resoconto - Tribuna Libera

Transcript

resoconto - Tribuna Libera
ENTENTE EUROPÉENNE DES TRAVAILLEURS-INTESA EUROPEA DEI LAVORATORI
“APPELLO EUROPEO
-
-
PER LA
DIFESA
DELLA
SANITÀ PUBBLICA”
RESOCONTO
DELL'INCONTRO
DELLA
EUROPEO DEI FIRMATARI (31 MARZO 2007)
DELEGAZIONE ALLA COMMISSIONE EUROPEA (2 APRILE 2007)
L'incontro europeo dei promotori e dei firmatari dell'appello per la difesa della sanità pubblica
lanciato nel quadro dell'Intesa Europea dei lavoratori si è svolto a Bruxelles il 31 marzo scorso.
L'appello è stato firmato da 693 medici, infermieri, dipendenti della sanità, sindacalisti e militanti di
17 Paesi d'Europa (Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Ungheria,
Italia, Portogallo, Romania, Svezia, Svizzera, Slovacchia, Rep. Ceca, Turchia, Ucraina).
All'incontro di Bruxelles hanno partecipato 72 firmatari e promotori da 17 Paesi.
Dall'Italia la delegazione era composta da Fulvio Aurora, vice-presidente di Medicina Democratica, e
da Lorenzo Varaldo, coordinatore in Italia dell'Intesa Europea.
Gli interventi dell'incontro europeo hanno cercato prima di tutto di rispondere ad una questione: è
esagerato che l'appello europeo parli di “necessità di fermare immediatamente la distruzione accelerata
di tutti i sistemi pubblici della sanità in Europa?”.
I fatti riportati e il Memorandum che li mette insieme lo dimostrano: uno stesso attacco, preciso,
coordinato, con elementi comuni impressionanti viene portato avanti in tutti i Paesi.
Ciò pone per tutti, in tutti i Paesi e su scala continentale, il problema di agire di fronte ad una questione
che tocca direttamente la vita stessa di milioni di persone.
Qui di seguito pubblichiamo alcuni elementi della discussione dell'incontro del 31 marzo, il mandato
sottoscritto da tutti i partecipanti sulla base del quale una delegazione si è recata il 2 aprile alla
Commissione Europea, alcuni estratti del confronto di questa delegazione con il responsabile UE, le
prime conclusioni della delegazione e le decisioni assunte al termine dell'incontro del 31 marzo.
Alcuni elementi emersi nell'incontro del 31 marzo
 L'attacco alla sanità e alle pensioni....
–
–
In Germania, Klaus Schuller, responsabile del
sindacato DGB del Land della Turinga e vicepresidente della commissione operaia della SPD
della Turinga spiega che, ormai, “si accorda un
premio di più di 600 euro a coloro che, per un
anno, rinunciano ad andare da un medico o a fare
un qualunque atto sanitario.”
In Belgio, Rudy Janssens, segretario federale
della regione di Bruxelles CGSP, spiega: “Nel
1971 c'era il 50% di ospedali pubblici. Oggi ne
restano meno del 25%. La differenza tra le regioni
è impressionante: nelle Fiandre non esiste più un
ospedale pubblico!”.
–
In Romania, denuncia Violeta Tudor, sindacalista
Sanitas, non è raro che “si mandino a casa i malati
prima ancora che essi siano guariti, a causa delel
condizioni miserabili degli ospedali”.
–
In Turchia, spiega Fatih Artvinli, responsabile del
sindacato della sanità e dei servizi pubblici, “come
negli altri Paesi europei gli ospedali pubblici sono
prima di tutto trasformati in stabilimenti autonomi,
poi completamente privatizzati. Alcuni ospedali
pubblici
vengono
semplicemente
chiusi.
L'ospedale dei bambini di Istambul, che accoglieva
una media di 40.000 bambini all'anno, è così stato
chiuso con il pretesto che il numero dei pazienti
era insufficiente”
–
In Svizzera, ricorda Antonio Herranz, sindacalista,
la stampa annuncia che 120.000 cittadini (su 7,5
milioni) non beneficerà più di alcuna copertura
sociale.
