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PROGRAMMA E MATERIALI INDICE PROGRAMMA GENERALE 3 LA SESSIONE INIZIALE 5 IL GIARDINO DELLE IDEE 7 LA MAPPA DEL GIARDINO 8 ABSTRACTS DELLE IDEE 9 Comitato organizzatore: Andrea Lorenzet, Paolo Magaudda e Federico Neresini (STS Italia / PaSTIS). Segreteria organizzativa: Tiziana Piccioni Informazioni e contatti: [email protected] STS Italia: www.stsitalia.org PaSTIS (Padova Science Technology & Innovation Studies): www.pastis-research.eu In collaborazione con i corsi di: Sociologia Della Conoscenza - Laurea in Scienze Sociologiche Scienza, Tecnologia e Società - Laurea Magistrale in Sociologia Dipartimento di Sociologia – Università di Padova – Via Cesarotti, 10/12 – 35123 – Padova – www.sociologiapadova.it 2 PROGRAMMA – GIOVEDÌ 11 GIUGNO – Ore 15.00 – 17.30: Aula Magna - S ES S IO N E I NI ZI A LE 15.00 – Saluti del Direttore del Dipartimento di Sociologia VINCENZO PACE 15.15 – Introduce FEDERICO NERESINI (Università di Padova) 15.30 – BARRY BARNES (Exeter University) Radical subversion of science? Anodyne statement of the obvious:? Neither? What is constructivism anyway? 16.15 – DAVIDE SPARTI (Università di Siena) Le costellazioni non esistono in natura. Il costruzionismo e alcuni suoi limiti 17.00 – Dibattito Ore 17.30 – 18.00: PAUSA CAFFÉ Ore 18.00 – 19.30: Giardino del Dipartimento di Sociologia – S E S SI O NE I L G I A R D I N O D E L L E I D E E Corner 1: Genere e tecnoscienza SILVANA BADALONI, SONIA BRONDI, ALBERTA CONTARELLO, MICHELA COZZA e MICHELA NACCI. Corner 2: Vita quotidiana e tecnologie ENRICO MARCHETTI, LAURA VICTORIA CASTRO TROCHEZ e IGOR ANTONIO RIVERA GONZALEZ. Corner 3: Cibo, tecnologia e cultura CRISTINA GRASSENI e PAOLO MAGAUDDA. Corner 4: I laboratori e la socializzazione della scienza STEFANIA CAPOGNA, ERCOLE GIAP PARINI, GIUSEPPINA PELLEGRINO, MAURO TURRINI e ASSUNTA VITERITTI. Corner 5: La costruzione sociale della scienza ELOISA CIANCI, ANDREA LORENZET e PAOLO VOLONTÈ. Corner 6: Rischio e tecnoscienza SILVIA BRUZZONE, VALERIA DELLE CAVE e PAOLA SOBBRIO. ORE 20.30: CENA SOCIALE 3 – VENERDÌ 12 GIUGNO – Ore 9.30 – 10.45: Aula Magna S E S S IO N E P R O S P E T T I V E SULLA COSTRUZIONE DELLA TECNOSCIENZA ( P AR T E PR IM A) Introduce e coordina la discussione: MARIA CARMELA AGODI (Università di Napoli). Relazioni introduttive di: LUCA GUZZETTI (Università di Genova), ALVISE MATTOZZI (IUAV Venezia), GIUSEPPINA PELLEGRINO (Università della Calabria) e PAOLO VOLONTÈ (Politecnico di Milano). 10.45 – 11.00: PAUSA CAFFÉ Ore 11.00 – 13.00: Aula Magna S E S S IO N E P R O S P E T T I V E SULLA COSTRUZIONE DELLA TECNOSCIENZA ( P AR T E S E CON D A) ( P AR T E T E RZA) Dibattito aperto. 13.00 – 14.30: PRANZO BUFFET Ore 14.30 – 15.45: Aula Magna S E S S IO N E P R O S P E T T I V E SULLA COSTRUZIONE DELLA TECNOSCIENZA Segue il dibattito e conclusioni del workshop. 16.00 – 18.30: Aula 2 A S SE M B L E A D E I SO C I DI S TS I T AL I A 4 G IOVEDÌ 11 G IUGNO ORE 15.00-17-30 AULA MAGNA - S ESSIONE INIZIALE A society is a distribution of knowledge. Considered as knowledge a society is everything its members know, just as, considered as practice a society is everything its members do. (Barnes 1988 p. 46) If we focus on knowledge of society as a core constituent of society itself as a distribution of knowledge, then society is revealed as a sublime, monumental, self-fulfilling prophecy. (Barnes; 1988 p. 52) ABSTRACTS 3. Sex/Gender determination methods in women’s athletics 1960s [1966 1968 1992 1998 BARRY BARNES (Exeter University) Radical subversion of science? Anodyne statement of the obvious? Neither? What is constructivism anyway? Gynaecological examinations Nude parading at European Championships] Barr Body approved IOC SRY testing approved IOC Testing discontinued by IOC 4. On Social Reality Social objects are always….constituted by social acts;…the object is just the continuous possibility of the activity. What we think of as social objects….are in fact just placeholders for patterns of activities. (Searle, 1994 p.36 and p.57) 1. Garfinkel ‘She had large well-developed breasts co-existing with the normal external genitalia of a male. ……..Bilateral testicular biopsy showed some atrophy of the testes. A bucchal smear and skin biopsy revealed a negative [male] chromatin pattern.’ A society is a distribution of knowledge. Considered as knowledge a society is everything its members know, just as, considered as practice a society is everything its members do. (Barnes 1988 p.46) ‘… A castration operation was performed…. in which the penis and scrotum were skinned, the penis and testes amputated, and the skin of the amputated penis used for a vagina while labia were constructed from the skin of the scrotum.’ (Garfinkel 1967; pp. 119-120) If we focus on knowledge of society as a core constituent of society itself as a distribution of knowledge, then society is revealed as a sublime, monumental, self-fulfilling prophecy. (Barnes; 1988 p.52) 2. Methodological Prescriptions Objects….are in fact just placeholders for patterns of activities. (Searle, 1994 p. 36 and p. 57) 5 5. On Natural Reality and Natural Knowledge DAVIDE SPARTI (Università di Siena) Individuals must refer to each other to sustain a sense of the rightness of their individual labelling of a thing; but of course they must also refer to the thing-in-the-world itself and provisionally label it, or else there would be no collective opinion to provide the basis for a sense of correct classification. Both world-monitoring and person-monitoring activities are essential in the correct classification of ... empirical entities. Le costellazioni non esistono in natura. Il costruzionismo e alcuni suoi limiti Il costruzionismo è una teoria epistemologica che considera insufficiente l’immagine tradizionale della conoscenza come registrazione passiva o rispecchiamento neutrale di