Chevrolet Trax
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Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 18 21 Maggio 2013 103 Pagine Periodico elettronico di informazione motociclistica Audi RS 6 Avant Peugeot 2008 La RS6 abbandona il V10 Lamborghini e debutta col nuovo V8 biturbo 4.0 TFSI da 560 cavalli Da 15.100 euro il crossover del Leone si dimostra spazioso e piacevole da guidare anche con il piccolo 1.2 VTi da 82 CV Superstation A misura di famiglia Formula 1 La coppia si riforma Honda e McLaren riformeranno la coppia vincente del periodo 1988-1992 riunendosi nel 2015 | PROVA SU STRADA | Chevrolet Trax da Pag. 2 a Pag. 19 All’Interno NEWS: Porsche 911 Turbo | Mercedes Classe S I Volvo V70 Super Polar | In arrivo l’elicottero che fa le multe Chi vuole i limiti sempre più bassi di CO2 | F1: Mauro Forghieri: la mia vita in Ferrari PROVA SU STRADA Chevrolet Trax SUV compatta per tutti La nuova SUV compatta del cravattino condivide con la cugina Opel Mokka molte soluzioni tecniche pur vantando uno stile e contenuti tecnologici esclusivi. Piacevole da guidare costa 19.150 euro di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica telefoni o oggetti d’uso quotidiano) che circondano il sistema multimediale MyLink. Proposto anche su Opel Adam con la sigla Intellilink, il MyLink è un sistema interessante sotto molti punti di vista - anche economico - perché sfrutta il potenziale degli smartphone di ultima generazione per gestire la navigazione BringGo (app, 69 euro), la fruizione di contenuti online (webradio gratuita) o la riproduzione musicale o audiovisiva. Per gli utenti Apple è disponibile addirittura la ricerca vocale Siri. Il tutto sincronizzando, via bluteooth, fino a cinque smartphone per volta ed uno via USB: non manca, ovviamente, anche un ingresso aux-in riservato a quei lettori MP3 non dotati di porta USB o Bluetooth. Interni: gli strumenti sono “da moto” Q uello di dichiarare di essere stati i primi ad inventare un qualsiasi segmento è una moda in uso presso molti costruttori al lancio di ogni modello ma effettivamen te, per Chevrolet, è interes sante sapere che un primitivissimo concetto di SUV fu lanciato sul mercato addirittura nel 1935 con la Carryall Suburban. Non che quello storico modello, che tra le altre ha il record mondiale di veicolo da più tempo sul mercato con lo stesso nome, abbia in comune qualcosa con la nuova Chevrolet Trax, questo è certo, ma l’impegno del brand americano nella realizzazione di questo genere di vetture è massimo da sempre e, tanto per Captiva quanto per la nuova evoluzione del progetto su cui è nata anche Opel Mokka, rappresenta un elemento su cui poter fare affidamento. 4 Gli interni sono sviluppati per coniugare spazio e versatilità. Otto configurazioni di sedili, fino a 1.370 litri di vano bagagli (356 litri in configurazione 5 posti) e possibilità di trasportare oggetti lungi 2,3 metri abbattendo progressivamente gli schienali posteriori (60/40) sono tra gli elementi chiave di un abitacolo che anche senza MyLink mette a proprio agio i passeggeri sotto il profilo tecnologico: la presa 230V (tra le poche sul mercato) per chi siede dietro è di serie così come sono di serie gli attacchi USB e aux-in con la radio standard. Tre motori, anche integrale Tre i motori disponibili, tutti caratterizzati nelle versioni manuali di funzionalità start/stop. Il turbodiesel è l’ultima evoluzione del quadricilindrico da 1.7 litri utilizzato anche su altri modelli della gamma Chevy: 130 CV, 300 Nm di coppia massima, l’unità è abbinabile al cambio automatico a sei marce o alla trazione integrale AWD a controllo elettronico. Il consumo dichiarato per la versione manuale a trazione anteriore è di 4,5 litri ogni 100 km mentre l’emissione di CO2 si attesta a 120 g/km. Per gli amanti del 4x4 è disponibile anche la motorizzazione 1.4 turbo Sembra la Mokka ma non è... Pensata per entrare in un segmento passato in Europa da 130.000 unità a 260.000 unità dal 2008 al 2012, ovvero quello delle SUV di segmento B/C, la nuova Trax è lunga 4,25 metri, larga 1,78 ed alta 1,67 (passo 2,55). Dimensioni relativamente compatte, che gli stilisti Chevrolet hanno leggermente rivisto rispetto al quelle della cugina Mokka per fare posto alla calandra col cravattino e ad una fiancata profondamente segnata dai passaruota. Dentro c’è il MyLink Anche internamente il progetto Trax dimostra di seguire una propria filosofia. Alla stregua di altri modelli Chevrolet, ad esempio, la strumentazione è di tipo motociclistico (con il contagiri analogico e il tachimetro digitale affiancati) mentre lo stile della plancia è stato rivisto per fare posto a due comode “orecchie” (ideali per riporre 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica In tutta sincerità, per come sarà utilizzata questa vettura dalla stragrande maggioranza dei clienti, la trazione anteriore (se gommata adeguatamente d’inverno) ha tutta la motricità che serve per andare dove si vuole benzina da 140 CV e 200 Nm di coppia. In questo caso le due ruote motrici non sono disponibili (così come non è possibile ordinare il cambio automatico) ma i consumi rimangono contenuti a 6,5 l/100 km a fronte di un valore di emissione di CO2 pari a 149 g/km. Alla base della gamma si posiziona il 1.6 benzina: il quattro cilindri aspirato eroga 116 CV e consuma mediamente 6,5 litri di verde con una emissione media di 153 g/km. Sicurezza: ha tutto di serie In termini di sicurezza Trax è dotata d’assistenza alla partenza in salita (Hill Start Assist), sistema di controllo della marcia in discesa (Hill Descent Control), controllo elettronico della stabilità (ESC) ed ABS. Nelle dotazioni di sicurezza anche sei airbag, cinture di sicurezza a tre punti di 6 ancoraggio per tutti i cinque i posti, attacchi Isofix per l’ancoraggio dei seggiolini per bambini e pedaliera collassabile. Gli allestimenti: la base è ricca La versione d’accesso alla gamma Chevrolet Trax è la 1.6 in allestimento LS a due ruote motrici (costa 19.150 euro ma può scendere a 16.800 euro a fronte di usato o rottamazione) mentre il top di gamma, 1.7 diesel LTZ 4x4, costa 26.500 euro. Tutte le Chevrolet Trax vantano già dalla versione LS i cerchi in lega, i fendinebbia, il climatizzatore, il cruise control, la radio e sensori di parcheggio posteriori. La intermedia LT aggiunge il MyLink e la retrocamera posteriore mentre con la LTZ vengono offerti di serie il tetto apribile e gli interni in pelle. Dal vivo: com’è fuori Compatta ma allo stesso tempo rassicurante, la nuova Chevrolet Trax non è una versione rimarchiata della Opel Mokka. Vero, linea di montaggio (Korea del Sud) e meccanica sono totalmente condivise ma esteticamente sono numerosi i dettagli che fanno la differenza tra i due modelli: gruppi ottici, calandra, paraurti, passaruota e molti altri dettagli sono stati rivisti per adattarsi al corso stilistico Chevrolet. Dal vivo: com’è dentro Come fuori anche dentro l’impostazione è globalmente quella che si ritrova anche su Mokka pur con numerose differenze per quanto concerne la strumentazione e la dotazione elettronica. Il MyLink, ad esempio, in questo caso è 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Il MyLink è completissimo Facile da usare il sistema multimediale MyLink è davvero in grado di fare di tutto e di più grazie al perfetto sfruttamento del potenziale degli smartphone di ultima generazione. Buono il navigatore BrinGo, che visualizza countdown metro per metro prima delle svolte, così come è eccellente l’integrazione con il Siri dei sistemi iOS di ultima generazione. Per stessa ammissione della vertici Chevrolet il MyLink offre il meglio di sé con iPhone piuttosto che con piattaforme Android (comunque compatibili). Su strada: come si guida Abbiamo scelto di guidare la 1.7 diesel in versione LT. Dotata dell’unico motore diesel attualmente in gamma, questa versione sarà con ogni probabilità quella più apprezzata sul mercato italiano grazie alla capacità di combinare consumi contenuti e buone prestazioni (0-100 in 9,4 secondi, 188 km/h). Abbinato ad un cambio manuale non certamente sportivo ma discreto nel funzionamento, il millesette abbinato alla trazione integrale ha dimostrato una buona propensione a girare a regimi compresi tra i 1.500 ed i 3.000 giri spingendo con grande agilità anche rapporti più lunghi di quelli “ideali”. 1.7 diesel: un po’ (troppo) rumoroso Un motore come sempre piacevole da guidare, in grado di assicurare medie di 13 km/l senza badare troppo all’utilizzo “eco”, che tra i difetti ha un’esclusività della Chevrolet alla stregua della strumentazione di derivazione motociclistica, che richiama quella proposta su altri modelli della gamma. Facilmente accessibile, sia davanti che dietro, Trax ospita molto comodamente quattro persone facendo, all’occorrenza, posto anche ad una quinta. Le finiture sono appariscenti ma non nascondono alcun tranello: i materiali utilizzati sono di buona qualità, in relazione al prezzo ed alle caratteristiche della vettura, ed anche gli assemblaggi sono ben fatti. Posto guida comodo ma dietro si vede poco In linea con le aspettative gli aspetti ergonomici: il posto guida è ben regolabile, grazie a regolazioni in altezza e profondità di sedile e volante, e c’è spazio in abbondanza anche per riporre gli oggetti di tutti i giorni. Un po’ meno ampio il vano bagagli, che offre uno sviluppo regolare ed un’altezza di carico non troppo elevata ma una cubatura (356 litri) non elevatissima. La visibilità posteriore non è delle migliori: bisogna affidarsi ai sensori di parcheggio o alla retrocamera. 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito però quello di essere particolarmente rumoroso: un fenomeno che avevamo riscontrato anche su Opel Mokka e che è tipico di questa combinazione in quanto su altre vetture del Gruppo GM la stessa motorizzazione suona nell’abitacolo con timbriche decisamente diverse. Sono esemplari di preserie, assicurano i tecnici Chevrolet, e quelli che arriveranno in concessionaria avranno sicuramente degli accorgimenti in merito. Nulla da dire, invece, sulle motorizzazioni a benzina: sono silenziosissime. Nel corso del test abbiamo potuto saggiare anche le qualità della trazione 12 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove integrale lungo un breve percorso offroad: l’intervento delle ruote posteriori quando le anteriori perdono aderenza è rapido e veloce ma in tutta sincerità, per come sarà utilizzata questa vettura dalla stragrande maggioranza dei clienti, la trazione anteriore (se gommata adeguatamente d’inverno) ha tutta la motricità che serve per andare dove si vuole. Assetto: è morbida ma rolla poco Motricità assicurata da un assetto morbido ma non cedevole delle sospensioni - Opel Mokka è 13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 14 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica più rigida - ed un grip assicurato dalla gommatura (Continental) proposta di serie in questo allestimento (18”) in grado di rendere molto sicura la vettura anche nelle manovre di emergenza. Sotto questo punto di vista va sottolineato anche il lavoro dello sterzo che è preciso nella risposta e correttamente supportato da un servosterzonon troppo leggero. In conclusione Lo “sbarco” di Chevrolet nel segmento delle SUV compatte avviene con un prodotto molto concreto, ricco di contenuti ed allo stesso tempo piacevole da guidare. Il prezzo d’attacco, soprattutto a fronte di usato o rottamazione, è molto interessante anche se per ottenere da lei il massimo è necessario acquistare il millesette diesel o il millequattro benzina, che dal canto suo è offerto nella sola combinazione con la trazione integrale. Prossimamente arriverà anche una versione a GPL, ormai tradizione nel listino Chevrolet, ma non prima del 2014. 