Chi conserva l`immagine della “Vecchia Inghilterra”?

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Chi conserva l`immagine della “Vecchia Inghilterra”?
Via@ - rivista internazionale interdisciplinare de turismo
di una cittadina di campagna (Fees 1996). L’immaginario
dell’immigrato è simile a quello del turista, ma l’impatto
prodotto sulla comunità locale può essere più incisivo, a
causa del trasferimento definitivo dei nuovi arrivati. In
questo studio si discuteranno le reazioni dei locali di fronte
al turismo e ai fenomeni migratori, al fine di individuare
soggetti e fattori che contribuiscono alla conservazione
dell’immaginario della “Vecchia Inghilterra”.
Chi conserva l’immagine della
“Vecchia Inghilterra”? - Turismo e
fenomeni migratori nella campagna
inglese
Yuko Shioji
• La campagna inglese e il turismo
L’immagine idealizzata della “Vecchia Inghilterra”, fatta di
edifici storici, suggestivi paesaggi rurali e tranquilla vita di
provincia ha da tempo attratto consistenti flussi turistici. A
partire dalla fine del XIX secolo, la campagna inglese è
diventata la protagonista di guide, depliant turistici e
reportage di mass media, oltre che delle politiche turistiche
della British Tourist Authority e, oggi, di Visit Britain. Urry
sostiene che la gente protegga e visiti la campagna in
quanto il suo paesaggio e le sue tradizioni sono i simboli
della “Vecchia Inghilterra” (Urry 1990: 96-99). Questo
immaginario ha attirato non solo turisti, ma anche
immigrati, che si sono trasferiti in queste zone da altre aree
della Gran Bretagna: alcuni visitatori, infatti, rimangono così
profondamente colpiti da questi luoghi da decidere di
trasferirvisi definitivamente. La presente ricerca, basata sul
lavoro di antropologia partecipativa svolto sul campo dal
1996 al 20101 , prende in esame come caso di studio una
cittadina rurale dell’area dei Cotswolds per dimostrare
l’impatto dell’immaginario sui residenti e analizzare il
feedback fornito in merito dalla comunità per il periodo
compreso tra il 1990 e il 2010.
La campagna inglese come luogo ideale
La campagna inglese è da tempo un luogo idealizzato. A
partire dalla Rivoluzione Industriale, la Gran Bretagna,
divenuta una sorta di “fabbrica internazionale”, conobbe
una rapida urbanizzazione, con conseguente notevole
incremento della densità abitativa nelle città. Lo sviluppo
industriale comportò inoltre la perdita di numerosi edifici
storici e la distruzione dell’ambiente naturale. Tra la fine del
XIX e l’inizio del XX secolo, in soli 15 anni, in Gran Bretagna
andarono perduti 200.000 ettari di terreni agricoli e aree
boschive. I rapidi cambiamenti sociali interni furono inoltre
accompagnati, durante lo stesso secolo, da notevoli
trasformazioni avvenute al di fuori del paese, a seguito
dell’espansione dell’Impero Britannico. E’ in questo periodo
che le persone iniziarono a sviluppare un senso di
appartenenza nei confronti della campagna inglese.
Molte descrizioni letterarie della campagna tendono ad
enfatizzare la Vecchia Inghilterra ed i valori e il paesaggio
rurali. Quest’ultimo, in particolare, divenne un motivo
ricorrente nelle opere d’arte, quale soggetto simbolico della
pittura di paesaggio dell’epoca (Pevsner 1956: 167). Come
fa notare Williams, l’idea dell’Inghilterra percepita come
“casa” si consolidò nell’immaginario delle persone che si
erano trasferite nelle colonie dell’Impero Britannico per
motivi di lavoro (Williams 1973: 281). Molte immagini di
questa “casa” venivano associate all’idea dell’Inghilterra
rurale. La ricompensa per un duro lavoro nelle colonie, al
servizio dell’Impero, consisteva nel “ritorno alla campagna
inglese, ormai circondata da città e industrie” (Williams
1973: 282). In breve, dopo l’era coloniale, la campagna
divenne il luogo ideale dove ritirarsi (Williams 1973: 282).
Nell’ambito del dibattito riguardante gli studi antropologici
sul turismo si è osservato come i turisti e lo sviluppo delle
attività ricreative producano in molti casi un impatto
negativo sulle comunità ospitanti nel caso in cui esse
appartengano a minoranze etniche, politiche, economiche
o persino culturali. Le conseguenze negative sono
ravvisabili nella forma di fenomeni quali la
commercializzazione delle proprie tradizioni e terre,
trattate alla stregua di vere e proprie commodity turistiche
(Smith 1989; Boissevain (a cura di) 1996). Per contro, si è
anche puntualizzato come in tali contesti sociali il turismo
abbia contribuito allo sviluppo di nuove tradizioni o dato
nuova linfa a usanze ormai quasi scomparse (McDonald
1987; Boissevain (a cura di) 1996; Yamashita 1999).
The Country Life, pubblicato per oltre un secolo dal suo
lancio, avvenuto negli anni ’90 del XIX secolo, includeva
regolarmente articoli e annunci pubblicitari su case situate
in piccole cittadine e villaggi rurali. I cambiamenti
succedutisi rapidamente durante il XIX secolo, sia nel paese
che nel resto del mondo, trasformarono quindi la
campagna inglese in un territorio idealizzato capace di
suscitare un forte senso di appartenenza, e, in seguito, più
realisticamente e per tutto il XX secolo, nel luogo ideale
dove trasferirsi.
Negli studi turistici è stata posta un’enfasi eccessiva sul
presupposto che contrappone “ospiti” e “ospitanti” come
appartenenti a due mondi distinti: il nord ricco e il sud
povero, maggioranze e minoranze, forte e debole2 .
Tuttavia, nella campagna inglese vivono individui “ospiti”
che si sono trasferiti nelle società ospitanti e sono ora parte
integrante della comunità locale. Come fa notare Fees, il
concetto di un “luogo mitico” introdotto dagli immigrati,
solitamente pensionati benestanti appartenenti alla classe
borghese, può influenzare le politiche e le relazioni sociali
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Il turismo e l’immagine turistica della campagna inglese
campi verdi, laghi, mare. Edifici storici come residenze di
campagna, fortezze e cattedrali sono descritti come
“magnifici”, “stupendi” e “grandiosi”, mentre ai fabbricati
in legno, cottage in pietra e castelli diroccati vengono
riservati aggettivi come “pittoresco”, “romantico” e
“poetico”. Piccoli cottage indipendenti, case in pietra e
legno sono una presenza costante nelle sezioni dei depliant
dedicate all’Inghilterra, e vengono idealizzati come
residenze “simbolo” dell’area.