qualcosa di dato, enfatizzando la circolarità fra osservatore e osservato. Benché siano passati ormai quarant’anni da quando Peter Berger e Thomas Luckman hanno scritto La realtà come costruzione sociale (1997), una riarticolazione della sociologia fenomenologica di Schutz, per tracciare un bilancio epistemologico del costruzionismo ritengo sia imprescindibile prendere le mosse dalle tesi delineate da John Searle in La costruzione della realtà sociale. Nella prima parte del mio intervento esaminerò la nozione di assegnazione di funzione simbolica (X sta per Y in C). Nella seconda parte solleverò alcune questioni non chiarite nel quadro di Searle, in particolare lo statuto ambiguo della nozione di fatto bruto, o extrasociale. Se accettiamo la conclusioni raggiunte da Thomas Kuhn in La struttura delle rivoluzioni scientifiche, insieme al mito del dato ad essere messa in questione sarà proprio la nozione di fatto bruto. Accogliere la svolta di Kuhn non significa smettere di tracciare distinzioni, concludendo che tutto è frutto di costruzione. Di passaggio, traccerò la distinzione dunque fra due forme di costruzionismo (messa in forma della realtà, e doppio livello ermeneutico). L’ultima parte del mio contributo ha lo scopo di individuare alcune direzioni per sviluppare il costruzionismo oltre se stesso – o meglio, oltre lo slogan ormai scontato che questo o quello è «socialmente costruito». Mi pare opportuno avviarsi verso un costruzionismo «critico», consapevole, cioè, dei rischi che certe costruzioni (ad esempio quelle stigmatizzanti, come le “razze”) comportano. …..both ‘natural’ and ‘social’ facts are socially constructed. …. A mole, we might say, is whatever is counted a mole in the relevant medical collective, just as a doctor is whoever is counted a doctor in the relevant collective. …..But a fundamental difference exists at the second order. … members refer only to their own accounting in continuing to account someone a doctor, but refer ALSO to a real world externality in accounting something a mole. *** 6 GIOVEDÌ 11 GIUNGO - ORE 18.00 – 19.30: GIARDINO DEL DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA - I L GIARDINO DELLE IDEE Co rn e r 1 : Genere e tecnoscienza ALBERTA CONTARELLO , SILVANA B ADALONI , S ONIA BRONDI, Genere, scienza e tecnologia MICHELA COZZA e M ICHELA N ACCI , Genere tecniche e tecnologie: l’in-generazione degli artefatti e dei processi Co rn e r 2 : Vita quotidiana e tecnologie ENRICO M ARCHETTI, Reti sociotecniche e vita quotidiana. Analisi di un caso di malfunzionamento tecnico all'interno dell'Azienda Ospedaliera S. Anna di Ferrara IGOR ANTONIO RIVERA G ONZALEZ . E LAURA V ICTORIA C ASTRO TROCHEZ , Integrated Massive Rapid Transport Systems by Bus Co rn e r 3 : Cibo, tecnologia e cultura CRISTINA GRASSENI, La reinvenzione del cibo PAOLO M AGAUDDA, Tecnologia e rappresentazioni sociali nella costruzione del cibo tipico Co rn e r 4 : I laboratori e la socializzazione della scienza STEFANIA C APOGNA, Università e socializzazione della scienza ERCOLE G IAP PARINI , G IUSEPPINA PELLEGRINO, M AURO T URRINI e A SSUNTA V ITERITTI , Spazi, suoni, oggetti e corpi di laboratorio Co rn e r 5 : La costruzione sociale della scienza ELOISA C IANCI E P AOLO VOLONTÈ, La costruzione sociale del costruttivismo ANDREA L ORENZET, Non siamo mai stati sociologi. Cosa costruiamo quando sparisce il sociale? Co rn e r 6 : Rischio e tecnoscienza SILVIA BRUZZONE, Conoscenza del rischio incendio come pratica sociotecnica V ALERIA DELLE C AVE , Il ruolo della comunicazione nella costruzione dell'oggetto di rischio nanotecnologico PAOLA S OBBRIO, Il ruolo degli esperti e del pubblico nella costruzione sociale dello xenotrapianto 7 La M appa d el Gia r di no de ll e I d ee 8 approfondire contenuto e struttura della rappresentazione sociale di “scienza”, “tecnologia” “scienziato/a” in relazione alla questione di genere: i partecipanti sono stati invitati a riportare con singoli termini o brevi frasi cosa veniva loro in mente in risposta alle parole-stimolo. Seguivano alcuni quesiti, in forma di “tricky quiz”, che riguardano l’attribuzione di alcune importanti scoperte scientifiche a uomini o donne (es. Einstein è ampiamente debitore alla moglie Mileva Maric (matematica) per la formulazione della teoria della relatività. Quanto ritieni vera o falsa questa affermazione?). Ulteriori rilevazioni sono state effettuate tramite focus group con giovani ricercatori, donne e uomini, di diversa appartenenza disciplinare. Limitandoci qui a segnalare i risultati relativi ai compiti di associazione libera a “scienziata/o”, notiamo che essi hanno messo in luce una visione dell’impresa dello scienziato imperniata sulle virtù più tipiche della scienza ‘pura’ (laicità, passione per la conoscenza, curiosità) e solo in piccola parte sensibile all’utilità pratica (il potere dell’expertise). In contrasto, la versione femminile oscilla tra il riconoscimento della questione della disparità di genere, l’accentuazione dei prezzi da pagare (sacrificio) e la posizione privilegiata delle scienze della vita (biologia, medicina). Aspetti più superficiali di immagine non mancano in entrambi i casi. A BSTRACTS DELLE IDEE CORNER 1 GENERE E TECNOSCIENZA GENERE, SCIENZA E TECNOLOGIA ALBERTA CONTARELLO (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] SILVANA BADALONI (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] SONIA BRONDI (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] *** La presente proposta riguarda un tavolo di discussione relativo ad un Progetto di Ateneo dal titolo Questioni di genere nell’universo scientifico e tecnologico: l’emergenza Leaky Pipe. Il progetto vede il coinvolgimento di diverse competenze disciplinari - psicologia sociale, storia, sociologia, ingegneria dell’informazione - ed è stato avviato da un gruppo di studiose dell’Università di Padova per indagare il fenomeno