale che è un bene essenziale, soprattutto in questo periodo di crisi. Fede, evasione fiscale e sociale io c’è ed è con noi... dunque, che cosa può succedere di così realmente drammatico e allarmante da atterrirci?”. È quanto ha affermato il 23 gennaio il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio episcopale permanente (Roma, 23-26 gennaio). Il discorso del cardinale spazia su tematiche religiose, civili, politiche e culturali, ma nella sua parte iniziale si occupa del tema della fede popolare, “che viene espressa in maniera genuina – ha affermato il presidente della Cei – in forma talora pudica ma autentica, come se il passaggio dalla sicumera e dal clima di abbondanza alla trepidazione e all’incertezza, ci riportasse all’essenziale di noi stessi e della vita, alle cose che veramente contano”. Per il cardinale, “è appena sufficiente tuttavia entrare in contatto vivo col tessuto delle parrocchie e immergerci tra la gente cosiddetta comune – che lavora per vivere e ha preoccupazioni che si direbbero prosaiche e invece sono semplicemente normali – per ricavarne l’impressione che ancora ci sono davvero i valori cristiani”. Sabato, 28 gennaio 2012 evidenziando al contrario “l’entusiasmo riscontrabile nei giovani” dei vari continenti, anche per le Giornate mondiali della gioventù che si stanno rivelando “un modo nuovo, ringiovanito, dell’essere cristiani”. Il presidente della Cei ha quindi affrontato il tema della “crisi economica” in corso da quattro anni e che, a suo avviso, è da collegare “ad altri fenomeni contestuali come la mondializzazione dei processi, le migrazioni, le mutazioni demografiche nei Paesi ricchi, l’offuscamento delle identità nazionali, il nomadismo affettivo e sessuale”. Ha così parlato di “capitalismo sfrenato” che invece di risolverli “crea i problemi”; di realtà che ha definito “coaguli sovrannazionali”, “talmente potenti e senza scrupoli, tali da rendere la politica sempre più debole e sottomessa”. Evadere le tasse è peccato. Circa la crisi nel nostro Paese, il cardinale ha sottolineato che “l’Italia appare particolarmente in angustia a motivo di sanzioni e bocciature che possono apparire un declassamento, agli occhi del mondo”. “E tuttavia – ha proseguito – un esame di coscienza, rigoroso e spassionato, s’impone, per scongiurare il rischio di un autolesionismo spesso in agguato”. Circa i motivi di queste difficoltà, il card. Bagnasco ha citato “anzitutto l’incapacità provata di pervenire nei tempi normali a riforme effettive, spesso solo annunciate; e quindi l’incapacità, con questo sistema politico, di pervenire in modo sollecito a decisioni difficili allorché queste si impongono”. Tra le considerazioni, ha affermato che occorre “cooperare attivamente con il governo a riequilibrare l’assetto della spesa in termini di equità reale, e metter mano al comparto delle entrate attraverso un’azione di contrasto seria, efficace, inesorabile alle zone di evasione impunita, e ai cumuli di cariche e di prebende”. Per quanto riguarda la Chiesa, ha poi detto che “non può e non deve coprire auto-esenzioni improprie. Evadere le tasse è peccato. Per un soggetto religioso questo è addirittura motivo di scandalo”. La ricchezza del “sociale” e la questione Ici. Nella seconda parte della prolusione, il cardinale ha poi toccato vari temi tra cui le riforme messe in campo dal governo per “salvare l’Italia”, la malavita organizzata che dal Sud “si sta spingendo verso le città del Nord”, la “tendenza eutanasica che ammorba la civiltà europea”, la diffusione del gioco d’azzardo. Ha richiamato la vasta platea di operatori attivi nel “sociale” (420 mila in oltre 14 mila servizi d’ispirazione cristiana), citando tra gli altri Tavole Amiche, Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Micro-crediti, Fondi antiusura, Prestiti della speranza, Caritas Italiana. Sul tema dell’Ici ha detto che “la Chiesa non chiede trattamenti particolari, ma semplicemente di aver applicate a sé, per gli immobili utilizzati per servizi, le norme che regolano il no profit”. Sull’impegno politico dei cattolici ha richiamato il ruolo di “Retinopera”, del “Progetto culturale”, mentre sulla famiglia ha parlato dell’imminente Incontro mondiale previsto a Milano in maggio. Ha poi concluso ricordando “i gravi soprusi patiti da tanti fratelli di fede” in Nigeria, i missionari e catechisti uccisi in vari Paesi del mondo, le vittime della sciagura della nave Concordia, il centenario della nascita “del mai dimenticato papa Giovanni Paolo I” e la beatificazione dell’economista Toniolo. ✎ commento | In questa direzione, che è quella poi fondamentale, spiccano le misure tese a dimostrare una semplicissima, fondamentale, ma purtroppo dimenticata verità: che i giovani sono una grande risorsa per la società: non devono essere narcotizzati e dunque emarginati, ma invece stimolati a intraprendere. I giovani, infatti, sono lo specchio della società e l’Italia si deve dare da fare molto (anche) in questo senso. I dati appena pubblicati dall’Istat nel tradizionale Rapporto “Noi Italia” di inizio anno, fotografano ancora una volta un Paese sparpagliato, con indicatori contraddittori, quasi appunto alla ricerca di riferimenti, che invece sembrano, volta per volta, sfuggire. E allora, oltre le questioni economiche e di bilancio, che sono fondamentali e che Monti sta cercando di gestire al meglio, anche nella necessaria prospettiva europea, bisogna cominciare a riflettere sul problema della rappresentanza. Lo sollecita tra l’altro un movimento che si è dato un nome antico, quello dei forconi in Sicilia. Al di là delle forme e degli esiti segnala un malessere in ordine proprio alla rappresentanza. La decisione della Corte Costituzionale, peraltro largamente attesa e prevedibile, così come le indicazioni del Capo dello Stato, stanno riproponendo la questione dei sistemi elettorali, quasi curiosamente riportando l’orologio addirittura alla fine degli anni Ottanta, quando questo dibattito cominciò ad essere istruito. Tuttavia la questione non è meramente tecnica. Un sistema elettorale in fin dei conti vale l’altro, se c’è sostanza politica e capacità di rappresentanza. Le misure “cresci Italia” sono necessarie, al di là dei possibili aggiustamenti, sono urgenti. Aprono, però, e reclamano una cornice politica più ampia. Per questo, i partiti innanzitutto, ma anche gli altri grandi soggetti sociali, come i sindacati e le organizzazioni rappresentative, da un lato devono ripensarsi e così ritornare propositivi, per giocare nuove chance, proprio su quel medio periodo che per decenni è stato trascurato, o, peggio, finanziato a debito. Anche a questo serve il governo “tecnico”: a dare tempo, anche se il tempo stringe. FRANCESCO BONINI di Francesco Rossi Protesta dell’autotrasporto: ma pagano i cittadini di tipo diverso”, ammonendo tuttavia che “non saranno tollerati i blocchi stradali”, giudicati peraltro “inaccettabili” pure da Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi. “Il codice di autoregolamentazione, nel settore del trasporto merci, prevede – ha ricordato il garante – che “la proclamazione della protesta non deve prevedere l’effettuazione di blocchi stradali o d’iniziative già sancite e sanzionate dal codice della strada in materia di circolazione stradale”. “Bloccare un’intera regione o la circolazione in una parte del Paese non è giusto, va al di là del legittimo diritto di sciopero”, commenta Edoardo Patriarca, membro del Cnel e segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali. L’invito di Patriarca è a “sedersi al tavolo delle trattative perché la questione dei sacrifici riguarda tutti, e al contempo il momento è grave. Se i camionisti bloccano le strade per il costo del carburante, allora cosa dovrebbero dire tutti quei lavoratori che si sono visti spostare avanti di diversi anni l’età pensionabile?”. La protesta, dunque, per essere legittima deve assumere “forme civili”, tenendo presenti gli “interessi generali”, ed essere piuttosto di sprone al governo perché “vada a colpire gli oligopoli che ancora ci sono e impongono prezzi superiori a quelli di mercato”. “Penso ad esempio – aggiunge – all’obbligo dei distributori di carburante di rifornirsi da un unico marchio, come pure al divieto di vendere i farmaci di fascia C nelle parafarmacie, dove ci sono comunque farmacisti in grado di consigliare e garantire la qualità”. Secondo le stime di Coldiretti “ammontano ad almeno 50 milioni di euro i danni causati nell’agroalimentare dallo sciopero dei tir in Sicilia nell’ultima settimana” e “al danno economico immediato va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto “made in Italy” con quello proveniente da Paesi come la Spagna e Israele, diretti concorrenti della produzione siciliana nell’ortofrutta”. Le organizzazioni di categoria decuplicano la conta dei danni: in sei giorni la Sicilia avrebbe perso 500 milioni di euro, con decine di aziende ora costrette a ricorrere alla cassa integrazione. Inoltre, con l’86% dei trasporti commerciali in Italia su strada, “lo sciopero dei tir mette a rischio la spesa degli italiani soprattutto per i prodotti più deperibili”. “Come è già successo in Sicilia, se non si tornerà presto alla normalità – conclude Coldiretti – gli effetti si faranno sentire con gravi danni per le aziende agricole, per il commercio e per i consumatori, con gli scaffali dei supermercati vuoti e il rischio di effetti speculativi sui prezzi”. “Alla fine – chiosa Patriarca – aumenteranno i prezzi dei beni al consumo e a pagare sarà ancora una volta la gente”. 6 Europa Sabato, 28 gennaio 2012 2012: al via l’anno europeo per l’invecchiamento attivo A tutte le età Una serie di iniziative coinvolgeranno i 27 Paesi membri. L’obiettivo è creare una società in cui venga valorizzato anche il contributo degli ultracinquantenni “ L’ obiettivo generale dell’Anno europeo consiste nell’agevolare la creazione di una cultura dell’invecchiamento attivo in Europa, basata su una società per tutte le età”. È l’articolo 2 della decisione 940/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, firmata il 14 settembre dello scorso anno e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, a specificare gli obiettivi dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni proclamato in sede comunitaria per il 2012. Il documento ufficiale siglato dalle due istituzioni Ue chiarisce: “L’Anno europeo incoraggia e sostiene l’impegno degli Stati membri, delle loro autorità regionali e locali, delle parti sociali, della società civile e del mondo imprenditoriale, comprese le piccole e medie imprese, a promuovere l’invecchiamento attivo e ad adoperarsi maggiormente per mobilitare il potenziale degli ultracinquantenni, che costituiscono una parte della Le persone con più popolazione in continuo e rapido aumento”. In tal modo, “esso promuove di cinquantanni la solidarietà e la cooperazione tra cosituiscono le generazioni, tenendo conto della una parte della diversità e della parità di genere”. La promozione dell’invecchiamento popolazione in attivo “implica la creazione di migliori continuo e rapido opportunità, affinché donne e uomini aumento. Una anziani possano svolgere un ruolo realtà di cui non sul mercato del lavoro, la lotta contro la povertà, in particolare femminile, sempre l’opinione e l’esclusione sociale, incentivare pubblica e la il volontariato e la partecipazione politica hanno attiva alla vita familiare e sociale e la promozione dell’invecchiamento sano percezione quando si diventa vecchi? e dignitoso”. Tutto questo comporta, tra l’altro, “l’adeguamento delle condizioni di lavoro, la lotta contro gli stereotipi sviluppo”. Secondo la Commissione, che considerati anziani poco prima dei 64 negativi sull’età e la discriminazione fornisce un commento all’indagine, “ciò anni e che non si sia più considerati basata sull’età, il miglioramento della è in forte contrasto con le percezioni dei giovani a partire dai 41,8 anni. Le salute e della sicurezza sul luogo di decisori politici che nell’invecchiamento percezioni variano inoltre a seconda lavoro”, la “garanzia che i sistemi di della popolazione vedono una grande dell’età e del sesso: ad esempio le donne protezione sociale siano adeguati”. Tra sfida” e vari problemi connessi ritengono che la vecchiaia inizi un po’ gli scopi specifici dell’Anno figurano: di carattere demografico, sociale, più tardi rispetto a quanto pensano gli la sensibilizzazione dell’opinione economico. uomini (rispettivamente 65 anni contro pubblica “in merito all’importanza Eurobarometro attesta che più del 60% 62,7 anni). La stessa indagine dimostra dell’invecchiamento attivo e delle sue degli intervistati ritiene che dovrebbe poi, curiosamente, che le definizioni varie dimensioni”; la garanzia che essere consentito lavorare anche dopo di “giovane” e “vecchio” mutano a “ad esso sia accordata una posizione l’età pensionabile e un terzo afferma seconda della nazionalità: “A Malta, importante nell’agenda politica a tutti i che personalmente desidererebbe in Portogallo e in Svezia le persone livelli”; la promozione di un dibattito su lavorare più a lungo. La definizione di di meno di 37 anni sono considerate scala europea a questi temi, “lo scambio “vecchio” e “giovane” varia molto da giovani, mentre a Cipro e in Grecia le d’informazioni” e l’identificazione Paese a Paese, e in media i cittadini persone sono ritenute giovani fino ai 50 di buone prassi; la promozione di europei ritengono che si inizi a essere anni”. attività “che aiutino a lottare contro la discriminazione in base all’età, a rimuovere le barriere, in particolare per quanto riguarda l’occupabilità”. Secondo un’indagine di Eurobarometro, Secondo i dati Eurostat del 2010 (gli ultimi disponibili) in quell’anno erano 87 realizzata proprio per l’inizio dell’Anno milioni i cittadini dei 27 Paesi dell’Ue ad aver più di 65 anni su una popolazione europeo, emerge che “il 71% dei totale di 501 milioni di persone. Una cifra superiore a quella dei minori di 15 anni, cittadini europei è consapevole che la attestatesi a poco più di 78 milioni di unità. In Italia su 60 milioni di abitanti gli popolazione europea sta invecchiando, ma soltanto il 42% è preoccupato per tale under 15 sono 8,5 milioni mentre gli over 65 sono oltre 12 milioni. Nell’UE gli over 65 sono 87 milioni Referendum Chiesa in Europa ■ Evangelizzazione Il Papa invia diciotto nuove missioni neocatecumenali N el corso di un’udienza con 7000 partecipanti del Cammino Neocatecumenale, “la Santa Sede ha approvato le celebrazioni che segnano questo itinerario di iniziazione cristiana mentre Benedetto XVI invierà 18 nuove missio ad gentes in tutto il mondo”. E’ quanto informa, in una nota, il Cammino neocatecumenale in cui spiega che “questa approvazione, che giunge dopo quindici anni di studio da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, conclude il percorso per l’approvazione del Cammino Neocatecumenale”. Nel 2008 la Santa Sede approvò la versione finale degli Statuti e nel 2011 approvò la dottrina contenuta nei tredici volumi del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale. Delle 18 missio ad gentes, 13 sono in Europa (Albi; Nizza; Bayonne; Tolone; Strasburgo; Lione; Anversa; Marsiglia; Lubiana, Sarajevo; Tallin; Vienna; Manchester) 4 in America (tre a Boston e una in Venezuela); una in Africa (Libreville, Gabon). Inoltre sono state mandate altre famiglie per ‘missio ad gentes’ già formate tra gli aborigeni australiani, nella Papua New Guinea e in Ucraina. Ogni missio ad gentes, informa il Cammino, è formata da tre o quattro famiglie numerose che vanno con un prete a vivere in una zona decristianizzata o dove il Vangelo non è mai stato annunziato. Queste missio si vanno ad aggiungere alle altre 40 già inviate in tutto il mondo da Benedetto XVI negli anni precedenti. L’invio di comunità che si dedichino alla missione ad gentes in Europa rientra in un progetto più ampio di rievangelizzazione del Vecchio Continente particolarmente caro al Papa. Non a caso, lo stesso Benedetto XVI, il 30 giugno 2010, ha nominato mons. Rino Fisichella primo presidente del Pontifico Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, dicastero che si appresta a lanciare la prima grande iniziativa in Europa: “Missione Metropoli”. La nuova iniziativa pastorale per la nuova evangelizzazione che coinvolgerà contemporaneamente alcune delle maggiori città europee: Barcellona, Budapest, Bruxelles, Dublino, Colonia, Lisbona, Liverpool, Parigi, Torino, Varsavia e Vienna. I cittadini croati hanno dato il loro consenso all’adesione all’UE. L’ingresso ufficiale nel 2013 La Croazia dice “sì” all’Europa I l risultato positivo del referendum in Croazia, con il quale i cittadini hanno detto sì, a larghissima maggioranza, all’adesione all’Ue, “è un chiaro indicatore dell’attrattiva che esercita” la “casa comune”. E l’ingresso del Paese – fissato al 1° luglio 2013 – nell’Unione è “la ricompensa” per tutti gli sforzi realizzati da Zagabria per avvicinarsi all’Europa comunitaria. Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, è il primo responsabile di una istituzione comunitaria a reagire all’esito del voto popolare del 22 gennaio. I croati, dopo la firma del trattato di adesione avvenuta a dicembre, hanno confermato con un voto netto la volontà di diventare il ventottesimo Paese dell’Unione europea. Come sottolinea lo stesso Schulz, c’è ancora un tratto di cammino da compiere e Zagabria deve confermare stabilità politica, impegno sul versante economico, “carte in regola” per quanto riguarda la collaborazione con il Tribunale internazionale dell’Aia, riforme interne, diritti fondamentali, relazioni pacifiche e collaborative con tutti i vicini. La Croazia dà anche un chiaro segnale al resto dei Balcani e invia, seppur indirettamente, un incoraggiamento affinché Paesi come Serbia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Kosovo, oltre ai candidati Montenegro e Macedonia, proseguano gli impegni assunti per raggiungere i criteri di Copenaghen (democrazia, libero mercato, diritti individuali e sociali…) e così procedere verso l’Ue per una futura, benché non imminente, adesione. Anche José Manuel Barroso, presidente della Commissione, e Herman Van Rompuy, alla guida del Consiglio europeo, accolgono con favore il ple- biscito pro-Europa, mediante il quale “i cittadini croati hanno dato il loro appoggio all’integrazione europea”. Con l’adesione “si apriranno nuove opportunità” per i cittadini del Paese che faceva parte, fino alla caduta del Muro di Berlino, della Yugoslavia, così da “contribuire a garantire la prosperità e la stabilità della nazione”. Si apre ora un’ultima fase verso l’adesione, durante la quale il parlamento di Zagabria e quelli dei 27 Stati Ue dovranno ratificare l’accordo: ma nelle previsioni di Bruxelles dovrebbe trattarsi di una semplice formalità, che non prevede brutte sorprese. Barroso e Van Rompuy aggiungono che l’ingresso della Croazia invia un segnale positivo ai Balcani: “Con il coraggio delle riforme l’Ue è alla portata di mano”. Mondo Sabato, 28 gennaio 2012 7 Nelle Filippine ancora mezzo milione di sfollati per il tifone Washi Intanto nel Paese continuano le indagini per trovare i responsabili dell’assassinio di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso lo scorso novembre a Mindanao C irca 2.000 tra morti e dispersi (il bilancio ufficiale al 27 dicembre era di 1.453 morti ma le autorità pensano sia molti di più) a causa del tifone Washi (che qui chiamano Sendong) del 16 dicembre 2011. 465.000 sfollati, tra cui 200 mila bambini. 14.700 persone si trovano nei 55 centri di accoglienza predisposti dalle autorità, mentre gli altri hanno trovato ospitalità presso parenti o amici. Due terzi dei senzatetto sono nelle due principali città colpite: Cagayan de Oro e Iligan, a Mindanao, nelle Filippine. La natura continua a non dar pace a questa zona del Paese. Negli ultimi giorni c’è stata una nuova frana con altre vittime e si è diffusa la leptospirosi, una malattia mortale portata dai ratti, che ha già ucciso almeno 8 persone e ne ha infettate altre 300. Caritas italiana ha subito messo a disposizione un contributo di 100.000 euro, mentre la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro dai fondi 8x1000. Caritas internationalis ha lanciato un appello per raccogliere 1.261.727 euro, necessari per la ricostruzione di alloggi per 1.000 famiglie: 400 abitazioni definitive a Cagayan de Oro, 400 container a Iligan City e altre 200 abitazioni temporanee a Mumaguete. Insieme agli interventi per far fronte all’emergenza è iniziato anche un dibattito per cercare di capire le cause dei sempre più frequenti disastri naturali che colpiscosono le Filippine e altri Paesi del sudest asiatico. Secondo padre Edwin Gariguez, segretario generale di Caritas Filippine, la causa di quanto accade non può essere imputato solo a fenomeni riconducibili ai cambiamenti Circa 2.000 tra morti e dispersi, 465.000 sfollati, tra cui 200 mila bambini. 14.700 persone nei 55 centri di accoglienza predisposti dalle autorità, mentre gli altri hanno trovato ospitalità presso parenti o amici. Due terzi dei senzatetto sono nelle due principali città colpite: Cagayan de Oro e Iligan, a Mindanao. Le parole di padre Edwin Gariguez, segretario generale di Caritas Filippine climatici. “Ci sono anche altre ragioni – ha spiegato al SIR come la deforestazione illegale nelle montagne e nelle isole, l’erosione del terreno. Ci sono poi abusivismi edilizi e una mancata cultura ambientale. Le diocesi locali denunciano da tempo questa situazione e stanno portando avanti delle campagne di sensibilizzazione al rispetto della natura, invitando anche il governo a riforestare le zone per prevenire altri disastri. Anche le industrie minerarie che operano a Mindanao hanno delle responsabilità negli abusi ambientali sul territorio”. Una protezione dell’ambiente e delle aree abitate dalle popolazioni indigene che erano tra le priorità dell’apostolato di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime, ucciso lo scorso novembre nel nord delle Filippine. Un episodio non isolato. “Purtroppo – conclude padre Gariguez - sono una cinquantina i preti e i religiosi uccisi in questi anni. Quando lavoravo nella mia provincia, a Mindoro, anch’io sono stato minacciato di morte dai paramilitari, perché aiutavo gli indigeni locali nelle loro lotte contro una compagnia mineraria norvegese che estrae nichel. Tutti coloro che difendono gli indigeni costituiscono un problema. Bisogna ridurli al silenzio o ucciderli, perché intralciano gli affari delle compagnie, che non riescono ad ottenere facilmente le terre senza il consenso delle popolazioni locali. Con altre organizzazioni cattoliche aderiamo ad una campagna per chiedere verità e giustizia sulla vicenda di padre Tentorio”. Iniziativa UE ✎ Omicidio di p. Tentorio S enza testimoni oculari sarà difficile arrivare alla verità sull’omicidio di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso lo scorso 17 ottobre ad Arakan, Mindanao, nelle Filippine. È quanto pensa padre Gianni Re, superiore regionale del Pontificio Istituto missioni estere (Pime). Nelle scorse settimane c’erano stati degli sviluppi nelle indagini, con l’arresto di uno dei presunti assassini di p. Tentorio, Jimmy Ato, che però ha negato le accuse dichiarando di essere stato semplicemente il “palo” dell’operazione e indicando i nomi degli esecutori e dei presunti mandanti del crimine, un politico e negoziante locale, William Buenaflor e il capo della polizia locale Benjamin Rioflorido. Entrambi hanno respinto le accuse, ma l’ispettore si è autosospeso dall’incarico. “Tra i due personaggi accusati – spiega il superiore regionale del PIME - forse il negoziante di zona avrebbe potuto avere degli interessi, perché vuole espandere le sue coltivazioni di canna da zucchero, olio, cocco. Ma non mi risulta che ci fossero screzi personali con p. Fausto”. Secondo padre Giovanni Re ci sarebbero alcune grandi compagnie con interessi nella zona. “C’è una compagnia produttrice di banane – ha spiegato - che vuole espandersi ed ha un contenzioso con gli indigeni che riguarda decine di migliaia di ettari di terra. Ha in progetto di costruire una piccola diga per generare corrente elettrica, sono già stati investiti dei soldi. Ma per usare questi terreni, pagando una sorta di affitto, è necessario il permesso degli indigeni. Tra questi c’è un gruppo, un po’ manipolato dai politici, favorevole alla cessione delle terre. Un altro – la tribù dei Manobo appoggiata da p. Tentorio - è invece contrario. Ato dice che il negoziante avrebbe finanziato l’assassinio. Ma è difficile provarlo perché servono altri testimoni. Si spera che qualcuno prima o poi confessi”. Per quanto riguarda l’eredità di padre Tentorio il regionale dichiara di non aver ancora trovato un sostituto”. “Qualche nuova vocazione c’è – spiega - ma i bisogni sono tanti. C’è il suo assistente, padre Giovanni, e il gruppo di laici ben formato che continua a portare avanti il suo lavoro. Questo è molto bello”. Dal 1 luglio stop alle forniture di greggio dal Paese di cui l’Italia è il principale acquirente europeo Nuove sanzioni contro l’Iran N uove sazioni contro l’Iran. Lunedì 23 gennaio i ministri degli esteri dei 27 Paesi dell’Unione Europea hanno approvato a Bruxelles l’embargo petrolifero contro l’Iran in risposta al prosieguo, da parte di Teheran, del programma nucleare. I Paesi membri dell’UE hanno deciso il blocco immediato di tutti i futuri contratti petroliferi con l’Iran, dando tempo fino al 1° luglio 2012 per la rescissione dei contratti attualmente in vigore. La decisione arriva in un clima di forte tensione tra Iran e USA. Il regime degli aytollah nei mesi scorsi ha più volte minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz nel caso ci fossero state nuove sanzioni. In risposta gli USA hanno fatto scortare la portaerei Lincoln all’interno del Golfo dove erano in corso esercitazioni militari della marina iraniana. Un clima di tensione che potrebbe avere pesanti ricadute sul costo del greggio: per il golfo transita infatti circa un quinto della produzione mondiale di petrolio. La decisione presa a Bruxelles potrebbe avere ricadute soprattutto sull’Italia che è il principale acquirente europeo di greggio iraniano. Circa il 10% dei 2,1 milioni di barili prodotto giornalmente da Teheran arrivano nel nostro Paese. I principali acquirenti del petrolio iraniano restano, però, Cina (20%), Giappone (17%), India (16%) e, dopo l’Italia, la Sud Corea (9%). Proprio per questa distribuzione delle esportazioni petrolifere, orientata ad oriente, la decisione europea, pur avendo ricadute sull’economia iraniana (basata principalmente sulle esportazioni di petrolio e gas) non avrà la capacità di metterne in ginocchio l’economia. A fronte del disimpegno europeo ci potrebbe, infatti, essere anche una crescita della richiesta cinese o indiana, Paesi costantemente alla ricerca di nuove risorse energetiche per alimentare la propria crescita economica. Da questo punto di vista appare chiaro come, senza il coinvolgimento dei Paesi asiatici e della Russia, nessuna azione diplomatica nei confronti di Teheran potrà avere successo. La preoccupazione è che al disimpegno europeo, che segue quello americano, possa seguire una crescita della tensione militare nel golfo di Hormuz e, magari, qualche attacco mirato alle strutture del programma nucleare iraniano. Uno scenario che potrebbe avere esiti imprevedibili. 8 Sabato, 28 gennaio 2012 Cultura ● A colloquio con lo storico ● Una riflessione ampia a Franco Cardini, ospite a partire dal dibattito sulla Como nei giorni scorsi Costituzione europea ● è molto complesso parlare delle basi su cui si fonda l’Unione ● Troppa importanza all’economia, ma il mondo ci chiede altro Europa e radici cristiane... A Como, lo scorso 21 gennaio, ha preso avvio il corso multidisciplinare promosso dalla nostra diocesi e dedicato a “Radici cristiane e destino laico dell’Europa”. Ad aprire la variegata rassegna di voci, invitate a intervenire sull’argomento fino al prossimo marzo, è stato lo storico Franco Cardini. Gli abbiamo rivolto alcune domande per approfondire il tema. Il testo integrale dell’intervista è disponibile sul sito www.diocesidicomo. it. Qui di seguito proponiamo una versione più “snella” rispetto all’ampio colloquio condiviso con il professore. cristiane”: si dovrebbe dire che “tra le radici culturali d’Europa, quelle cristiane (guardando alla tradizione sia occidentale–latina, sia orientale– ortodossa: i “due polmoni d’Europa, li ha definiti il grande Giovanni Paolo II) sono essenziali, primarie e irrinunziabili”. Negare tutto ciò è irragionevole e fazioso: irragionevolezza e faziosità, sovente d’origine anticlericale–anticattolica, che si sono purtroppo affermate in quanti hanno impedito che la menzione delle “radici cristiane d’Europa” figurasse nella Carta Europea. Ma la battaglia, per noi europeisti cattolici, non è finita». Il suo intervento sulle radici dell’Europa ha aperto un percorso dedicato a «Perchè non possiamo non dirci cristiani». Dove sta andando l’Europa di oggi? Anni fa il dibattito sulla Carta europea aveva sollecitato un confronto, a tratti aspro, sull’opportunità di fare riferimento alle radici cristiane nel testo costitutivo dell’Unione: dove sono finite quelle riflessioni? «Oggi constato il fallimento dell’Eurolandia, che ci ha dato una moneta comune (obiettivo in sé ottimo, ma che non era primario rispetto all’unità politica e all’indipendenza continentale) ma non ci ha dotati di una coscienza civile comunitaria, di un “patriottismo europeo”. Il conseguire tale traguardo sarebbe stato invece primario proprio per noi cattolici, in quanto la tradizione europea (rispetto a quella liberal–liberista– libertaria statunitense), per quanto segnata dal processo di secolarizzazione che si è avviato fin dal XVI secolo, resta profondamente segnata da un carattere solidaristico e comunitario, laicizzato finché si vuole, ma senza dubbio esito della sua lunga e indelebile tradizione cristiana. Credo che il tema delle radici cristiane d’Europa sia ambiguo per due motivi. Primo: per prendere posizione chiara si dovrebbe aver altrettanto chiaro il concetto di “radici”. Secondo: richiamarsi a una tradizione cristiana può sembrare vago (quale cristianesimo? Il cattolico? Il riformato, l’ortodosso di varia tradizione greca o slava? Uno “spirito cristiano” libero da tradizioni e da confessioni, generico e confuso ma che pur esiste?). Tuttavia, se per “radici” s’intende il patrimonio storico–culturale profondo di una civiltà, affidato a una “memoria collettiva” che si è espressa concretamente nella sua storia, nelle sue istituzioni, nelle sue strutture socioculturali, va detto che quelle cristiane (ereditate dalla civiltà ellenistico–romana, passate attraverso le profonde ridefinizioni della cristianizzazione dell’impero e della diffusione del cristianesimo disciplinativamente e liturgicamente “romano” verificatasi in età carolingio– ottoniana e configuratasi nella possente costruzione scolastica: il cristianesimo latino delle cattedrali, delle università e del rinnovato diritto romano) sono vive e profonde e non si possono né tacere, né negare, sebbene non siano le uniche. È forse scorretto affermare restrittivamente che “le radici culturali d’Europa sono L’Europa di questi tempi è preoccupata unicamente della stabilità dell’euro. Aver investito tutto sulle basi economiche, prima ancora che su quelle storiche, culturali, religiose, può aver minato la tenuta dell’intero sistema dell’Unione Europea? «L’Unione Europea concepita dalla grande tradizione di De Gasperi, di Adenauer, di Schuman, ma anche di molti altri – da Spinelli a de Gaulle – avrebbe dovuto, con molte variabili, essere una realtà fondamentalmente politica, di tipo federale o confederale. Quest’Europa non è mai nata: si è arenata nelle secche del naufragio della costruzione della CED (Comunità Europea di Difesa) e dal primato del fattore economico su tutti gli altri, avviato dalla costituzione nel 1957 della CEE (Comunità Economica Europea). Da allora, tutti gli altri aspetti della dinamica unitaria europea – il politico, l’istituzionale, il giuridico, il militare, il culturale, l’etico – sono stati sottoposti alle esigenze economico– finanziarie che certo hanno generato successo, la moneta unica, ma hanno dilazionato