filarmonica laudamo

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filarmonica laudamo
Programma
FILARMONICA
LAUDAMO
«RUSSIAN SOUVENIR»
MESSINA
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PËTR IL’ICˇ CAJKOVSKIJ
Trio in la min. op. 50
«À la mémoire d’un grand artiste»
Pezzo elegiaco: Moderato assai. Allegro giusto
Tema con variazioni: Andante con moto. Variazione finale e Coda
ente morale onlus
domenica 16 novembre 2014 ore 18
Palacultura “Antonello da Messina”
ARS TRIO di ROMA

DMITRIJ ŠOSTAKOVICˇ
Trio n. 2 in mi min. op. 67
Andante
Moderato
Allegro non troppo
Allegretto
Laura Pietrocini pianoforte
Marco Fiorentini violino
Valeriano Taddeo violoncello
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo
Amministrazione Comunale di Messina
Provincia Regionale di Messina
E.A.R. Teatro di Messina
Fondazione Bonino Pulejo - Messina
www.eurekaoffice.it
vi augura buon ascolto
giovedì 20 novembre 2014 ore 19 • Teatro Vittorio Emanuele, Sala Sinopoli
«Chopin & Chopin»
www.filarmonicalaudamo.it
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DANIELE CONDURSO
pianoforte
NEGOZIO SPECIALIZZATO IN MUSICA CLASSICA
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stagione concertistica 2014-2015
5º concerto • 2037º dalla fondazione
Fin dal suo esordio nel 2001 l’Ars Trio di Roma si è imposto come una delle giovani formazioni più interessanti del panorama italiano.
Perfezionatosi sotto la guida del Trio di Trieste presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena,
con Diploma d’Onore al termine del corso, nello stesso anno ha ottenuto anche il Primo Premio
al Concorso Internazionale “Città di Pinerolo” e il Primo Premio assoluto al prestigioso Concorso Internazionale “Premio Trio di Trieste” di Trieste, ultimo ensemble italiano ad aver conseguito tale riconoscimento.
Da allora l’Ars Trio di Roma è stato ospite di importanti associazioni concertistiche italiane, tra
le quali: Amici della Musica di Firenze, Vicenza, Padova, Verona e Palermo, Asolo Musica Veneto Musica di Asolo, Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, Accademia Filarmonica di Rovereto, Società dei Concerti di Parma, Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”, Filarmonica
Laudamo di Messina, Festival delle Nazioni di Città di Castello, Società del Quartetto di Bergamo, GOG di Genova, Bologna Festival, IUC - Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma,
Società Filarmonica di Trento, Associazione Chamber Music di Trieste.
Per Radio3-Rai si è esibito nella rassegna de “I Concerti del Quirinale”, trasmessi in diretta radiofonica nazionale ed europea.
Intensa anche l’attività all’estero: nell’anno successivo al debutto, il 2002, su invito del CIDIM
- Comitato Nazionale Italiano Musica, il Trio è stato impegnato in una lunga tournée in Sud America (Cile, Argentina, Uruguay e Brasile) nell’ambito della quale ha suonato in grandi teatri come
il Teatro Coliseo di Buenos Aires, il Teatro El Circulo di Rosario, il Teatro Argentino di La Plata,
il Teatro Oriente di Santiago del Cile, la Sala Balzo di Montevideo, il Canal da Musica di Curitiba, con diretta radiofonica nazionale a Montevideo e diretta televisiva per la radiotelevisione
brasiliana TV Globo di Rio de Janeiro. Negli anni successivi il Trio è stato invitato ad esibirsi
presso la Sala Martinu del Palazzo Lichtenstejn di Praga (Repubblica Ceca), la Sala delle Colonne della Filarmonica di Kiev (Ucraina), la Stephaniensalle di Graz (Austria) e ha partecipato ad
importanti festival in Germania quali il Scharwenka Festival di Lubecca ed il Bachfest di Lipsia. Nello scorso maggio 2014 ha effettuato una tournée in Cina suonando nelle più prestigiose
sale da concerto della nazione.
Forte di un repertorio completo che spazia dal classico al moderno (Mozart, Beethoven, Brahms,
ˇ il Trio è da sempre molto attento anche alla
Schubert, Schumann, Dvorak, Ravel, Šostakovic)
musica contemporanea, eseguendo regolarmente autori come Copland, Šedrin, Kagel e Henze.
Nel 2005 ha effettuato la prima esecuzione assoluta del Triplo Concerto per violino, violoncello,
pianoforte e orchestra di Michele Dall’Ongaro, composizione espressamente dedicata all’Ars
Trio di Roma. Nel 2007 ha eseguito in prima italiana il Segundo Trio di Luis De Pablo.