della progressiva ‘perdita’ di potenziale presenza femminile a livelli elevati di istruzione ed occupazione (Contarello, Sarrica, 2008; cfr. Badaloni et al., 2008). Ne è parte integrante anche Fabio Lorenzi Cioldi (Università di Ginevra), esperto nell’ambito delle risposte psicosociali alle azioni positive e dell’androgenia psicologica (cfr. Lorenzi Cioldi, Buschini, 2008). L’indagine trova la sua cornice teorica nel modello delle rappresentazioni sociali (Moscovici, 1961/76; Farr e Moscovici, 1984), intese come forme di conoscenza sociale, pratica e condivisa. Hanno partecipato alla ricerca studentesse e studenti iscritte/i al secondo anno di diverse Facoltà dell’Università di Padova (Ingegneria, Psicologia e Scienze Matematiche Fisiche e Naturali), interpellate/i in qualità di potenziali futuri “scienziati”. Ad esse/i è stato somministrato un questionario volto a rilevare ed GENERE TECNICHE E TECNOLOGIE: L’IN-GENERAZIONE DEGLI ARTEFATTI E DEI PROCESSI MICHELA NACCI (UNIVERSITÀ DELL’AQUILA) [email protected] MICHELA COZZA (UNIVERSITÀ DI TRENTO) [email protected] Attraverso questo Laboratorio s’intende offrire, all’interno del più ampio dibattito su scienza, tecnologia e società, un’occasione di confronto e scambio di idee e conoscenze relative ai concetti di costruzione sociale del genere e di in-generazione delle pratiche di progettazione e uso di tecniche e tecnologie. Focalizzati ora sulle macchine e sulle tecniche nei lavori e nelle professioni, sin dall’epoca della Rivoluzione industriale, ora sulle tecnologie 9 dell’informazione e della comunicazione al centro della rivoluzione cyberfemminista, numerosi studi di stampo costruttivista e poststrutturalista hanno analizzato la co-costruzione sociale sia del genere che delle tecniche/tecnologie. Per i ricercatori di tale prospettiva il carattere del genere e delle tecniche/tecnologie è di tipo performativo e processuale: negli oggetti tecnici sono inscritti, più o meno consapevolmente attraverso i processi di sviluppo, significati e stereotipi di genere. Gli oggetti tecnici quindi performano ovvero veicolano una rappresentazione di genere influenzata dal contesto sociale e culturale nel quale sono stati progettati e realizzati. I processi di gender scripting a loro volta agiscono, pur in un senso non deterministico, sulle pratiche d’uso partecipando alla diffusione di una cultura tecnologica gendered. Il Laboratorio, poggiando su queste premesse e sulla percezione di utilità che potrebbe avere un’esplorazione condivisa dei concetti suddetti, sarà strutturato nel seguente modo. Una sintesi ragionata, messa a disposizione dei/delle partecipanti nell’ambito del Corner 1 dedicato a “Genere e tecnoscienza”, introdurrà i significati di alcuni concetti-chiave tra i quali “genere come costruzione sociale”, “tecnologia non-neutrale”, “tecniche e tecnologie gendered”, “pratiche di in-generazione”. Tale sintesi, attingendo principalmente ma non esclusivamente ai Feminist/Gender Technology Studies, cercherà di definire un framework teorico al quale i/le partecipanti saranno invitati a contribuire con brevi interventi, spontanei o preparati per l’occasione, che potranno avere carattere di integrazione teorico-concettuale o esemplificativa. In questo caso gli esempi dovranno essere riferiti a tecniche e tecnologie già analizzati in letteratura secondo un’ottica di genere, oppure dovranno essere esempi di tecniche e/o tecnologie oggetto di studio all’interno di progetti già realizzati, in corso o di futura realizzazione, condotti secondo una prospettiva di genere. Il confronto ed il conseguente dibattito consentiranno di mettere in luce la varietà dei posizionamenti teorico-metodologici dei partecipanti verificando la possibilità di una sintesi finale in grado di preservare la diversità delle prospettive. Potrà essere inoltre questa l’occasione per individuare punti di interesse comuni da sviluppare in future iniziative o da preservare e alimentare all’interno di un network dinamico e collaborativo sul rapporto fra genere, tecniche e tecnologie. CORNER 2 VITA QUOTIDIANA E TECNOLOGIE Reti sociotecniche e vita quotidiana. Analisi di un caso di malfunzionamento tecnico all'interno dell'Azienda Ospedaliera S. Anna di Ferrara ENRICO MARCHETTI (UNIVERSITÀ DI FERRARA) [email protected] Il 6 luglio del 2008 si diffonde la notizia di un grave malfunzionamento del sistema informativo dell'Azienda Ospedaliera di Ferrara. Sebbene non fosse chiara la natura tecnica del guasto, se non con un conciso e oscuro riferimento al «blocco del “SAP”1», la situazione di crisi generata dall'improvvisa rottura ha tenuto banco per diversi giorni. Il malfunzionamento, inizialmente limitato, si è esteso a diverse unità operative, interessando vari operatori e servizi e imponendo il ricorso a procedure amministrative e organizzative di emergenza per ripristinare funzioni abitualmente delegate al sistema informatico. L'eccezionalità del fenomeno è resa ancor più interessante dal fatto che proprio l'ospedale di Ferrara è stato uno dei primi nosocomi pubblici italiani ad aver puntato su un sistema informativo imperniato su un software (SAP) che è considerato il sistema di gestione per la pianificazione delle risorse d'impresa (Enterprise Resource Planning o semplicemente ERP) più utilizzato dalle grandi aziende private. Il malfunzionamento di un'infrastruttura informativa rappresenta un momento di crisi da cui cogliere utili informazioni sulle dinamiche che si sviluppano in contesti fortemente intrisi di tecnologia. Dal momento che un guasto tecnico di questa portata è un evento estremamente raro, le informazioni sulle dinamiche sociali ed organizzative che ne scaturiscono rappresentano un dato assolutamente unico e prezioso, a prescindere dal motivo del guasto. Per questo motivo, ripercorrere i momenti di un fenomeno tanto raro può permettere di rilevare la reale estensione