Le 666 torri - Luciano Folpini

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Le 666 torri - Luciano Folpini
Le 666 torri
L’era del postumano e la fine del mondo
Era un giorno qualunque. 777.777 abitava solo in un piccolo locale posto al 77° piano nella torre 77, dove abitavano 6.666.666 persone. Quel giorno, come il solito,
dopo che il suo giaciglio l’aveva svegliato, si alza di buon umore. Il locale è privo di
finestre ma non ne sente la mancanza così immerso com’è nelle immagini tridimensionali di meravigliosi panorami e smisurati orizzonti, e nella dolce musica.
L’aspetto dell’ambiente è elegante, confortevole, ben illuminato e comprende un
giaciglio, una comoda poltrona, si scorgono alcune ante su una parete e nel mezzo
domina una imponente postazione di lavoro con un grande schermo, comandata da
un personaggio virtuale di nome Master. Lui si avvicina e chiede:
Master, vorrei la colazione – Mi sembra che tu oggi sia un po’ fiacco e quindi ti
consiglio una colazione energetica – Cosa mi proponi? – Un bel beverone
energetico al gusto di vaniglia e delle barrette al gusto di cioccolato – Va bene,
ordinamele.
777.777 si siede sulla poltrona e ammira lo spettacolo che lo circonda. Dopo pochi
minuti sente – La colazione è pronta – Si avvicina alla stazione apre uno sportello e
ritira la colazione che consuma sulla comoda poltrona girevole. Poi chiede:
Master, che ginnastica mi consigli oggi – Ieri hai fatto esercizi pesanti oggi è
meglio curare l’elasticità con un bella gita in bicicletta – Va bene dammi la bicicletta e fammi fare un giro nei grandi laghi.
Esce una cyclette e compaiono le immagini dei grandi laghi mentre nell’aria si diffonde il profumo dei prati. Lui toglie la tuta notturna e la ripone in un’apposita anta
che si apre automaticamente e dove poi viene lavata e sanificata per essere pronta
per il suo uso successivo.
Mette quella sportiva, sale sull’attrezzo e comincia tranquillamente a pedalare godendosi il panorama. Passa mezz’ora e Master lo chiama:
777.777, tra cinque minuti è ora di smettere e di andare a fare la doccia.
Lui rallenta, si toglie la tuta e la ripone mentre si apre un’anta e compare una doccia.
Lui entra, esce un getto di vapore che lo investe piacevolmente, poi il vapore cessa e
un leggero vento secco lo asciuga seguito da una piccola nuvola di profumo.
Si apre la doccia e lui esce, prende la tuta da lavoro e si siede alla sua stazione.
Così inizia la giornata di tutti gli abitanti delle 666 torri simili e sparse nelle zone
equatoriali e temperate della Terra con ciascuna 6.666.666 abitanti, che hanno sostituito tutte le città e i paesi e contengono tutta la popolazione della Terra che ha
accettato di viverci nel 2.666.
Ogni persona entrando nella torre perdeva i ricordi della sua storia, conservava solo
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le conoscenze scientifiche e andava ad abitare in un alloggio costituito da una stanza
in cui avrebbe vissuto sempre senza alcun bisogno di uscire avendo solo rapporti virtuali con gli altri, e avendo tutti i servizi disponibili direttamente nella sua stanza.
Se gli adulti al momento dell’ingresso avevano dei bambini, questi vivevano con un
genitore sino al compimento del 12° anno, poi venivano inviati in un istituto dove vivevano sino ai 17 anni assieme a coetanei serviti da dei robot, per poi venire avviati
ai loro appartamenti e iniziare la loro vita indipendente.
Attorno a ciascuna torre ci sono 166 edifici a un solo piano, dove dei robot fabbricano tutto ciò che serve. Sulla Terra c’è poi una grande centrale che produce l’energia
per tutte le torri.
