Capitolato tecnico

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Capitolato tecnico
Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa - Traduzioni
23 luglio 2013
Vedomosti
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Pagina 1/6 – Il ritorno della politica
Giovedì, quando Aleksey Navalny e Pyotr Ofitserov sono stati arrestati nell’ aula del tribunale, gli
osservatori si erano affrettati a dichiarare “la fine della politica pubblica”. Il giorno dopo, però, gli
arrestati sono stati improvvisamente rilasciati. Una perplessità positiva è sopravvenuta a una
perplessità negativa. Ci sono tante spiegazioni dell’accaduto: i politologi popolari producono in
continuazione una versione contraddittoria dopo l’altra. Molti, però, concordano su una cosa: la
politica, almeno per un mese e mezzo, è tornata.
Le elezioni non ci sono solo a Mosca. La partecipazione di Navalny ai giochi potrebbe inasprire
fortemente la situazione a Ekaterinburg e nella Regione di Yaroslavl. Vi sono candidati di grande
visibilità che vanno alle elezioni candidandosi per conto della “Piattaforma civica” di Mikhail
Prokhorov; in entrambi i casi sono nel mirino degli organi di giustizia. Il giorno della liberazione di
Navalny, Evgheny Royzman ha annunciato la propria partecipazione alle elezioni del sindaco di
Ekaterinburg. Quanto a Royzman, per il momento non rischia l’arresto (gli organi di giustizia
avevano più volte iniziato processi riguardo all’attività del suo fondo “La città senza droga”), però
la sua compagna di battaglia, Oksana Panova, è sotto inchiesta. Un altro candidato di “Piattaforma
civica” è il processato Evgheny Urlashov, destituito venerdi in via temporanea dall’incarico di
sindaco di Yaroslavl . Ciò che ancora alcuni giorni fa sembrava una situazione di stallo, oggi sembra
uno spazio per la manovra.
Il politologo Aleksey Makarkin parla del “ritorno della politica”. La situazione in cui la politica
sembra un campo prosciugato, in cui sono possibili soltanto delle manovre d’apparato, è
cambiata, quali che siano i motivi nascosti che ne sono stati la causa. Ora possono avere luogo dei
processi dinamici in cui è difficile sopravalutare il ruolo delle figure di spicco come Royzman e
Urlashov. Anche il politologo Aleksandr Kynev parla delle stesse cose, osservando che i sondaggi
sociologici non tengono conto della dinamica che potrebbe nascere con l’inserimento di Navalny
nella corsa elettorale. L’entusiasmo dei politologi è comprensibile.
È facile capirli: vivere in un mondo che agisce sulla base di leggi ragionevoli fa meglio alla ragione
che non esistere nell’oscurità dell’ignoto.
Non sappiamo e difficilmente sapremo per certo con che cosa si spiegano le notizie avutesi ieri dei
piani dei deputati della Duma di Stato di inserire nell’elenco degli articoli economici soggetti
all’indulto anche l’articolo 160 del Codice Penale della FR (la malversazione), per il quale è stato
condannato Navalny. Guardando da fuori sembra che il sistema si sia ritrovato nel ruolo di chi
insegue.
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Le cose potrebbero anche stare in modo totalmente diverso. Che la vicenda dell’arresto e la
liberazione di Navalny sia stata calcolata oppure il risultato di azioni non coordinate, la situazione
elettorale ha comunque già ricevuto una spinta. Non è escluso che ignoriamo chi sia il beneficiario
principale di quanto sta avvenendo. Forse è Sobyanin, forse qualcun altro. Comunque sia, la
campagna in strada, l’attivazione dell’elettorato di protesta e di osservatori indipendenti sono gli
indizi di quella dinamica che è capace di modificare l’assetto delle forze, indipendentemente dal
fatto se i manager politici del Cremlino ritengono o meno interamente programmata questa
situazione.
In generale, l’ulteriore evoluzione degli eventi adesso non è nota a nessuno. Ed è questa incertezza
che costituisce il campo per la politica.
Autore: editoriale
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Traduzione: Lev Kats
Vedomosti
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Pagina 11 – Rosneft aspetterà l’autunno
Sommario: Fino almeno all’autunno, Rosneft non potrà incrementare le forniture di petrolio nella
Cina. Perché il rispettivo accordo tra i governi non è ancora stato ratificato dalla Duma
“Voi non amate la Cina, noi invece sì”, - rimproverava il presidente di Rosneft Igor Sechin il
corrispondente di un canale televisivo privato nel corso del Forum Economico di San Pietroburgo.