un’autentica unità sovranazionale, che avrebbe richiesto la rinunzia di una porzione della sovranità nazionale da parte di tutti gli Stati aderenti all’unione e la costruzione di una vera autorità federale o confederale. Si sono moltiplicati gli organismi consultivi e di controllo, ma si è creata una “Europa unita” – e dotata di poteri decisionali – solo a livello economico– finanziario. L’Unione Europea attuale è un’unione di Stati, non di popoli né di nazioni; essa è subordinata alla gestione dell’euro, la moneta unica pilotata da un organo a conduzione privata, la Banca Centrale Europea. Si è detto che l’Europa è un gigante economico–finanziario e un nano politico; non possiede né una politica estera, né un’indipendenza militare e manca una base didattico– educativa comune nei paesi aderenti all’Unione. Quattro sono i fattori indispensabili per un’unione statuale di tipo nazionale o sovranazionale, federale o confederale: la bandiera (la sovranità, l’indipendenza, i fondamenti costituzionali), la toga (l’assetto giuridico e le istituzioni giurisdizionali), la spada (l’indipendenza militare, senza la quale non si costruisce una politica estera e si rinunzia al ruolo internazionale), la moneta (l’indipendenza economico– finanziaria, della quale la moneta è espressione, strumento e simbolo». deformante dei nostri pregiudizi e degli interessi delle nostre lobbies. Intanto, questi interessi da un lato gestiscono lo sfruttamento delle fonti energetiche nei paesi asiatici, africani e latinoamericani; dall’altro lucrano sulla mobilità e sulla manodopera offerta dalle migrazioni; da un altro sostengono e incoraggiano da noi le istanze ispirate al pregiudizio e alla paura di quanti non comprendono le dinamiche della globalizzazione/ mondializzazione e credono che sia possibile gestire il decremento demografico europeo (frutto anche dell’egoismo e della caduta morale della nostra società) sfruttando la forza–lavoro dei migranti, ma negando loro quei diritti e quegli spazi che, nel tempo, saranno suscettibili di creare nuovi equilibri e nuove sintesi nella nostra società». Stiamo vivendo, eventi epocali: le masse di migranti mosse dal terremoto della “primavera araba” (di cui in questi giorni ricorre il primo anniversario) Le notizie che ci giungono dal continente africano, e pure dall’Asia, sul difficilissimo rapporto fra cristiani e musulmani creano fibrillazioni anche alle nostre latitudini. Cosa ci può dire sul dialogo cattolico–islamico? «È naturale che tra due religioni monoteiste di ceppo abramitico, che hanno una storia largamente comune, e una morale largamente condivisa,si instauri un bisogno effettivo di convivenza. I cristiani sono almeno in teoria due miliardi, i musulmani uno e mezzo: insieme, fanno quasi la metà della popolazione mondiale. Oggi nell’Islam esiste un nuovo, inedito anticristianesimo che si va diffondendo con caratteri anche di violenza, come si vede in Asia e in Africa: ma non bisogna dimenticare che in gran parte tale atteggiamento è determinato dal fatto che i propagandisti fondamentalisti hanno fatto credere a molta gente che i cristiani siano solidali con “l’Occidente”, cioè con gli eserciti che invadono i loro paesi e le lobbies che ne sfruttano materie prime ed economia. Quanto a molti “occidentali”, il loro antislamismo fatto d’ignoranza e di pregiudizio si nasconde dietro il fantasma della “reciprocità”». ci hanno chiesto e ci chiedono passi importanti e atteggiamenti di apertura sul fronte dell’accoglienza e del dialogo interculturale e interreligioso. A che punto siamo nella nostra società italiana e quanto ancora dobbiamo camminare su questa strada? «Siamo indietro. La “primavera araba” è stata in larga misura uno slogan e un mito. È riuscita discretamente la ribellione tunisina a un potere violento e corrotto, ma i “poteri forti” internazionali/multinazionali continuano ad aver bisogno del petrolio arabo e non hanno alcuna voglia di consentire che quel mondo trovi una sua strada verso il futuro: dall’Egitto alla Libia, all’Algeria, alla penisola arabica, il movimento innovatore è stato soffocato, tradito e imbrigliato; all’opinione pubblica europea si è fatto credere che il problema sia tutto in una possibile e auspicabile instaurazione di un “sistema democratico” all’occidentale, come se questo fosse il toccasana di tutti i mali, e che l’unico ostacolo sia la persistenza di sistemi “dittatoriali” in Siria e in Iran. La realtà è molto diversa: dallo stesso cosiddetto fondamentalismo stanno nascendo spinte innovatrici, ma noi ci ostiniamo a non voler guardare alla realtà se non attraverso la lente Ci parli della sua ultima fatica editoriale: se non erro fa riferimento all’assedio di Vienna, vicenda storica nella quale giocò un ruolo chiave il papa comasco Innocenzo XI… «Il mio “Il Turco a Vienna” (Laterza) è un mattone di 777 pagine incentrato sull’assedio ottomano di Vienna del luglio–settembre 1683 e sul suo fallimento ad opera di una coalizione militare imperiale–polacca sostenuta fortemente dalla volontà di papa Innocenzo XI Odescalchi, che v’impiegò anche le cospicue risorse economiche della sua famiglia. Questo libro è anche la storia della complessità sia del mondo cristiano sia di quello musulmano, in sé e nei loro reciproci rapporti, al di là degli schemi troppo facili e strumentali dello “scontro di civiltà”. È anche una storia di come si giunse a quell’autentica “fase critica” della Modernità che accelerò il “processo di secolarizzazione”. È un paradosso che tale processo abbia preso l’avvìo da una crociata…». a cura di ENRICA LATTANZI Comunicazione C il papa: «Silenzio e parola» reare una sorta di “ecosistema” che “sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni”. È l’invito rivolto dal Papa nel messaggio per la 46ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si svolgerà il 20 maggio sul tema: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”. “Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti – scrive Benedetto XVI riferendosi all’attuale sistema dei media – il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da tutto ciò che è inutile o accessorio”. “Una profonda riflessione – spiega il Santo Padre – ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi: e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita a un’autentica conoscenza condivisa”. Per questo “è necessario creare un ambiente propizio”, a partire dalla consapevolezza che “gran parte della dinamica attuale della comunicazione è orientata da domande alla ricerca di risposte”. Di qui l’“interesse” del Papa per il mondo della Rete, e per “le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio”. “Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non Sabato, 28 gennaio 2012 più lunghi di un versetto biblico – la tesi del Papa – si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”. “Educarsi alla comunicazione – conclude il Papa – vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono elementi essenziali e integranti, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo”. L’informazione oggi. A colloquio con Andrea Melodia, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana, riflettiamo sul ruolo e l’affidabilità del giornalismo contemporaneo. Alla ricerca della credibilità M artedì 24 gennaio cadeva la memoria liturgica di Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, santo poliedrico, dottore della Chiesa, fondatore – insieme a santa Giovanna Francesca di Chantal – dell’ordine claustrale delle monache della Visitazione, e, tra le altre cose, patrono dei giornalisti. Sabato 28, a Como, il nostro vescovo Coletti, rinnovando una tradizione condivisa da anni con altre diocesi italiane, incontra i giornalisti in Curia, a partire dalle ore 10.30, per riflettere e confrontarsi sui temi della comunicazione ma non solo. Un mestiere sempre più complesso quello del giornalista, chiamato a un serio e profondo esame di coscienza di fronte a un dato preoccupante: la fiducia in chi fa informazione è in picchiata. Abbiamo affrontato l’argomento con Andrea Melodia, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), che nel fine settimana coordinerà un convegno nazionale dedicato proprio alla credibilità dell’informazione. Da dove nasce la necessità di dedicare uno spazio di approfondimento su questo tema? Quali sono le emergenze/urgenze che si pongono oggi con maggiore evidenza? «Sulla credibilità dei giornalisti italiani, argomento sul quale l’Ucsi da tempo focalizza la sua attenzione, troviamo dati purtroppo negativi, ma convergenti, nelle più recenti analisi e ricerche. Cito per tutte il capitolo dedicato alla reputazione dei media nel Rapporto Censis-Ucsi 2011 sui consumi mediali degli italiani, I media personali nell’era digitale. Il dato è sconcertante. I giornalisti sono ritenuti poco affidabili dal 49,8% degli italiani, poco oggettivi dal 53,2%, poco indipendenti addirittura dal 67,2%. In un’altra indagine contenuta in un volume che l’Ucsi sta stampando per la Fondazione Cariplo, dal titolo A bocca aperta. La credibilità dei comunicatori italiani, sono gli stessi giornalisti professionisti a fornire una opinione sul proprio mondo professionale. Alla domanda il sistema dei media in Italia quanto è autonomo dalla politica?, il 72% degli intervistati risponde “poco”, il 21% “per nulla”, e “abbastanza” solo nella misura del 7%. Ma al di là di questi dati ci sono motivi generali. L’evoluzione dei media, il fatto che sempre più persone, cominciando dai giovani, siano costantemente collegati alla rete, provoca un aumento esponenziale delle informazioni circolanti senza l’apporto professionale dei giornalisti. Sembra esserci meno bisogno di loro, quindi possono sopravvivere solo i servizi professionali che sanno dimostrare di essere utili ai cittadini. Nella crisi bisogna alzare la qualità, la credibilità». Una delle possibili soluzioni per restituire affidabilità all’informazione, dunque, è puntare sulla “qualità” di chi la fa. Senza dimenticare un forte senso della deontologia professionale. Come conciliare queste esigenze con redazioni che spesso “fagocitano” i più giovani e costringono anche i più “navigati” a scelte non sempre condivisibili, chiedendo quantità a basso prezzo, semplificazioni sensazionalistiche, piuttosto che accuratezza, ricerca, controllo delle fonti? Come restituire autorevolezza a questo mestiere ed evitare che lettori e ascoltatori perdano fiducia? «Il lavoro del giornalista nelle testate non è solitario. La qualità si costruisce in gruppo. Editori e redazioni devono collaborare in questo processo, avere obiettivi comuni. L’editore che risparmia sulla qualità del lavoro giornalistico è destinato a sparire. La professione deve rendersi conto che non è tempo di espansione ma di contrazione quantitativa, perché conta la qualità. I nostri organismi di categoria dovrebbero regolarsi di conseguenza. Lettori e ascoltatori devono fare la loro parte, distinguere tra i prodotti gratuiti promozionali e spesso di bassa qualità e quelli veramente utili alla vita sociale. Per raccontare o spesso inventare storie di gossip non servono giornalisti, servono autori fantasisti (con il massimo rispetto per questa professione, perché anch’essa si può fare più o meno bene)». In questi giorni si parla molto di riforma degli Ordini: cosa significa per la professione giornalistica? «Mi pare indiscutibile che l’esistenza dell’Ordine per una professione il cui esercizio è un diritto costituzionale sia di per sé anomala: abbiamo visto anche colleghi interdetti che continuano a esercitare. In ogni caso, la sopravvivenza dell’Ordine mi può interessare solo se le sue capacità formative e dissuasive nei confronti dei giornalisti possono essere più efficaci: autogestione responsabile di un sistema a iscrizione obbligatoria, non arroccamento corporativo». Alcuni anni fa si paventavano la fine della carta stampata e una profonda ristrutturazione del sistema radio-televisivo, causa il progressivo affermarsi del web. Per rispondere a tale “offensiva” della rete, un po’ tutte le testate hanno sviluppato il proprio sito internet. Anche le edizioni on line chiedono comunque una sensibilità e una capacità giornalistica. Inoltre, recenti ricerche hanno dimostrato che quasi il 70% dell’informazione che viaggia sulla rete ha come fonte le edizioni cartacee dei giornali più accreditati. Oggi come evitare il declino di fronte ai tagli all’editoria, all’aumento delle tariffe postali e al fatto che l’informazione finisce tra i beni voluttuari e quindi suscettibile di pesanti contrazioni nel bilancio familiare? «La crisi economica ci costringe a guardare alla sostanza delle cose e alla loro necessità. La crisi riguarda i giornali, che sempre meno possono contare sull’attrazione esercitata dalla notizia e richiedono commento, analisi, precedenti, grandi competenze. La difficoltà riguarda la informazione televisiva, che oltre alla concorrenza di internet e dei social network, anch’essi in diretta, deve fare i conti con la rigidità crescente dei suoi palinsesti, insensibile all’attualità e agli eventi, e con la concorrenza interna dei talk show e delle soft news. La convivenza televisiva, la mancata distinzione tra lavoro informativo, affidato ai giornalisti, e drammatizzazione narrativa dell’attualità affidata al linguaggio della fiction e ai suoi autori, è un fenomeno troppo poco studiato ma di grande importanza, che tra l’altro ha trasformato negativamente il racconto della politica. Anche per questo la televisione, per non divenire troppo anziana e residuale, deve costruirsi un difficile equilibrio tra qualità e popolarità. Internet e i social network creano un sistema relazionale nel quale si sposta la percezione della qualità e dell’utilità del servizio di informazione in un senso sempre più parcellizzato. Riportano al centro la persona, o almeno forniscono questa sensazione. Se i media tradizionali diminuiscono di numero e richiedono una massa d’urto, i nuovi media si moltiplicano e si diversificano. 9 Tuttavia le masse d’urto e le concentrazioni proprietarie, nel web, sono nascoste ma sempre presenti, e in parte sono collegate, in modo non sempre trasparente, ai grandi media tradizionali. Ciò significa che i media tradizionali per sopravvivere devono essere forti anche sul web. Inoltre buona parte delle notizie e dei video che circolano in rete provengono da fonti tradizionali, sono prodotti della crossmedialità. Insomma: vecchi e nuovi media sono indissolubilmente intrecciati, non ha senso guardare agli uni dimenticando gli altri. Nella situazione di crisi economica oggi occorre prendere coscienza che il sistema dei media può essere anche causa della crisi, non si limita a subirla. Le cattive regole di governance del servizio pubblico televisivo, l’aggressività ideologica di alcune testate, lo scarso rispetto per la verità, la pigrizia o il rifiuto nell’esprimere i diversi punti di vista, l’insufficiente impegno nell’utilizzare i ruoli informativi dei nuovi media: in che misura questi limiti sono legati alla crisi del paese che, come ricordano il presidente Giorgio Napolitano e il cardinale Angelo Bagnasco, si manifesta come carenza di coesione sociale? Una società che fatica a identificare i suoi obiettivi condivisi, i suoi valori fondanti, disperde le sue energie e non genera ricchezza. Valori di riferimento da una parte, rispetto del pluralismo e delle voci discordi dall’altra, vanno messi sui piatti della bilancia per cercare un equilibrio». Quanto è importante la voce sia di chi “cattolico” lavora nelle testate “laiche” sia nelle testate cattoliche? Come dare valore al giornalismo “cattolico”? «Credo che il giornalismo cattolico sia fino in fondo “di servizio pubblico” perché si mette al servizio delle comunità locali, fornisce un racconto veritiero degli avvenimenti e una loro interpretazione cristianamente ispirata. È importante che non si concepisca il giornalismo cattolico esclusivamente come racconto della vita della Chiesa. Ed è evidente anche l’importanza di salvaguardare la presenza cattolica nelle testate laiche, integrando le esperienze degli uni e degli altri. Il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata, in merito, ha ricordato che l’esperienza associativa può essere di grande aiuto per tutti». pagina a cura di ENRICA LATTANZI Vita diocesana 10 Sabato, 28 gennaio 2012 Agenda del Vescovo Proposta formativa aperta a tutti i laici corresponsabilità Il 4 e il 5 febbraio, a Como, presso il Seminario, si svolgerà una due-giorni di approfondimento per chi è più direttamente impegnato nella vita della comunità. Venerdì 27 gennaio A Como, mattino e pomeriggio: udienze e colloqui personali. Sabato 28 gennaio A Como, alle ore 10.30, in Vescovado, incontro con i giornalisti; a Berbenno di Valtellina, alle ore 16.00, Santa Messa a cento anni dalla nascita di don Tarcisio Salice; a Sondrio, alle ore 18.30, Santa Messa presso la chiesa di San Rocco per san Giovanni Bosco. Lunedì 30 e martedì 31 gennaio A Como, in Seminario, incontro dei Vicari Foranei. Mercoledì 1 febbraio A Como, mattino e pomeriggio: udienze e colloqui personali. Giovedì 2 febbraio Giornata Mondiale della Vita Consacrata: a Sondrio, alle ore 10.00, Santa Messa presso la chiesa Collegiata; a Como, in Cattedrale, alle ore 18.00, Santa Messa. Venerdì 3 febbraio A Como, al mattino: udienze e colloqui personali; nel pomeriggio: Consiglio episcopale. Sabato 4 febbraio A Como, presso il Collegio Gallio, Santa Messa. Domenica 5 febbraio A Masciago, Giornata per la Vita (vedi programma a pagina 13 di questo numero del Settimanale). L a proposta di formazione alla corresponsabilità ecclesiale, in programma il 4 e il 5 febbraio a Como, presso il Seminario diocesano, è rivolta a tutti gli operatori pastorali, in particolare a chi partecipa ai Consigli pastorali parrocchiali e vicariali e ai responsabili associativi dell’Azione cattolica, e intende mettere al centro una questione oggi molto importante per le ricadute che ha nella vita del mondo e nella vita della Chiesa. È la questione della libertà e dell’idea di libertà che abbiamo e che mettiamo quotidianamente in atto attraverso le nostre scelte di vita. A questo tema, che non è certo un tema astratto ma che ha profonde ripercussioni esistenziali, si lega il tema della corresponsabilità. La stretta correlazione tra libertà e corresponsabilità, la sua comprensione e la sua assimilazione costituiscono un fondamentale passaggio verso la maturazione di una più profonda coscienza ecclesiale, irrinunciabile per affrontare alcuni passaggi del rinnovamento pastorale proposto alla nostra Chiesa diocesana. È importante che la comunità cristiana abbia consapevolezza dei cambiamenti sociali, culturali e antropologici del nostro tempo e che a tali cambiamenti sappia dare un’interpretazione evangelica ed ecclesiale. La percezione dell’uomo di oggi come soggetto autocosciente e libero è stata al centro di numerosi interventi del Magistero della Chiesa, che ha evidenziato come gli sviluppi della cultura contemporanea si caratterizzino per una sempre più intensa ricerca della libertà. Una ricerca che ha portato a mettere in ombra la relazione con il prossimo, privilegiando in maniera assoluta la dimensione individuale e dimenticando il rapporto con la verità oggettiva, con Dio. L’esasperata ricerca di libertà spinge la propria autonomia a fissare “i criteri del bene e del male” e a considerarsi “sorgente dei valori”. Questa esasperazione chiude l’uomo in se stesso che diviene così incapace di relazioni vere e rimane prigioniero della propria libertà, frantumando la sua esistenza in una molteplicità di esperienze che non hanno un riferimento, un centro unificatore capace di dare senso e pienezza alla vita. Nella nota pastorale della Conferenza episcopale italiana “Con il dono della carità dentro la storia”, pubblicata dopo il Convegno di Palermo del 1995, si ricorda che «questo clima culturale pone a noi cristiani la domanda fondamentale sulla verità dell’uomo e di Dio. È questa la sfida più importante e più difficile che deve affrontare chi L’argomento all’ordine del giorno riguarda la questione della libertà e delle scelte nel quotidiano vuole incarnare il Vangelo nell’odierna cultura e società… Dobbiamo quindi sollecitare la cultura del soggetto e della libertà a liberarsi dalle chiusure del soggettivismo e dell’individualismo e ad evolversi verso la cultura della persona, soggetto autocosciente e libero, ma anche aperto alla verità dell’essere, agli altri, a Dio». La riflessione su questo tema ha trovato poi ampia risonanza negli anni successivi e vede oggi un significativo approfondimento nell’intero magistero di Benedetto XVI. Il tema della libertà, di una libertà vera a cui si lega la corresponsabilità, è dunque centrale nel panorama culturale del nostro tempo, e diviene essenziale nel contesto specifico della nostra Chiesa diocesana in relazione alle sue scelte rivolte ad un rinnovamento della pastorale in senso missionario. La corresponsabilità, in particolare la corresponsabilità dei fedeli laici nella vita della Chiesa, affonda le sue radici nell’esempio di libertà che troviamo ripetutamente espresso nel Vangelo, la cui massima espressione è nel Vangelo della Passione. È questa libertà che dà fondamento alla corresponsabilità vera di una comunità apostolica fatta da persone capaci di camminare insieme dentro un comune progetto pastorale verso mete condivise. Per questo occorre un laicato corresponsabile, ugualmente impegnato nel servizio ecclesiale e nella qualità testimoniale della fede cristiana. La cura e la formazione dei fedeli laici costituiscono pertanto un impegno urgente, che deve estendersi alla dimensione spirituale, intellettuale e pastorale per una significativa crescita del laicato, e in particolare dei fedeli laici più impegnati nelle comunità apostoliche, in una vera coscienza di Chiesa aperta ai segni dei tempi. È da qui che prenderà avvio la proposta di formazione, con una riflessione introdotta da don Ivan Salvadori, per poi passare a quella su libertà e responsabilità nella cultura e nella società di oggi, proposta da Leonardo Lenzi. Nel pomeriggio l’attenzione verrà spostata sul fronte ecclesiale; si guarderà alla libertà e corresponsabilità dei fedeli laici nella vita della Chiesa a cinquant’anni dal Vaticano II, a partire da un intervento di Luciano Galfetti. Don Ivano Valagussa, assistente unitario dell’Azione cattolica della Diocesi di Milano, interverrà domenica sul discernimento comunitario. La proposta di formazione si chiuderà nel pomeriggio della domenica con un laboratorio sul discernimento comunitario. Info e iscrizioni presso l’Ac diocesana: telefono 031-265181, accomo @tin.it. ■ Salesiani A Tavernola una giornata per san Giovanni Bosco Il 29 gennaio, al Salesianum di Tavernola, si svolgerà una giornata di festa in onore di san Giovanni Bosco. L’inizio è in programma a partire dalle ore 9.00, con l’accoglienza poi le Lodi e la relazione di don Leonardo Tullini su “La santità e le virtù”. Poi tempo per le confessioni, il rosario e, alle ore 11.30, la Santa Messa. Alle ore 12.30, momento conviviale. Nel pomeriggio, momento di ricreazione insieme. Adesioni telefonando al Salesianum: 031.572355. ■ Il Vangelo della domenica: 29 gennaio - IV domenica del T.O. «Taci!» (Mc 1, 21-28) In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. ■ Adorazione Movimento eucaristico diocesano a Como La prossima ora di adorazione sarà il 4 febbraio presso la chiesa di santa Cecilia in Como, alle ore 16.20: Rosario, letture su scritti del beato Francesco Spinelli e adorazione con riflessione di monsignor Andrea Meloni. Seguirà la Messa festiva. La sera del 4 febbraio vi sarà la Veglia per la vita e il giorno 5 la Giornata per la vita. Il 22 febbraio, Le Ceneri: alle ore 12.45, Liturgia della Parola in Duomo e alle ore 18.00 pontificale, entrambi con il Vescovo. Prima Lettura: Dt 18,15-20 Seconda Lettura: 1Cor 7,32-35 La guarigione dell’indemoniato è il primo esorcismo raccontato nel Vangelo di Marco. Mi colpisce che questa scena avvenga nella sinagoga e non in una viottola della periferia di Cafarnao. La prima liberazione avviene dentro la comunità, nel luogo della preghie- ra e dell’incontro. La scelta che ha guidato i primi passi della vita pubblica del Rabbì invita ciascuno di noi a partire da “dentro”, da quell’impasto meraviglioso di santità e di peccato, di slanci e di fatiche, di eroismi e di mediocrità che sono le nostre comunità. Prima di puntare il dito fuori, siamo interpellati a scrutare la nostra vita comunitaria, a smuovere i macigni che impediscono di percorrere le strade della fraternità, a ritrovare sentieri di speranza, a far circolare aria fresca, a sbarrare i vicoli senza uscita della superficialità e a non impantanarci nei fanghi del formalismo. Mi colpisce che la prima parola rivolta da Gesù all’indemoniato sia un invito al silenzio: “Taci”. Marco utilizza un verbo molto forte che richiama il gesto di mettere la museruola. Per essere raggiunti, toccati e trasformati dalla Parola occorre stare in silenzio, fermarsi, interrompere le frenesie pastorali e dare tempo al seme gettato in terra di marcire e di portare frutto. don ROBERTO SEREGNI Vita della Chiesa Sabato, 28 gennaio 2012 11 Gli oratori? Una risorsa irrinunciabile! M artedì 31 gennaio ricorre la festa liturgica di san Giovanni Bosco, considerato per antonomasia, accanto a san Filippo Neri, il “padre” dell’oratorio e delle moltissime attività educative che in esso si svolgono. In Italia si contano oltre 6mila oratori; secondo una recente ricerca sono almeno 1 milione e mezzo i giovani coinvolti e ben più di 200mila gli operatori che si occupano, a vario titolo, dell’animazione (catechisti, animatori, allenatori). La Lombardia, insieme a Lazio, Calabria e Abruzzo, è una delle regioni che hanno approvato, tra le prime in Italia, una legge ad hoc per il riconoscimento della funzione sociale degli oratori. Nella nostra diocesi ce sono circa 250 e l’Ufficio pastorale dei Giovani ha da poco messo a punto un “Vademecum” che, oltre a essere disponibile sul sito www.cgdcomo. org, sabato 4 febbraio sarà allegato al nostro Settimanale. «Le pagine ● Il santo piemontese che hai fra mano – scrive il Vescovo Diego nell’introduzione – sono frutto ancora oggi ha tratti di del generoso lavoro di alcune persone modernità e di attualità (giovani laici, consacrati, preti) che hanno a cuore il servizio educativo e hanno cercato di confrontarsi fra loro con il desiderio di rilanciare la presenza e la vitalità degli oratori nella nostra Diocesi». Il “Vademecum” «non è un approfondimento dotto sull’oratorio, né un compendio di tutto ciò che ruota attorno agli oratori… La visita pastorale che sto vivendo fa crescere in me la convinzione che è necessario, persino urgente, riflettere sulla qualità molte opere buone; vi ama perché siete dell’educazione alla fede messa in in un’età semplice, umile, innocente, ed campo dalle nostre comunità cristiane. in generale non ancora divenuta preda Gli spunti qui raccolti – osserva ancora infelice del nemico infernale. Simili monsignor Coletti – favoriscono questo segni di speciale benevolenza diede il lavoro e sono una valida base per la medesimo Salvatore pei fanciulli. Dice stesura di un progetto d’oratorio che egli che tutti i benefici fatti a’ fanciulli si possa accompagnare le scelte che considerano fatti a lui medesimo”. oggi siamo chiamati a compiere con coraggio e franchezza evangelica». “Alzate gli occhi” è una componente «L’intera vita ecclesiale – affermano della santità giovanile. Alzare gli occhi i vescovi nel documento “Educare dalla terra, dal pallone, dal computer, alla vita buona del Vangelo” – ha una dal telefonino, dalla Tv ecc. per guardare forte valenza educativa. La comunità in alto, pensare a Dio che splende nella cristiana, a partire dalle parrocchie, natura e parla di cose grandi al nostro deve stare accanto ai genitori per cuore. Pagina semplice nello stile, per offrire loro con disponibilità e farsi capire dai ragazzi ma profonda competenza proposte educative nella sua essenzialità spirituale. Se la valide». Il vademecum prende le mosse rileggiamo come testo di pedagogia, da una domanda fondamentale: troviamo le linee portanti dell’educare: “L’esperienza educativa ti appassiona?”. il desiderio dei ragazzi e di ciascuno Da qui nasce il percorso che prende in di noi (essere felici), e il metodo per considerazione tutti gli aspetti della vita raggiungere quanto sperato (alzare gli dell’oratorio, dall’accompagnamento occhi). L’analisi, così presentata, può nella crescita umana e spirituale alla risultare fredda, ma traspare vivo l’animo capacità di progettare. «Vorremmo – e l’insegnamento di don Bosco: l’amore spiega il responsabile diocesano di ha origine da Dio e si irradia sulle Pastorale giovanile don Emanuele persone. È il clima nel quale nasce e si Corti – che gli oratori, a partire dalle sviluppa la relazione educativa: l’amore provocazioni e dalle riflessioni del reciproco. La festa di don Bosco ci vademecum raccontassero, attraverso ricorda la perenne bellezza dell’educare le pagine del Settimanale le proprie insieme alla fatica che l’accompagna. Il esperienze educative». Ricordiamo, compito è grande ma non siamo da soli. inoltre, che il prossimo 6-9 settembre Brescia ospiterà il primo “Happening a cura di degli Oratori” «un appuntamento – don FRANCO RUSTIGHINI conclude don Emanuele – al quale ci prepareremo con impegno». (E.L.) L’Ufficio diocesano pastorale dei giovani ha messo a punto un utile «Vademecum» ● In occasione della festa di san Giovanni Bosco iniziamo un percorso ● La provocazione è il documento della Cei dedicato all’educare «Voglio che siate felici nel tempo e nell’eternità» D on Bosco, ha preparato un manuale di preghiera per i suoi ragazzi dal titolo “Il giovane provveduto” e in esso esprime la sua concezione di spiritualità del giovane cristiano. Inizia con le parole che riportiamo qui di seguito. “Io voglio insegnarvi un metodo di vita cristiana che vi possa nel tempo stesso rendere allegri e contenti, additandovi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri, talché voi possiate dire col santo profeta Davide: «Serviamo il Signore in santa letizia». Tale appunto è lo scopo di questo libretto, servire il Signore e stare allegri. (...). Miei cari, io vi amo di tutto il cuore, e basta che siate giovani perché io vi ami assai, e vi posso assicurare che voi potete trovare molti libri propostivi da persone di gran lunga più virtuose e più dotte di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ami in Gesù Cristo, e che più desideri la vostra vera felicità. Il Signore pertanto sia sempre con voi e faccia sì che praticando questi pochi suggerimenti possiate giungere alla salvezza dell’anima vostra, e così accrescere la gloria d’Iddio, unico scopo di questo libretto. Vivete felici, e il santo timor di Dio sia la vostra ricchezza in tutto il corso della vita. Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte cose che un tempo non esistevano. Dio con la sua onnipotenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore. Questo Dio che sempre fu e sempre durerà, dopo di aver creato tutte le cose che nel cielo e sulla terra si contengono, diede esistenza all’uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni di Dio. L’uomo è distinto fra tutti gli altri animali specialmente perché è fornito di un’anima, la quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest’anima, essendo un puro spirito, non può morire col corpo, ma quando esso sarà portato al sepolcro, andrà cominciare un’altra vita… Badate, o miei figliuoli, che voi siete creati tutti pel Paradiso, e Iddio qual padre amoroso prova grande dispiacere quando è costretto a mandare qualcheduno all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi ama e desidera che voi facciate buone opere per rendervi poi partecipi di quella grande felicità che a tutti tiene preparata, in eterno in Paradiso. I giovanetti sono grandemente amati da Dio(...) Quantunque egli ami tutti gli uomini, come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione ai giovanetti... Voi siete la delizia e l’amore di quel Dio che vi creò. Egli vi ama perché siete ancora in tempo a fare Dopo l’incontro del 17 gennaio. Il dialogo è sempre molto stimolante e ricco di novità. Riflessioni sul confronto fra cristiani ed ebrei T re osservazioni previe per parlare della giornata per il dialogo ebraico cristiano del 17 gennaio. Parlare di dialogo significa tenere presenti almeno quattro dimensioni dello stesso: quello della vita quotidiana; dell’azione possibile comune in difesa o per (esempio) la pace; ancora, del dialogo teologico tra “specialisti” e non; nell’esperienza religiosa; con protagonisti diversi (persone, istituzioni, ecc.), con ambiti e spazi temporali occasionali o continui, a seconda del contesto in cui ci si trova ad essere e operare. Parlare di “cristiano” e “ebraico” vuol dire accettare di “trattare” realtà complesse, non univoche; penso alle diverse confessioni cristiane o alle componenti dell’ebraismo moderno; alla storia intercorsa, alle dimensioni culturali ecc., agli atteggiamenti interiori: dalla fiducia alla contrarietà! Infine nel contingente, sono anni che, a Milano, seguo gli appuntamenti per questa giornata (anche un incontro nella sinagoga di via Guastalla), ma quest’anno ho scelto la diocesi sia per i difficili orari di Milano sia per la “prima volta” a Como! L’appuntamento del 17 gennaio era fissato per le ore 21.00 al Centro Cardinal Ferrari con l’intervento del pastore valdese Gioacchino Pistone di Milano, quale esperto del dialogo ebraico - cristiano. Non ha tradito le attese, perché pur non parlando del tema previsto per la Giornata tra Chiesa cattolica italiana e mondo ebraico ovvero la “quinta/sesta” Parola “non ammazzare”(vedi numero del settimanale precedente) ha saputo ripercorrere simpaticamente il cammino dialogico di questi anni. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale dove si affacciano sulla scena la Shoah e la nascita dello Stato d’Israele, provocando domande serie e profonde, una “Teshuvà”! La cancellazione della dizione “perfidi ebrei” del 1959 da parte di Papa Giovanni XXIII, il contributo al riguardo di studiosi, di varia estrazione, i documenti ufficiali delle comunità protestanti e della Chiesa cattolica, in particolare quello conciliare “Nostra Aetate” nel 28 ottobre 1965 sul rapporto con le altre religioni: pur nei suoi limiti un vero punto di partenza per gli anni successivi. Al riguardo, per la parte cattolica, il cardinale Ka- sper con il volumetto “Quando i cristiani vanno incontro agli ebrei nella terra di santità” da una buona documentazione al riguardo fino ai nostri giorni. L’intervento del pastore valdese ha evidenziato – accanto alla storia – tre dimensioni riscoperte (o da riscoprire): • l’ebraicità di Gesù: talora ci si sofferma troppa sulla sua divinità a scapito della sua umanità (un monofisismo di fatto, così provocatoriamente Pistone); • il patrimonio comune e il “distacco” delle comunità di origine dall’ebraismo; • i comandamenti non come “legge” ma come via alla santità: “Sarete santi come Io sono Santo”. Tenendo presente, ancora provocando ha detto il pastore che “l’ebreo sta in piedi da solo, il cristiano senza il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe è in affanno” spiegandone poi invero il senso. A conclusione un invito del pastore Pistone a proseguire l’iniziativa con personaggi di Milano (o altre località) visto che a Como sinagoghe non ce ne sono! Roberto Righi Visita Pastorale 12 Sabato, 28 gennaio 2012 ● L’incontro di mons. Diego Coletti con le comunità di Azzio, Comacchio e Orino ● La visita ha toccato anche il Convento di Azzio, luogo di culto caro a tutta la valle ● Le tre parrocchie stanno rafforzando il loro cammino come Comunità pastorale Tre giorni speciali con il Vescovo M ons. Diego Coletti, 115° Vescovo della diocesi di Como, una delle più estese d’Italia, ha intrapreso un lungo viaggio pastorale da tempo. La scorsa settimana è giunto al Vicariato di Canonica di Cuveglio che, tra le altre, include le parrocchie di Azzio, Comacchio e Orino, rette dal parroco don Emanuele Borroni. E’ giunto tra noi con lo scopo non tanto di controllare quanto di conoscere e farsi conoscere dai fedeli. Mons. Coletti ha iniziato la sua conoscenza delle parrocchie di Azzio, Comacchio e Orino il pomeriggio del 20 gennaio, con una visita “specialissima” fatta agli anziani ospiti della Residenza “La Prealpina” di Comacchio, recando loro gioia e conforto. Accompagnato dal parroco, ha poi raggiunto, presso lo stesso borgo, la parrocchiale dell’Addolorata per la celebrazione eucaristica. Ha fatto ingresso in chiesa tra due ali di giovanissimi chierichetti, assai emozionati per l’evento. I fedeli hanno avvertito commossi la sua presenza paterna, e soprattutto hanno tratto insegnamento dalle sue parole. Nell’Omelia il Vescovo ha voluto spiegare il significato della morte e del dolore. Come Cristo sulla croce ha trasformato il male in misericordia e perdono, così il cristiano è chiamato a trasformare il proprio dolore in amore e purificandosi ad amare ancor di più. Finita la celebrazione, ha ringraziato i fedeli ed il coro, e ha fatto dono ai presenti di una immagine recante una significativa preghiera, scritta di suo pugno, dedicata a Cristo, esprimendo il desiderio che essa venga imparata a memoria. Ha, poi, sostato, cantando davanti alla statua della Vergine Maria. Verso sera, trasferitosi presso la chiesa parrocchiale di Azzio, il Vescovo ha preso parte all’ Adorazione Eucaristica mensile, mettendosi a disposizione dei fedeli per la confessione. L’atmosfera particolare della piccola chiesa, con il Santissimo esposto e i due confessionali, quello del Parroco e quello del Vescovo, con le lucette accese, hanno trasmesso ai fedeli desiderio di preghiera e la gioia di appartenere alla famiglia cristiana. Conclusa l’Adorazione Eucaristica, animata come di consueto dai giovani e dal loro coro, presso la sala parrocchiale, ha avuto luogo il loro incontro con il Vescovo. Mons. Coletti non ha avuto difficoltà ad entrare in confidenza con i ragazzi. Rispondendo alle loro domande ha parlato loro della vocazione, della presenza costante di Dio Padre nella nostra vita, della necessità di seguire l’esempio di Gesù e di riflettere sempre sul Vangelo. Un incontro appassionato e amichevole che non riusciva a trovare termine, nonostante l’ora si facesse tarda. Sabato 21 gennaio, giornata intensissima. In tarda mattinata, il Vescovo si è recato al Convento di Azzio, antico luogo di culto, caro a tutta la valle. Il Sindaco ha dato il benvenuto, ringraziando per l’attenzione riservata al Convento da parte della Diocesi di Como che ha elargito un contributo - derivante dall’otto per mille - per i restauri di prossima attuazione. Il Vescovo ha risposto ringraziando di cuore per la sensibilità degli azziesi nei confronti di questo edificio sacro, dimostrata con la costituzione del Comitato “Amici della Chiesa del Convento”. E’ poi seguita una particolarissima “Contemplazione della vita di Gesù e Maria”: la pittura e la musica unite hanno creato un clima speciale di preghiera e di bellezza. L’esecuzione eccellente del soprano Vera Milani, del quartetto vocale “Sesquialtera”, della famiglia di musicisti Ghielmi, con la giovane cresimanda Anna Maddalena al violino, Bernardo al violoncello e il maestro Lorenzo Ghielmi all’organo, ha colpito particolarmente il Vescovo. Il Convento di Azzio gli è rimasto nel cuore, lo dimostra il fatto che nell’accomiatarsi ha chiesto di entrare a far parte del Comitato per il Convento. N el pomeriggio, il Vescovo si è dedicato alla visita della parrocchia di Orino. E’ stato prima accolto presso il Centro Socio Assistenziale per un incontro con la comunità dei piccoli e delle loro famiglie, risultato gioioso e gradito a tutti. Il benvenuto è stato porto dal Presidente del Centro Carlo Martegani. Mons. Coletti ha parlato, giocato e cantato, rivelando, oltre alla sua sensibilità di padre, una particolare attitudine a sentirsi “nonno”. Si è poi recato presso la Parrocchiale dell’Immacolata per celebrare la Santa Messa, accolto all’ingresso dagli amministratori comunali e dai presidenti di alcune associazioni. Nella piccola chiesa si è creata un’ atmosfera di partecipazione gioiosa. Mons. Diego, nell’omelia, ha nuovamente toccato i cuori e le menti dei suoi fedeli. Attingendo alla Parola del Vangelo secondo Marco, che narra della chiamata degli apostoli Giacomo e Giovanni, è tornato a ribadire quanto Dio ci ami e come il Vangelo ci aiuti a conoscere la sconvolgente novità su Dio. “Cari amici cambiate la testa …” e per cambiarla bisogna seguire l’esempio di Gesù: amare i piccoli, i poveri, i nostri vicini e La Cresima a 21 ragazzi della Comunità compagni nella vita, ma anche i nostri nemici. “ Perché? Perché Dio è così, ti ama anche se sei peccatore. Ognuno di noi si senta chiamato per nome questa sera … a portare la Buona Novella”. Prima di impartire la benedizione il Vescovo ha di nuovo incoraggiato il coro dei giovani. La giornata si è conclusa dopo cena, presso l’Oratorio di Azzio, con l’incontro con la Comunità Apostolica, denominazione che il Vescovo ha scelto per chi collabora, con diverse mansioni, alla vita delle nostre chiese. E’stata una riflessione comune, con i fedeli di Comacchio, Azzio ed Orino, sui progressi fatti dalla comunità interparrocchiale. Ha raccomandato ai presenti di prestare la propria opera quali servi della comunità, agendo senza interesse o vantaggio alcuno. “Chi vede il dono incondizionato di sé vede Dio”. A questo è chiamato il cristiano, ad essere apostolo in relazione continua con la figura di Gesù, che non è né dottrina né allenamento, ma il cercare di capire che cosa il Signore vuole da noi. Dio vuole che ci si voglia bene reciprocamente. “Imparate a volervi bene, altrimenti vi perderete e renderete inutile la Croce di Cristo”. E l’entusiasmo e il desiderio di un maggiore amore reciproco è stato evidente nei commiati finali. La visita si è conclusa domenica 22 gennaio. E’ stata una giornata particolarmente importante, poiché 21 ragazzi delle nostre tre parrocchie ricevevano la Cresima. Il Convento, quello che Napoleone Bonaparte fece chiudere e che pensava di cancellare dalla faccia della terra, era gremito di fedeli. Il Vescovo prima di iniziare la cerimonia ha ringraziato i presenti e li ha invitati a partecipare vivamente alla gioia di un giorno speciale. Si é rivolto ai padrini e alle madrine richiamandoli alle loro responsabilità e spiegando, poi, che dopo aver ricevuto l’unzione, i ragazzi e le ragazze dovevano avere una fascia bianca da legarsi sulla fronte attorno al capo, quale simbolo di conversione di vita. Dopo la presentazione dei cresimandi da parte del Parroco, durante l’omelia, il Vescovo ha chiamato tutti a prendere coscienza dell’avvenire che aspetta i giovani. La comunità adulta ha la responsabilità di presentare il bene, la bellezza, la libertà attraverso il proprio modo di essere. Lo Spirito Santo, che conduce, consola e dà forma, è il sigillo che conforma la vita del cristiano al Vangelo. E’ stata una lunga cerimonia, ma mai l’attenzione é venuta meno. Prima di impartire la benedizione finale e di prendere il definitivo commiato, il Vescovo ha raccomandato ai ragazzi di “non mettere lo Spirito Santo nel freezer”. Un consiglio scherzoso, seguito da un’ ultima riflessione, suggerita dal testo di San Paolo, proprio della liturgia del giorno. Il Cristiano deve liberarsi dall’idea che la vita vale per quello che si possiede, essa vale se si ha la libertà del cuore. Chi rinuncia a se stesso e ha il cuore povero entra nel regno dei cieli: questo testimoniano i cristiani. Questo dice la “Parola”. Non sappiamo quando potremo rivedere mons. Diego Coletti. La Diocesi di Como conta 338 parrocchie e il Vescovo, in due anni, ne ha visitate 160. Grazie Vescovo Diego, grazie. pagina a cura di FRANCA PIRAZZI MAFFIOLA Vita diocesana ● La celebrazione diocesana domenica 5 febbraio a Cuveglio ● Nel pomeriggio verrà proposto un recital sulla figura di Chiara Badano Sabato, 28 gennaio 2012 ● Al termine l’incontro dei partecipanti con il Vescovo Coletti Giornata per la Vita, appuntamento a Cuveglio L Giornata per la Vita La Diocesi di Como e i Centri di Aiuto alla Vita invitano i giovani alla a celebrazione diocesana per la 34° Giornata per la per la Giornata Nazionale Vita è rivolto. Il tema è infatti della Vita – domenica Aperti alla Vita”. CUVEGLIO Giovani 5 febbraio - si terrà “Educare i giovani alla vita SALA POLIVALENTE, – scrivono i Vescovi italiani quest’anno nelle Valli Varesine. E’ già il terzo anno, infatti, Piazza Marconi 1 - significa offrire esempi, che l’appuntamento segue il testimonianze e cultura che cammino della visita pastorale diano sostegno al desiderio di del Vescovo: nel 2010 era impegno che in tanti di loro ore 15:00 toccato a Bregnano nella zona si accende appena trovano Chiara è la Notte Prealpi e lo scorso anno a adulti disposti a condividerlo”. Testimonianza in musica sulla Morbegno in Bassa Valtellina. I Vescovi sottolineano Beata Chiara "Luce" Badano L’appuntamento è per il come “educare i giovani a al pianoforte: don Carlo Josè Seno pomeriggio di domenica, alle cercare la vera giovinezza, voci soliste: Martina Bosisio, Elena Preti 15, nella sala polivalente di a compierne i desideri, i Recital con: Cuveglio, in piazza Marconi sogni, le esigenze in modo Brani musicali, VIDEO, Canti: 1, dove verrà messo in scena profondo, è una sfida oggi ore 16.30: un recital sulla figura della centrale. Se non si educano i incontro con il vescovo beata Chiara “Luce” Badano, giovani al senso e dunque al di Como Mons. Coletti la giovane, appartenente e alla valorizzazione e con gli operatori dei CAV rispetto al Movimento dei Focolari, della vita, si finisce per morta nel 1990 a 18 anni impoverire l’esistenza di :: .. iittaa per un tumore osseo e tutti, si espone alla deriva la aa vv iittaa o l v l v o r tt laa peer aalll ellicicaa . successivamente proclamata convivenza sociale e si facilita ttaa p a e a n e e . n ” d ii” GGiioorr ee dd hhiiuud llttrr soo XXXXXXIIVV sii cc beata il 25 settembre 2010. l’emarginazione di chi fa più llii aa rriioos oonn s ppeerr llaa i g e n v i DDaall mmeessssaag g o e n v i c t o s i e c e t h V s i e e e is nn gg giioo ddei V iinn cch e mmis oo ee “Da alcuni anni – spiega fatica. L’aborto e l’eutanasia rriissccee oolltte s o i s o v f i s v f e s a e e ““LLaa vveerraa g tee nnoo a giioovviinneezzzzaa rriissiieedde e sst uoo ddoo in sse Pinuccia Bodini Macchi, sono le conseguenze estreme ta iill ssu nnee,, in o EEssssaa èè tteessttiimmoonniiaattaa ddaa cchhii nnoonn rriiffiiuuta o r r ppaadd ee nnoonn responsabile del Centro di e tremende di una mentalità e r e o r t i o v t i ee ddaa cchhii ssii ddiissppoonnee aa eesssseerrnnee sseerrv Aiuto alla Vita (CAV) del che, svilendo la vita, finisce Medio Verbano – la Giornata per farli apparire come il male DEL MEDIO VERBANO Onlus per la Vita è organizzata minore: in realtà, la vita è un dal coordinamento dei CAV bene non negoziabile, perché della diocesi di Como con qualsiasi compromesso apre l’obiettivo di sensibilizzazione la strada alla prevaricazione alla salvaguardia della vita, su chi è debole e indifeso”. ma anche di favorire la conoscenza Flavio Feroldi, incaricato della diocesi, Al termine del recital, curato da don e la formazione tra volontari ed per condividere le proprie esperienze Carlo José Seno, in cui si alterneranno operatori dei diversi Centri”. E’ dal ed organizzare iniziative comuni. letture, video e musiche la giornata 2010 che i responsabili dei CAV di “La scelta di puntare su una figura continuerà con l’incontro del Vescovo Como, Mandello del Lario, Morbegno come quella di Chiara “Luce” Badano Coletti a cui sono invitati in particolare (con sportello anche a Chiavenna), – continua la responsabile del CAV gli operatori dei Cav della diocesi. Sondrio e Medio Verbano (con sede – nasce dalla volontà di offrire una a Laveno Mombello) si ritrovano testimonianza rivolta in particolare ai periodicamente, insieme a mons. giovani a cui il messaggio dei Vescovi MICHELE LUPPI 13 Notizie flash ■ Cavona Mons. Coletti al pellegrinaggio vocazionale 5 Febbraio 2012 Via Verdi 18 21014 Laveno Mombello Telefono 0332/667111 Iscr. Reg. Gen. Volontariato Reg. Lombardia O spite d’eccezione sabato scorso al pellegrinaggio vocazione di Cavona è stato il Vescovo, mons. Diego Coletti, in visita pastorale nelle Valli Varesine. Assieme agli altri pellegrini e ai sacerdoti il Vescovo ha camminato lungo la strada dalla cappelletta di S. Teresa sino alla chiesa della S. Casa posta nel centro di Cavona, recitando il S. Rosario per le vocazioni. Al termine del cammino nella suggestiva chiesetta Mons. Vescovo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica delle ore 8.00, coadiuvato dai tre vicari foranei dei vicariati di Cittiglio, Canonica e Marchirolo. Coi pellegrini hanno accompagnato Mons. Vescovo anche le forze dell’ordine di Cuvio, Il sindaco di Cuveglio Giorgio Piccolo (nella foto insieme a don Gianluigi Bollini) e i volontari della locale protezione civile. Intervista al Superiore generale dei guanelliani La canonizzazione nuovo punto di partenza Abbiamo incontrato don Adolfo Crippa nella splendida corince della Casa di Barza dove si è tenuto il capitolo generale della congregazione D al 9 al 14 gennaio alla Casa di Barza d’Ispra, in provincia di Varese, si è tenuto il Capitolo generale dei guanelliani. In quell’occasione abbiamo incontrato don Adolfo Crippa, Superiore Generale. Caro don Adolfo, la Canonizzazione di don Guanella è un punto di arrivo o di partenza per la vostra Congregazione? “Ritengo che le due cose possano equivalersi. Di arrivo, perché da tempo la Congregazione aspettava questo momento; di partenza perché ora tutto è più carico di significato. Con la Canonizzazione si capisce in forma diversa la nostra dimensione. Ora dovremmo avere una considerazione diversa della identità guanelliana”. E’ anche un punto di orgoglio… “Certamente, con la sua santità si riconosce anche la dimensione dell’attivismo guanelliano, della Famiglia Guanelliana, tutta: le nostre suore, i nostri sacerdoti, i fratelli e i laici che ci sono vicini nell’opera assistenziale. Si riscopre la sorgente, l’impegno caritativo; insomma, il carisma del fondatore e la dimensione umana di un uomo che fece della Charitas un disegno e un progetto di vita”. Com’è stato vissuto nel mondo questo avvenimento? “Ci sono state prove di grande partecipazione, motivate dal sentimento; ad esempio in India dove la canonizzazione ha creato tantissima emotività, ma ovunque, dove il Guanella lo si presenta nella semplicità di una persona che si è resa disponibile, dedicandosi agli ultimi, soprattutto alle persone mentalmente e fisicamente offese”. L’urna contenente le spoglie di don Guanella sta girando, sostando nei luoghi dove forte è la presenza guanelliana. Ora si trova in questa Casa di Barza… “Ciò è bello e giusto, ma occorre prudenza, la reliquia è fragile, non tutti i percorsi sono adatti per questo trasporto e basta poco per danneggiarlo. Non vorrei che accadesse qualcosa, anche se si sono prese tutte le precauzioni”. Alla luce di questo nuovo, se non altro più stimolante cammino, quali sono i programmi futuri? “Il prossimo Capitolo Generale, che sarà impostato sul tema di una nuova evangelizzazione. Vedere come rinnovarci in funzione della chiamata della Chiesa è un momento importante di confronto e di programmazione. Vi è poi da preparare il centenario della chiesa romana di S. Giuseppe al Trionfale, che cade appunto questo anno . E’ una chiesa importante che si focalizza attorno al Transito di S. Giuseppe. Nel 2015 si celebrerà il centenario della morte del Guanella. Si dovrà riprendere a studiarne la vita e a farla conoscere profondamente nei nostri studentati e nelle nostre case”. Con gli anni l’impronta guanelliana nel mondo è assai aumentata. In queste nazioni siete presenti? “Le due Congregazioni guanelliane, quella dei sacerdoti Servi della Carità e quella delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, operano in 22 Paesi”. Da poco anche in Vietnam… “Certo, siamo presenti da poco a Saigon, dove due giovani sacerdoti guanelliani di origine indiana hanno accolto un gruppetto di universitari e li sensibilizzano sul carisma del Guanella. Un progetto di vita al servizio degli altri capace di dare alito a future vocazioni. Occorre creare sul posto nuove forze che si dedichino totalmente alla loro gente. Questo è un grosso impegno, ma anche una sfida”. Questa espansione non pone dei limiti? “Certo, ci siamo sparsi in ogni singola nazione senza consolidarci; occorre accontentare le richieste dove già ci troviamo, prima di portarci in altre nazioni. C’è tanta stima attorno alla nostra missione. La nostra è un’opera che piace: la gente vede come ci muoviamo e verso chi rivolgiamo la nostra attenzione. Il dedicarci soprattutto verso gli ultimi richiede un sacrificio notevole e una perseveranza. La gente vede che operiamo con amore dedicandoci totalmente. Tutto questo stimola ammirazione e affetto. Insomma…è la significatività dell’Opera che piace. Ma non solo all’estero. Recentemente il sindaco di Roma ,visitando una nostra Casa, è rimasto colpito dalla sensibilità e amorevolezza del nostro operato, usata verso gli ospiti ricoverati. Ma anche del costo materiale che ogni nostra Opera necessita”. Equivale ad una promessa di aiuto? “La Provvidenza non ha mai mancato di aiutarci, sin dall’inizio. Il nostro santo Luigi Guanella, certamente da lassù continuerà a guidare i suoi figli e a soccorrerli”. SERGIO TODESCHINI Anniversari 14 Sabato, 28 gennaio 2012 Monsignor Dante Lafranconi. Il 25 gennaio 1992 l’ordinazione episcopale in Duomo. «Fra gioia e commozione»... L o scorso 25 gennaio monsignor Dante Lafranconi ha festeggiato i venti anni di ordinazione episcopale. Nato a Mandello del Lario il 10 marzo 1940 è sacerdote dal 28 giugno 1964. Nominato vescovo di SavonaNoli il 7 dicembre 1991, ha ricevuto l’ordinazione episcopale nel 1992. Dal settembre 2001 è alla guida della diocesi di Cremona, da cui arriva l’articolo che pubblichiamo qui di seguito. Il cronista del settimanale diocesano di Como nel descrivere l’ordinazione episcopale di monsignor Dante Lafranconi, avvenuta nel duomo lariano il 25 gennaio 1992, insisteva sulla gioia e commozione della folta assemblea. «È festa - scriveva - perchè un uomo semplice e schivo, faticosamente al centro dell’attenzione, è come portato all’ordinazione dalla simpatia e della riconoscenza di una comunità intera. Quella fatta dai presenti - legati in vario modo da vincoli di riconoscenza a don Dante - e, forse ancor di più, quella assente, ricca di tanti anonimi - tra i laici come tra i preti - che hanno versato, un po’ della loro tribolazione nel cuore silenzioso e paziente di questo prete capace di ascolto e di fedeltà». I vescovi presenti erano dieci: il consacrante principale, monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, era affiancato da monsignor Teresio Ferraroni, predecessore di Maggiolini e dal comasco monsignor Franco Festorazzi arcivescovo di ■ In Diocesi Cinque anni fa l’ingresso del Vescovo Coletti alla guida della nostra Chiesa Il vescovo Lafranconi ha festeggiato i venti anni di ordinazione episcopale: dopo la Chiesa di Savona-Noli, dal 2001 è alla guida di Cremona maturi nel comprendere il nostro ministero, e, via via, da incontro a incontro, anche più numerosi. Si costruivano assieme iniziative per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, una contestuale formazione permanente e un’animazione spirituale degli sposi e delle famiglie secondo un modello da proporre e riproporre sul territorio della diocesi. E nel far questo cresceva in noi la consapevolezza e la gioia di vivere nel proprio matrimonio, che come ogni sacramento è memoriale, attualizzazione e profezia, una concretizzazione della verità più profonda dell’uomo, del suo “essere ad immagine di Dio”». Delicatezza e rispetto il vescovo Dante li mostrò anche nella cura delle vocazioni di speciale consacrazione. Lo ricordava don Oscar Cantoni, oggi vescovo di Crema, sul mensile del Seminario di Como, nel numero dedicato all’ordinazione di don Dante: «Ha saputo valorizzare l’arte di avvicinare le persone - scriveva don Cantoni - con quella delicatezza rispettosa, che permette a chi parla di aprirsi con totale fiducia, ma anche disponendo di una capacità critica, che impegna il giovane ad offrirsi generosamente, ad accogliere la proposta di Cristo con radicalità, senza sconti e mezze misure. Sono molte le persone che hanno potuto avvalersi di don Dante per la direzione spirituale o che hanno ascoltato i suoi insegnamenti nei molteplici incontri» Significativa la conclusione dell’articolo di cronaca dell’ordinazione: «Ti perdiamo, caro don Dante. Beato chi ti trova». CLAUDIO RASOLI Gli auguri dei compagni di Messa Saluti e auguri veri e fraterni C Il 28 gennaio 2007 monsignor Diego Coletti faceva il suo ingresso in Cattedrale come vescovo della diocesi di Como. «Non vi nascondo la trepidazione e l’intensità dei sentimenti che provo in questo momento - disse -. La vostra presenza e la vostra cordialità mi danno conforto e vi ringrazio molto per questo... La diocesi che mi accoglie, la sua grandezza e complessità, la sua storia ricca di santità e di buone tradizioni, i problemi che l’attraversano e la preoccupano sono al centro dei miei pensieri e del mio cuore... Da oggi in avanti non avrò altro scopo né altro proposito se non quello di mettermi a vostro servizio per amore del Signore». Al vescovo Diego il grazie di tutta la diocesi per questi anni di lavoro condiviso e l’augurio di un lungo cammino insieme. Ancona-Osimo, ordinato qualche mese prima di don Dante. Poi monsignor Attilio Nicora allora presidente della Caritas italiana, monsignor Roberto Amadei già vescovo di Savona-Noli e poi di Bergamo, monsignor Giulio Sanguineti anch’egli prima a Savona e poi a La Spezia e Brescia, quindi monsignor Ferdinando Maggioni, vescovo emerito di Alessandria e ex rettore del Seminario Lombardo, monsignor Clemente Gaddi, vescovo emerito di Bergamo, conterraneo dell’ordinando, monsignor. Bernardo Citterio, ausiliare di Milano in rappresentanza dei vescovi lombardi e infine monsignor Angelo Paravisi, ausiliare a Bergamo. A significare ancora di più la partecipazione popolare al sacro rito il nuovo vescovo ricevette un anello episcopale composto da frammenti tratti dalle fedi nuziali di tante coppie di sposi sparse per la diocesi che hanno goduto della sua amicizia, del suo consiglio e della sua preghiera. In un altro articolo apparso sul settimanale lariano uno sposo, Marco Matteucci, ricordava l’impegno di monsignor Lafranconi per le famiglie: «Cooperare con la Chiesa tutta per evangelizzare il matrimonio. Tutti noi ricorderemo come don Dante ci ha insegnato a porci davanti a questo obiettivo, così smisurato per le nostre capacità, senza teorizzazioni sterili, proclami o pretenziosi confronti culturali con le diverse componenti del contesto sociale in cui ci troviamo a vivere». E ancora: «In questi anni, da coppia a coppia, da famiglia a famiglia, lungo il filo sottile e forte di una fraterna amicizia, ci si è ritrovati giorno dopo giorno più on affetto fraterno e gratitudine formulo volentieri il mio cordiale augurio all’amico carissimo mons. Dante nella ricorrenza del suo ventesimo anniversario di ordinazione episcopale. Molteplici sono le ragioni che ci uniscono, a cominciare dal fatto che siamo coetanei e compaesani e poi compagni di classe in seminario per 13 anni e naturalmente di ordinazione sacerdotale (1964). Abbiamo inoltre avuto anche un periodo di sei anni di vicinanza particolare e di collaborazione, per me molto provvidenziale, quando nel 1986 ci ritrovammo insieme nel seminario unificato di Muggiò, lui come professore ed educatore, e il sottoscritto come principiante rettore. Molto utili mi furono in quel tempo i suoi saggi consigli, mentre mi domandavo e dicevo anche a lui: perché non hanno scelto te come rettore che sei bravo e più preparato di me a questo compito? Hanno forse intenzione di proporti come vescovo? Lo auspicavo e glielo auguravo di cuore. Noi suoi compagni sapevamo che lui poteva essere un degno candidato per l’episcopato, ne aveva le qualità perché si distingueva per «Noi suoi compagni sapevamo che poteva essere un candidato all’episcopato, per bontà e saggezza». intelligenza, serietà, saggezza, bontà, e tutti lo apprezzavano e stimavano. La sua consacrazione episcopale ci riempì di gioia. Personalmente ero felice per lui, per la diocesi di Como, e per il nostro paese d’origine, Mandello del Lario, che poteva gloriarsi di un altro vescovo dopo averne già dati tre alla Chiesa. In questi vent’anni di ministero (prima a Savona e ora a Cremona) le occasioni di incontro si sono diradate, tuttavia quando capita leggo volentieri qualche informazione sulle attività pastorali realizzate dalla diocesi di Cremona, soprattutto tramite il giornale “Avvenire” che ne parla spesso, a dimostrazione che il vescovo Dante è molto attivo ed è uno dei presuli più preparati nell’ambito dell’aggiornamento catechistico e della pastorale familiare. Come compagni di Messa abbiamo la fortuna di trovarci con lui almeno una volta all’anno e confrontandoci fraternamente sui nostri rispettivi impegni pastorali ci rendiamo conto che le difficoltà ci sono per tutti, ma quelle dei vescovi sono più numerose e pesanti. Per questo motivo nessuno di noi lo invidia. Auguro a mons. Dante di continuare a svolgere il suo impegnativo ministero episcopale con la fiducia e la saggezza che lo hanno caratterizzato fin ad ora, forte del sostegno dello Spirito santo che soffia sulla barca della Chiesa come la brezza del lago di Como che lui ben conosce. A nome anche dei compagni di classe gli rinnovo tanti cari auguri accompagnati da una speciale preghiera. Da Chiavenna anche il compaesano don Costante Tencalli si unisce con i suoi auguri e la preghiera. don AMBROGIO BALATTI Como Cronaca Casa Santa Luisa. Nel complesso parrocchiale di S. Bartolomeo C irca 20 mila prestazioni erogate in vent’anni; oltre 110 nazionalità rappresentate; poco meno di una ventina, oggi, i medici che mettono, gratuitamente, a disposizione le loro professionalità. La possibilità di fornire servizi ambulatoriali nell’ambito di un ampio spettro di specialità: gastroenterologia, pediatria, ginecologia, allergologia, dermatologia, chirurgia, infettivologia, fisiatria, ortopedia, cardiologia, pneumologia, oltre che medicina di base. Sono i numeri e le caratteristiche de “L’ambulatorio medico per senza dimora di Casa S. Luisa”, aperto dal 1991 in via Rezia, a Como, presso la parrocchia di S. Bartolomeo. Un’esperienza partita in sordina - su iniziativa di alcuni medici di base della comunità parrocchiale di San Bartolomeo, su tutti la dottoressa Elena Moretti, per andare incontro alle esigenze della popolazione anziana del quartiere - e poi progressivamente consolidatasi nel tempo. Realtà oggi operativa grazie alla collaborazione fra diversi enti territoriali: l’ASCI don Guanella Onlus, la Caritas Diocesana, le suore di San Vincenzo de Paoli e la parrocchia di San Bartolomeo. Ad aiutarci a leggere il senso e l’evoluzione di questo progetto è il suo attuale responsabile, Silvio Verga, dell’Opera don Guanella. «L’ambulatorio ha iniziato a muovere i suoi primi passi grazie alla disponibilità delle “Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli (più note come suore vincenziane, ndr) che misero a disposizione alcuni locali di proprietà della Congregazione. Inizialmente rivolto alla popolazione anziana del quartiere per servizi di tutela della salute, (visite, iniezioni) nel 2000 l’ambulatorio diventa preziosa trama di una rete di coordinamento assistenziale che Caritas inizia a tessere in città, con l’attivazione di Porta Aperta e del Centro di Ascolto. Una rete costruita per permettere di accogliere la persona nel suo complesso, offrendole anche un supporto di carattere sanitario. Problema non irrisorio, si sa, per chi vive sulla strada…» Un impegno concreto per affermare il diritto alla salute per chiunque. Un diritto costituzionalmente sancito e dovuto a chi risiede in territorio italiano. Nel tempo ai primi medici “pionieri” che prestano, gratuitamente, il proprio servizio assistenziale in ambulatorio se ne aggiungono altri. I numeri crescono. Il bacino d’utenza va pian piano ben oltre la parrocchia di S. Bartolomeo e intercetta le decine di senza fissa