Nel XX secolo, la campagna divenne uno dei simboli
dell’identità nazionale inglese. Durante la recessione degli
anni ’30, ad esempio, i programmi radiofonici educativi
della BBC idealizzavano la vita tradizionale delle zone rurali
inglesi, mentre serie come English Heritage (Longman) e
English Life (Batsford) venivano pubblicate una dopo l’altra
(Wiener 1981: 73). In quel periodo, le guide turistiche e i
diari di viaggio descrivevano la campagna inglese secondo
precisi canoni estetici, ad uso e consumo delle classi medie
che risiedevano in città e sognavano la bellezza del
paesaggio inglese (Potts 1989: 172-173).
Il termine “campagna” si utilizza molto spesso per
introdurre la sezione “Inghilterra”. Le zone rurali sono
descritte come “pittoresche”, “mozzafiato”, “bellissime”,
“incantevoli”, “verdi” e “ondulate”. In queste immagini,
tuttavia, non compaiono i trattori utilizzati per coltivare i
campi, i camion che trasportano i cereali e i contadini al
lavoro nel fango. I depliant turistici non descrivono la vita
reale nelle campagne, dove i suoni e gli odori
dell’agricoltura e dell’allevamento degli animali sono una
realtà costante. L’“Inghilterra Centrale”, in particolare,
viene indicata come l’”Inghilterra essenziale”, un luogo che
racchiude cultura, storia, le idealizzate residenze storiche
inglesi, e l’immagine stilizzata della campagna locale.
Queste immagini vengono regolarmente presentate nelle
pubblicazioni specializzate promosse dalle amministrazioni
regionali e locali allo scopo di dare nuovo impulso
all’economia delle aree rurali tramite il turismo.
I progressi nel settore dei trasporti e il boom delle attività di
leisure del paese trasformarono le aree rurali in
un’invitante destinazione turistica facilmente accessibile,
cosa che attirò verso questi territori un numero sempre
maggiore di visitatori. Con la fine della seconda guerra
mondiale e la diffusione delle autovetture, le abitudini di
viaggio delle persone cambiarono radicalmente, e la
campagna divenne una meta ideale per praticare sport e
fare passeggiate. Tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90, una
nuova forma di fruizione delle aree rurali che limita
l’impatto del turismo sull’ambiente venne indicata dalla
Countryside Commission (Countryside Commission 1987;
1991ab; 1992).
• Una comunità nella campagna inglese
Attualmente, la campagna inglese è custode di un ricco
patrimonio naturale e culturale, grazie ad una lunga
tradizione di politiche di conservazione. E’ un’area che
vanta una grande consapevolezza in materia di protezione
dell’ambiente. Vi sono molte zone che puntano ad una
rivitalizzazione turistica del territorio tramite la
valorizzazione di queste risorse naturali e culturali. In tale
ambito, gli edifici storici non sono solo aperti al pubblico,
ma vengono utilizzati anche per offrire possibilità di alloggio
ai visitatori. Ad esempio, il 45% di tutte le strutture ricettive
del Gloucestershire, dove è situata gran parte dei
Cotswolds, è costituito da edifici storici (BTA/ETB 1996: 15).
L’Ente Nazionale Britannico per il Turismo (British Tourist
Authority-BTA) ha promosso i concetti di “campagna”,
“patrimonio” e “cultura” come i principali tratti distintivi
della Gran Bretagna. Due terzi dei visitatori stranieri ha
motivato la propria visita nel paese indicando queste
caratteristiche (Shioji 1997; 2003: 96-98).
Chipping Campden nei Cotswolds
I Cotswolds sono un’area collinare situata nel sud-ovest
dell’Inghilterra
che
include
principalmente
il
Gloucestershire e altre quattro contee, per un totale di
circa 145 piccole cittadine e villaggi ed una popolazione
complessiva pari ad approssimativamente 80.000 abitanti.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, i movimenti
ambientalisti iniziarono la loro attività in tutto il paese.
Queste associazioni, unitamente all’opera di vari
benefattori, resero possibile la ristrutturazione di vecchie
residenze e la conservazione del paesaggio urbano e
naturale dei Cotswolds. La zona è stata dichiarata Area of
Outstanding Natural Beauty (AONB), un riconoscimento
attribuito dal governo del Regno Unito ai territori rurali di
particolare valore paesaggistico. Le risorse naturali e
culturali dei Cotswolds attraggono ogni anno circa
3.000.000 di visitatori. Il presente studio analizza la realtà di
Chipping Campden, cittadina di 2000 abitanti situata nella
parte settentrionale dell’area.
A partire dalla seconda metà del XX secolo, l’immagine
della campagna inglese è stata utilizzata a fini di
promozione turistica da autorità governative nazionali e
regionali, oltre che dall’industria del turismo. Possiamo
vedere queste immagini campeggiare nei depliant di
promozione turistica nazionale, regionale e locale (Shioji
2003: 98-122). Ad esempio, nei depliant nazionali del
periodo 1992-1997 le immagini della sezione dedicata
all’Inghilterra evidenziano il ruolo svolto dal suo paesaggio,
un luogo dove gli edifici storici sono circondati dalla natura:
In epoca medievale, Chipping Campden era città di mercato
e, dal V al X secolo, centro politico dell’area. Il fiorente
commercio della lana consentì ai ricchi mercanti di
finanziare la costruzione della chiesa di St. James, di alcuni
ricoveri e dell’area del mercato. In seguito, esclusa dalla
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Rivoluzione Industriale, la cittadina si trasformò in una
remota località di campagna disseminata di case diroccate,
progressivamente abbandonate dai proprietari che
emigravano in città a seguito della crisi agricola verificatasi
negli anni ’70 del XIX secolo. Il rinascimento culturale,
sociale ed economico di Chipping Campden iniziò nel 1902,
quando l’architetto C.R. Ashbee e la sua Guild of Handicraft
(Associazione per l’Artigianato) vi si trasferirono da Londra,
perseguendo l’ideale dell’Arts and Crafts Movement (il
Movimento delle Arti e dei Mestieri). Da Ashbee in poi, il
numero
degli
immigrati
benestanti
aumentò
progressivamente. Non solo artisti appartenenti alla classe
della borghesia, ma anche lavoratori che avevano prestato
servizio nelle colonie e uomini d’affari di successo
decidevano di abbandonare la città per trascorrere qui gli
anni della propria pensione (Foto 1-1, 1-2).
