Come nasce l`idea di una rivista?In una regione come il Piemonte, e

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Come nasce l`idea di una rivista?In una regione come il Piemonte, e
Come nasce l’idea di una rivista? In una regione come il Piemonte, e
Albania
e
1ooo
in un paese come l’Italia, dove risiedono così tanti albanesi, l’associazione “Mergimtari” ebbe l’idea di creare un mezzo di comunicazione per una comunità pronta a trasmettere la sua volontà di cambiare la propria immagine, così poco e mal conosciuta.
Una rivista che abbiamo pensato fosse più giusto scrivere in italiano e in albanese.
Un inizio… L’inizio è sempre difficile. Qual è il metodo migliore da utilizzare se non la
collaborazione? Alla ricerca di una rete tra Italia e Albania. Ilmotorediricerca nel settembre 2007 ha dato avvio ad un laboratorio itinerante, un processo di conoscenza
e relazione che, di contatto in contatto, seguendo una logica multilineare, ha portato
alla creazione di una rete di legami tra Italia e Albania. La metodologia di lavoro. Le
parole del giornalista Luigi Quaranta nel suo articolo sul Corriere del Mezzogiorno
descrivono bene l’inizio del workshop: “Torino, domenica mattina a Barriera di Milano:
fuori sole e silenzio, dentro, nei grandi spazi di Artegiovani, un atelier di arte contemporanea, un gruppo misto (uomini e donne, giovani e adulti, studenti e lavoratori,
italiani e albanesi) discute di identità, storia dei due paesi, futuro europeo, e presente
piemontese.”
Primo giorno del workshop. Arrivati nella sede di Artegiovani, l’orologio segnava le undici. Una macchina era ferma davanti all’entrata, due uomini portavano un pianoforte
sul quale si sarebbe basato il lavoro di tutto quel giorno, uno strumento catalizzatore
per le nostre idee. Trascorso un po’ di tempo cominciarono ad arrivare Ilir Polena,
musicologo e mediatore culturale, e Lucia Tozzi, coordinatore Geodesign. Tante le
domande, ma una particolarmente era interessante per noi. Qual era l’obiettivo di
Geodesign a proposito di questa rivista della comunità albanese.
>> www.mergimtari.info
Mi chiamo Aldi Pupuleku e vengo da una città che si chiama Elbasan. Sono venuto in
Italia con uno scopo preciso: proseguire gli studi.
Momentariamente sono studente di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di
Torino. Mi ricordo ancora il giorno in cui sono arrivato in Italia: l’impatto è stato
diretto e abbastanza duro, un po’ come lo avevo immaginato. Con il passare del
tempo mi ci sono abituato e mi sono adattato come avrebbe fatto ogni altra persona. Da un certo punto di vista mi ritengo fortunato, perché ho creato intorno
a me un gruppo di amici, italiani e albanesi, che sono delle persone
davvero speciali.
Anche se in questo periodo dell’anno la vita di uno studente
è molto impe-gnata, il desiderio e la volontà di fare qualcosa di buono per la mia comunità mi hanno spinto a
dedicare una parte del mio tempo a questo progetto.
Spero che questa rivista sia un buon mezzo di comunicazione per tutti gli Albanesi residenti in Italia e concludo ringraziando tutti per l’impegno dimostrato, specialmente il gruppo
“Il Motore Di Ricerca”, che ha dato un contributo grandissimo
per lo sviluppo di questo progetto.
Quhem Aldi Pupuleku dhe vij nga qyteti i Elbasanit. Kam ardhur
ne itali me nje qellim te vetem: te vazhdoj studimete e larta. Momentarisht studjoj “Biologi
molekulare” ne universitetin e torinos. Me kujtohet akoma dita e pare kur kam ardhur ne
itali, impakti ishte shume i drejt dhe i forte, pak a
shum sic e kisha imagjinuar. Me kalimin e kohes u
mesova me jeten ketu dhe u pershtata, besoj sic do te kishte
bere cdo njeri tjeter. E ndjej veten me fat sepse kam krijuar nje
grup shokesh dhe shoqesh, italjan dhe shqiptare, qe jane me te vertet
persona shume speciale. Edhe pse ne kete periudhe te vitit jeta e nje
studenti eshte shume e impenjuar, deshira dhe vullneti per te bere dicka te
mire per komunitetin tim, me shty qe edhe un ti perkushtoj nje pjese te kohes time
ketij projekti. Shpresoj qe kjo reviste te jete nje mjet komunikimi i vlefshem per per
te gjith shqiptaret qe jetojn ne itali dhe konkludoj duke falenderuar te gjithe per impenjimin e dimostruar dhe ne menyre speciale grupin “Il Motore Di Ricerca” qe ka dhene
nje kontribut shume te madh per kete projekt. Aldi Pupuleku, Elbasan
Mi chiamo Saimir, sono nato a Scutari. Da quattro anni studio Ingegneria Informatica
al Politecnico di Torino. Una volta arrivato in Italia cominciarono le prime difficoltà,
ma, con l’aiuto di mio fratello che viveva da anni in Italia, l’ambientamento fu
più facile. La densità delle lezioni e il metodo trasmittivo erano un problema
da superare in un tempo breve. Senza accorgermene sono passati quattro anni. Mi
hanno invitato a collaborare a questo progetto finanziato da Geodesign per dare il mio
contri-buto, in modo tale che gli Albanesi di Piemonte e dell’Italia avessero un mezzo
di comunicazione. Spero che questo progetto serva come mezzo d’informazione per
gli Albanesi e gli Italiani.