dimora, italiani e stranieri, che quotidianamente sono alle prese con i problemi di salute più diversi. Nel 2001 l’opera Don Guanella mette a disposizione quattro posti di “sollievo”, o ricovero post ospedaliero, per persone sottoposte a cura o bisognose di assistenza post ospedaliera. Nell’ottobre del 2002, grazie a dei contributi regionali, viene messo in atto il progetto “Tutela dello stato di salute dei senza fissa dimora in stato di grave emarginazione a Como”. Ente capofila è l’Opera Don Guanella (dal 2005 subentrerà l’associazione nata a sostegno Senza dimora: il diritto alla salute Un servizio prezioso al territorio che, nell’arco di un ventennio, ha permesso di erogare oltre 20 mila prestazioni delle Opere guanelliane ASCI don Guanella Onlus) e la Caritas Diocesana che saranno gli interlocutori, per conto dell’ambulatorio, di più stretti rapporti di collaborazione con gli ospedali Valduce e S. Anna di Como, l’Azienda sanitaria locale e alcune farmacie cittadine. «Il servizio – continua Verga - nato per rispondere ad un bisogno di cura espresso da fasce di popolazione in condizioni di estrema povertà, troverà negli ospedali locali un prezioso supporto collaborativo, contribuendo a sgravare nel tempo i pronto soccorsi cittadini dall’ “intasamento” di persone senza reddito, intercettandone prima bisogni e necessità». A questo proposito, tra i punti di forza del progetto che muove i suoi primi passi in quel 2002 c’è anche l’istituzione di una figura preziosa: un ausiliario socio assistenziale, Marco Vendramin, che da quel momento inizia a farsi carico direttamente della sfera socio-assistenziale delle persone che si avvicinano alla “rete” per motivi di salute, svolgendo un compito prezioso di filtro, guida, orientamento, accompagnamento, educazione sanitaria. «Il mio compito si configura nell’accogliere e indirizzare le persone che arrivano con la richiesta di cure – ci spiega Marco Vendramin – individuando per loro la strada migliore. Il primo filtro viene effettuato da me direttamente a Porta Aperta. La mia presenza lì, tre volte la settimana, mi permette di raccogliere le richieste presentate, valutarne le necessità di accesso all’ambulatorio, oppure di orientare le persone verso altri punti sanitari, anche in base ai diritti di cui possono godere. Nel caso vi siano le condizioni per accedere a “Casa S. Luisa” il mio compito è quello di presentare le persone al medico di turno, evidenziandone le eventuali criticità dal punto di vista socio-assistenziale. In questo modo evitiamo la dispersione in città dei senza fissa dimora bisognosi di supporto medico che transitano da Porta Aperta». «La presenza di Marco è importante aggiunge Verga -, perché da 10 anni garantisce ai medici dell’ambulatorio la possibilità di vedere i senza fissa dimora in condizioni “naturali”, dunque non alterati o in particolare stato di disagio psicologico. Li accoglie e li accompagna, inserendoli all’interno di una rete di appoggio che si configura, in tutto e per tutto, come quella assicurata dal medico di base. Anzi offre una vicinanza per cui la persona non si sente più sperduta e abbandonata a se stessa, ma trova in Marco il punto di appoggio per conoscere i propri diritti e doveri, in uno spirito di familiarità quasi amicale. Questo percorso ha assunto, nel tempo, un prezioso valore anche educativo nei confronti dei possibili utenti dell’ambulatorio, molti dei quali hanno preso maggiore coscienza dei propri diritti ma anche delle loro responsabilità in ambito sanitario, evitando così di correre al pronto soccorso o in ambulatorio per delle banalità. La conferma di questa maturazione è data anche dal significativo ridimensionamento degli utenti 2011 di “Casa S. Luisa”, circa 500. Praticamente dimezzati rispetto allo standard degli anni scorsi. Un segnale anche questo che il lavoro è servito». Il balzo che ha permesso, negli ultimi anni, a “Casa S. Luisa” di entrare a tutti gli effetti all’interno del circuito sanitario regionale è stata anche la maturazione di un rapporto più diretto con l’Asl. «Prima del 2006 – spiega Silvio Verga – operavamo forti di una convenzione con gli ospedali cittadini ed alcune farmacie. L’intesa raggiunta con l’Asl permette, invece, oggi, anche al nostro ambulatorio di emettere ricette “rosse”, vale a dire quelle classiche ricette che vengono rilasciate quando andiamo dal medico curante e che sono riconosciute dal SSR. Utilizzabili per acquisire farmaci o per sostenere esami di vario tipo. È la conferma della bontà di un lavoro compiuto con impegno e sacrificio negli anni, per affermare un diritto di tutti. La prova di come unire Da sinistra suor anna corti, la dott.ssa maria novella del sordo e marco vendramin Sabato, 28 gennaio 2012 15 Professionalità e volontariato «“Casa S. Luisa” – ci spiega Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana – rappresenta un servizio di estrema importanza perché va a coprire una fascia di persone oggi priva dei diritti fondamentali, tra cui quello di curarsi. È diventato, nel tempo, un servizio stabile in città, anche se poco conosciuto. Il fatto che sia ubicato in una parrocchia, inoltre, e in locali di proprietà di un istituto religioso è la conferma di come anche dalla collaborazione tra enti ecclesiali possa maturare un bene grande. Ciò mi fa anche riflettere sul ruolo della Caritas diocesana, il cui compito non deve essere quello di operare direttamente, ma di mettere persone ed enti nelle condizioni di agire insieme. Un’altra riflessione mi sovviene sul tema del volontariato. Noi lo concepiamo come un impegno che chiama la persona a mettere del tempo libero a disposizione degli altri. Difficilmente, però, oggi si pensa di offrire agli altri, in modo gratuito, anche le propria professionalità. L’esempio dell’ambulatorio di via Rezia credo debba portarci a valutare in modo diverso la qualità della nostra vita, che deve certo essere orientata ad un guadagno giusto, ma che può e deve spingerci a produrre talenti facendo fruttare i mezzi di cui disponiamo anche in altri modi. Una testimonianza che eleva e valorizza ancora di più l’idea di volontariato, inteso come mettere a disposizione del prossimo il meglio di noi stessi, contribuendo in questo modo al miglioramento della società». forze, sensibilità, professionalità differenti porti buoni frutti. I risultati di Casa “S. Luisa” stanno nell’impegno dei 16 medici che vi si alternano, 4 giorni la settimana, per le visite (che sono sempre su appuntamento, previo, come detto, il passaggio da Porta Aperta) e con loro della dott.ssa Maria Novella Del Sordo, responsabile sanitario della struttura. Ma anche nei medici che in questi anni si sono alternati nel servizio; nella disponibilità delle suore vincenziane che sin dall’inizio hanno messo a disposizione i locali per questo servizio (un ringraziamento particolare va a suor Anna Corti che da sempre segue questa iniziativa); nella Caritas della parrocchia di S. Bartolomeo, tra i primi promotori di questo cammino; oltre che, ovviamente, nella Caritas diocesana, nell’ASCI Don Guanella e nell’Asl. Attori diversi per un alto fine comune». MARCO GATTI Como Cronaca 16 Sabato, 28 gennaio 2012 La bonifica. Visita al sito con il direttore dei lavori foto william T icosa, in scena il nuovo coperta dall’apposito telo atto della storia infinita. di protezione predisposto L’interminabile saga su tutti gli aerali non è della tinto stamperia attualmente visibile allo che fu per decenni uno sguardo, si è in presenza dei fiori all’occhiello della di un contenitore interrato produttività lariana, e che si è della capacità di 3 metri poi tramutata per molto tempo cubi che un tempo era nel sinistro rudere divenuto utilizzato per lo stoccaggio quasi un elemento distintivo di Solvente S (come recita del paesaggio urbano, oltre la targhetta metallica che un pericoloso agente apposta sulla parete perturbatore per la salute esterna della stessa), pubblica, si arricchisce infatti già messo in sicurezza e di un ulteriore capitolo, destinato allo smaltimento quello relativo al progetto di attraverso questo tipo di bonifica dell’area approvato procedimento: prima si dall’amministrazione dovrà estrarne il contenuto comunale e finalmente entrato e stoccarlo in appositi nella fase esecutiva. Esaurito contenitori da sversare il ciclo delle verifiche e delle nelle discariche preposte, prospezioni, e scattato dal 9 poi si effettuerà il lavaggio gennaio il divieto di parcheggio della cisterna e infine, dopo per gli automobilisti, le aver eliminato le acque operazioni di scavo, di analisi e di lavaggio, si provvederà di rimozione dei materiali sono a sezionare il recipiente state ufficialmente avviate nella preesistente e a gettarne giornata di lunedì 16, anche i frammenti così ottenuti. se al momento i lavori sono “L’obiettivo del Comune”, condizionati dalla necessità assicura il sindaco Bruni, “è di procedere con estrema quello di bonificare l’intera Nei giorni scorsi l’ing. Rinaldo Marforio ha illustrato le condizioni cautela a causa della parziale area nell’interesse generale conoscenza dei livelli di della città, portando a dell’area, mettendone in luce le problematiche inquinamento del sottosuolo. compimento un’operazione “La bonifica consiste nel di assoluta trasparenza, rimuovere le parti contaminate oltre che di rigore nella in modo da eliminare ogni rischio di volta , sulla base dei rilievi compiuti. La della chiarezza dell’informazione, gestione tecnica dell’intervento, a deterioramento ambientale - spiega realtà non dovrebbe essere comunque corrisponde a quella parte di territorio cominciare dal costo contenuto del l’ingegner Rinaldo Marforio, direttore drammatica, poiché i carotaggi precedenti che si suppone contaminata, e nella progetto (che ammonta a 1,6 milioni dei lavori e responsabile tecnico del hanno fornito percentuali contenute quale vengono inseriti i piezometri di euro). Progetto che è stato costruito progetto - ma è chiaro che non è possibile di materiali inquinanti e l’unico aerale carotieri per la rilevazione e l’analisi attraverso il contributo dei soggetti intervenire con la dovuta efficacia se che presenta problemi è costituito dal dei campioni prelevati. Nessuno degli più qualificati ed elaborato all’insegna prima non si dispone di tutti i dati riferiti cumulo ora transennato di detriti da aerali sinora esplorati nell’area dell’ex dei criteri della ragionevolezza e del ai rilevamenti topografici con le quote di demolizione, in cui si sono riscontrate Ticosa ha messo in luce problematiche rispetto della normativa vigente, per cui superficie e non si sa con esattezza cosa tracce di amianto e di altre sostanze particolarmente gravi, se si eccettuano sarà sufficiente portarlo a termine per ci sia nel sottosuolo. E’ perciò urgente, pericolose, a ridosso della parete di cinta il cumulo transennato a cui accennava riportare il sito in condizioni di normalità”. in via preliminare, eseguire le opportune dove per oltre un ventennio cittadini Marforio e la cisterna di acqua ragia Completata la bonifica, l’incognita operazioni di scavo che ci consentiranno poco sensibili al tema del degrado ubicata poco più avanti, ma anche qui si all’orizzonte riguarderà ovviamente l’uso di effettuare quelle verifiche senza le quali ambientale hanno riversato di tutto, dai tratta di interventi che, una volta realizzati, che si dovrà fare dell’area deturpata. Ma non sarebbe approntabile un adeguato copertoni ai sacchi dell’ immondizia dovrebbero chiudere senza strascichi quello sarà un altro capitolo, ancora tutto punto della situazione, in modo da di casa e dai mobili alle biciclette”. Un residui la pur delicata faccenda. Per da scrivere, della storia infinita. decidere le forme di intervento volta per aerale, sia detto per inciso a beneficio quanto riguarda la cisterna, che essendo SALVATORE COUCHOUD Ticosa: dentro il cantiere svizzera. Il contrassegno salirà a 100 franchi nel 2015 Verso l’aumento delle autostrade elvetiche C on il 2015 il prezzo del contrassegno autostradale per percorrere la rete viaria elvetica salirà a 100 franchi così da permettere il finanziamento delle spese a carico della Confederazione Elvetica dovute all’ampliamento della rete delle strade nazionali. La decisione è stata presa a Berna da parte del Consiglio federale che non mancherà di suscitare malumori anche nelle nostre zone a ridosso del confine dove sono numerosi i cittadini che acquistano la famosa “vignetta”. Secondo il governo svizzero la decisione va presa in quanto l’attuale rete stradale elvetica non soddisfa più in misura sufficiente le esigenze delle città e degli agglomerati di medie dimensioni delle regioni periferiche. Per rimediare a questa situazione, il governo ha proposto al parlamento di integrare la rete delle strade nazionali, all’inizio la famosa “vignetta” costerà 100 del 2014, con tratti supplementari franchi, contro i 40 attuali. Ci sarà per circa 380 chilometri. Si tratta anche un nuovo contrassegno esclusivamente di collegamenti valido due mesi, al prezzo di 40 stradali cantonali già esistenti. La franchi, destinato agli automobilisti manutenzione e gestione di questi che utilizzano le strade nazionali tratti nuovamente inseriti nella rete delle strade nazionali provocheranno soltanto per un breve periodo. Le autorità elvetiche rilevano come il spese supplementari per circa 305 fatto che il prezzo del contrassegno milioni di franchi l’anno, 30 dei quali non sia aumentato a breve scadenza sopportati dai cantoni e i rimanenti nell’intento di costituire ulteriori 275 dalla Confederazione. Questi riserve. E se anche per i cittadini del ultimi, secondo il Dipartimento comasco sarà più costoso percorrere federale dei trasporti, dovranno le autostrade elvetiche, c’è chi sul essere finanziati attraverso un aumento del prezzo del contrassegno confine vorrebbe chiudere il transito ai mezzi diretti in Svizzera. E’ il autostradale. Quindi, dopo il 2015 Il ricavato servirà alla Confederazione per finanziare l’ampliamento della rete viabilistica caso del paese di Saltrio, fino a non pochi anni fa appartenente alla Diocesi di Como, il cui Sindaco ha lanciato una provocazione: bloccare il transito delle autocisterne di carburante dirette in Canton Ticino fin tanto che il governo di Bellinzona non decida di porre fine al blocco di metà delle imposte alla fonte trattenute dallo scorso 30 giugno su un conto vincolato della Banca di Stato, decisione presa in attesa, da parte elvetica, che la Svizzera sia radiata dalla cosiddetta “black list” che elenca tutte le nazioni a regime fiscale privilegiato. (l.cl.) Notizie flash ■ Sicurezza Lo scorso fine settimana 19 patenti ritirate Nuovo fine settimana “intenso”, sabato e domenica scorsa, nell’ambito dei tradizionali controlli su strada effettuati sul territorio provinciale, a cura dei reparti della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nonché dei Comandi della Polizia Provinciale di Como e delle Polizie Locali di Como, Erba, Lomazzo, Mariano Comense, Canzo, Campione d’Italia e Unione Terre di Frontiera, in collaborazione con il Dipartimento Dipendenze dell’ASL e l’Ufficio Sanitario della Polizia di Stato. I controlli rientrano nell’ambito di una coordinata attività di verifica finalizzata al contrasto del fenomeno della guida in stato psicofisico alterato, a causa dell’assunzione di sostanze stupefacenti e alcol. I servizi sono stati effettuati sulla base degli indirizzi condivisi dal Comitato Permanente per la Sicurezza Stradale, istituito presso la Prefettura ed hanno comportato l’esecuzione di accertamenti di tipo clinico-tossicologico, con l’attivazione di una postazione sanitaria mobile della Polizia di Stato a Solbiate ed un’altra del Dipartimento Dipendenze dell’ASL in Como. Nel corso dei servizi coordinati, sono stati fermati e/o controllati 583 veicoli, 395 conducenti sono stati sottoposti al controllo dell’alcolemia e 5 ad accertamenti preliminari per assunzione di sostanze stupefacenti. Sono state ritirate n. 19 patenti a soggetti risultati positivi per uso di alcool. Sono stati, inoltre, confiscati 2 veicoli e sono state accertate n. 40 altre infrazioni al Codice. Como Cronaca Casate La struttura rischia la chiusura. Incerto l’avvio dei lavori di insonorizzazione, previsti dal prossimo mese di marzo Ghiaccio: futuro difficile M entre parte del mondo sportivo cittadino si interroga sull’opportunità di ripristinare il velodromo allo stadio Giuseppe Sinigaglia - non si sa come visto che il tutto è stato smantellato nel 1975 all’indomani dell’allora promozione in serie A del Calcio Como - un pezzo del mondo sportivo cittadino rischia la chiusura definitiva. Stiamo parlando dello stadio del ghiaccio di Casate, del quale abbiamo diffusamente parlato in passato, che rischia di chiudere i Peserebbero cavilli burocratici che rischiano di compromettere l’operazione battenti in quanto i lavori per l’insonorizzazione della struttura potranno partire solo nel prossimo mese di marzo ma alcuni cavilli burocratici potrebbero addirittura non consentire l’avvio dei lavori. I fatti salienti della storia sono noti. Nel 1969 venne realizzato lo stadio del ghiaccio in un quartiere in rapida espansione con villette e complessi residenziali. Nel corso degli anni ’80 e ’90 l’Amministrazione Comunale ha però consentito che venissero realizzate abitazioni praticamente adiacenti alla struttura utilizzata tutti i giorni e le sere per attività sportiva e ricreativa. I residenti, che lamentano il rumore proveniente dallo stadio, hanno vinto una causa legale sulla questione imponendo al Comune e a CSU, che da anni lo gestisce, il via ai lavori. Ma la questione si trascina da anni tra l’inerzia dell’Amministrazione Comunale, i richiami di CSU, le arrabbiature dei residenti ed i timori per gli utenti dello stadio (oltre al pubblico, gli atleti della società di hockey su ghiaccio nonché i diversi Il violino di Mozart per S. Agata il 4 febbraio, sodalizi di pattinaggio artistico). Oggi sembra essere arrivati al momento decisivo. O dentro (cioè via ai lavori) o fuori (lo stadio chiude). In queste ultime settimane gli utenti hanno cercato di far sentire la loro voce in mille modi trovando sostegno e solidarietà da personaggi legati agli sport invernali di fama nazionale, come Maurizio Margaglio, partner di Laura Fusar Poli, qualche anno fa nella più forte coppia di pattinaggio ritmico italiana da tanti anni a questa parte. Ma per il momento le loro grida di allarme non hanno sortito gli effetti sperati, mentre in Consiglio Comunale alcuni esponenti dell’opposizione si chiedono perché la maggioranza non abbia L a parrocchia di Sant’Agata di Como organizza per sabato 4 febbraio, alle ore 21, un concerto di musica classica “Il Violino di Mozart per Sant’Agata” della formazione Sontuoso Ensemble, nata da musicisti dell’Orchestra Sinfonica del Lario. Il programma prevede musiche di Mozart (Cassazione in G major KV 63 Marcia, Concerto ancora dato risposta alle loro interrogazioni sull’argomento presentate addirittura lo scorso mese di settembre. Quel che è certo è che i giorni per la scadenza di quello che sembra sempre più un ultimatum definitivo passano sempre più veloci. luigi clerici per violino in D major KV 218). Il concerto, oltre a rendere omaggio alla Santa patrona in occasione della sua festa liturgica, si prefigge di raccogliere fondi per un progetto musicale di stimolazione cognitiva attraverso l’arte per i bambini disabili dell’istituto AGDEPDIS in Guatemala. L’ingresso è libero. ❚❚ Inquinamento La Regione monitorerà le polveri comasche I l drastico calo delle temperature del periodo insieme al persistere dell’alta pressione sul nostro territorio ha determinato una vera e propria impennata delle polveri sottili e delle sostanze inquinanti nell’aria di Como. Anche se la situazione non ha determinato conseguenze particolari come quelle di alcune zone, per esempio, del saronnese dove alcune sostanze immesse nell’aria dalle industrie, in seguito al freddo pungente, sono poi tornate a terra sotto forma di cristalli simili alla neve, anche se chimici, il problema dell’inquinamento è tornato a farsi sentire. Al fine di stabilire nuove modalità per con- tribuire fattivamente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, anche a Como Regione Lombardia adotterà nuovi indicatori per misurare tale fenomeno basati sulla qualità chimico/fisica e sanitaria dei composti, al fine di stimare in modo più preciso il livello di pericolosità degli stessi. Un’azione sostenuta anche dal ministero dell’Ambiente. Attraverso questi nuovi indicatori Regione Lombardia intende effettuare una “lettura qualitativa” delle polveri sottili che, essendo molto diverse fra loro, non possono essere considerate tutte allo foto william stesso modo. Si tratta di un approccio diverso riguardo la rilevazione degli inquinanti che non si limita alla sola misurazione del peso come avviene attualmente, ma lo classifica in base alle sue caratteristiche. Un’azione ad ampio spettro contro gli inquinanti che vuole essere ancora più appropriata ed efficace al fine permettere di conoscere lo stato effettivo dell’aria che si respira in convalle, per poi agire con provvedimenti opportuni invece che palliativi. (l.cl.) Sabato, 28 gennaio 2012 17 Notizie flash ■ Muggiò Primi passi verso il Villaggio dello Sport Con 19 voti favorevoli 18 contrari e 1 astenuto il consiglio comunale di Como ha approvato, la scorsa settimana, la variante urbanistica per la realizzazione del Villaggio dello Sport di Muggiò e il progetto del nuovo impianto sportivo. Il piano, che rappresenta anche un’importante occasione di riqualificazione urbanistica del quartiere, prevede una nuova piscina all’aperto, due campi da beach volley, un palazzetto dello sport polifunzionale da tremila posti, tre campi da calcetto esterni con spogliatoi annessi, un immobile commerciale ed un immobile destinato alla ristorazione, uno spazio verde con percorso vita, due spazi gioco per bambini, circa 700 posti auto, la risistemazione della via Sportivi Comaschi, con la realizzazione di una nuova rotonda. Il Villaggio dello Sport verrà realizzato a Muggiò su un’area di circa 60mila mq compresa tra la piscina olimpionica e il vecchio palazzetto, che verrà demolito. L’intervento prevede anche la ristrutturazione impiantistica ed edilizia della piscina olimpionica e la riqualificazione dell’intera area. In metri quadrati la superficie destinata al commerciale è pari a 2500 mq (13%) e quella dedicata allo sport sarà di 13230 mq (87%). Conclusa la procedura amministrativa si potrà procedere con la messa in gara del progetto che sarà realizzato in project financing. La procedura prevede due tornate di gara, all’esito delle quali si potrà individuare il concessionario che dovrà realizzare le opere e assicurarne la gestione. L’investimento per il Villaggio dello Sport ammonta a 21 milioni di euro, ma la quota a carico del Comune sarà di 6.4 milioni e la prima delle dieci rate (ognuna di circa 600mila euro) sarà versata due anni dopo da che l’impianto entrerà in funzione. «Ogni anno – ha spiegato il sindaco di Como Stefano Bruni - il Comune spende per la piscina di Muggiò e il palazzetto più di 450mila euro e da questa somma sono escluse le manutenzioni. Se il Villaggio dello Sport non dovesse essere realizzato il Comune dovrà spendere un milione e 800mila euro solo per rifare la vasca della piscina di Muggiò. Quanto al palazzetto, l’impianto è da rifare completamente. Da punto di vista logico è, quindi, folle non immaginare di fare un investimento migliore. Nelle cifre che oggi l’amministrazione spende c’è, infatti, solo il mantenimento delle strutture come sono, non c’è alcuna riqualificazione e non immaginare alternative è cattiva amministrazione. La procedura è stata lunga e complessa è vero, anche per ragioni normative, e si sono resi necessari degli approfondimenti, ma se si vuole fare le cose per bene ci vuole tempo. Quanto alla questione delle tariffe che saranno applicate è una preoccupazione che l’amministrazione ha, ma credo che non abbia senso definire oggi la pianificazione di uno stanziamento per una durata così lunga (la concessione al privato durerà 40 anni). Penso che sia meglio che di volta in volta le amministrazioni facciano un ragionamento, tenendo conto, appunto, del valore aggiunto che le società sportive rappresentano e della necessità di sostenere le loro attività». CORPI MIGRANTI 18 Sabato, 28 gennaio 2012 4-19 Febbraio 2012 Como Cronaca Broletto di Como ✎ Lo spettacolo Dal 4 al 19 febbraio Diocesano Q uanti volti ha l’immigrazione? Tanti quanti sono i migranti nel mondo. Ognuno con la sua storia e la sua esperienza personale. Quando pensiamo ai migranti, però, la nostra mente corre spesso ai barconi carichi di disperati che arrivano sulle nostre coste in fuga da guerre e povertà. Ma quella è solo una parte – per lo più minoritaria (si parla di circa il 12% degli ingressi in Italia) – dei quasi 5 milioni di immigrati che vivono nel nostro Paese. L’immigrazione ha infatti sempre più spesso il volto di lavoratori, studenti e i figli di immigrati, nati in Italia, che si sentono italiani pur non potendo esserlo. Sono questi volti che verranno raccontati dalla mostra “Corpi Migranti” che sarà esposta dal 4 al 19 febbraio al Broletto di Como. Un’iniziativa organizzata dall’Equipe mondo del Centro Missionario Diocesano in collaborazione con i Missionari Comboniani di Rebbio e il patrocinio del Comune di Como che ha messo gratuitamente a disposizione Missionario “Corpi Migranti”, la mostra al Broletto Centro Arriva in città la mostra itinerante realizzata dalla Fondazione Nigrizia. Una serie di immagini per raccontare i volti dell’immigrazione Inaugurazione Sab 4 ore 16.00 Interverranno: la struttura. La mostra, composta da(missionario affrontato comboniano) in maniera superficiale”. Padre G.Cavallini una serie di pannelli fotografici e da Una superficialità che può favorire la Akuma alcuni video, è stata realizzataBasile dalla diffusione di leggende o ragionamenti Fondazione Nigrizia onlus di Verona demagogici. “Abbiamo iniziato e, nel corso degli ultimi due anni, proponendo alcuni film legati all’Africa ha toccato diverse città italiane tra all’interno della rassegna Oltre Lo cui Verona, Trento, Brescia, Milano, Sguardo – prosegue Giuseppe Nessi – 10.00-12.30 / 15.00-18.00 Firenze, RomaLun-Ven: e Bari. “Dedicata al tema con lo spettacolo e la mostra vogliamo dell’immigrazione in Italia – spiegano fare un ulteriore passo in avanti in un gli organizzatori – la mostra racconta percorso non solo di sensibilizzazione Sab-Dom: 10.00-13.00 / 15.00-19.00 la storia, i sogni, la realtà di persone delle comunità locali, ma anche che nel viaggio che li conduce lontano di collaborazione con le comunità dal proprio mondo di origine, perdono migranti presenti nel nostro territorio”. l’identità di esseri umani e diventano All’inaugurazione, sabato 4 febbraio, appunto corpi. Corpi che vengono alle 16, al Broletto a Como sarà presente imbarcati, corpi che si perdono in mare, padre Giuseppe Cavallini, coordinatore corpi che vengono respinti, corpi che della Fondazione Nigrizia, insieme diventano illegali, corpi che vogliono a Basile Akuma che porterà la sua tornare ad essere persone e lottano per testimonianza. Il percorso continuerà l’integrazione”. La mostra è articolata il 24 febbraio con la proiezione nella in quattro sezioni – (bi)sogni, respinti, casa dei Comboniani a Rebbio, del integrati, italiani – a voler sottolineare le documentario, “Locked in Limbo”. “Pur diverse anime dell’immigrazione. nelle difficoltà – conclude padre Mario Un appuntamento che rientra in Fugazza – l’accoglienza dei profughi un percorso più ampio promosso nel corso del 2011 non ha creato solo dall’Ufficio Missionario sul tema delle polemiche, ma anche fermento e una migrazioni. All’interno di questo ciclo spinta di solidarietà a livello locale. Uno rientra anche lo spettacolo “Sogni stimolo ad interessarsi a certe tematiche Clan Destini” che sarà messo in scena che non vorremmo venisse meno con la sabato 28 gennaio al teatro di Breccia fine dell’emergenza”. (vedi scheda a lato). “Il problema delle migrazioni – spiega Chiara Donegani, MICHELE LUPPI tra gli organizzatori comaschi – è più che mai attuale anche se, spesso, viene Orari della Mostra: foto william Festa del Corpo I Sabato 28 gennaio Teatro Cristallo di Breccia, ore 21 Notizie flash Marcia della pace dei vicariati di Rebbio e Prestino L’occasione delle celebrazione è servita anche per fare il punto sull’attività svolta nel corso del 2011. Oltre 195 mila km percorsi e 67 mila multe comminate sulle strade è scaturita una diminuzione del numero degli incidenti stradali che sono passati da 810 dell’anno 2009 a 739 nel 2010 ai 689 del 2011. Analogamente gli incidenti con feriti sono scesi a 398 dai 532 del 2010 con 525 persone infortunate. Purtroppo in aumento il numero di eventi con esito mortale, ovvero 4 rispetto ai 3 dell’anno precedente. In 33 casi il conducente è risultato essere in stato di ebbrezza, ed in 5 sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, dati in miglioramento sul 2010, dove si erano rispettivamente registrati 43 casi di guida sotto l’effetto di alcool e 9 sotto l’effetto di “SOGNI CLAN DESTINI” ■ 29 gennaio Polizia locale: 143 anni di vita l corpo di polizia locale di Como ha celebrato lo scorso lunedì il 143° anno di fondazione (1869), con una S. Messa presieduta dal vescovo mons. Diego Coletti. L’occasione è servita anche per fare il punto sull’attività svolta nell’ultimo anno solare. Al 1° gennaio 2012 l’organico del Corpo di Polizia Locale di Como risultava composto dal comandante, Vincenzo Carlo Graziani, da 2 commissari capo, da 8 commissari aggiunti e 79 agenti. Nel corso del 2011 il presidio del territorio è stato garantito in primis attraverso 195.711 km pattugliati, 1091 posti di controllo effettuati, 304 servizi di viabilità in occasioni di eventi ordinari e straordinari (emergenza neve - ecc.), ed ha portato ad appurare 67.348 infrazioni amministrative al Codice della strada (incassati 3.163.172,77), 478 ai Regolamenti di Polizia Locale, di ritirare 179 patenti, con 544 infrazioni per mancata revisione delle autovetture. Sono stati sottoposti a sequestro amministrativo per mancanza della copertura assicurativa 192 veicoli. Dal rafforzamento dell’attività di controllo C inque storie di donne. Cinque storie che parlano di migrazioni da angolature e prospettive diverse, ma con un’unica consapevolezza: restituire umanità a quei volti troppo spesso trasformati in numeri. E’ questo il senso di “Sogni clan Destini” lo spettacolo della compagnia teatrale “Ibuka Amizero” di Figino Serenza che sarà messo in scena sabato 28 gennaio, alle 21, al teatro Cristallo di Breccia. Una serata organizzata dal Centro Missionario Diocesano e dai Missionari Comboniani con il patrocinio del Comune di Como e della parrocchia di Breccia. “Tutte le storie che raccontiamo – ci spiega una delle attrici, Luisa Marzorati – sono storie vere. Racconti che abbiamo sentito direttamente o, in alcuni casi, che abbiamo conosciuto attraverso libri o documentari”. E’ così che nel teatro verranno raccontate le storie di una giovane eritrea arrivata a Lampedusa con un barcone, di una badande ucraina o di una giovane rom, suonatrice di violino, che ha vinto una borsa di studio al conservatorio di Roma. Proprio a Lampedusa ha lavorato per alcuni mesi, nel pieno dell’emergenza sbarchi, una delle attrici della compagnia, formata da non professionisti, ma che negli ultimi anni ha ricevuto diversi riconoscimenti. “Il nostro obiettivo – continua Marzorati – non è politico, ma umano. Come per il nostro primo spettacolo dedicato al genocidio ruandese, vogliamo aiutare a far passare informazioni che spesso non filtrano dai nostri media, aiutando chi vede i nostri spettacoli a rendersi conto di come, pur nelle difficoltà e nelle tragedie, si possono cogliere segni forti di solidarietà e speranza anche nelle difficoltà. Luci che vogliamo rendere visibili”. Un intento che la compagnia persegue anche attraverso la solidarietà, devolvendo il ricavato dei propri spettacoli all’associazione “Jya Mu Bandi Mwana” (insieme agli altri bambini) di Kigali, in Ruanda, che accoglie 174 bambini diversamente abili. droghe. In critico aumento le circostanze in cui si è verificata un’omissione