Se si guasta qualcosa, 777.777 interroga Master e questo gli dice se può intervenire
lui direttamente, e in questo caso gli indica dove e come prendere gli oggetti da riparare e mettere nel cassetto di uscita. Quando arrivano i pezzi nuovi Master lo avverte e gli dà le istruzioni per montarli. Se invece non gli è possibile intervenire, dopo poco arriva un robot operaio che provvede automaticamente alla riparazione.
La giornata di ognuno è suddivisa in 4 periodi di 6 ore di lavoro, 6 di studio, 6 di socializzazione e divertimento e 6 di riposo, organizzate in 4 turni fissi ognuno con un
quarto della popolazione, in modo da assicurare continuità a ogni attività.
Al termine di ogni periodo è prevista una pausa e una colazione leggera con le stesse
modalità della mattina, ossia con beveroni e barrette di vari sapori. Qui pane, verdura, frutta fresca, formaggi e carni non esistono.
Ritorniamo a 777.777 e alla sua giornata. Come siede alla postazione di lavoro compare la lista delle attività disponibili al suo grado di preparazione e lui sceglie quella
che vuole praticare.
Le attività che compaiono riguardano la sorveglianza delle fabbriche e dei robot
operai. Quando si verifica un allarme o lui nota un’anomalia la segnala al servizio di
manutenzione che provvede a intervenire, assumere direttamente l’attività sorvegliata e assegnare un’altra attività.
Quelli che hanno raggiunto i più alti livelli d’istruzione possono partecipare ad attività di ricerca da cui dipendono: lo sviluppo delle conoscenze; la qualità dei servizi di
tutte le torri, il miglioramento dei prodotti e dei sistemi di funzionamento degli stabilimenti; e i nuovi corsi di istruzione.
Le attività di studio sono obbligatorie ma le scelte sono libere. Al termine di ogni
corso ognuno è sottoposto a dei test e in base al risultato gli è proposto il proseguimento degli studi con un piano comprendente varie alternative. Lui sceglie e sino alla fine del corso gli sono proposti dei test intermedi che lo consigliano sugli eventuali
ripassi. Lo studente mai si sente giudicato, perché si valuta da solo confrontandosi
con i risultati di altri studenti che fanno lo stesso corso. Può sempre anche interrompere il corso e sceglierne un altro.
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Le ore di socializzazione e di divertimento sono totalmente libere anche se, per facilitargli le scelte, in base ad alcune domande, ai risultati di test precedenti e alle attività svolte in passato, gli sono consigliate persone e attività a lui più gradite senza
per questo impedirgli di farne altre e cercare altri amici.
C’è da osservare che questo è un mondo senza nuovi nati. Ogni volta che una torre
era stata popolata, i suoi abitanti rimanevano per sempre gli stessi. Qui non esistono
donne e uomini ma un solo sesso, gli efebi, persone immortali né troppo maschili né
troppo femminili, che non hanno bisogni e rapporti sessuali, poiché non devono
continuare una stirpe, e raggiunta la maturità non invecchiano più.
Ogni volta che hanno qualche malore avvertono Master, si stendono sui loro giacigli,
vengono avvolti da varie apparecchiature che escono dai lati ed eseguono i test medici necessari per emettere una diagnosi da comunicare a Master che poi in alcuni
casi guida l’ammalato a eseguire personalmente le cure, mentre in altri, quando sono richieste cure più complesse, chiama un robot chirurgo che toglie le parti malate
e le sostituisce con altre nuove e gli ordina periodi di convalescenza in cui può svolgere solo socializzazione. Da osservare che ogni corpo col procedere degli anni è
sempre più composto di apparati biotecnologici e alla fine di naturale gli rimane
quasi solo l’aspetto.
Quando inizia l’orario del divertimento, 777.777 legge i messaggi che gli sono arrivati, gli avvisi del governo, le notizie, le richieste di partecipare alle discussioni di qualche gruppo cui è iscritto, poi consulta le bacheche specializzate da lui preferite ed
eventualmente risponde agli avvisi esposti.