Jam Saimiri vij nga qyteti i Shkodres. Kane kaluar 4 vjet qekur fillova studimet ne
Politecnico di Torino per Inxhenjeri Informatike. Me ardhjen ne Itali filluan veshtiresite
e para, por me ndihmen e vellait qe kishte vite ne Itali, ambientimi me stilin e jeteses
ishte me i lehte. Densiteti i leksioneve dhe menyra e trasmetimit ishte nje problem qe
duhej kaluar ne nje kohe te shkurter. Pa e vene re kaluan 4 vite dhe ja qe me ftuan te
merrja pjese ne kete projekt financuar nga Geodesign duke dhene kontributin tim ne
menyre qe Shqiptaret e Piemontes dhe te Italise kishin nje mjet komunikimi. Shpresoj
qe ky projekt te trasformohet ne nje process informativ per Shqiptaret dhe Italianet.
Saimir Baci, Shkoder
Mi chiamo Lirien e vengo da Permet. Sono una studentessa di Giurisprudenza
all’Università di Torino. Tre anni fa mi sembrava quasi impossibile studiare e dare gli
esami in una lingua straniera, ma la voglia di farcela è stata più forte, soprattutto trovandomi in un altro paese. Passare gli esami era come un onore che facevo alla mia
patria. Arrivata a questo punto sono nate in me la voglia e la volontà di far conoscere
di più la mia Albania in questa Torino e, grazie al progetto finanziato da Geodesign,
questo è diventato possibile. Io sono entusiasta di questa rivista e mi sento bene per
il fatto che per la prima volta, a Torino, ho la possibilità di presentare la mia patria con
la sua cultura e i suoi valori, ma soprattutto di far conoscere la mia città natale, la città
delle canzoni e delle danze folcloristiche, la città delle rosse, la città di Permet.
Me quajne Lirien dhe vij nga qyteti i Permetit. Jam nje studente e universitetit te Torinos, e fakultetit te juridikut. Tre vjet me pare me dukej gati e pamundur te studioja e te
jepja provime ne nje gjuhe te huaj por deshira per te arritur diku eshte me e forte, aq
me teper kur ndodhesh ne nje vend te huaj. Marrja e provimeve isht si nje nder qe i
beja atdheut tim. Duke arritur ne kete pike me lindi deshira dhe vullneti te beja sa me
shume te njohur Shqiperine time ne kete Torino, fal projektit
financuar
nga Geodesign kjo
b e -
banese. E vorrei dire a tutti quelli che si sentono come me di non credere a questi crisi
identitarie, perché abbiamo tante cose belle e piene di valore da far conoscere a tutto
il mondo. Penso che non potrebbe esserci uno strumento migliore della realizzazione
di questa rivista, che ci farà da ponte per tenere il legame, far conoscere e valorizzare
la nostra cultura. Grazie all’opportunità che ci stanno offrendo Geodesing e i ragazzi
di Motore di Ricerca, metterò a disposizione tutta la mia volontà per far conoscere la
vera Albania. Dafina Ikonomi, Tirana
Mi chiamo Edit. Sono arrivata in Italia alla fine degli anni ‘90. Ho visital’Italia diverse volte quando ero piccola. In una di queste occasioni
mi sono fermata anche a studiare presso un’accogliente e
meravigliosa famiglia del Sud. Dopo questa esperienza ho
deciso di seguire gli studi universitari qui, e precisamente a
Torino. Una scelta azzardata per una ragazza di provincia,
nata in una piccola città del Sud dell’Albania. Attualmente
sto terminando gli studi in Scienze Politiche e spero di diventare una giornalista. Così la storia di una diciannovenne che nel proprio paese vive tutte le difficoltà di una gioventù
in crisi
per motivi diversi si mescola con le esperienze del mondo dei giovani in Italia, con
tutt’altri problemi. Questa realtà fatta di
mille contraddizioni, di dolore, di nostalgia per il mio paese e di volontà di
a n d a r e avanti caratterizza la
storia
t o
qejfi te isha nje zepercjelles i tokes time, e tokes se njemije historive, e gojthenave , e
dinjitetit, e legjendave, e shume kulturave dhe etnive, e komunizmit dhe demokracise,
e gezimit, e endrrave te thyera dhe e te ardhmes. Shpresoj qe nepermjet kesaj deshmie vendi im mund te kete mundesine qe te njihet ne te gjitha shprehite e saj.