–
Stessa constatazione drammatica fatta da Gerard
Schivardi (Francia): “Noi, i sindaci dei piccoli
comuni, abbiamo ricevuto il mandato dalla
popolazione che ci ha eletto per rappresentarla e
difendere le sue condizioni di vita, e migliorarle se
possibile. Abbiamo un grave problema per la
chiusura delle maternità vicine ai comuni. Un
collega sindaco mi ha segnalato il parto difficile di
una giovane madre nel parking di un grande
magazzino perchè il reparto maternità d'Amboise
era stato chiuso e bisognava fare 80 km per
partorire”
–
In Gran Bretagna, Tony Richardson, dirigente
sindacale, ricorda: “Quando ero consigliere
municipale per il Labour Party a Wakefeld, dal
1998 al 2004, ero responsabile della sanità e
dell'assistenza sociale. Per tuttob questo tempo ho
quindi conosciuto bene i servizi sanitari e ho visto
a che cosa li si è ridotti. Ho visto il numero dei letti
ridursi del 20% per le pressioni dei rappresentanti
del governo. A Wakefield, l'80% dei servizi delle
case per pensionati sono stati privatizzati”.
–
–
–
In Spagna, come ha dettob il dottor Joaquin
Insausti, membro dell'Associazione per la difesa
dell'ospedale Devero Ochoa, una campagna
infame si è sviluppata per accusare i medici di
essere responsabili dei decessi dei pazienti,
mentre questi sono la conseguenza tragica della
politica di privatizzazione della sanità imposta da
Bruxelles.
Dalla
Francia
è
stata
particolarmente
importante la testimonianza del prof. Guerin,
presidente dell'Associazione per la difesa della
deontologia e dei diritti dei malati (AMDDDM,
France), testimonianza letta dal dottor Lemonnier,
che rendeva conto delel condizioni scandalose
nelle quali i pazienti anziani si trovano a causa
della mancanza di posti, sempre intasati nelle sale
d'aspetto, mentre i medici e gli infermieri cercano
con angoscia i letti per ospedalizzarli.
“In Francia abbiamo avuto un attacco senza
precedenti contro il nostro sistema delle pensioni
con la legge Fillol del 2003, che faceva seguito
alle misure Balladur del 1993. In Germania l'età
pensionabile è stata portata a 67 anni, in Ungheria
a 65....Si tratta di una semplice coincidenza?”, si
interroga Nicole Bernard, sindacalista della
Securité Sociale. “Non è in realtà il risultato dei
diktat dell'UE e in particolare del summit di
Barcellona del marzo 2002 che preconizzava al
punto 32 delle sue conclusioni di “cercare da qui al
2010 di aumentare progressivamente di circa 5
anni l'età media effettiva nella quale cessa nell'UE,
l'attività professionale”?.
La chiusura di migliaia di letti, di ospedali interi, che
tutti i delegati hanno potuto constatare, quali che
fossero i Paesi di origine, non è in effetti la
conseguenza della politica dell'UE come è stata
imposta nel summit di Tessalonica, nel giugno 2003,
che indicava di “sorvegliare attentamente l'efficacia
delle misure prese per sradicare la spirale delle spese
nel settore della sanità e riportare la loro evoluzione
ad un livello più sopportabile”?
E tutto questo è vero anche per i Paesi che non sono
ancora membri dell'UE. Sempre Fatih Artvinli, dalla
Turchia, indica che “La messa in opera del piano
proposto dal FMI che porta ad un aumento del 60%
dei prezzi delle medicine è una delle condizioni poste
dall'Ue per l'ingresso della Turchia”.
 ...la resistenza in tutta Europa...
Nel suo intervento per l'Italia, Fulvio Aurora, vice
presidente di Medicina Democratica e responsabile
nazionale per la sanità per Rifondazione, ha ricordato
parecchi elementi dell'attacco alla sanità in Italia, dalla
regionalizzazione che ha fatto esplodere il sistema
nazionale, agli elementi di privatizzazione, alla
chiusura di letti e ospedali.... Ha poi posto un
problema: “Ma allora, che cosa fare di concreto per
difendere i nostri sistemi sanitari in Europa?”.
Una prima risposta è arrivata da chi ha citato le
mobilitazioni in corso. Per esempio è stato letto un
messaggio di sostegno alla conferenza proveniente
dal Portogallo che ricordava l'immensa mobilitazione
delle ultime settimane della popolazione, degli eletti,
dei sindacati per la difesa dei servizi di pronto
soccorso. Dalla Gran Bretagna si è ricordato come
numerose iniziative sono state prese dalle
organizzazioni sindacali negli ultimi anni per difendere
gli ospedali e il sistema sanitario in generale”.
Dalla Germania è stato ricordato come l'80% della
popolazione abbia preso posizione contro la “riforma”
della sanità, portando così diversi deputati della SPD a
votare contro questa “riforma” proposta dal governo di
“grande coalizione”. Si tratta non solo della difesa di
ciò che esiste, ma della riconquista di ciò che è stato
perso, perchè, è stato detto, “si tratta di un fatto di
civilizzazione”.