Può sempre decidere se accedere a discussioni aperte, o esporre un avviso su una
bacheca per formare un gruppo su uno specifico argomento, giocare con altri o da
solo contro il Cervellone. I gruppi sono sempre aperti e accettano iscrizioni da qualsiasi torre.
Sono possibili anche delle attività creative grazie ai potenti strumenti delle stazioni
di lavoro, per dipingere, scolpire, suonare, generare musica, costruire giochi, scrivere, o anche realizzare filmati con personaggi virtuali di spettacoli di danza, teatro, e
documentari. Ogni attività può essere realizzata da ognuno da solo o in collaborazione con altri. I lavori finiti sono segnalati tra le novità e sono messi in un’apposita
banca delle disponibilità suddivisa in base a una dettagliata classificazione dove
chiunque voglia può accedere. In questa civiltà non si vende e non si compra nulla e
si chiede ogni volta solo quello che necessita.
La grande libertà e potenza che ognuno sente di avere e gli permette di realizzare
tutto quello che immagina, lo portano all’esaltazione e alla voglia di comunicare agli
altri il suo contributo all’affermazione dell’impero di cui fa parte.
Ogni torre ha un governatore, non si sa da chi prescelto e non si sa se esista un governatore supremo, ma si sa che esiste il consiglio supremo di tutti i governatori
dell’unico grande impero che governa tutta la Terra. Essi presiedono il consiglio della
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torre composto da 66 consiglieri che hanno un mandato di un anno. Dopo sono sostituiti mediante elezioni cui partecipano tutti i residenti della torre che si vogliono
candidare, che sono scelti in base ai messaggi che espongono in un’apposita bacheca. Tutti possono diventare, per una sola volta, consiglieri.
Della loro attività si sa quello che appare sugli avvisi giornalieri che parlano di frequenti assemblee virtuali cui tutti possono assistere in diretta, dove per lo più si parla delle nuove conquiste della scienza e della tecnologia, dell’armonia che regna nelle torri e si esalta la liberazione da ogni bisogno dei loro abitanti.
Il clima sociale è pacifico, non esistono né leggi né prigioni, tutto è governato tramite i Master, che condizionano il comportamento dei loro assistiti pur lasciando loro
spazi di libertà dentro limiti che loro non avvertono.
Gli avvisi e le notizie riguardano soprattutto le novità su argomenti scientifici, nuovi
servizi, giochi, tecnologie, spettacoli, non solo della propria torre ma anche di tutte
le altre, mentre quello invece che sembra assente è il mondo esterno. Non ci sono,
infatti, notizie di esplorazioni dello spazio, d’invio di sonde su altri pianeti, ma nemmeno di viaggi sulla Terra e su avvenimenti naturali. Ognuno non è interessato a sapere se fuori è chiaro o scuro, se piove o è sereno, se ci sono tifoni o maremoti, poiché si sente protetto da tutto nella sua stanza e non pensa di aver bisogno d’altro.
Se ha dei dubbi, si consulta con Master che ha sempre le risposte giuste.
Si può anche decidere di uscire dalla torre indossando una tuta speciale dotata di un
razzo sulla schiena e di un manubrio per spostarsi ma è raro che qualcuno chieda di
usarli, poiché in tutti c’è il timore dell’ambiente esterno.
Ma una volta 777.777 scelse un vecchio gioco che lo incuriosì. Si trattava di una corsa di vecchie automobili in mezzo a una foresta molto diversa da quella che vedeva
nelle sue immagini panoramiche e gli nacque la voglia di conoscerla e allora interrogò Master.
Master cosa ne dici se vado a fare un giro fuori? - Che ti sta andando di volta il
cervello, non sai quanti pericoli devi affrontare e quante malattie puoi prendere? – Va bene, era solo un’idea, ma hai ragione.