di soccorso: 4 del 2009, 5 nel 2010, 12 nel 2011. Nell’ambito dell’attività di Polizia Giudiziaria da registrare che nel corso del 2011 sono state inoltrate, oltre ai reati legati all’attività di polizia stradale richiamati in precedenza, 222 notizie di reato con un arresto per resistenza a Pubblico Ufficiale; di quest’ultime 48 rogatorie internazionali per infrazioni commesse nel territorio elvetico. In tema di immigrazione si è proceduto ad 1 arresto di clandestini e 52 accertamenti delegati dalla Questura di Como. I vicariati di Rebbio e di Lipomo Propongono, per domenica 29 gennaio, una marcia per la pace che riprende il messaggio di Benedetto XVI: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. La marcia avrà inizio alle ore 20.30 e si concluderà alle ore 23. Saranno previste testimonianze dei profughi del centro di Prestino, dei detenuti e dei volontari del carcere Bassone e di una famiglia. Il percorso prevede: partenza da Prestino, in via Sacco e Vanzetti (presso il centro di accoglienza profughi), quindi via d’Annunzio, viale Risorgimento (Breccia), via Varesina (Rebbio), via Lissi, via Repubblica Romana, via del Lavoro e conclusione presso la parrocchia di Sant’Antonio. I partecipanti sono invitati a vivere la Marcia nel digiuno e nella preghiera e ad offrire il corrispettivo della cena a favore dei Volontari del carcere di Como. Como Cronaca Sabato, 28 gennaio 2012 19 lEBBRA Il 29 gennaio si celebra la 59° Giornata mondiale. A Como appuntamento presso l’oratorio del SS. Crocifisso Aifo: “Fai della tua vita qualcosa che vale” L ’ Aifo, Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, sezione di Como, in vista della 59° Giornata Mondiale dei malati di Lebbra, che si celebrerà domenica 29 gennaio, si prepara ad accogliere come testimone di solidarietà Carole Braccini terapista della neuro psicomotricità dell’età evolutiva e responsabile del progetto Nampula in Mozambico. La testimone, in un incontro previsto alle ore 11.00 presso l’oratorio della parrocchia della SS. Annunciata, al termine della celebrazione della S. Messa delle ore 10, parlerà della sua esperienza ai giovani e alle famiglie della parrocchia per sensibilizzarli ai problemi determinati dalla drammatica situazione del Mozambico, paese con uno dei prodotti interni lordi tra i più bassi del mondo e dove, con il 60% circa della popolazione in condizioni di povertà assoluta, le condizioni della salute pubblica sono estremamente gravi, rendendo ancora più precarie le un momento della giornata dello scorso anno, a s. agata possibilità di cura e sopravvivenza dei malati di lebbra e della popolazione più debole e indifesa. L’Aifo opera allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di povertà, ingiustizia, abbandono ed esclusione sociale, proponendo nelle scuole e nelle parrocchie incontri informativi ed esperienziali con i ‘testimoni’ provenienti dai territori dei progetti sostenuti dall’associazione e nello stesso tempo organizzando incontri di formazione con esperti nelle tematiche più varie che spaziano dalla cooperazione internazionale, alla cultura della mondialità, dalla finanza etica al rispetto dei diritti umani, per citarne solo alcuni. L’intento è chiaramente quello di contribuire così allo sviluppo di quella coscienza critica necessaria per cambiare stile e scelte di vita. La collaborazione poi con altre realtà associative presenti sul territorio, come per esempio il gruppo missionario della città, i gruppi scout, e il coinvolgimento dei diversi canali di informazione, sta gradualmente consentendo all’associazione di moltiplicare l’efficacia della sua azione così da radicare meglio la propria presenza sul territorio. Nel corso della giornata è previsto l’allestimento dei tradizionali banchetti presso i quali i volontari Aifo, affiancati dagli scout di Como, offriranno il “Miele della Solidarietà”. Quest’anno i banchetti, ancora più numerosi delle scorse edizioni, saranno presenti negli spazi antistanti le seguenti parrocchie di Como: S. Fedele, S. Agata, SS. Annunciata e dinanzi alla chiesa di Bernate Rosales nel comune di Casnate con Bernate e S. Antonino ad Albate. La Giornata mondiale di quest’anno è dedicata in modo particolare all’Africa; le offerte raccolte verranno interamente devolute ai progetti che l’Aifo sostiene nei paesi di quel continente e finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali ancora afflitte dalla lebbra, malattia endemica, spesso dimenticata, legata alla povertà, all’emarginazione e alle precarie condizioni igieniche. Per Aifo Como Leonardo Argentieri [email protected] Dal 1961. La sfida contro la lebbra Aifo: le prospettive D a quando nel 1961 l’Aifo ha iniziato la sua lotta contro la lebbra, la situazione della malattia nel mondo è cambiata radicalmente, anche se molte sfide restano ancora aperte. I lebbrosari, che all’inizio della sua attività esistevano ancora, vennero chiusi ottenendo così un primo importante successo. Gli ospiti dei lebbrosari erano stati già trattati e quindi erano guariti dalla malattia, ma la maggior parte presentava delle disabilità. L’Aifo dunque non poteva più limitarsi alla cura della malattia, ma doveva occuparsi delle persone perché rimaneva lo stigma e, di conseguenza, l’emarginazione anche dopo la guarigione. La soluzione a questo difficile problema fu prospettata nel 1985 quando l’associazione, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, decise di adottare sul campo la strategia di Riabilitazione su Base Comunitaria (RBC), per verificare se poteva essere utile alle persone guarite dalla Molto è cambiato negli ultimi 50 anni e con esso l’impegno dell’associazione nei confronti dei malati malattia. Fu subito chiaro che ci si sarebbe presi cura di tutte le persone con disabilità, indipendentemente dalla causa che le aveva originate; questo sia per evitare ulteriori differenze, che avrebbero ostacolato l’integrazione, sia perché i problemi erano simili per tutti e dunque andavano aiutati tutti senza distinzione. Raoul Follereau nel 1976 a Bologna , in un discorso rivolto all’Aifo disse: “Ma la battaglia che l’ha messa in sacco rimarrà per sempre un esempio ed una testimonianza: senza l’amore, nulla è possibile. Con l’amore, nulla è impossibile. Se abbiamo potuto contribuire già alla liberazione di tanti uomini decaduti, maledetti, disperati, perché non potremmo noi domani, ispirare altre lotte, che abbiano la dimensione della sofferenza universale?” Su questa base l’Aifo, considerato il positivo calo dei casi di lebbra, continua a restare a fianco dei malati di lebbra, fino a che ce ne sarà anche uno solo. Isabella Faggiano Carole Braccini: ecco chi è T erapista della neuro psicomotricità dell’età evolutiva, dopo alcune esperienze in Italia Carole Braccini è partita nel 2009 con l’OVCI per il Sudan, inserendosi in un progetto per i bambini con disabilità e per la riabilitazione su base comunitaria. Si è occupata del coordinamento del centro di riabilitazione e della supervisione degli aspetti tecnici del programma di riabilitazione. Successivamente, sempre in Sudan, ha svolto una docenza di fisioterapia in una università femminile locale. Attualmente è responsabile del Progetto Nampula in Mozambico. Raoul Follereau: una vita al servizio degli ultimi C un uomo (più propriamente, c’era, perché è morto da quasi ’ ètrent’anni: ma ci sono uomini che la morte non riesce ad archiviare) c’è un uomo dunque che nei suoi 74 anni di vita ha fatto 32 volte, perlopiù in aereo, il giro del mondo a spese dei suoi amici, i quali non si sono mai sognati di chiedergliene conto. Quest’ uomo, che in quarant’anni ha amministrato vagonate di miliardi restando nullatenente com’era agli inizi, ha avuto la faccia tosta, per il suo sessantesimo compleanno, di chiedere agli stessi amici di cui sopra non una torta con sessanta candeline ma una torta con sessanta autoambulanze ricevendone ben 104. Egli nel 1954 si permise di chiedere ai due maggiori Grandi della Terra, il generale Eisenhover e il commendator Malenkov, uno dei loro 10.000 bombardieri da trasformare in denaro per le sue imprese di vita e non ne ebbe nemmeno risposta. Cosa che dimostra come i piccoli amici siano spesso dei grandi uomini, e come i Grandi della Terra siano quasi sempre dei poveri uomini. Quest’ uomo è Raoul Follereau, francese, per l’anagrafe giornalista e coniugato senza prole. Nato il 17 agosto 1903 a Nevers in Francia e morto a Parigi il 6 dicembre 1977; nell’intervallo fra queste due date egli ha compiuto una rivoluzione per il genere umano: ha fatto conoscere l’esistenza e la tragedia della lebbra, ha restituito a quindici o venti milioni di lebbrosi una dignità di uomini , ha fatto capire a chi voleva capirlo che la lebbra-malattia-diHansen non è altro che la squallida fioritura di una lebbra ben peggiore, la lebbra-dei- cuori di cui siamo portatori tutti noi cittadini ricchi di questi paesi dei Balocchi. La lebbra ci rende ciechi dinanzi alle terrificanti condizioni di vita di un quarto di umanità, ci rende monchi e storpi nell’anima e incapaci di correre in soccorso di chi sta affogando e non ha nemmeno più il fiato per gridare. Proprio per avere egli così brutalmente scosso le sicurezze e l’eccessiva autostima dell’Occidente non gli è stato mai assegnato il premio Nobel per la Pace; e proprio per avere egli sottolineato come una cristianità che lascia tranquillamente sopravvivere una sconcezza come la lebbra e l’essere lebbrosi sia una falsa cristianità, si è visto finora negare il riconoscimento formale di una virtù eroica ed esemplare che spesso invece le autorità competenti distribuiscono con insolita disinvoltura. Raoul Follereau cominciò ad essere conosciuto in Italia quando nel 1953 venne a proporre la sua più recente iniziativa: la Giornata Mondiale dei Lebbrosi, che ancora oggi si celebra e di cui quest’anno ricorre il 59° appuntamento. (l.a.) 20 Sabato, 28 gennaio 2012 Como Cronaca Tre serate per i giovani Emozioni in palcoscenico C 9, 16 e 23 febbraio: tre on “Romeo e Giulietta: ovvero il palcoscenico delle incontri sulle emozioni, emozioni” – tre incontri in futuro ci rendiamo conto di come sia i sentimenti e l’amore “vietati ai maggiorenni” sulle determinante agire sul fronte della prevenzione promossi dal Comune di emozioni, i sentimenti e l’amore il promuovendo sani e rispettosi stili relazionali». 9, 16 e 23 febbraio - l’assessorato Da qui lo slancio ad una nuova proposta, Como, e da altri partner alla Politiche educative del Comune sempre al mondo giovanile, con territoriali. Una sfida contro rivolta di Como conclude un percorso di il coinvolgimento di un duo affiatato, già prevenzione della violenza e della la violenza tra i giovani ben rodato nelle iniziative precedenti: la promozione di sani stili relazionali psicopedagogista Valerie Moretti e il regista nelle coppie di adolescenti lanciato nel 2007. Una sfida iniziata e drammaturgo Jacopo Boschini, cui si affiancherà Alessio nel 2007-2008 con “E non chiamiamolo amore”, progetto di Brunialti, giornalista. «Le emozioni ci guidano – spiega promozione delle capacità di costruire relazioni non violente Anna Veronelli -. Condizionano pensieri e comportamenti. tra i generi, e proseguita con “Mi aspetto rispetto” (2010), Determinano la qualità delle nostre relazioni, tanto nelle progetto di prevenzione della violenza di genere dalla preamicizie quanto nella vita di coppia. Il “Palcoscenico adolescenza all’età adulta. delle Emozioni” prende spunto dalla storia di Romeo e «Proprio la più recente esperienza di “Mi aspetto rispetto” Giulietta e dalle sue innumerevoli interpretazioni teatrali, spiega Anna Veronelli, assessore alle Pari opportunità e alle cinematografiche e musicali per andare alla scoperta, in Politiche educative del Comune di Como -, che ha interessato compagnia dei protagonisti della tragedia di Shakespeare, 500 ragazzi della provincia di Como – ha evidenziato come di emozioni e sentimenti. Come nascono? Come li nelle coppie di giovani siano già presenti comportamenti di comunichiamo? Come interagiscono emotività e corporeità? dominazione e controllo, pressioni, violenze psicologiche, È possibile gestire le emozioni? A queste domande complesse fisiche e sessuali. Dai risultati di un recente sondaggio cercheremo di dare una risposta attraverso tre incontri nei dell’Osservatorio nazionale sullo stalking su 400 ragazzi con quali Valerie Moretti, Jacopo Boschini e Alessio Brunialti un’età media di 16 anni: il 10% si dichiara vittima di stalking, alterneranno momenti di riflessione a spazi di gioco teatrale, il 4% autore di atti persecutori. Se pensiamo che la violenza o musica, cinema e sperimentazione”. l’abuso sessuale subiti nei rapporti di coppia in adolescenza Gli incontri, che sono stati preceduti da un cammino formativo sono altamente predittivi di rapporti violenti e abuso sessuale all’interno della scuola media Leopardi, ad opera di Valerie Moretti e di Jacopo Boschini, avranno luogo il 9, 16 e 23 febbraio presso l’Aula Magna del Politecnico, in via Castelnuovo, a Como, dalle 20.30 alle 22.30. La proposta è gratuita, non necessita di prenotazione ed è rivolta a ragazzi dai 13 ai 18 anni. L’accesso sarà “vietato” ai maggiorenni. A premiare la bontà di questo nuovo progetto vi è anche il terzo posto ottenuto (su 27) nell’ambito della partecipazione al bando regionale “Piccoli progetti per grandi idee”, che ha permesso al Comune di Como di ottenere un finanziamento di 8.641 euro dalla regione. Il costo complessivo dell’iniziativa ammonta a 28.541,20 euro, il Comune di Como ne verserà 10.080, la rimanente parte sarà coperta dai partner del progetto, che sono Soroptimist International d’Italia club di Como, Asl Autolinee, il Teatro Sociale, il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile, l’Ufficio scolastico territoriale, il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Como, Espansione Tv, l’istituto Comprensivo Como Lago (scuola secondaria di primo grado G. Leopardi). «Al termine delle serate – conclude Anna Veronelli – che saranno aperte a chiunque vorrà parteciparvi, Jacopo Boschini e Valerie Moretti coinvolgeranno gli alunni della scuola Leopardi e i ragazzi che avranno partecipato ai tre incontri a due laboratori teatrali, al termine dei quali verrà messa in scena una rilettura della tragedia di Shakespeare, il cui allestimento sarà seguito dagli studenti del corso di Moda del Politecnico». Sempre la Leopardi, scelta come scuola pilota, collaborerà anche alla realizzazione del Manuale per una nuova didattica delle emozioni, che sarà curato da Valerie Moretti e Jacopo Boschini, ed elaborato graficamente dagli studenti di design del Politecnico. Como Cronaca Sabato, 28 gennaio 2012 21 Concorso di disegno del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e del museo Don Guanella colora la carità I n questo anno di particolare gioia dopo la canonizzazione di don Luigi Guanella, proclamato Santo lo scorso 23 ottobre da Papa Benedetto XVI, il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile di Como (CGPG) e il museo “Don Luigi Guanella” promuovono il concorso “Don Guanella colora la carità. Da ragazzino spericolato a testimone Santo dell’amore di Dio”, rivolto agli alunni del secondo ciclo delle Scuole Primarie. Lo scopo di questa iniziativa è di avvicinare i più giovani alla figura e al messaggio di don Luigi Guanella, grande “campione” della carità. I bambini potranno partecipare al concorso presentando, come singoli o come gruppo classe, un prodotto a scelta tra: un testo in forma di lettera, racconto o poesia; un disegno (fumetto, disegno su carta in formato A4 o poster formato A3 o album con fogli formato A4); un ipertesto. I lavori dovranno pervenire via posta o consegnati a mano al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (Via Guanella 13, 22100 Como; tel. 031.296783), entro e non oltre venerdì 27 aprile 2012. Ogni lavoro dovrà essere accompagnato dal nome dell’autore/degli autori e dalla classe frequentata e dall’apposita scheda di iscrizione per ogni singolo autore, firmata da un genitore. Il materiale inviato non verrà restituito. Le opere presentate saranno esposte presso il Salone del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile nei giorni 10, 11 e 12 maggio 2012. La premiazione avverrà sabato 12 maggio alle ore 15.30 presso il CPG, nel corso di un’animazione per bambini. I lavori potranno essere pubblicati su periodici o fogli informativi dell’Opera Don Guanella e sul sito internet del CGPG. Al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e al Museo è possibile inoltre richiedere materiale bibliografico sul nuovo Santo oppure prenotare visite guidate gratuite per bambini al Museo, ai luoghi guanelliani in Valchiavenna e sul lago di Como o a Istituti guanelliani sul territorio. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via Guanella 13, 22100 Como; tel. 031.296783; e-mail: [email protected]; sito internet: www.giovaniguanelliani. it (da cui è possibile scaricare il regolamento completo del concorso e la scheda di iscrizione). (s.fa.) Lucino “Roveto Ardente”, il 28 gennaio Visitabile ancora per alcune settimane “Cristo nasce a Palanzo”. è ancora possibile ammirare il presepe, in oratorio Comocuore Dalla “Tosca” di Puccini alla Polonia C L N ontinua anche nel nuovo anno l’esperienza delle adorazioni eucaristiche denominate “Roveto Ardente” che quest’anno assumono una forma itinerante perché anche nelle comunità parrocchiali si possa sperimentare la bellezza, la ricchezza e la carica spirituale di queste esperienze di preghiera. Il prossimo incontro è stato programmato per sabato 28 gennaio, alle ore 20.45 presso la parrocchia S. Giorgio in Lucino (Co). e celebrazioni natalizie nella piccola comunità di Palanzo hanno visto due occasioni particolarmente suggestive: il presepe vivente e la costruzione di un presepe fisso sotto la sala dell’oratorio. La sacra rappresentazione, che si è svolta per le pittoresche vie del paese, si è svolta il 6 gennaio, con la partecipazione di molti bambini e famiglie. Il presepe fisso, frutto di un lungo lavoro di preparazione, ricostruisce con straordinaria perizia la piazza della chiesa e i principali luoghi di Palanzo (il castello, la chiesa del Soldo, la cappella di Santa Maria…). Il presepe sarà ancora visibile per alcune settimane: è aperto tutti i giorni, passando dal portico della casa parrocchiale. Appassionati e curiosi sono invitati. uovi appuntamenti per l’associazione Comocuore Onlus. Per il 5 febbraio è in programma una trasferta al Teatro San Babila di Milano, per assistere alla “Tosca” di Giacomo Puccini con la “Nuova Compagnia” Orchestra Sinfolario Coro Lirico di Parma, inizio spettacolo ore 15.30. Dal 18 al 22 marzo è invece previsto un viaggio in Polonia. con visita a Czestochowa, Cracovia, Auschwitz e Varsavia Per informazioni e prenotazioni gli associati possono rivolgersi direttamente in sede (via Rovelli 8, telefono 031278862) oppure collegarsi al sito internet www.comocuore. org. ❚❚ Sorico “I venerdì della Riserva” e gli incendi boschivi P er il ciclo “I venerdì della Riserva”, la Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola propone venerdì 27 gennaio, alle ore 21.00, presso la propria Sala Convegni (via della Torre 1A a Sorico), la proiezione del documentario “Dalle ceneri” di Dione Gilmore. In questo ciclo vengono presentati i documentari del Sondrio Festival – Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi. Il 7 febbraio 2009 devastanti incendi boschivi lacerarono lo Stato di Victoria, in Australia e incenerirono intere fasce di foresta vergine, insieme alla fauna. Ma contro ogni previsione, ci furono dei sopravvissuti. Il documentario prende in esame gli incendi e il recupero dell’ambiente naturale nei dodici mesi successivi, attraverso le esperienze delle persone coinvolte. È una cronaca della rigenerazione delle piante e degli animali nativi: dai primi nuovi germogli degli eucalipti, alla guarigione di animali feriti e in pericolo di estinzione e al loro ritorno in natura. È la storia di come la natura sia risorta dalle ceneri. L’ingresso alla proiezione è gratuito. Per informazioni: Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola, Via della Torre 1A, Sorico; tel. 0344-84251; fax 0344-94556; e-mail [email protected]; sito internet www.piandispagna.it. (s.fa.) Hai l’alcolismo in casa? Vuoi saperne di più? Hai bisogno di aiuto? I Gruppi Familiari Al-Anon possono offrirti le informazioni che cerchi Telefona allo: 800 087 897 Como Cultura 22 Sabato, 28 gennaio 2012 ✎ Il Centro cucciago Interessante incontro la scorsa settimana. Presente p. Bernardo Cervellera, direttore di Asia News Culturale mons. Padovese I Primavera araba: quale futuro per i cristiani? L a primavera araba: quale futuro per i cristiani? È il titolo di un incontro tenutosi venerdì 20.01.2012 a Cucciago c/o l’Auditorium del Centro Parrocchiale S.Arialdo. Sono intervenuti padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News e collaboratore di Propaganda Fide e Laura D’Incalci, giornalista de “La Provincia, in qualità di moderatore Eclatante il fatto che fossero presenti circa 250 persone! Aprendo l’incontro, il vice – presidente, Michele Borghi ha fatto notare quanto carente sia stata l’informazione su ciò che realmente accade nel mondo islamico, augurandosi che l’occasione proposta desse un contributo per colmare questa grave lacuna dei media. La prof. D’Incalci, entrando subito nel merito, chiede a p. Cervellera un giudizio sulla cosiddetta “Primavera Araba”. Il missionario risponde sottolineando il fatto che i collaboratori in loco dell’Agenzia Asia News, hanno rilevato una massiccia partecipazione di giovani e anche donne ( ! ) alle manifestazioni con cui si esigeva giustizia e libertà. La gente non ha avuto paura né degli eserciti, garanti degli estabilishment, né dei fondamentalisti. Insomma, il mondo mussulmano si è mosso, anzi, ha provocato uno scossone al mondo intero! E ciò, chiedendo innanzitutto il rispetto della dignità di ogni persona. Certo non si può negare – ha continuato P. Cervellera – la concomitanza con le rivolte di una gravissima crisi economica e occupazionale. Ad esempio, qualche giorno prima della rivolta egiziana di Piazza Tahir il costo del pane era lievitato del 50%. Chiede la D’Incalci : ‘Ci sono però luci ed ombre sulla Primavera Araba’. Ce ne può accennare”? “Certamente – dice il missionario – in Egitto i Cristiani Copti, da millenni residenti, si trovano ora in gravissima difficoltà, stranieri nella loro terra. Sempre in Egitto, l’Esercito si è ‘impossessato’ del movimento di protesta, cercando di attuare l’antico detto ‘divide et impera’, fomentando attriti tra cristiani e mussulmani, fra mussulmani moderati e Fratelli Mussulmani e Salafiti. Nonostante ciò c’è stata una partecipazione eccezionale ( 70/80 % ) alle elezioni. Questi dati esprimono una volontà di giustizia che, difficilmente, il fondamentalismo riuscirà a soffocare. Poi la moderatrice chiede un giudizio sulla modalità con cui l’Occidente si è mosso. “L’Occidente, in genere, ha appoggiato le dittature pur di mantenere lo status quo, e non ha compreso quanto stava realmente accadendo. Inoltre non ha mantenuto alcuna delle promesse di aiuto ( in particolare mi riferisco agli USA)”. Alla specifica domanda: “Ma la situazione dei cristiani è migliorata o peggiorata con la Primavera Araba?”, p. Cervellera risponde in modo moderatamente ottimistico, affermando che una realtà così radicalmente in movimento può aprire nuovi spazi e nuove possibilità. Don Ernesto Taiana l Centro Culturale Luigi Padovese è un’Associazione Culturale con sede a Cucciago (CO), presso il Centro Parrocchiale S. Arialdo. Non ha scopo di lucro ed è apartitico. Deve il suo nome a Monsignor Luigi Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia, assassinato a Iskenderun il 3 giugno 2010, il quale aveva stabilito un legame di amicizia con la Parrocchia di Cucciago. Il Centro Culturale propone di perseguire con particolare attenzione le seguenti finalità: far conoscere quanto di autentico sia stato espresso lungo i secoli dall’uomo, in una visione cristiana della vita; presentare, dandone una valutazione critica alla luce della fede cattolica, fatti, leggi, fenomeni culturali e sociali per cogliere e apprezzare quanto di positivo c’è in essi. A questo scopo, esso propone conferenze, dibattiti, mostre e altre iniziative culturali ed artistiche. Ha sede a Cucciago (CO), presso il Centro Parrocchiale S. Arialdo, in Via Cantù n.2. https://sites.google.com/site/ centroculturalepadovese/ Pastorale universitaria. Nigeria, la riflessione di uno studente universitario, colpito dalle notizie africane «Io cambiato da quei cristiani uccisi» E mmanuele, studente di Torino, rimane colpito dalle notizie del giornale su Abuja. Vuole saperne di più. E gli nasce una domanda, che riempie le sue giornate di «un’attesa che prima non avevo». Fino a scrivere un volantino pubblico. ufficiouniversita@ diocesidicomo.it, www.facebook.com/ home.php Don Andrea Messaggi e l’equipe di Pastorale Universitaria E mmanuele frequenta il terzo anno di Lettere a Torino. A casa gli arriva Avvenire, gratis. Così un giorno, quasi per caso, si mette a leggerlo. Rimane colpito e turbato da tutto quello che sta accadendo in Nigeria: decine di vittime, gli attentati alle chiese, le rivendicazioni degli estremisti islamici. L’interesse non si ferma al primo articolo, vuole sapere di più, cerca altre notizie, altri giornali. «Durante la giornata mi venivano in mente sempre queste persone... morte per Gesù», racconta: «Continuavo a pensare: ma io sono affezionato così tanto a qualcosa da affrontare una situazione del genere, fino a sapere che puoi morire?». Con il tempo questa domanda lo cambia. Stare in università non è più come prima, lo stesso accade con gli amici. Le cose, giorno dopo giorno, sono meno scontate. «Vivevo di più», dice. Tanto che un pomeriggio, dice ad alcuni amici di aver scritto quello che gli sta succedendo, e quelle righe sono diventate il volantino di giudizio che pubblichiamo qui e che viene ora distribuito in università. «Un ambiente non molto facile, ideologicamente…», precisa. Eppure alcuni compagni di corso sono andati da lui a ringraziarlo. Da quando ha aperto il primo quotidiano a oggi, Emmanuele vive ogni giornata «con un’attesa che prima non avevo: mi aspetto sempre di più dalle stesse cose». Uno sguardo che vince la violenza La Nigeria è in questi giorni teatro di continue e ingiustificabili violenze a danno dei cristiani. Il giorno di Natale tre attentati in tre luoghi diversi (nella periferia della capitale Abuja e nelle città di Jos e Gadaka) hanno colpito i fedeli che si erano radunati in Chiesa per celebrare la messa, causando 49 morti e moltissimi feriti. Il 5 gennaio, uomini armati hanno fatto irruzione in una Chiesa a Gombe, nel nord-est del paese, uccidendo 6 persone. Alla veglia funebre per uno di questi ultimi, un nuovo attacco ha provocato la morte di altre 17 persone, oltre ad un imprecisato numero di feriti. Infine, sabato mattina, con l’ennesimo attentato ad una chiesa, sono morte 8 persone. Gli attentati sono stati tutti rivendicati dal gruppo estremista islamico Boko Haram, legato ad Al-Qaeda, che ha affermato di voler espellere tutti i cristiani dalla Nigeria. Il cardinale Okogie, arcivescovo di Lagos, ha coraggiosamente affermato che i cristiani nigeriani, forti dell’amore di Gesù Cristo, non risponderanno con la violenza alla violenza, che il progetto di Boko Haram è destinato a fallire, e che in ogni caso i cristiani in Nigeria, “come Gesù in croce”, sono pronti a testimoniare la propria fede fino alla morte e non temono le minacce dei terroristi. Il martirio (di questo si tratta) dei cristiani nigeriani ci provoca tutti, cristiani e non, a ricordare quanti nel mondo, anche a nostra insaputa, sono perseguitati ingiustamente per la propria fede. Questi fatti ci spingono ad affermare ancora una volta (o per la prima volta) che cosa abbiamo di più caro nella nostra vita, a chiederci se c’è qualcosa nella nostra esistenza (un rapporto, un’amicizia, un ideale) che afferri talmente la nostra ragione e la nostra affezione da renderci pronti a dare la vita per esso. È in questo modo che il sacrificio delle vittime nigeriane può portare realmente frutto. Un altro fatto che ci ha colpito profondamente è stata la reazione comune di molti fedeli cristiani in Nigeria che, invece di cadere nell’odio e nel desiderio di vendetta, hanno affermato con decisione di essere pronti al perdono e hanno ribadito che la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani è possibile e già in atto. Proprio in Nigeria, presso le numerose scuole edificate dall’ong Avsi studenti cattolici, musulmani e animisti vivono insieme pacificamente, sotto la tutela di insegnanti cattolici, cristiani pentecostali e musulmani. Quel che permette questa unità è una proposta educativa precisa, tesa a “guardare le persone, collaboratori e bambini (…), certi del loro valore e del loro bene”. Grazie a tali testimonianze ci siamo resi conto di come veramente l’incontro vivo con Gesù, sperimentato attraverso i volti umani di quella compagnia sempre nuova che è la Chiesa, renda possibile guardare ogni aspetto della realtà con uno sguardo nuovo, privo di lamento, pieno di attesa e di una certezza che è in grado di resistere anche alle bombe ed alla violenza. Solo uno sguardo così permette di ripartire e di costruire. Ci risulta impossibile così non chiedere anche per noi la possibilità di incontrare un tale sguardo nella nostra vita. a cura di Elena Fabrizi , da Tracce.it Como Cultura Sabato, 28 gennaio 2012 23 Gli Odescalchi. Dal Borgo Vico lariano alla provincia sondriese L Le radici valtellinesi del papa comasco a famiglia Odescalchi ebbe indubbiamente le sue origini nel Borgo Vico comasco in età comunale (fine sec.XII. – sec. XIII). Tutto quello che in più i genealogisti hanno scritto, nel periodo di maggior successo del Casato, merita la stima delle fantasiose e servili adulazioni. In Borgo Vico viveva alla metà del Trecento, al tempo della grande peste, Guidolo figlio di Giorgio, che ebbe almeno due figli maschi, Giovannolo e Petrolo. Il primogenito, detto il Barba, coinvolto nelle lotte civili, in quanto fautore dei Rusca capi dei Ghibellini, andò a stare a Berbenno, ove si accasò, e, stando alla tradizione, occupò la casa-torre al centro del borgo, già dei Capitanei di Sondrio, all’inizio del Quattrocento. Qui suo figlio Tomaso prese per moglie Maddalena Castelli d’Argegno, da cui ebbe tre figli maschi e varie femmine, e poi, rimasto vedovo, si accasò in seconde nozze (18 settembre 1477), tornato, per l’occasione nella città d’origine, con Caterina di Giovanni Andrea dei Capelli, abitante a Como dalla quale generò due maschi e una femmina. I figli di primo letto rimasero in Valtellina, tra Berbenno e Morbegno, ed ebbero una posizione sociale di un certo rilievo, con preti e notai, nel corso di due secoli; alla metà Agli inizi del Quattrocento un ramo della famiglia si trasferì a Berbenno, occupando la casa-torre al centro del borgo, già dei Capitanei di Sondrio del Seicento don Alessandro Odescalchi, canonico della collegiata di Sondrio, fondò una cappellania di patronato familiare in parrocchia di Berbenno, e specificamente nella chiesa vicariale di S. Abbondio in Polaggia: ne fu investito il pronipote don Carlo Giuseppe, che morì nel 1707, chiudendo così la linea maschile degli Odescalchi in Valtellina. I figli di Tomaso e di Caterina Capelli invece crebbero e vissero sempre a Como. Bartolomeo, primogenito, sposò Lucrezia figlia di Menapace Rusca e diventò Decurione della città: dai suoi figli maschi Costantino e Tomaso vennero rispettivamente la famiglia del Papa e quella dei futuri marchesi di Fino. Questi due fratelli, avviati ad una attività imprenditoriale di tutto rispetto e destinata ad assumere un rilievo si può dire europeo, alla metà del Cinquecento fondavano la quota più consistente del loro patrimonio sui beni in Valtellina. Ma il maggior lustro a questa generazione di Odescalchi venne dalla sorella minore, che si fece monaca benedettina col nome di suor Apollonia e visse a lungo nel convento di S. Lorenzo (attuale via Dante) diventando esemplare non solo per le religiose ma per tutta la città . Dopo la sua morte (non se ne conosce l’anno preciso, ma dovette