consenso informato protesi anca
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consenso informato protesi anca
CONSENSO INFORMATO ALL’INTERVENTO DI ARTROPROTESI DI ANCA Data…………………………………………………………………………. Ora………………………….. Sig. / Sig.ra…………………………………………………………………………………………………… nato/a a………………………………………………………..il…………………………………………….. È affetto da…………………………………………………………………………………………………… Necessita di: PROTESISSAZIONE DELL’ANCA DESTRA / SINISTRA L’articolazione dell’anca, detta anche coxo – femorale, è formata dalla testa del femore che va ad articolarsi con una cavità acetabolare detta cotile. Le superfici articolari sono rivestite da cartilagine. L’articolazione è stabilizzata da una capsula, dall’apparato legamentoso e dai diversi gruppi muscolari che ne permettono il movimento. Le strutture articolari possono essere interessate da lesioni degenerative e produttive di tipo cronico che nel tempo portano una alterazione della normale biomeccanica articolare, al dolore e questa viene chiamata osteoartrosi. L’osteoartrosi può quindi essere primaria o secondaria a malattie infiammatorie (artriti ), osteo necrosi e deformità post traumatiche. La diagnosi viene sempre completata con esami strumentali come l’esame radiografico. L’intervento di protesizzazione dell’anca trova quindi indicazione in diverse forme di artropatia cronica ad andamento evolutivo, sulla base della gravità clinica e radiografica. Le più comuni affezioni che conducono a tale tipo di intervento sono rappresentate da (contrassegnare la voce di interesse): □ coxartrosi; □ necrosi della testa del femore; □ dispalsia congenita dell’anca □ artrite reumatoide; □ artrosi post-traumatica; esiti di fratture con viziosa consolidazione; □ insuccessi di osteotomie; tumori ossei della porzione prossimale del femore prossimale. □ Fratture ed esiti di fratture del collo o della testa femorale; Tale patologia di cui Lei è affetto/a è stata diagnosticata attraverso le seguenti indagini clinico-strumentali (contrassegnare la voce di interesse): □ visita medica; □ indagine radiografica: ¤ Rx Bacino + assiale di anca ¤ TC Bacino e/o anca ¤ RM del bacino o anca con o senza mdc ¤ Scintigrafia ossea La patologia è già stata trattata precedentemente mediante (contrassegnare la voce di interesse): □ Terapia farmacologica: ¤ Uso sporadico o cicli di FANS ¤ Condroprotettori orali o integratori alimentari specifici □Cicli di terapia infiltrativa con Ac. Ialuronico □Terapia fisica ed FKT □Terapie antalgiche La gravità del dolore e della limitazione funzionale nelle fasi avanzate di tale patologia escludono ulteriori trattamenti alternativi (medici e chirurgici), mentre l’impianto di una protesi può consentire un rapido miglioramento della sintomatologia dolorosa, dell’efficienza funzionale e quindi della qualità di vita. Nei casi in cui il paziente non si sottopone all’intervento si assiste comunemente ad un peggioramento dei sintomi (dolore, rigidità articolare) con progressiva perdita della capacità deambulatoria. L’INTERVENTO CHIRURGICO : di protesizzazione dell’anca è un intervento molto frequente e con un alto tasso di soddisfazione tra i pazienti. La chirurgia protesica dell’anca si è evoluta notevolmente negli ultimi anni affrontando l'esigenza dei pazienti di avere una precoce rieducazione ed una minore invasività. Tale intervento prevede che le superfici articolari, usurate dai processi degenerativi e/o malformativi, vengano sostituite dall’impianto protesico. La testa femorale viene rimossa e sostituita con una testa artificiale previo impianto di uno stelo che viene adagiato nel canale femorale. La cavità acetabolare viene preparata con delle apposite frese che rimuovono la parte di cartilagine ormai degenerata in modo da permettere l’impianto della componente acetabolare. L’impianto viene saggiato durante l’intervento per assicurarsi che sia presente un valido arco di movimento, che l’impianto sia stabile e che non vi siano eterometrie (differenze nella lunghezza degli arti) clinicamente rilevanti. Si crea quindi una neo articolazione data da una nuova testa femorale che si articola con l’inserto presente nella componente cotiloidea. Oggi esistono diverse tecniche chirurgiche per raggiungere l’articolazione dell’anca ed una vasta gamma di modelli protesici che è possibile impiantare. Non esiste in assoluto un accesso chirurgico migliore né una protesi migliore. La via di accesso e l’impianto protesico dipendono da scelte che il Chirurgo Ortopedico effettua sulla base dei dati clinici e radiografici del singolo paziente. La via di accesso proposta per il Suo caso è (contrassegnare la voce di interesse): □Antero laterale □Anteriore mini – invasiva □Laterale diretta □Postero laterale Il tipo di accoppiamento protesico previsto nel Suo caso è (contrassegnare la voce di interesse): □Inserto in Ceramica – Testina in Ceramica □Inserto in Polietilene – Testina in Metallo □Inserto in Polietilene – Testina in Ceramica Nel corso dell’intervento chirurgico possono rendersi necessarie procedure chirurgiche addizionali o diverse da quelle che le sono state preliminarmente illustrate. La via di accesso può essere cambiata, estesa o associata ad altra via per evitare o gestire possibili complicanze. L’impianto protesico può essere modificato durante la procedura chirurgica rispetto a quello programmato e sopra riportato. Possono inoltre rendersi necessarie la stabilizzazioni delle componenti protesiche con viti, cementi, cerchiaggi metallici o altri presidi. Preparazione all’intervento Gli accertamenti pre-operatori verranno eseguiti precedentemente al ricovero cosi come la programmazione delle strategie che si intenderà adottare per ridurre il rischio di emotrasfusioni con sangue omologo. Verranno inoltre eseguita la profilassi antibiotica stabilita dai protocolli della Casa di Cura redatti sulle indicazioni delle Linee Guida Nazionali SIOT per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico e la profilassi antitromboembolica (secondo le Linee Guida SIOT). E’ fondamentale la cura dell’igiene personale nei giorni precedenti l’intervento; è raccomandata la doccia con appositi prodotti antisettici (come quelli a base di clorexidina). Decorso post-operatorio. Solitamente il decorso post-operatorio avviene secondo le seguenti tappe: - 1° giornata: medicazione e rimozione del drenaggio. Inizio della fisioterapia; - 2° giornata: mobilizzazione del paziente in piedi ed in poltrona e fisiokinesi terapia; - 3°-4° giornata: inizio del carico tutelato; - 5° giornata: dimissione o trasferimento presso struttura o reparto riabilitativo; COMPLICANZE La correttezza dell’impianto non è garanzia di un buon risultato funzionale e clinico, poiché questo dipende in modo anche dalla FKT e ginnastica pre e postoperatoria, ma anche da fattori non valutabili e quantizzabili. La patologia sofferta, per la quale si ricorre alla protesizzazione dell’anca, influenza le possibili complicanze. Interventi per displasie severe e/o inveterate, in esiti di gravi malformazioni, cosi come gli esiti di fratture di femore e bacino con eventuale presenza o meno di mezzi di sintesi espone a complicanze ulteriori ed aumenta il rischio di quelle già note sotto riportate. Si tratta di un intervento di chirurgia maggiore e come tale comporta dei rischi. Tre sono particolarmente rilevanti: l’infezione periprotesica (1.5/2 %), la trombosi venosa profonda (15/20 % ), e la sua grave complicanza, l’embolia polmonare (<0.4%). L’infezione dopo interventi di protesi può essere acuta o latente. Viene definita acuta, l’infezione che si presenta entro un mese dall’operazione, quando cioè il paziente è ancora ricoverato o in riabilitazione. L’infezione classica negli interventi di protesi è chiamata latente ed è causata da batteri, che penetrano in profondità e si posizionano sul metallo della protesi; questa localizzazione li rende inaccessibili alle difese immunitarie e agli antibiotici e possono lentamente moltiplicarsi. La misura contro questo tipo di infezione è la sostituzione della protesi con un altro intervento. Questa complicanza è più probabile se sono presenti altre situazioni patologiche, quali diabete o riduzione delle difese immunitarie naturali. Per prevenire questo, viene eseguita la profilassi antibiotica e vengono adottate precise norme di comportamento da parte degli operatori presenti nel blocco operatorio secondo le raccomandazioni delle Linee Guida Nazionali per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico. L’infezione di una protesi può comparire a distanza di diversi anni per l’entrata di germi in corso di altre procedure chirurgiche (ascessi dentari, cistiti, colecistiti). E’ consigliabile in queste evenienze eseguire una profilassi antibiotica per almeno 5 gg e comunque secondo le indicazioni del Curante. L’altra complicanza degli interventi di chirurgia ortopedica è la Trombosi Venosa Profonda (TVP). La Trombosi Venosa Profonda è un processo patologico che si verifica quando il sangue coagula all’interno di una vena profonda e dà luogo alla formazione di un trombo, cioè ad una sorta di tappo nella vena. A seconda delle dimensioni, il trombo può ridurre oppure occludere del tutto il lume del vaso sanguigno e bloccarne il flusso. La TVP alla gamba è spesso asintomatica quando è limitata alle vene del polpaccio; talvolta viene percepito un senso di tensione o di dolore a livello del polpaccio stesso. Se il tratto venoso interessato è al disopra del ginocchio, l’aumento di volume del polpaccio può essere anche considerevole ed accompagnato