Edit Mihali
Sono venuta in Italia per motivi di studio. Sono iscritta alla facoltà di Economia a Torino. Da quando vivo qui cerco di occuparmi anche di altre cose, come fare qualcosa
per la mia comunità. Ho avuto l’occasione di partecipare anche a questo progetto,
per la realizzazione di una rivista bilingue che sarà un mezzo molto
utile e, data l’importanza di questa rivista, sarò disponibile a
dare il mio contributo.
Jam Eliona Sako lindur ne lushnje. Studioj ne itali ne
fakultetin e ekonomis (Torino). Ne kete hark kohor
qe ndodhem ketu mundohem te bej dicka edhe per
komunitetin tim. Pata rastin te mar pjese ne realizimin e kesaj reviste dy-gjuheshe dhe me kenaqesine me te madhe jam e disponibile te jap kontributin tim.
Elona Sako,
Lushnje
Sono
venuta in
Italia
per
het e mundur.Une jam
entuziaste per kete reviste
dhe ndjehem mire per faktin qe per here te pare ne
Torino me jepet mundesia
te prezantoj atdheun tim me kulturen dhe
vlerat qe ka por me teper qytetin e vendlindjes time, qytetin e
kengeve dhe te valleve, qytetin e trendafilave,Permetin. Lirien Mihali, Permet
Sono laureata in Scienze giuridiche al mio paese e anche in Italia. Attualmente sto seguendo la laurea specialistica, sempre in scienze giuridiche. Sin
da piccola, mio padre mi parlava dell’Italia e di Firenze, dove aveva studiato.
Dopo aver finito gli studi nel mio paese ho deciso di vivere e convalidarli in Italia. Volevo conoscere da vicino la realtà di questo bel paese. L’impatto con la realtà è stato
duro, diverso da quello che sapevo dai racconti e da come veniva descritta l’Italia, e
tutto l’Occidente, all’epoca. Ma pian piano ho fatto diventare Torino dentro di me come
se fosse la mia grande e rumorosa Tirana. Passando gli anni, scopro che mi sentivo
straniera nel mio paese e straniera qui; addirittura, se qualcuno mi chiedeva da dove
venivo, cercavo di nascondere la mia vera cittadinanza, e dentro di me nasceva una
grande dilemma... Chi sono io? Ora ho dato una risposta a questo dilemma: sono Al-
d i
tutta la
mia
generazione. Mi
farebbe
molto
piacere
e s sere
una delle portavoci della mia terra: terra delle mille storie, dei
racconti, della dignità, delle leggende, delle tante culture ed etnie, del comunismo e della democrazia, della gioia, dei sogni infranti e dell’avvenire. Spero che
attraverso la mia testimonianza il mio paese abbia la possibilità di farsi conoscere in
tutte le sue sfaccettature.
Me quajne Edit . Kam ardhur ne Itali ne fund te viteve ‘90. Italine e kam vizituar disa
here kur isha e vogel. Nje nga keto here kam ardhur per te studiuar, e mikèpritur nga
nje familje e mrekullushme e jugut te Italise. Pas kesaj eksperience vendosa te bej
studimet e larta ketu dhe me saktesisht ne Torino. Nje zgjedhje pak e nxituar per nje
vajze nga provinca, e lindur ne nje qytet te vogel te jugut te Shqiperise. Aktualisht po
perfundoj stime ne shkenca politike dhe shpresoj te behem gazetare. Keshtu historia
e nje 19-vjecareje qe ne vendin e saj jeton te gjitha veshtiresite e nje rinie ne krize per
shkaqe te ndryshme perzjehet me eksperiencen e te rinjve ne Itali qe kane probleme
krejt te ndryshme. Ky realitet plot kontadita, dhimbje, nostalgji per vendin tim dhe me
vullnet per te ecur perpara karakterizon historine e brezit tim. Do te me behej shume
motivi di
studio ma
anche per
fare qualcosa di diverso,
una nuova esperienza: vivere
lontano dalla patria
e dalla famiglia. Studio
Giurisprudenza
all’Università
degli
Studi di Torino. La volontà
d i
fare qualcosa di “nuovo” non mi
è
mai mancata, e
neanche questa volta. Partecipo con
piacere a questo
progetto della rivista, per far andare avanti le
idee e il lavoro della mia co- munità. Spero e auguro che questa rivista ci serva
come uno strumento comune, sia per gli albanesi sia per gli italiani.
Kam ardhur ne Itali per te studiuar por edhe per te ber diçka ndryshe,nje eksperience
te re qe mund te jete:te jetosh larg atdheut dhe failjes. Studioi per Juridik ne Universitetin e Torinos. Deshira dhe vullneti per te bere diçka te “re” nuk me ka munguar asnjehere dhe as kete here jo. Pjesmarrja ne kete projekt per revisten ishte nje kenaqesi
duke çuar perpara idet tona dhe punen tone. Shpresoj dhe uroj qe kjo revist te sherbej
si mjet i perbashket si per shqipetaret dhe per italianet.
