Discorsi di Hans Schweickardt e Giovanni Leonardi tenuti all
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Discorsi di Hans Schweickardt e Giovanni Leonardi tenuti all
Assemblea generale di Alpiq Holding SA 22 aprile 2010 _____________________________________________________________ Discorso Hans Schweickardt, Il lancio è riuscito! (Pagine 1 – 8) Discorso Giovanni Leonardi, Dopo la tempesta (Pagine 9 – 13) Fa testo quanto verbalmente espresso. Il lancio è riuscito! di Hans Schweickardt, presidente del Consiglio d’amministrazione Gentili signore, egregi signori, stimati azionisti di Alpiq, Alpiq Holding AG vi porgo il più cordiale benvenuto a Losanna. Benvenuti nella Svizzera romanda – un primo segno tangibile della nuova Alpiq. Siamo di casa in tutte le regioni della Svizzera – Svizzera romanda, Svizzera tedesca, Ticino. Siamo il maggiore gruppo elettrico svizzero – perché siamo orientati verso l’Europa. E con EDF possiamo contare su un partner strategico forte. Porgo il più cordiale benvenuto anche ai nostri ospiti francesi. Signore e signori: Alpiq è qui. È una realtà, è presente. Il lancio è riuscito! Un cordiale benvenuto a Losanna, città olimpica, anche agli atleti del nostro partner Swiss Ski. Vancouver e Whistler fanno ormai parte della storia. E voi, cari atleti, avete scritto alcuni capitoli di questa storia. Sei medaglie d’oro, tre medaglie di bronzo. Simon Ammann, Didier Défago, Carlo Janka, Mike Schmid, Dario Cologna – il lancio è riuscito perfettamente! Non solo voi – l’intera squadra ha svolto una prestazione eccellente. Congratulazioni! È evidente che, malgrado ottime prestazioni, alla fine non tutti possono arrivare sul podio. Nel mondo, l’anno scorso non è stato solo un anno di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo. Certo: è stato un anno di “Hope” e “Change” con il nuovo presidente degli Stati Uniti; è stato un anno di dinamismo in Europa con il nuovo Trattato di Lisbona; è stato un anno di aspre battaglie della comunità internazionale per fare qualche passo avanti al Vertice sul clima di Copenaghen. 1/13 Rue Pury 2 Postfach 1716 CH-2001 Neuenburg L’anno scorso è però stato anche un anno di forti turbolenze. La crisi finanziaria si è trasformata definitivamente in una crisi economica. Code davanti agli uffici del lavoro, immobili in vendita, atmosfera da apocalisse in seno a grandi come General Motors o UBS. Gli stati hanno prestato aiuto e sostegno, direttamente alle aziende sull’orlo del collasso e indirettamente con programmi congiunturali. Il retro della medaglia: l’indebitamento degli stati ha raggiunto livelli astronomici, l’euro è sotto pressione, gli interessi sprofondano, i prezzi dell’energia sfiorano quota zero. Ma vi sono nuovamente segni di ripresa e speranza. E vi sono tutti i motivi per affrontare il futuro. È infatti lì che stanno le nostre chance. Vorrei soffermarmi su tre temi: • la crisi finanziaria ed economica e le sue conseguenze per noi, • l’apertura dei mercati, in Svizzera e in Europa, • noi stessi, la nuova e giovane Alpiq che ha il futuro davanti a sé 1. Crisi finanziaria ed economica Cominciamo dalla crisi finanziaria ed economica. Al principio era la crisi finanziaria. Per molti di noi è stata una sorpresa – perlomeno nella sua dirompenza. Improvvisamente, dietro le belle facciate, i rendimenti elevati e le presunte certezze non c’era più niente. Nessun valore reale. Solo bolle, buchi, debiti. L’onda d’urto ha fatto crollare dapprima rinomati istituti finanziari per poi far vacillare l’intera economia. E continua a farla vacillare. Un primo insegnamento di questa crisi non è una novità per me, ma conferma la mia filosofia imprenditoriale: anche nell’economia conta di più l’essere dell’apparire. In altre parole: valori reali, fondamenta solidi, rischi calcolabili. Castelli in aria e giochi d’azzardo non hanno nulla a che vedere con l’economia. Alpiq segue questa linea: valori reali, fondamenta solidi, rischi calcolabili. Con la chiara intenzione di produrre, fatturare e fare guadagni. I guadagni sono una componente dell’economia di mercato. Sono necessari. Per poter investire nella sicurezza dell’approvvigionamento. Per il bene della Svizzera e dell’Europa, per il bene dei nostri clienti e dei nostri collaboratori, per il bene della nostra impresa e dei nostri azionisti. 