essere un po’ prima della metà del Cinquecento) le sue consorelle e la pubblica stima la ritennero degna del titolo di Beata, pur senza un vero processo canonico. Tomas Porcacchi, che scriveva nel 1568, la metteva alla pari di suor Maddalena Albricci, che poi beata divenne veramente. Invece suor Apollonia Odescalchi cadde nell’oblio… MARIO LONGATTI ❚❚ Prorogata al 31 gennaio la mostra in Biblioteca a Como Plauso del Lario a papa Odescalchi È stata prorogata al 31 gennaio la mostra “Plauso del Lario a Benedetto Odescalchi. Mostra di documenti e partiture nella casa del futuro pontefice Innocenzo XI” allestita in Biblioteca. In occasione del quarto centenario della nascita del beato Innocenzo XI Papa, nell’anno innocenziano, 19 maggio 2011 - 19 maggio 2012, è stata realizzata, a cura di Oscar Tajetti e Chiara Milani, in collaborazione con A.M.I.S. - Antiquae Musicae Italicae Studiosi, la mostra dedicata a Benedetto Odescalchi. La rassegna si sviluppa in due parti: i pannelli collocati nell’atrio illustrano le finalità della mostra e la sua collocazione in Biblioteca, un tempo casa degli Odescalchi, mentre le vetrine al primo piano ospitano antichi strumenti, partiture musicali e libri a stampa. La scelta di trattare il tema della musica è dettata dall’interesse e dalla passione per questa forma artistica che pervadeva la cultura fin dal Rinascimento ed era parte integrante del percorso di studi dei giovani della nobiltà, anche a Como. La musica (oratori e cantate) veniva poi utilizzata per la propaganda sociale e politica. Dal ricco archivio Raimondi-Mantica-Odescalchi della Biblioteca sono state tratte e esposte partiture musicali manoscritte redatte da membri della famiglia Odescalchi, come Livio Odescalchi, nipote di Innocenzo XI o da musicisti da questi stipendiati. Accanto alle partiture, lettere manoscritte e libri a stampa che celebrano prima il cardinale e poi il pontefice Odescalchi. Arricchiscono la mostra alcuni strumenti musicali utilizzati nel secolo di Innocenzo. Fino al 31 gennaio la Biblioteca ospiterà anche Segni di Incontro, l’ultima delle tre mostre realizzate nell’ambito del progetto Scritture in Mostra, progetto sulla coesione sociale all’interno delle biblio- teche, coordinato da Aspem, in collaborazione con Acli Como, Coordinamento Comasco per la pace, e le biblioteche di Como, Ponte Lambro, Arosio e Figino Serenza e realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Vodafone Italia. La mostra Segni di Incontro chiude il ciclo iniziato con la rassegna Tempi e luoghi di incontro, promossa a settembre e Caratteri di incontro presentata in ottobre. E’ divisa in due sezioni: nella prima sono esposti gli elaborati del concorso grafico rivolto a studenti realizzato nella primavera 2011, sul tema della coesione e dell’integrazione tra i popoli espressa attraverso uno studio grafico che identificasse simboli e grafica legati a questo argomento. La seconda sezione presenta i risultati del laboratorio fotografico per adolescenti “Cercasi scritture”. Sono state fotografate le scritte in tutte le lingue del mondo esposte pubblicamente nella nostra provincia. ■ L’ultimo libro di Maria Grazia Novelli, edizioni Albatros Nel paese di Tutteparole I mparare a leggere e a scrivere, come sa qualunque adulto non alfabetizzato che ha voluto o dovuto cimentarsi nell’improba impresa, può risultare operazione tra le più dolorose e debilitanti, alle soglie quasi dell’umiliazione masochistica e dell’autoflagellazione. Ma anche alla tenera età di sei anni, in quella fase cioè in cui le doti di apprendimento sono più vitali e affinate che in altre e meno felici stagioni della vita, il processo presenta non poche difficoltà, soprattutto nel caso di una lingua che, come l’italiano, è storicamente strutturata in termini di estrema complessità, a cominciare da quelle fortissime e caratteristiche difformità morfologiche, fonologiche, sintattiche e grammaticali che la rendono un autentico rebus dalle misteriose e ineffabili proprietà per tutti gli studenti stranieri che si accingono ad impattarla. Per buona sorte i bambini in età scolare hanno dalla loro parte la fantasia, che li agevola molto nell’assimilazione della capacità non automatica di identificare le sonorità linguistiche per trasferirle in segni grafici, e possono essere soccorsi da giovani insegnanti come la comasca Maria Grazia Novelli, docente presso l’Istituto Comprensivo “Don Carlo San Martino” di Montano Lucino, nonché autrice della fiaba didattica “Nel paese di Tutteparole”, edita da Albatros e funzionale per l’appunto alla delicata opera pedagogica a cui si accennava. Convinta della necessità di coniugare la didattica del sapere con quella del fare, che rappresenta il modo più efficace per stimolare la partecipazione attiva degli allievi e incrementarne le acquisizioni, in un’età biologicamente predisposta all’apprendimento fisico-spaziale piuttosto che mnemonico-cognitivo, la Novelli costruisce una movimentata finzione narrativa, dai riflessi evidentemente fantastici e favolistici senza tuttavia perdere di vista la concretezza e l’applicabilità empirica delle nozioni disseminate nel testo, per ritagliare all’interno del codice linguistico uno specialissimo itinerario da attraversare nel va- riopinto mondo delle parole, rendendo l’apprendimento quanto più divertente e meno faticoso possibile. In un paese in cui, come quello di Tuttoparole, la vita scorre serena e incantata al placido fluire della più riposante delle ordinarietà di routine, avviene un giorno che le vocali scompaiano enigmaticamente dalla circolazione, obbligando i cittadini a improvvisare una comunicazione esclusivamente articolata sull’uso delle consonanti, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso: l’intervento benemerito di un detective come Giovannino Trovatutto consentirà comunque lo scioglimento dell’intreccio e alla fine rimetterà al giusto posto ogni cosa, propiziando il ritorno delle vocali e soprattutto guidando i piccoli lettori alla scoperta e alla comprensione di un universo, quello delle lettere e dell’uso più appropriato che è possibile farne, ridotto a puro momento ludico e creativo, in cui a prevalere sono la dimensione sensoriale e l’aspetto immediatamente percepibile e tangibile della trasmissione del sapere. Insegnare ai bambini è sempre stata una difficile arte, più che un mestiere o una professione. Se poi lo si fa abbassando l’astruso e il complesso ai livelli del gioco e del coinvolgimento partecipativo, allora si può a buon diritto parlare di vocazione e “missione”. SALVATORE COUCHOUD Como Cronaca 24 Sabato, 28 gennaio 2012 Progetto transfrontaliero. Navigazione veloce tra Porlezza e Lugano “ Z ero stress per problematiche del polo raggiungere il internodale di Porlezza, lavoro”, “Libera attraverso l’individuazione la strada. Vivi il dell’idonea localizzazione lago dal lago”, “Meno traffico dei parcheggi e degli più turismo uguale nuove attracchi. opportunità”: questi simpatici L’assemblea pubblica di slogan fanno da cassa di venerdì prevederà due risonanza ad un grande momenti diversi, uno con progetto transfrontaliero per gli amministratori (alle lo studio della realizzazione ore 17.00) e uno con i di un servizio di navigazione cittadini (alle ore 20.30), veloce sul Ceresio tra con la presentazione di Porlezza e Lugano, nell’ottica “I flussi dei frontalieri: di favorire la mobilità “dolce” curiosità e dati” (a cura in quell’area. La comunità di Ecap); “Scopriamo Montana Valli del Lario e del la navigazione veloce” Ceresio, in collaborazione (Business Plan a cura della con il sindacato UNIA Società Navigazione Lago (capofila di parte svizzera), di Lugano) “Un servizio il Comune di Porlezza e che ti premia” (a cura di la società “Navigazione Nuovaera). Lago di Lugano”, organizza «Il nostro Ente da anni è un’assemblea pubblica particolarmente attento venerdì 27 gennaio, presso alle tematiche della l’Aula Magna del Polo mobilità sostenibile Scolastico di Porlezza (via spiega Mauro Robba, Ferrovia) per presentare presidente della Comunità i risultati conclusivi del Montana. Oltre a questo progetto Interreg “La via del importante progetto Ceresio: mobilità sostenibile transfrontaliero che sta e trasporto lacustre”, per cui vedendo la conclusione, Bruxelles ha stanziato un lo scorso anno abbiamo La presentazione dei risultati di questa iniziativa è prevista venerdì finanziamento complessivo avviato la stesura del di 101.930 euro, di cui 74.600 Piano della Mobilità 27 gennaio presso l’Aula Magna del Polo scolastico di Porlezza per la parte italiana. Sostenibile del Territorio, Il progetto, dalla durata grazie ad un contributo di quindici mesi, ha preso della Fondazione Cariplo il via nel novembre 2010. Il punto di dell’amministrazione cantonale), sia orarie e le condizioni d’uso, il tutto ed alla collaborazione del Dipartimento partenza fondamentale è stato una sui risultati di una rilevazione empirica coordinato con i sistemi dei trasporti Scienze ed Ambiente e Territorio ricerca per valutare i numeri del traffico diretta su un campione di circa 4.000 pubblici attivi su base regionale. Quindi dell’Università degli Studi Milanoveicolare attraverso il valico di Gandria e lavoratori e studenti frontalieri, è stato definito un piano di marketing, Bicocca. Il Piano dovrà tenere conto verificare il reale interesse dei frontalieri attraverso un questionario. Sulla identificando il target di riferimento, dell’imprescindibile necessità di tutelare a usufruire di un servizio di navigazione base dei dati quantitativi e qualitativi le modalità e gli strumenti della e preservare i delicati equilibri del nostro veloce tra Porlezza e Lugano, in raccolti è stata condotta un’analisi comunicazione ai potenziali utenti e un ambiente montano e lacustre e nel alternativa alla viabilità stradale. Tale molto dettagliata degli investimenti piano di comunicazione sul progetto. contempo delle esigenze quotidiane dei ricerca si è basata sia sull’elaborazione necessari per attivare il servizio e della Inoltre sono anche state individuate cittadini». dei dati esistenti (richiesti agli Uffici sua sostenibilità economica e logistica azioni di supporto allo sviluppo del Per informazioni: Comunità Montana di statistica del Cantone Ticino e della nel tempo. A completamento di tale servizio di navigazione veloce per Valli del Lario e del Ceresio, tel. Lombardia, ai Comuni, agli Uffici analisi si sono ipotizzate le condizioni risolvere alcune criticità evidenziate 0344.85218, interno 29; e-mail: svizzeri responsabili per la tassazione di concreta erogazione del servizio, dai frontalieri in sede di consultazione, ambiente@cmalpilepontine. alla fonte e al Dipartimento del Territorio definendo il piano tariffario, le fasce in particolare per quanto riguarda le SILVIA FASANA Mobilità dolce sul Ceresio Dal 1 febbraio S. Anna: nuovi orari di visita N La decisione è stata assunta ovità sul fronte degli orari di visita ai ricoverati per dopo un’accurata analisi l’ospedale Sant’Anna di delle attività dei singoli Como. Dal primo febbraio, reparti e delle esigenze parenti e amici dei degenti presso il presidio dovranno far riferimento dei pazienti. Ammessi al nuovo prospetto messo a punto al massimo 2-3 visitatori dalla Direzione Medica di presidio, concordato con caposala e primari, per ogni malato dopo un’accurata analisi delle attività dei singoli reparti e delle esigenze dei pazienti. Ecco le Pediatria: tutti i giorni dalle 11 alle 14 e dalle 17.30 alle fasce orarie d’accesso in vigore dal mese prossimo: 20. Degenza Chirurgica 1 (Week Surgery, Ricoveri urgenti Psichiatria: dal lunedì al sabato 11-12.30 e 17.30-19.30, chirurgici, Ricoveri chirurgici pediatrici) Degenza domenica e festivi dalle 14 alle 19.30. Chirurgia 2 (Chirurgia maxillo-facciale, Chirurgia Medicina per acuti: tutti i giorni 7-8, 11-14, 17.30-19.30. plastica, Neurochirurgia, Otorinolaringoiatria, Rianimazione, Utic (Unità terapia intensiva Oculistica), Degenza Chirurgica 3 (Urologia, cardiologica), Semi-Intensiva rianimatoria: tutti i Ginecologia, Ortopedia-Traumatologia, Chirurgia giorni dalle 12.30 alle 13.30 e 18.30-20 Vascolare e Toracica, Chirurgia Generale), Malattie Semi-Intensiva neurochirurgica e Stroke Unit: tutti i Infettive, Degenza Medica 1 (Nefrologia, Oncologia e giorni 11.30-14.30 e 17.30-19.30. Neurologia), Degenza Medica 3 (Medicina Cardiologia, Pneumologia), Dialisi: dal lunedì al sabato 12-14 e Nelle fasce orarie indicate è ammessa, per ragioni 17.30-19.30, domenica e festivi 11-14 e 17.30-20. igienico-organizzative, la presenza nella stanza di Medicina 2 (Geriatria): dal lunedì al sabato dalle 11.30 degenza di 2 o 3 visitatori al massimo per ogni paziente, alle 13.30 e dalle 17.30 alle 19.30, domenica e festivi dalle come verrà indicato da cartelli che saranno posti 11 alle 14 e dalle 17.30 alle 20. all’ingresso dei reparti. L’orario in vigore fino al 31 Ostetricia, Patologia Intensiva Neonatale e Nido: tutti i gennaio prevede la possibilità, in linea generale, di giorni 8-20. entrare nelle degenze dalle 11.30 alle 20 con una serie di eccezioni, come, ad esempio, la Rianimazione. “Dopo una prima fase sperimentale dall’apertura dell’ospedale – spiega Fabio Banfi, direttore medico del Sant’Anna – sono state rivisitate le modalità di accesso al fine di garantire al paziente le relazioni familiari e sociali, ma coniugando tali aspetti con la sicurezza, la tranquillità e le condizioni igieniche da assicurare alle persone ricoverate senza interferire con l’attività svolta dagli operatori. E questo anche alla luce dell’introduzione dell’innovativo modello organizzativo per intensità di cure che presuppone un’accurata programmazione delle attività ospedaliere e un’attenta gestione della modulazione degli interventi clinico – assistenziali all’interno dei reparti di degenza e alla necessità di assicurare la privacy ai pazienti”. La nuova regolamentazione delle visite prevede anche la possibilità per ogni ricoverato, di qualsiasi età, di avere accanto un familiare giorno e notte. Como Cronaca na Campag Notizie flash Il 29 gennaio si conclude la settimana nazionale dedicata a questa tematica Aism e lasciti testamentari A Mozzate sabato 28 gennaio il presidente della Sezione Aism di Como, Bruna Muscionico e i notai Christian Nessi e Cesare Spreafico incontreranno i cittadini dalle ore 10 presso la Scuola Primaria “L. Castiglioni”, in Piazzale Trattati Romani, nell’ambito della Settimana Nazionale dei Lasciti, programmata su tutto il territorio nazionale dal 23 al 29 gennaio. L’iniziativa promossa dall’associazione Italiana Sclerosi Multipla e dalla sua Fondazione con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato ha l’obiettivo di sensibilizzare, informare e soprattutto PARTECiPA AnCHE TU ALL’inCOnTRO Di: COmO - mOZZATE sAbATO 28 gEnnAiO 2012 - ORE 10.00 ScuOlA PRIMARIA “l. cAStIglIOnI” PIAzzAlE tRAttAtI dI ROMA, 1 - MOzzAtE Con il patrocinio e la collaborazione del Aism, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, e i notai ti invitano a partecipare agli incontri gratuiti per ricevere risposte alle tue domande. Sclerosi multipla a Como PER INFORMAZIONI: 800.09.44.64 - www.aism.it In provincia di Como le persone con sclerosi multipla sono circa 400. In un anno i volontari dedicano 3500 ore alle persone con sclerosi multipla per mettere a disposizione servizi sociali e sanitari e numerose attività di socializzazione. «La ricerca è fondamentale non solo per trovare una cura risolutiva e la causa della sclerosi multipla, ma anche per migliorare la qualità di vita delle persone con sclerosi multipla - dichiara Bruna Muscionico Presidente della sezione Aism di Como - insieme ai notai, intendiamo offrire ai cittadini un servizio di consulenza professionale su una materia tecnica e apparentemente distante dalla vita di tutti i giorni quale il diritto delle successioni, intorno alla quale tuttavia è in crescita da parte di molti l’interesse e l’esigenza di essere informati correttamente». La presidente della sezione comasca sarà a Mozzate, il 28 gennaio, con due notai per illustrare l’argomento offrire un servizio di consulenza in materia successoria. “Sostenere con una disposizione testamentaria l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e la sua Fondazione – spiegano gli operatori Asim - significa dare un futuro alla ricerca scientifica e garantire i servizi sanitari e sociali alle 63 mila persone colpite da sclerosi multipla. Una grave malattia, cronica, invalidante e imprevedibile del sistema nervoso centrale che colpisce prevalentemente i giovani tra i 20 e i 30 anni e le donne”. Alla Settimana dei lasciti, che si chiude domenica, è dedicato il Numero Verde 800.094464 per informazioni sugli appuntamenti. Allo stesso numero si potrà richiedere anche la guida dell’AISM “L’importanza di fare testamento: una scelta libera e di valore” scritta in collaborazione con i notai. Uno sguardo in materia di diritto testamentario che, in un linguaggio semplice e chiaro, aiuta a districarsi in una materia tanto complessa aiutando le persone interessate a prendere scelte consapevoli. La Guida può essere richiesta anche al sito www. aism.it. I lasciti testamentari rappresentano una voce importante nel bilancio Sabato, 28 gennaio 2012 25 dell’AISM e della sua Fondazione (FISM), così come delle altre grandi associazioni no profit e permette di dare sviluppo e continuità a progetti strategici dell’Associazione. Dal 1981 AISM ha ricevuto 196 lasciti per un totale erogato di oltre 27,8 milioni di euro. Fondi che hanno dato slancio alla ricerca scientifica di cui AISM e la sua Fondazione sono i principali finanziatori in Italia. ■ Lomazzo Al via la campagna di adesioni della Croce Rossa La scorsa domenica 22 gennaio ha preso il via la “Campagna Adesioni 2012”, l’annuale raccolta fondi finalizzata al sostegno delle attività e dei progetti del Comitato Locale CRI di Lomazzo. Per poter costantemente incrementare e migliorare i servizi offerti alla collettività i volontari della sezione lomazzese invitano la popolazione locale a: - una collaborazione attiva da parte di quanti abbiano la disponibilità di una minima parte di tempo libero, ricordando che i volontari operanti nei soli servizi socio-assistenziali (con esclusione pertanto di quelli di emergenza), sono soggetti ad un iter formativo limitato alle nozioni di base. - un sostegno economico che, per i privati, trova riscontro nel rinnovo o nella sottoscrizione di una “tessera servizi” che, oltre a testimoniare sensibilità nei confronti di rilevanti problemi di comune interesse, garantisce tariffe di favore agli intestatari che non rientrino nelle fasce di agevolazione per le quali il Comune assume a proprio carico il relativo onere. Anche per il 2012 il contributo minimo richiesto per il rilascio o il rinnovo della tessera servizi è di 20 euro. I banchetti per le adesioni saranno presenti le domeniche e i giorni festivi nelle piazze principali del comprensorio oppure il lunedì mattina presso il mercato di Lomazzo. In alternativa è possibile versare un contributo economico sul c/c postale n° 14575229 intestato a CRI LOMAZZO. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio Economato di C.R.I. LOMAZZO (tel. 0296370880) tutti i giorni dopo le ore 18. Raccolta fondi per un “barrage” a Mogodé, dove operano i nostri fidei donum Domaso e Vercana per il Camerun U na raccolta fondi a favore dei progetti promossi dall’associazione Edodé onlus nel nord del Camerun dove sono presenti i missionari fidei donum della diocesi di Como. A proporla, sabato 4 e domenica 5 febbraio, sono i gruppi missionari di Domaso e Vercana che devolveranno all’associazione le offerte ricavate dalla distribuzione di dolci e torte. Due banchi vendita saranno allestiti parallelamente nei due paesi: domenica 5 febbraio all’oratorio di Domaso ( dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 19.30) mentre a Vercana, sabato 4 e domenica 5 febbraio, nella sede degli alpini (prima e dopo le S. Messe). U successo per il mantello di s. martino na serata davvero speciale a Tavernerio. 21 gennaio 2012, il Mantello di San Martino, con un concerto benefico, entra ufficialmente a far parte del tessuto sociale di una comunità che, come tante altre, sente sempre di più il peso di una crisi che non conosce e non guarda in faccia a nessuno. Ma cosa si prefigge questo Mantello? Il suo simbolo di protezione è stato voluto e adottato da una comunità intera, per mezzo dell’amministrazione comunale. L’associazione Edodé onlus, con sede a Domaso, è attiva dal 2008 nella realizzazione di progetti idrici per garantire il diritto all’acqua delle popolazioni di diversi paesi africani: Mali, Camerun e Burkina Faso. In questi anni è cresciuto anche il legame con i nostri missionari fidei donum ed, in particolare, don Angelo Mazzucchi di Garzeno, e don Corrado Necchi di Dubino. In Camerun l’associazione ha già contribuito alla realizzazione di 19 pozzi a piccolo diametro e all’acquisto di un terreno e tre fabbricati per un ambulatorio di fisioterapia. Il progetto più importante è, però, in via di realizzazione: si tratta della costruzione di un “barrage” (sbarramento idrico) a Mogodé. “La realizzazione del Barrage – racconta Piero Acone, fondatore e La politica, a volte, sa scegliere strade che oltrepassano le ideologie partitiche, a favore dell’interesse che deve essere sempre il centro della vita: la persona con la sua dignità e la necessità di interagire con pari opportunità all’interno di uno spazio comune. Per tutto questo, è nata una serata a sigillo di questa iniziativa con il Baule dei Suoni, storico gruppo guidato da Giulia Cavicchioni, anima musicale e straordinaria persona capace di raccogliere sfide dove al centro di un progetto si presidente dell’associazione – permetterà la salvaguardia del bacino idrico che rappresenta non solo una riserva d’acqua fondamentale per i villaggi intorno all’invaso, ma evita che i pozzi a valle si secchino durante la stagione secca, cosa che attualmente capita sempre più spesso. Complessivamente beneficerà dell’intervento una popolazione di circa 15 mila persone”. Il costo del progetto è di 162 mila euro che saranno interamente coperti dall’associazione. “E’ per questo – ha concluso il presidente dell’associazione Pietro Acone – che abbiamo bisogno del sostegno di tutti”. Il cantiere dei lavori, partiti da alcuni mesi ma ancora ad una fase iniziale, è stato visitato anche dal vescovo di Como, mons. Diego Coletti, nel suo recente viaggio alla missione diocesana. ponga l’aiuto al prossimo. Da questa serata ne è uscita una sinergia musicale che ha toccato varie parti del mondo, con testi che hanno condotto per mano il pubblico in una esilarante serata, capace di dare un senso ai cuori di chi ha scelto di sposare con il proprio contributo, un progetto di dignità alle famiglie bisognose in quel di Tavernerio. Rossella Radice, sindaco e anima di questa iniziativa, ha saputo unire le frazioni del paese tessendo una rete di riservatezza, capace di favorire approcci impensabili in altre sedi. Le parrocchie, garanti spirituali del servizio, saranno testimonianza di universalità dell’opera senza condizionamenti di alcun genere. Il concerto, applauditissimo, ha regalato ai partecipanti un’allegria interiore, derivata dalla consapevolezza che, quel mantello posato dal Comune sulla propria gente, sarà per tutti certezza di vigilanza affinché nessuno possa sentirsi abbandonato o emarginato (r.t.) Como Cronaca 26 Sabato, 28 gennaio 2012 E lANZO: IL PROGRAMMA DELLA FESTA cco il programma della festa in onore della beata Vergine di Loreto: sabato 28 gennnaio - alle 14 Esposizione del simulacro della b.V. al canto ed al suono dell’Ave Maris Stella; - dopo la Santa Messa delle 17,30, suggestiva fiaccolata dalla chiesa parrocchiale al santuario; all’arrivo si innalza solenne il canto del ‘Magnificat’ con le campane che suonano a festa, benedizione e bacio della reliquia; mentre nei prati vicini viene acceso un enorme falò; - alle 21: veglia di preghiera, e nelle ore notturne i fedeli si recano a trovare la ‘loro Madonna’. Domenica 29 gennaio - alle 5.00 le campane della parrocchiale e del santuario suonano i concerti dell’Ave Maria. - ore 10.15 Santa Messa solenne con la locale cantoria. - alle ore 14 la maestosa processione per le contrade del paese guidata dai Confratelli di Lanzo e di Scaria che portano il simulacro della beata Vergine Lauretana, scortato dai militari (Carabinieri e Guardia di Finanza) in alta uniforme. Al termine della processione, sul sagrato del santuario, il simulacro Lauretano verrà rivolto al popolo per la solenne benedizione con la tripla invocazione “Nos cum prole pia, Benedicat Virgo Maria” Lunedì 30 gennaio - ore 9,00 S.Messa in santuario, quindi processione alla parrocchiale; al termine benedizione e bacio della reliquia e canti di ringraziamento del ‘Te Deum’. - alle 13,30 il simulacro della B.V. è riposto nella sua teca al canto ed al suono della ‘Ave Maris Stella’. Festa il 29 gennaio. Evento molto atteso e vissuto dalla comunità Lanzo e la Vergine di Loreto Appuntamento che conclude un mese di importanti celebrazioni religiose, momenti di grande partecipazione popolare e raccoglimento A Lanzo è appena stata celebrata domenica 15 gennaio la solennità del Santissimo Sacramento, festa della locale antichissima Confraternita (costituitasi cinquecento anni fa e precisamente nel 1610 in occasione di una Visita Pastorale), con l’entrata dei Novizi e dei nuovi Priori. Ed ecco che il paese è nuovamente in fermento: l’ultimo fine settimana di gennaio ci sarà infatti, come da secolare tradizione, la solenne Festività in onore della Vergine di Loreto che vede il forte coinvolgimento dell’intero paese con un ‘intensa espressione di viva fede. La festa è preceduta dalla Novena preparatoria, spiritualmente molto intensa e ricca, che per il secondo anno consecutivo vedrà, a rotazione, la presenza al Santo Rosario e alla Benedizione Eucaristica serale di tutti i sacerdoti presenti in Valle i quali offriranno ai fedeli le loro meditazioni sui misteri del Rosario. Il triduo dei festeggiamenti e tutto il periodo di preparazione si svolge con celebrazioni e ritmi ben precisi non nella logica di una semplice tradizione, ma nella continuità e valorizzazione della testimonianza di fede tramandata dai nostri padri nei secoli; ognuno ha i suoi “compiti” inscritti negli usi e nelle consuetudini antiche a seconda del proprio ruolo nella comunità del paese. I bambini vivono con entusiasmo e fede i vari momenti di queste giornate: nel segno di valorizzare il patrimonio religioso al servizio dell’evangelizzazione, il parroco don Remo ha previsto anche lo svolgersi - in questo periodo - del Catechismo presso il Santuario, per Musso in festa per S. Biagio S i rinnova venerdì 3 febbraio il tradizionale appuntamento a Musso con la festa patronale di San Biagio vescovo e martire. Ricorrenza molto sentita non solo in paese ma anche in tutto l’Alto Lago e che, ogni anno, richiama tantissimi fedeli. Il programma dei festeggiamenti prevede: Giovedì 2 febbraio Presentazione del Signore - ore 18 rito di benedizione delle candele, processione e Santa Messa; - dalle 19 possibilità di cena in oratorio per tutti con degustazione prodotti tipici. Venerdì 3 febbraio San Biagio - ore 7.30 apertura della chiesa e dell’oratorio; - ore 10.30 Santa Messa solenne presieduta da mons. Italo Mazzoni, Vicario Episcopale per la Pastorale della Diocesi di Como concelebrata dal clero del vicariato. - Dalle ore 12 possibilità di pranzo in oratorio per tutti con degustazione prodotti locali e del tradizionale “Panettone di San Biagio”. Durante tutta la giornata: servizio bar in oratorio; benedizione della gola in chiesa parrocchiale; pesca di beneficenza presso la Sala Frassati. meglio preparare i bambini alla Festa. E dopo catechismo i ragazzi salgono sul campanile della chiesetta ad imparare dai più grandi i “vespurett” (suono manuale a rintocco delle campane). Al sabato tutti si preparano alla fiaccolata e poi alla visita serale con i genitori per accendere le candele, ed ancora alla Processione domenicale che li vedrà partecipi vestiti da angeli, fraticelli e santi ed accompagnati dai papà (con cotta e nastrino celeste) ovvero da Confratelli; e quelli che hanno ricevuto la Prima Santa Comunione lo scorso anno mentre pregano la Madonna ammirano con gioia e trepidazione il cuore di metallo posto ai piedi della Beata Vergine (accanto alla corona del Santo Rosario donata da mons. vescovo nella recente visita pastorale) che contiene un biglietto con il loro nome. Le mamme e le nonne insieme si impegnano a preparare rose ed altri fiori di carta con i quali addobbano gli esterni delle chiese, le cappelle del paese, le strade (adornate anche dalle sandaline con le litanie mariane), le finestre e i balconi di casa; e poi ancora dolci per l’incanto dei canestri. I ragazzi più grandi raccolgono legna e preparano il maestoso falò che sarà acceso al sabato sera al canto del “Magnificat”. Il coro parrocchiale prova le tradizionali musiche e cantici che solo in questi giorni vengono cantati, unitamente ai fedeli tutti (talvolta con le lacrime agli occhi per l’emozione). Il corpo musicale si prepara con specifiche scuole per i ben sei servizi che svolge nel corso dei tre giorni. Ed ancora i Priori e le Priore con tutti i confratelli e le consorelle a sistemare gli arredi e i paramenti sacri e poi i militari per i servizi di sorveglianza, anche in alta uniforme. Il parroco don Remo Giorgetta, sempre presente “giorno e notte” segue tutto con gioia, intensità, attenzione e supervisione, e i sacerdoti invitati (quest’anno saranno tra l’altro presenti sabato il precedente parroco don Enrico, domenica alla S. Messa il Vicario Foraneo don Paolo Barocco e alla processione pomeridiana l’arciprete di Castiglione don Giovanni Meroni e lunedì don Renzo Gabuzzi parroco di Argegno e Schignano) daranno solennità, ma soprattutto ricchezza di Parola e di testimonianza. Infine l’intero Comitato che coordina tutte le attività dei tre giorni e con dedizione si impegna nella miglior riuscita della festa. Si ricorda che il simulacro della B.V. di Loreto in Lanzo è custodito presso l’oratorio a Lei dedicato eretto e completato nel 1678, poi elevato alla dignità di Santuario con decreto di S.E. Alessandro Macchi, vescovo di Como il 23 agosto 1942. La tradizione mariana lanzese è di sicuro antecedente al 1673: troviamo infatti sulla facciata della casa Canevali in via Volta un affresco raffigurante la b.V. di Loreto che porta la data dell’anno 1619. Sono giornate ricche di vera fede che investe tutta la popolazione ed è certamente l’ultima grande e vera festa popolare religiosa in tutta la Valle Intelvi e territori limitrofi che coinvolge per più giorni la popolazione tutta, la quale con gioia sincera partecipa festosa e devota. Per il Comitato Festeggiamenti b.V. Loreto Costantino Canevali In memoria di Teresio Olivelli Un centinaio di persone ha partecipato, lo scorso 15 gennaio, alla commemorazione civile e alla Santa Messa svoltasi a Tremezzo in memoria di Teresio Olivelli, alpino e partigiano ucciso nel lager di Hersbruck, di cui è in corso la causa di beatificazione. Nella foto uno scorcio dei partecipanti. Valli Varesine 28 Sabato, 28 gennaio 2012 Notizie flash ■ Ardena ❚❚ Cassano Valcuvia Prende il via la stagione del Teatro Comunale È dal 2010 che Teatro Periferico cura la direzione artistica del Teatro Comunale di Cassano Valcuvia il bellissimo teatrino all’italiana in stile Liberty dei primi del `900, posto nel centro del paese e sapientemente restaurato negli anni scorsi. Anche quest’anno il calendario degli spettacoli si presenta denso di appuntamenti, tanto da occupare tutti i sabati da gennaio a maggio (esclusa solo Pasqua). “Il palinsesto di questa terza stagione – dicono gli organizzatori - è caratterizzato da uno spiccato intento sociale” e permetterà di far conoscere avvenimenti poco noti e darà Il 4 febbraio il pellegrinaggio mensile spunti di riflessione. Sul palco saranno messi in scena spettacoli che affronteranno il tema della follia e del disagio psichico; spettacoli sull’infanzia e l‘adolescenza; opere di denuncia civile ed ambientale; spettacoli collegati ad eventi particolari, ma anche intrattenimenti di svago e buonumore. Quindici appuntamenti complessivi che – assicurano gli organizzatori - tratteranno i vari temi senza mai eccedere nella retorica e nella volgarità. Ogni mese, poi, è stato previsto un evento collaterale che si svolgerà presso la biblioteca comunale di UN’ IMMAGINE DELLA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE 2012 DEL TEATRO Cassano Valcuvia che permetterà di meglio approfondire uno dei temi trattati: una mostra di dipinti realizzati dagli ospiti di un centro diurno disabili; una mostra del giocattolo con il mercatino del baratto (19 febbraio); un incontro pubblico con esperti sulla follia e salute mentale (10 marzo). Per informazioni: www.teatroperiferico.it o n° 334/118.58.48. Continuano nel vicariato di Marchirolo i pellegrinaggi al Santuario di Ardena in onore al Cuore Immacolato di Maria (secondo il messaggio di Fatima), i primi sabati di ogni mese. Il ritrovo dei pellegrini è fissato in via Pradaccio (sulla provinciale che collega Marchirolo con Ardena) per le ore 7.30. Si reciterà il S. Rosario percorrendo a piedi la strada sino al Santuario (chi avesse difficoltà a camminare può recarsi alla medesima ora in Santuario ove verrà comunque recitato il S. rosario). Alle 8.00 in santuario, recita delle lodi mattutine, con adorazione Eucaristica e possibilità di confessarsi e comunicarsi. Ore 8.45: conclusione. I prossimi appuntamenti sono programmati per sabato 4 febbraio e sabato 4 marzo. A.C. Cittiglio e Cugliate: le iniziative per le feste patronali Cuvio Testimonianza sul Cammino di Santiago Sabato 28 gennaio all’Oratorio di Cuvio (Campo sportivo) è programmata una Cena Povera a cui farà seguito una testimonianza di Giorgio Roncari sull’esperienza da lui vissuta lungo il Cammino di Santiago. Parole e immagini per raccontare gli 830 km percorsi in bici assieme ai figli nell’agosto 2011 lungo questo antico itinerario dei pellegrini. Feste tra fede e tradizione I l 31 gennaio ricorre la festa liturgica di San Giulio Prete, patrono di Cittiglio che sarà festeggiato con un ricco calendario di appuntamenti. Domenica 29 gennaio verrà celebrata la S. Messa solenne, alle ore 11.00, seguita dal lancio dei palloncini e aperitivo per tutti sul sagrato. Nel pomeriggio alle 14.30 canto dei vespri e processione con la statua del santo sino all’Arco di S. Giulio, luogo ove sino al XVII secolo sorgeva la parrocchiale del paese. Al termine della processione per le vie del paese ci sarà un momento di festa in orarorio e una cena comunitaria. Le celebrazioni proseguiranno martedì 31 gennaio, alle 14.30, con un pomeriggio di giochi in oratorio e, alla sera, la S. Messa a cui seguirà, sul piazzale, il grandè Falò. La festa sarà introdotta da un’esibizione musicale che si terrà alle ore 21.00 di sabato 28 gennaio in chiesa parrocchiale e che proporrà “Quintetti per pianoforte e fiati: Mozart K452 – Beethoven op. 16”. Il Quintetto K452, composto nel 1784 da Mozart, è l’ unica, composizione mozartiana con un simile organico. Il Quintetto op. 16 è, invece, il frutto del genio di Beethoven che ancora giovane, lo compose nel 1796 e lo eseguì per la prima volta a Vienna. Beethoven tenne come modello il K452 di Mozart, del quale ricalca anche la suddivisione in quattro movimenti. I due Quintetti sono pietre miliari della storia della musica e la loro interpretazione induce ad ascoltare e riascoltare questi brani anche chi non è un abituale frequentatore della musica classica. Ad esibirsi nella serata cittigliese saranno Pietro Barbareschi al pianoforte; Luca Stocco all’oboe; Michele Naglieri al clarinetto: Giovanni D’Aprile al corno; S. Giulio Prete a Cugliate Giovedì 26 gennaio: ore 14.30 Esposizione Eucaristica e adorazione guidata per i ragazzi. Alle 20.15 benedizione Eucaristica e S. Messa. Venerdì 27 gennaio: ore 10.00 S. Messa e adorazione Eucaristica. Ore 14.30 adorazione guidata per i ragazzi e Benedizione. Ore 16.30 S. Messa. Alle 20.15, in chiesa “Parole Sante”. Proiezione filmata – storia e dialogo immaginario tra santi della nostra Chiesa. Al termine Gran Falò in Oratorio. Sabato 28 gennaio: ore 10.30 Lodi, Esposizione e Adorazione Eucaristica. 