 ...le decisioni dell'incontro
E' stato quindi detto: concretamente, prima di tutto, è
necessario battersi in ogni Paese contro gli attacchi
concreti che vengono portati, contro la chiusura degli
ospedali e dei letti, contro i tagli, contro le
privatizzazioni. Il collegamento con gli altri Paesi, lo
scambio di informazioni, il vedere che altri si
organizzano e si battono è un elemento di aiuto in
questa mobilitazione.
Ma a livello europeo è stata presa una decisione e
nello stesso tempo si è aperta una discussione.
Si è deciso di continuare a mettere la Commissione
Europea d fronte alle sue responsabilità, quindi
prima di tutto con la delegazione del 2 aprile, ma poi
continuando a raccogliere gli elementi che
testimoniano come questo attacco abbia alla radice
proprio le politiche impulsate da Bruxelles. Una parte
di delegati ha per questo sostenuto che, da parte loro,
tirano la conclusione la necessità di rompere con
l'Unione Europea.. Altri non condividono questo punto
di vista, ma tutti hanno riconosciuto la responsabilità
dell'UE.
In conclusione è stato quindi deciso di costituire un
Comitato Internazionale di collegamento che a
partire dall'appello possa estendere lo scambio di
informazioni e le iniziative comuni, e ci si è impegnati a
far conoscere il resoconto integrale dell'incontro e della
delegazione alla Commissione Europea in tutti i Paesi,
nei sindacati, tra i lavoratori della sanità.
Il mandato sottoscritto dai 72 partecipanti sulla base del quale una
delegazione è stata ricevuta alla sede dell'UE il lunedì successivo
“Noi sottoscritti, medici, personale ospedaliero, personale della sanità, sindacalisti, militanti operai, ci siamo riuniti il
31 marzo a Bruxelles nel quadro dell'appello lanciato dall'Intesa Europea dei lavoratori.
Abbiamo fatto la seguente constatazione: in tutti i Paesi d'Europa, in relazione con le direttive europee, i
nostri servizi pubblici della sanità e i nostri regimi di protezione sociale vengono smantellati, rimettendo
così in causa l'uguaglianza di accesso alle cure.
Lo stato dei fatti che abbiamo cominciato a definire mette in evidenza che, in ogni Paese, i governi hanno, da
diversi decenni e indipendentemente dal loro colore politico, cominciato a:
–
chiudere centinaia di ospedali, reparti di maternità, di servizi d'urgenza, a ridurre drasticamente le
spese per la sanità, a sopprimere migliaia di posti letto e di conseguenza milioni di posti di lavoro: tra il
1992 e il 2003, 86.000 posti letto sono stati soppressi in Geramania, 83.000 in Francia, mentre tra febbraio e
novembre 2006, 21.000 posti di lavoro sono stati soppressi nell'NHS (servizio sanitario nazionale in Gran
Bretagna). Tra il 2000 e il 2003, 185.000 posti di lavoro sono stati soppressi in Italia, e per la sola Lombardia
7.200 posti letto. In Ungheria il numero dei letti “attivi” dovrebbe passare da 60.000 a 44.000 nel 2007.
–
privatizzare gli ospedali attraverso i “partenariati pubblico-privato” (PPP), portando così alla
soppressione massiccia di altri letti e posti di lavoro ma anche a costi sempre più elevati per i pazienti:
in Gran Bretagna diversi ospedali sono stati costruiti da società private in contropartita di una rendita annuale
versata per 30 anni. In Francia gli ospedali sono costretti ad indebitarsi presso società finanziarie per rinnovare
i locali e i macchinari. In Italia, le USL sono state trasformate in “aziende” costrette a controllare i costi; in
Spagna la comunità di Madrid ha appena lanciato la costruzione di sette ospedali nuovi secondo la procedura
dei PPP; in Turchia le 14 regioni si sono impegnate a trasformare gli ospedali pubblici in società economiche
miste; in Ungheria diverse attività sono state privatizzate (laboratori, servizi di radiologia, pulizie...)
–
regionalizzare i sistemi pubblici di sanità: in Italia, dove la sanità è regionalizzata dal 1999-2001, alcune
Regioni hanno venduto gli ospedali, altre hanno soppresso dei servizi e altre ancora hanno aumentato i tickets
per i pazienti; in Spagna, dal 1992 la direzione della rete sanitaria è stata affidata alla Regioni, portando così
alla privatizzazione degli ospedali e alla rimessa in causa dello statuto dei funzionari.
