un nuovo stato dell`arte nel trattamento dei tessili
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un nuovo stato dell`arte nel trattamento dei tessili
CASE STUDY Biocontaminazione: un nuovo stato dell’arte nel trattamento dei tessili per ambienti controllati In tutti quegli ambienti in cui è necessario uno stretto controllo della contaminazione ambientale può non essere sufficiente assicurare la qualità igienica degli indumenti. È dimostrato, infatti, che l’abito può divenire esso stesso una fonte di contaminazione. Ecco perché vi è la necessità di avere tessili con proprietà antimicrobiche ad ampio spettro e a rapida azione in grado di impedire la proliferazione microbica, consentendo di prolungare la qualità igienica degli indumenti, con conseguente riduzione della diffusione della biocontaminazione Parole chiave: Biocontaminazione • Tessili antimicrobici • Efficacia antimicrobica • Proliferazione microbica • Confort biologico • Test clinici F. Elia Alsco Italia S.r.l. Introduzione Assicurare la qualità igienica degli indumenti, in accordo alle più rigorose norme in materia di controllo della biocontaminazione in lavanderia industriale, può non essere sufficiente nei settori più esigenti dove è necessario uno stretto controllo della contaminazione ambientale (settore sanitario, farmaceutico e alimentare) o una protezione aggiuntiva dell’indossatore da agenti potenzialmente infettivi (settore del pronto intervento e dei servizi ambientali). L’abito, infatti, può essere un prezioso strumento di protezione dell’ambiente e dell’indossatore ma, in particolari condizioni, può divenire esso stesso una fonte di contaminazione: se dei microrganismi provenienti dalla flora cutanea dell’indossatore o dal contatto con materiale contaminato, migrano sul tessile, si può avere una forte proliferazione con il raggiungimento di elevate concentrazioni microbiche (fino a 10.000.000 di unità microbiche su cm2 in condizioni particolarmente favorevoli). In queste condizioni il tessile diventa un’importante causa di biocontaminazione, in quanto può diffondere i microrganismi per contatto diretto o tramite liberazione nell’ambiente di particelle tessili che veicolano microrganismi, contribuendo, pertanto, alla diffusione delle infezioni o alla alterazione della qualità del prodotto finale. Alla luce di quanto detto, poter disporre di tessili con proprietà antimicrobiche ad ampio spettro e a rapida azione in grado di impedire la proliferazione microbica, consente di prolungare la qualità igienica degli indumenti, con conseguente riduzione della diffusione della biocontaminazione. Nell’ultimo decennio l’importanza dei tessili antimicrobici è cresciuta costantemente ed ormai li ritroviamo in numerose applicazioni. 18 L’emissione della Direttiva 98/8/CE ha contribuito alla regolamentazione dell’immissione sul mercato dei biocidi e al conseguente incremento dell’utilizzo di questi tessili. Allo stato attuale esistono principalmente due modalità di ottenimento dei tessili antimicrobici: - finissaggio chimico di fibre e tessuti (naturali, artificiali e sintetici) con principi ad attività antimicrobica, tramite passaggio dei tessili in soluzioni contenenti il principio attivo e successiva asciugatura; - filatura di fibre artificiali e sintetiche con inclusione di principi ad attività antimicrobica nel polimero ancora fuso e successiva estrusione delle fibre funzionalizzate. Attuali limiti dei tessili antimicrobici Il principale limite dei tessuti antimicrobici ottenuti tramite finissaggio chimico, è rappresentato dalla diminuzione nel tempo della loro efficacia antimicrobica. In particolare, per effetto dell’azione meccanica, chimica e termica dovuta al susseguirsi dei trattamenti di manutenzione (lavaggio, decontaminazione, asciugatura, sterilizzazione, ecc…), i tessuti antimicrobici divengono sempre meno efficaci nel contrastare la presenza e lo sviluppo di batteri e funghi. Nel caso di tessuti antimicrobici ottenuti in fase di filatura delle fibre, il fenomeno della perdita progressiva dell’efficacia antimicrobica è meno accentuato perché il principio