15.00 – 16.30 Confessioni. 16.30 Vespri e Benedizione cui seguirà alle 17.00 la S. Messa. Alle 21.00 in Oratorio la commedia comica di Roberto Fera con adattamento e regia di Giancarlo Rossi: “Quater amis in Transilvania” presentata dalla Filodrammatica Cugliatese. Domenica 29 gennaio: ore 10.30 S. Messa solenne accompagnata dalla Corale San Giulio; alle 14.30 solenne Massimo Data al fagotto. Tutti e cinque i musicisti sono nomi importanti della musica sinfonica italiana e svolgono un’intensa attività concertistica. La serata è organizzata dal Corpo musicale Amici della Musica di Cittiglio, con il sostegno della locale Amministrazione comunale. Dopo San Giulio, sarà la volta di San Biagio, che è il Santo titolare di un’antica chiesetta cittigliese. Il santo sarà ricordato, venerdì 3 febbraio, alle ore 20.30, con la S. Messa seguita dall’ incanto dei canestri e il tradizionale falò. Le celebrazioni per San Biagio proseguiranno domenica 5 febbraio, alle ore 10.30, con la S. Messa: al termine sarà distribuito, da tradizione, il pane benedetto. La festa si svolgerà con qualunque condizione di tempo ed il ricavato sarà destinato alla prosecuzione del restauro di quest’antica chiesetta romanica. processione per le vie di Cugliate con la statua del santo e la partecipazione del locale corpo musicale; alle 15.30 incanto dei canestri sul sagrato della chiesa e alla sera, sempre alle ore 21.00 replica della commedia “Quater amis in Transilvania”. Fabiasco: Madonna Candelora Mercoledì 1 febbraio: ore 20.30 S. Rosario Giovedì 2 febbraio: ore 20.30 S. Messa con benedizione delle candele. Venerdì 3 febbraio: ore 16.30 Adorazione e S. Rosario, 17.30 S. Messa – ore 21.00 in chiesa, concerto della Corale S. Giulio. Sabato 4 febbraio: ore 7.00 Pellegrinaggio ad Ardena, ore 19.30 cena in compagnia in oratorio. Domenica 5 febbraio: ore 10.30 S. Messa Solenne – ore 14.30 Processione con la statua della Madonna per le vie del paese, al termine, ore 15.30 circa, incanto dei canestri sul sagrato della parrocchiale. ■ Valli del Verbano Nuove nomine ai vertici dei nuclei antincendio Lo scorso venerdì 13 gennaio si sono riuniti in Comunità Montana i legali rappresentanti dei 34 comuni appartenenti al Coordinamento Antincendio Valli del Verbano (COAV) per votare ed eleggere i dieci rappresentanti da inserire nel Gruppo Organizzativo (G10) del COAV, così come stabilito dal regolamento stilato ed approvato nel corso del 2011. Eletti i dieci membri del G10 gli stessi si sono poi ritrovati mercoledì 18 gennaio 2012 per votare, a loro volta e al loro interno il Coordinatore del COAV e individuare i volontari a cui assegnare gli altri incarichi del Coordinamento. Il gruppo del G10 è risultato formato da: Dario Bevilacqua, Alessio Badiali, Alessandro De Buck, Dante Bezzolato, Enrico Novellini, Paolo Zanini, Celestino Mazzolini, Roberto Minoletti, Andrea Giacometti, Giovanni Maffenini. Gli incarichi assegnati hanno visto la riconferma di Dario Bevilacqua quale Coordinatore del COAV. Con la nuova struttura direzionale definita il COAV si appresta ad affrontare la nuova stagione operativa che vedrà le squadre di volontari antincendio boschivo operativi su tutto il territorio comunitario sino al prossimo mese di maggio. Tra l’altro Regione Lombardia, proprio la scorsa settimana, visto l’andamento climatico particolarmente asciutto, ha emesso il decreto con cui ha dichiarato – sino a revoca – su tutto il territorio regionale lo stato di grave pericolo per gli incendi boschivi per l’anno 2012, secondo il quale vige il divieto assoluto di accendere all’aperto fuochi nei boschi o a distanza inferiore a cento metri da essi. A.C. Sondrio Cronaca Sabato, 28 gennaio 2012 29 Monsignor Xeres e il respiro che manca alla Chiesa Lo scorso martedì a Sondrio, il sacerdote ha presentato il suo ultimo libro «Manca il respiro», scritto a quattro mani con Giorgio Campanini. C he cosa è accaduto in Italia negli oltre quarant’anni trascorsi dal Concilio Vaticano II a oggi? Come si è passati dalla “situazione fervente di proposte, attese, speranze”, di cui il Concilio si è fatto interprete, al “clima freddo e distaccato”, a quel “rassegnato quotidiano” che sembra essere il marchio di questi nostri giorni? Da questa domanda ha preso il via l’ultima riflessione di don Saverio Xeres, svolta di concerto con Giorgio Campanini, già professore di Storia delle dottrine politiche e docente di Teologia del laicato e di etica sociale. Ne è risultato il saggio dal titolo: “Manca il respiro”. Sottotitolo: Un prete e un laico riflettono sulla Chiesa italiana «È tempo di reagire (edizioni Ancora). Il libro è stato presentato lo scorso martedì 17 gennaio presso il al clima di sfiducia e cinema Excelsior di Sondrio. Organizzato d’incertezza del mondo, da don Ferruccio Citterio, l’incontro è stato ritornando con forza introdotto dall’arciprete di Sondrio don allo spirito autentico del Marco Zubiani. «Riflettere sul post-concilio è un po’ come Vangelo». camminare sulle sabbie mobili», ha esordito don Marco, ricordando che la discussione di Milly Gualteroni sull’argomento è un lavoro in corso, ancora oggetto di accesi dibattiti. Il saggio di don Saverio è proprio un tentativo dello storico di razionalizzare gli eventi. A questo proposito, Xeres individua tre grandi periodi che caratterizzano la realtà italiana: un primo post-concilio dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70; un secondo dalla metà degli anni ’70 alla metà dei ’90; un terzo dalla metà dei ’90 a oggi. La divisione serve a dimostrare, attraverso precisi riferimenti storici, come le “stesse iniziative che nella prima fase avevano precisi e concreti caratteri di novità”, in seguito siano diventate soprattutto delle “formule ripetute e ripetitive” che hanno smarrito il significato profondo che il soffio dello Spirito aveva infuso nelle menti dei vescovi riuniti in quello straordinario sinodo voluto da papa Giovanni XXIII. ● Incontro di preghiera ecumenico lo scorso venerdì a Sondrio ● Come i discepoli di Emmaus, le Chiese sono in cammino Secondo l’ipotesi di Xeres, una prima causa di questa involuzione è la stessa che ha compromesso l’intera società nel nostro Paese: la burocratizzazione. Tutti sappiamo come l’eccesso di burocrazia ha reso difficile la vita dei cittadini. Lo sanno gli insegnanti nelle scuole, i medici negli ospedali, gli impiegati nelle aziende pubbliche o private. Soffocati dalle parole, sommersi dai documenti, schiacciati dal linguaggio astratto. Allo stesso modo, la Chiesa, secondo Xeres, si è smarrita nella sua volontà di progettare, programmare e documentare i suoi interventi, cadendo in quella che egli chiama la “burocratizzazione della pastorale”. Rinchiusa negli uffici, assorbita dai convegni, la sposa di Cristo si è ripiegata su di sé. Preoccupata della propria auto-conservazione, ha perso di vista la realtà che, per di più, cambiava a ritmi incalzanti anche all’esterno. Così, da tramite trasparente e luminoso tra gli uomini e il Vangelo, la Chiesa si è trasformata in un “diaframma opaco”, omologandosi al mondo. “Lo stesso clima di frustrazione e sfiducia che si registra oggi in maniera diffusa nella Chiesa italiana”, scrive il teologo, costituisce la conferma più semplice ed evidente di una Chiesa che, nonostante la pretesa di offrire luci e certezze al mondo - o forse proprio per questo - finisce col riflettere in se stessa, se non l’oscurità, certo la penombra di una situazione incerta”. In particolare, “i fedeli a poco a poco si sono sentiti sempre più estranei rispetto alla comunità cristiana”, anche perché, se il Concilio aveva affermato l’importanza della collaborazione tra gerarchia e laicato, nei fatti il verticismo gerarchico si è rafforzato e i laici si sentono ormai ridotti a “semplici esecutori di decisioni che calano dall’alto”. Che tempo è, dunque, oggi, secondo Xeres e Campanini? è tempo, innanzitutto, di reagire al clima di sfiducia e d’incertezza del mondo, ritornando con forza allo spirito autentico del Vangelo. E’ tempo di costruire un’inedita alleanza tra il clero e i laici, fondata sul dialogo e sull’ascolto reciproco, nella quale i laici per primi devono legittimare se stessi come interlocutori responsabili e attendibili . E’ tempo di smettere di “giocare al cristianesimo”, che tutto riduce a “decorazione esterna e a modi di dire”, come scrisse il filosofo Kierkegaard, citato da Xeres, “facendo sul serio”. In che modo? Semplicemente – ed è questa la cosa più difficile - vivendo. “Fare sul serio per la Chiesa, come per ogni persona, significa semplicemente essere se stessi, aperti verso l’altro. Due aspetti che, secondo la mentalità biblica, vengono a coincidere: è la dedizione all’altro che costituisce l’autentica identità dell’uomo, creato a immagine di Dio”, scrive Xeres. Ciò è possibile solo se ci si lascia illuminare dalla Parola, per poi farla vibrare nell’ordinaria vita di tutti i giorni. ● Presenti anche alcuni giovani accompagnati dai loro catechisti «Chiese discepole» in cammino e in preghiera P regare per l’unità delle Chiese: un’urgenza dettata quasi cinquant’anni fa dal Concilio Vaticano II e che spesso è lasciata cadere da molti credenti che dimenticano l’esistenza di altre confessioni oltre la propria. Puntuale torna allora ogni anno il tradizionale appuntamento con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio. In occasione dell’ottavario, lo scorso venerdì sera, alla presenza del delegato diocesano per l’ecumenismo, don Battista Rinaldi, e del pastore valdese di Como, Andreas Köhn, si è svolto un incontro di preghiera ecumenica anche nella Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio. La struttura del momento di preghiera, animato da don Ferruccio Citterio, ha seguito quella indicata dal Centro Pro Unione – che raccoglie in Italia rappresentanti della Chiesa Cattolica, della Federazione delle Chiede Evangeliche e della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta – nel sussidio preparato anche quest’anno per le comunità. Tra i presenti, oltre a diversi fedeli delle parrocchie della città, anche alcuni membri della piccola comunità evangelica riformata presente a Sondrio, oltre ai pastori Carlo Papacella di Poschiavo e Stefano D’Archino della Val Bregaglia. Il pastore Andreas Köhn, nel suo saluto d’apertura, dove ha ricordato che la presenza della comunità valdese nel territorio della Diocesi di Como coincide col periodo dell’unità nazionale, ha evidenziato la presenza al momento di preghiera anche di rappresentanti della Chiesa metodista di Milano. Commentando poi il brano evangelico dove si narra dell’incontro di Gesù coi discepoli di Emmaus, il pastore Köhn ha spiegato che per i credenti «Cristo è il martire, il testimone, perché conosce il Padre e perché il Padre si è identificato con lui e in lui nella morte e risurrezione». Il ministro valdese ha poi evidenziato che, come i due discepoli, oggi anche le Chiese sono in cammino. «Noi, Chiede discepole – ha detto – siamo in cammino assieme. Non siamo qui per ricevere gli uni dagli altri un’istruzione sul passato, ma per ricevere l’unica storia che dobbiamo condividere assieme, quella di Gesù Cristo crocifisso e risorto. Se anche noi, nella nostra contraddittorietà, siamo qui assieme è perché non raccontiamo la nostra storia così come siamo, ma ascoltiamo la sua voce, quella del Cristo, l’unica che ha valore. E allora forse siamo sulla buona strada». La celebrazione, presieduta da don Rinaldi, si è poi conclusa con una preghiera, una richiesta di trasformazione dell’agire quotidiano per tendere verso l’unità delle Chiese, riprendendo il tema guida della settimana: «Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore» (cfr. 1 Cor 15, 51-58). Significativa la presenza di alcuni giovani accompagnati dai loro catechisti, che hanno scelto di far diventare la celebrazione il loro Il pastore valdese di como, Andreas Köhn, che ha tenuto il sermone nel corso della celebrazione guidata dal delegato vescovile per l’ecumenismo, don battista rinaldi incontro settimanale, per offrire l’occasione ai ragazzi di guardare oltre gli orizzonti della propria Chiesa. La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata poi vissuta in città, lungo tutti i giorni dell’ottavario, con una cura particolare delle preghiere dei fedeli e, soprattutto in Collegiata, nella predicazione a ciascuna Messa. ALBERTO GIANOLI Valchiavenna 30 Sabato, 28 gennaio 2012 Notizie flash I donatori di sangue della Valchiavenna sono generosi. ■ Villa di Chiavenna Una mostra per raccontare il passato e il presente Villa in festa per il santo patrono, san Sebastiano, con il pranzo degli anziani e tante foto dedicate al paese di una volta. La giornata di venerdì è iniziata con la s. Messa celebrata da don Gigi Pini, parroco del paese, dai sacerdoti delle altre due comunità della Val Bregaglia, don Francesco Crapella (Borgonuovo) e padre Agostino Quadrio (Prosto) e da don Remo Giorgetta, originario di Villa di Chiavenna. Poi c’è stato il pranzo del gruppo degli anziani del paese guidati da Renata Stellino, al quale hanno partecipato circa ottanta persone. “Questa associazione è protagonista nella vita del nostro paese sottolinea il sindaco Massimiliano Tam-. L’impegno di queste persone dà ottimi frutti in diversi ambiti della comunità”. Proprio sopra il ristorante Tavernella, nella sala del Dopolavoro, in occasione della festa è stata inaugurata l’esposizione della mostra dedicata a Villa ieri e oggi “Er e incöö”. Sui pannelli sono state esposte foto scattate in passato, dai primi anni del Novecento al 1970. A fianco di ogni immagine antica ne è stata posizionata una relativa al presente. L’esposizione organizzata dal gruppo “Antacüch” (traducibile come “più vecchio del cucco”), nato nella primavera dello scorso anno dalla passione di alcune persone per lo studio e la conservazione di tutto ciò che riguarda il passato e la storia di Villa di Chiavenna, a confine con la Bregaglia svizzera. “Le principali finalità della nostra associazione sono la raccolta e la conservazione di documenti storici, soprattutto per le notizie contenute che vengono riprodotte e conservate in archivi informatici, la salvaguardia e la valorizzazione di manufatti, opere o luoghi storici, lo studio e la ricerca su argomenti poco conosciuti e la divulgazione e pubblicazione dei risultati di queste ricerche - hanno spiegato Fabio Folladori e Romeo Tam -.Questa è la prima iniziativa, in futuro ne promuoveremo altre, sempre con lo stesso spirito”. S. BAR. Avis: soci e donazioni continuano a crescere A ncora dati positivi per la sezione chiavennasca dell’Avis. I donatori di sangue della Valchiavenna ancora una volta si sono dimostrati prontissimi a far la propria parte sia nella donazione di sangue a Chiavenna sia in quella di plasma a Sondrio. Lo ha certificato l’assemblea dei soci tenutasi venerdì sera e la presentazione dei numeri del sodalizio da parte del direttore sanitario Maurizio De Pedrini. Dopo aver approvato la relazione morale del presidente Genesio Aldrovandi, è Quella presenza al seggio nel 1911 fece il giro del Paese. a i r o t s ■ Chiavenna A Chiavenna le prime donne scrutatrici d’Italia Alle Medie Bertacchi si punta sull’inglese Alla scuola media Bertacchi di Chiavenna si cambia lingua: nelle ore di scienze, geografia e arte si studia in inglese. L’istituto ha scelto di avviare da quest’anno una sperimentazione di insegnamento attraverso la metodologia Clil: si tratta dell’apprendimento integrato di lingua e contenuti, in linea con il resto d’Europa, dove è previsto un insegnamento di alcune materie anche in lingua inglese. Si punta anche sul progetto Ket. È una certificazione internazionale dell’Università di Cambridge, spendibile tra i crediti per l’Esame di Stato alle superiori e nell’ambito lavorativo. S.B. ■ Prosto di Piuro Convocata l’assemblea dell’Associazione scavi L’Associazione Italo-Svizzera per gli scavi di Piuro convoca la sua periodica assemblea venerdì 27 gennaio, a partire dalle ore 17.30, presso la Sala riunioni della Scuola elementare di Prosto di Piuro. L’ordine del giorno, dopo l’approvazione del verbale della precedente seduta dello scorso 7 dicembre, prevede: il rinnovo delle cariche sociali dell’associazione; la proposta di inoltrare alla Regione Lombardia la richiesta di istituire l’Ecomuseo della Valbregaglia; le comunicazioni relative al finanziamento del progetto Interreg “Cooperazione e convivenza in val Bregaglia”; la relazione sulle attività in programma per il 2012. seguita quella finanziaria, dando spazio ai dati e ai commenti. Rispetto al 2010 il totale delle unità raccolte ha fatto un ulteriore balzo in avanti dopo quello significativo dello scorso anno. Le unità raccolte sono passate da 1547 a 1561. “Le unità di sangue sono in lievissimo calo ha spiegato De Pedrini - ma solo perché sono calate per problemi organizzativi le giornate di raccolta. Dallo scorso anno, invece, gli avisini chiavennaschi possono contare su un servizio di trasporto con pullmino che permette la trasferta a dodici soci ogni settimana, contro gli otto che riuscivano a muoversi in automobile negli anni precedenti. Questo ha portato ad un aumento delle unità di plasmaferesi da 478 a 534. Si pensava che nel tempo ci potesse essere meno disponibilità dei chiavennaschi alla trasferta a Sondrio, ma questa ipotesi è stata smentita. Siamo passati da un indice di donazione (cioè quante volte un avisino dona il sangue) di 1,38 a 1,58, in costante crescita. Potremmo fare di più visto che le regole prevedono un indice massimo di 2, ma ci sono ostacoli organizzativi”. Importanti anche i dati “sociali” diffusi durante l’assemblea. Dati che dimostrano una continua crescita della sezione dedicata a Pietro Mosca che è passata in un anno da 1120 a 1171 soci. Le nuove entrate non solo hanno ampiamente compensato i soci che hanno smesso di donare o si sono trasferiti, ma garantiscono l’entrata di nuove leve giovani. La percentuale di soci con meno di 25 anni è costante negli anni e nel 2011 ha raggiunto il 10,92% del totale. “Si tratta di un dato molto importante - ha commentato De Pedrini - vista la difficoltà di altre realtà a garantirsi il ricambio generazionale. Questi numeri ci danno una buona tranquillità per il futuro. Anche sulla provenienza geografica dei donatori qualche dato interessante. La sezione di Chiavenna ormai ha donatori da tutta la Valle, ma anche dalla Bassa Valtellina e dall’Alto Lario. Su 1171 soci solo 308 provengono dalla città del Mera” “Ormai - ha concluso De Pedrini - potremmo chiamarci sezione Avis Valchiavenna”. D. PRA. D ovette fare il giro dell’Italia la notizia che nel 1911, per la prima volta, a Chiavenna due donne erano state chiamate a far parte di un seggio elettorale. Non si trattava, per la verità, di votazioni politiche, ma di rinnovare il consiglio direttivo della Camera di commercio. Eppure la novità fece scalpore e con una fotografia si volle immortalare un evento eccezionale, tanto più che da noi solo l’anno dopo sarà concesso alle donne di accedere ad impieghi pubblici, contemporaneamente alla estensione del diritto di voto ai maschi alfabeti oltre i 21 anni e a tutti sopra i 30. Le donne dovranno aspettare il primo febbraio 1945 per poter votare e un altro anno per essere candidate. Si trattò quindi di un fatto significativo e non a caso Enzo Biagi, a cui nel 1981 fu commissionato il numero unico “Sapore di un tempo” per ricordare il settantesimo di una importante azienda italiana produttrice di olio, scelse questo fatto tra i sei più significativi accaduti in Italia nell’anno di fondazione della ditta, il 1911 appunto. Lo presentò, con la foto che qui si riproduce, insieme alla conquista italiana della Libia, al furto della Gioconda al Louvre, alla inaugurazione dell’Altare della patria a Roma, al 50° anniversario del regno d’Italia e alla ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia, che era crollato nove anni innanzi. Le due donne presenti come scrutatrici al seggio di Chiavenna furono le signorine Bice Zanon e Marianna Lisignoli. La prima, figlia di Giuseppe e di Clelia Mezzera, non aveva ancora compiuto 26 anni, essendo nata nel 1885. Sposerà nel 1920 Roberto Del Curto, conosciuto come Americo, direttore di banca, e morirà nel 1962. La seconda, figlia di Angelo e di Emilia De Monti, aveva quattro anni in più, essendo dell’81. A sua volta sposerà nel 1914 Angelo Pandini e morirà nel 1960. A garantire la regolarità del voto fu chiamato il giudice facente funzione di pretore avv. Francesco Maria Cazzamali, la persona con i baffi ritratta nella foto in piedi al centro dietro l’urna. Come dicono i documenti che ho trovato nell’archivio della Camera di commercio e nel fondo Pretura di Chiavenna all’archivio di stato di Sondrio, la votazione va collegata alla elezione di undici consiglieri della Camera di commercio. Questa era stata aperta a Chiavenna fin dal 1803 in piena epoca napoleonica, tredici anni prima dell’istituzione della provincia di Sondrio, e qui rimarrà fino al 1927. La sede nel 1911 era al municipio, da meno di quattro anni trasferito dalla storica sede del Pretorio di piazza San Pie- tro al palazzo della Dogana in piazza Verdi (oggi Bertacchi). Oltretutto la costituzione del seggio camerale competeva, anche finanziariamente, al Comune. La votazione si tenne esattamente il 3 dicembre del 1911 e risultarono eletti per il biennio 1912-13, in ordine di voti, da 204 a 169, Carlo Moro, proprietario di pastificio e molino, Giuseppe Buzzetti, spedizioniere e negoziante di materiale di fabbrica, Carlo De Giacomi, negoziante di vino, tutti di Chiavenna. E ancora Luigi Del Nero, negoziante di legnami e formaggi, Carlo Ghislanzoni, negoziante di commestibili, entrambi a Morbegno, Luigi Giuriani, negoziante di legnami pure di Chiavenna, Virgilio Merizzi, negoziante di commestibili a Tirano, Antonio De Giambattista, fabbricante di birra e negoziante di commestibili a Chiavenna. Seguono, tutti di Sondrio, Silvio Valgoi, droghiere, Luigi Volonté prestinaio e l’ingegnere agronomo Paolo Rossi negoziante di miele. Tra costoro il De Giacomi e il Buzzetti furono nominati rispettivamente presidente e vice, mentre il Rossi dimissionò subito dalla carica. Come si vede, era rappresentata un po’ tutta la provincia, con esclusione del Bormiese. GUIDO SCARAMELLINI Sondrio Cronaca Sabato, 28 gennaio 2012 31 Vicariato di Sondrio Bilancio 2011 della Polizia Locale Giovedì 2 febbraio a Sondrio - Collegiata 16ª Giornata Mondiale della vita consacrata Alle ore 8.45 l’Adorazione Eucaristica, seguita alle ore 10.00 dalla S. Messa presieduta dal Vescovo Diego e al termine da un momento di fraternità in Arcipretura. Sono invitati i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica della Provincia di Sondrio e di Poschiavo. I preti che desiderano concelebrare portino camice e stola di colore bianco. Si migliora o si peggiora? L a consueta relazione generale, elaborata dal Comandante della Polizia Locale di Sondrio Mauro Bradanini (nella foto) per l’anno 2011 e presentata alla stampa mercoledì 18 gennaio, ci consente di fare alcune interessanti considerazioni. Essa infatti costituisce una specie di termometro, mediante il quale possiamo capire lo stato di salute civica della nostra comunità. Il costante confronto dei dati tra il 2011 e l’anno precedente, inoltre, ci può dire se stiamo diventando migliori cittadini oppure se siamo sulla via del peggioramento. Dalle numerose e dettagliatissime tabelle emerge anzitutto un dato: in molte voci che riguardano i rilevamenti, le multe e le infrazioni i numeri sono in aumento. Ciò non costituisce certo un indizio positivo, anche se, all’opposto, rivela che da parte dei diciotto vigili urbani e dei sei ausiliari del traffico c’è un controllo sempre più capillare di tutti gli aspetti della vita cittadina che rientrano sotto la loro giurisdizione. Con il passare del tempo, infatti, come ha sottolineato il Sindaco La relazione eleborata dal Comandante Bradanini è stata l’occasione per capire lo stato di salute civica della nostra comunità. di Sondrio Alcide Molteni, le mansioni della Polizia Locale si sono ampliate ed estese a vari settori, passando da quelle classiche del controllo del traffico, alla sicurezza dei cittadini nei luoghi pubblici, alla pulizia degli ambienti, al controllo degli esercizi commerciali, alle mansioni di polizia giudiziaria e di tutela dei minori. Le singole voci delle tabelle, poi, ci dicono chiaramente di quali piccole patologie ancora la nostra società soffre. Ad esempio, rispettiamo poco i limiti di velocità (+ 61%), parliamo al cellulare durante la guida (+37%), non gestiamo in modo corretto il disco orario (+ 44%), ma soprattutto occupiamo spesso i posteggi riservati agli invalidi Sabato 4 febbraio a Sondrio - Rosario 35ª Giornata Nazionale per la Vita Alle ore 21.00 Veglia di preghiera (+ 100%). Questo difetto è aggravato da ben cinque rilevazioni, tutte nuove, di «falso in atto pubblico» cioè di falsificazione dei contrassegni per la sosta degli invalidi. Viceversa le tabelle ci forniscono dati consolanti per quanto riguarda gli incidenti in città e i feriti, che risultano in costante diminuzione. Si è passati infatti dai 119 incidenti del 2009, con 51 feriti, ai 91 dello scorso anno, nei quali sono rimaste ferite 42 persone. Da sottolineare infine la grande mole di lavoro (di informazione e di assistenza) svolta dallo sportello aperto al pubblico, al quale si sono presentate nello scorso anno 13.500 persone. CIRILLO RUFFONI ❚❚ Viabilità in Valtellina Crosio interroga il ministro Passera: «Servono i soldi per le tangenziali» L o scorso mercoledì 18 gennaio, il parlamentare leghista valtellinese Jonny Crosio ha portato la questione della viabilità valtellinese e, nella fattispecie, i 50 milioni di euro che mancano per la realizzazione delle tangenziali, su Rai Tre, durante il question time alla Camera, l’ora riservata alle interrogazioni a risposta immediata: i deputati chiedono e i ministri rispondono, il tutto in sei minuti. «Signor ministro, noi vogliamo i soldi prima possibile!» è stata la richiesta del parlamentare leghista impegnato, sul fronte politico e su quello tecnico, al governo e al Cipe, per reperire i fondi necessari. Lo scorso mercoledì, Crosio ha interrogato il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Corrado Passera, chiedendo se egli intenda attivarsi per individuare i 50 milioni di euro. Crosio ha anche indicato la via: il Fondo infrastrutture ferroviarie, stradali e relativo a opere di interesse strategico oppure altri fondi diversi dello Stato. «La disponibilità dei 50 milioni di euro – ha detto Crosio a Passera – consentirebbe l’immediata presentazione al Cipe e l’approvazione definitiva del progetto della tangenziale di Morbegno». Il parlamentare ha fatto precedere la sua richiesta dall’elenco dei disagi sopportati dalla popolazione e dai costi economici che gravano sulle imprese, ha parlato delle grandi aspettative del territorio che, caso unico in Italia, si è autotassato garantendo parte dei finanziamenti. Nei tre minuti a sua disposizione per la risposta, il ministro Passera ha concordato con Crosio sull’importanza dell’opera ma, leggendo la nota predisposta dal suo Ministero, ha evidenziato come il Tesoro non sia in grado di accogliere la richiesta poiché sono prioritari gli interventi di manutenzione delle reti stradali e ferroviarie. «Garantisco il massimo impegno per l’approvazione al Cipe – ha però concluso Passera –, anche noi diamo importanza a quest’opera». Una risposta che ovviamente non ha soddisfatto Crosio che ha incalzato il ministro ricordando la condivisione di tre differenti governi, il sostegno di 78 comuni e, soprattutto, le aspettative della gente. A question time concluso, Crosio ha parlato a quattrocchi con Passera, il quale gli ha ribadito di credere in quest’opera. «Mi ha chiesto di sostenerlo nei confronti del Ministero dell’Economia – ha commentatoCrosio –, e mi è sembrato sincero». Sondrio, Sacro Cuore Sondrio Il giovane chitarrista del coro diventa compositore Amici della biblioteca: al via i nuovi incontri S i intitola Il piccolo fuoco il canto composto da Gabriele Bonomi Boseggia, chitarrista diciottenne del coro che anima le celebrazioni liturgiche nella chiesa del Sacro Cuore di