16 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Chevrolet Trax Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Virtual Tour » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 18 19 PROVA SU STRADA Peugeot 2008 A misura di famiglia In listino a partitre da 15.100 euro il crossover del Leone si dimostra spazioso e piacevole da guidare anche con il piccolo 1.2 VTi da 82 CV. Sottodimensionato il 1.4 HDi, la gamma diesel si rifà con le prestazioni ed i consumi dei 1.6 e-HDi di Emiliano Perucca Orfei 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito P er i vertici del costruttore francese, la nuova Peugeot 2008 (da 15.100 euro) non è semplicemente la risposta ad un mercato sempre più alla ricerca di SUV compatte ma il completamento di una famiglia, quella della 208, che rappresenta un vero e proprio punto di svolta nel modo di concepire l’automobile da parte del Leone. Dimensioni compatte (è lunga 4,16 metri, larga 1,74, alta 1,56, passo 2,54), leggerezza (la 1.2 VTi pesa 1.045 kg), riduzione delle cilindrate ed interni sviluppati attorno a concetti di spazio inediti sono infatti nel DNA anche della SUV compatta 2008, che con la versione a cinque porte della berlina condivide il 67% delle componenti: parabrezza, porte anteriori, gusci dei retrovisori, ad esempio, sono intercambiabili tra i modelli come gran parte della plancia e degli interni. 22 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Family feeling con la 208 Eppure non si direbbe perché lo sviluppo stilistico, seppur ispirato alla 208, ha portato con sé una mascherina e gruppi ottici dal profilo inedito, modanature in metallo che strizzano l’occhio all’off-road ed uno sviluppo delle linee posteriori molto personale e raccordato al volume anteriore attraverso un gradino sul tetto, che da un lato viene “addolcito” dalle barre portatutto e dall’altro una curiosa cromatura sopra le porte posteriori. Interni spaziosi e tecnologici Gli interni della Peugeot 2008 sono sostanzialmente identici a quelli della 208. In questo caso la derivazione è evidente a partire dal volante a diametro ridotto per arrivare alla strumentazione rialzata. Come per 208 XY anche la più piccola delle SUV del Leone adotta la cornice degli 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Dimensioni compatte, leggerezza, riduzione delle cilindrate ed interni sviluppati attorno a concetti di spazio inediti sono infatti nel DNA anche della SUV compatta 2008 che con la 208 condivide il 67% delle componenti strumenti illuminata d’azzurro mentre come sugli allestimenti standard il touch screen da 7” montato a sbalzo è di serie a partire dall’allestimento Active, ovvero quello intermedio. Track), lo specifico rivestimento dei sedili con cuciture più evidenti mentre nella zona posteriore del tunnel centrale è stato integrato un vano portaoggetti con chiusura a serrandina. C’è (volendo) il tetto in vetro 350 litri di bagagliaio Tra gli elementi interessanti si fanno notare il tetto in vetro (500 euro, Allure) che si oscura per mezzo di una tendina ad azionamento elettrico, il rivestimento del tetto impreziosito da intagli retroilluminati da una luce bianca (Peugeot Led 24 Abbondante lo spazio per i bagagli: già nella 208 questo aspetto non era stato trascurato ma con la 2008, decisamente più votata all’utilizzo familiare, i tecnici Peugeot hanno voluto dare il massimo sfruttando i 20 cm in più di lunghezza ed i 9,6 d’altezza che la vettura offre. Ora la volumetria è di 350 litri, ampliabile (60/40) fino a 1.194 (22 sotto al pavimento) con un piano di carico lungo 167 cm, largo 104 e caratterizzato da uno sviluppo particolarmente piatto e curato: ci sono due ripostigli laterali con cinghia di contenimento e la rete fermaoggetti. Tre allestimenti: Access, Active e Allure Peugeot 2008 in Italia sarà commercializzata 25 26 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nel mese di giugno 2013 e sarà disponibile negli allestimenti Access (da 15.100 euro), Active (da 16.750 euro) e Allure (da 18.500 euro). Per tutte sono di serie ABS, ESP, aiuto alla frenata d’emergenza, airbag frontali, laterali e a tendina, barre al tetto, alzacristalli elettrici anteriori, computer di bordo sedile posteriore frazionabile, fari diurni a led, cruise control, volante e sedile regolabili in altezza e profondità. Sulla Active entra nella dotazione di serie anche il touchscreen da 7”, il clima manuale ed il volante in pelle mentre sulla più sofisticata Allure il clima diventa automatico bizona, i fendinebbia assumono la funzione “cornering” e vengono introdotti elementi utili come gli alzacristalli elettrici posteriori, i sensori di parcheggio, i sedili sportivi e l’attivazione automatica di fari e tergicristalli. Cinque motori: due benzina, tre diesel La gamma motori si compone di tre gasolio e due Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica benzina. Gli alimentati a verde sono il tre cilindri 1.2 VTi da 82 CV (disponibile anche con cambio robotizzato a cinque marce), il quattro cilindri 1.6 VTi da 120 CV mentre i diesel partono dai 68 CV del 1.4 HDi arrivando ai 115 CV dell’e-HDi passando per i 92 CV del 1.6 e-HDi disponibile anche con cambio robotizzato a sei rapporti. Per tutte, anche in virtù del peso contenuto (si parte da 1.045 kg della 1.2 VTi per arrivare ai 1.180 della 1.6 e-HDi), i consumi sono contenuti: i motori più venduti vanno dai 3,8 l/100 km della 92 CV diesel “automatica” ai 4,9 della tre cilindri benzina da 82 CV manuale mentre per il meno richiesto 1.6 VTi da 120 CV il consumo medio si spinge sino a 5,9 l/100 km. E’ più alta della 208 La piattaforma, come già detto, è condivisa con quella della 208 ma per adattare la dinamica della 2008 alla maggior altezza da terra (+2,5 cm, altezza minima da terra 16,5 cm) in Peugeot hanno messo a punto una nuova taratura di molle ed ammortizzatori sia per l’avantreno pseudo-McPherson ed il retrotreno a traversa deformabile. Il Grip Control assicura più trazione Non è disponibile alcuna versione con trazione integrale ma per i clienti “Allure” chi si ritrovassero di tanto in tanto in situazioni di scarsa aderenza (montagna d’inverno o campagna) è possibile scegliere il Grip Control (350 euro) abbinato a pneumatici All Season in regola anche nel periodo invernale. Tramite una specifica manopola è possibile selezionare diversi programmi di gestione dinamica (ESP, Neve, Sabbia, Furistrada ed ESP Off), che attraverso specifiche impostazioni del motore e la ripartizione della coppia sulle ruote permette di ottenere migliori prestazioni in off-road rispetto alle 2008 standard. 28 Dal vivo: com’é fuori In Peugeot sono riusciti nell’impresa di utilizzare il 2/3 della 208 per realizzare una vettura completamente nuova per la gamma del Leone ed, all’apparenza, assolutamente inedita anche nello stile. Ben costruita e curata nel dettaglio, la 2008 trasmette immediatamente un’idea di qualità e solidità, entrambe esaltate da elementi come i fari diurni a led o l’utilizzo delle cromature che da un lato sottolineano gli aspetti tecnologici e dall’altro la volontà, già ben espressa con 208, di non lasciare nulla al caso. Dal vivo: com’é dentro Più che fuori la sensazione di aver a che fare con la 208 viene dagli interni che sono sostanzialmente condivisi. L’accesso a bordo avviene facilmente sia davanti che dietro e la seduta rialzata di 25 mm dovrebbe consentire una buona lettura 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Bene il 1.2 VTi da 82 CV Con tutti i motori provati (1.2 VTi 82 CV, 1.6 VTi 120 CV, 1.4 HDi 68 CV e 1.6 e-HDi 92 CV) abbiamo riscontrato una buona silenziosità di marcia e poche vibrazioni, anche da parte dei motori a gasolio. Molto interessante il diesel da 92 CV, ricco di coppia ed abbinabile alla trasmissione automatica, mentre forse un po’ sottodimensionato il millequattro diesel. Interessante per prestazioni assolute, anche se in Italia verrà scelto da solamente il 2% dei clienti, il millesei benzina da 120 CV mentre continua a sorprendere il tre cilindri da 1.2 litri da 82 CV, cavallo di battaglia della 208: si tratta di un motore che dà il meglio di sé se utilizzato sfruttandone la disponibilità di coppia tra i 2 ed i 3.000 giri, in grado di consumare il giusto (7,2 l/100 km al termine della nostra prova) per una vettura di queste dimensioni senza farsi mancare un po’ di brio agli alti regimi. Grip Control: ideale d’inverno degli strumenti anche a chi, sulla berlina, lamenta una visibilità limitata dal volante. Volante che anche sulla 2008 recita un ruolo fondamentale nello sviluppo degli interni. Grazie alla diametro ridotto, infatti, non solo c’è più spazio per le gambe ma anche “più aria” in senso trasversale, a tutto vantaggio di una sensazione di spaziosità, di per sé esaltata anche dal tetto rialzato, non comune in una vetture di questo segmento. Davvero buona la qualità dei materiali mentre sorprende la mancanza, anche in via opzionale, di elementi utili come il bracciolo o le maniglie al soffitto. Dietro come davanti lo spazio non manca. Grazie alla costruzione sottile dei sedili si va da un minimo di 11 ad un massimo di 42 cm in base alla posizione delle poltrone anteriori. C’è dunque sufficiente spazio per le gambe, anche per il passeggero centrale, anche senza ricorrere 30 al piano di seduta scorrevole che di contro porta con sé limitazioni nella volumetria del bagagliaio Il vano bagagli è ben sviluppato Bagagliaio che vanta un’altezza da terra della soglia molto contenuta, perfetta per un’utilizzatore di statura media, ed un volume ben sfruttabile e facilmente ampliabile abbattendo gli schienali posteriori: non mancano pratici scomparti laterali, la rete al pavimento per trattenere oggetti di piccole dimensioni mentre tra gli elementi negativi si fa notare l’assenza del sollevamento della cappelliera all’apertura del portellone. Utili i sensori posteriori La visibilità è ottima in quasi tutte le direzioni mentre sulla 3/4 posteriore il disegno del montante e la ridotta altezza del lunotto suggeriscono di acquistare, se non proposti di serie, i sensori di parcheggio (400 euro, in pacchetto con alzacristalli elettrici posteriori e retrovisori ripiegabili elettricamente). Una pacchetto al quale è possibile implemetare (225 euro) anche quelli anteriori oltre che la funzione di Park Assist che si è dimostrata molto precisa e facile da usare.. Come si guida Su strada la 2008 conferma quanto di buono aveva già dimostrato la 208. Rispetto alla berlina c’è un po’ di rollio in più ma in generale, grazie anche al peso contenuto, si può parlare di una vettura agile e caratterizzata da una guida divertente, precisa nelle curve e molto sicura nelle situazioni di emergenza grazie ad un buon impianto frenante ed un retrotreno inappuntabile. Può tornare utile, soprattutto a chi frequenta spesso zone con terreni a scarsa aderenza, il Grip Control: disponibile solo su Allure ad un prezzo tutto sommato contenuto (350 euro), offre attraverso la simulazione del differenziale autobloccante anteriore un miglior comportamento su fango e neve. Il sistema è facile da utilizzare e funziona effettivamente molto bene. Non è come avere una trazione integrale ma è sufficiente per superare con disinvoltura la stragrande maggioranza delle situazioni stradali con scarso grip. Di certo un elemento chiave di questo sistema sono le gomme All Season Goodyear, che offrono maggior grip in ogni situazione e la possibilità di girare in regola con le ordinanze sulle dotazioni invernali nei mesi freddi senza compromettere il comportamento stradale o generare evidenti ripercussioni sui consumi. In conclusione In Peugeot Italia piovono ordini per la 2008 a scatola chiusa tanto da far rivedere al rialzo le 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 32 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove stime di vendita per questo modello nel corso di quest’anno oltre che del prossimo. I perchè sono da ricercare nella bontà del prodotto, nell’interessante prezzo d’accesso alla gamma e nel successo di questo tipo di vettura nel nostro Paese (e non solo). Le versoni da acquistare sono indubbiamente quelle dagli allestimenti Active in sù, dove viene offerto il sistema multimediale con display da 7” di serie, mentre in termini di motori troviamo ideale per un utilizzo urbano il 1.2 tre cilindri da 82 CV ed il 1.6 e-HDi da 92 CV per chi sceglierà la 2008 come prima auto. 34 35 36 37 PROVA SU STRADA Audi RS 6 Avant Superstation Il mito si rinnova: la RS6 abbandona il V10 Lamborghini e debutta col nuovo V8 biturbo 4.0 TFSI da 560 cavalli. Consumi inferiori del 30% e prestazioni mostruose: 305 km/h, 0-100 in 3,9 secondi di Andrea Perfetti 