Cotswolds (una manifestazione sportiva le cui origini
risalgono al XVII secolo). Occorre inoltre ricordare come
non sia solo il patrimonio tangibile, fatto di edifici storici e
paesaggi, ad attirare i visitatori, ma anche i valori intangibili
della comunità locale, tramandati di generazione in
generazione.
Il turismo a Chipping Campden e la reazione della comunità
locale
Il turismo è la principale attività economica di Chipping
Campden. Nel periodo di alta stagione, che va da giugno a
settembre, il centro di informazione turistica situato nel
centro della cittadina accoglie oltre 250 visitatori al giorno.
Chipping Campden è a 20 minuti d’auto dalla città natale di
Shakespeare, Stratford-upon-Avon, mentre l’area dei
Cotswolds dove il paese è situato si trova nelle vicinanze di
Oxford e Bath: si tratta quindi di una delle soste più
popolari degli itinerari turistici proposti dal territorio (Foto
2-1, 2-2).
Foto 1-1: Chipping Campden, circondata da colline ondulate
© Y. Shioji.
Foto 2-1: Un bus scoperto (open-top) in estate © Y. Shioji.
Foto 1-2: Una grande residenza in pietra risalente al XVII
secolo, con annesso bellissimo giardino © Y. Shioji.
Foto 2-2: I turisti si aggirano tra i negozi e le sale da tè di
High Street © Y. Shioji.
Chipping Campden è oggi al secondo posto nel paese per
numero di edifici tutelati, è inclusa in un’area protetta e il
suo territorio è stato riconosciuto come AONB. Il
patrimonio culturale della cittadina vanta inoltre attrattive
come la Morris dance (una danza popolare inglese), la
festività del May Day (Calendimaggio) e i Giochi Olimpici dei
La cittadina dispone di un numero adeguato di strutture
turistiche come hotel, bed and breakfast, ristoranti, sale da
tè e negozi di antiquariato su High Street, dove sono situati
anche i servizi per i locali, come un ufficio postale, banche,
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negozi alimentari (fornaio, macellaio, fruttivendolo),
farmacia e supermercato/cooperativa. Più del 40% degli
edifici di High Street è destinato ad uso abitativo (Shioji
2003: 69). Chipping Campden ha due scuole elementari e
una scuola superiore unificata. Vi sono poi tre chiese,
rispettivamente di religione anglicana, battista e cattolica.
Si tratta quindi di una comunità vitale, oltre che di una
famosa destinazione turistica: questo causa complesse
problematiche che contrappongono la città al mondo
esterno, come ad esempio la questione riferita alla
necessità dell’individuazione di una modalità di promozione
turistica che consenta anche di tutelare la vita quotidiana
dei residenti. L’impatto “esterno” sulla comunità non
riguarda solo il turismo, ma anche l’interesse delle persone
a trasferirsi in queste zone, alla ricerca della Vecchia
Inghilterra, tendenza che è ugualmente causa di conflitti tra
la popolazione locale e gli immigrati. Questi fenomeni
saranno discussi nelle sezioni successive.
loro lunga storia come strutture ricettive, mostrando le
travi in legno del soffitto, preparando caminetti a legna,
arredando gli interni con mobili antichi e sistemando letti a
baldacchino nelle stanze degli ospiti. I negozi di
antiquariato di High Street sono un esempio tipico della
valorizzazione degli edifici antichi. La maggior parte dei
pezzi di antiquariato venduta nei negozi non viene prodotta
localmente, ma arriva a Chipping Campden da tutto il resto
del paese.
Non sono solo gli hotel e i negozi ad usufruire
dell’immagine turistica del territorio, ma anche una
fondazione che ha come scopo la conservazione del
patrimonio culturale della cittadina. Il Court Barn Museum,
aperto e gestito dalla Guild of Handicraft Trust nel 2007,
segnala ai visitatori i negozi e le botteghe dove poter
acquistare prodotti di artigianato locale. Il museo espone
testimonianze storiche ed opere d’arte dell’Arts and Crafts
Movement e collabora con le botteghe e le gallerie d’arte
locali, oltre che con il centro di informazione turistica. Una
di queste botteghe è l’Old Silk Mill, risalente al XVII secolo,
che C. R. Ashbee e i membri della sua associazione
utilizzavano come laboratorio all’inizio del XX secolo.
Nell’Old Silk Mill è ancora attiva un’argenteria, dove i
visitatori possono osservare gli artigiani al lavoro e
acquistare gli oggetti. Nella bacheca sono esposti gli
accessori originali ispirati ai progetti di Ashbee, che
rappresentano i principali edifici storici della città, come ad
esempio il mercato.
La maggioranza dei residenti, il cui sostentamento non
dipende direttamente dalle attività turistiche, non è
generalmente incline a promuovere l’arrivo dei visitatori in
paese: basti pensare a come i club locali e il Women’s
Institute si siano opposti alla presenza del centro di
informazione turistica all’interno del municipio comunale
nel 1997. Queste associazioni sostengono che mentre le
attività dei club e del Women’s Institute svolte all’interno
dell’edificio sono destinate ai residenti, il centro per i
visitatori si rivolge ai turisti, e come tale non è consono alle
finalità del municipio. Nonostante la giunta comunale
avesse accordato il permesso di aprire il centro per i primi
due anni a seguito del riconoscimento dei vantaggi
apportati dal turismo alla città, in seguito si è deciso di
assegnare la priorità alle esigenze dei residenti. La maggior
parte degli abitanti percepisce, più o meno, il ruolo
fondamentale delle attività di leisure nella loro vita
quotidiana, particolarmente ravvisabile nel contributo al
sostentamento di una varietà di negozi e servizi presenti in
paese. I residenti possono facilmente intuire la perdita di
vitalità e la chiusura dei negozi che si verificherebbero nel
caso in cui i turisti non arrivassero più in città. Tuttavia, la
comunità locale ha ancora un’opinione negativa del
turismo, in quanto non riesce a comprenderne i benefici
diretti. Sono pochi i residenti che non si sentono infastiditi
dalle macchine fotografiche puntate costantemente sulle
loro case e sui loro giardini.