Disse così perché era bene non contraddire Master, ma il desiderio non si spense,
anzi lo spinse ad approfondire la conoscenza del mondo esterno. Bisogna sapere che
ognuno avrebbe a disposizione un’enorme biblioteca con tutti i libri originali di ogni
epoca per soddisfare ogni sua curiosità leggendoli mediante i traduttori automatici
che li traducevano nell’unica e universale lingua corrente, ma quasi tutti finivano col
leggere solo i libri segnalati come i più letti.
Cominciò ad approfondire dove era collocata la sua torre e scoprì che era posta in
un continente anticamente chiamato Africa, nella zona chiamata Tanzania, sulle
sponde del lago Vittoria ai margini di una grande foresta dove vivevano ancora dei
selvaggi che non avevano voluto entrare nelle torri e con i quali non c’era alcun con4
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tatto.
Già lo scoprire che esistessero dei selvaggi fu una sorpresa, sia perché non ne aveva
mai sentito parlare e sia perché gli sembrava impossibile poter vivere fuori dalle torri. Questo gli aumentò la voglia di andare a conoscerli. Ma come fare con Master che
si era insospettito per averlo visto concentrato su queste ricerche?
Sospese per un po’ le ricerche per allentare la sorveglianza di Master e passati alcuni
mesi, si mise a fare delle indagini su quelli che erano usciti, per vedere cosa avevano
fatto. Scoprì che la maggior parte lo aveva fatto per sport, pochi per divertimento e
nessuno per andare a incontrare i selvaggi.
Entrò allora in un gruppo di appassionati di sport fingendo di volerne imparare uno,
ma in realtà cercava di raccogliere più notizie possibili sul volo per affrontare
l’avventura che aveva in mente.
Un giorno uno di questi lo invitò a uscire con lui per fare una gara. 777.777 non
aspettava altro. Seguì il corso di preparazione, superò gli esami del simulatore di volo ed era pronto. Così fu stabilito il giorno della gara. Master gli raccomandò di cercare di guardare e imitare il suo amico e di ripassare bene tutti termini della gara.
Indossò la tuta che gli era stata consegnata e uscì dal suo locale.
Era la prima volta che usciva e provò un senso di angoscia e smarrimento che però
superò presto. Trovò l’ascensore per salire sulla terrazza della torre è qui incontrò
l’amico con cui doveva gareggiare. Era la prima volta che incontrava qualcuno di
persona e fu preso dall’imbarazzo perché non sapeva come comportarsi. Fu l’altro a
rompere il ghiaccio. Lui aveva già gareggiato con altri! Gli chiese quali erano le difficoltà del percorso e l’altro gli diede anche qualche consiglio. La gara consisteva nel
precipitarsi sopra i tetti delle fabbriche, fare il giro attorno alla torre per poi risalire
sulla terrazza. Si portarono sull’orlo della torre e 777.777 sentì un brivido nel vedere
quanto era lontano il fondo, il cuore accelerò i suoi battiti e gli venne un senso di
vertigine e di paura. L’amico se ne accorse e gli disse:
Non preoccuparti, capita sempre così la prima volta, ma poi ci si abitua Aspetta un attimo che il mio cuore si calmi – Prova con me prima qualche saltello con il razzo e così prenderai confidenza coi comandi del sistema di volo
Si portarono un po’ indietro, accesero il razzo e si sollevarono di qualche metro, poi
ne diminuirono la potenza e lentamente ridiscesero. Ripeterono più volte la manovra sino a quando 777.7777 non si sentì sicuro:
Sono pronto – Allora iniziamo la gara
Si avvicinarono all’orlo della torre e si lanciarono. Che brivido scendere, e 777.777
ebbe paura e dava sempre più potenza al razzo per rallentare la discesa. Così arrivò
molto staccato sopra le fabbriche, fece il giro della torre e risalì sino in cima, dove
arrivò con un grande distacco. L’avversario si mostrò comprensivo e lo incoraggiò:
Hai visto che non era difficile e te la sei cavata bene per essere la prima volta,
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ti manca solo un po’ di pratica. Che ne dici di riprovarci domani? – Ben volentieri – Allora a domani
Gareggiarono ancora nei giorni successivi. Fecero una trentina di gare e ogni volta
regolarmente lui perdeva, anche se era riuscito a diminuire il distacco. Ma questo a
lui non importava poiché voleva solo diventare esperto di volo per realizzare il suo
progetto. Ma come trovare il modo di esercitarsi da solo senza insospettire Master?