–
smantellare i sistemi di protezione sociale aumentando dappertutto l'età pensionabile e riducendo i
diritti degli assicurati, sopprimendo il monopolio delle casse della sicurezza sociale. Nel momento in cui
si accordano sempre più esenzioni di contributi sociali ai padroni (come in Germania, in Italia, in Francia, in
Belgio) e l'età pensionabile aumenta, dappertutto aumentano i costi a carico dei lavoratori (attraverso tickets
(Italia), supplementi di pagamento per certe cure (Belgio), istituzione di franchigie (Francia)...
Bisogna forse vedere in questa simultaneità delle misure e degli attacchi contro i ostri sistemi pubblici di sanità un
semplice caso, o non è il risultato di una politica concertata?
Da parte nostra consideriamo che i fatti e il memorandum che abbiamo definito in ogni Paese permettono
di indirizzare il seguente atto di accusa: questa politica di distruzione è incontestabilmente coordinata
dalle istituzioni dell'Unione Europea.
Non è l'UE che impone ad ogni Paese, ma anche ad ogni Regione, di rispettare strettamente le regole del Patto di
Stabilità e di far stare con ogni mezzo possibile il deficit pubblico al di sotto del 3% fissato da Maastricht? Non è la
messa in opera dell'art. 104 del Trattato di Maastricht che stipula che “1) gli Stati membri evitano i deficit
eccessivi; 2) la Commissione sorveglia l'evoluzione della situazione budgettaria del debito pubblico negli Stati
membri in vista frenare gli errori manifesti”? L'art. 104 precisa ciò che bisogna intendere per pubblico: “Ciò che è
relativo al governo generale, cioè le amministrazioni centrali, le autorità regionali o locali e i fondi di sicurezza
sociale”. Il governo italiano non mette in effetti in opera questo articolo quando la legge Finanziaria del 2007
prevede il taglio di 3 miliardi di euro dal budget della sanità per ridurre il deficit pubblico al 2,8%?
Non è l'UE che ha deciso di aumentare dappertutto l'età pensionabile quando ha indicato, in occasione del
vertice di Barcellona del 2002 che “bisognerà cercare, da qui al 2012, di aumentare progressivamente di circa
cinque anni l'età media effettiva nelal quale cessa, nell'UE, l'attività professionale”?
Questo obbligo non è stato confermato dalla linea direttiva integrata n. 2 del 1/7/2005, che stipula: “Gli Stati
membri dovranno, tenuto conto dei costi previsti dall'invecchiamento della popolazione,, 1) ridurre il loro debito
pubblico ad un ritmo sufficiente; 2) riformare i loro regimi pensionistici, di sicurezza sociale e di cure per renderli
finanziariamente sopportabili”? O ancora dal documento della Commissione Europea del 25 gennaio 2006
intitolato: “Passiamo ad una velocità superiore: il nuovo partenariato per la crescita e l'impiego”, che esige: “Nel
quadro delle loro riforme dei regimi pubblici delle pensioni, gli Stati membri dovranno rinforzare gli incitamenti
finanziari affinchè i lavoratori anziani restino in attività (...) per esempio adattando l'età legale della cessazione di
attività”?
Non è la linea direttiva integrata n. 15 dell'UE che stipula: “Gli Stati membri dovranno rinforzare le misure di
incitamento economico, compresa una semplificazione dei sistemi fiscali e una riduzione dei costi non salariali del
lavoro”? Non è questa direttiva che impone le esenzioni di contributi ai padroni e organizza il saccheggio delle
casse della sanità e delle pensioni?
Non è forse il rapporto della Commissione Europea sulla protezione sociale e l'inclusione sociale,
pubblicato il 19 febbraio 2007 e che imponeva “la fissazione di plafond generali di spesa, la partecipazione dei
malati ai costi delle prestazioni” che impone dappertutto l'aumento dei costi a carico dei malati?
Il 26 settembre 2006 la Commissione UE ha pubblicato una comunicazione sui servizi della sanità, lanciando
una “consultazione pubblica”. E' sulla base dei risultati di questa “consultazione” che la Commissione intende
proporre una direttiva “sanità”. La comunicazione, evocando il “rispetto della responsabilità degli Stati membri in
materia di servizi di sanità e di cure mediche”, precisa: “La Corte di giustizia ha dichiarato che questa disposizione
non esclude la possibilità di imporre agli Stati membri adattamenti dei loro regimi nazionali di sicurezza sociale, a
causa delle altre disposizioni del trattato, come l'art. 49/CE”.
L'art. 49/CE dice: “Le restrizioni alla libera concorrenza dei servizi all'interno della comunità sono vietate”.