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica auto di lusso conciliano tanti caratteri differenti come questa station “da corsa”. Vanta accelerazione (0-100 in 3,9 secondi) e velocità massima (250 km/h autolimitati, ma si possono portare a 280 o 305 con il pacchetto Dynamic plus) degne di una 911 Turbo, ma sa muoversi sorniona nel traffico ogni giorno o portare l’intera famiglia con tanto di bagagli e cane in montagna per il weekend. Il tutto con uno stile solo all’apparenza discreto: gli scarichi ovali, i paraurti sportivi, i passaruota e i sottoporta allargati, lo spoiler posteriore e i cerchi da 20 pollici con enormi pneumatici 275/35 si fanno notare e attirano gli sguardi. Ai più distratti pensa il sound del V8; è impossibile non accorgersi del suo arrivo, borbotta, scoppietta e sussulta ai bassi. Ma basta affondare il piede destro per sentire una sinfonia unica, risultato del grande lavoro fatto dagli ingegneri tedeschi sul sistema di scarico gestito da L a società Audi che sviluppa e produce le auto più sportive del gruppo, la Quattro Gmbh, nel 2013 ha realizzato una serie strepitosa di vetture ad alte prestazioni. Quest’anno Quattro GmbH compie 30 anni e si pone un obiettivo importante: costruire 15.000 automobili tra R8 e versioni RS. Numerosi sono i modelli presentati negli ultimi mesi: RS 5 Cabriolet, RS 6 Avant, RS 7 Sportback e RS Q3. Le versioni RS, da sempre amate da chi desidera prestazioni da Lamborghini dentro carrozzerie tutto sommato discrete e amichevoli, vantano un nutrito numero di estimatori in Europa (in particolare in Germania, Svizzera e Gran Bretagna); soprattutto vantano potenzialità di crescita formidabili negli USA, in Cina, in Russia e nel Medio Oriente. Quattro GmbH impiega 175 persone presso la sede di Neckarsulm, dove si sviluppano i motori RS e vengono apportate 40 valvole elettroniche che parzializzano i condotti. Sapete qual è la ciliegina di questo motore? Il consumo, che viste le prestazioni ipertrofiche è davvero senzazionale: il V8 biturbo consuma nel ciclo combinato 9,8 litri di carburante ogni 100 km. I suoi numeri danno alla testa Il motore 4.0 TFSI V8 biturbo a iniezione diretta sviluppa come detto la bellezza di 560 CV tra 5.700 e 6.600 giri, ha una cilindrata di 3.993 cm3. Impressiona anche la coppia di 700 Nm disponibili fra 1.750 e 5.500 giri. Particolare la disposizione dei due turbocompressori Twin Scroll, che sono alloggiati al centro della V di 90 gradi. La RS6 impiega il sistema di gestione dei cilindri cylinder on demand (COD), che nel funzionamento a carico parziale disattiva quattro cilindri per ridurre emissioni e consumi; di importanti modifiche ai telai. In questo stabilimento vengono prodotte la R8, la RS6, la RS5 Cabriolet e la RS7 Sportback. Gli altri modelli progettati da Quattro Gmbh sono prodotti a Ingolstadt, Martorell (Spagna) e Györ (Ungheria). Dal 1996 la Quattro GmbH ha prodotto circa 75.500 auto. La station più veloce del mondo La RS 6 Avant è la station dei primati. Lo dice in primis la sua scheda tecnica, che parla di una potenza di 560 CV (412 kW) e una coppia di ben 700 Nm. Il tutto condito dall’abitabilità della pacifica Audi A6, lunga 4,98 metri e larga 2,09 metri. Il suo passo misura quasi 3 metri (2,91) e dona uno spazio interno eccellente sia per le persone che per i bagagli. Ma crediamo che non sia questo il maggiore appeal della mostruosa RS, quanto le sue prestazioni da supercar unite alla superba tenuta di strada del sistema Quattro. Poche altra 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica fatto diventa un V4, ma il cambio è davvero impercettibile ad andatura costante. I supporti del motore sono attivi e compensano le vibrazioni che si creano nel funzionamento a quattro con impulsi di verso opposto. La tecnologia COD riduce il consumo anche del 12% circa. La RS6 è disponibile solo col cambio tiptronic a otto rapporti e, ovviamente, con la trazione integrale permanente Quattro. Il differenziale centrale impiega il software torque vectoring, mentre è optional il differenziale sportivo che ripartisce le forze motrici in modo attivo tra le ruote posteriori. La dotazione di serie comprende anche l’adaptive air suspension RS, vale a dire sospensioni pneumatiche a taratura rigida, ribassate di 25 mm rispetto alla A6 Avant. drive select, che gestisce anche il differenziale sportivo e lo sterzo che varia la sua risposta in base alla velocità. In alternativa all’adaptive air suspension, la RS6 può essere dotata delle sospensioni sportive tradizionali Dynamic Plus con il dynamic ride control (DRC). Questa fenomenale supercar offre di serie cerchi da 20 pollici con pneumatici 275/35 R 20. In alternativa si possono scegliere cerchi da 21 pollici con gomme 285/30 R 21. Le pinze a sei pistoncini hanno i dischi dei freni anteriori da 390 millimetri con disegno wave (già noto nel mondo moto). Audi propone anche il kit con dischi carboceramici da 420 mm di diametro per le ruote anteriori. Il controllo elettronico di stabilità (ESC) è dotato di modalità sportiva e può essere disattivato. Sospensioni pneumatiche di serie Grande ma leggera La gestione delle sospensioni è integrata nel sistema di controllo della dinamica di guida Audi 42 La carrozzeria della RS 6 Avant per il 20% è costruita in alluminio e pesa circa 100 chili meno 43 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Il motore 4.0 TFSI V8 biturbo a iniezione diretta sviluppa la bellezza di 560 CV tra 5.700 e 6.600 giri. Impressiona anche la coppia di 700 Nm disponibili fra 1.750 e 5.500 giri del modello precedente. All’interno le finiture sposano la qualità eccellente Audi con la caratterizzazione RS. Troviamo quindi le scale della strumentazione bianche con lancette rosse. Il volante sportivo RS ha la parte inferiore piatta mentre i sedili sportivi hanno fianchi pronunciati e poggiatesta integrati. Il divano posteriore ha due sedili singoli con poggiatesta integrati, ma è disponibile anche la soluzione a tre posti. Di serie troviamo il climatizzatore automatico a quattro 46 zone, il sistema di navigazione MMI plus con MMI touch e l’impianto Audi sound system con dieci altoparlanti. Tra gli optional ci sono l’head up display (utilissimo vista la velocità della RS) e i sistemi di assistenza alla guida (adaptive cruise control con funzione Stop&Go, assistenza alla guida notturna). La prova su strada Sali a bordo, chiudi la porta e inizi subito a respirare aria da corsa dentro l’RS6 Avant. Volante piccolo, a base piatta, paddle sempre a portata di dito indice e un comando del gas che reagisce con bordate cupe, assordanti dallo scarico. Poi butti l’occhio dietro e scopri che effettivamente sei al volante di una bella station premium, con tanto spazio e una qualità dei materiali semplicemente eccezionale. D’altra parte è un RS: qualità e comfort da berlina, prestazioni da Lamborghini (giusto per restare in Casa Audi, che del marchio italiano è proprietaria). Gli interni sono molto belli, caratterizzati da un design elegante e sportivo. I comandi secondari sono facilmente utilizzabili e ci piace lo schermo del navigatore che scompare quando non utilizzato, contribuendo alla pulizia del cruscotto. Fluida e confortevole come una normalissima A6, la RS6 si trasforma quando si imposta la modalità Dynamic. Lo scarico reagisce con decisi scoppi in fase di rilascio, le sue valvole si aprono invece agli alti facendo presagire di cosa è capace il V8 biturbo. La sua progressione toglie il fiato con tutte le marce e rallenta solo quando si inserisce l’ottava, volutamente extra long per favorire i bassi consumi. Nei primi quattro rapporti la RS6 schizza da 2 a 7.000 giri furibonda, la sua progressione è inarrestabile anche ben oltre i 200 orari (in Autobahn siamo arrivati con un lancio brevissimo a 285 km/h, poi il traffico in lontananza ci ha fatto desistere). I 300 orari sono davve47 48 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ro alla sua portata. In Dynamic anche l’assetto è rigido e, aiutato dai grandi pneumatici, regala una trazione perfetta e livelli di tenuta sul misto difficilmente eguagliabili persino dalle supercar a due ruote motrici. Il tiptronic vanta cambi marcia impercettibili in Drive, mentre in manuale è rapido sia a salire che a scendere; apprezzabile il fatto che non passi al rapporto superiore quando si arriva al limitatore. Semplicemente spettacolare la frenata, in special modo se optate per i freni carboceramici che associano potenza e resistenza come pochi altri impianti. Un difetto? Il prezzo di 111.800 euro. Sono tanti, ma giustificati dai contenuti tecnologici, dalle prestazioni e dal piacere di guida della RS. A ben guardare molti SUV costano anche di più, ma offrono molto, molto meno. 50 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Audi RS 6 Avant Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 51 52 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica disponibili come optional per la 911 Turbo. Gli interni di entrambi i modelli 911 Turbo sono stati completamente riconfigurati partendo da quelli della famiglia 911 Carrera. La versione S dispone di una dotazione particolarmente ricca e offre, tra gli altri, interni esclusivi nella combinazione bicolor nero-rosso Carrera, sedili sportivi Plus con regolazione a 18 vie e pacchetto Memory. Inoltre, i gusci degli schienali sono rivestiti in pelle con cucitura doppia e rifiniti con vari elementi in carbon look. Il Bose Sound-System è installato di serie come nei precedenti modelli mentre su richiesta è disponibile, per la prima volta, l’impianto Burmester. Come optional sono disponibili anche il sistema adattivo di regolazione della velocità (ACC) a controllo elettronico tramite radar e l’indicatore del limite di velocità e di altri segnali stradali rilevati da telecamera. 520 0 560 CV: basta scegliere Porsche 911 Turbo e Turbo S Ecco la nuova generazione Il cuore pulsante delle due nuove versioni targate Porsche è il sei cilindri boxer sovralimentato da 3.8 litri ad iniezione diretta. Sulla 911 Turbo questo propulsore è in grado di scaricare al suolo 520 CV, mentre sulla Turbo S il valore di potenza cresce fino a raggiungere i 560 CV. Il costruttore tedesco rimane attualmente l’unico ad offrire un motore alimentato a benzina che prevede un sistema di sovralimentazione con due turbocompressori a geometria variabile (VTG). La potenza viene trasferita alle quattro ruote motrici attraverso il noto cambio a doppia frizione PDK frazionato a sette rapporti, che ora è abbinato anche ad un innovativo sistema Start&Stop. Grazie a queste tecnologie il costruttore può permettersi di dichiarare un consumo medio dichiarato per entrambi i modelli pari a 9,7 l/100 km, un risultato inferiore del 16% rispetto alla versione di precedente generazione. La Turbo è più veloce della Turbo S di precedente generazione 911 Turbo e Turbo S naturalmente dispongono della sofisticata trazione integrale PTM a controllo elettronico che ha consentito di migliorare ulteriormente le prestazioni della vettura rispetto al passato. La 911 Turbo con il pacchetto Sport Chrono è in grado di accelerare da 0 a 100 km/h Il costruttore tedesco ha svelato tutti i dettagli della nuova Porsche 911 Turbo e Turbo S che si rivelano più potenti e veloci che in passato ma anche più efficienti L a Casa di Zuffenhausen non poteva scegliere se non l’anno in cui ricorre il 50 anniversario del suo modello più celebre per presentare le nuove Porsche 911 Turbo e Turbo S (991), versioni che si andranno ad affiancare ai già noti modelli Carrera, Carrera S, Carrera 4, Carrera 4S e GT3. A quarant’anni dalla presentazione del primo prototipo della 911 Turbo, mostrato al Salone di Francoforte del 1973, il costruttore tedesco svela i due nuovi modelli che rappresentano la punta di diamante della gamma 911. 