Gli venne una brillante idea:
Master ho già fatto una trentina di gare e perdo sempre, come faccio a ricuperare il distacco e vincere? - Caro mio il tuo amico è mesi che fa questo esercizio, tu manchi di pratica – Allora programmiamo una serie di allenamenti – Va
bene ti preparo una bozza per le esercitazioni.
Non aspettava altro e così quando arrivò la bozza fece alcune opportune modifiche
per assecondare il suo progetto e disse all’amico che voleva allenarsi prima di tornare a sfidarlo. Ogni giorno aumentava il numero di giri fatti sino a quando arrivò a far
durare le esercitazioni il tempo che pensava necessario per la sua avventura.
Così quando arrivò alla durata necessaria decise di inoltrarsi nella foresta.
Andò giù più in fretta che poté, poi sorvolò la foresta, scegliendo una direzione a caso, sperando di incontrare i selvaggi. Vide alberi, fiori e animali strani mai visti prima. Improvvisamente gli apparve un villaggio con della gente e allora scese. Si radunò attorno a lui una piccola folla incuriosita e vestita in modo buffo. Si tolse la visiera
e cercò di colloquiare, ma quelli non capivano. Attivò il traduttore automatico e scoperse che questi parlavano un dialetto africano. Così cominciò a dialogare con loro,
anche se ogni tanto il traduttore s’inceppava perché non riusciva a tradurre alcune
parole.
Dopo qualche cenno di saluto essi gli chiesero:
Come mai sei arrivato sino a noi? Quelli delle torri qui non arrivano mai. – Ero
curioso di sapere perché non siete entrati nelle torri dove potete disporre di
tutto.
Si fece avanti un vecchio e gli disse:
Quando molti e molti anni fa vennero qua da noi per invitare i nostri avi a entrare nelle torri, loro chiesero quali vantaggi avrebbero avuto e questi risposero che offrivano l’immortalità e la liberazione da ogni bisogno. Chiesero loro
quanti templi c’erano nelle torri e loro risposero che non ce n’era nessuno perché non servivano più. Chiesero come si poteva onorare Dio e quelli risposero
che era improbabile che esistesse perché nessuno lo aveva mai visto. Allora
chiesero che posto avesse Gesù, e loro dissero che era considerato un personaggio storico. Decisero allora di tenere un’assemblea anche con le altre tribù
e dissero che avrebbero dato una risposta entro un mese. Loro risposero che
quella risposta doveva essere quella definitiva. O dentro o fuori!
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Dopo aver preso contatto con le altre tribù, decisero che ognuna avrebbe fatto
una sua assemblea, poi i rappresentanti di ogni tribù si sarebbero incontrati
per prendere la decisione finale.
La promessa d’immortalità con la fine della morte fu quella che più discussero,
poiché non erano pochi che ne avevano paura, ma alcuni osservarono che anche Gesù aveva promesso una vita immortale ma aveva anche predetto che
questo mondo sarebbe andato distrutto. Così molti pensarono che la vita delle
torri sarebbe stata più lunga, anche lunghissima, ma non infinita, mentre loro
si sarebbero salvati. Allora decisero di rifiutare l’invito. Solo una tribù accettò e
di loro non si ebbero più notizie.
Questa loro sicurezza sconvolse 777.777 che non aveva mai pensato che anche le
torri potessero andare distrutte.
Ma era giunta l’ora del ritorno e allora chiese in base a cosa sostenevano quelle tesi
e questi gli indicarono i loro libri sacri, la Bibbia e in particolare l’Apocalisse. Lui ripartì e arrivò alle torri con un leggero ritardo che Master gli fece subito notare, ma
non indagò oltre.