Nel 2006 la rivista Amadeus ha dedicato una copertina all’Ars Trio di Roma, interprete dell’incisione dell’integrale delle opere per trio di Šostakovicˇ pubblicata dallo stesso mensile.
Dal 2005 l’Ars Trio di Roma è coinvolto nella promozione e diffusione musicale anche come
direzione artistica di “Musica in Ateneo - dal Barocco a oggi”, rassegna espressamente rivolta
al mondo giovanile per una fruizione gratuita e di qualità della musica classica e contemporanea negli spazi dell’Università. Dopo i primi due anni presso l’Ateneo dell’Università degli
Studi del Molise, nel 2007 la rassegna si è spostata nell’Aula Magna dell’Università degli Studi
di Roma Tre.
NOTE AL PROGRAMMA
Il trio per archi e pianoforte, genere molto frequentato dai compositori dell’Età Classica, non ha
avuto altrettanta fortuna durante il Romanticismo anche se alcuni autori come Schubert, Mendelssohn, Schumann e Brahms ci hanno lasciato veri capolavori. Ancor minore fortuna ha avuto
nell’800 in Russia, nazione che mancava completamente di tradizioni nell’ambito della musica da
camera.
Il primo compositore russo a scrivere un trio fu Mikhail Glinka, il fondatore della Scuola nazionale russa, ed è interessante considerare come questo suo lavoro pubblicato nel 1832 in doppia versione (quella originale per clarinetto, fagotto e pianoforte e quella “classica” per violino, violoncello
e pianoforte) abbia esercitato una grande influenza sulle generazioni successive, fino ai nostri giorni. Glinka lo intitolò Trio Pathétique e lo scrisse nella tonalità di re minore, la stessa in cui è scritto il Requiem di Mozart. Nel Trio egli infatti trasferì lo stato d’animo sofferente, “patetico” appunto, che a quel tempo dominava per varie ragioni la sua vita. Ecco che a partire da Glinka il trio
divenne per gli autori russi la forma più adatta a esprimere uno stato d’animo doloroso, di rimpianto per qualcosa o qualcuno che non c’è più.
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Pëtr Il’icˇ Cajkovskij
[Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893], il più famoso compositore russo della
seconda generazione romantica, non amava la combinazione timbrica tra gli strumenti ad arco e il
pianoforte. Quando nel 1880 la sua amica e mecenate principessa Nadezhda von Meck lo spronò a
scrivere un trio, lui rispose: «Per le mie orecchie la combinazione acustica del pianoforte con violino o violoncello è totalmente incompatibile. Gli strumenti, in questa formazione, sembrano respingersi l’un l’altro e vi assicuro che qualsiasi tipo di trio o sonata con pianoforte o violoncello è una
tortura assoluta per me. Ma non è forse innaturale combinare tre singoli strumenti come questi? Le
qualità di ciascuno vengono perse. I timbri lirici e meravigliosamente caldi prodotti dal violino e
quelli del violoncello possono essere accompagnati dal re degli strumenti, il pianoforte, ma questo
cerca invano di mostrare la sua capacità di cantare contro i suoi rivali... Il termine “trio” implica
un’omogeneità, mentre qui ci sono assoli strumentali da un lato e il pianoforte da un altro. E c’è
anche la difficoltà che ciò comporta per l’autore nel distribuire le sue idee musicali tra le voci».
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Eppure l’anno dopo, in Italia, Cajkovskij
cominciò a scrivere un trio; tra titubanze, ripensamenti ma
anche un certo entusiasmo nel confrontarsi, alla sua età, con un genere nuovo, lo terminò in poco
più di un mese e sull’autografo, oggi conservato al Museo Nazionale Glinka di Mosca, scrisse «À
la mémoire d’un grand artiste - Roma, Gennaio 1882». Il grande artista che il Trio in la min. op. 50
onorava era Nikolaj Rubinštein, fondatore nonché direttore del Conservatorio di Mosca, pianista
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eccezionale, guida e sostenitore di Cajkovskij,
morto nel 1881 all’età di quarantacinque anni. Quanˇ
do Rubinštein era all’apice della carriera Cajkovskij
aveva scritto per lui lo straordinario Concerto
n. 1 op. 23 per pianoforte e orchestra; per ricordarne la scomparsa scrisse invece questa pagina
cameristica dolente e appassionata, in cui il pianoforte ha un ruolo solistico concertante mentre violino e violoncello hanno per così dire il ruolo di una piccola orchestra d’archi. Nonostante l’insolita lunghezza (dura circa 45 minuti) il Trio è in due soli movimenti. Il primo è un Pezzo elegiaco
formato da un’introduzione lenta (Moderato assai) dove il violoncello e a seguire il violino e il pianoforte intonano la prima, espressiva idea tematica, e un Allegro giusto basato su altri due temi portanti. Il secondo movimento è un tema con variazioni. Il Tema (Andante con moto) è affidato al pia-
noforte - Rubinstein era appunto pianista - e ha una fisionomia classica che continuamente si trasforma nelle 11 variazioni seguenti, di cui due sono in tempo di danza (n. 6 Valse, n. 10 Mazurka)
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e una (n. 7) è una Fuga. Cajkovskij
disse che nelle variazioni aveva voluto raccontare il tempo trascorso con Rubinštein e i momenti più cari del loro legame. Volle anche citare, in qualche punto, il
tema principale del suo nuovo Concerto n. 2 op. 44 che non aveva fatto in tempo a dedicare all’amico. La Variazione finale (n. 12 Allegro risoluto e con fuoco) e la Coda (Andante con moto) concludono grandiosamente questo Trio che fu stampato dall’editore russo Jurgenson e, dopo alcune
esecuzioni pubbliche, fu revisionato dall’autore nella versione definitiva che ora ascoltiamo. È probabile però che la prima esecuzione privata sia avvenuta in casa della principessa von Meck, la
quale aveva a suo personale servizio un trio il cui pianista era il ventenne Claude Debussy.