attivo è incluso all’interno della fibra ed è virtualmente disponibile finché la fibra non viene totalmente degradata. Per contro, non sempre è possibile la diffusione della giusta Ascca News • Ottobre/Dicembre n°4 • 2009 quantità di principio attivo in grado di contrastare la popolazione microbica presente (Concentrazione Minima Inibente). Questo si traduce mediamente in una scarsa o limitata efficacia antimicrobica o nella necessità di avere quantità molto elevate di fibra bioattiva, con un forte aumento del costo. Un ulteriore svantaggio, comune ad entrambe le tecnologie, è quello di non poter modulare le proprietà antimicrobiche del tessuto in funzione delle reali esigenze di utilizzo. Con i procedimenti di preparazione attualmente noti, infatti, le proprietà di un tessuto antimicrobico sono determinate dalle specifiche condizioni di processo utilizzate in fase di produzione del filato oppure in fase di trattamento di finissaggio dei tessuti finali (natura dell’agente antimicrobico, concentrazione sulla fibra, tipologia di fibra, ecc.). All’utilizzatore finale non è pertanto consentito né di variare le proprietà antimicrobiche del tessuto in funzione delle sue necessità né di ripristinarle una volta degradatesi. Nuovi sviluppi della ricerca: nasce l’efficacia costante nel tempo Con l’obiettivo di sopperire ai suddetti svantaggi, lo staff di Ricerca e Sviluppo Tessile di ALSCO ha definito un nuovo stato dell’arte ed ha sviluppato e brevettato un innovativo processo di conferimento e ripristino delle proprietà antimicrobiche di un tessuto, mediante uno speciale procedimento di lavaggio industriale. Il risultato finale è un tessile “nobilitato” che possiede pro- prietà antimicrobiche ad ampio spettro, elevata efficacia nel contrastare la proliferazione microbica e durata nel tempo, in quanto rigenerabile ad ogni lavaggio. Un ulteriore vantaggio di questa innovativa tecnologia è la possibilità di modulare in modo semplice l’efficacia antimicrobica dei tessuti trattati, agendo su specifici parametri di processo. La tecnologia è applicabile con successo a tutti i processi effettuati da ALSCO nei propri impianti produttivi: lavaggio tradizionale, Microlis® e Sterilis®, anche dopo decontaminazione particellare e sterilizzazione a vapore o tramite irraggiamento con raggi beta (β) o gamma (γ). La nuova tecnologia consente di ottenere capi con una qualità igienica elevata e prolungata nel tempo. I capi trattati Sanit, infatti, non solo assicurano una ridotta contaminazione microbica in fase di consegna all’utilizzatore, in accordo alla norma UNI EN 14065, ma contribuiscono al mantenimento dell’igiene anche durante l’utilizzo. Infatti, tra un lavaggio ed il successivo, Sanit contribuisce efficacemente a ridurre la biocontaminazione e la veicolazione dei microrganismi, contribuendo a proteggere l’utilizzatore ed il prodotto da agenti potenzialmente infettivi. I tessuti antimicrobici ottenuti con tecnologia Sanit, inoltre, migliorano il comfort biologico limitando gli effetti indesiderati dovuti ad una eccessiva proliferazione microbica (cattivi odori, pigmentazione, decolorazione e degradazione precoce del tessile). LA TECNOLOGIA PROCESSO DI FINISSAGGIO 3 3 Ascca News • Ottobre/Dicembre n°4 • 2009 Tessile“nobilitato” con proprietà antimicrobiche SANIT by ALSCO ➥ ➥ 4 Indosso in sicurezza igienica secondo la norma UNI EN 14065, con mantenimento igienico durante l’uso Rigenerazione modulabile Lavaggio con ripristino o conferimento delle proprietà antimicrobiche 1 Tessile di base con o senza proprietà antimicrobiche ➥ ➥ Tessile di base privo di proprietà antimicrobiche ➥ ➥ 2 Lavaggio tradizionale, Microlis®, Sterilis® 2 ➥ ➥ ➥ Indosso in sicurezza igienica secondo la norma UNI EN 14065, con decadimento igienico durante l’uso 1 ® ➥ PROCESSO TRADIZIONALE by 19 Le composizioni antimicrobiche utilizzate presentano caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche compatibili con le normative internazionali. Inoltre, ne è stata accertata l’elevata tolleranza cutanea alle dosi di utilizzo, certificata tramite test su cheratinociti umani