Gestione del rischio di cambio
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Gestione del rischio di cambio
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Basilea 2 Il fine di questa breve analisi è fornire uno spunto sugli elementi rilevanti da considerare ogni qualvolta un’impresa si trovi a dover gestire una o più valute diverse da quella nazionale, a seguito di operazioni commerciali o investimenti in gestioni estere. L’ambizione è quella di illustrare, rinviando alla letteratura specialistica i doverosi approfondimenti, quanto numerose e intricate siano le implicazioni di carattere economico, contabile, finanziario e fiscale che il rischio su cambi può comportare: per l’impresa non rileva soltanto la perdita «economica» del possibile indebolimento/rafforzamento dell’euro, ma anche l’eventuale adozione di coperture e le diverse scelte di rappresentazione contabile (principi domestici o internazionali), il trattamento fiscale e gli effetti di questi sugli indici di bilancio (liquidità e solidità patrimoniale); infine come tutti questi elementi concorrano a migliorare la posizione finanziaria e la capacità di finanziamento da parte del sistema bancario. Tutte le imprese che operano con valute diverse da quella funzionale sono necessariamente esposte non solo al rischio imprenditoriale/commerciale dell’operazione, ma anche all’oscillazione dei tassi di cambio. Le ragioni per cui un’impresa vuole coprirsi dai rischi di prezzo (tasso di cambio, ma anche tassi d’interesse e prezzo delle commodities) sono certamente legate alle possibili perdite di valore e più in generale alla volatilità che, positiva o negativa che sia, rende instabile l’andamento degli utili nel tempo, trasferendo di fatto tale volatilità sulla performance economica del soggetto. Un aumento del rischio associato all’impresa si può tradurre in aumento del costo del capitale e dunque una maggiore onerosità del debito; a questo si aggiunge che una buona pianificazione finanziaria e un’ottima gestione della tesoreria sono fattori molto ap- Introduzione 5 Rischi di cambio prezzati dal sistema bancario in un’ottica di merito creditizio secondo le indicazioni dell’Accordo di Basilea 2. Nello specifico, è possibile distinguere quattro rischi associati alla volatilità dei tassi di cambio 6 1. Il rischio transattivo/contabile si manifesta come differenza tra il tasso di cambio al momento della fatturazione e quello al momento dell’incasso/pagamento, in tutte le operazioni di acquisto e vendita in valuta estera. 2. Il rischio economico si manifesta come minor/maggiore valore in euro rispetto al valore atteso utilizzando un tasso di cambio «pianificato», ovvero da budget. Questo può essere determinato dalla differenza tra cambio di budget e cambio di fatturazione. 3. Il rischio competitivo determina un impatto negativo sull’operating free cash flow e sul margine operativo, peggiorando la competitività dell’impresa sul mercato rispetto ai diretti competitori che, operando con una valuta stabile o più forte, riescono ad approvvigionarsi a costi inferiori. 4. Infine, il rischio traslativo inerisce i gruppi internazionali e specificamente la valorizzazione delle partecipate estere, siano esse controllate e dunque consolidate oppure valutate con l’Equity Method1. Il rischio di tasso di cambio si estende su entrambe le direttrici – rafforzamento o indeboli1 L’Equity Method, o metodo del Patrimonio Netto (ex IAS 28), viene applicato per tutte le partecipazioni collegate le entità, anche senza personalità giuridica, in cui la partecipante detiene una influenza notevole e che non è né una controllata né una partecipazione a controllo congiunto. Non essendovi controllo, il consolidato non includerà le attività e passività dell’incorporata, ma una frazione del PN aggiustato, di esercizio in esercizio, per la quota parte di utile/perdita e per ogni elemento che ne modifichi il valore. mento della propria valuta funzionale (euro) rispetto a quella estera (per esempio dirham) – a seconda della situazione considerata: l’impresa europea può svolgere un ruolo commerciale (importatrice o esportatrice) oppure essere una società controllata (ex art. 2359 comma 1 c.c. – IAS 27 par. 13), collegata (ex art. 2359 comma 3 – IAS 28 parr. 6 e 7) mediante la detenzione di una partecipazione in una società estera, o una branch. Nel primo caso, è chiaro come un’impresa esportatrice benefici dell’indebolimento della propria valuta rispetto a quella del mercato di sbocco, divenendo i propri prodotti relativamente più convenienti per i clienti esteri: mantenendo inalterati i prezzi di listino in euro, il loro controvalore in valuta straniera