Sondrio. Cantato in occasione della Messa di Natale, il brano racconta il dialogo tra tre locandieri e gli sposi Maria e Giuseppe in cerca di un alloggio per la notte, dove dare alla luce il piccolo bambino Gesù. La melodia è semplice ed orecchiabile, quasi come una ninna nanna. Tutto sembra condurre alla concezione che Dio nasce povero, in una grotta dove «un piccolo fuoco non riscalda, il nostro amore lo farà». Diverse sono per ogni persona le sensazioni e le emozioni ricevute dalle parole e dalla musica; per questo è importante ascoltare personalmente il brano, reperibile su Youtube. Ma per Gabriele, importante non è stato soltanto l’esito, quanto l’impegno e la dedizione che lui stesso per primo ma anche tutti i membri del coro hanno mostrato nella preparazione. Così, tra musica e parole, è uscita una preghiera giovane poi ripresa e proposta anche durante i campi invernali che gli oratori delle città hanno vissuto nei giorni successivi al Natale. CHIARA e ANDREA N egli scorsi mesi di ottobre e novembre, l’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio, con la collaborazione della Società Storica Valtellinese, ha organizzato un ciclo di quattro incontri su temi variamente legati al Risorgimento. Il periodo storico celebrato, denso di eventi, fermenti e mutamenti culturali e personaggi, suggerisce ora nuovi possibili argomenti di conversazione che hanno cominciato ad essere trattati lunedì 23 gennaio con un primo incontro sul tema “Ripensando, oggi, al Risorgimento”, relatore Guglielmo Scaramellini. Il prossimo appuntamento sarà lunedì 6 febbraio, alle ore 17.30, con monsignor Saverio Xeres. “Chiesa e Stato, cattolici e nazione durante il Risorgimento” sarà il tema dell’incontro, promosso dall’associazione Amici della Biblioteca che, ricorrendo nel 2012 il centocinquantesimo anniversario della costituzione della Biblioteca, intende in questo modo sottolinearne la vitalità. La Società Storica, da parte sua, volentieri offre la sua collaborazione consapevole che tra i suoi compiti vi è anche quello della divulgazione di conoscenze inerenti alle vicende locali. Venerdì 10 febbraio a Sondrio – Rosario Alle ore 20.45 prove per i canti del Tempo di Quaresima e di Pasqua L’invito è aperto agli animatori della liturgia, del canto e a quanti fossero interessati. Sabato 11 febbraio a Sondrio Cappella dell’Ospedale 20ª Giornata Mondiale del Malato Dalle ore 7.30 alle ore 16.30: adorazione eucaristica; ore 16.30: recita del rosario; ore 17.00: S. Messa. Domenica 12 febbraio a Lanzada Iniziare alla celebrazione e alla preghiera 3ª giornata di formazione per catechisti con don Battista Rinaldi La giornata prevede l’accoglienza alle ore 9.00, il “lancio” del tema, la S. Messa con la Comunità parrocchiale, l’incontro con don Rinaldi, il pranzo offerto dalla parrocchia di Lanzada, un laboratorio e la preghiera del vespro alle ore 16.00. Info e iscrizioni entro il 7 febbraio: don Ferruccio (333/4211260) o suor Imelda (0342/453728). Venerdì 17 febbraio a Sondrio Cinema “Excelsior” Alle ore 17.30 inaugurazione e visita della mostra su San Luigi Guanella con Guido Scaramellini, don Mariolino Mapelli e Guglielmo Gualandris. Domenica 26 febbraio a Poschiavo (CH) Con Cristo nel deserto Giornata di ritiro per catechisti con mons. Italo Mazzoni vicario episcopale per la pastorale Partenza col pullman da piazzale Bertacchi (davanti alla stazione ferroviaria di Sondrio) alle ore 8.00. Il rientro è previsto per le ore 18.00. Portare la Bibbia e la carta d’identità valida per l’espatrio. Quota 20 euro (viaggio e pranzo). Informazioni e iscrizioni, fino ad esaurimento posti, presso don Ferruccio (333.4211260). L’iniziativa è aperta anche agli altri Vicariati della Provincia di Sondrio. Info: [email protected] Morbegno Un corso per relazionarsi coi malati di Alzheimer L’ Associazione Alzheimer e Demenze della Provincia di Sondrio organizza e promuove il corso di formazione Alzheimer e quotidianità. Come relazionarsi con il malato di Alzheimer nella vita di tutti i giorni, a cura della dottoressa Paola Ortelli. Il corso è aperto a tutti coloro che vogliano avvicinarsi alla problematica della demenza, siano essi familiari di persone malate, operatori nel settore, persone che nutrono una qualche forma di interesse per questo tema. Il corso è considerato altresì formativo per coloro che desiderino successivamente operare in qualità di volontari al progetto “Alzheimer Cafè città di Morbegno 2012”. L’obiettivo del corso è di fornire delle indicazioni concrete e pratiche che permettano all’individuo di relazionarsi in modo efficace e sereno con la persona affetta da demenza. Il corso si terrà a partire da venerdì 3 febbraio, dalle ore 16 alle 18, e terminerà venerdì 24 febbraio, a Morbegno presso la RSA di Morbegno in Via Paravicini, 16. Le iscrizioni sono aperte fino a giovedì 2 febbraio. Per maggiori informazioni e iscrizioni: tel. 334.6127100, e-mail: [email protected]. Sondrio Cronaca 32 Sabato, 28 gennaio 2012 VALTELLINA SUPERIORE I gruppi di Livigno, Trepalle, Semogo e Bormio dell’Acr si sono incontrati per la marcia della pace e un momento di preghiera lo scorso 15 gennaio. ACR in marcia e in preghiera per la pace D omenica 15 gennaio c’è fermento in piazza del paese. Bambini, ragazzi, educatori aspettano il pullman: destinazione Livigno. Vogliamo partecipare alla Marcia della Pace con Bormio a Livigno. Sul pullman si ride, si scherza e in men che non si dica siamo arrivati. Siamo in anticipo! Godiamo un momento del sole che ci scalda e ammiriamo il panorama tutto bianco e lucente. Alle ore 14 tutti in piazza “del Comun” da dove parte il corteo. Siamo veramente in tanti! Livigno con Trepalle ci aspettano già; sventolano bandierine colorate, striscioni e alzano cartelloni fatti dai ragazzi a catechismo. Un coro di voci, risate, grida si alzano al cielo quasi a richiamare i turisti che passano, per riflettere con noi sulla Pace! Apre la marcia la macchina dei vigili, che ci fa strada; subito dietro la bandiera ARRIVA l’app ePasso dell’Azione Cattolica con le bandiere della Pace con l’arcobaleno, poi una fiumana di bambini, ragazzi, don Alberto, educatori, catechisti e genitori. I bambini sventolano le bandierine preparate da loro, si alzano cartelloni e striscioni colorati e percorriamo il centro di Livigno fino alla chiesa parrocchiale. Entriamo in silenzio e con rispetto. Che bello: la chiesa è strapiena! Tutti riuniti insieme per riflettere sulla Pace, per pregare per la Pace, per testimoniare che è importante la Pace, per impegnarci a lavorare per la Pace. Don Alberto ci ha introdotti alla preghiera riflettendo su «che cos’è la Pace, la libertà, l’accoglienza e il rispetto». Abbiamo visto insieme, proiettato sullo schermo bianco, un bel cartone animato che ci raccontava il colore del mondo, la bellezza della diversità e dello stare insieme, accogliendoci a vicenda nella diversità. Il narratore del cartone animato era un bel gallo con belle piume colorate! Sono poi stati letti da alcuni ragazzi i “diritti dei bambini”: diritto alla vita, alla salute, all’acqua Le condizioni dei passi alpini direttamente sull’iPhone S i chiama ePasso la nuova applicazione resa disponibile sull’App Store di Apple da Ecomunicare.ch, azienda valposchiavina che opera nel settore della comunicazione, del web e delle tecnologie informatiche. Lo strumento, disponibile per iPhone e visualizzabile anche su iPad, è stato realizzato per permettere di conoscere in tempo reale la viabilità e le condizioni meteo della zona del passo potabile, al rispetto, al gioco, allo studio, alla famiglia. La preghiera di San Francesco «Signore fa di me uno strumento della tua pace» ha quindi riunito in un solo coro tutta l’assemblea. Il passo del Vangelo (Giovanni 8, 31-32) ci ha invitato a credere alla Parola di Gesù, essere suoi discepoli e così conoscere la Verità che ci farà liberi. Abbiamo terminato col canto e la benedizione, quindi l’invito a condividere la merenda. Ringraziamo Livigno per l’accoglienza, i genitori per la merenda, Bormio per aver viaggiato con noi e il Signore per il sole che ci ha riscaldato il corpo oltre all’anima. è stato un bellissimo pomeriggio. ACR SEMOGO Bernina, «grazie – spiegano gli sviluppatori – alle informazioni fornite dalla ditta Fratelli Lanfranchi, addetta alla manutenzione della strada del passo, e alle immagini trasmesse dalla webcam collocata in prossimità dell’Ospizio Bernina». La nuova applicazione, acquistabile da venerdì a 3,99 euro, era stata annunciata già a novembre da Ecomunicare ed era attesa dagli abitanti della Val Poschiavo, spesso impossibilitati a conoscere le reali condizioni di percorribilità del passo Bernina che è l’unica via di comunicazione con la L’esperienza ✎ Da Livigno A nche quest’anno, nel mese di gennaio dedicato alla pace, le parrocchie di S. Maria di Livigno e S. Anna di Trepalle si sono unite nella marcia della pace. Più di 250 i partecipanti a questa “carovana” colorata che si sono messi in cammino attraversando il centro del paese, portando un messaggio di speranza e di pace. è stata un’occasione per sensibilizzare anche i più piccoli sul tema della legalità e dell’uguaglianza, del rispetto e della libertà, per non dimenticare tanti bambini che non possono apprezzare il grande dono della vita ed essere felici come noi perché vivono in situazioni di estrema povertà, spesso costretti a lavorare o combattere. Al termine una preghiera, una voce di speranza a Gesù che ci invita nuovamente a “puntare in alto”, a rialzare lo sguardo per riconoscere l’altro ed aprirgli il cuore perché la Pace si costruisce a partire dalle piccole cose; la pace è un dono ma anche un’opera da costruire. «Signore, fa di me uno strumento della Tua pace. Dove c’è odio, io porti amore. Dove c’è discordia, io porti l’unione. Dove c’è errore, io porti la verità. Dove c’è dubbio, io porti la fede. Dove c’è disperazione, io porti la speranza…». ACR LIVIGNO E TREPALLE Svizzera interna. «Da oggi – spiegano gli sviluppatori – intraprendere un viaggio oltre il passo del Bernina, al di là del Maloja o del Foscagno sarà più sicuro e tranquillo grazie ad iPhone e iPad». L’applicazione, che offre un valido supporto anche ai molti lavoratori frontalieri che settimanalmente devono affrontare il passo per raggiungere i luoghi di lavoro in Engadina, offre poi anche la possibilità di consultare le agende degli eventi in Val Poschiavo e in Val Bregaglia. A. Gia. Fabio, Matteo e Chiara, giovani impegnati anche in oratorio, hanno portato la musica negli States Musicisti tiranesi a Colorado Springs D ue pianoforti e tre talenti, quelli di Fabio Bacchini, Matteo Besio e Chiara Gaglia di Tirano. Ragazzi rispettivamente di 19, 14 e 13 anni che nella vita, tra università, scuola, sport e oratorio, condividono la passione per la musica. Il 7 e l’8 gennaio scorsi hanno partecipato alla United States International Duo Piano Competition, una competizione musicale svoltasi a Colorado Springs e organizzata da Linda King. Un duello prestigioso tra pianisti di tutto il mondo: alle 11 categorie previste vengono ammessi solo coloro che superano una dura selezione. Anche quest’anno i partecipanti erano talmente numerosi che il programma si è dovuto spalmare su due giorni. Fabio, Matteo e Chiara sono stati invitati alla competizione da Julia Amada Kruger, nota insegnante texana di musica, conosciuta durante il Master Resonant Toughts 2011 a Cepina (SO) nel luglio scorso. I ragazzi hanno preparato quattro brani a due pianoforti. Si sono esercitati per tre mesi, sotto l’attenta guida della maestra Ebe Pedretti e della stessa Kruger. Ad esse hanno rivolto i ringraziamenti più cari. «Un’esperienza molto suggestiva – hanno raccontato –. Suonare contemporaneamente significa raggiungere alti livelli di precisione e di sintonia fra noi. Tanto da sentirci una persona sola». La loro bravura è stata premiata con un’ottima qualificazione all’interno della propria categoria. Dunque grande soddisfazione. Andare a Colorado per loro è stata un’opportunità per ritrovare i volti conosciuti a Cepina e per intessere nuove relazioni. Tra amici è facile scambiare i propri tesori e così è stato a Colorado Springs con le partiture. Non dimentichiamoci che sono ragazzi! Per loro suonare non è una professione e non sanno nemmeno se lo sarà in futuro. Hanno colto così il viaggio come occasione di ritrovo, oltre che di crescita musicale. Da questo punto di vista sono tornati motivati a dare il meglio e a continuare nell’impegno. L’incontro con altre esperienze e capacità ha scatenato quella sana competizione che sprona a mirare sempre più in alto. «Senti nuovi pezzi e vuoi impararli – hanno spiegato –. Ti accorgi della capacità tecnica di quei ragazzi che non sbagliano nemmeno una nota e ti rendi conto della differenza espressiva e d’interpretazione. Non sempre a vantaggio loro». Un’esperienza emozionante perché mai come questa volta hanno sentito propri i pezzi. Chi non ha potuto affrontare il viaggio oltre oceano potrà gustarsi questi ed altri brani in un concerto che verrà organizzato a Tirano nel mese di maggio. LUCIA SCALCO Sondrio Cronaca Sabato, 28 gennaio 2012 33 Tirano. Le celebrazioni per il Giorno della Memoria alla Scuola Secondaria “Trombini” e il ricordo di Mario Canessa Una statua per ricordare un “Giusto tra le Nazioni” “O mbra della sera” è una statuetta votiva etrusca in bronzo di 57,5 cm di altezza (nella foto). Una figura maschile nuda, dal corpo filiforme. L’attenzione al dettaglio e la naturalezza dei tratti del volto le danno un fascino quasi sovrannaturale. è conservata al Museo Guarnacci di Volterra ed è diventata simbolo della città. Nel 1999 la direzione scientifica dello stesso ha concesso di creare una matrice dell’opera, dalla quale sono state ricavate 300 riproduzioni, numerate. Una di queste, a partire dall’estate prossima, sarà posta nel giardino pubblico di fronte al Commissariato di Frontiera di Tirano. Il progetto viene presentato agli studenti della Scuola Secondaria “L. Trombini” di Tirano durante la manifestazione interna all’istituto legata alla Giornata della Memoria, venerdì 27 gennaio. In cambio i ragazzi delle classi seconde e terze mostrano i propri lavori realizzati per l’occasione alla prresenza del Sindaco Pietro Del Simone, del Comandante del Commissariato di Pubblica Sicurezza Ignazio Di Paola e dell’Assessore alla Cultura Bruno Ciapponi Landi. Dunque si sta parlando della riproduzione di una scultura del terzo secolo antecedente la nascita di Cristo e verrà collocata a Tirano, in un luogo di frontiera. E tutto ciò sarà presentato nella Giornata della Memoria. L’anello mancante per comprenderne il disegno retrostante è il viaggio che ha portato l’opera nella Valle. La copia di “Ombra della sera” è stata donata al comune tiranese dal cittadino onorario Mario Canessa (Volterra, 1917 – Livorno). Già Dirigente Generale al Ministero degli Interni e Grande Ufficiale dell’OMRI, ha prestato servizio presso il Commissariato di Frontiera di Madonna di Tirano in qualità di agente di polizia. Erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Le persecuzioni razziali nazifasciste incombevano sull’Italia e Tirano non ne era estranea. Canessa, un giovane studente universitario, si discostava dagli ideali umani e politici della dittatura e dei suoi alleati. Arricchiva il proprio pensiero attingendo alla stampa della libera Svizzera. Si impegnava nella difesa delle vittime della follia dell’epoca. Sapeva rispondere ai loro bisogni. Non esitò a porre in salvo dei fedeli ebrei, rischiando la propria vita. Lo Stato Notizie flash ■ Sondrio Il 27 gennaio a Sondrio Salesiani in festa per San Giovanni Bosco Nel segno della responsabilità I l Comune di Sondrio ripropone, anche quest’anno, una serie di iniziative in occasione del “Giorno della memoria”, fissato il 27 gennaio attraverso una legge dello Stato del 2000. «Si tratta di un appuntamento ormai usuale a cui l’Amministrazione dà grande importanza – ha spiegato l’assessore alla Cultura, Marina Cotelli, nel corso di una conferenza stampa –, una giornata molto significativa che vuole incentivare la riflessione su un tema importante quale la “Shoah” e che serve come “impegno alla memoria”, soprattutto per le nuove generazioni, che sono chiamate a partecipare attivamente. Quest’anno, in particolare, il filo conduttore sarà la responsabilità che anche il nostro territorio ha avuto in quello che è accaduto in particolare proprio in provincia di Sondrio». A Sondrio la giornata di celebrazioni inizia alle 10 con una cerimonia pubblica presso il Parco della Rimembranza in via Cesare Battisti. Nel pomeriggio, poi, in programma un incontro pubblico nella Biblioteca civica Pio Rajna: Fausta L’assessore Cotelli: «Il filo conduttore sarà la responsabilità che anche il nostro territorio ha avuto in quello che è accaduto». Messa presenta un suo recente studio sulla formazione della coscienza razzista attraverso il giornale locale “Il popolo valtellinese”; Bianca Ceresara Declich parla di “Un caso particolare: gli ebrei confinati all’Aprica”; le classi 3a A e 3a E, poi, presentano il loro progetto, dal titolo “Fra letteratura e cinema: in memoria della Shoah”; infine, la parola passa alle due interpreti dello spettacolo “Alma Rosè – C’era un’orchestra ad Auschwitz”, Elena Lolli e Annabella Di Costanzo, che introducono i contenuti dello spettacolo teatrale in programma nella serata, alle 21.00, nella Sala polifunzionale Don Vittorio Chiari nell’ambito della rassegna Sondrio Teatro. “Alma Rosé” è uno spettacolo ispirato Ponte: il “Giorno della Memoria” celebrato in teatro d’Israele gli ha conferito il titolo di “Giusto tra le Nazioni” per l’aiuto ed il sostegno dato proprio in questo periodo vissuto a Tirano. Da ciò la scelta dell’occasione nella quale presentare la donazione e la sua destinazione. Nel luogo simbolo di quei drammatici eventi, insieme alla riproduzione di “Ombra della Sera” verrà posata una lapide visibile ai passeggeri del Trenino Rosso del Bernina. Su di essa sarà scritto «Questa “Ombra della sera” donata a Tirano dal suo cittadino onorario “Giusto tra le Nazioni” Mario Canessa, di Volterra, evochi qui dove la persecuzione seppe trasformarsi in soccorso delle vittime di regimi ciechi e violenti, la solitudine del perseguitato e la sua drammatica richiesta d’aiuto. Ascoltate il grido, uomini d’oggi, perché nessuna persona sia più in pericolo per il suo essere o per il suo pensiero». La statua originale era nota anche al poeta Gabriele D’annunzio, al quale appariva suggestiva. Pare gli ricordasse le lunghe ombre del tramonto. Un’immagine in rispettoso accordo con ciò che la riproduzione vuole evocare. LUCIA SCALCO G al libro di Fania Fenelon “Ad Auschwitz c’era un’orchestra”, testimonianza della sua detenzione nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau dal gennaio del 1944 alla fine della guerra. Qui Fania entrò a far parte dell’unica orchestra femminile di tutti i campi di concentramento della Germania e dei territori occupati, diretta da Alma Rosé, eccezionale violinista ebrea, nipote di Gustav Mahler. La messa in scena è incentrata sul rapporto tra le due musiciste, il loro diverso modo di vivere il lager e la necessità di fare musica. Per Fania suonare è un mezzo per sopravvivere e sopravvivere è ricordare per “fare sapere al mondo”. Così è anche per il “Giorno della memoria”. iovedì 26 gennaio, alle ore 21, al Cinema Teatro Vittoria di Ponte in Valtellina va in scena “Via degli uccelli, 78 Il ghetto di Varsavia attraverso gli occhi di un bambino”. Lo spettacolo, con ingresso gratuito, è messo in scena dal Teatro del sole, Centro Ricerca e Creazione Linguaggi Teatrali di Cocquio Trevisago (Va). Abbarbicato all’ultimo piano di un edificio bombardato in via degli Uccelli, Alex, undici anni, costruisce, per sé e per Neve, un mondo sicuro, un’isola, accessibile solo mediante una scala di corda. E questo suo nido tra i tetti del ghetto abbandonato non è così diverso dall’isola deserta di Robinson Crusoe. Alex deve aspettare lì suo padre e nell’attesa sopravvive da solo per mesi racimolando ciò che gli serve dalle altre case, proprio come Robinson Crusoe prendeva ciò che gli serviva dai relitti di altre navi. La famiglia salesiana di Sondrio si prepara a vivere la festa di San Giovanni Bosco con un triduo di preparazione da mercoledì 25 a venerdì 27 gennaio con la predicazione di don Franco Rustighini, rettore della chiesa di San Rocco, alle Messe delle ore 18. Sabato 28, alle ore 18.30, nella chiesa di San Rocco, sarà il vescovo di Como, mons. Diego Coletti, a presiedere la Messa solenne, seguita poi, alle ore 21, dal musical “Cose di cuore”, messo in scena dai giovani dell’oratorio. La festa proseguirà domenica 29 con la Messa presieduta da don Stefano D’Aprile nel cortile dell’oratorio, alle ore 10, e con lo spettacolo teatrale “La strada dei ragazzi”, messo in scena nel pomeriggio. Il 31 gennaio, memoria liturgica di San Giovanni Bosco, nel corso delle Messe alle ore 7.30, 9.00 e 18.30, sarà esposta alla venerazione e al bacio dei fedeli la reliquia del santo. ■ Berbenno Una Messa in ricordo di don Tarcisio Salice Sabato 29 gennaio, il vescovo Diego Coletti, presiede una Messa alle ore 16, nel centenario della nascita di don Tarcisio Salice. ■ Sondrio Gino Strada ospite della Banca Popolare Venerdì 3 febbraio, a Sondrio, presso la Sala Besta di piazza Garibaldi, a partire dalle ore 18.00, Gino Strada, fondatore di Emergency, nell’ambito del ciclo di conferenze promosse dalla Bps, interviene su “Emergency: un’esperienza di medicina e di solidarietà”. Spettacoli 34 Sabato, 28 gennaio 2012 Concerti 2012 a lugano S i apre domenica 29 gennaio a Lugano “Celebreting Debussy” la nuova stagione concertistica 2012 promossa dall’International Piano Association. Dopo la rassegna “Celebreting Chopin” dello scorso anno la scelta è caduta sul compositore e pianista francese, Claude Debussy, di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita. Il calendario prevede sette concerti, l’ultimo nel mese di novembre. Oltre alla figura del pianista e compositore francese “Celebreting Debussy” vuole approfondire anche il panorama musicale europeo al tempo della Prima guerra mondiale. Il sottotitolo della rassegna è, infatti, “Debussy e la Grande Guerra: distruzione e rinascita”. “Il tema della stagione – spiegano gli organizzatori – vuole tratteggiare un periodo storico e culturale molto particolare e contraddittorio per l’Europa e non solo. Siamo infatti proiettati negli anni della prima guerra mondiale, in cui le forti tensioni socio-politiche del vecchio continente vengono riflesse nelle nuove aspirazioni e nei nuovi linguaggi del mondo dell’arte”. Un’epoca di grande cambiamento anche in campo musicale con le forme che avevano dominato i secoli precedenti in crisi, in particolare la Forma Sonata, e l’arrivo dagli Usa del Jazz. “La nuova musica afroamericana – continuano gli organizzatori - irrompe in Europa come musica di intrattenimento e come “fenomeno sociale”, ma ben presto i compositori si accorgono delle sue potenzialità cominciando così a contaminare il proprio linguaggio”. Nella serata inaugurale, all’interno dell’auditorium Stelio Molo di Lugano, alle 17.00, si esibirà il pianista russo Sergey Redkin. Azione Commedia drammatico Sherlock Holmes 2 Benvenuti al nord The artist Immaturi - il viaggio Happy feet 2 Atteso sequel del film che narra le gesta - in chiave postmoderna - del detective londinese Sherlock Holmes, accompagnato dal fedele assitente Watson. Diretto da Guy Ritchie il film si snoda tra Francia, Germania e Svizzera. Sequel del fortunato Benvenuti al Sud, il film mostra l’altra faccia del dualismo nazionale. Questa volta è il meridionale Alessandrio Siani a far visita all’amico milanese Claudio Bisio. Il film all’Astra di Como dal 26 al 29 gennaio. A Menaggio dal 27 gennaio al 1° febbraio. Jean Dujardin e Berenice Bejo sono i protagonisti di una storia ambientata durante il passaggio tra il cinema muto e quello sonoro. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011. La particolarità del film è di essere un film muto. Il film a Sondrio dal 27 gennaio al 2 febbraio. Sequel di Immaturi (in cui un gruppo di trentenni per un errore si ritrova a dover rifare l’esame di maturità), i cinque amici si troveranno a fare il viaggio dopo la maturità come tutti gli altri ventenni. Con conseguenze dirompenti. Il film sarà proiettato a Chiavenna dal 28 al 30 gennaio. Il secondo capitolo del film d’animazione, vincitore di un Oscar nel 2007. Protagonista è il piccolo pinguino Erik che scappa di casa e incontra lo stravagante Sven. Il film andrà in scena a Livigno il 26, 28 gennaio. commedia animazione Il film nella sala della comunità di Lipomo domenica 29 gennaio. Lettere e Rubriche PAROLE PAROLE / 115 Platonico D al latino “platonicus” e dal greco “platonikòs”, significa “relativo a Platone”, il grande filosofo greco del V/IV sec. a.C. Nella nostra lingua e, penso, in altre lingue moderne, “platonico” si dice di una cosa che si contempla o si ama al modo che, secondo il filosofo greco, si contemplano o si amano cose o persone “ideali”. Platone pensava che nel mondo “iperuranio”, cioè “sopra il firmamento”, si trovassero le “idee” Sabato, 28 gennaio 2012 35 perfette di ogni cosa, comprese le persone umane, maschi e femmine”. Pertanto “amore platonico” significa “amore per una idea di persona”, soprattutto femminile, e non amore per una determinata persona in carne e ossa. In realtà, spesso, è una finzione per velare una relazione amorosa tutt’altro che “platonica”. Ma che dire delle idee platoniche ? Esistono davvero o sono semplice prodotto della nostra mente ? Nella filosofia e nella teologia ❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde. maturate con il cristianesimo si ritiene che le “idee” sono pensate dal “Verbo”, che le crea e le mantiene nell’esistenza pensandole. Per quanto riguarda l’uomo, il modello ideale per tutti, da imitare, è Gesù Cristo, Verbo fatto uomo. Dopo di Lui “natura umana” e “sopranatura” sono strettamente congiungibili e, congiunte, non separabili, se non per colpa grave di ogni persona. Attilio Sangiani di mons. ANGELO RIVA Nuovi preti per la Chiesa e il celibato G entile don Angelo, stamattina sono andato a messa nella mia parrocchia e si celebrava la Giornata per il Seminario. Come tutti gli anni, il parroco si è lanciato nel consueto discorso “promozionale” verso i bambini e i ragazzi perché qualcuno scelga l’abito talare. Il fatto che il clero lamenti la mancanza di nuovi preti mi pare risibile (parlo di clero e non di chiesa perché la questione che sto affrontando riguarda appunto il clero). Evidentemente, la stragrande maggioranza degli uomini considera insostenibili le regole alle quali un prete deve sottostare. Se il clero vuole più preti, potrebbe provare a rimuovere l’obbligo del celibato. Il quale, come sappiamo, non è regola data da Gesù Cristo. Se invece vuole mantenere le cose come stanno, mi pare insensato che si lamenti se i nuovi preti sono pochissimi. Voglio dire: se io fondo un gruppo con regole di ingresso enormemente restrittive, poi non posso prendermela se nessuno vuole farne parte. Un augurio per il cammino appena intrapreso come direttore de “il Settimanale” e un cordiale saluto. Stefano Parravicini I potesi intrigante, quella suggerita dal nostro lettore. E anche parecchio di moda, almeno a giudicare dal successo un po’ pruriginoso di alcune fiction televisive. Ma, ahimè, temo che la diagnosi suggerita del problema sbagli proprio il bersaglio. La crisi delle vocazioni sacerdotali è fondamentalmente una crisi della fede, e non di fatica nei confronti di uno stato di vita molto impegnativo come quello celibatario (e poi, quello familiare è forse meno impegnativo?). Il nostro Vescovo, citando Dante, ce lo ricorda ad ogni piè sospinto: se il grembo della fede della Chiesa (“per lo cui caldo così è germinato questo fiore”) è diventato tutto d’un tratto tiepido, o addirittura gelido, c’è poco da stare allegri, non spunterà su neanche un ricciolo di vocazione! Fuor di metafora: non è allargando il varco d’ingresso che avremo più preti (siamo poi così sicuri che una vita “ammogliata” sarebbe, per il sacerdote, più facile di una vita celibataria?), ma tirando su il livello della fede. Nelle comunità. Nelle famiglie. Quindi anche nei giovani chiamati al sacerdozio. Se la fede è gagliarda, non saranno certo le difficoltà del celibato a scoraggiare i sacerdoti, Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale Il ricordo degli amici del movimento di CL, presso il quale ha prestato il suo prezioso servizio alla Chiesa entrambi. Come dimenticare la sua disponibilità di fronte a qualsiasi richiesta di coinvolgimento personale in questa o quell’altra iniziativa? Come non ripensare alla dedizione con cui lavorava per la segreteria della Consulta dei Laici, creata da mons. Carlo Calori nel 1985 e per anni retta da lei con efficienza e notevole impegno? E ancora, non si può non ricordare l’attenzione con cui seguiva il n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: posta fax mail Viale Cesare Battisti,8 - 22100 Como 031.3109325 [email protected] Una guida per parlare ai propri figli del “colore della pelle” L’affettuoso saluto a Carla Zaramella L Lettere al direttore - Adozioni Scomparsa il 16 gennaio unedì 16 gennaio, dopo una lunga malattia, è morta Carla Zaramella. Parlare di lei è cosa facile e difficile a un tempo... Facile, perché è così ricco l’arco di vita di questa meravigliosa donna, moglie e madre esemplare; difficile, perché, pur nella certezza del suo ritorno alla Casa del Padre, è sempre doloroso dire addio ad una persona cara. Un volto dolcissimo, un atteggiamento gentile e fermo, il dialogo costante con tutti e su tutto, a partire da una fede salda e concreta. In un periodo di grandi trasformazioni per la vita della Chiesa a seguito del Concilio Vaticano II, Carla ha vissuto, in serena armonia, l’appartenenza alla Diocesi e l’adesione, convinta e totale, al Movimento di Comunione e Liberazione, mettendo cuore, capacità e mente a servizio di anzi, la consacrazione a Cristo diventerà per loro un tesoro impagabile. Ma se la fede è tiepida, allora non sta in piedi un bel niente, a cominciare dal celibato. E poi, che ce ne faremmo di preti, magari tanti, ma dalla fede così scarsa da non saper più osare il “tutto” per Gesù Cristo? gruppo di Scuola di Comunità che le era stato affidato da C. L. A Dio, anzi arrivederci Carla, di te, più ancora delle parole, resta un’immagine: una luce di intelligenza e di silenziosa bontà, che nemmeno la crudele opera del parkinson era riuscita a distruggere. Comunione e Liberazione Como Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI I problemi legati al colore della pelle esistono, ma dal nuovo numero della rivista Adoptive Families (www.adoptivefamilies. com ) arriva una guida su come gestire, età per età, questo genere di conversazioni con i propri figli. “Come prepararli al problema, senza renderli ipersensibili al fenomeno? Se parliamo loro di razze, compromettiamo i loro sentimenti verso i bianchi?”. Queste, spiegano Joemy Ito-Gates e Wei Ming Dariotis le domande più comuni dei genitori adottivi europei. “Il problema esiste – assicurano i due pedagogisti - e i vostri figli vi entreranno in contatto, che voi gliene parliate o no”. Di qui alcuni “strumenti” per gestire la situazione. “Parlare di colore, razze ed etnie è obiettivamente difficile”, ma “aggirare il problema può generare nei vostri figli un atteggiamento di inconsapevolezza verso certi aspetti della loro identità”, sostengono i pedagogisti. “Dunque, no ai silenzi: fanno crescere i figli adottivi sotto vetro”. Dagli 0 ai 2 anni viene raccomandato di informare e preparare familiari e amici; dai 3 i 5 anni il piccolo inizia a vedersi diverso dagli altri e a sentire conversazioni come “Da dove viene il bambino?”. È il momento di parlargliene. Intorno ai 6 anni “attenti al bullismo!”, avvertono Ito-Gates e Dariotis: “Prevenitelo e rassicuratelo”. È comunque “importante chiarire al bambino che identità ed ereditarietà genetica non sono per forza la stessa cosa”. (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. Pubblicità ABBONATI Il Settimanale entra nella tua casa con una nuova proposta promozionale. 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