Il gruppo di promozione turistica locale è composto dai
proprietari delle strutture ricettive del paese e dintorni e da
membri della Camera di Commercio, come i negozianti di
High Street. Sono stati soprattutto i gestori dei bed and
breakfast situati nel territorio ad avviare e dirigere l’attività
del centro di informazione turistica della cittadina dal 1995
in poi. Tra i loro meriti figura l’aver organizzato la
sistemazione degli ospiti tramite un sistema di prenotazioni
anticipate effettuate presso il centro. Tuttavia, con
l’aumento della popolarità del web come modalità
privilegiata per la ricerca e la prenotazione degli alloggi, i
proprietari delle strutture ricettive hanno progressivamente
abbandonato la gestione del centro di informazione
turistica, che recentemente si avvale del supporto di alcuni
volontari locali, pensionati non necessariamente legati al
mondo del turismo. Queste persone sembrano divertirsi
nell’aiutare ad organizzare le attività e parlare con i
visitatori. Nel 2010 troviamo un residente, ex-direttore di
banca in pensione, tra i principali organizzatori e manager
del centro di informazione turistica, impegnato anche come
musicista folk e leader del gruppo di Morris dance locale. Si
tratta quindi di una persona che dispone di una buona rete
di contatti. E’ felice di richiamare turisti nel territorio e
fornire loro informazioni sulle attrattive della città, come i
festival di rievocazione storica e la Morris dance.
Nonostante ciò, il mondo idealizzato della “Vecchia
Inghilterra” creato da osservatori esterni continua ad
attirare turisti. L’immagine della campagna inglese
precedentemente
menzionata
viene
utilizzata
concretamente a Chipping Campden. Gli hotel e i negozi
situati in edifici storici usufruiscono dell’immagine turistica
della città antica. La principale industria turistica locale è
composta da 5 hotel di High Street, che beneficiano
dell’afflusso dei visitatori e di clienti nei ristoranti del paese.
Questi hotel tendono ad enfatizzare l’età degli edifici e la
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Vi sono inoltre alcuni residenti attivi in prima linea nel
raccontare ai visitatori la storia della città. Sono membri del
Cotswold Volunteer Warden e organizzano tour guidati e
passeggiate nelle campagne. I turisti vengono
accompagnati, in gruppi di circa 10 partecipanti, in un tour
guidato di Chipping Campden durante il quale ricevono
informazioni sugli edifici storici, quali ad esempio l’epoca e
le finalità della loro costruzione e degli interventi di
restauro, e sui vecchi e nuovi proprietari delle costruzioni.
Le guide sono membri della comunità locale, solitamente
essi stessi residenti in edifici storici, amanti dell’atmosfera
dei tempi andati e dell’ambiente naturale della cittadina, e
desiderosi di far conoscere ai turisti il patrimonio del
territorio e riflettere sulla necessità della sua
conservazione. Il loro scopo è quello di educare e guidare i
visitatori in modo appropriato: ecco perché insistono
sull’importanza della presenza di un centro di informazione
turistica.
Campdonian appartiene alla classe lavoratrice e trae il
proprio sostentamento dall’impiego nelle industrie locali. Al
contrario, gli immigrati sono in molti casi borghesi
benestanti provenienti dalle città.
L’afflusso di immigrati ha comportato una serie di
cambiamenti sociali e culturali nella cittadina. Si è assistito
innanzi tutto ad un aumento del valore delle abitazioni, che
è stato allineato allo status economico dei potenziali
acquirenti. Di conseguenza, i prezzi delle case sono divenuti
inaccessibili per i giovani Campdonian. Questo fenomeno
ha modificato la struttura sociale del paese.
Secondo l’analisi da me svolta alla fine degli anni ’90, basata
sui dati del censimento e sulle indicazioni di alcuni residenti
che conoscevano sia Campdonian che immigrati, questi
ultimi, all’epoca della ricerca, vivevano in High Street,
accanto agli edifici storici, o nell’area dei cottage
indipendenti, vale a dire nel centro culturale e
paesaggistico del territorio. Al contrario, i Campdonian
risiedevano nelle aree periferiche, in case popolari o
condomini situati nelle strade secondarie o nei sobborghi
costruiti nel XX secolo (Shioji 2003). A più di 10 anni dalla
mia ricerca, alcuni anziani Campdonian sono deceduti,
mentre i giovani si sono trasferiti a vivere e lavorare in
centri e città di maggiori dimensioni, con conseguente,
costante diminuzione del numero dei “nativi”.
I cambiamenti sociali e culturali indotti dagli immigrati
Chipping Campden era una cittadina di campagna come
tante in Inghilterra, la cui economia era essenzialmente
legata all’agricoltura e all’allevamento. Tuttavia, dagli ultimi
anni del XIX secolo, il numero dei turisti è andato
progressivamente aumentando. La meccanizzazione
dell’agricoltura e la conseguente riduzione del livello di
occupazione del XX secolo hanno spinto i giovani ad
emigrare altrove. Contemporaneamente, il numero degli
immigrati è aumentato enormemente a partire dalla fine
degli anni ’80 del secolo scorso, quando il prezzo delle
abitazioni urbane è lievitato, a fronte della diminuzione del
valore delle residenze di campagna. Queste ultime sono
divenute così economicamente accessibili e molto ambite
dagli abitanti delle città. Si è pertanto assistito ad un
invecchiamento della popolazione di Chipping Campden,
composta oggi per il 37% da anziani che occupano il 23% di
tutte le residenze del territorio.
Gli immigrati che si sono trasferiti qui hanno realizzato il
sogno inglese di “trascorrere gli anni della propria pensione
in campagna”. La maggior parte dei nuovi residenti da me
intervistati aveva già visitato come turista i Cotswolds o
Chipping Campden. Alcuni di loro conoscevano i Cotswolds
in quanto vi si erano recati spesso durante l’infanzia, e
avevano in seguito sviluppato un sentimento di nostalgia
nei confronti di questi luoghi. Altri sono invece certamente
rimasti colpiti dalla bellezza del territorio, tanto da decidere
di trasferirvisi dopo averli visitati.
Foto 3: Un cottage indipendente: la residenza preferita di
immigrati e turisti! © Y. Shioji.