54 Dentro e fuori: cosa cambia Le nuove versioni sovralimentate si distinguono anche per una serie di particolari estetici. Nella nuova generazione 911 Turbo, i tipici passaruota posteriori, particolarmente pronunciati, sono stati ulteriormente maggiorati di 28 millimetri rispetto ai modelli 911 Carrera 4. Altri elementi distintivi sono i cerchi da 20 pollici fucinati in look bicolor, dotati di serraggio centrale nella 911 Turbo S. La 911 Turbo S spicca anche per i nuovi fari a LED con luce diurna a 4 led e luci abbaglianti dinamiche con regolazione tramite telecamera, 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito in 3,2 secondi, un risultato sorprendente se paragonato ai 3,3 secondi che impiegava la Turbo S di precedente generazione. La nuova Turbo S invece impiega 3,1 secondi per raggiungere nello scatto da fermo i 100 km/h, mentre entrambi i modelli possono raggiungere una velocità massima di 318 km/h. Asse posteriore sterzante attivo Anche i modelli Turbo e Turbo S dispongono dell’asse posteriore sterzante attivo già visto sulla GT3 presentata allo scorso Salone di Ginevra. Il sistema consiste in due attuatori elettromeccanici, impiegati a destra e a sinistra dell’asse posteriore al posto dei tradizionali bracci trasversali. L’angolo di sterzata delle ruote posteriori può quindi variare in base alla velocità fino a 2,8 gradi. Fino ai 50 km/h il sistema dirige le ruote posteriori in direzione contraria a quella delle ruote anteriori. Ne consegue un allungamento virtuale del passo di 250 mm. La 911 Turbo, quindi, promette di essere estremamente 56 News Periodico elettronico di informazione motociclistica maneggevole e di garantire ingressi in curva più rapidi con sterzate più precise e dinamiche. Secondo il costruttore il sistema ha migliorato anche l’agilità di guida e ha facilitato le manovre di parcheggio. Oltre gli 80 km/h invece il sistema dirige le ruote posteriori analogamente a quelle anteriori. Ciò corrisponde ad un allungamento virtuale del passo di ben 500 mm, che promette di conferire alla vettura sportiva grande stabilità, soprattutto a velocità elevate. Allo stesso tempo i cambi di direzione sull’asse posteriore dovrebbero risultare più sinceri ed armoniosi. Aerodinamica attiva Per i nuovi modelli 911 Turbo, Porsche ha sviluppato per la prima volta un sistema aerodinamico attivo, composto di un robusto spoiler frontale a 3 posizioni, i cui segmenti possono essere estratti a comando pneumatico, e uno spoiler posteriore estraibile con profilo alare regolabile in 3 posizioni. In questo modo è possibile adeguare l‘aerodinamica della 911 Turbo, in base alle esigenze di guida, in funzione di un’efficienza ottimale (Posizione Speed) o della massima dinamica di guida. Nella posizione Performance, tutti i segmenti dello spoiler frontale sono completamente estratti, generando una notevole deportanza all’asse anteriore. Analogamente, l’alettone posteriore raggiunge la posizione di massima estrazione e massimo angolo d‘inclinazione assicurando anche all’asse posteriore, un carico aerodinamico più elevato. Il costruttore tedesco ha dichiarato che solo grazie a questo sistema il tempo sul giro sulla Nordschleife del Nürburgring è migliorato di ben due secondi, facendo segnare un tempo sulla Nordschleife inferiore ai 7’30’’. In Italia da 165.772 euro I nuovi modelli top di gamma della serie 911 si possono già ordinare e saranno disponibili alla fine di settembre 2013. La 911 Turbo viene offerta in Italia (IVA inclusa) a 165.772 euro, la nuova 911 Turbo S a 199.531 euro. 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Nuova Mercedes Classe S Annunciati i prezzi della nuova serie Entra nelle concessionarie la nuova Mercedes Classe S, che viene proposta ad un prezzo d’attacco di 88.500 euro E’ stato ufficializzato dalla Casa di Stoccarda il listino prezzi della nuova Mercedes Classe S, che ha nella giornata di mercoledì 15 maggio effettuato il suo debutto in società ad Amburgo presso il centro di consegne Airbus. Proposta a partire da un prezzo di 88.500 euro nella versione S 350 BlueTec Premium, la nuova Mercedes Classe S è disponibile in tre diversi livelli di allestimento, ovvero Premium, Maximum ed Edition 1, di cui l’ultimo proposto per il solo primo anno di commercializzazione. L’allestimento Premium comprende i rivestimenti in pelle, i cerchi in lega 58 a 18 pollici a cinque razze sdoppiate, il Park Assist con telecamera posteriore ed il sistema Comand Online di ultima generazione. Il Maximum propone invece il Comfort Pack per le sellerie anteriori, l’Intelligent Light System, i cerchi in lega da 19 pollici ed il Night View Assist Plus, mentre la Edition 1 offre i rivestimenti in pelle Nappa e il pacchetto Air Balance. Disponibili in due varianti di passo, lungo e corto, la nuova Mercedes Classe S propone un listino prezzi ampio e variegato, che spazia dagli 88.500 euro necessari per l’acquisto della S 350 BlueTec Premium per arrivare sino ai 122.830 euro della S 500 L Maximum. 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica del successo ottenuto con V50 Polar in tempi relativamente recenti. Pertanto, in un contesto di mercato difficile come quello che conosciamo e con una crisi che limita le possibilità di accesso del pubblico al segmento alto di gamma, Volvo rimane coerente con le scelte fatte in passato in momenti analoghi. Non andiamo dunque verso il basso bensì, attraverso l’offerta Polar, proponiamo una vettura di lusso venduta a un prezzo irripetibile e dunque accessibile ai più, specialmente ai giovani e alle famiglie giovani». I marchi Polar e Super Polar hanno segnato la storia delle vetture Volvo nel nostro Paese. Questi due allestimenti infatti nascono rispettivamente nel 1989 e 1990 da un’iniziativa della filiale italiana al fine di stimolare le vendite delle station wagon svedesi e attrarre un pubblico più giovane proponendo una vettura nuova allo stesso prezzo di una vettura d’occasione. Nella proposta Polar la leva più importante fu certamente quella del prezzo. Il target era un pubblico più giovane rispetto ai normali acquirenti Volvo, più “sensibili” al fattore economico. Il successo di Volvo Polar fu anche testimoniato dal fatto che fu scelta dal 70% dei clienti nel primo anno di vita, con un aumento della percentuale di donne e di professionisti. Vent’anni dopo la prima Polar Volvo Auto Italia rilanciò la formula della vettura premium con allestimento essenziale ed efficiente proposta ad un prezzo particolarmente vantaggioso. Volvo V70 rinnovata Arrivano le versioni Polar e Super Polar La Volvo V70, da poco aggiornata con un lieve restyling, verrà proposta in Italia nelle versioni Polar e Super Polar, che promettono prezzi particolarmente vantaggiosi a fronte di un equipaggiamento piuttosto completo L a Casa svedese introduce sul mercato italiano la Volvo V70, da poco aggiornata con un lieve restyling, nei nuovi allestimenti Polar e Super Polar. Dopo la V50 Polar lanciata nel 2009 (15.600 unità vendute in Italia), torna quindi un allestimento studiato per soddisfare i clienti con un prezzo particolarmente vantaggioso a fronte di un equipaggiamento piuttosto completo. La dotazione di serie delle Volvo V70 Polar e Super Polar 60 comprende il dispositivo City Safety o il sistema di interfaccia e connettività Sensus Connected Touch. L’offerta Polar su V70 riguarda le motorizzazioni turbodiesel, dal D2 1.6 ai cinque cilindri D3, D4 e D5. Le nuove Volvo V70 Polar saranno contraddistinte dal badge Polar sulla carrozzeria. Michele Crisci, Amministratore Delegato di Volvo Auto Italia ha dichiarato: «Polar è la migliore incarnazione della filosofia Volvo. Avevamo già detto che sarebbe tornata, anche alla luce 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Assistenza di Ford Europa - questo segmento ha raggiunto oggi nuovi livelli di competitività, e la Fiesta restyling sta conquistando nuove quote di mercato e nuovi clienti grazie al suo design, alla tecnologia di cui è dotata e alle grandi qualità di guida». La quota di Fiesta nel mercato privati nel segmento di riferimento è cresciuta dell’1,2% a marzo. Gli ordini sono cresciuti, nel primo quarto del 2013, dell’8% rispetto al 2012. La rinnovata Fiesta è disponibile con una gamma di motori a basse emissioni, come l’EcoBoost 1.0, scelto da un quarto dei clienti che hanno ordinato una Fiesta quest’anno. La Fiesta restyling è dotata inoltre di tecnologie come il Ford MyKey, che permette ai genitori di configurare alcuni parametri dell’auto come la velocità massima, e incentivare uno stile di guida più sicuro quando prestano l’auto ai figli. A bordo della Fiesta è disponibile il sistema di connettività e comandi vocali Ford SYNC con Emergency Assistance, che telefona automaticamente al 112 in caso di incidente, segnalando la posizione dell’auto e parlando 26 lingue in tutta Europa. Ford Fiesta restyling E’ la compatta più venduta in Europa nei primi 3 mesi del 2013 La ristilizzata Ford Fiesta è la compatta più venduta in Europa sia a marzo che nei primi tre mesi del 2013, ed è la seconda più venduta in assoluto secondo i dati diffusi da JATO Dynamics L a Ford Fiesta restyling è la compatta più venduta in Europa sia a marzo che nei primi tre mesi del 2013, ed è la seconda più venduta in assoluto secondo i dati diffusi da JATO Dynamics. I clienti europei hanno acquistato le nuove Fiesta al ritmo di una ogni 100 secondi nel primo quarto del 2013, per un totale di 77.800 unità di cui 41.600 nel solo mese di 62 marzo. Parcheggiate in fila, queste Fiesta coprirebbero ben 770 giri di pista in un campo d’atletica regolamentare. «Questi numeri dimostrano con chiarezza che la Fiesta continua con questo nuovo modello ad avere un appeal straordinario e sempre crescente sui clienti europei nel segmento delle compatte - ha dichiarato Roelant de Waard, Vice Presidente Marketing, Vendite e 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica funzionamento da 2 unità elettriche, che portano così la potenza complessiva del sistema a 880 CV di potenza massima. I motori elettrici sono disposti sull’asse anteriore e su quello posteriore. Il primo eroga 95 Kw di potenza, mentre il secondo ne promette 115. Le modalità di guida Porsche 918 Spyder Ecco i dati ufficiali Sono stati rilasciati dalla Casa di Stoccarda i dati definitivi della Porsche 918 Spyder, supercar ibrida da 880 CV che verrà prodotta in serie limitata S ono stati rilasciati dalla Casa di Stoccarda i dati definitivi della Porsche 918 Spyder, supercar ibrida la cui produzione dovrebbe prendere il via dalla fine dell’anno in edizione limitata e pensata per contrastare la McLaren P1 e LaFerrari. Ad alimentare la Porsche 918 Spyder è un’unità ibrida, il cui propulsore termico è costituito da un V8 da 4.6 litri aspirato in grado di erogare fino a 608 CV di potenza massima e capace di allungare fino a 9.150 gir/min, il cui sistema di scarichi alti permette di ridurre in maniera sensibile le perdite 64 energetiche dovute ai fenomeni di contropressione. Tale soluzione permette inoltre di contenere le temperature nella zona di stoccaggio delle batterie al litio, che vengono ricaricate tramite un sistema plug-in che si avvale a sua volta di un caricabatterie da 3,6 Kw collocato a bodo e per la cui ricarica totale occorrono 4 ore, un lasso temporale che può però scendere fino a 25 minuti impiegando la Porsche Speed Charging Station. Il sistema ibrido Il propulsore termico viene coadiuvato nel Il pilota può scegliere tra 5 diverse modalità di guida tramite il manettino posto sul volante, ovvero E-Power; Hybrid; Sport Hybrid; Race Hybrid e Hot Lap. La prima sfrutta solamente i due propulsori elettrici e permette di scattare verso i 100 km/h con partenza da fermo in meno di 7 secondi e di raggiungere una top speed di 150 km/h, oltre che di contare su un’autonomia di 30 km. La seconda sfrutta sia i propulsori elettrici che l’unità termica facendo in modo che questi si alternino tra loro a seconda della richiesta stabilita dai sistemi di gestione elettronica, mentre la terza fa sì che il motore endotermico resti sempre in funzione e coadiuvato nell’erogazione dai motori elettrici. La quarta permette alle batterie di ricaricarsi grazie al funzionamento del V8, in modo da poter contare su una spinta supplementare e la trasmissione viene automaticamente impostata in una modalità di funzionamento più sportiva, mentre l’ultima, la più sportiva, affianca la funzione Race Hybrid e sfrutta al massimo la potenzialità dei motori elettrici. Weissach Package Il peso massimo promesso dalla Casa di Zuffenhausen per la Porsche 918 Spyder è di 1.640 kg, almeno nelle versioni dotate di pacchetto Weissach, che comprende un profilo alare posteriore dedicato, una livrea storica, un parabrezza con fibra di carbonio a vista, oltre a numerosi particolari realizzato con lo stesso materiale all’interno dell’abitacolo, i rivestimenti in Alcantara, i cerchi in lega di magnesio, le cinture di sicurezza a 6 punti ed una riduzione dei materiali fonoassorbenti per ridurre le masse. 