Imelda Ali, Lushnje
Sono nato in una città che spesso viene definita paradossale, Tirana. Crescere in una
città del genere, dove il diverso è l’accettazione di una nuova cultura, mi ha aiutato
molto – specialmente in Italia – per la mia integrazione e la mia affermazione nella vita
sociale. Studio alla Facoltà di Scienze Politiche - definita anche come la facoltà per
capire il mondo -, alla quale devo molto per quanto riguarda la formazione finora raggiunta sul piano professionale. Ho voluto partecipare a questo progetto perché mi è
sembrata molto interessante l’idea di una rivista. E’ difficile credere, se non si vedono
i propri ideali realizzarsi. Per questo ho voluto far parte del progetto e, magari, lanciare una piccola sfida a me stesso, per cercare di concretizzare tutto il lavoro svolto
insieme al Motore di Ricerca e rendere possibile quello che si crede impossibile.
Kam lindur ne nje qytet qe shpesh e ashtuquajne paradoksal, qyeteti i Tiranes. Pjekuria dhe rritja ne nje qyetet te tille, ku “i huaji” eshte perkrahja e nje kulture te re, me ka
ndihmuar se tepermi – sidomos ne Itali – per integrimin tim dhe afermimin tim ne jeten
sociale. Studioj ne Fakultetin e Shkencave Politike – sikurse e definojne fakulteti i te
kuptuarit te botes – te te cilit i detyrohem teper persa i perket formimit tim ne planin
profsional, deri me tani te arritur. Doja te merrja pjese ne kete projekt sepse mu duke
teper interesante ideja e nje reviste. Te besosh, eshte veshtire nese nuk shikon te
realizohen idealet e tua, per kete motiv doja te isha pjese e ketij projekti dhe pse jo, te
beja nje sfide te vogel me veten time. Per te vazhduar me kerkimin e nje implementimi
te punes se bere, sebashku me Motore di Ricerca (Motorine e Kerkimit), berjen te
mundur asaj c’ka mndohet se eshte e pamundur.
Ergys Kastrati, Tirana
Mi chiamo Ilirjan e vengo da una regione del Nord-est dell’Albania. Mi trovo in Italia
principalmente per motivi di lavoro, anche se negli ultimi anni ho avuto l’occasione di
dedicarmi anche all’associazionismo. Insieme ad alcuni amici, circa due anni fa ho
dato vita all’associazione culturale albanese che si chiama Mergimtari (Il migrante).
Dall’esperienza con l’associazione è nata l’idea di creare una rivista dedicata agli
Albanesi, ma anche a tutti coloro che vogliono conoscere questo meraviglioso paese,
la Terra delle Aquile. Insieme ad una amica, Dorina, studentesa universitaria, proponemmo a Geodesign l’idea di questa rivista, che speriamo di poter mandare avanti
con molta
passione; ed eccoci qua con il nr. 0.
Ilirian Lukpemaj
Ho vissuto un’infanzia normale, forse un po’ condizionata
per certi aspetti dal regime comunista di allora. Durante e
dopo la maturità è spiccata fortemente in me la voglia di aiutare il prossimo e così mi sono iscritta
alla scuola privata per infermieri professionali
della mia città; durante quegli anni sono venuta
a conoscenza della croce rossa albanese e
sono diventata anche volontaria attiva, dopo un
corso di formazione per crocerossine. Ho lavorato
presso il Teatro Skampa di Elbasan come cantante
amatoriale, come radiocronista di eventi culturali
per radio
Tirana e al teatro delle bambole. Sin da bambina
ho coltivato una passione per l’arte e la cultura. Oggi lavoro come infermiera professionale presso la casa di cura Montserrat in provincia di Cuneo e
costantemente seguo corsi di aggiornamento, che mi aiutano a migliorare non solo
dal punto di vista professionale, ma anche da quello sociale. Come consigliere nel
direttivo dell’associazione Mergimtari di Cuneo mi impegno a promuovere l’arte e la
cultura del mio paese. Incentivare l’integrazione degli immigrati albanesi, approfondire
le amicizie, la collaborazione e il rispetto reciproco con la società italiana sono i nostri
obiettivi. Kokici Aurora, Ebasan- Cuneo
Sono nata il 02/07/1984, figlia di Gjinaj Tom e Koceku Marije, sorella maggiore di Julio
e Mario. Risiedo regolarmente in Italia da 15 anni. Lavoro come agente immobiliare
e nel contempo studio all’Università di Torino Lingue Orientali. La mia storia da immigrata è simile a quella di tante altre persone, non solo a quella dei miei connazionali,
ma anche di tutti gli immigrati in genere, che si trovano ad affrontare un’esperienza
nuova, fatta di illusioni e principalmente di ostacoli, e solo in un secondo momento di
soddisfazioni. Anche perché da sempre sostengo che l’immigrazione non ha un volto,
una colore o un’etnia... caratterizza tutti nella stessa maniera e rappresenta semplicemente l’utopica isola felice che chiunque cerca e, con un po’ di fortuna, spera di
trovare! Grazie all’appoggio e all’affetto della mia famiglia ho avuto un’infanzia felice
e ricca di emozioni. Ho frequentato la scuola d’arte e i gruppi di volontariato come
quello dei Pionieri della Croce Rossa. Lavorare per alcuni anni con il Centro Migranti
di Cuneo, la Questura ed altri enti pubblici, nel ruolo di Mediatrice Interculturale, ha
favorito la mia crescita personale oltre che professionale; ho potuto instaurare un
ottimo rapporto di amicizia con persone dell’istituzione statale, capendo che dietro le
rispettive divise batte spesso un cuore gentile e generoso. Quello che di buono una
persona riesce a raccogliere nella vita senza alcun interesse o scopo di lucro dovrebbe rivolgerlo anche ad altri, in questo caso maggiormente ai propri connazionali: è
quello che cerco di fare con grande umiltà e forza di volontà, grazie all’Associazione
Mergimtari di Cuneo e con la preziosa collaborazione di altri colleghi.