In secondo luogo, gli immigrati hanno cominciato ad
esercitare una sorta di controllo culturale, sociale e politico
sul territorio. Con un passato nel business o nella libera
professione, i nuovi arrivati disponevano di una buona
esperienza nelle attività di dibattito ed organizzazione,
capacità che hanno utilizzato negli anni ’80 per istituire
associazioni di conservazione e fondazioni aventi l’obiettivo
di preservare la bellezza della “loro” Chipping Campden.
Divenuti anche assessori comunali, gli immigrati hanno poi
I rapporti tra i “Campdonian”, nati e cresciuti a Chipping
Campden, e i benestanti immigrati provenienti dalle città si
sono però rivelati conflittuali e problematici, come sarà
discusso in dettaglio nella sezione successiva. Entrambi i
termini, “immigrati” e “Campdonian”, sono utilizzati dai
residenti stessi per indicare la propria origine e condizione
all’interno della comunità. La maggior parte dei
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iniziato ad orientare la politica della città sulla base dei
propri punti di vista.
a far parte della CS”. Fra le ragioni di questo rifiuto,
vengono addotte motivazioni come “l’associazione è
composta da forestieri”, “siamo troppo impegnati per avere
il tempo di partecipare ai dibattiti” e “preferiamo
supportare associazioni di beneficienza più “importanti”,
che aiutano le persone anziane della città.” Alcuni residenti
hanno aderito a gruppi di importanza più marginale, come il
club di cricket e il Women’s Institute locali. La maggior
parte dei Campdonian non è interessata alle politiche di
conservazione, ma ad una vita moderna e comoda.
La Campden Society (CS), ad esempio, è la più grande
organizzazione no-profit del territorio. Originariamente
istituita nel 1924, è stata in seguito riformata nel 1970 dagli
immigrati. Il movimento ha ricevuto originariamente
impulso dal fenomeno dell’immigrazione correlato
all’immagine letteraria della Vecchia Inghilterra. Dopo la
riforma, gli obiettivi della CS sono stati rivolti alla
conservazione della bellezza e del patrimonio storico di
Chipping Campden, attuabile grazie ad un’oculata gestione
degli edifici. L’associazione è composta da circa 350
membri, per la maggior parte immigrati pensionati, di età
superiore ai 60 anni. Le attività della CS includono
conferenze e itinerari di studio ai quali i membri possono
partecipare; un ruolo di particolare importanza è svolto dal
sottocomitato di pianificazione, che ha il compito di
esaminare le domande dei progetti edilizi riguardanti la
città inviate mensilmente dal governo locale e di sottoporre
a quest’ultimo pareri riguardanti la ricostruzione,
l’ampliamento, la nuova costruzione e il restauro degli
edifici del territorio. In questo senso, la CS ha il ruolo di un
organo consultivo per il governo locale, e i pareri espressi
sono considerati come la voce dei “residenti di Campden“,
indipendentemente dalle decisioni prese dalla giunta
comunale.
I conflitti tra Campdonian ed immigrati
Il rapporto tra i Campdonian e gli immigrati è conflittuale e
problematico. Ciò è dovuto al gap economico che li divide,
ma anche a differenti stili di vita e valori. Il conflitto divenne
particolarmente evidente soprattutto negli anni ’80 e ’90, in
concomitanza con la rapida crescita del numero degli
immigrati. Nel 1988, ad esempio, i nuovi arrivati avviarono
una protesta nei confronti degli autocarri pesanti, che a
loro parere rovinavano il paesaggio transitando nel centro
della città. Accogliendo le richieste dei nuovi residenti, la
giunta comunale suggerì un piano che imponeva restrizioni
di peso per l’ingresso degli autoveicoli in paese, cosa che
fece esplodere la rabbia dei Campdonian nei confronti degli
immigrati.
A seguito della richiesta della giunta comunale, il consiglio
di contea elaborò la bozza di una proposta di restrizioni
riguardanti il traffico stradale. Quando la giunta interpellò
sulla questione le aziende locali che utilizzavano gli
autocarri per svolgere le proprie attività di impresa, un
rappresentante di una società fornitrice di prodotti caseari
dichiarò quanto segue:
I pareri della CS hanno acquisito gradualmente sempre più
importanza nell’ambito delle discussioni riguardanti la
gestione della piccola cittadina di campagna. In particolare,
gli immigrati hanno iniziato a dedicarsi alla politica nel ruolo
di consiglieri, e già negli anni ’80 occupavano più della metà
dei seggi della giunta. I consiglieri “immigrati” supportano i
pareri della CS, che è a sua volta espressione del punto di
vista dei nuovi arrivati: ecco perché le opinioni
dell’associazione in materia di pianificazione del territorio
sono così influenti nell’ambito della giunta comunale. In
questo scenario, tra i Campdonian si è diffusa la
convinzione dell’esistenza di un governo “straniero” sulla
pianificazione territoriale di Chipping Campden, mentre la
CS suscitava il risentimento della comunità locale in qualità
di organismo espressione degli interessi degli immigrati
detentori del controllo sulla città.
“Questa proposta è tipica dei vecchi yuppie che stanno
distruggendo la città.
Il motivo per cui si trasferiscono tutti a Campden è che le
famiglie che hanno vissuto qui per centinaia di anni hanno
reso bellissimo questo posto.
Ma ora, a causa degli immigrati, il commercio
improvvisamente non è più importante. Stanno
trasformando Campden in un “vecchio” paradiso. Cosa
stanno cercando di fare a questo paese? I cittadini stanno
arrivando qui a frotte, e ci si aspetta che noi ci adattiamo al
loro stile di vita. Stiamo semplicemente cercando di
guadagnarci da vivere.” (Evesham Journal 1988. 6. 2:1).
Gli immigrati hanno quindi contribuito a mantenere il
paesaggio della Vecchia Inghilterra che li aveva attratti sul
territorio. Sebbene Chipping Campden sia situata in un’area
“marginale” dal punto vista politico ed economico rispetto
alle città, l’immaginario mitico risalente al periodo di
Ashbee e della Guild of Handicraft ha attirato un certo
numero di immigrati provenienti dal “centro” del paese,
che hanno successivamente acquisito il controllo della
cittadina attraverso associazioni e fondazioni (Fees 1996:
129-138). In generale, i Campdonian non aderiscono a
queste organizzazioni sociali. La maggior parte dei locali da
me intervistati ha spiegato che “i Campdonian non entrano
I “vecchi yuppies”, i “cittadini” e i “nuovi arrivati” descritti
dal rappresentante non sono altro che gli immigrati
borghesi che hanno lasciato le loro città dopo essere andati
in pensione. Mentre gli immigrati sono pensionati e
benestanti, la comunità dei Campdonian è composta
principalmente da una numericamente esigua classe
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lavoratrice che con il proprio impiego provvede al
mantenimento della famiglia. Quando i nuovi residenti
tentano di modificare lo stile di vita dei Campdonian in base
ai loro valori, la rabbia dei nativi esplode nel modo
precedentemente descritto. I conflitti non sono emersi
durante il periodo della mia ricerca, svolta alla fine degli
anni ’90; tuttavia, alcuni residenti mi hanno spiegato le
differenze di mentalità ed attitudini che delineano uno
scenario potenzialmente problematico.