della percezione del guasto e, da qui, una definizione più precisa degli attori in gioco nel processo che ha contraddistinto l'evoluzione del sistema informativo. Dall'analisi delle pratiche messe in atto per fronteggiare il malfunzionamento è lecito attendersi l'adozione di comportamenti e di procedure che testimoniano quanto e come l'organizzazione e gli attori 10 coinvolti siano in grado di ridefinire la situazione e il proprio ruolo attraverso una reciproca ri-negoziazione delle prassi. D'altro canto, il guasto tecnico offre al contempo la possibilità di definire in modo più preciso il ruolo dell'artefatto tecnologico, grazie alla sua momentanea incapacità di adempiere ai compiti ad esso delegati. Si tratta di informazioni capaci di ampliare la conoscenza del contesto organizzativo, specificare ulteriormente il peso e le caratteristiche degli attori in gioco, aiutare a focalizzare l'attenzione sui processi generati dai guasti tecnici, rilevare le strategie più adeguate per fare fronte a eventi di crisi. L'attenzione su questi elementi può aiutare a far luce su alcuni aspetti poco studiati e a rispondere ad alcune domande più generali di estrema rilevanza. some aspects: Conception and innovation (Vinck, 2000) interdisciplinary job (Vinck, 1999) construction of social - technical nets (Latour, 1992) interaction between science and society (Vinck, 2007), processes of knowledge management (Hull, 1999) and intermediate objects (Vinck, 1999). In the present article, we’ll analyze the webs sociotechniques that intervened in the system IMRTS in the Mexico City. After a preliminary exploration of cases that have adopted the IMRTS, is noted an incorporation accord to the needs of mobility of the city (Wright, 2002), environmental, social, economic issues as well as the government and incorporation politics, among others. At the same time is searched the integration of a complementing and circulating interdisciplinary job (Vinck, 2007). In which local and international changes can be provided In IMRTS transfer processes is searched a sustainability and the generation of structural and social benefits for the cities like social environment. To characterize the strategies of diffusion for the learning and knowledge of the public, is needed the role of scientific, business and financial actors. Finally, is proposed a dynamic interaction between actors and results through time, analyzing the implementation of IMRTS like socialtechnical development; that have a own context to the development of this system like innovation sociotechnologic. *** Integrated Massive Rapid Transport Systems by Bus IGOR ANTONIO RIVERA GONZALEZ (UPIICSA SEPI –NATIONAL POLYTECHNIC INSTITUTE - MEXICO) [email protected]. LAURA VICTORIA CASTRO TROCHEZ (UNIVERSITÈ LUMIÈRE LYON 2 – FR) [email protected] Technological innovation is a theme that has earned a lot of attention among scientifics, investigators and businessmen all over the world. Technological innovation is an interactive process between knowledge and investigation that requires an advance through time to know the background of the technologies and the development of the theory of growing performances of adoption (REDES, 1996). The Integrated Massive Rapid Transport Systems by Bus have become an innovation that have been developed since XIX century, For instance in Curitiba case, like is shown by Pinheiro (2005), the process of this innovation has driven the adoption of technologies like a response to their needs. This study takes the problem of transfer and incorporates Integrated Massive Rapid Transport Systems by Bus (IMRTS) adopted as a strategic solution in several cities of the world and Latinamérica specialty. The goal is to analyze each one of the parts of the system and the whole system. The studies attaches with this objet have some points are: The esthetic of the cities, the solution of problems of mass transport. The study articulate 11 "rideterminazione". Uno degli obiettivi sarebbe di contribuire in modo originale a far emergere eventuali conflittualità tra diversi modelli di sostenibilità, località o tipicità; e distinguere, per esempio, tra forme efficaci di consumo critico e la generica promozione dell'identità locale, talvolta illusoria nella sua offerta di "autenticità" - visti i complessi scenari di produzione e distribuzione, di attribuzione di marchi e di "branding" (Arvidsson). Inoltre l'analisi fine, "microscopica" e bottom-up dei contesti e dei meccanismi locali, come la ridefinizione dei contesti di produzione si riverbera sulla ridefinizione anche globale delle merci e delle loro rappresentazioni, e viceversa. Un altro obiettivo quindi sarebbe di esplorare "sul campo" limiti e possibilità di una comparazione per casi e per contesti basata su descrizioni dense (Geertz): una "comparazione ben temperata" (L. Nader). Quale ruolo giocano le innovazioni tecnologiche e i processi di standardizzazione nella produzione del cibo tipico e tradizionale? Come gli stili alimentari contribuiscono alla rideterminazione del valore del cibo attraverso reti di distribuzione e ristorazione? Che ruolo gioca e con quali meccanismi di risignificazione la comunicazione nei circuiti e movimenti bottom-up di "critical rebranding" resa possibile anche dall'alfabetizzazione digitale? CORNER 3 CIBO, TECNOLOGIA E CULTURA La reinvenzione del cibo CRISTINA GRASSENI (UNIVERSITÀ DI BERGAMO) [email protected] Proposta di una ricerca sulle trasformazioni nella produzione, percezione, rappresentazione e consumo del cibo, nella direzione di culture, economie e innovazioni tecno-scientifiche dell’alimentazione socialmente ed ecologicamente sostenibili: dall'industria agroalimentare e il consumo di massa alle recenti strategie per la valorizzazione del cibo come patrimonio immateriale, eredità culturale e aggregatore di relazioni e stili di vita. In sintesi, ci si propone di