Joana Gjinaj, Shkoder
Albania 1 e 1000 numero zero
rete, relazioni e autobiografie
rivista italo albanese
a cura di ass. Mergimtari
Progetto di
il motore di ricerca
nell’ambito di
Torino World Design Capital 2008
Torino Geodesign
hanno collaborato
alla realizzazione
di questo numero:
il motore di ricerca
Matteo Fraterno
Pia Livia Di Tardo
Michele Loiacono
Roberto Dell'Orco
Valentina Vetturi
Riccardo Albani
Nico Angiuli
per Mergimtari
Imelda Ali
Saimir Baci
Joana Gjinaj
Dafina Ikonomi
Ergys Kastrati
Aurora Kokici
Edit Mihali
Lirien Mihali
Tome Muslia
Aldi Pupuleku
Elona Sako
Ilir Butka
Marco Gigliotti
Irene Guida
Luigi Quaranta
Antonella Marino
Ilir Shaholli
Albana Temali
Piero Vereni
hanno partecipato
al progetto
Albania 1 e 1000:
Artegiovani
Ass. Barriera
Besa editore
Davide Barletti
Pandi Belo
Aksinja Gioia
Raffaele Gorgoni
Eilis Cranitch
Piro Misha
Heldi Pema
Kastriot Ramollari
padre Tomas Samaraj
Filomena Vicchio
La rivista è
consultabile online su:
www.ilmotorediricerca.eu
www.mergimtari.info
www.associazione
mergimtaricuneo.com
links
www.ilmotorediricerca.
blogspot.com
www.pierovereni.blogspot.com
www.albacenter.it
www.tiranafilmfest.com
www.fluid-video-crew.
blogspot.com
www.besaeditrice.it
Cari amici, sono Tome Muslia, uno studente della Facoltà di Economia e attualmente Presidente dell’associazione culturale albanese “Mergimtari”. Per
arrivare ad oggi ho fatto un percorso da una parte molto lungo e faticoso e
dall’altra anche soddisfacente, perché sono riuscito a raggiungere alcuni miei
obiettivi. Sono venuto in Italia quasi 10 anni fa, nel 1998, in modo clandestino, rischiando la vita. A quell’epoca non era facile vivere, per di più come
clandestino, e perciò ho cercato di fare qualcosa di utile sia per me sia per
la comunità albanese a Torino. Essendo un giovane, avevo e ho tanta voglia e passione, soprattutto nell’organizzare eventi di carattere diversi
per riunire, presentare e integrare la cultura albanese a Torino. Essendo
un cattolico e molto credente sono riuscito con un piccolo gruppo a far
celebrare la prima messa in lingua albanese nell’istituto La Sale, officiata dai
frati di questo istituto. Così, ogni mese fino ad oggi la comunità albanese ha
trovato il suo nido per pregare per i suoi problemi e desideri con un prete che
parla in lingua albanese e che tante volte viene anche da Roma.
Oltre a questa iniziativa, contemporaneamente organizzavamo eventi culturali e portavamo avanti un piccolo giornale, in lingua albanese, che
abbiamo intitolato “Mergimtari” e che è andato avanti per ben 22
mesi. Questo giornale e i tanti eventi che abbiamo organizzato
ci hanno dato la forza per fondare un’associazione culturale
albanese, che ha preso lo stesso nome del giornale, appunto “Mergimtari”. Nel 2005 abbiamo fondato
l’associazione; io facevo parte del consiglio
direttivo, con l’incarico di tesoriere per un anno. Nel gennaio 2006 ho
assunto il ruolo di presidente di questa associazione con tanta voglia e passione, che
continuo ad avere.
