A ottobre si incontrano i presidenti delle fashion week internazionali

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A ottobre si incontrano i presidenti delle fashion week internazionali
A proposito di business,
come procede la sua linea?
Voglio fare tutto con calma, senza fretta.
In Italia sono già venduto in negozi molto
belli. Dopo l’ultima presentazione a Milano sono arrivati ordini importanti dagli
Stati Uniti. Mi piacerebbe entrare nel mercato tedesco e in Giappone. In cima alla
lista dei sogni c’è inoltre essere venduto in
un negozio come Dover Street Market. Al
monomarca per ora non ci penso, ma se e
quando arriverà non sarà uno spazio solo
per la vendita della mia collezione.
A Milano Moda Donna esordirà con
il marchio Gilmar. Per lei si tratta della
prima direzione creativa. Ha usato due
metodi di lavoro diversi tra la sua linea
e Iceberg o segue lo stesso approccio
per entrambe?
Certo, è molto complicato dividersi in
due e adottare percorsi creativi differenti. Per fortuna ci sono aspetti importanti,
come il colore e le grafche, che appartengono a entrambi i progetti, e questo mi
consente di non dover “cambiare testa”
tutte le volte. In Iceberg si riconoscerà
il mio lavoro, ma sarà molto diverso da
quello che si è visto frmato da Arthur Arbesser. Questa è la mia sfda professionale. Dimostrare che so viaggiare contemporaneamente su due binari.
Iceberg è un nome storico del made in Italy,
con caratteristiche precise. Come si sente in
questa avventura? Come sarà la collezione?
A Vienna, dove sono nato, Iceberg era molto forte negli anni 80 e 90. Quindi sono
stato subito consapevole del mio compito
e l’idea di cosa fare è stata chiara sin dall’inizio: colore, una forte carica di freschezza
e ovviamente la maglieria. Anche se l’estivo si presta meno a privilegiare il knitwear,
devo dire che ci siamo riusciti. La collezione è davvero forte.
Qualche anticipazione sulla collezione
estiva di Arthur Arbesser?
La mia collezione sarà molto più romantica e femminile rispetto al passato. Non
aspettatevi però niente di “cheesy”, anche
se il lato androgino della mia moda sarà
meno marcato.
torni resteranno nella mappa delle sflate: la Sala della Cariatidi di Palazzo Reale continuerà ad accogliere nuovi talenti
e una nuova tensostruttura è stata allestita in piazza Castello. E la Roberto Cavalli ha voluto l’esclusiva di Palazzo del
Senato per il debutto di Peter Dundas.
Infne, c’è un’altra novità che riguarda
la Camera della Moda, che ha dalla sua
il merito di aver dato alla rassegna una
forte spinta innovativa: la conquista di
un nuovo sponsor: Unicredit Banca.
«Con cui - rivela Capasa - stiamo studiando una serie di progetti per aiutare
i giovani designer. Per sostenere gli stilisti di domani ci vogliono azioni concrete: lo slot in calendario non è certo
la loro prima preoccupazione»
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Un bozzetto Iceberg primavera-estate
2016 e un look della resort 2016
di Arthur Arbesser presentato a Pitti
Che differenza c’è tra designer
e direttore creativo?
Sono sicuramente due fgure diverse. Con
il mio marchio disegno selezionando le
idee di Arthur, raccontando ogni stagione una storia diversa. Su un brand come
Iceberg si concentrano più punti di vista,
più visioni, non si tratta più di un percorso
personale. Il mio compito è selezionare i
vari input. E poi le cose da decidere vanno
ben oltre il disegnare, riguardano aspetti
più “business”. Credo che essere un buon
direttore creativo mi permetterà di sviluppare il mio lato imprenditoriale.
Quest’anno Milano gioca la carta
dei neo-direttori creativi. Lei, Massimo
Giorgetti, Peter Dundas siete tutti
chiamati a guidare maison storiche.
Pensa che da questa edizione arriverà
la scossa?
La situazione a Milano sta cambiando: la
città è più frizzante. Anche la settimana
della moda e le aziende che vi partecipano sono di nuovo al centro dell’interesse internazionale. Certo, conta l’effetto
Expo, ma c’è dell’altro. Dalla nomina di
Carlo Capasa al vertice di Cnmi l’atmosfera è cambiata: si è capito che bisogna
fare proposte interessanti, essere coesi,
favorire il contatto tra aziende storiche
e designer giovani, ma che ormai conoscono il mercato, come quelli della mia
generazione. Il modo migliore di reagire
è agire: costruire eventi signifcativi, aiutare i nuovi stilisti in maniera concreta,
creare link forti tra il mondo della moda,
dell’arte e della cultura. Forse mi sbaglierò, ma sento che Milano è davvero vicina
alla svolta.
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UN SUMMIT SUI CALENDARI
A ottobre si incontrano i presidenti
delle fashion week internazionali
Next October the Presidents of the international fashion chambers will
meet to fnd an agreement about calendars. Capasa hopes that the
fashion shows will not coincide with the Jewish festivity of Yom Kippur.
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Archiviata, a ottobre, la maratona delle sflate per le collezioni femminili della primavera-estate
2016, per i presidenti delle quattro principali fashion week (New York, Londra, Milano e Parigi)
sarà tempo di incontrarsi per parlare dei calendari delle prossime edizioni. «Ci vuole un maggiore
coordinamento», sottolinea Carlo Capasa, numero uno della Camera Nazionale della Moda
Italiana. L’obiettivo è quello di evitare sovrapposizioni nel calendario e coordinare meglio alcune
date, specie dopo la polemica esplosa sullo Yom Kippur, che quest’anno coincide con Milano
Moda Donna (ma in passato era caduto durante Londra e Parigi), mettendo a rischio il 23
settembre la presenza dei buyer che vorranno rispettare la festività ebraica e che quindi non
potranno lavorare. «Una soluzione si può trovare, ma ci deve essere l’accordo di tutti». (an.bi.)
22_09_2015
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