testare l'interesse, le competenze in campo e le reti di ricerca esistenti ai fini della definizione di uno spazio progettuale caratterizzato da inter-disciplinarietà e capacità di affrontare contemporaneamente ma con approcci adeguatamente differenziati la complessa filiera delle trasformazioni del cibo, dalla produzione al consumo, agli stili di vita. In Italia (ma anche in altri Paesi) si sta assistendo a un fenomeno di autoorganizzazione diffusa, sia di gruppi autonomi collegati in rete (ad esempio i Gruppi di Acquisto Solidale) sia di movimenti come Slow Food, ma anche di associazioni di piccoli coltivatori, o di progetti di sviluppo locale come gli ecomusei, etc. Questi nuovi soggetti, politici, culturali e sociali, apro interessanti questioni, sull’uso del territorio, il rapporto cittàcampagna e la governance dello sviluppo locale, per una produzione e un consumo sostenibili socialmente, oltre che ecologicamente. Dalla tecnoscienza, al ritorno alla Terra Madre, al "consum-attore" critico (Fabris): questo progetto (il cui prototipo è stato già presentato per una richiesta di finanziamento FIRB socio-antropologico, ma ampiamente riesplorabile nei contenuti ed espandibile nella rete di contatti scientifici) intende investigare i molti nessi possibili - eventualmente anche ambivalenti - tra la "patrimonializzazione" del cibo come "food heritage" e la sua "riscoperta" come strategia di sviluppo sostenibile e di critica culturale a un tempo. La "reinvenzione del cibo" (Grasseni 2007) sarà quindi intesa sia nel senso di "riscoperta" che di "costruzione" o *** Tecnologie e rappresentazioni sociali nella costruzione del cibo tipico PAOLO MAGAUDDA (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] A livello produttivo le innovazioni tecniche nel campo alimentare si configurano nei termini di una complessa mediazione tra nuovo e antico. In merito alla specifica produzione di prodotti locali, tipici e tradizionali e alla costruzione della loro identità, tale relazione coinvolge non solamente gli addetti ai lavori e le caratteristiche stesse dei processi produttivi, ma anche, in senso più ampio, l’ambito delle rappresentazioni e delle percezioni del pubblico. Il progetto di ricerca realizzato con dal gruppo di ricerca PaSTIS intende approfondire proprio questo insieme di aspetti, chiedendosi, in particolare, in che modo le produzioni alimentari tipiche debbano confrontarsi con l’innovazione tecnica e quali relazioni esistano tra autenticità dei cibi, nuove tecniche e tecnologie di produzione alimentare. 12 Questo nesso è particolarmente rilevante a partire dalla consapevolezza che l’identità e il valore culturale dei cibi sono costruzioni collettive che procedono attraversando numerose distinzioni, come quella tra autentico o costruito, tra tradizionale e nuovo, tra locale e globale e tra naturale ed artificiale. In questo campo, i processi produttivi si evolvono in relazione all’interazione tra rappresentazioni, percezioni, identità e valori da un lato, e l’affermarsi di innovazioni e nuove tecniche dall’altro. In particolare, al centro della relazione tra tecnologica e cibo troviamo la necessità di combinare la standardizzazione dei processi produttivi con il mantenimento dell’identità locale e dei tratti di tipicità del cibo. A tracciare i confini della standardizzazione sono, inoltre, anche le procedure e le caratteristiche dei disciplinari di produzione, quali le certificazioni DOC, DOP e IGP. La negoziazione tra innovazione e tradizione prende forma anche attraverso le rappresentazioni della cultura di massa e popolare, oltre che nelle percezioni del pubblico. In particolare, la televisione è un potente elemento nella produzione degli immaginari gastronomici e legati ai prodotti tipici. Attraverso le ricette nei programmi televisivi, i servizi dei telegiornali, le trasmissioni dedicate ai prodotti tipici e locali si contribuisce in modo particolare a costruire non solo la tradizione alimentare tipica e tradizionale, ma anche a rinsaldare e trasformare, in processi più lunghi, la categoria di cibo tradizionale. È attraverso le televisioni che nuovi processi produttivi di cibi tradizionali vengono “ancorati” a più generali schemi interpretativi e valoriali che finiscono per strutturare e dare forma alle percezioni del pubblico. Inoltre gli immaginari, le rappresentazioni e i discorsi sul cibo che circolano a livello della sfera pubblica influenzano le rappresentazioni nei media, contribuendo alla loro strutturazione in un’interazione complessa. CORNER 4 I LABORATORI E LA SOCIALIZZAZIONE DELLA SCIENZA Università e socializzazione della scienza STEFANIA CAPOGNA (UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA) [email protected] Le scienze sociali hanno avuto sempre un ruolo subalterno rispetto alle scienze della natura. Tuttavia, si sta affermando un vasto movimento di idee secondo cui le scienze sociali possono essere un supporto valido alle scienze della natura. Obiettivo della ricerca dunque si pone ad un duplice livello: contribuire a chiarire la molteplicità di attività attraverso cui si esplicita la III missione universitaria; contribuire a comprendere gli strumenti/politiche attivate dagli atenei per governare questo processo (incubatori, parchi scientifici ecc.) In linea generale, con il concetto di III missione universitaria si intende la promozione di interventi che siano capaci di favorire la diffusione dei risultati dell'attività di ricerca affinché questi contribuiscano allo sviluppo socio-economico del territorio in una chiave locale e nazionale. Il tipo di interventi e la relativa modalità di gestione di tutte le attività ad essi connesse, tuttavia, è cosa quanto mai complessa e ancora non sufficientemente studiata e valutata. Pur in assenza di una visione di sistema e di una linea di indirizzo definita si può notare nei provvedimenti normativi degli ultimi dieci