2/13 Un secondo insegnamento della crisi finanziaria ed economica è il seguente: una buona impresa deve essere resistente alle crisi. Deve essere pronta a parare i contraccolpi congiunturali e ad avanzare quando la congiuntura è favorevole. Alpiq è pronta, secondo me. Abbiamo attraversato la crisi senza grandi danni, almeno finora. Certo, le principali cifre chiave dell’impresa sono stabili o in calo. Sullo sfondo della forte contrazione congiunturale e in base alle nostre aspettative, siamo però più che soddisfatti del risultato. Siamo riusciti e continuiamo a rispondere picche alla crisi. Nel 2010 intendiamo portare avanti il consolidamento e l’integrazione. Negli anni successivi vogliamo lottare nuovamente per crescere. Vogliamo ottenere nuovamente risultati migliori. Come dicevo l’anno scorso, dobbiamo essere pronti per la ripresa. Quali sono i fattori che determinano la capacità di resistere alle crisi e il successo a lungo termine? Una prima parola chiave è la seguente: ampie basi. Siamo attivi in 30 paesi. Siamo produttori di energia, commercianti di energia e fornitori di servizi energetici al tempo stesso. La nostra elettricità proviene da varie fonti: forza idrica, energia nucleare, energie fossili e nuove energie rinnovabili. Nell’ambito dei servizi energetici puntiamo sulla tecnica delle centrali, sulla tecnica ferroviaria e sui sistemi per edifici nonché sulla tecnica degli impianti elettrici e della comunicazione. Dalla consulenza alla progettazione, dalla direzione del progetto alla messa in funzione. Per utilizzare il gergo degli sciatori, siamo un atleta completo, un campione di combinata. Anche in futuro vogliamo seguire e ampliare questo approccio. Non indistintamente, ma là dove abbiamo le competenze e dove possiamo aspettarci successo e guadagni. È così che sono garantite fondamenta sicure. Altre parole chiave per il successo a lungo termine sono le seguenti: investire e produrre. Malgrado la crisi attuale, non vi è alcun dubbio che ci muoviamo su un mercato in crescita. Per noi la crisi non deve essere una barriera – anzi. Vogliamo continuare a investire. Circa 4 miliardi di franchi da qui al 2014. In centrali termiche, idroelettriche ed eoliche all’estero. Più avanti ci concentreremo sul nucleare, almeno in Svizzera: il nostro progetto nel Niederamt solettese mira a contribuire a garantire l’approvvigionamento elettrico del nostro Paese. 3/13 La terza parola chiave per il successo a lungo termine è la seguente: presenza nella politica energetica. Noi di Alpiq vogliamo impegnarci nella politica energetica al fianco del Consiglio federale, delle autorità, della popolazione assieme a loro e non contro di loro. Vogliamo essere una voce critica, costruttiva e credibile nella politica energetica. Essere credibili significa essere sinceri. La crisi attuale non è la fine della politica energetica. Né un’inversione di marcia. Al contrario: la congiuntura riprenderà, la domanda energetica aumenterà su scala globale, al tempo stesso vi è una forte pressione a ridurre percettibilmente le emissioni di CO2 nell’ambito della politica climatica. Allora non prendiamo la crisi come pretesto per pensare a breve termine o addirittura per non più pensare. La politica energetica va attuata con costanza e rigore. Come sempre nella vita, vi sono varie strade, ciascuna con i suoi vantaggi e svantaggi. Discutiamo di queste strade. E discutiamo anche degli obiettivi a cui portano queste strade. Ad esempio dell’obiettivo della sicurezza dell’approvvigionamento, che riveste la massima priorità per il Consiglio federale e per noi. Presuppone un mix elettrico diversificato, composto da forza idrica, nuove energie rinnovabili, ma anche energia nucleare. E se necessario anche energie fossili, in una fase transitoria. Due soluzioni adatte per la preparazione di acqua calda e l’utilizzazione parsimoniosa delle energie fossili sono l’energia solare e il calore ambiente. 