L'obiettivo della direttiva in preparazione non è di rimettere in causa direttamente i regimi nazionali di sicurezza
sociale?
Da tutti questi fatti discende una questione: la difesa e la riconquista dei nostri sistemi di sanità pubblica è
compatibile con l'Unione Europea e con le sue direttive? L risposte possono essere diverse, ma questa
questione esige di essere discussa da tutti quelli che sono attaccati alla difesa dei sistemi pubblici della
sanità e della protezione sociale.
Noi sottoscritti decidiamo ch il mandato della delegazione che sarà ricevuta il 2 aprile 2007 dalle istituzioni
dell'UE è di ottenere risposte a queste questioni, sulla base dei fatti che noi abbiamo esposto e del
memorandum che abbiamo fatto.
Decidiamo di impiegare tutte le nostre forze per difendere e riconquistare i n ostri sistemi pubblici di sanità
e i nostri regimi di protezione sociale. Abbiamo partecipato a numerose mobilitazioni contro la chiusura e/
o la privatizzazione dei nostri ospedali, contro la rimessa in causa dei nostri regimi pensionistici, contro la
diminuzione dei budget destinati alla sanità...
Decidiamo quindi di costituirci in comitato di corrispondenza permanente al fine di continuare a
scambiarci le informazioni e dare continuità a questo incontro attraverso iniziative che permettano di
rispondere alla gravità della situazione”
Firmatari presenti all'incontro europeo del 31 marzo:
ALLEMAGNE : Carla Boulboullé, rédaction de SOPODE, Berlin ; Keustin Bunz, Ver.di, Cologne ; Ellen Engstfeld,
SPD, Ver.di, Cologne ; Elke Falk, Ver.di, Berlin ; Heinke Först, SPD, Berlin ; Henning Frey, SPD, Cologne ; Eva
Gürster, SPD, Ver.di, Cologne ; Bertrand Kalipé, anesthésiste, Duisburg ; Monika Leisling, Berlin ; Hans Mees,
Ver.di, Düsseldorf ; Volker Prasuhn, SPD, Ver.di, Berlin ; Danita Riemer, Ver.di, Düsseldorf ; Ingo Röser, Ver.di ;
Anna Schuster, Ver.di, Düsseldorf ; H.-W. Schuster, SPD, Ver.di, Düsseldorf ; Günter Schwefing, Ver.di,
Düsseldorf ; Beate Sieweke, SPD, Ver.di, Düsseldorf ; Inge Steinebach, SPD, Ver.di, Düsseldorf ; Monika
Wernicke, Ver.di, Berlin ― BELGIQUE : Luc Bertrand, ingénieur ; Philippe De Menten, membre du comité
exécutif de la Régionale de Bruxelles de la CGSP-enseignement ; Kamal Dhif, FGTB ; Roberto Giarroco,
syndicaliste CGSP-FGTB ; Rudy Janssens, secrétaire fédéral région Bruxelles CGSP ACOD ALR LRB ; Philippe
Larsimont, coordinateur du Mouvement de défense des travailleurs (MDT) ; Pierre Marlhioux, membre élu du
bureau exécutif SETCa/FGTB BHL ; Philippe Massenaux ; Georgette Molitor, affiliée CGSP ; Serge Monsieur,
délégué syndical CGSP ; Michel Nagel, PS, CGSP ; Victor Ntacorigira, syndicaliste ; Esther Stark, syndicaliste ;
Nicolas Vandaele, syndiqué FGTB ; Paul Wattiez, délégué syndical FGTB-SETCa ― DANEMARK : Kirsten-Annette
Christensen, syndicat de l’enseignement de Copenhague ; Eva Hallum, Mouvement populaire contre l’Union
européenne ; Benny Laursen, syndicat du bâtiment de Copenhague ; Per Sorensen, syndicat du bâtiment de
Copenhague ― ESPAGNE : Luis Gonzalez, syndicaliste santé, CCOO ; Joaquin Insausti Valdivia, médecin ; Blas
Ortega, président de l’Association médicale en défense des droits des malades et des médecins (AMDDMM),
syndicaliste UGT ; Rafael Palmer Juaneda, membre de l’AMDDMM ― FRANCE : Nicole Bernard, syndicaliste
sécurité sociale ; Anne Chahwakilian, médecin gériatre ; Catherine Cochain, aide-soignante, syndicaliste ;
Marie-Thérèse Cousin, médecin retraitée ; Danièle Dabilly, assistance sociale ; Luc Delrue, syndicaliste
hospitalier ; Daniel Dutheil, syndicaliste ; Régis Jacquot, syndicaliste hospitalier ; Christel Keiser, Entente
européenne des travailleurs ; Jean-Philippe Laporte, médecin hospitalier ; Marie-Paule Lemonnier, médecin ;