sarà minore. Ne consegue che il rischio di cambio (contabile, economico e competitivo) si manifesta quando la valuta domestica si rafforza. Al contrario un importatore ha convenienza nel rafforzamento della propria valuta, potendo ugualmente approvvigionarsi con un minore esborso, mentre teme il suo indebolimento, perché si tradurrebbe in un incremento del costo del venduto. In generale si può dunque affermare che il rischio di cambio si traduce, quando la sua volatilità determina un effetto negativo, in una diminuzione delle vendite, sia come unità sia come fatturato, un incremento dei costi e una contrazione dei margini (a scendere: Ebitda, Ebit, Nopat, Net Income). Le differenze tra cambio al momento della fatturazione e cambio all’incasso saranno rappresentate da un utile/perdita su cambi. Le considerazioni in merito alla seconda situazione – società controllata, collegata o branch – differiscono in parte soprattutto per quanto concerne l’effetto contabile per la partecipante/ casa madre e dunque subentra anche il rischio di cambio traslativo. A fianco degli effetti di cui so- 7 pra, infatti, bisogna considerare le variazioni sulla valorizzazione della partecipazione ex IAS 21. Sebbene soltanto il rischio contabile/transattivo venga correttamente rappresentato in bilancio come utile o perdita su cambi, anche il rischio economico è a tutti gli effetti una perdita sopportata dall’impresa ogni volta che i valori a budget vengono disattesi, ai fini della determinazione del fabbisogno finanziario periodico. Non essendo l’impresa in grado di prevedere con ragionevole precisione l’entità del futuro inflow, rischia di disporre di una minore liquidità rispetto a quanto preventivato o di dover ricorrere a prestiti/scoperti nel breve e brevissimo periodo.  8 ...continua in ebook, acquistabile su www.bookrepublic.it e nelle migliori librerie on-line. Le collane Diacron Press Volumi pubblicati PICCOLE GUIDE PRATICHE 1. Emirati Arabi Uniti Wage Protection System, analisi e contesto normativo 2. Bulgaria Casi di triangolazione IVA, descrizione e semplificazione 3. Cina Oscillazioni del tasso di cambio 4. Bulgaria Il trasferimento all’estero della sede sociale 5. Emirati Arabi Uniti Gestione del rischio di cambio 6. Cina Distribuzione e vendita al dettaglio 7. Bulagria Il settore energetico: fonti di energia alternative 100x100 BUSINESS 1. Come fare affari in Iran 100 domande e 100 risposte Fondazione ESS La Fondazione ESS (European Studies Support) è priva di scopi di lucro. I mezzi per sostenere le sue attività sono forniti dal reddito del patrimonio conferito dal socio fondatore, nonché da altri contributi, in particolare quelli dei soci sostenitori. È desiderio della Fondazione continuare e incrementare l’attività svolta finora, accrescere il sostegno ai giovani per i loro studi, e soprattutto riuscire a fornire efficaci contributi a promettenti progetti di ricerca. Per tutto questo auspica l’aumento del numero dei soci sostenitori (i quali s’impegnano a dare un contributo finanziario) che condividano gli scopi e apprezzino l’attività di questa istituzione privata e indipendente, snella ed efficiente. La Fondazione attribuisce premi, sussidi e borse di studio destinati a giovani promettenti. Lo scopo principale della Fondazione è di aiutare qualsiasi persona nella propria educazione, apprendistato e obiettivi professionali. Lo scopo potrà essere raggiunto non solo attraverso la collaborazione con le strutture educative e il supporto per l’introduzione delle persone in tali strutture, ma anche con la stesura di manuali e libri, organizzazione d’incontri, apprendistati, ricerche, propaganda e programmi collaterali nelle aree dell’educazione, delle scienze sociale e umanistica, dei mass media e dell’arte. www.diacron.eu/ess Diacron negli Emirati Arabi Uniti Il gruppo Diacron offre servizi di natura societaria, fiscale, contabile e di amministrazione. Da oltre 15 anni i clienti di Diacron si affidano all’esperienza di professionisti pronti ad affrontare in modo integrale le loro esigenze. Dal 2008 Diacron ha aperto il proprio ufficio a Dubai. Diacron è in grado di assistere i propri clienti internazionali non solo nei servizi di contabilità tradizionale, ma, attraverso la sua struttura locale, offre una serie di servizi specifici e mirati alle esigenze della propria clientela quali il controllo di gestione dell’entità emiratina e la verifica della correttezza civilistica e fiscale. Contatti: Lorenzo Bagnoli [email protected] Diacron Consultants JLT Swiss Tower, Office 203 Jumeirah Lakes Towers P.O. Box 7042 Dubai, UAE Tel +971 4 4487248 Fax +971 4 4487112 www.diacronpress.com www.diacron.eu