La CADHAS, tuttavia, cominciò a cambiare gradualmente a
partire dal 2000, quando gli archivi e le fotografie di
proprietà della società, conservati nell’abitazione di uno dei
membri, furono spostati nella biblioteca comunale, ed
inseriti in un computer sotto forma di dati digitali. Il
progetto, denominato “The Community Archives Plan” (il
Piano degli Archivi della Comunità) rese le informazioni
accessibili al pubblico. Per poter meglio conservare e
consultare questi archivi, nel 2001 la CADHAS affittò una
sala all’interno di un edificio del centro cittadino, iniziativa
che aprì nuove opportunità di ricerca storica ad altri
membri della società: in passato, infatti, questa attività era
riservata ad un numero ristretto di soci. Era l’inizio di un
grande cambiamento. Alcuni Campdonian di età superiore
ai 60 anni, che non avevano mai mostrato interesse alle
attività della CADHAS, iniziarono ad incontrarsi nelle sale
dell’archivio. Si trattava di persone appena andate in
pensione, desiderose di partecipare come volontari
all’inserimento delle informazioni d’archivio e delle
fotografie nel computer. Con il passare del tempo, le sale
dell’archivio si animarono della presenza di un numero
sempre maggiore di Campdonian intenzionati a fornire il
proprio contributo alla ricerca di dati riguardanti nascita,
matrimoni e decessi dei loro antenati. Nel 2002, la CADHAS
ottenne un finanziamento triennale di 25.000 sterline
dall’Heritage Lottery Fund, circostanza che consentì di
includere il lavoro svolto nelle sale dell’archivio fra le
attività ordinarie della società.
• Un nuovo cambiamento per la comunità
Intorno all’anno 2000, alcuni Campdonian hanno iniziato a
partecipare a varie organizzazioni sociali istituite e
presiedute dagli immigrati, come la società storica e
un’associazione di assistenza agli anziani. In questa sezione
sarà discusso il recente cambiamento avvenuto nell’ambito
della società storica.
La società storica
La società storica locale è la Campden and District Historical
and Archaeological Society, abbreviata in CADHAS. La
CADHAS venne istituita nel 1984 su proposta degli
immigrati. In quel periodo, i nuovi residenti, fra i quali
figuravano storici ed intellettuali, ad inclusione del
proponente, un perito in pensione, formarono una
commissione e stabilirono le regole della società. Alla prima
riunione parteciparono 60 persone; nella commissione,
tuttavia, erano presenti ben pochi Campdonian. Nel 1987, il
numero dei membri della società era ormai salito a 150,
mentre le finalità dell’istituzione si ampliavano,
estendendosi ad attività-svolte ancora oggi- come
conferenze, mostre, ricerche, itinerari di studio e
pubblicazioni. Nei primi cinque anni, la CADHAS pubblicò
libri su personaggi locali e artisti impegnati nell’Arts and
Crafts Movement. In seguito, negli anni ’90, si dedicò a
pubblicazioni come “Memories of a Campdonian”
(Memorie di un Campdonian), scritto da un anziano
Campdonian che ripercorreva la propria vita, ricordando
inoltre le persone e gli avvenimenti della cittadina.
Ci sono quattro Campdonian di età superiore ai 60 anni
impegnati nelle attività svolte nelle sale d’archivio sin dalla
loro apertura, fra i quali troviamo il Sig. G., che, essendo
nato e vissuto a Campden, conosce gli anziani residenti e gli
avvenimenti storici della cittadina. Il Sig G. ha rivelato di
aver scoperto il proprio interesse nella storia del paese solo
dopo aver iniziato ad identificare le fotografie risalenti alla
fine del XIX secolo. La sua attività lo ha portato ad
incontrare gli anziani di Chipping Campden, per identificare
e prendere in prestito alcune vecchie fotografie. Grazie a
questo lavoro di volontariato, i Campdonian che non erano
a conoscenza dell’esistenza degli archivi della comunità
hanno cominciato ad interessarsi alla CADHAS.
La CADHAS si è dimostrata particolarmente attiva
nell’effettuare ricerche sulla storia locale, allestendo
mostre, organizzando presentazioni e conferenze per il
pubblico, e realizzando pubblicazioni. In base ai dati raccolti
durante la mia ricerca, svolta a metà degli anni ’90,
sebbene il numero dei membri della società avesse ormai
superato le 200 unità, erano ben pochi i Campdonian che
ne facevano parte. Solo alcuni locali, come ad esempio
l’autore del libro sopra citato, venivano invece
regolarmente invitati agli eventi e considerati veri e propri
testimoni della storia della cittadina.
La Sig.ra V. ha poco più di 60 anni. Lavorava come
infermiera ed era sposata con un medico greco. Dopo aver
vissuto in Grecia per più di 10 anni, è rientrata in patria a
causa della malattia del marito e si è stabilita con la famiglia
in una grande città vicino a Campden, dove è rimasta per 10
anni dopo la morte del coniuge. Una volta cresciuti i figli,
diversi anni fa, la Sig.ra V. ha poi acquistato una piccola
casa a Campden. La Sig.ra fa parte della categoria degli “Uturn Campdonian”, ossia dei Campdonian rientrati a
Chipping Campden per trascorrervi gli anni della pensione,
dopo una vita trascorsa in città o all’estero. Si tratta di una
categoria numericamente molto ristretta rispetto a quella
degli altri immigrati. La Sig.ra V. è contenta di essere
tornata nella sua città natale, dove risiedono anche sua
Gli Archivi della Comunità nel 2001: i volontari sono
Campdonian
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sorella e altri parenti. Attualmente svolge anche attività di
volontariato insieme al Sig. G., per aiutare le persone
anziane della cittadina. In questo ambito, la Sig.ra V. lavora
insieme ad altri Campdonian ultrasessantenni, suoi excompagni di scuola. Insieme, conversano e discutono
spesso su argomenti come la pensione e la vita da
pensionati. La Sig.ra V. si interessa di storia ed è entrata a
far parte della CADHAS come volontaria su consiglio di altri
Campdonian.