Frédérique Mugnier, administrateur CHU de Dijon ; Philippe Navarro, syndicaliste hospitalier ; Louiza Nourri,
syndicaliste ; Bruno Ricque, syndicaliste hospitalier ; René Sale, syndicaliste hospitalier ; Gérard Schivardi,
maire de Mailhac ; Dominique Vincenot, Entente européenne des travailleurs ; Florence Widmer, syndicaliste
hospitalière ― GRANDE-BRETAGNE : Nick Phillips, ancien responsable d’une section locale de UNISON ; Tony
Richardson, syndicaliste, Union locale des TUC de Wakefield & District ― ITALIE : Fulvio Aurora,
responsable de « Médecine démocratique » ; Lorenzo Varaldo, syndicaliste enseignant, Entente européenne des
travailleurs ― ROUMANIE : Violeta Tudor, syndicaliste ― SUISSE : Joëlle Gyselinck, syndicaliste santé SSP,
Nyon ; Antonio Herranz, infirmier, syndicaliste SSP, Lausanne ; Yolanda Nobs, infirmière ; Yasmina-Karima
Produit, secrétaire syndicale SSP, Neuchâtel ― TURQUIE : Fatih Artvinli, responsable du syndicat des employés
de la santé et des services sociaux, Istanbul.
Il 2 aprile una delegazione è stata ricevuta dal direttore di
gabinetto del Commissario Europeo alla sanità
La delegazione era composta da: Fatih Artvinli (responsabile del sindacato dei lavoratori della sanità
e dei servizi pubblici, Istanbul, Turchia); Hans Mees (responsabile del sindacato Ver.di del gruppo
ospedaliero VKKD di Dusseldorf e membro della direzione Ver.di sanità della Renania); Henning Frei
(SPD Colonia); Rudy Janssens (segretario federale della regione di Bruxelles CGSP ACOD ALR LRB,
Belgio); Philippe Larsimont (coordinatore del movimento per la difesa dei lavoratori, Belgio); Nicole
Bernard (sindacalista della Securité Sociale, Francia); Philippe Navarro (sindacalista ospedaliero,
Francia); Christel Keiser (Intesa Europea dei lavoratori).
La delegazione è stata ricevuta da Philippe Brunet, direttore del gabinetto del commissario
europeo alla sanità, M. Markos Kyprianou.

Estratti dell'incontro con il responsabile UE
Delegazione: “(...)In tutti i Paesi dell'UE si constata una
diminuzione delle spese per la sanità e, parallelamente,
un aumento dell'età pensionabile. In Germania la legge
del 9 marzo 2007 ha portato a 67 anni l'età
pensionabile, in Danimarca si è passati da 65 a 67. La
stessa cosa in Turchia. In Ungheria l'età della pensione
è passata a 65 anni. In Francia la durata minima dei
contributi è passata da 37.5 a 40 anni, poi a 41 e 42
per i lavoratori del privato. Tutte queste misure sono
coordinate dall'UE e in particolare le disposizioni
adottate al summit di Barcellona che esigono
l'allungamento di 5 anni della durata dei contributi.
Tutto ciò si collega alla riduzione delle spese per la
sanità. Queste misure non hanno conseguenze gravi?
A vostro avviso quali saranno le conseguenze? Non
esiste un rischio di aumento della mortalità?
Non potete non sapere che, dal 2004, noi siamo sotto
l'egida dell'”enveloppe fermée” (spesa bloccata per la
sanità). Questo si traduce, in Francia, nel piano
ospedali 2012 che toglie 5 miliardi di budget agli
ospedali per obbligarli a ristrutturarsi. Ciò rappresenta
l'equivalente del budget necessario al funzionamento di
60.000 letti o di 100.000 impieghi ospedalieri. I presidi
ospedalieri ricevono meno soldi del necessario per il
loro funzionamento. La prima conseguenza per i malati
è la riduzione della durata dei loro ricoveri. In geriatria
molti servizi non sono più assicurati con il pretesto che
la durata del ricovero non può essere garantita. La
pulizia dei malati si fa nei letti. Gli infermieri non hanno
più tempo da consacrare ai malati.
Gli ospedali pubblici sono chiamati a ridistribuire
l'attività verso il settore privato, in particolare attravrso i
partenariati pubblico-privato (PPP). I programmi PPP,
frutto della direttiva europea del 2004, si ritrovano tanto
a Parigi che a Madrid, Lione, Amburgo, Bruxelles,
Londra...