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Il Trio op. 50 di Cajkosvkij
ha influenzato tutti i successivi compositori russi. Sergej Rachmaninov
riprese il titolo del primo movimento (Pezzo elegiaco) nei suoi Trio élégiaque nn. 1 e 2 (il seconˇ
do, del 1893, fu scritto appunto “in memoria di Cajkovskij”
scomparso in quell’anno) e anche
Šostakovicˇ restò fedele all’idea tipicamente russa del trio strumentale come luogo di memorie.
Nato nella Russia degli zar, Dmitrij Šostakovicˇ [San Pietroburgo 1906 - Mosca 1975] è stato il primo
e il più grande compositore sovietico: al tempo della Rivoluzione d’ottobre aveva poco più di dieci
anni, e tutta la sua vita trascorse in un difficile rapporto con il nuovo regime di cui fu insieme cantore e vittima. Nel “secolo breve” egli è stato l’unico a dedicarsi costantemente alla musica da camera, lasciandoci ben 15 quartetti e 2 trii. Il suo primo Trio op. 8 è un lavoro giovanile in un solo, ampio
movimento. Il secondo, il Trio in mi minore op. 67 che ascoltiamo, fu scritto molti anni dopo in
memoria del musicista Ivan Sollertinskij che era stato vicino a Šostakovicˇ nei momenti più difficili
della sua vita pubblica e privata. I due si erano conosciuti nel 1926 al Conservatorio di San Pietroburgo dove studiavano, e la loro amicizia aveva attraversato gli anni. Tra loro era Sollertinskij ad
ˇ «Mi ha dato molto l’amicizia con Sollertinavere un ruolo-guida, come disse lo stesso Šostakovic:
skij, musicologo di grande talento, che aveva una cultura enciclopedica. Era sempre preoccupato di
ampliare i miei orizzonti artistici; mi aiutò a cogliere i contenuti della musica e a comprendere e
amare i grandi maestri come Brahms, Mahler e Bruckner. M’inculcò l’amore per la musica - come
si suol dire - “da Bach e Offenbach”. E oggi amo la musica di tutti i generi, purché sia musica autentica». Sollertinskij morì improvvisamente a soli quarantun anni. In sua memoria Šostakovic scrisse
nel 1944 il Trio op. 67, una struggente elegia in tonalità minore dove il dolore viene progressivamente accettato e trasformato in una dimensione quotidiana dell’esistenza. Il lavoro è in quattro
movimenti. Apre l’Andante il violoncello con sordina che, in tessitura acutissima e con armoniche
spettrali, espone una frase ripiegata su se stessa, poi ripresa a canone dal violino sempre all’acuto.
Particolari sono questi effetti timbrici su un’armonia progressiva e il modo in cui il tema suona “alla
russa”, senza averne però i caratteri specifici. Nel secondo tempo Moderato, dominato dal pianoforte, il contrappunto prosegue sempre più serrato fino a sfociare nel terzo tempo Allegro non troppo. Questo movimento, in cui cade il baricentro espressivo del Trio, è una Passacaglia dove i disegni melodici degli archi si distendono su un basso ostinato del pianoforte. L’Allegretto finale stravolge i materiali tematici d’ispirazione popolare (russa, balcanica, ebraica) trasfigurandoli in una
“danza macabra” fino a che la Coda non intona in Adagio un corale maestoso. Il Trio op. 76 meritò
a Šostakovicˇ il Premio Stalin, il più importante riconoscimento conferito agli artisti sovietici.
Alba Crea