2. Liberalizzazione e apertura dei mercati Giungo al secondo grande tema del futuro, la liberalizzazione e l’apertura dei mercati, in Svizzera e in Europa. O allargando ancora di più l’orizzonte: le condizioni quadro imposte dallo Stato e dalla politica. L’impulso per la liberalizzazione e l’apertura dei mercati viene dall’UE. È uno dei requisiti di base del mercato comune: concorrenza equa, separazione tra produzione e rete, nuove istituzioni di regolamentazione dell’esercizio e dell’accesso alla rete, nuove istanze indipendenti di regolamentazione e vigilanza sul mercato. La Svizzera si è allineata alla posizione dell’UE. Con la nuova legge sull’approvvigionamento elettrico, ha fatto un primo piccolo passo verso il mercato creando le basi giuridiche e organizzative per l’istituzione della Elcom 4/13 e di Swissgrid. Una cosa è emersa subito chiaramente: liberalizzazione non significa solo deregolamentazione, bensì soprattutto regolamentazione. E finora la regolamentazione non è sempre stata felice: ancora prima di entrare in vigore, la legge sull’approvvigionamento elettrico è finita in cure intense in Parlamento; è stata modificata d’emergenza; la prossima revisione è già annunciata; la ElCom ha segnatamente corretto a posteriori verso il basso le tariffe per l’utilizzazione della rete, il Consiglio federale e il Parlamento hanno poi riaumentato le tariffe dell’energia elettrica, che adesso sono più alte di prima “grazie al Parlamento”. Siamo ovviamente in un processo di “Trial and Error”. Non è un problema fintanto che tutti mirano allo stesso bersaglio. Diventa però un problema quando ciascuno mira a un altro bersaglio, oltretutto con munizioni a pallini. È quindi importante che tutti siano in chiaro sulla posta in gioco. In gioco vi sono soprattutto tre elementi: la libertà, la sicurezza dell’approvvigionamento e la capacità di investire. Cominciamo dalla libertà: chi è esposto alla concorrenza ha bisogno di libertà e margine di manovra. Deve potersi muovere sul campo di gioco, avanzare. Solo così potrà smarcarsi dagli altri giocatori. Solo così potrà essere migliore di loro: è come nel calcio. Alla fine della stagione, l’obiettivo non è la retrocessione, ma la coppa. Una buona partita ha bisogno anche di un buon arbitro. Nel nostro caso è lo Stato, che deve garantire il buon funzionamento dei mercati aperti. Sono necessarie regole semplici, applicabili. Regole che non cambino ogni minuto. È necessario un arbitro con mano ferma e buon occhio. Un arbitro che provi piacere di fronte al gioco. Libertà significa: sì alle regole necessarie, no alle regole inutili. Purtroppo, spesso nella realtà le cose non vanno così. Ogni regolamentazione ne richiede un’altra. E più sono le regolamentazioni, più devono essere corrette. Dapprima è vietata la lampadina a incandescenza. Poi bisogna mantenere una distanza di sicurezza di 30 cm dalle lampade a basso consumo. E se anche questo non basta, la nuova lampada va sì montata, ma possibilmente mai accesa. È la società a 2000 watt. Invece di garantire la libertà, la responsabilità e armi pari, l’arbitro elabora delle prescrizioni sull’abbigliamento, detta lo stile di vita e tira fuori il cartellino rosso. 