Tome Muslia, presidente ass. Mergimtari
ALBANIA 1E1000 è il progetto di una rivista in progress avviato attraverso un percorso di relazione e
ascolto. Dalla Puglia il motore di ricerca parte per
incontrare la comunità albanese che abita l’Italia
raccontando il work in progress, accogliendo biografie e suggerimenti progettuali. Corpi si sono messi
in movimento, hanno attraversato regioni, con l’intento di
raccogliere e mappare memorie, competenze, incroci esterni
e interni a questa comunità. Di contatto in contatto il motore di ricerca
ha cucito una prima rete di legami, è entrato in relazione con alcuni elementi di questa realtà che è apparsa monadica e frammentata. Una prima
rete di corpi si è creata. Con attitudine multilineare il motore di ricerca ha
fatto emergere l’elemento connettivo di questa Albania in Italia che è una e
mille, accumulando memorie e restituendo una complessità di intrecci per far
emergere l’appartenenza comune, la scheda madre.
>> www.ilmotorediricerca.eu
Scettico sono andato a incontrare le persone di quel progetto perché ultimamente sono molti i progetti che coinvolgono Albania, e essendo io molto esposto
per via del festival, e per la mia disponibilità, il mio ufficio e diventato un specie
di pellegrinaggio.
Quando poi ho incontrato le persone che mi hanno parlato del progetto, mi e
sembrato talmente bello che dubitavo di non aver capito bene.
Mi e piaciuto perché diversamente dal innumerevoli progetti che circolano indubbiamente questo progetto e più interessante perché non ha fini di promuovere e procurare qualche formazione professionale e non e neanche interessato per gruppi di persone distinti per eta, sesso e interesse.
Il bello di questo progetto l’ho trovato nel fato che sopratutto qua si tratta di un
progetto che risalta i rapporti umani e si basa sulle esperienze delle persone,
ricordi, affetti, conoscenze e riflessioni.
Il lavoro che io faccio, (il festival), a parte di un concorso artistico propone proprio quella filosofia del condivisione di esperienze. Condividere risalta i valori
della nostra esperienza. Condividere con altri la propria esperienza e nobile
e credo che noi abbiamo molto da condividere. A parte delle persone del progetto che avevo incontrato a Tirana, ho conosciuto a Torino un gruppo di giovani albanesi che studiavano in Italia. Belli, molto belli, (almeno cosi mi sono
sembrati), ragazze e ragazzi, parlavano un perfetto italiano, (constatato da un
straniero come me), volonterosi e impegnati, hanno suscitato in me una fiducia
e ottimismo per il futuro del mio paese. (Ho saputo da loro che, attualmente più
di 20 000 ragazzi studiano fuori dal Albania mentre maggior parte, studiano in
Italia come loro!) Un numero cosi grande tenendo conto il numero di abitanti
del nostro paese (3 000 000), vuol dire molto riguarda il futuro integrazione tra
due paesi dal punto di vista delle relazioni umane. Questo e il vero “workshop”,
questo e il vero “motore di ricerca”. Perché secondo me i progetti sono esperimenti di laboratorio testati in piccoli gruppi invece io trovo, (grazie a questo
workshop), realizzato questo progetto in realtà, riferendo a questi giovani albanesi e loro relazioni con loro coetanei italiani. Essere giovani
vuol dire tanta energia. Ai giovani albanesi che studiano in Italia li suggerisco fortemente di invitare i loro amici di visitare
Albania. Con il senso dovuto di responsabilità e tenerezza
d e g n o
della caratteristica ospitalità che
ci distingue presentare a loro i
miglior valori della vostra
terra. Raccontate loro
passato e il presente,
folklore e usanze,
paesaggi e le persone,
la vostra cita
e le vostra casa, amici,
famigliari e genitori. Non ci
vergogniate dal disagio urbano e dalla
probabile apparente povertà che troveranno. Fatelo tutto quello con umiltà e
loro sapranno capirvi meglio, e vi rispetteranno. Solo i veri amici possono farlo.
Ai giovani italiani, dopo aver finito la scuola chi non trova lavoro suggerisco di
viaggiare in posti come Albania perché ci sono opportunità di lavoro e di amicizia, di esperienza e di conoscenza come un atto reale di crescita e formazione
caratteriale. Il viaggio di per se non e solamente un spostamento geografico
perché voi non siete oggetti, avete percezioni, curiosità, nostalgie, sentimenti
e per quello il vostro viaggio e di più di un semplice spostamento. Il viaggio e
esperienza personale e conoscenza del esperienze altrui, rispetto per altri e
per voi stesi, capacita di adattarsi, disponibilità di apertura mentale, confronto
coraggioso delle cultura e pensiero.
Ragazzi non chiedete vostri genitori soldi per comprare telefonini ma chiedete
soldi per i biglietti di viaggio.