Ha acconsentito di parlare con i giornalisti dopo aver firmato un accordo senza precedenti con
CNPC sull’ampliamento delle forniture del petrolio russo dagli attuali 15 milioni di tonnellate
l’anno per un periodo di 20 anni ad altri 360 milioni di tonnellate per 25 anni (circa 14,4 milioni di
tonnellate l’anno), con un anticipo di $60 miliardi. “Oggi è un grande onore per me informare sia il
mercato che i media degli accordi strategici raggiunti ieri e formalizzati oggi in forma definitiva,
sull’incremento delle forniture e in generale sul lavoro su un ampio spettro di indirizzi con i nostri
partner cinesi nel quadro della realizzazione degli accordi raggiunti”, - disse allora Sechin.
Vedomosti però ha accertato che Sechin ha fatto una dichiarazione troppo affrettata riguardo alla
formalizzazione definitiva degli accordi. Fu proprio lui che insistette sulla stipula più rapida
possibile di un accordo intergovernativo che il 22 marzo hanno firmato il Presidente Vladimir Putin
e il Presidente della Cina, Xi Jinping, nel corso della prima visita all’estero di quest’ultimo, spiega
una fonte nel Governo. Fu stipulato in fretta, ma da allora non è stato ancora ratificato, aggiunge.
Senza la ratifica dell’accordo, le forniture supplementari sono impossibili, fa notare la fonte vicina
a uno dei contraenti di Rosneft.
“Il Ministero dell’Energia sta preparando i documenti per la ratifica [dell’accordo intergovernativo
riguardo alle forniture aggiuntive nella Cina], speriamo che nella sessione autunnale la Duma di
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Stato ratifichi l’accordo”, - precisa un rappresentante del Ministero. Senza questo passaggio
l’accordo non entra in vigore, e quindi le forniture supplementari non possono essere effettuate,
continua lei. Nel Comitato della Duma per gli affari internazionali il documento non era arrivato,
ha aggiunto un suo rappresentante. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, non ha rilasciato
commenti sulla situazione.
Sechin ha detto ancora in marzo di aver trovato l’accordo con il dg di CNPC, Zhou Jiping, circa un
aumento per tappe delle forniture: così, quest’anno le esportazioni di petrolio nella Cina
dovrebbero crescere di 800000 tonnellate, al picco invece raggiungeranno 31 milioni di tonnellate.
Senza aspettare la ratifica dell’accordo intergovernativo, Rosneft ha già ottenuto l’inserimento
delle forniture supplementari nel grafico di Transneft, e in luglio il monopolio ha persino iniziato a
pompare i volumi aggiuntivi verso la Cina, ha spiegato in questi giorni il consigliere del presidente
di Transneft Igor Demin. Secondo lui, il nuovo accordo aumenta le forniture mensili quest’anno da
circa 1,3 milioni a circa 1,41 milioni di tonnellate. Se però i nuovi volumi non saranno formalizzati
entro tre giorni prima della fine del mese, Transneft fermerà il pompaggio, ha sottolineato Demin.
Rosneft però spera di iniziare prima della fine di luglio le forniture supplementari di petrolio nella
Cina, ha fatto sapere ieri sera ad Interfax un rappresentante della società. Si è rifiutato di
rispondere alle domande di Vedomosti. Sostiene che tutti i documenti necessari per iniziare il
pompaggio fino alla fine del mese corrente sono già stati firmati dalle dirigenze di Rosneft e CNPC
e inviati per l’approvazione negli organi doganali. “Un simile accordo sui documenti è un lavoro
previsto dal piano che si svolge in tempi prestabiliti. La dirigenza di Transneft è informata
dell’andamento di questo lavoro”, - ha rilevato lui. “Appena ci sarà l’approvazione definitiva, le
carte saranno inviate in Transneft affinché la società possa iniziare il trasporto del petrolio. Ci
aspettiamo che l’esecuzione dell’accordo (sulle forniture supplementari del petrolio) inizieranno
prima della fine del mese corrente”, - ha aggiunto l’interlocutore dell’Agenzia di Informazione
Nazionale.