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica milioni). Va inoltre valutato seriamente l’inquinamento ambientale prodotto dal frequente ammodernamento dei siti industriali di produzione delle nuove autovetture. Le auto progettate e costruite in Europa denunciano già oggi bassissimi livelli di emissioni; le richieste politiche di Bruxelles risultano immotivate sul piano tecnico e di difficile attuazione – a costi ragionevoli – per l’industria. Eppure qualche fornitore tedesco di tecnologie e di servizi, molto bene introdotto nei palazzi del potere, preme affinché vengano adottate misure maggiormente restrittive. I fornitori esterni reputano i livelli fissati per il 2025 facilmente raggiungibili Limiti sempre più bassi di CO2 Chi realmente li vuole e perché di Andrea Perfetti | Le normative sulle emissioni costringono a cambiare auto e moto sempre più spesso, con dubbi benefici sull’ambiente. Ora anche l’industria dell’auto dice basta. Ma allora chi li vuole davvero? L imiti sempre più bassi CO2: la verità sulla lobby chi li vuole imporre Le normative sulle emissioni e sulla produzione di CO2 costringono noi cittadini a cambiare auto e moto sempre più spesso, con dubbi benefici sull’ambiente. Ora anche l’industria dell’auto, che in principio spingeva, dice basta. Ma allora chi li vuole davvero? Facciamo un po’ di chiarezza. Innanzitutto va ribadito che 66 le auto e le moto in vendita oggi inquinano poco, pochissimo. I più grandi progressi sono stati introdotti con l’avvento delle prime automobili rispondenti alla normative più severe in materia di emissioni inquinanti (in particolare l’Euro 2 del 1995 e l’Euro 3 del 2000). Nel 2014 scatterà la normativa Euro 6 per le omologazioni di nuovi modelli, che renderà il livello delle emissioni e della produzione di CO2 ancora più basso. Ma a partire dalla fine degli anni ’90 tanto è stato fatto, al punto che oggi chi studia la qualità dell’aria che respiriamo afferma con certezza che imputati dell’inquinamento atmosferico sono in primis le industrie e il riscaldamento domestico. Ma allora chi insiste con forza nella Comunità Europea affinché si introducano limiti ancora più restrittivi? Chi sostiene l’urgenza di arrivare a 95 g di CO2 entro il 2020, a 68g/78g entro il 2025? Il costo industriale è insostenibile per le stesse Case automobilistiche Pare pazzesco, ma non sono le Case automobilistiche a fare pressioni sulla Comunità Europea perché approvi nuovi, ulteriori limiti. Non sono loro, cioè, a volere che i cittadini cambino auto sulla spinta di motivazioni ecologiste. Anzi, l’ACEA (che raggruppa i costruttori europei di auto) afferma con forza che i nuovi limiti di CO2 danneggiano l’industria del Vecchio Continente, penalizzata fortemente nel confronto con i rivali americani e asiatici, soggetti a limiti assai più blandi. Ivan Hodac, segretario generale dell’ACEA, teme l’incremento dei costi di produzione e quindi dei prezzi finali al consumatore, che potrebbero danneggiare un comparto che oggi dà lavoro in Europa a milioni di persone (oltre 11,5 Sono i fornitori di tecnologie e servizi all’industria dell’auto a spingere sull’acceleratore di emissioni sempre più contenute. Fornitori che, guarda caso, sono proprio tedeschi e godono di grande credito presso la Commissione Ambiente della UE. Per comprendere meglio la situazione odierna, vi diamo un elemento che sgombra il campo dai dubbi: l’azienda tedesca leader in questo settore è convinta che l’obiettivo fissato dall’Unione Europea per le emissioni e la produzione di CO2 dei veicoli entro il 2020 (pari a 95 grammi di CO2 per km) sia tecnicamente raggiungibile, oltre che necessario. Mentre dunque, tramite un comunicato diffuso nei giorni scorsi, da una parte l’ACEA si mostra scettica e chiede di modulare diversamente e in maniera più morbida l’ulteriore abbattimento delle emissioni e della CO2 (già davvero basse oggi, ci teniamo a ribadirlo), dall’altra un altro comunicato, quasi contemporaneo della Bosch, il principale fornitore europeo di sistemi di iniezione (31,1 miliardi di euro il suo fatturato nel 2012), riconosce vi sia un potenziale tecnico concreto per ridurre ulteriormente le emissioni e la CO2. Fondamentale è il lavoro degli organismi sovranazionali deputati a decidere su questa delicata materia: loro compito dev’essere promuovere e tutelare il bene della collettività, non di singoli gruppi di potere economico. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Attualità Controlli dal cielo In arrivo l’elicottero che fa le multe di Andrea Perfetti | Il Grande Fratello aguzza la vista e ci guarda dall’alto. Arrivano infatti gli elicotteri capaci di scattare le foto a un chilometro di distanza. I furbi non hanno scampo. È già in funzione in Spagna D opo il Tutor è l’ora di Pegasus Così si chiama il nuovo sistema di rilevazione delle infrazioni stradali operativo da quest’anno in Spagna. Il sistema – spiega l’ASAPS – sfrutta un sensore radar montato direttamente sugli elicotteri ed è stato realizzato dalla canadese Wescam in collaborazione con il Centro Español de Metrología (CEM) e la Dirección General de Tráfico (DGT). Sull’elicottero sono montate due telecamere che inquadrano il veicolo da sanzionare e la sua targa. I sensori calcolano la velocità fino a 360 km/h a 68 un’altezza di 300 metri dal suolo, fino a un chilometro di distanza dal mezzo. Una volta registrata l’infrazione, questa viene inviata automaticamente al centro elaborazione dati e da qui al contravventore. In Spagna verrà impiegato in prevalenza sulle strade statali. Posto che in Italia la rete autostradale è monitorata in gran parte dal sistema Tutor, anche da noi potrebbe trovare un utile impiego su questo tipo di strade, in particolare per sanzionare i comportamenti più pericolosi per la collettività. Ma in tempi di spending review dubitiamo si trovino i fondi per alzare in volo gli elicotteri. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Il rodaggio dei motori Come e perché di Massimo Clarke | Una volta era particolarmente critico e andava effettuato con grande cautela, pena il verificarsi di inconvenienti anche assai seri. Oggi la situazione è molto migliorata, ma… P er quanto gli organi meccanici possano essere lavorati con cura, piccole imperfezioni geometriche e superficiali sono inevitabili. Quando vengono accoppiati tra loro un componente mobile e uno fisso, ha luogo sempre un certo assestamento iniziale, che è bene avvenga 70 Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica senza che la velocità relativa e i carichi in gioco siano elevati. Di qui la usuale raccomandazione, da parte delle case, di non “tirare” le marce se non in misura relativamente limitata e di andarci abbastanza piano con l’acceleratore, nei primi chilometri di uso del veicolo. Poi, gradualmente si potranno raggiungere regimi di rotazione più elevati e si potrà dare più gas e per periodi più prolungati. In passato il primo periodo di impiego era piuttosto critico e se non si seguivano con cura le indicazioni del costruttore del motore si poteva incappare in conseguenze anche assai serie. Oggi fortunatamente la situazione è enormemente migliorata e in fondo basta un poco di attenzione nell’uso del mezzo, seguendo le prescrizioni riportate nel libretto di uso e manutenzione. Insomma, non si guida subito in maniera normale, ma basta essere più tranquilli… Che un assestamento debba in ogni caso aver luogo, per poter ottenere in seguito le migliori prestazioni, è testimoniato anche dal fatto, in molti casi ben avvertibile, che il motore tende a diventare più “sciolto” con l’aumentare della percorrenza. In certi modelli possono essere necessarie varie migliaia di chilometri prima che il motore sia effettivamente in grado di dare il meglio di sé. Gli organi meccanici sono progettati ottimizzando 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica presenti su di essi. Uno dei maggiori punti di forza del rivestimento per cilindri al nichel-carburo di silicio, generalmente indicato come Nikasil, è costituito proprio dalla rapidità con la quale ha luogo l’assestamento dei segmenti (le durissime particelle di carburo di silicio in tale fase svolgono, almeno in buona misura, una vera e propria azione abrasiva!). E’ anche per questa ragione che esso è particolarmente apprezzato dai progettisti di motori da competizione e di quelli destinati a mezzi particolarmente sportivi. La situazione è notevolmente diversa nel caso dei cilindri con canna in ghisa. La soluzione classica prevede una finitura superficiale ottenuta mediante levigatura con pietre abrasive rotanti e traslanti, che impartisce alle pareti una topografia costituita da una serie di solchi, di lunghezza e profondità prestabilite, che si incrociano secondo un dato angolo (il profilo della superficie vede un le loro geometrie e il loro dimensionamento e studiando in dettaglio le caratteristiche che le loro superfici devono possedere. Le lavorazioni, inoltre, sono eseguite con una precisione di gran lunga superiore rispetto a quelle che si effettuavano in passato. Tanto la finitura superficiale quanto le caratteristiche di eventuali riporti sono spesso studiate anche in funzione del primo periodo di funzionamento, in modo da renderlo meno critico. Fondamentalmente il rodaggio è costituito da un processo di usura selettiva e controllata grazie al quale le superfici antagoniste vengono portate alla coerenza geometrica e alla microtopografia ottimale. Questo comporta un attrito molto elevato, durante il primo periodo 72 susseguirsi di creste e di valli). Questi solchi assicurano la ritenzione dell’olio e la sua distribuzione su tutta la parete della canna. Le creste vengono asportate durante il rodaggio, grazie alla azione dei segmenti che strisciano su di esse (e che subiscono essi pure una certa usura). Da diversi anni a questa parte i principali costruttori adottano spesso una finitura “a plateau”, nella quale le creste sono quasi assenti, essendo state asportate nell’ultima fase della lavorazione. In questo modo è come se il rodaggio fosse già stato effettuato, in una apprezzabile misura! Se a ciò si aggiungono, per quanto riguarda i segmenti, lavorazioni più precise e l’impiego di riporti di nuova generazione, è chiaro che le esigenze a livello di assestamento iniziale di questi componenti nei motori moderni risulta assai ridotto, rispetto al passato. Per completare il quadro, oggi la geometria delle superfici è studiata (grazie al di funzionamento, con forte generazione di calore nelle zone interessate. Il rendimento meccanico è basso (ma migliora con il passare dei chilometri, mano a mano che ha luogo l’assestamento); inoltre il consumo di olio può essere considerevole e anche quello di carburante tende a risultare maggiore rispetto a quanto sarà in seguito. La tenuta dei segmenti non è ottimale e di conseguenza il blow-by (trafilamento gassoso) tende ad essere notevole. Sono le pareti dei cilindri e le superfici di lavoro dei segmenti a essere maggiormente interessate al processo di assestamento, che può svolgersi con modalità differenti a seconda dei materiali con i quali sono realizzati tali componenti e dei riporti 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica In passato non era raro sentir parlare di motori “nati male” e di motori “nati bene”, e in diversi casi qualcosa di vero poteva esserci computer) con maggiore accuratezza e le canne dei cilindri hanno una superiore rigidezza strutturale, che consente loro di rimanere più vicine alla perfetta cilindricità in qualunque condizione di funzionamento. Durante il rodaggio l’attrito in corrispondenza delle zone di lavoro dei vari componenti e la conseguente generazione di calore aumentano al crescere della velocità di strisciamento (legata al regime di rotazione) e del carico, ovvero della apertura della valvola del gas (o della mandata gasolio, nei diesel). È