anni – che si inscrivono in una logica di decentramento e semplificazione amministrativa (L. 196/97, L. Ruberti, L. 30/2001) - una pressione crescente verso un ruolo di intermediazione e attivazione delle università; e una spinta al passaggio da un modo uno a un modo due nella promozione della conoscenza. Frutto di questa visione è la sempre più diffusa idea di dover innescare un meccanismo virtuoso capace di integrare saperi, prospettive e competenze in ragione del fatto che nella società postmoderna l’innovatività si produce negli interstizi di confine tra ambiti diversi. Per dar conto della vivacità delle tensioni in atto si proverà a ricostruire il quadro delle riflessioni scaturite dalla ricerca, tutt’ora in corso, all’interno dell’ufficio Parco Scientifico di Tor Vergata con l’obiettivo di evidenziare: 13 la complessità delle dimensioni che caratterizzano la cosiddetta III missione universitaria secondo la prospettiva degli attori osservati; b) la diversità di approcci con cui questa si presenta (sociale versus “mercatista”; ampia versus ristretta). La riflessione potrà soffermarsi inoltre sul Parco Scientifico come strumento di governo delle università attraverso cui organizzare e gestire i processi sociali che scaturiscono dalle relazioni con il più vasto territorio di riferimento. A questo scopo, si proverà ad illustrare il processo organizzativo attraverso cui si persegue, nel contesto osservato, la valorizzazione socio-economica della ricerca scientifica e tecnologica per vedere in quali interstizi organizzativi si insinua la dimensione sociale e il contributo delle scienze sociali. Il processo organizzativo infatti può essere osservato attraverso almeno quattro fasi distintive: quella di input, quella di “organizing”; quella di output e quella gestionale, trasversale a tutto il resto. Le scienze sociali trovano una loro puntuale applicazione in ognuna di queste fasi con obiettivi e competenze ogni volta diverse; comprenderne gli spazi di applicazione consentirebbe anche di apprezzarne e potenziarne la funzione. Ancora oggi, infatti, nonostante la loro rivalutazione continuano ad essere considerate come ancillari e di supporto alla capacità di produrre innovazione scientifica e tecnologica delle scienze esatte. Il senso complessivo che si vuole attribuire a questo lavoro va oltre la condivisione di un progetto di ricerca su cui accogliere critiche costruttive per il suo miglioramento; ciò che più interessa è la volontà di indicare un’area di ricerca attorno alla quale raccogliere interessi e promuovere collaborazione. La sessione intende presentare alcune tendenze della ricerca etnografica nei laboratori scientifici. La prima generazione di antropologia della scienza ha decostruito il processo di conoscenza equiparando i laboratori scientifici ad altri posti di lavoro studiati da sociologi in altri contesti. Ricollegandoci a questo filone di ricerca, intendiamo portarlo avanti superando la mera dimostrazione che la scienza che esiste in pratica non è uguale a quella che si legge nei manuali e insistendo nel mappare alcune delle molteplici sfaccettature che la pratica scientifica assume nel rapporto con l’apprendimento, con la ricerca estetica, con il linguaggio e nell’interazione umano-macchina. La ricerca delle grammatiche dell’azione o, se vogliamo, degli aspetti non verbalizzabili del pensiero ha imposto lo strumento metodologico privilegiato dell’osservazione etnografica, di cui si è voluto esaltare la ricchezza attraverso video, foto e suoni alcune particolarità del lavoro di laboratorio. Le ricerche si articolano in contesti scientifici diversi che abbiamo raggruppato in due progetti: i primi appartenenti alle scienze della vita e i secondi alla fisica. Il primo progetto, realizzato da Assunta Viteritti e Mauro Turrini, intende contribuire all’analisi della costruzione sociale della pratica tecnoscientifica in laboratorio intesa come pratica di apprendimento situato. Esso intende indagare il «saper fare» e il «saper guardare» in due diversi contesti: un laboratorio di ricerca sulle cellule staminali e diversi laboratori clinici di citogenetica. Come ci si appropria della pratica esperta? Come si osserva la form-azione di un campo scientifico? Come seguire in azione la pratica scientifica? Quante dimensioni sono implicate nella pratica scientifica ordinaria? Tali domande generali declinate sul campo di ricerca diventano: come si impara a lavorare «sotto cappa»? come si impara l’uso della «pipetta»? come si impara a «stare al bancone»? In quante maniere può essere letto un cromosoma? Che cosa c’entra la ricerca del bello con l’analisi citogenetica? Una diagnosi genetica è più vicina a un documento scientifico, a un’opera d’arte o a tutt’e due? Questi aspetti pratici e di routine sono alla base della “costruzione sociale del fare pratico della scienza” e saranno resi visibili attraverso l’utilizzo di foto e video che consentiranno una visione ravvicinata del terreno di ricerca. Il secondo progetto, coordinato da Ercole Giap Parini in collaborazione con Giuseppina Pellegrino, è finalizzato ad analizzare le trasformazioni della scienza, sia dal punto di vista della pratica, sia dal punto di vista della conoscenza, intese nella loro dinamicità processuale e nelle loro interrelazioni. Tali trasformazioni riguardano la percezione del sapere scientifico da parte degli scienziati e le rappresentazioni che essi costruiscono nella loro pratica quotidiana. La ricerca focalizza le *** Spazi, suoni, oggetti e corpi di laboratorio ERCOLE GIAP PARINI (UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA) [email protected] GIUSEPPINA PELLEGRINO (UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA) [email protected] MAURO TURRINI (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] ASSUNTA VITERITTI (UNIVERSITÀ DI ROMA – LA SAPIENZA) [email protected] 14 percezioni e le