Quando la Sig.ra E. venne proposta per il ruolo di
presidente della CADHAS, diversi anni fa, i vertici della
società, ad inclusione del presidente in carica, erano
contrari alla sua candidatura, in quanto la signora “non era
una storica”. La Sig.ra ha quindi deciso di frequentare un
corso di storia all’università, e nel 2009 è divenuta
presidente della CADHAS.
La mostra fotografica del 2010: punti di contatto tra
immigrati e Campdonian
La Sig.ra E. ha quasi 70 anni ed è l’attuale presidente della
CADHAS. Ha lasciato Campden all’età di 18 anni e ha
lavorato all’estero. Nel 2001, dopo il divorzio, è rientrata in
paese. Anche la Sig.ra E. è quindi una U-turn Campdonian,
che ha deciso di entrare a far parte della CADHAS per
svolgere delle ricerche sulla storia della sua famiglia. Si è
appassionata alla storia della città dopo aver scoperto
l’esistenza di un antenato da parte di padre che viveva a
Campden già a metà del XVI secolo. E’ rimasta sorpresa nel
constatare la scarsa partecipazione dei Campdonian alle
attività della CADHAS, e ritiene che la comunità locale
dovrebbe essere maggiormente coinvolta nel lavoro della
società. La madre della Sig.ra E., di 96 anni, vive in paese ed
è molto interessata alla registrazione d’archivio degli
avvenimenti locali: si tratta di uno dei pochi anziani
Campdonian che partecipano attivamente alle attività della
società. Nel 2009 ha preso parte come relatrice ad una
riunione informale della CADHAS, raccontando ai presenti
la vita dei tempi andati. Ha inoltre scritto un saggio per la
newsletter della società. Dopo essere rientrata nella sua
città natale, la Sig.ra E. ha potuto incontrare nuovamente i
vecchi amici coetanei e riallacciare la propria rete di
contatti, grazie alle relazioni sociali della madre e all’attività
presso la CADHAS.
Nel gennaio 2010 nel municipio di Chipping Campden si è
svolta la mostra fotografica (durata due giorni) dedicata alla
“Campden di ieri e di oggi” (“Old and New Campden”),
organizzata dalla CADHAS. Le fotografie sono state scattate
tra il 1896 e il 1938 da un fotografo vissuto all’epoca nella
cittadina.
Le
foto
costituiscono
un’importante
testimonianza della storia della città e sono state
presentate parallelamente alle immagini della Chipping
Campden di oggi. Si è inoltre provveduto all’allestimento
delle sezioni per gli slide show, all’installazione di computer
con fotografie e ad un accompagnamento musicale.
All’inaugurazione della mostra, il presidente, la Sig.ra E., ha
presentato uno slide-show informale durante il quale sono
state mostrate fotografie non identificate di proprietà della
CADHAS, che ritraggono persone e paesaggi locali a partire
dall’inizio del XX secolo. 15 Campdonian di età superiore ai
70 anni, fra i quali anche la madre della Sig.ra E., si sono
recati nel luogo dell’incontro. Hanno rivelato i nomi delle
persone e il periodo in cui sono state scattate le fotografie
di paesaggi e festival, dimostrando così l’intenzione a far sì
che nella storia locale rimanga una traccia tangibile dei
Campdonian, che stanno diventando una minoranza in
paese. La maggior parte di loro non appartiene alla
CADHAS.
La Sig.ra E. ha poi chiesto ad alcuni Campdonian suoi
coetanei di effettuare ricerche storiche sul territorio, cosa
che ha suscitato l’interesse dei locali nei confronti delle
attività della CADHAS e ha permesso alla società di
instaurare un legame concreto con la comunità locale. La
CADHAS riceve inoltre molte richieste da persone che
risiedono fuori città e sono alla ricerca delle proprie origini
familiari. Con la trasformazione delle sale d’archivio in una
specie di “sportello” preposto all’evasione di queste
richieste, la rete di contatti della società si è ampliata oltre i
confini di Chipping Campden. I volontari hanno apprezzato
moltissimo l’attività di ricerca, che li ha portati a scoprire
legami inaspettati con luoghi lontani mentre cercavano di
riconoscere i parenti in vecchie fotografie.
La mostra fotografica è stata visitata complessivamente da
450 persone. Molti dei visitatori, che non fanno parte della
società storica, hanno guardato con nostalgia le vecchie
foto. Inoltre, durante la mostra nuovi arrivati e residenti
“storici” si sono ritrovati a commentare assieme le
immagini e le slide (foto 4-1, 4-2), cosa che non era mai
accaduta in passato per un’attività della CADHAS. Dato il
grande successo riscosso dall’evento, la società ha in
progetto l’allestimento di un evento simile per il futuro.
Tuttavia, la Sig.ra E. ha spiegato che inizialmente il comitato
esecutivo della CADHAS non approvava l’attività di ricerca
nelle sale dell’archivio. La società è un’organizzazione
elitaria composta in gran parte da nuovi residenti
intellettuali orgogliosi delle proprie ricerche e conferenze e
pertanto poco inclini ad accettare di buon grado il lavoro
svolto dai volontari Campdonian, che non sono degli storici.
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L’immagine della “Vecchia Inghilterra” ha attirato in una
piccola cittadina di campagna un flusso di nuovi arrivati,
nella forma di turisti ed immigrati. Questo fenomeno ha
implicato conseguenze sociali, culturali, politiche ed
economiche. I turisti contribuiscono indirettamente alla
vitalità del paese, visitando il territorio e usufruendo
dell’immagine della “Vecchia Inghilterra”. Vi sono residenti
locali che guidano ed accolgono i turisti attraverso il centro
di informazione turistica, organizzando tour guidati in città
e fornendo strutture per i visitatori.
Il turismo può in alcuni casi far sì che le persone decidano di
trasferirsi nei luoghi che hanno visitato. In effetti, gli
immigrati si sono dimostrati particolarmente influenti
quando si è trattato di trasformare un mondo immaginario
in realtà. I nuovi arrivati contribuiscono alla conservazione
degli edifici storici e dei cottage trasferendosi a vivere in
queste residenze, elementi caratteristici di un paesaggio
urbano che viene controllato dagli immigrati stessi tramite
una società di conservazione e la giunta comunale. I nuovi
residenti svolgono anche attività di volontariato nel centro
di informazione turistica e nei tour guidati come warden
(letteralmente guardiani, custodi) locali.