per questa ragione che nel primo periodo di impiego del veicolo i costruttori di norma raccomandano di non 74 dare molto gas e di non raggiungere velocità di rotazione elevate. Ciò per evitare un attrito tale da causare temperature locali troppo alte, con rischio di rottura del velo d’olio in qualche punto (insomma, usura controllata sì, danneggiamenti delle superfici no!). D’altro canto si deve tenere presente che a premere i segmenti contro le pareti del cilindro assai più che la loro elasticità è la pressione dei gas (che raggiungono le cave del pistone e li spingono verso l’esterno) e che quest’ultima è legata al carico motore. Dunque, se è vero che occorre andarci piano con l’acceleratore, è anche vero che non bisogna esagerare in tal senso (se i segmenti non premono a dovere contro la canna, l’assestamento è meno agevole). Pure quello tra le camme e le punterie (o i bilancieri) è un accoppiamento critico, nel primo periodo di funzionamento del motore, in particolare se le leggi del moto delle valvole sono spinte e il carico delle molle è elevato. C’è poi da dire che, in certi casi, occorre fare i conti anche con un vero e proprio “rodaggio termico”, di breve durata e da effettuare in più fasi. È per questo motivo che alcuni specialisti di motori a due tempi fanno funzionare il motore nuovo a moto ferma, con carico variabile, per diversi minuti, spegnendolo, lasciandolo raffreddare e ripetendo poi l’operazione alcune volte. In passato non era raro sentir parlare di motori “nati male” e di motori “nati bene”, e in diversi casi qualcosa di vero poteva esserci. Oggi però, grazie alle migliorate tecniche costruttive, al superiore controllo di qualità al quale sono sottoposti i vari componenti e a un più accurato assemblaggio, ciò appartiene al passato. Alcune differenze tra un motore e l’altro possono esistere in origine, ma sono di entità talmente modesta da poter essere considerata praticamente trascurabile. Ci possono però essere esemplari di uno stesso modello con diversi consumi di olio e con prestazioni leggermente differenti. Ciò accade dopo il termine del rodaggio e sembra essere legato in buona misura alle modalità con le quali è stato effettuato quest’ultimo. Non è giusto affermare che un rodaggio “spinto” porti a un motore più “sveglio” e un rodaggio tranquillo a un motore leggermente meno brillante, però se le canne sono in ghisa e la loro finitura originale non è a plateau… Una volta molti costruttori impiegavano per il rodaggio un olio differente da quello utilizzato successivamente (proprio per facilitare l’usura selettiva alla quale era legato l’adattamento dei diversi componenti). Questa pratica sembra però essere caduta in disuso, almeno in larga misura. Al termine del rodaggio si ottengono la migliore tenuta dei segmenti, una maggiore estensione delle superfici portanti e una forte diminuzione dell’attrito. Di conseguenza si hanno prestazioni più elevate, e il consumo di olio e di carburante scendono ai valori previsti. Di fondamentale importanza è il primo tagliando, che deve essere effettuato quando indicato sul libretto di uso e manutenzione, presso un concessionario della casa. I primi attimi di funzionamento sono i più critici per un motore, ma non si deve dimenticare che in genere si svolgono in fabbrica. Quello che il proprietario effettua una volta acquistata la moto non è il primo avviamento! Il periodo iniziale di impiego su strada del mezzo rimane comunque importante. In conclusione, per effettuare un buon rodaggio basta attenersi alle semplici indicazioni riportate sul libretto di uso e manutenzione del veicolo. In particolare, è bene evitare di fare funzionare il motore a regime costante per periodi considerevoli, di mantenerlo in moto al minimo a lungo e di dare molto gas a basso regime. È consigliabile fare libero uso del cambio e sfruttare l’azione frenante del motore (entro certi limiti, ovviamente) quando si affrontano le discese o ci si avvicina a un semaforo. Un minimo di sensibilità, insomma, in genere è più che sufficiente. 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Öhlins, due e quattro ruote Medesima cura per le sospensioni di Edoardo Licciardello | Il legame fra auto e moto, quando si parla di sospensioni, è più stretto di quanto si immagina. E Öhlins è un marchio leader, in entrambi i mondi, quando si parla di qualità. Per saperne di più abbiamo sentito chi se ne intende: Giuseppe Andreani Ö hlins è un nome che non ha bisogno di presentazioni: chi ha un interesse, anche casuale, conosce molto bene le giallone e la reputazione di qualità pressoché assoluta che si portano dietro. Allo stesso modo è raro che il nome Andreani non faccia venire in mente nulla: l’ex crossista - Beppe ha un passato nel Mondiale, dove ha vinto nove gare fra 125 e 250 - lavora dal 1988 nel campo delle sospensioni; dal 2005 è importatore ufficiale del marchio svedese. La sua attività con Öhlins però non si limita alla sola commercializzazione dei prodotti, ma anche e soprattutto all’assistenza in pista: Andreani Group segue direttamente la stragrande maggioranza - per non dire la quasi totalità - delle squadre impegnate in serie e trofei nazionali, e lavora anche con diversi team del Mondiale fra Moto3, Moto2 e WSBK. Fanno eccezione i soli ufficiali, che ricevono assistenza diretta dalla Casa madre. Non sempre traendone, come ripete spesso ammiccando lo stesso Beppe, reali benefici. Dal 2006 Andreani Group ha debuttato anche nel mondo delle quattro ruote con lo stesso “modello di business”: vendita di sospensioni (per auto da gara ma anche stradali) ma soprattutto assistenza nelle competizioni. Come nel caso delle moto, le sospensioni vengono vendute già tarate sulle specifiche del mezzo e del pilota che le richiede, e seguite per tutta la loro vita attraverso l’assistenza e i corsi di formazione per tecnici ed appassionati. 76 Anche nel campo auto Andreani Group segue moltissime serie nazionali ed internazionali: dalla Superstars, in cui assiste poco meno della totalità della griglia, fino agli Sport Prototipi, Italiano GT, Formula 3 (sospesa nel 2013), fino ad arrivare ai rallies e ai grandi Raid mondiali, dove gli specialisti dell’azienda pesarese lavorano anche con i giganteschi camion - gli ammortizzatori, in questo caso, come scherzano i tecnici, somigliano più a bazooka che non alle unità a cui siamo tradizionalmente abituati. Abbiamo pensato quindi di chiedere agli specialisti di Andreani Group un confronto fra le sospensioni per le due e quattro ruote per soddisfare una nostra curiosità. Le problematiche fra le due sono molto diverse? Cosa cambia nella tecnologia, nel metodo di lavoro, nelle soluzioni? Vi anticipiamo una conclusione: in entrambi i casi il lavoro della sospensione resta lo stesso. L’ammortizzatore deve mantenere sempre e comunque la ruota attaccata a terra, per garantire il grip della gomma nonché direzionalità e trazione del mezzo - i tecnici Öhlins ci scherzano sopra attraverso il loro mantra: un mezzo ha molta più aderenza quando ha le ruote per terra che quando le ha per aria. In entrambi i casi, inoltre, sui mezzi da competizione l’assistenza elettronica sulle sospensioni è vietata in tutte le serie, dunque è il tecnico - con l’aiuto dell’acquisizione dati - che si occupa di lavorare sul comportamento di molla ed idraulica per ottenere l’obiettivo di cui sopra. 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nati dalle corse Sgombriamo il campo da un altro possibile equivoco: a differenza di molte aziende concorrenti, Öhlins nasce nelle competizioni e solo successivamente fa derivare gli eventuali prodotti stradali. Un modello di business possibile solo perché praticamente tutti i piloti, a due e quattro ruote, pagano prodotto e servizio di assistenza (Öhlins o Andreani che sia) - ed è questo il motivo per cui, nonostante la presenza capillare delle sospensioni svedesi in tante formule, raramente ne vedrete il logo esposto sulle fiancate. La cosa permette di sviluppare prodotti eccellenti da cui ricavare gli elementi stradali, o da trasportare così come sono su auto ipersportive - le Pagani Zonda e Huayra nonché alcuni modelli Lotus sono solo alcuni degli esempi che possiamo citare. La prima, macroscopica differenza che emerge dalla nostra 78 Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica analisi è la quantità di tipologie. Sulle moto - parliamo di competizioni - si lavora sostanzialmente con un solo tipo di prodotto, il TTX. In questo tipo di ammortizzatore l’olio si muove in due condotti separati nei due versi di compressione ed estensione, evitando di creare depressioni e consentendo al sistema di lavorare con pressione molto più bassa. Beneficio che si concretizza in una sospensione più reattiva, meno soggetta ad inerzia ad inizio sollecitazione e più capace di copiare le minime asperità dell’asfalto. La successiva evoluzione è il TTX-TR, ovvero Through-Rod, capace di lavorare a pressioni ancora più basse, che al momento è però riservato alla sola MotoGP e a qualcuna delle Superbike ufficiali. Questa evoluzione è di derivazione automobilistica, dove però la varietà è letteralmente spaventosa. F1, DTM, Le Mans, per non parlare di tutte le specialità minori 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica Nelle moto principalmente la “colpa” è del pilota che rispetto all’auto, con il suo stile di guida, la posizione in sella e il modo di muoversi, influenza molto di più il comportamento della ciclistica inserendo un’incognita di grandezza sostanziale (e quelle fuoristradistiche) usano prodotti diversi fra di loro. Solo in pista Andreani “gestisce” due tipologie di ammortizzatori TTX, una in linea e una con serbatoio esterno, i TTX-TR, tutti ulteriormente complicati dal numero di “vie”, ovvero di tarature, possibili per l’idraulica. Ogni formula infatti può arrivare a regolare anche questo tipo di aspetti per la singola sospensione (la serie Grand-Am, per esempio, limita a tre il numero di tarature possibili per l’idraulica, così come le auto storiche richiedono fedeltà alle possibilità di regolazioni dell’epoca), ma al di là di questo spesso sono i costi e le complicazioni - più la sospensione è complicata, più è impegnativa la messa a punto - il fattore determinante nella scelta di una tipologia di ammortizzatore. Una volta stabilita la tipologia di base della sospensione è poi il reparto tecnico di Andreani a creare letteralmente l’ammortizzatore secondo le caratteristiche 80 desiderate, grazie ad una ricambistica sconfinata che permette di configurare un corpo base aggiungendo caratteristiche e regolazioni. Il che, dicevamo, è un arma a doppio taglio perché con ogni possibilità di taratura si aumenta esponenzialmente la difficoltà nella messa a punto, dato che ogni regolazione ha ripercussioni su altri aspetti. Per un team dotato di personale esperto (ingegneri di pista, tecnici sospensioni eccetera) il problema non si pone, mentre in strutture più semplici, dove magari lo stesso pilota non ha chiarissime le differenze fra alte e basse velocità di risposta dell’ammortizzatore, è necessaria l’assistenza diretta - e magari la scolarizzazione - da parte dei tecnici di Andreani. Al contrario, sulle moto il discorso è spesso molto più aleatorio. Principalmente la “colpa” è del pilota che rispetto all’auto, con il suo stile di guida, la posizione in sella e il modo di muoversi, influenza il comportamento della ciclistica inserendo un’incognita di grandezza sostanziale. Dove con le auto si può ragionare quasi solo con la semplice consultazione dei dati telemetrici, in moto è quasi necessario ascoltare il pilota. Un altro aspetto sostanziale è che se entrambi i mezzi attraverso le sospensioni si trovano a gestire le forze fisiche generate da accelerazione e frenata, l’auto demanda alle sospensioni anche la gestione del rollio mentre la moto, inclinandosi, stressa la componente elastica in maniera completamente diversa in ingresso curva. L’attività sulle moto dunque prevede una maggior componente di assistenza – capita più spesso di lavorare con chiavi e cacciaviti – ma allo stesso tempo quella relativa alla consulenza è di livello molto elevato. L’esperienza del tecnico è fondamentale, anche e soprattutto per risolvere problemi che non trovano risposte “automatiche”, come ad esempio il famigerato chattering. Un problema innescato da fattori non dipendenti dalle sospensioni, ma che un tecnico capace è a volte in grado di annullare o ridurre agendo su queste ultime per evitare l’insorgere delle temutissime vibrazioni. Una visita come la nostra mette in luce quindi in ugual misura fattori di identità e di discrasia fra le due e le quattro ruote, situazione del resto abbastanza prevedibile anche se, forse, non avremmo saputo pronosticare con esattezza tali aspetti. L’aspetto più rilevante ad emergere, però, è la fondamentale importanza di esperienza e competenza di chi vi segue una volta montate sospensioni in grado di migliorare le prestazioni della vostra auto o moto. Lo stesso Kenth Öhlin, fondatore della Casa svedese, sostiene che sia difficilissimo inventarsi qualcosa di realmente nuovo nel campo degli ammortizzatori a controllo idraulico. Dove si può fare la differenza, è nel metterli a punto. 