5/13 Veniamo alla sicurezza dell’approvvigionamento. È un fattore chiave nella politica energetica. Ecco perché è menzionata anche nella Costituzione federale, nell’articolo 89. Ed ecco perché anche il Consiglio federale l’ha adottata come filo rosso della sua politica dei 4 pilastri: efficienza, energie rinnovabili, grandi centrali, importazioni. Ma chi guarda al di là della frontiera sa che il pilastro delle importazioni è quello più debole. Anche all’estero, l’energia elettrica è un bene scarso. Anche all’estero le materie prime scarseggiano. Anche all’estero, le capacità di produzione sono limitate. Ecco perché nelle nuove energie rinnovabili finiscono sovvenzioni miliardarie. Ecco perché finiscono miliardi in gasdotti propri. Ecco perché di colpo il nucleare riacquista interesse. Ecco perché nel Trattato di Lisbona, l’UE afferma che prima vuole pensare a se stessa e solo dopo agli altri, ai cosiddetti terzi. I terzi – siamo noi ad esempio. Anche noi faremmo quindi meglio a pensare a noi stessi. Nel settore dell’energia elettrica possiamo farlo. Se siamo disposti a costruire capacità di produzione sufficienti entro i confini nazionali. Se siamo disposti e capaci di investire. Se siamo disposti a stanziare circa 30 miliardi di franchi per il rinnovo dell’infrastruttura elettrica da qui al 2030. Arrivo così al terzo punto, la capacità di investire. L’economia elettrica svizzera rifornisce il nostro paese di energia elettrica da più di cent’anni. Senza interruzioni, in modo sicuro e affidabile. Non è una cosa evidente. È il risultato di un duro lavoro, una pianificazione lungimirante e continui investimenti. L’approvvigionamento elettrico è di nostra responsabilità. Dobbiamo e vogliamo assumere questa responsabilità. Facciamo parte del servizio pubblico, come la posta e le ferrovie. Con una piccola grande differenza: non apparteniamo alla Confederazione. Non abbiamo nessuno che ci aiuta quando subiamo delle perdite. Nessun Parlamento che ci finanzia quando dobbiamo investire. Nessun Consiglio federale che riempie la nostra cassa pensioni vuota. E nessun popolo che aumenta l’IVA per noi. Siamo responsabili di noi stessi. Dobbiamo finanziare la nostra infrastruttura da soli. Possiamo trovare i finanziamenti necessari solo sul mercato. Abbiamo quindi bisogno di margini, guadagni e riserve. I guadagni non sono vergognosi, sono necessari. Ma sono possibili solo se lo Stato ci lascia il margine di 6/13 manovra necessario, senza limitarlo con tasse, imposte e quote degli utili eccessive. Più il settore è sano, più sembrano essere numerose le tentazioni ad allungare la mano: tariffe più basse per la rete di trasmissione, ma costi più alti per le prestazioni di servizio, canoni d’acqua più alti, contributi di rinaturazione, rimunerazione dell’immissione e così via. Tra il 2009 e il 2011, la quota dello Stato sul prezzo dell’elettricità è passata dal 27 al 35%, il che equivale a un incremento del 30% in due anni. Sono soldi che mancano a noi da investire e ai clienti da consumare. In sintesi: più concorrenza e più mercato non sono elementi negativi, al contrario. Ma le imprese devono anche essere in grado di affrontare il mercato e restare tali. Se si aumenta il carico sulle loro spalle, avranno sempre meno forze. 3. La nuova Alpiq – un modello vincente Arrivo al terzo tema: noi, Alpiq. Sono convinto che abbiamo dato vita a un modello vincente e che il lancio sia riuscito. Anche noi abbiamo vinto alcune medaglie. I nostri punti di forza sono il nostro capitale per il futuro – e vogliamo consolidare proprio questi punti di forza. Tra di essi figura il nostro radicamento nelle varie regioni della Svizzera e sull’intero territorio europeo. Siamo pronti per mercati aperti, siamo pronti per nuovi mercati, siamo pronti per mercati duri. Grazie alla fusione tra EOS e Atel e assieme al nostro partner strategico EDF, possiamo contare su più capacità e valore aggiunto, siamo maggiormente diversificati, possiamo sfruttare ancora più efficacemente le nostre competenze. Adesso siamo una squadra più forte nel tiro alla fune svizzero ed europeo. E tiriamo tutti nella stessa direzione, in modo sempre più sistematico ed efficace. “Insieme”: è questa la nostra soluzione per il futuro. L’arte sta nel mettere in comune e fondere i punti di forza specifici delle ex imprese divise. L’obiettivo finale sta nel diventare migliori. Concretamente, per noi ciò significa: migliorare la redditività e il risultato, concentrarci sulle competenze principali e ridurre i costi. E siamo sulla buona strada, ne sono convinto. 