DALLE LABBRA STESSE DI Maria (Di Renzo Bellanti
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DALLE LABBRA STESSE DI Maria (Di Renzo Bellanti
DALLE LABBRA STESSE DI Maria (Di Renzo Bellanti) Andando per il mondo, gli Apostoli erano frastornati dal trauma che avevano travolto due volte le loro vite: la morte e la risurrezione di Gesù. Erano queste le novità fondamentali ed essi, presentandosi alla gente non sapevano parlare d'altro. Non potevano parlare d'altro. Significativo, a questo proposito, il Vangelo di Marco che ha raccolto la predicazione di Pietro, ma anche quello più tardivo di Giovanni. Quando però le prime comunità dei discepoli si furono consolidate, dentro e fuori la Palestina, sentirono la necessità, anche sotto l'impulso dello Spirito Santo, di approfondire la dimensione storica del loro Signore. Divenne allora necessario conoscere qualcosa di più sulla sua Persona: come era vissuta, che cosa aveva fatto e insegnato. I fratelli volevano sapere anche i luoghi e i suoi fatti dalla nascita e della sua infanzia. La famiglia di Giuseppe, in Galilea conservava dei ricordi: i sogni profetici di Giuseppe, la visita dei magi venuti da lontano, il massacro dei bambini al di sotto dei due anni, la fuga e il ritorno dall'Egitto, dopo la morte di Erode. Matteo, che era uno degli Apostoli, certamente aiutato dalla sua comunità, raccolse questi ricordi nel suo Vangelo. Erano Ebrei, per questo portarono avanti il loro lavoro tenendo presenti, non solo gli avvenimenti fissati nella memoria dei testimoni, ma anche le stupefacenti profezie che li avevano annunciati secoli prima. Ma c'erano altri ricordi, più nascosti, memorie gelosamente custodite nel silenzio del cuore, per lunghi anni. Ci voleva però un uomo speciale per farli venire alla luce e consegnarli alla Chiesa. Quest'uomo fu Luca. Non era un apostolo, anzi non era neppure israelita e non aveva conosciuto Gesù. Aveva però una buona cultura, una mente aperta e razionale, intrecciata ad una personalità fatta di sensibilità e delicatezza. Non è senza ragione che Paolo parla di lui come "il caro medico", usando un aggettivo greco carico di emotività e di affetto. Questo lo rendeva affine per temperamento, e quasi congeniale con Maria, la dolce Madre del Signore. Ciò ne faceva uno scrittore capace di cogliere non solo gli eventi da narrare, ma anche gli impulsi segreti del cuore per riportarli con grande fedeltà. Infatti lui stesso, il medico-evangelista dice, per ben due volte, che Maria conservava con cura gli avvenimenti e li meditava nel silenzio del suo cuore (Lc 2, 19;2, 51). In tal modo quei fatti erano rimasti vivissimi nella sua memoria, come stelle che non conoscono il tramonto. Ma come sono stati fissati nel terzo Vangelo per giungere a noi? Le parole con cui Luca presenta "l'illustre Teofilo", in realtà, preparano all'incontro con la Vergine. Il personaggio illustre scompare infatti, ben presto e rimane Lei, la Ragazzetta di Nazareth. Gli studiosi fanno notare che Luca ci tiene a informare i suoi lettori che altri, prima di lui, avevano già svolto lo stesso lavoro d'investigazione. Essi avevano scritto appunti, raccolto i fatti e le parole di Gesù. Certamente alcuni erano giunti a compilare una sorta di Vangelo. Questo vuol dire che è l'Evangelista, prima ancora di cominciare il suo lavoro di ricerca, aveva a disposizione questi appunti e queste raccolte, poi utilizzati almeno in parte. Certamente tra quegli scritti ci dovevano essere i ricordi particolarissimi di Maria sull'Annunciazione sulla Nascita e sull'Infanzia del Signore. Egli, come dice lui stesso, ha fatto senza dubbio "ricerche accurate su ogni circostanza" e questo può significare soltanto che ha passato al vaglio critico il materiale raccolto, dandogli un nuovo ordinamento e una nuova veste letteraria, magari aggiungendovi particolari provenienti da altre fonti. Gli esegeti sottolineano il fatto che anche se non fu la stessa Madre del Signore a rivelare all'Evangelista i fatti narrati, risalendo a ritroso la catena delle notizie si arriva, comunque, alle sue labbra. Chi altri, oltre Lei, fu presente all'Annunciazione? Ma quelle labbra erano state sigillate dal segreto del Re. Il segreto di Dio! Anche se, quel segreto, Dio stesso aveva voluto farlo trapelare. Almeno in parte. Quando era andata a trovare, sui monti della Giudea, Elisabetta, sua parente, questa non conosceva forse già il mistero della sua maternità? Quando Maria aprì la fonte sigillata del suo cuore? Vediamo nei Vangeli un gruppo di donne costantemente vicine a Gesù. Luca stesso dice che sul Calvario c'erano "le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea" (Lc 23,27). erano le stesse che lo "avevano assistito con i loro beni" (Lc 8, 2). E Giovanni ricorda che, dopo Cana, Maria scese a Cafarnao, cioè lasciò Nazareth. Al termine della vita del Signore. Lo stesso Giovanni, la pone, con le altre donne, ai piedi della croce. Tutto lascia pensare che la Vergine santa non restò a casa ad aspettare ma fece parte di quel gruppo di donne in cammino. Non sappiamo quale grado d'intimità si stabili tra loro, ma sembra logico che quelle discepole abbiano fatto molte domande alla Madre di Gesù. Passarono i giorni. Passarono anche gli eventi che avevano cambiato il corso della storia umana. Allo luce dello Spirito Santo, la Comunità dei credenti confessava ormai, con la parola e col sangue, la divinità di Cristo Signore. Maria non poteva tenere più nascoste le meraviglie che Dio aveva operato in Lei, fin dai primi giorni. Aprì il cuore. L'impronta della sua delicata femminilità si rivela non soltanto nelle questioni legali o giuridiche, ma tutti i suoi ricordi sono impregnati di prospettiva materna. È logico, è normale che l'ambiente più adatto alla trasmissione di notizie sull’infanzia di Gesù sia un mondo femminile. I bambini sono l'eterna attrattiva delle donne. Da tutto questo emerge la fondata probabilità che le notizie contenute nei primi due capitoli del Vangelo di Luca siano state rivelate direttamente da Maria a queste donne. È suo anche il tono, fatto d'intimità e d'immediatezza. Del resto si tratta di parole sempre perfettamente in armonia con la personalità e il comportamento della Madre di Gesù. Vi si trovano, tra l'altro, espressioni di elogio per Elisabetta, Zaccaria, Simeone, Anna, come per i pastori, ma di Lei non si dice quasi nulla. L'umiltà e la modestia avvolgono costantemente, come un velo, la bellissima figura della Vergine. Lei non attira mai l'attenzione su di sé. Lei rimanda a Dio. Ma è Dio stesso che la pone per sempre accanto a noi. Silenziosa come la pace, vigile come una sentinella, tenera e disponibile come una madre.