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Personaggio Periodico elettronico di informazione motociclistica Mauro Forghieri La mia vita in Ferrari F1 e non solo Forghieri con il motore BMW per la MotoGP di Claudio Pavanello | Per 25 anni è stato progettista e direttore tecnico del Reparto Corse Ferrari, vincendo quattro titoli piloti e sette costruttori. Poi le F1 Lamborghini, Bugatti e BMW. E la MotoGP BMW, che rimase un prototipo P er chi ha seguito la Formula 1 tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli Ottanta il nome di Mauro Forghieri accende grandi emozioni. Modenese, 78 anni, Forghieri è una figura unica nel panorama mondiale. E’ stato direttore tecnico del Reparto Corse Ferrari dal 1962 al 1987 e progettista di tutte le vetture da corsa del Cavallino in quel periodo. Una volta lasciata la Ferrari, Forghieri ha realizzato l’ottimo 12 cilindri Formula 1 Lamborghini, è stato direttore tecnico Bugatti e, nel 1995, ha fondato con due soci la Oral Engineering. Una società di consulenza che ha realizzato tra l’altro il 10 cilindri BMW di Formula 1 e il progetto della MotoGp BMW, prima disegnando il propulsore 1000 cc e poi l’intera moto quando il regolamento tecnico fissò la cilindrata massima in 800 cc. Incontriamo Forghieri nella sua bella casa in provincia di Modena. Il soprannome Furia e alcune sue dichiarazioni secche e taglienti apparse in questi decenni sulla stampa nazionale contrastano con la sua reale gentilezza. aveva con il Commendatore (Enzo Ferrari, nda), ma lo consideravo un lavoro a termine; allora c’era come direttore tecnico Carlo Chiti e personaggi del calibro di Vittorio Jano, il mitico progettista dei motori Alfa Romeo da corsa degli anni Venti e Trenta, Gianpaolo Dallara, Giotto Bizzarrini e lo sfortunato Giancarlo Bussi (sequestrato ed ucciso dai banditi in Sardegna nel 1978, nda)». «Nel 1961 un gruppo di otto dirigenti, tra cui Chiti, decise di lasciare l’azienda in aperta polemica con Enzo Ferrari per fondare la ATS (Automobili Turismo e Sport), una nuova Casa automobilistica che si illudeva di poter sfidare la Ferrari stessa. Enzo Ferrari mi chiamò nel suo ufficio e a sorpresa mi comunicò, in dialetto modenese come s’usava parlare tra di noi, che aveva intenzione di nominarmi responsabile tecnico; avevo 27 anni e mai mi sarei immaginato una proposta simile. Ferrari intuì il mio spavento e disse “non preoccuparti, tu fai il tuo lavoro, al resto ci penso io”. Devo dire che fu di parola, perché in quasi tre decenni mi sostenne sempre». L’arrivo in Ferrari Enzo Ferrari «Ai miei tempi laurearsi era sicurezza di assunzione, basti pensare che quando mi iscrissi all’Università di Bologna, nel 1953, tra tutte le matricole di ingegneria eravamo solo in 600. E c’erano fantastici professori. La mia ambizione era lavorare nel settore aereonautico, ed in particolare avevo contatti con la Northrop. Entrai in Ferrari nel 1959 grazie alla collaborazione che mio papà 82 «Ho conosciuto tanti industriali che vivevano intensamente l’azienda, ma per Ferrari la sua fabbrica era veramente tutto, e pretendeva dai più stretti collaboratori una dedizione assoluta. Se questo bicchiere blu per Ferrari era rosso, doveva essere rosso anche per noi, non si scappava. Non esistevano sabati, domeniche, ferie o vigilie di Natale. Una volta che andai in vacanza 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Personaggio Periodico elettronico di informazione motociclistica Forghieri con Jacky Ickx. A sinistra con Bandini e Scarfiotti per qualche giorno a Portofino senza comunicarglielo mandò la Polizia Stradale a rintracciarmi. Insomma non era facile, ma d’altra parte Ferrari aveva delle caratteristiche veramente straordinarie, tra le quali la più sorprendente per me era l’intuito: a volte prendeva delle decisioni che a noi tutti sembravano insensate e che poi invece si rivelavano profetiche. Una volta gli chiesi come faceva, e lui mi rispose che le cose “se le sentiva”. Io diedi tre volte le dimissioni ma, da buon paterfamilias quale era, seppe sempre trovare le corde giuste per trattenermi, ed in fondo anche io ero conscio che non me ne sarei mai veramente andato, tanta era la stima che provavo per lui. Non a caso nei periodi in cui stava male e non era in grado di guidare l’azienda, sempre più frequenti con l’avanzare dell’età, nelle riunioni strategiche con gli uomini messi ai vertici da 84 Fiat io invariabilmente sostenevo che bisognava prendere la decisione che Enzo Ferrari avrebbe preso in quel momento. Me ne andai solo quando era chiaro che gli rimaneva poco da vivere e non sarebbe più tornato al timone dell’azienda. Ghidella mi chiese di restare per organizzare il dopo Ferrari, ma per me il dopo Ferrari non esisteva». La sfortuna di Chris Amon «Il nostro pilota di punta in quegli anni era il neozelandese Chris Amon, il migliore collaudatore con cui abbia mai lavorato. Quando penso a lui mi convinco che nella vita la fortuna gioca un ruolo importante, perché aveva tutte le caratteristiche per vincere un campionato, ma era perseguitato dalla malasorte. Ci sono innumerevoli casi in cui era in testa con margini sensazionali e gli succedeva qualcosa di incredibile: a quei tempi montavamo pompe benzina Bendix, affidabilissime, le stesse che equipaggiavano gli aerei: in Spagna stava dominando quando rimase senza alimentazione; a competizione finita il nostro capomeccanico raggiunse la monoposto, diede una piccola martellata alla pompa e questa riprese immediatamente a funzionare. Ricordo lo sguardo di Amon quando vide rientrare la macchina accesa ai box. In Canada gli si ruppe il leveraggio della frizione nuova, staccò comunque Jackie Stewart, ma la coppia conica cedette a pochi giri. Altre volte era un doppiato che gli lanciava un sasso sul radiatore o la gomma che si forava senza preavviso. Nonostante avessimo un pilota così veloce, uno dei pochi che era riuscito a battere Jim Clark nelle formule minori, a vincere gran premi furono sempre i suoi compagni di squadra, come Jacky Ickx. La cosa incredibile era che nei test di durata non gli succedeva mai nulla, solo in gara. E questo continuò anche lasciata la Ferrari purtroppo». Niki Lauda e il capolavoro 312T «Niki Lauda è stato forse l’unico pilota ad avvicinarsi ad Amon come sensibilità nel collaudo, ma ciò accadeva solo quando aveva voglia di impegnarsi, cosa che a dire il vero non succedeva sempre. I suoi mondiali furono comunque meritatissimi e lui portò ai massimi livelli la 312, monoposto di cui sono molto orgoglioso. Questo orgoglio nasce dal fatto che per quanto riguarda la Ferrari c’era la convinzione che i motori fossero sempre eccezionali ed i telai scarsi. Questo non era assolutamente vero, ma trovava spiegazione nel fatto che si sapeva che Enzo Ferrari aveva il culto del propulsore: non tutti, ma molti 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Personaggio Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Con Niki Lauda e Michele Alboreto giornalisti, per non irritarlo, lo assecondavano attribuendo i meriti delle vittorie invariabilmente al motore, le sconfitte al telaio. Ciò era motivo di grande frustrazione per i miei telaisti ed aereodinamici; della 312T nessuno poté nascondere che il 12 cilindri contrapposti veniva valorizzato da scelte telaistiche originali ed eccellenti. Una parte del merito per lo sviluppo di questa vettura oltre a Lauda e Regazzoni va sicuramente anche a Merzario». Il grande talento di Gilles Villeneuve «A un Gran Premio del 1981 Enzo Ferrari mi telefonò dicendo che avrebbe mandato un motore sperimentale da montare sulla vettura di Villeneuve la domenica mattina. Mi incaricò di dire a Gilles che l’importante era testarlo in gara, per saggiarne la resistenza: era schierato tipo in 86 quinta fila, e gli ripetei più volte il concetto: “Gilles, siamo indietro, non ci interessa il risultato, porta il propulsore fino al termine che dobbiamo capire come va!”. Lui mi rispose certo Mauro, sicuramente, capisco. Al verde superò subito le due monoposto davanti a lui, sfiorandole miracolosamente, e poi cercò un impossibile varco tra quelle successive, decollò sopra le ruote di un avversario e fini contro i tabelloni della prima curva. Questo è un aneddoto che ricordo spesso e che ben esprime il carattere del canadese. Rispetto a Lauda che sostituì, un pilota che affrontava ogni corsa pensando al campionato, Gilles considerava ogni gara per se stessa. Lui aveva il piacere fisico della velocità, ed era in questo una vera forza della natura, capace di regalarci vittorie impossibili come quelle di Monaco e Jarama. Nell’ambiente della Formula 1 Gilles era un puro, non ricordo mai nessuno che parlasse male di lui; con Scheckter furono forse la coppia più affiatata che ebbi, ottime persone, ottimi piloti e molto amici tra loro. Villeneuve dimostrò questo suo rispetto rinunciando nel 1979 alle chances che ancora aveva per il titolo evitando di attaccare Jody a Monza, nonostante fosse più veloce». «Arrivammo a Zolder dopo le roventi polemiche di Imola: Gilles era un pilota sicuramente più veloce di Pironi, ma in questo caso era stranamente indietro: decise l’azzardo di rientrare con le gomme da qualifica usate, ed il destino mise sulla sua strada Jochen Mass. Proprio pochi giorni fa riflettevo come Mass, un onestissimo pilota, incise profondamente sul destino della Ferrari, trovandosi coinvolto sia nell’incidente a Zolder sia in un episodio altrettanto fortuito che nel 1976 probabilmente levò il titolo a Lauda, quando in Canada usci di strada e sulla terra portata in pista Niki perse il controllo della vettura. La perdita di Gilles fu un enorme tragedia per tutti noi ed anche per Enzo Ferrari che gli era molto affezionato ricordandogli i piloti della sua epoca come Nuvolari e Moll. Non ho dubbi che data la nettissima superiorità della nostra monoposto di quella stagione Gilles avrebbe vinto agevolmente il mondiale 1982, così come dopo di lui l’avrebbero fatto anche Pironi e Tambay senza gli infortuni che li colpirono». Il carismatico Mario Andretti «Se devo proprio fare il nome di un pilota cui sono particolarmente legato tra i tanti, direi Mario Andretti, per il suo carisma, la sua affidabilità e la sua dedizione alla Ferrari. Secondo me è stato l’ultimo rappresentante di una generazione 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Personaggio aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di piloti che correva indifferentemente su qualsiasi vettura: Formula 1, Indy, Sport Prototipi, Can Am. Quando, in quel terribile 1982 ci trovammo alla vigilia di Monza senza un pilota, la decisione fu spontanea: “Chiamiamo Mario!” Lui prese il primo aereo dall’America, arrivò con la sua serena professionalità, salì sulla 126C2 e fece subito la pole position, tra il tripudio generale». Le BMW di Formula 1 e MotoGP «La Oral Engineering ha sempre avuto un rapporto molto stretto con la BMW, tanto che fummo in gran parte noi a sviluppare il loro 10 cilindri di Formula 1. Quando decisero di realizzare un motore per studiare se e come entrare in MotoGP fu abbastanza naturale che si rivolgessero a noi, in quanto pensavano di riutilizzare gran parte della tecnologia utilizzata per la Formula 1. Personalmente combattei per realizzare un quattro cilindri, ma non ne vollero sapere e si proseguì sulla strada del tre in linea, ricavato da una sezione del motore di Formula 1. Poi cambiarono i regolamenti e la cilindrata fu portata a 800 cc, ed a questo punto ci chiesero di sviluppare tutta la moto per disputare il mondiale». «Il prototipo fece qualche sgambata ma poi il progetto venne abortito senza essere mai realmente sviluppato 88 in pista. La decisone di BMW fu legata al fatto che non se la sentirono di disputare contemporaneamente il mondiale Superbike e quello MotoGP, oltre alla Formula 1 che non gli stava dando soddisfazioni. Fu un grande dispiacere per noi e per tutte le persone di BMW che avevano partecipato al progetto, tanto che proponemmo di fare debuttare noi come Oral la moto e lasciare che BMW subentrasse solo in un secondo tempo, ma non furono d’accordo. Io ho una enorme considerazione per BMW, una azienda dove ci sono dirigenti e persone fantastiche, molto coinvolti nel loro lavoro; talvolta sono però troppo bruciati dal desiderio di vincere subito, senza aspettare il necessario rodaggio. Riguardo alla nostra MotoGP, come propulsore sicuramente eravamo in linea con i migliori, per quanto riguarda la ciclistica ovviamente c’era moltissimo lavoro da fare. Se ci sono differenze fra progettare moto e auto? Per quanto riguarda il motore, è la stessa cosa, forse nelle moto il cambio ha meno importanza strutturale a causa di forze inerziali diverse e quindi crea meno problemi. Relativamente al telaio, è molto più facile e contemporaneamente molto più difficile per via del minore numero di parametri in gioco. Da spettatore trovo le moto di oggi molto più divertenti delle auto». 