La capra - Fabbri Editori

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La capra - Fabbri Editori
2 Tanti modi di raccontare – La fiaba
Roberto Giuliano Salvadori
La capra
1. calabroni: grossi insetti forniti di pungiglione.
2. pudichi: casti, co-
stumati.
3. allibito: sbalordito,
sbigottito.
4. sconnesse: prive di
senso logico.
5. vello: mantello lano-
so.
6. fattezze: aspetto fi-
sico.
Volle il caso che il mago Cholam e il pastore Medardo si innamorassero perdutamente, nello stesso tempo, della bella Zelinda, incantevole contadinella di quella contrada.
Cholam aveva dalla sua la saggezza dei secoli e il possesso di poteri
straordinari; Medardo poteva contare sulla sua giovinezza e sulla sua
bellezza.
I due girarono attorno a Zelinda come calabroni1 instancabili che intreccino i loro voli dinanzi allo stesso splendido fiore, mostrandosi
l’un l’altro l’acuminato pungiglione.
Fu Cholam, alla fine, a invitare Zelinda – la quale, fino a quel momento, aveva seguito i maneggi dei due rivali con un fare che stava
fra il civettuolo e l’incerto – a pronunciarsi chiaramente per l’uno o
per l’altro dei pretendenti, alla presenza di entrambi.
Zelinda esitò un poco – o finse di esitare – ma alla fine, con parole
e con modi pudichi2 ma inequivocabili, arrossendo e chinando gli
occhi, fece cadere la sua scelta su Medardo.
La barbetta di Cholam, il suo volto raggrinzito come quello di una vecchia mela, la sua magrezza messa in rilievo dalle vesti ampie e pesanti
che indossava, il suo dorso così ricurvo da sembrare una gobba, facevano sì che Zelinda gli preferisse la freschezza e l’esuberanza di
Medardo, la cui voglia di vivere prorompeva dal corpo agile e robusto,
dalla sveltezza dei movimenti, dallo scintillar degli occhi mobilissimi.
Non appena Zelinda si fu dichiarata per il pastore e questi ebbe fatto un salto prodigioso per la gioia, Cholam, il mago, rimase per un
poco immobile e muto per la sorpresa e per il dispetto. Poi l’ira
montò improvvisamente dentro di lui: afferrata convulsamente la sua
bacchetta la puntò contro Zelinda, gridando con voce stridula: «Maledetta! Sii tu trasformata in capra all’istante, ch’altro non meriti».
Detto fatto. Mentre egli se ne andava a grandi passi, Medardo vide,
al posto di Zelinda, una capretta che belava con accento così lamentoso che pareva piangesse per un’incontenibile disperazione.
Non è da chiedere se Medardo rimanesse allibito3 e desolato. Prese a
singhiozzare, a pronunciar parole sconnesse4, a strapparsi i capelli che
aveva folti e ricciuti, a comportarsi insomma in modo tale da far compassione anche alle pietre che riempivano il monte tutt’intorno a loro.
A dire il vero si trattava di una capra assai graziosa, come raramente se ne erano viste: una capretta d’angora con la sua barba liscia che
pareva di seta, un vello5 fluente e candido, due piccole corna che
erano un amore a vederle, delle zampette nervose e sottili, fatte apposta per i salti. Tuttavia Zelinda era Zelinda e quella capra rimaneva una capra, anche se ne riproduceva, a suo modo, la bellezza e perfino, si sarebbe detto, le fattezze6.
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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2 Tanti modi di raccontare – La fiaba
Medardo non riusciva a darsi pace. Pensò alla morte e la invocò. Poi
prevalse la pietà per Zelinda, ossia per la capra che continuava a belare con toni sempre più dolorosi. Cominciò a carezzarla teneramente mentre grosse lacrime gli rigavano il volto, a chiamarla con i
nomi più dolci, a parlarle come si fa con un bambino, a vezzeggiarla, a coccolarla. Dapprima la capretta belava ancor più lamentosamente di quanto avesse fatto all’inizio, poi, a poco a poco, cominciò
a placarsi e, con la mansuetudine propria di questi animali, prese a
leccare la mano di Medardo che non è a dire quanto si commuovesse per questa manifestazione di affettuosità.
Scese la notte. I due si addormentarono, affranti ed esausti.
Quando venne l’alba, ognuno dei due si riscosse, gemendo sulla sua
disgrazia. Medardo si alzò faticosamente: gli sembrava che un cielo
così limpido non potesse accogliere sotto di sé un’ingiustizia tanto
grande. Ma non c’era nulla da fare.
Tornò a carezzare la capretta e si accorse che aveva le mammelle
gonfie di latte; sospirando e imprecando contro la sorte prese a
mungerla. Assaggiò quel latte: era eccellente.
Il gregge di Medardo non poteva rimanere a lungo senza le sue cure. Gli andò incontro, seguito dalla capretta, che procedeva più agilmente di lui tra i massi e i ripidi pendii.
Medardo camminava pensieroso. Che fare? Unire la fragile capretta
d’angora, quella che era la sua Zelinda, al gregge? Pensava con
preoccupazione alle altre capre dai peli ruvidi e sporchi, ai becchi
rozzi e aggressivi, al cane custode tanto severo da sfiorare la ferocia.
Come avrebbe potuto sostenere tutto questo la sua delicata capretta? Pure non v’era altra soluzione.
Giorno dopo giorno la capretta che era stata la sua Zelinda si andò
abituando a quel branco fra selvaggio e domestico, senza perdere la
sua gentilezza. Medardo la preferiva fra tutte e ogni volta che la
mungeva, ogni volta che la tosava, ogni volta che l’aiutava a partorire, quasi tremava per l’emozione e qualche belato sfuggiva alla capra
e qualche sospiro a lui. Tuttavia il latte della capra-Zelinda era il migliore di tutti e se ne traevano formaggi squisiti; il suo vello era così
fine che quando Medardo andava al mercato per venderlo i compratori se lo contendevano gridando alla meraviglia; i suoi capretti
avevano la carne più saporita e più tenera che fosse dato gustare.
Così passarono i mesi e gli anni. Finché su quella montagna abbandonata passò una fata, la fata Repentina nota a tutti per la sua bontà.
Le fu sufficiente un’occhiata dall’alto per rendersi conto di chi era
veramente la capretta d’angora che zampettava laggiù in mezzo al
gregge e, impietosita, si avvicinò a Medardo chiedendogli se voleva
che gli restituisse, usando i suoi poteri magici, la sua Zelinda così come l’aveva conosciuta.
Medardo, dopo un attimo di sorpresa e di esitazione, rispose di no.
(da Antifiabe, Sansoni, Firenze, rid. e adatt.)
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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