Simo stati stupefatti di constatare, in occasion della
conferenza del 31 marzo, la similitudine delle misure e
delel cifre riportate dai partecipanti. Tra il 1992 e il
2003, 86.000 letti sono stati soppressi in Germania,
83.000 in Francia. Tra febbraio e novembre 2006,
21.000 impieghi sono stati soppressi nell'NHS (servizio
sanitario nazionale in Gran Bretagna); tra il 2000 e il
2003, 185.000 posti sono stati soppressi in Italia e nella
sola Regione Lombardia 7.200 letti per i malati di lunga
degenza. In Ungheria il numero dei letti attivi dovrebbe
passare da 60.000 a 44.000 nel 2007.
Si tratta di un caso? O non è il frutto di una decisione
centralizzata? La popolazione può essere rinchiusa in
un limite fissato, insuperabile? La conseguenza è che
per esempio per i malati menali in Francia la prigione è
diventata di fatto il primo ospedale psichiatrico. E'
possibile riaprire l'enveloppe fermée?”
Philippe Brunet ha spiegato e ribadito più volte alla
delegazione che “la Commissione europea non ha
competenza né responsabilità nell'organizzazione e
nella fornitura delle cure per la sanità”. E ha precisato:
“Nessuno dice, a Bruxelles, che bisogna ridurre le
spese per la sanità. La sola cosa che impongono le
direttive UE è la lotta contro i deficit pubblici. La
commissione ha chiesto di mettere sotto controllo i
deficit pubblici e questo riguarda anche la sanità, ma
sta ai singoli Stati decidere come.”.
La delegazione ha risposto: “E' esattamente qui il
problema. Le spese per la sanità discendono, come
tutte le spese pubbliche, dall'art. 104 del Trattato di
Maastricht, e di conseguenza dalla procedura detta di
deficit eccessivo (...)”.
Altro argomento è stato quello della privatizzazione.
Brunet ha sostenuto: “Non c'è da parte di Bruxelles
un orientamento che miri a privilegiare il pubblico o il
privato. In certi Stati i partenariati pubblico-privato
coesistono già con il settore pubblico. Ma non c'è mai
stata una direttiva a livello europeo che privilegi il
pubblico o il privato. Le sole direttive d'applicazione
sono quelle sull'equilibrio budgettario e la non
discriminazione”
La delegazione: “Ma perchè allora è stata aperta una
procedura di infrazione contro la Francia perchè
limitava la 25% i capitali privati nei laboratori di analisi e
negli ambulatori medici?”
Risposta: “Non si tratta di una direttiva o di una
raccomandazione ma di una procedura di infrazione
legata alla libera concorrenza di capitali. Questa
procedura si applica a tutti i settori, compresa la sanità”
Delegazione: “Voi dite che la commissione europea
non ha responsabilità, ma in occasione del summiti di
Tessalonica, il 21 giugno 2003, una raccomandazione
è stata fatta per esempio per la Francia: “Sorvegliare
attentamente l'efficacia delle misure prese per
sradicare la spirale delle spese nel settore della sanità
e riportare la loro evoluzione ad un livello più
sopportabile, e, se il caso, adottare nuove misure per
raggiungere questo obiettivo”. Tutto questo non è in
contraddizione con quanto sostenete?”.
Risposta: “Che il Patto di Stabilità abbia un influenza
su deficit questo è sicuro. Ma si può lasciar correre?
Che il Patto di Stabilità abbia previsto che gli Stati siano
obbligati a mettere a posto li deficit, questo è sicuro (...)
Voi mi parlate di maternità a 50 km, ma ci sono Paesi
nelle quali è a 500”.
Delegazione: “Tutti i Paesi hanno diritto a maternità a
25 km, per garantire la vita delle donne e dei bambini?”.
Risposta: “Non è questo il problema”.
Delegazione: “Volete dunque dirci che non esiste un
rapporto tra le politiche macroeconomiche e le
conseguenze concrete in termini di chiusura di letti, di
ospedali...? E' dunque una fatalità?”.
Risposta: “Non si possono più gestire le cose come
nel 1957. Il progresso tecnico è tale che trascina un
aumento dei costi che non è sopportabile. Non si può
gestire il progresso. C'è una ricerca di efficacia che
bisogna fare. Anche i Paesi della zona asiatica
riducono i costi. Non sarà anche lì colpa di Bruxelles !
E' una sfida dell'umanità intera” (...)
Delegazione: “Noi vi ringraziamo di averci ascoltato,
non pensiamo proprio di aver person un pomeriggio.