Ilir Butka, direttore Tirana Film Festival
Torino, lunedì 17 aprile. Terzo giorno di workshop, dedicato ai linguaggi audiovisivi. Sulla parete della trendissima sede di “Arte giovane” scorrono i video
di uno dei più bravi artisti albanesi balzati sulle recenti scene dell’arte inter-
nazionale, Adrian Paci. In primo piano una bambina ( la figlia Tea) racconta,
in italiano e con proprietà di linguaggio, la sua esperienza di esule a Milano.
Pregiudizi razziali ed ignoranza verso l’arte contemporanea si mescolano invece con surreale ironia nell’interrogatorio dentro un ufficio di polizia di un
giovane albanese (lo stesso Paci), sospettato di pedofilia per alcune foto che
ritraggono le figlie nude con strani timbri impressi sulla pelle. Difficile spiegare
al questurino che si trattava di una precisa operazione artistica…
Quando la proiezione finisce si discute. Tutti sembrano apprezzare, anche se il
gruppo di studenti albanesi dell’associazione Mergimtari si ritrova poco nella vicenda del loro connazionale. L’ aggancio al proprio vissuto sembra per Paci ed
altri artisti e intellettuali della sua generazione - quella coinvolta, per intenderci,
nel primo e secondo grande esodo che nel ’91 e soprattutto nel ’97 riverseranno sulle nostre coste migliaia di esuli dall’Albania- una scelta obbligata, o
meglio il modo migliore per il trauma, trasformare il dramma
i n
risorsa
narrativa. Una scelta privatis- s i m a ,
ma che al
tempo stesso
non ha
“niente
di personale”,
come ho voluto intitolare questa piccola rassegna artistica. “Niente di
personale” perché per questi autori il personale è politico, per dirla
con un vecchio slogan. Rimanda infatti
a sé ma anche al carattere storico e persi- n o
universale dell’esperienza collettiva dell’esilio, la perdita di
identità e radici, lo sradicamento, a metà tra inquietudine per ciò che di lascia e speranza di cambiamento.
Nelle ultime generazioni che questa realtà vivono in
maniera indiretta, tale equilibrio un po’ si spezza. Lo
si capisce osservando i video dell’altra sezione, dedicata a cinque emergenti albanesi, Heldi Pema, Fani Zguro,
Eltjon Valle, Elsa Martini, Robert Alaj Dragot: che propongono una
più smaliziata tendenza alla lettura critica delle contraddizioni di una città vitale ma complessa come Tirana, e in generale dell’Albania attuale. Di fronte
a queste immagini alcuni dei giovani presenti, pur generazionalmente vicini
ai cinque autori, non ci stanno. Non accettano la mancanza di filtri poetici,
la freddezza documentaria con cui essi ci mostrano una fotografia cruda del
proprio paese. Il disorientamento si accentua quando più tardi, a sorpresa,
nella stanza fa irruzione uno strano personaggio in tuta bianca, stile Ris, che
legge con tono deciso un comunicato di sapore politico. E’ la performance
del collettivo barese-torinese dottor Porka’s P-project, che si confronta invece
radicalmente con urgenze sociali, ben poco “personali”.
Il dibattito continua, la discussione si anima, investe il problema troppo specialistico del concetto di arte. Alla fine ci si lascia con idee non molto chiare su
come rielaborare questi spunti per il lavoro della rivista. Ma, ne sono convinta,
con qualche utile interrogativo e qualche curiosità in più…
Antonella Marino, curatrice e critica d’arte
I n
La
Albania
prima
imlune Ko-
magine dell’Albania è “mediatica”. Siamo seduti in un bar
go la rotta tra Gjirokastër
rcë, fuori è già buio e
dobbiamo sbrigarci,
non
sappiamo
come sarà la
strada e siamo
un po’ preoccupati. Ma
abbiamo
anche
vo-
glia
d i
staccare
u
n
m o mento,
di confrontarci dopo
due giorni intensi di immagini e
parole. Entrare in Albania dalla Grecia ci ha permesso di fare i terzisti, di porci un
poco di lato rispetto all’opposizione canonica
tra italiani e albanesi di cui comunque tutti sappiamo qualcosa. Abbiamo incontrato albanesi
della minoranza greca, e altri arumeni. Questa mattina, uscendo dall’albergo di Saranda, abbiamo conosciuto una coppia greca, di Cefalonia, in Albania per vacanza.
Non so se ai miei compagni di viaggio ha fatto lo stesso effetto, ma io sono
rimasto particolarmente colpito di sentire anche solo parlare di Albania come
luogo di vacanza, per di più per cittadini greci. Ho ancora freschi ricordi del
disprezzo che gli albanesi suscitano molto spesso nei giudizi in Grecia, e trovo
piacevole questo cambiamento.