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Honda e McLaren Torneranno insieme nel 2015 Ritorna il mitico binomio Honda-McLaren. A partire dal 2015 infatti la Casa di Tokyo diverrà fornitrice dei propulsori delle vetture di Formula 1 della squadra di Woking R itorna il mitico binomio HondaMcLaren. A partire dal 2015 infatti la Casa di Tokyo diverrà fornitrice dei propulsori delle vetture di F1 della squadra di Woking, che vanterà quindi un V6 turbo Made in Japan. Il binomio nipponicoinglese segnò un’era nel Campionato Mondiale di Formula 1, ossia quella compresa tra il 1988 ed il 1992, vincendo ben quattro titoli mondiali e vedendo al volante delle proprie monoposto piloti del calibro di Alain Prost ed Ayrton Senna. Martin Whitmarsh, Team Principal della McLaren ha 90 dichiarato: «Insieme intraprenderemo un nuovo ed estremamente eccitante capitolo della storia della McLaren. Come McLaren, anche Honda è una società che vanta nel suo DNA l’inclinazione alle corse automobilistiche. Siamo orgogliosi ed entusiasti di unire le forze ancora una volta per conquistare il titolo del mondo in Formula 1. Entrambe le società sono pienamente consapevoli del fatto che sarà un viaggio molto impegnativo quello insieme e passeremo i prossimi 18 mesi a lavorare insieme per assicurare la competitività in vista del nostro primo gran premio insieme nel 2015». Takanobu Ito, Presidente e CEO di Honda Motor Co. Ltd., ha dichiarato: «Fin dalla sua istituzione, Honda è stata una società cresciuta accettando le sfide che le corse offrono. Honda vanta una lunga storia nello sviluppo delle tecnologie e siamo onorati di poter tornare a competere nella serie automobilistica più prestigiosa del mondo. I nuovi regolamenti di F1 con la loro significativa attenzione ambientale ispireranno un maggior sviluppo delle nostre tecnologie, e questo è fondamentale per la nostra partecipazione in F1». 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica Putin a visitare la città per vedere a che punto sono i lavori. E qua è scattato l’allarme rosso perché ci sono tantissimi cantieri aperti e caos dappertutto. Attorno all’autodromo sono stati completati gli hotel e i ristoranti mentre per la pista manca la completa asfaltatura per renderla idonea alla F.1, in città, invece, gli altri impianti sono in fase di rifinitura. Le cose che non quadrano riguardano i costi, i prezzi degli hotel e dei ristoranti sono talmente alti che i ricchi locali preferiscono acquistare ville e casali in Sardegna o a Viareggio perché costano meno, e lo stesso dicasi per le tariffe degli hotel. Ma è sicuro? Sarà quindi una gara riservata alle elite, gente che può pagare prezzi che a Montecarlo se li sognano. E poi c’è il problema della delinquenza. Cittadini italiani, presenti a Sochi per avviare ristoranti e alberghi, hanno raccontato di una sorta di clima del terrore al calare del sole. In città non circola nessuno, prendere un taxi può essere pericoloso, spesso infatti i tassisti sono incappati in gesti criminali, portano i clienti in punti desolati e poi li rapinano se non li uccidono addirittura, quindi nessuna certezza di sicurezza, alcuni agenti di polizia sono stati accusati di corruzione e complicità, sui documenti di ingresso e sui visti degli stranieri, che non possono stare più di tre mesi, compaiono spesso indirizzi fasulli scritti in cirillico per cui non si sa mai dove rintracciare i visitatori. Il sopralluogo di Putin è servito per dare delle indicazioni ben precise, vuole che Sochi sia il biglietto da visita del suo Governo, una sorta di bengodi dove tutto fila liscio. Per ovviare al traffico bloccato, si è pensato di allontanare dalla città coloro che non hanno un reddito minimo o impedire a chi ci va per lavoro di circolare nei giorni degli eventi. Intanto Tilke gongola, perché gli han dato carta bianca per fare l’impianto e non ha avuto limiti economici per la sua realizzazione. Per chi dovrà andarci per lavoro, sarà meglio mettere in conto altri problemi: ci vuole la patente internazionale per guidare lì e senza garanzie non puoi noleggiare una vettura, quindi ci sarà da rivolgersi ai tassisti locali con i rischi già citati. Ma Putin vuole un evento al top, che faccia parlare, quindi per il GP e le Olimpiadi dovrà essere tutto perfetto. Se non sarà così, per qualcuno saran dolori. In Russia tra luci e ombre di Paolo Ciccarone | Spagna in crisi, di Francia non se ne parla, Germania alternanza fra Hockenheim e Nurburgring ma fino a quando? E così la F1 guarda in Russia S pagna in crisi, di Francia non se ne parla, Germania alternanza fra Hockenheim e Nurburgring ma fino a quando? E così la F1 guarda altrove. In Russia ad esempio, dove a Sochi, sul mar Nero, han finito di costruire l’ennesima cattedrale progettata da Herman Tilke. L’impianto doveva essere completato fin dall’anno scorso, ma poi le autorità locali hanno dato la precedenza agli investimenti per le Olimpiadi e quindi 92 la F.1 ha aspettato un po’. Hamilton è stato nel frattempo a Sochi a visionare l’impianto e Bernie Ecclestone vuole un secondo GP negli USA, ha parlato di Long Beach dopo che quello del New Jersey si è bloccato per una serie di problemi economici e legali, ed il ritorno a Long Beach a lui piacerebbe molto! Una F1 per un pubblico di soli ricchi? Ma il mese scorso è stato proprio il Presidente 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 Manca l’IMU sui motorhome di Paolo Ciccarone | Dietro ai motor home della F1 si nasconde un vero e proprio mondo parallelo, fatto di costi stratosferici, alta tecnologia, ma anche cuochi di altissimo livello A Monti e compagnia bella la F1 fa un baffo. Ci fosse una IMU da pagare per i motor home presenti nel paddock, qualcuno sarebbe rovinato. In Spagna sono arrivati quelli nuovi che seguiranno tutta la stagione europea e si sono viste alcune novità. Ferrari: arriva il nuovo motor home La Ferrari ha presentato il nuovo allestimento della struttura dedicata alla stampa, che ora è 94 altamente hi-tech con tavoli in finto carbonio, pareti multimediali con schermi picture in picture, iPad sui tavoli per la rassegna stampa e una dislocazione più razionale degli spazi per le conferenze stampa. Nessuna novità alla Red Bull e McLaren mentre Pirelli ha modificato gli spazi interni. In ogni caso le dimensioni sono rimaste identiche e senza variazioni rispetto al passato, sono state solo modifiche di dettaglio, anche se in alcuni casi, costosi. Quando fu presentato 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb il motor home McLaren fu ribattezzato da Flavio Briatore Terminal 5, come il nuovo terminal dell’aeroporto di Londra, il costo fu di 6 milioni di euro e sulla falsariga di quello McLaren anche gli altri team si sono, nel tempo, adeguati. Fatto sta che una struttura per team e ospiti oggi costa proprio quella cifra se non di più. Di solito per montarli ci vuole qualche giorno, almeno tre e questo spiega perché fra un GP e l’altro accade che siano due le squadre di meccanici al lavoro con allestimenti diversi. Calcolando le gare extraeuropee in cui il materiale viene spedito per nave, alla fine della stagione ogni squadra di F.1 ha due motor home per le gare europee e due allestimenti per le extraeuropee oltre a una struttura jolly da usare in alcune occasioni, magari per i test. Cifre da capogiro Il tutto comporta dei costi notevoli, come detto 96 dai 6 milioni di euro ai 4 quando va bene, moltiplicato per tutto il materiale, fa un investimento che arriva a superare i 15 milioni di euro. Il dato più incredibile è che per spendere meno nei trasporti aerei, le strutture sono ultraleggere e quindi i costi sono più alti rispetto al normale proprio perché per ogni kg di peso si spendono dai 25 ai 30 euro, ovvero meno peso si spedisce, meno si spende in trasporti aerei. Alla fine i conti tornano, di sicuro. A rendere costose queste strutture ci sono altri particolari. La sezione uffici, ad esempio, comprende connessioni internet e satellitari, in collegamento diretto con la sede delle squadre, stampanti, computer, televisori ad alta definizione, collegamenti via cavo per le conferenze stampa e incontri vari. C’è poi la sezione cucine, con impianti da veri e propri ristoranti viaggianti, visto che in media ci sono 150 persone al giorno da sfamare fra meccanici e ospiti del team, stampa compresa. 100.000 euro di costi per ogni GP E poi una sezione bar con macchinette per il caffè, bibite e cibarie di vario genere. Quindi oltre al costo di base, ci sono quelli gara per gara che superano anche i 100 mila euro per il tutto (catering compreso). In questo caso il personale comprende cuochi, almeno un paio, camerieri che diventano meccanici per smontare e rimontare la struttura. In passato qualcuno ha anche ospitato cene di alto livello, tanto che una sera fu invitato il famoso cuoco 3 stelle Michelin Alain Ducasse che per la sola presenza prese 20 mila euro per una cena! Ma in F.1 ci sono anche cuochi che prima di essere assunti in un top team fecero tre mesi di tirocinio a Parigi al ristorante di Ducasse perché il team manager della squadra era di bocca buona. Tanto non pagava mica di tasca propria… Infine, nota curiosa, il personale che opera nei motor home ha due tipi di contratto. O è assunto dal team e prende lo stipendio base da metalmeccanico, oppure fa parte di un catering che ad ogni persona garantisce le spese di trasporto e viaggio e una diaria a gara di circa 2.000 euro lorde. Tanti i cuochi italiani... E visto che siamo in argomento, la maggior parte dei servizi sono gestiti da Karl Heinz, un austriaco che si occupa del catering di alcune squadre, la FIA ha un servizio proprio di cucina, capeggiato dal bresciano Felice Guerrini mentre Pirelli e GP 2 fanno capo a Christian Staurenghi, bresciano anche lui, la Ferrari invece ha un catering gestito da una società umbra con cuoco italianissimo: Vincenzo Santangelo, romagnolo doc, che ha al suo fianco Salvatore Belgiovine, pugliese di origine ma trapiantato a Torino fin da bambino. Si corre all’inglese, si mangia all’italiana… 97 le foto più belle scattate a Barcellona Gli scatti più emozionanti del GP di Spagna 2013, che ha visto trionfare Alonso seguito da Raikkonen e Massa 98 99 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 100 Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 101 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 102 Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 103 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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