pratiche di lavoro del laboratorio scientifico, in cui il sapere si articola in connessione con gli oggetti e gli strumenti che contribuiscono a produrlo. Tali strumenti, allo stesso tempo, limitano e rendono possibile l’azione degli scienziati. Il progetto quindi guarda al laboratorio come luogo di produzione della conoscenza tecnoscientifica, in cui scienza e infrastrutture tecnologiche sono strettamente interrelate. Lo studio di caso, condotto con interviste in profondità e visite periodiche, è il Laboratorio di Fisica dei materiali e delle Superfici (Università della Calabria). Immagini e voci dal laboratorio integreranno la presentazione del progetto, al fine di materializzare il campo di indagine e la densità tecnologica del laboratorio. CORNER 5 LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA SCIENZA La costruzione sociale del costruttivismo ELOISA CIANCI (UNIVERSITÀ DI BERGAMO) [email protected] PAOLO VOLONTÈ (POLITECNICO DI MILANO) [email protected] «Chi sa che cos’è il costruttivismo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so» (Agostino, Confessioni, XI, 20). Si propone un “gioco” collettivo che, approfittando del contesto informale del Giardino delle idee, consenta di ragionare con leggerezza intorno al costruttivismo quale paradigma epistemologico nei processi di produzione di conoscenza scientifica. Proprio perché non esiste una definizione ortodossa e “oggettiva” di costruttivismo, obiettivo del gioco sarà costruirne socialmente una e sottoporla alla discussione critica dei partecipanti. Lavorando su due cartelloni si chiederà ai passanti di valutare il grado di coerenza con l’approccio costruttivista di un certo numero di citazioni prese dalla letteratura STS. Al termine, le frasi percepite come più vicine al costruttivismo verranno raggruppate, dando così origine empiricamente a una sua definizione grezza, che verrà analizzata e rielaborata attraverso un dibattito tra gli interessati. Nella conduzione del gioco si mirerà in particolar modo a far emergere analogie e differenze tra l’approccio costruttivista e altri paradigmi epistemologici rilevanti per gli STS (relativismo, realismo, idealismo, funzionalismo ecc.), la presenza diffusa del paradigma costruttivista nella letteratura STS, e le diverse percezioni che presumibilmente avranno i partecipanti su questi argomenti. Si intende così giungere a una sorta di costruzione sociale del costruttivismo. *** 15 Non siamo mai stati sociologi. Cosa costruiamo quando sparisce il sociale? ANDREA LORENZET (UNIVERSITÀ DI PADOVA) [email protected] CORNER 6 RISCHIO E TECNOSCIENZA Conoscenza del rischio incendio come pratica sociotecnica SILVIA BRUZZONE (CURAPP-CNRS - FR) [email protected] Prendendo le mosse dal dibattito in ambito STS che riguarda l’alternativa tra costruttivismo e costruttivismo sociale l’intervento vuole porre ai partecipanti un quesito che ha il sapore della provocazione: attraverso quali mezzi è possibile identificare il “sociale” nei processi che riguardano la costruzione della realtà? E’ possibile vedere/sentire/udire o percepire il sociale in qualche modo, oppure la sua esistenza presuppone un atto di fede? E se qualcuno questa fede dimostra di non averla, può avere almeno la speranza che sia possibile costruire qualcosa nella realtà? Che cosa resta ai santommaso, creare nuovi nomi per nuovi corsi di laurea o consegnare ad altri (semiotici?) lo scettro della propria legittimità disciplinare? La discussione è particolarmente indicata per chi ha sempre – anche senza ammetterlo in pubblico - sentito accompagnare all’enunciazione del termine “sociale” un leggero brivido di schiena, per arrivare all’amara conclusione che forse, in fondo e fortunatamente, non siamo mai stati sociologi. Si tratta di un paper che vuole esplorare il contributo che l’approccio al lavoro situato può fornire nelle politiche di conoscenza e gestione dei rischi naturali.A partire da una ricerca in corso, l’analisi intende concentrarsi sul network di attori e pratiche che si costruiscono intorno ad un oggetto tecnico e nello specifico un sistema di previsione incendi boschivi. Si tratta di una pratica che mira a prevedere il rischio attraverso il supporto di previsioni meteo e, in base all’esito della previsione, la predisposizione di personale e mezzi in monitoraggio preventivo sul territorio. Il sistema informativo, che si concretizza nella produzione di un documento cartografico e bollettino, si configura come un boundary object che rende conto del lavoro delle diverse comunità di pratiche che compongono il servizio: il centro di calcolo/simulazione incaricato di formulare la previsione, il corpo forestale deputato al coordinamento dei diversi attori sul territorio in caso di allerta e infine gli operatori volontari chiamati ad effettuare il pattugliamento preventivo. Si vuole procedere all’analisi di come il sistema di previsione bollettino/mappa venga quindi emendato, dettagliato nella pratica per rendere conto del lavoro di ciascuna delle comunità pratiche sopramenzionate. Si tratta quindi di concentrarsi sulle iscrizioni che dettagliano localmente il sistema informativo, sulla conoscenza nascosta, sul dato-per scontato che consente di dare conto del lavoro di ciascuna comunità. Ciò consente di mettere in evidenza la molteplicità di narrazioni esistenti intorno al servizio in questione ma anche al rischio stesso e alla sua gestione: rischio come calcolo e simulazione scientifici, come controllo e gerarchia o ancora come “country knowledge” e “presenza” sul territorio. Quest’analisi appare di particolare rilevanza intanto perché mette in evidenza come la conoscenza del rischio passi fondamentalmente dal lavoro messo in pratica per la sua gestione e controllo. Inoltre il problema del coordinamento, fra diversi attori e azioni, viene qui riformulato principalmente come problema di messa in visibilità e in relazione delle diverse narrazioni che si producono sul campo. 