Il rappresentante del Servizio Federale Doganale non ha risposto alla richiesta di Vedomosti, non si
è riusciti a contattare il rappresentante di CNPC. Quello di Transneft invece era già irraggiungibile
per i giornalisti. In precedenza, però, non ha potuto precisare se il monopolio fosse capace di
pompare le 800000 tonnellate in più di petrolio in Cina in quattro mesi se la ratifica avverrà
soltanto nella sessione autunnale (0,2 milioni di tonnellate di volumi aggiuntivi di petrolio al mese
– il 15% in più rispetto alle forniture attuali).
Dall’inizio dell’anno, quando si seppe dell’intenzione di Rosneft di aumentare le forniture nella
Cina, Transneft, che possiede l’oleodotto Siberia dell’Est – Pacifico, ha posto la questione di chi
finanzierà l’estensione di questo condotto e delle altre rotte d’esportazione nella Cina. Rosneft
aveva espresso soltanto la disponibilità a pagare una tariffa aumentata, non di finanziare la
costruzione vera e propria. Tanto meno perché il suo costo, secondo Rosneft, fu accresciuto da
Transneft. Al Forum di San Pietroburgo, però, Sechin ha dichiarato che non c’è nessun conflitto tra
Ronseft e Transneft. “Stiamo in un contatto continuo con il [presidente di Transenft] Nikolay
Petrovich Tokarev e interagiamo con lui. Non c’è stato nessun conflitto. È chiaro che nel corso di
un lavoro di commercio nascono varie posizioni delle società, ma non è un conflitto, è un normale
processo di negoziati”, - disse allora Sechin.
Autore: T. Dzyadko
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Traduzione: Lev Kats
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Pagina 14 – I direttori italiani di Ingosstrakh
Sommario: Il conflitto tra gli azionisti cechi e russi di Ingosstrakh probabilmente sta per finire. I
rappresentanti dell’italiana Generali potrebbero rilevare i cechi nel CdA già il 1 ottobre
Il conflitto tra gli azionisti e una serie di processi giudiziari in Ingosstrakh, iniziati nel 2007, dopo la
vendita della quota di Aleksandr Mamut alla ceca PPF, probabilmente, stanno per finire. Ieri il CdA
ha programmato per ottobre la riunione straordinaria degli azionisti, in agenda la questione della
cessazione dei poteri della sua composizione attuale e l’elezione di un nuovo CdA.
L’attuale Consiglio, composto da nove persone, è stato eletto il 31 maggio e comprende sia
esponenti di PPF Investments che di Basel (alle strutture di Oleg Deripaska appartiene più del
50%). Un anno fa, PPF Investments fu costretta a portare i propri manager nel CdA di Ingosstrakh
tramite il tribunale. Più tardi, quando le tre società azionisti dell’assicuratore (che detengono il
38,46% delle azioni di Ingosstrakh) si erano rivolte al tribunale, è venuto fuori che al CdA, al posto
di un elenco di 26 persone, sono stati sottoposti per l’approvazione soltanto i rappresentanti
dell’azionista di maggioranza, Basel. Si è riusciti a formare un CdA composto da dirigenti che
rappresentavano tutte le parti in causa soltanto dopo la decisione del tribunale.
Nel gennaio 2013 Generali ha annunciato di voler raddoppiare la propria quota in Ingosstrakh
portandola al 38,46%, tramite uno scambio di azioni del fondo PPF Beta per le azioni del fondo PPF
Partners (il Servizio Federale Antitrust ha già approvato l’operazione). In precedenza Generali
aveva in Ingosstrakh un pacchetto del 19,2%, pari a quello controllato dal miliardario ceco Petr
Kellner. Il rappresentante di PPF Investments ieri si è astenuto da commenti. Una persona vicina al
gruppo ha detto che “le rielezioni sono legate al cambio di azionisti”.
Secondo lo statuto di Ingosstrakh, per proporre candidati al CdA bisogna possedere almeno il 2%
di azioni, e la proposta va fatta almeno 30 giorni prima della riunione. Il rappresentante di
Generali si è rifiutato di commentare chi rimpiazzerà i dirigenti cechi nel CdA. I rappresentanti di
Basel e di Ingosstrakh si sono astenuti dai commenti riguardo alla riunione in autunno. Se gli
esponenti di Generali entreranno davvero a far parte del CdA di Ingossrakh, il conflitto azionario
potrà considerarsi chiuso, ritiene il vice dg di Ekspert RA Pavel Samiev.