Gjirokastër, poi, mi è caduta addosso con le sue mura di pietra disposte in
saliscendi, e un paesaggio montano dolorosamente intenso. Il crocevia del
centro, con le sue insegne scolorate e le vetrine dei negozi di legno, sembra
il set di uno spaghetti western, con maschere felliniane a fare da comparse,
ma c’è anche un ufficio turistico dove due giovani impiegate mi hanno dato i
normali depliant di una città turistica, le mappe, le indicazioni, i posti.
L’Albania ci sta venendo incontro sempre più veloce, in questo viaggio disorganizzato perfettamente dal Motore di Ricerca. Le nostre macchine traballano spesso lungo la carreggiata, ma traballiamo più spesso noi, di dentro. Se
quindici anni fa, quando venivo qui le prime volte, l’Albania era un viaggio nel
tempo, dove potevo trovare senza sforzo i gilet di mio nonno, gli sguardi dei
vecchi del paesino di mio padre che ricordo nelle osterie quand’ero bambino,
ora faccio fatica a orientarmi, il “prima” che mi ricordo si incrocia costantemente con un “ora”, a volte con un “dopo”, come quando (tra un paio di giorni,
a Tirana) chiacchiererò con uno studente italiano in un locale notturno.Ma
dicevo dell’immagine mediatica che l’Albania mi ha lasciato. Siamo in quel
bar, allora. Beviamo tè e chiacchieriamo, cercando di guardarci negli occhi per
vedere cosa gli altri hanno visto. Siamo attorno a un tavolino, ci siamo tutti: io,
Matteo, Roberto, Michele, Nico e Valentina. Le nostre macchine da presa, le
nostre fotocamere, hanno già inghiottito chilometri di strada, facce, monumenti, muri, capitelli stradali, bunker, posti di frontiera. Ogni macchina poggiata ora
sul tavolino del bar sembra un polifemo addormentato, pronto a risvegliarsi per
ricominciare a inghiottire la realtà con il suo occhio, un’immagine alla volta.
Anche questo è un modo di controllare non solo quel che ci sta attorno, ma
anche i rapporti di potere: se siamo noi a guardare, ancora non viene messa
in dubbio la nostra “soggettività” (e, di converso, la loro “oggettivabilità”). Più
o meno mentre penso a questo, guardo il televisore appoggiato a un mobile alto, che trasmette le notizie di Top-Channel, il canale televisivo che dal
2001 si sta affermando come uno dei più importanti del “nuovo corso”
albanese. Lo stile delle news è simile a quello imposto dal modello
C N N ,
che ormai conosciamo tutti: notizie rapide con
titoli in sovrimpressione e un “rullo” continuo
di testo che scivola sotto le immagini. Ci vuole
poco a capire che il notiziario parla di noi, cioè
parla dell’Italia. Riporta due notizie: la prima racconta, con dovizia di dettagli iconici,
l’emergenza spazzatura in Campania. La
seconda, invece, parla dell’emergenza
meningite che proprio in quei giorni stava creando allarme, soprattutto nel Veneto. In un paio
di minuti tutta l’arroganza e il senso di superiorità
dello sguardo italiano sono cancellati. Proveniamo da
un paese
invaso dall’immondizia e dove la gente muore di meningite.
Penso al 1991, alle “carrette del mare”. Penso al 1997, al crollo delle piramidi
finanziarie e alla “guerra civile”. A come abbiamo raccontato quelle storie nei
nostri mezzi di comunicazione in un trionfo di semplificazioni e stereotipi che
sono andati ad alimentare il nostro pre-giudizio.Ora, si direbbe, veniamo ripagati con la stessa moneta. Ben ci sta, mi viene da pensare. Ma poi mi dico
che non è con una duplice raccolta di prevenzioni che potremo capirci più a
fondo e quindi vivere meglio. Abbiamo invece ancora più bisogno di parlarci,
di incontrarci. Ecco perché risaliamo in macchina, perché Roberto e Michele
si rimettono al telefono a fissare appuntamenti. Ecco perché valeva la pena di
venire qui, in Albania.
Piero Vereni, antropologo
Nga data 15 deri më 18 mars 2008, në Torino, në galerinë “Artegiovani“. e
cila gjendet në via Crescentino, nr. 25 nën kujdesin e grupit shumëdisiplinor il
Motore di Ricerca dhe në bashkepunim me shoqatën “Mergimtari të Torinos
u orgganizuan ditët e laboratorit të punës per krijimin e një reviste në bashkëpunim më bashkësitë lokale dhe sipërmarrëse në territorin e Piemontes, për
konkursin Torino Geodesign 2008. Përballoheshin në këtë ditë eksperienca që
grupi shumëdisiplinor Il Motore di Ricerca kishte sjellë me shtrësen e parë të
rrjetit të krijuar nga takimet me gazetarë, shkencëtare, studies jo vetëm shqiptarë por edhe italianë me raporte njohje mbi Shqipërinë.
Albana Temali >>http://www.ilmotorediricerca.eu/articolo%20albanese.pdf
www.ilmotorediricerca.eu