7/13 4. Conclusione Arrivo al termine e vorrei trarre una conclusione in cinque punti. Primo: la crisi finanziaria ed economica ci ha frenati. Ma non ci ha fatti cadere. Eravamo e siamo capaci di reagire, i nostri prodotti erano e sono affidabili e buoni. Anche in futuro vogliamo godere di ampie basi, investire, produrre. Investiremo in nuove centrali. Amplieremo i servizi energetici. Rafforzeremo il commercio. Ci muoveremo su mercati in crescita. Le nostre opportunità sono intatte. I potenziali ci sono: nella domanda energetica europea e mondiale, nell’efficienza energetica, nelle infrastrutture e nella tecnologia. Ecco dove vogliamo andare – verso i potenziali e le nostre competenze principali. Secondo: siamo di casa in tutte le regioni del paese. Siamo il gruppo energetico svizzero più grande e più attivo su scala europea. Siamo pronti per affrontare mercati aperti e liberalizzati in Europa e in Svizzera. Dalla politica e dalle autorità ci aspettiamo condizioni eque, prevedibili – ma anche margini di manovra, una regolamentazione misurata nonché tasse e imposte basse. Terzo: vogliamo influenzare in modo costruttivo la politica energetica svizzera. Abbiamo un grande obiettivo: la sicurezza dell’approvvigionamento. Seguiamo molte strade: efficienza energetica, energia rinnovabile, soprattutto acqua e vento, ma anche nuova energia nucleare. Nell’ambito dell’approvvigionamento non possiamo fare l’impossibile. Ma siamo disposti ad assumerci le nostre responsabilità. Vogliamo produrre: in modo sicuro, affidabile, efficiente. Quarto: Alpiq vale e intende diventare ancora migliore. Aumentare la redditività, ridurre i costi. Sfruttare le competenze principali, tralasciare ciò che non è importante. Sfruttare nuovi potenziali, lasciare i sentieri battuti. La giovane Alpiq offre i migliori presupposti. La nostra corsa punta verso l’alto. In direzione del podio. Quinto: la nuova Alpiq è una realtà grazie a voi, azionisti. A voi e al vostro impegno va il mio grazie. Noi del Consiglio d’amministrazione cerchiamo di fare del nostro meglio. Voi ci date ancora di più: la vostra fiducia. E la possibilità di esistere ed espanderci. Grazie di cuore – e che il 2010 sia un anno buono! 8/13 Dopo la tempesta di Giovanni Leonardi, CEO Gentili signore, egregi signori, stimati azionisti di Alpiq, una volta si diceva: il servizio militare non è sempre divertente. Ma ha due vantaggi: permette di conoscere nuova gente e permette di conoscere la Svizzera. Oggi basta un’azione di Alpiq. Anche con essa si gira tutta la Svizzera. E ovunque si arriva, si trova un miglior vitto e un maggior soldo. Alpiq non ha solo un’AG itinerante, una sede holding, tre sedi in Svizzera e almeno altre 30 sedi in Europa. Nei geni di Alpiq sono racchiusi oltre 100 anni di esperienza con l’energia elettrica e 100 anni di gestione flessibile delle crisi e delle opportunità, il che garantisce tranquillità e fiducia nelle proprie forze. Ne abbiamo approfittato anche durante il nostro primo esercizio comune. Il bilancio per il 2009 è positivo: • Abbiamo superato la tempesta della crisi finanziaria ed economica indenni. Come ci eravamo prefissi un anno fa. • Abbiamo completato egregiamente la fusione tra Atel ed EOS. • Siamo in grado di presentare cifre soddisfacenti. • E i nostri progetti proseguono secondo i piani. Fusione, cifre, progetti – vorrei soffermarmi su questi tre punti. 