16 Il ruolo degli esperti e del pubblico nella costruzione sociale dello xenotrapianto PAOLA SOBBRIO (UNIVERSITÀ DI MESSINA) [email protected] *** Il ruolo della comunicazione nella costruzione dell'oggetto di rischio nanotecnologico VALERIA DELLE CAVE (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO E SISSA - TRIESTE) [email protected] Lo xenotrapianto, il trapianto di organi da animale a uomo, è oggi considerato una promessa quasi mantenuta da parte della comunità scientifica, grazie all’ingegneria genetica che ha permesso di modificare il genoma dei suini rendendo così concreta la possibilità che gli organi umani possano essere sostituiti da quelli animali. La ricerca in questo campo è già nella fase dell’applicazione sull’uomo nel caso delle isole pancreatiche derivate da suino per i malati di diabete e delle cellule neuronali per i malati di Parkinson. Questa possibilità, tuttavia, non è scevra da rischi di diffusione di virus ed anzi questi sono stati sottolineati dalla stessa comunità scientifica che ne ha esaltato i benefici. Per questo motivo, è necessario che le Istituzioni, oggi guidate solo dai c.d esperti, passino da un approccio tecnocratico della scienza al rischio, ad uno socialmente orientato che possa creare le condizioni per coinvolgere il pubblico, da un lato nella valutazione ed accettazione dello stesso xenotrapianto, dall’altro nella governance del rischio da questo eventualmente creato. I metodi utilizzati per raggiungere questo obiettivo sono svariati, come nei casi delle consultazioni svolte in Canada, Australia e Nuova Zelanda, sondaggi tramite questionari, audizioni pubbliche, focus groups e interviste telefoniche. Le consultazioni pubbliche relative agli xenotrapianti, oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica relativamente all’analisi e all’interpretazione del risultato emerso dalle stesse, non si soffermano tuttavia su un punto che oggi costituisce la domanda centrale nella consultazione, ossia chi debba intendersi per pubblico. Esiste un pubblico generico o piuttosto dobbiamo parlare di pubblici, dal momento che lo xenotrapianto coinvolge sia soggetti quali i medici, il personale sanitario, i pazienti, le famiglie dei pazienti, ma anche soggetti totalmente estranei alla sfera della salute del paziente trapiantato che, potrebbero ritrovarsi coinvolti nel rischio derivante dallo xenotrapianto. Questi soggetti, oggi, non possono più essere considerati, nonostante alcuni tentativi ancora ravvisabili nella comunità scientifica e di riflesso nelle stesse Istituzioni, come incapaci di decidere perché non esperti e né essere strumentalizzati nelle consultazioni solo per creare le condizioni del Negli studi sul rischio tecnologico sono prevalenti le prospettive che analizzano la comunicazione del rischio nelle situazioni di controversia sociale e in seguito o in concomitanza ad eventi dannosi e di emergenza. Mentre l'analisi della costruzione dell'oggetto di rischio tecnologico precedente al dissenso e a quello che potremmo definire una discontinuità tra una situazione passata e una futura (Luhmann, 1996), occupa uno spazio minoritario. Per migliorare la nostra comprensione di come i rischi entrino ad essere parte di una tecnologia man mano che la tecnologia evolve (Hilgartner, 1992) sarebbe necessario analizzare i processi di costruzione degli oggetti di rischio fin dal momento in cui un oggetto tecnologico entra nella società, come nel caso di tecnologie emergenti quali le nanotecnologie. L'analisi della costruzione dell'oggetto di rischio nanotecnologico andrebbe realizzata su tre livelli: studiare la definizione degli oggetti nanotecnologici, individuare gli attori che sono responsabili dell'associazione oggetto-rischio, e comprendere il tipo di rischio e di danno (salute, democrazia, etica, vita) associato al particolare oggetto. Per rendere tale analisi efficace, è indispensabile scegliere il luogo dentro cui tale costruzione di significato avviene. La dimensione della comunicazione è uno spazio che può essere considerato privilegiato, poiché palesa, nei contenuti e nei collegamenti tra i diversi attori della comunicazione, il processo di costruzione dell'oggetto di rischio. In particolare la comunicazione supporta quella rete di definizioni che si instaura sottoforma di discorso sul rischio. Nel caso delle nanotecnologie tale costruzione è già in fase di realizzazione, sia nella comunicazione pubblica di diversi attori sociali che nella stampa internazionale. E nella mia presentazione vorrei proprio evidenziare tale aspetto. *** 17 consenso sociale che aprano la strada al passaggio dalla sperimentazione tra animali (maiale-babbuino) a quella maiale-uomo. Il pubblico, o i pubblici, nelle questioni tecno-scientifiche, non può più, quindi, avere un ruolo passivo o marginale quanto piuttosto un ruolo di coproduzione di conoscenza cosi che possiamo parlare di citizen-scientist and lay-expert. Attraverso l’analisi della letteratura scientifica sul coinvolgimento del pubblico nello xenotrapianto, notiamo come nonostante a livello istituzionale si cerchi, strumentalmente, di costruire attraverso questo un rapporto di fiducia tra Istituzioni e pubblico, dall’altro la comunità scientifica, per la maggior parte, tenda a sminuire il ruolo del pubblico stesso (sia che per pubblico s’intenda il personale sanitario, il medico, il paziente, i suoi familiari o il semplice cittadino) nel momento in cui, dalla consultazione risulta che, questo non è d’accordo con la ricerca sullo xenotrapianto, cercando la causa di questa mancata accettazione, soltanto, e anche in questo caso strumentalmente, nella scarsa o erronea informazione ricevuta da parte di questi soggetti. Questo lavoro si svolge all’interno del progetto “Xenome” commissionato dalla Commissione Europea nell’ambito del Sesto Programma Quadro. 18