Per non insospettirlo mise lo studio dei libri sacri in mezzo allo studio di altri libri di
storia. Scoperse così l’esistenza del demonio, dell’anticristo, del senso diabolico dei
numeri 6, ma non scrisse appunti che potessero insospettire Master.
Capiva ma non si convinceva, finché una notte ebbe uno spaventoso incubo in cui
sognò la caduta delle torri e una voce potente che gli ripeteva alcuni versetti
dell’Apocalisse che aveva appena letto:
È caduta, è caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demòni, carcere
di ogni spirito immondo, carcere d'ogni uccello impuro e aborrito e carcere di
ogni bestia immonda e aborrita. […] Perché tutte le nazioni hanno bevuto del
vino della sua sfrenata prostituzione, re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato. Il popolo eletto
deve fuggire. Poi udii un'altra voce dal cielo: Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli.
Per la prima volta ebbe paura delle torri e le pensò come tombe di dannati. Avrebbe
voluto gridarlo a tutti, ma sapeva che il suo messaggio sarebbe stato subito bloccato
e lui non sarebbe più potuto uscire.
Decise allora di andare dai selvaggi dicendo a Master che questo sarebbe stato il suo
ultimo allenamento prima della gara.
Arrivò alla tribù e incontrò il vecchio, e gli raccontò quello che gli era capitato.
Questi rimase pensieroso andò a consultare i testi sacri e poi disse:
Questa è la terra dove è nato il primo uomo e qui la tua venuta è per noi il segnale che stavamo aspettando. Il tuo sogno è un messaggio preciso, è giunta
l’ora della fine del mondo. Tu puoi unirti a noi e noi ti chiameremo Giovanni
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come l’autore dell’Apocalisse. Presto andiamo sui monti.
Giovanni credette in loro e decise di seguirli, nonostante i suoi tanti dubbi, ma era
felice di non si sentirsi più un numero ma parte di un popolo di cui voleva comprendere la civiltà e la fede.
Suonarono le trombe e tutti si radunarono e si misero in cammino con qualche rifornimento per il viaggio verso il Kilimangiaro che era a circa 30 giorni di cammino e
lui si unì a loro. Per la prima volta mangiò alimenti naturali e fu sorpreso dal loro
buon sapore così diverso da quello delle sue barrette.
I giorni passavano veloci, la fatica era evidente soprattutto per gli anziani e gli infermi ma con l’aiuto dei più forti e la gioia dei bambini, gli animi erano lieti perché
l’attesa era finita. Non mancarono i canti:
Gloria la Signore che ci libera per sempre …
Nel frattempo il sole e la luna erano spariti, il cielo divenne cupo, cominciarono abbondanti piogge e tremendi fulmini, infuriarono i venti. Quando cominciarono a salire videro tutta la pianura ormai coperta dall’acqua. Poi venne un tremendo terremoto. Le torri cominciarono a oscillare e poi con un grande schianto crollarono. Terribili urla si udirono mentre nell’aria si disperdevano spaventosi mostri.
Arrivarono poco sotto la cima e trovarono un barriera di fuoco e si fermarono. Gli
anziani si consultarono e poi invitarono a non avere paura e di attraversarla:
Questo è il fuoco della purificazione, vi farà male nella misura dei vostri peccati, ma non vi brucerà.
Si buttarono tra le fiamme trattenendo i gridi di dolore e arrivarono illesi sulla cima,
dove un angelo li attendeva e li invitò a salire con lui verso un nero cielo trapuntato
di stelle. Man mano che salivano, vedevano tanti altri angeli salire alla testa di altre
genti e vedevano tutta la terra coperta dalle acque mentre delle torri non si vedeva
più alcuna traccia. Era il 6.666° anno, il regno del demonio era finito!
Improvvisamente il cielo si aprì, scomparvero le stelle e la Terra e si ritrovarono in
una grande luce e si sentirono pieni di gioia.
Luciano Folpini
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