1. La fusione Cominciamo dalla fusione. Dopo un anno posso affermare – assieme al presidente del Consiglio di amministrazione – che l’unione tra Atel ed EOS per formare Alpiq è riuscita bene. Non era ovvio. Nel nostro Paese, infatti, non capita tutti i giorni che un’impresa romanda e un’impresa svizzero-tedesca si uniscano e abbiano successo. Ma è proprio quello che abbiamo fatto noi. Abbiamo integrato lingue, culture e storie differenti in un’unità vincente. I fattori chiave sono stati i seguenti: • una forte volontà comune, • la disponibilità a fare entrambi un passo verso l’altro e • molto lavoro e molta gestione a tutti i livelli. 9/13 Forse è servita un po’ anche la moderazione da parte di un ticinese. Noi ticinesi capiamo molto bene sia gli svizzero-tedeschi che i romandi. Grazie al progetto INSIEME, in soli 11 mesi siamo riusciti a concretizzare il nuovo modello imprenditoriale di Alpiq. Siamo riusciti a iniziare puntualmente l’anno nuovo con un nuovo marchio, una nuova organizzazione e nuove strutture. Lo ammetto: a volte sentiamo ancora dolori fantasma. Ma è normale. Col tempo spariranno. Ne sono convinto. 2. Le cifre Passiamo ora al risultato annuale. Il fatturato, il risultato (EBIT) e l’utile del gruppo sono diminuiti del 7%, ma restano pur sempre nettamente al di sopra delle aspettative. Siamo riusciti a mantenere il fatturato a 14,8 miliardi di franchi. Restiamo così chiaramente l’impresa energetica numero uno in Svizzera. Anche il risultato (EBIT) resta pur sempre nettamente al di sopra di un miliardo di franchi. L’utile del gruppo, pari a 676 milioni di franchi, è ragguardevole. Gli osservatori attenti avranno certamente notato che vi è un’Alpiq arancione su sfondo blu e un’Alpiq arancione su sfondo bianco. Il blu sta per energia e il bianco per servizi energetici. La quota dei nostri servizi energetici sul fatturato del gruppo è del 15% circa. Per il risultato e l’utile, il contributo dei servizi energetici si aggira sul 10%. Qui la pressione del mercato è molto alta. La presenza capillare dell’Alpiq su sfondo bianco assicura però un buon radicamento del nostro marchio, apre molteplici prospettive sul mercato del futuro dell’efficienza energetica e ci offre nuove possibilità di affari nell’interfaccia con l’Alpiq su sfondo blu. Il nostro motto è il seguente: marciare uniti e vincere uniti. 10/13 3. I progetti Passo ora ai progetti. I progetti sono il miglior segno della vitalità e della forza di una ditta. Possiamo affermare che i nostri progetti proseguono secondo i piani. Ampliamo rapidamente e coerentemente le nostre capacità di produzione in Svizzera e in Europa. In altre parole: non molliamo la presa. -> In Svizzera ci concentriamo sulla forza idrica e sul nucleare. • Dopo cinque anni di lavori di costruzione, siamo riusciti a portare a temine con successo il progetto Cleuson-Dixence. La stella della Grande Dixence brilla più che mai nel cielo delle centrali svizzere. • L’anno scorso abbiamo anche dato il via alla costruzione della centrale di pompaggio Nant de Drance, con cui intendiamo rafforzare ulteriormente la nostra posizione di produttori di energia di punta. Il partenariato con le FFS e il Canton Vallese sottolinea l’importanza del progetto per la sicurezza dell’approvvigionamento in Svizzera. • Accanto a numerosi progetti di rinnovo e aumento dell’efficienza delle grandi centrali idroelettriche esistenti, sul nostro elenco di progetti figurano oltre cento piccole centrali idroelettriche. • L’energia nucleare resterà il complemento ideale della forza idrica anche in futuro. Anche il Consiglio federale la pensa così: considera infatti necessario costruire nuove centrali nucleari. Per questo motivo, Alpiq ha presentato una domanda di autorizzazione di massima per una nuova centrale nucleare nel Niederamt solettese. La