Prefazione libro 61.82 Kb
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7 PROMEMORIA Questo è un libro di memorie. In memoria di me stesso. Reputandomi un comunicatore, esprimermi attraverso un libro, con l’ambizione di entrare nella vostra memoria, può essere inteso come un sublime atto di egocentrismo. In fondo, ho scelto di fare per me stesso, ciò che da anni faccio per gli altri. Vi presento quindi il prodotto che conosco meglio: me stesso. La memoria che vorrei che vi restasse è quella di una persona che, nonostante le sue umane debolezze, ama ciò che fa ed è sempre alla ricerca di amore, ovunque nel mondo si nasconda. 8 PREFAZIONE La recente classifica di Forbes che colloca Bill Gates al decimo posto nella classifica degli uomini più potenti del mondo, unico non capo di stato a livelli così alti della gerarchia planetaria, conferma il primato dell’idea su qualsiasi altra forma di economia conosciuta. In pratica, arriva a livello internazionale la conferma di un principio tanto semplice quanto spesso disconosciuto dalla comunità internazionale, attenta più alle dinamiche della politica che a quelle delle risorse umane: se io ho un euro e lo scambio con un amico, alla fine della nostra operazione avremo ancora un euro a testa. Se ho un’idea e la scambio con un amico, alla fine avremo invece due idee a testa. L’idea è cioè l’unica forma di economia in grado di generare valore aggiunto puro. Ed appunto grazie alle sue idee Bill Gates riesce ad essere oggi appena un posto più indietro rispetto a Sonia Gandhi, la intraprendente leader del Congresso indiano, e di molte posizioni più avanti di Nicholas Sarkozy e di Silvio Berlusconi, capi di governo iscritti niente meno che al G8. Ecco perché chi ha idee detiene un potere un po’ potente, anche se meno visibile e universalmente riconosciuto, molto invidiabile, che prima o poi è destinato a pagare: anche se terreni più o meno fertili possono fare più o meno fortuna dell’intuito creativo. Nell’ambiente sicuramente più delicato di tutti, quello della comunicazione aziendale in tempi di crisi, il primato dell’idea sulla produzione diretta è ancora più difficile da affermare. Per questo ho letto con particolare curiosità, direi anzi divorandone i capitoli, la grammatica di Luca Targa sulla sua esperienza in questo ambito. Considero Luca un produttore di buone idee, e quindi già per questo una mosca bianca, per rubare concetti e parole esposti in apertura del libro, ma soprattutto un tipo un po’ originale: uno con le 9 sue idee e la sua determinazione nel metterle in pratica, difficilmente sceglie di farlo partendo da Ferrara, città in cui l’articolazione dello sviluppo economico è molto limitata e soprattutto la prevalenza dell’economia sulla politica è un dato ancora lontano da venire per motivi che sarebbe lungo esporre in questa sede. Per cui ho sempre pensato che un certo tipo di linguaggio, di esperienza e di impegno a Ferrara fossero davvero destinate ad una vita tutta in salita: cosa della quale resto convinto, ma proprio per questo la lettura della grammatica di Targa, dai colori diversificati del supermercato di famiglia per mettere a proprio agio il cliente al Comunication Day, fornisca il meglio della didattica in qualunque campo. Ovvero la teoria costruita sulla pratica: non la solita esercitazione rigorosamente corretta ma avulsa dalla realtà e dalla sua applicazione, bensì il suo esatto contrario, ovvero la decodificazione di una prassi abituale, proprio per questo percepita come scarsamente teorizzabile, in materia d’insegnamento organizzata in modo sinottico e assieme sintetico. Rubando ancora un aforisma tra i mille citati nel libro, diremmo che “Il miglior modo per imparare a fare una cosa è farla”. Così Targa in queste pagine ne offre la riprova: dal campo alla teoria, il rovesciamento di decenni di istruzione top-down in Italia. Corrado Piffanelli, Responsabile di redazione de Il Resto del Carlino Ferrara