Voi parlate di direttive, di limiti dei trattati, di norme.... Si
può discutere all'infinito, ma i fatti sono quelli che
contano, e noi abbiamo verificato con la nostra
conferenza che i fatti portano in una direzione precisa.
C'è in questo momento una politica europea di
diminuzione del costo del lavoro che conduce in
particolare alla diminuzione dei contributi padronali per
la sicurezza sociale. Ne discende una politica che
diminuisce in tutta Europa le imposte sulle società
(dunque le entrate per lo Stato) e dunque le spese per
la sicurezza sociale.
Voi avete ragione a dire che una stessa politica viene
messa in opera su scala mondiale. Ma la questione è
sapere, sul continente europeo, se l'UE è un fattore che
contribuisce a proteggerci o no. Noi constatiamo che su
tutto il continente i livelli di protezione spariscono e che
nessuna protezione corrispondente esiste a livello
europeo. Nella nostra conferenza abbiamo sentito
testimonianze da tutti i Paesi e la constatazione è
unanime. In nessun caso si assiste ad un progresso,
ma ad una degradazione folgorante”
Considerazioni conclusive della delegazione
“Poniamo una questione: è o non è esatto affermare
che esiste un legame diretto tra la distruzione di tutti i
sistemi pubblici di sanità in Europa, di tutti i regimi di
protezione sociale e le direttive dell'Unione Europea?
I fatti e le dichiarazioni del sig. Brunet mostrano che
c'è un rapporto diretto tra la politica dell'UE e le misure
prese in ogni Paese.
Quando il sig. Brunet afferma che il Patto di stabilità
obbliga gli Stati membri a non spendere soldi che non
hanno e che gli Stati possono scegliere le misure per
rispettare questa norma, lui fa come se non
esistessero le raccomandazioni come quella adottata
al vertice di Tessalonica nel giugno 2003,
raccomandazioni che esercitano in ogni Paese una
forte pressione sugli Stati membri perchè diminuiscano
tutte le spese pubbliche e in particolare quelle della
sanità. E, nello stesso tempo, conferma ciò che
emerso in ogni Paese: le spese per la sanità sono
sottomesse, come tutte le spese pubbliche, alle regole
del deficit eccessivo imposte dall'art. 104 del Trattato
di Maastricht.
Poco importa alla Commissione Europea che questa
regola trascini migliaia di soppressioni di letti, di posti
di lavoro, la privatizzazione di ospedali interi, una
moltitudine di liste d'attesa, parti nei parking.... Costi
quel che costi questa politica deve essere applicata!
Quando il sig. Brunet afferma, riguardo alle procedure
di infrazione contro i laboratori e gli ambulatori medici
francesi, che si tratta appunto di una procedura di
infrazione “legata alla libera circolazione dei capitali”,
egli non fa che ricordare le regole imposte dal Trattato
di Maastricht per quello che concerne il principio di
libera concorrenza stabilito dall'art. 87. Così, sotto
l'impulso di questo articolo, i laboratori passano sotto il
controllo totale dei gruppi finanziari, in cui li profitto è la
principale motivazione.
E quando il sig. Brunet spiega alla delegazione che
l'obiettivo della commissione è di arrivare a fare in
modo che i nuovi Stati membri abbiano accesso a cure
migliori, non fa che dissimulare la terribile realtà
evocata da un sindacalista rumeno all'incontro del 31
marzo che ha in effetti spiegato che il governo rumeno
ha deciso di sopprimere letti con il seguente motivo: ci
sono troppi letti di ospedale in Romania poiché nell'UE
la media è di 4,2 letti per 100 abitanti mentre la media
in Romania è di 7,2 !
Allora, quali conclusioni tirare?
La difesa e la riconquista dei nostri servizi pubblici è
compatibile con il mantenimento delle istituzioni
dell'Unione Europea e il rispetto delle sue direttive? O,
al contrario, non eisige la rimessa in causa di queste
istituzioni?
A partire dai fatti stabiliti dalla nostra delegazione,
noi sottomettiamo queste questioni e l'insieme del
resoconto della discussione a tutti quelli che,
medici,
infermieri,
personale
ospedaliero,
sindacalisti, militanti, sono attaccati a queste
conquiste, poiché la posta in gioco è la
civilizzazione stessa”
Comtatti : Entente Européenne des Travailleurs , rue de Faubourg Saint Denis, 87, 75100, Paris,
[email protected]
in italia : presso redazione « Tribuna Libera », v. Assietta 13/a, Torino,
[email protected] 340/2440505