Foto 4-1: Mostra fotografica (2010): punti di contatto tra
Campdonian e immigrati © Y. Shioji.
I Campdonian hanno accettato l’arrivo degli immigrati in
paese, cosa che implica costanti cambiamenti all’interno
della comunità locale. Il gap che divide immigrati e
Campdonian in termini di classe sociale, potere economico,
stile di vita e valori non può essere colmato: questa
circostanza delinea uno scenario di potenziale conflittualità
all’interno della comunità. I Campdonian hanno per lo più
ignorato le società e le fondazioni istituite e presiedute dai
nuovi arrivati. Tuttavia, intorno all’anno 2000, la
generazione che aveva vissuto al di fuori del paese o
all’estero, è tornata a Chipping Campden per trascorrervi gli
anni della pensione. Queste persone comprendono il punto
di vista degli immigrati, con i quali hanno cominciato a
comunicare, partecipando alle società dei nuovi residenti e
prendendo parte alle attività delle società stesse per
conservare il paesaggio idealizzato della “Vecchia
Inghilterra”. Tuttavia, il loro scopo principale è quello di
consentire ai Campdonian di lasciare una traccia nella storia
locale, dato che i “nativi” stanno ormai divenendo una
minoranza in città.
Foto 4-2: Mostra fotografica (2010): punti di contatto tra
Campdonian e immigrati © Y. Shioji.
Il lavoro di ricerca della società ha quindi attirato
l’attenzione della comunità dei nativi a partire dal 2000: è
in questo periodo che molti individui nati a Campden, dopo
aver vissuto e lavorato in altre località, sono rientrati nella
città natale per trascorrervi gli anni della pensione. Queste
persone hanno una mentalità più aperta, e la loro
percezione del paesaggio è simile a quella degli immigrati,
con i quali presentano quindi dei punti di contatto.
Successivamente all’ingresso nella società dei pensionati
locali di età superiore ai 60 anni, anche la generazione dei
loro genitori ne ha seguito l’esempio, mettendo a
disposizione della CADHAS la propria conoscenza del
passato. Oggi, questi Campdonian hanno la volontà di
conservare e tramandare il passato locale entrando a far
parte della società storica istituita dagli immigrati.
Contrariamente a quanto viene evidenziato nella maggior
parte delle ricerche antropologiche sul turismo, in questo
caso di studio le persone della comunità ospitante non
sempre sono le più deboli. Vi sono immigrati che hanno
punti di vista simili a quelli dei turisti: è questa la mentalità
che sta guidando la strategia di conservazione del
paesaggio della “Vecchia Inghilterra” nella cittadina. A
confronto con gli immigrati visti come outsider, i
Campdonian non sono sempre i più deboli, ma possono
avere la stessa influenza dei nuovi arrivati partecipando alle
loro attività. Non stanno prendendo parte ai progetti più
importanti per conservare l’immaginario della “Vecchia
Conclusione
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Inghilterra”, ma cercano, senza suscitare clamore, di
rafforzare le fondamenta della “Vecchia Inghilterra” dei
loro antenati.
Fees C., 1996, “Tourism and the Politics of Authenticity in a
North Cotswold Town.” In T. Selwyn (ed.), The Tourist
Image: Myths and Myth Making in Tourism, Chichester:
John Wiley and Sons, pp. 121-146.
NOTE
Hall D., Richards G. (eds.), 2003, Tourism and Sustainable
Community Development, London: Routledge.
1 Il lavoro sul campo a Chipping Campden, una cittadina dei
Cotswolds, è stato effettuato in diverse fasi dal 1996 al
2010. Il lavoro partecipativo di lungo termine sul campo si è
svolto in due periodi: il primo, di 18 mesi, dall’aprile 1996
all’ottobre 1997, e il secondo, di 12 mesi, dall’aprile 2009 al
marzo 2010. In entrambi i periodi ho vissuto in città per
capire in che modo i residenti cercano di bilanciare la
conservazione del patrimonio con lo sviluppo del turismo, e
secondo quali modalità le associazioni della cittadina
lavorano e si relazionano con la comunità. Tra le due
ricerche di lungo periodo (ossia nell’intervallo di tempo
compreso tra il 1997e il 2009), ho inoltre svolto studi sul
campo di breve termine nella stessa località, quasi ogni
anno. Vorrei ringraziare tutte le persone di Chipping
Campden che hanno supportato la mia ricerca durante
questi 15 anni di lavoro.
McDonald M., 1987, “Tourism: Chasing Culture and
Tradition in Brittany.” In M. Bouquet and M. Winter (eds.),
Who from Their Labours Rest?: Conflict and Practice in
Rural Tourism, Alershot: Avebury, pp.120-134.
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R. Samuel (ed.), Patriotism: The Making and Unmaking of
British National Identity, Vol. III., National Fictions, London:
Routledge, pp.172-173.
2 Alcuni lavori recenti relativizzano questo punto di vista
discutendo la possibilità di un turismo comunitario o dello
sviluppo della comunità unitamente alle attività turistiche,
scenari che richiedono l’attivazione di una partnership con
la comunità locale (Hall e Richards (a cura di) 2003; Singh,
Timothy e Dowling (a cura di) 2003; Moscardo (a cura di)
2008; World Tourism Organization 2009).
Shioji Y., 1997, Myths of the English countryside: An
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Brochures, Language and Culture 8: 183-200.
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Countryside Commission, 1992, Enjoying the countryside:
Policies for People.
PER CITARE QUESTO ARTICOLO
n°2 – 2014 Varia
10
Via@ - rivista internazionale interdisciplinare de turismo
Riferimento elettronico:
Yuko Shioji, Chi conserva l’immagine della “Vecchia
Inghilterra”? – Turismo e fenomeni migratori nella
campagna inglese, Via@, Varia, n°2, 2014, postato il 23
gennaio 2015.
URL : http://www.viatourismreview.net/Article33_IT.php
AUTORE
Yuko Shioji
Professor (Cultural anthropology), Hannan University,
Faculty of International Tourism, Department of
International Tourism
[email protected]
TRADUZIONE
Fiorella Dallari
Università di Bologna
n°2 – 2014 Varia
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