da dolore ed edema fino alla coscia a seconda del livello di ostruzione. Una complicazione rara, ma molto pericolosa della TVP, è l’Embolia Polmonare. Questa si verifica per fortuna molto raramente, ma è molto pericolosa e si può presentare anche improvvisamente e in assenza di sintomi della TVP. Tutti i pazienti seguono una profilassi anti-tromboembolica, cioè ricevono misure fisiche e farmacologiche finalizzate a prevenire lo sviluppo di trombi; Le più importanti sono l'uso di farmaci anti-coagulanti come le eparine a basso peso molecolare o nuovi anti coagulanti orali (che hanno dimostrato pari efficacia e sicurezza), la mobilizzazione articolare, il rinforzo muscolare e l’uso di calze elastiche specifiche. Dopo un'operazione di chirurgia ortopedica maggiore il rischio rimane alto per diverse settimane, pertanto la profilassi deve protrarsi anche dopo le dimissioni, per circa 2-5 settimane, a seconda del rischio. Un'altra complicanza è la lussazione della protesi (3%), ovvero la fuoruscita della testina dall’inserto acetabolare con conseguente perdita dei normali rapporti articolari; può essere dovuta a movimenti inconsueti e/o sconsigliati o ad una alterazione dell’apparato neuro muscolare. Una delle complicazioni, sia pur poco frequente, della protesi di anca è la presenza di un dolore residuo inguinale importante (1%) o lieve (6-10%) in presenza di un intervento riuscito e con componenti ben posizionate e senza cause apparenti. Una situazione di leggera anestesia della cute nella zona laterale della ferita, causata dalla recisione di piccoli nervi afferenti alla pelle, è presente quasi sempre (90%); questa insensibilità si riduce gradualmente nei 12 mesi successivi all’intervento, pur permanendo una sensibilità leggermente diversa rispetto a prima dell’operazione. Infine possono verificarsi casi di rumore tipo “click” proveniente dalla protesi, dovuti verosimilmente ad una micro instabilità della protesi (0,5%) in alcuni specifici movimenti. In alcuni casi non si associa nessuna sintomatologia clinica in altri invece è presente dolore o sensazione di cedimento dell’arto. Altre complicanze possono essere: - anemizzazione post-operatoria che può richiedere emo-trasfusione la quale non è esente da rischi (per es. : reazioni avverse quali sindrome brivido-ipertermica, reazioni allergiche quali orticaria, prurito, asma, vomito, dolori lombari, ittero, dispnea, ipotensione e nei casi gravi shock ed insufficienza renale, nonchè la trasmissione di virus dell'immmunodeficienza, dell'epatite, ecc.). Le perdite ematiche a volte sono tali da rendere indispensabile la somministrazione di sangue: tali trasfusioni, qualora non sia stato effettuato un programma di deposito anticipato del proprio sangue, sono effettuate utilizzando sangue proveniente dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale S. Chiara. - emartri e versamento articolare; - danni nervosi, vascolari o muscolo tendinei per lesioni iatrogene; - cicatrici cheloidee; - cattiva guarigione della ferita con sofferenza o infezione dei bordi; - mobilizzazione e/o rottura delle componenti protesiche; - zoppia; - sindrome algo-distrofica; - dismetrie / eterometrie; - ossificazioni eteropiche; - fratture periprotesiche . Complicanze aggiuntive legate alle eventuali patologie sofferte dal paziente ………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………; Io sottoscritto, in merito al trattamento proposto, dichiaro: −di essere stato adeguatamente informato circa i benefici, i rischi prevedibili, le possibili complicanze prevedibili, le alternative possibili, gli effetti indesiderati prevedibili, gli eventuali trattamenti terapeutici da effettuare dopo il trattamento sanitario; −di aver ricevuto un’informazione chiara, completa ed esaustiva, −di aver avuto il tempo di porre, senza fretta al Dr.……………………………………………tutte le domande che ho ritenuto più opportune riguardante l’intervento propostomi e di avere ricevuto risposte chiare e soddisfacenti. Invitato dal medico ho ripetuto allo stesso, con parole mie, le informazioni sopraindicate, dimostrando di aver compreso pienamente il significato delle informazioni ricevute dal medico. Sono stato altresì informato di poter revocare il mio consenso in qualsiasi momento e comunque prima che l’intervento stesso non sia più arrestabile Io sottoscritto, capace di intendere e volere, in grado di comprendere la lingua italiana, avuto adeguato tempo per leggere e riflettere sul presente modulo scritto, sulle informazioni riportate e su quelle integrate su mia richiesta e ricevute da parte del medico indicato Acconsento all’intervento propostomi al trattamento in urgenza con emoderivati Firma del paziente…………………………………………………………………………………………… Firma medico…………………………………………………………………………………………………