procedura in corso in seno alle autorità decreterà i progetti realizzabili. Il Consiglio federale prevede una votazione sul referendum verso la fine del 2013. Ci attende ancora una grande opera di convincimento. Soprattutto qui nella Svizzera romanda. Ma siamo pronti. -> In Europa ci concentriamo sul gas e sull’energia eolica. • Progettiamo, costruiamo e gestiamo centrali a gas dove la loro presenza è possibile e benaccetta. L’anno scorso, all’Italia e all’Ungheria si è affiancata la Germania. Quest’anno vogliamo allacciare alla rete due nuove centrali a Bayet, in Francia, e a San Severo, in Italia. • Progettiamo, costruiamo e gestiamo centrali eoliche in Italia, Bulgaria, Francia e Svezia. E cioè dove c’è vento, dove siamo i benvenuti e dove riceviamo le autorizzazioni ancora ai nostri tempi. A partire dal 2011, in Europa raggiungeremo una produzione di oltre 500 GWh, il che corrisponde a circa 25 volte di più di quanto è stato prodotto in tutta la Svizzera nel 2008 (18 GWh). 11/13 Complessivamente, nei prossimi anni Alpiq investirà su scala europea circa 1 miliardo di franchi nel potenziamento delle nuove energie rinnovabili, di cui 200 milioni di franchi in Svizzera. 4. Al campo base In occasione dell’ultima Assemblea generale, avevo detto che il nostro obiettivo doveva essere quello di superare con sicurezza la tempesta della crisi finanziaria ed economica. Finora ce l’abbiamo fatta abbastanza bene. Era l’anno scorso. Adesso la tempesta è alle nostre spalle. Ma soffia ancora un vento molto forte. Ci troviamo quindi ancora al campo base – metaforicamente. Qui ci prepariamo alla scalata. È il nostro tema di quest’anno. • Consolidiamo e raccogliamo le forze. Ciò richiede pazienza e sufficienti risorse. Le abbiamo. Occupiamo più di 10'500 collaboratori. E possiamo mettere a disposizione circa 4 miliardi di franchi da investire nei prossimi cinque anni. • Riduciamo gli oneri. In altre parole, vogliamo ridurre sensibilmente i nostri debiti, abbassare durevolmente i costi e fissare delle priorità in modo ancora più sistematico nell’ambito dei progetti. Stiamo anche valutando la riduzione delle partecipazioni non strategiche e la rinuncia a mercati non centrali e settori di attività meno lucrativi. • Sfruttiamo le sinergie risultati dalla fusione. In altre parole, passo dopo passo vogliamo realizzare il valore aggiunto sopito. • Ci concentriamo sulle nostre tre competenze principali, che dobbiamo consolidare e ampliare, e cioè la produzione, il commercio e i servizi energetici. La distribuzione in Europa è subordinata. In Svizzera dobbiamo separarci dalla rete. • Dal campo base osserviamo le condizioni del tempo. Inizialmente prevediamo nuvolosità persistente. Prezzi e margini resteranno sotto pressione. Il contesto normativo resta imprevedibile. Ci aspettiamo una distensione non prima della fine dell’anno. Speriamo di riuscire a riconfermare il risultato e l’utile. 12/13 Le nostre prospettive a medio e lungo termine sono però intatte. Se tutto procederà bene, l’anno prossimo potremo lasciare il campo base. E pensare alla scalata. 5. Conclusione Per finire vorrei ringraziare vivamente tutti voi. Ringrazio i nostri azionisti, giunti a Losanna così numerosi. Vi ringrazio del vostro interesse e della vostra fiducia nel nostro lavoro. Ringrazio anche il Consiglio di amministrazione e il suo presidente per la fiducia dimostrata alla direzione generale e per l’ottima collaborazione durante tutto l’anno. E ringrazio in modo particolare i miei colleghi della direzione generale e tutti i collaboratori di Alpiq. Avete reso possibile il lancio riuscito di Alpiq. Con il vostro grande impegno e la vostra disponibilità ad affrontare e costruire il nuovo. Signore e signori, vi ringrazio dell’attenzione e spero di ritrovarvi anche l’anno prossimo. Nello stesso periodo – ma in un altro luogo. Flessibili – con Alpiq. 13/13