L’anno scorso il dg di Generali Mario Greco ha dichiarato che la società pone un accento
particolare sui Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale, e questo sarà un mercato chiave per la
compagnia, insieme all’Italia, Francia e Germania.
Autore: Y. Nekhaychuk
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Traduzione: Lev Kats
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Pagina 19 – Il nuovo arrivo di Alfa Romeo
Sommario: L’Alfa Romeo insiste nel voler conquistare il mercato russo. A distribuire il marchio sarà
adesso “Chrysler Rus” ed entro la fine dell’anno la marca di automobili dovrebbe avere cinque
rivenditori
Dal 1 ottobre “Chrysler Rus” diventerà l’importatore di Alfa Romeo in Russia; è il distributore russo
di Chrysler, Fiat, Jeep e Dodge, dicono i comunicati sui siti di Alfa Romeo e “Chrysler Rus”. Nella
gamma dei modelli ci saranno tre automobili: 4c, MiTo e Giulietta.
I vantaggi delle importazioni da parte di una società con una rete di rivenditori sviluppata sono
evidenti: si può raggiungere una sinergia tra tutti i brand importati sia nella vendita delle auto sia
nel loro servizio, dice il rappresentante di “Chrysler Rus”. Questo riguarda le forniture dirette e
regolari di pezzi di ricambio e dell’assistenza di servizio, e promette che i proprietari di Alfa Romeo
avranno l’accesso al programma di assistenza premium sulle strade, lanciata poco fa per i
proprietari di Jeep (nel caso di guasto od incidente arriva un commissario d’avaria, e nel caso di
necessità si fornisce un’auto di ricambio), spiega.
Attualmente “Chrysler Rus” ha 33 rivenditori che lavorano con i marchi rappresentati dal
distributore. Per l’inizio di ottobre sceglierà 3-5 rivenditori premium class che faranno un corso di
addestramento, e solo allora “saranno pronti a vendere” Alfa Romeo, dice il rappresentante di
“Chrysler Rus”. Tra i venditori, sul sito della compagnia è menzionata la holding “Major” che era
già stato il rappresentante esclusivo di Alfa Romeo dal 2006 al 2009. Allora, secondo le
informazioni di Kommersant, la società programmava di vendere circa 2000 automobili l’anno. I
dati dell’Associazione del Business Europeo (AEB), però, dicono che in questo periodo in Russia
sono state vendute soltanto 1287 Alfa Romeo. “Major” non ha risposto ieri alla richiesta di
Vedomosti.
Dalla fine del 2010 è stata la pietroburghese “Alfa Cento” a importare e rivendere Alfa Romeo.
Non si è riusciti ieri a contattare la compagnia. Secondo un rappresentante di “Chrysler Rus”, alla
società di San Pietroburgo è stato proposto di rimanere rivenditore del marchio. Secondo i dati
AEB, nel 2012 in Russia sono state vendute 29 Alfa Romeo, nelle statistiche per il 2013 non ci sono
vendite.
Il ritorno nel mercato russo fa parte della strategia globale di crescita della società, chiamata ad
aiutare il brand Alfa Romeo a competere degnamente con le auto di classe premium, dice il
comunicato di “Chrysler Rus”. Ciò, dice il comunicato, è “una testimonianza di un interesse
particolare nel mercato russo che si sta sviluppando con dinamismo”.
Le automobili hanno un ottimo design, ma la bellezza di una macchina non è il fattore più
importante, e a causa di guasti frequenti Alfa Romeo difficilmente avrà molta richiesta: il direttore
di Auto-dealer.ru Oleg Datskiv ha dei dubbi circa il successo dell’iniziativa. Per promuovere il
marchio serviranno investimenti notevoli, però, considerando le vendite fiacche degli anni scorsi,
non tutti i rivenditori saranno disponibili ad investire, aggiunge Datskiv. Un rivenditore di Alfa
Romeo non dovrà investire soltanto nella showroom, bensì anche nel marketing: in Russia, queste
auto non sono molto riconoscibili, dice un collaboratore di una grande holding di rivenditori
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automobilistici. Però il marchio potrebbe avere richiesta tra i giovani, e la vendita insieme a Jeep
potrebbe ampliare con successo l’elenco dei rivenditori, aggiunge lui.
Autore: Y. Gribtsova
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Traduzione: Lev Kats
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