sensibilizzati (HaCaT) in accordo alla norma UNI EN ISO 10993-5. Studi clinici Riportiamo di seguito brevemente quelli che sono i risultati degli studi clinici condotti in campo in tre realtà operative particolarmente sensibili al controllo della biocontaminazione: settore ospedaliero, settore farmaceutico e settore alimentare. Settore Ospedaliero Obiettivo Lo studio è stato condotto in collaborazione con l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi. L’obiettivo dello studio è quello di definire lo spettro di attività dei tessuti trattati con questa nuova tecnologia nei confronti di diversi ceppi batterici ospedalieri multiresistenti al fine di valutarne l’incidenza sul contenimento della trasmissione delle infezioni nosocomiali. Il progetto parte dal pressante bisogno di contenere le infezioni ospedaliere. Basti pensare che, negli Stati Uniti un paziente ospedaliero su dieci sviluppa una infezione nosocomiale, ovvero 2 milioni di pazienti all’anno. Il costo annuale stimato varia tra 4.5 a 11 miliardi di dollari (Gikas A et al., 1999. J Hosp Infect; 41:11-18). In Lombardia, secondo una recente ricerca, effettuata in 88 ospedali pubblici su 18.667 pazienti, il tasso di infezioni ospedaliere è del 4,9% (Lizioli A et al., 2003. Hosp Infect; 54(2): 141-8). In Italia si effettuano annualmente quasi 13.000.000 di ricoveri ospedalieri (Relazione sullo stato sanitario del Paese 2005-2006, Ministero della salute, 2008). Stimando 500.000-700.000 infezioni nosocomiali all’anno, si può calcolare che le infezioni ospedaliere generino, oltre agli ovvi costi sociali, un extra costo annuale di più di 1 miliardo di Euro. Anche per questa ragione il “Piano Sanitario Nazionale Italiano (1998 – 2000)” ha introdotto l’obiettivo di una riduzione delle infezioni nosocomiali del 25%. I tessuti utilizzati in ambito ospedaliero sono, purtroppo, un ottimo veicolo per la proliferazione e diffusione batterica. Snyder e i suoi collaboratori, tra gli altri, hanno osservato un tasso di microrganismi multi-resistenti sui camici di operatori sanitari pari al 17.5% (Infect Control Hosp Epidemiol, 2008: 583-9) Zachary et al. (Infect Control Hosp Epidemiol 2001:560-4) e hanno rilevato, in un grande ospedale accademico, la contaminazione di camici medici con enterococchi resistenti alla vancomicina nel 37% dei casi. I batteri contaminano anche i tessuti usati nelle sale operatorie, aumentando il rischio di infezioni post-chirurgiche. Knobben e altri (J Hosp Infect, 2006;62(2): 174-80) hanno osservato un tasso di conta- 20 minazione dei camici e teli utilizzati in sala operatoria oscillante tra l’8.6% ed il 34.3%, in chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio, considerate tra le più pulite! Bible e coll. confermano un tasso di contaminazione in chirurgia spinale del 6% - 48%. (Clin Ortop Relat Res. 2008, 1:112-116). L’obiettivo è di rispondere al bisogno di contenimento delle infezioni ospedaliere attraverso l’introduzione nel mercato di tessuti antimicrobici per uso ospedaliero di provata efficacia, ad ampio spettro di azione, a costi accessibili e di durata illimitata. Studio Lo studio ha previsto una prima fase in vitro ed una successiva di test pre-clinico. Nelle prove in vitro è stata dimostrata l’efficacia nei confronti dei ceppi multiresistenti responsabili delle principali infezioni post-operatorie (Staphylococcus aureus meticillino resistente, Staphylococcus epidermidis meticillino resistente e Pseudomonas aeruginosa). L’efficacia sui batteri Gram positivi (S. aureus e S. epidermidis) si è ottenuta alla concentrazione minima di utilizzo, mentre l’efficacia sui batteri Gram negativi (P. aeruginosa) ad una concentrazione incrementata. La prova ha pertanto dimostrato l’ampio spettro di azione e la modulabilità del processo Sanit. Fig. 1 Effetto biocida in piastra Il test pre-clinico ha previsto una rilevazione di microrganismi sul tessile dopo indosso prolungato (8-10 giorni) di camici da corsia trattati solo nella parte destra. I risultati del test hanno dimostrato che il tessuto trattato si è dimostrato efficace nel ridurre la contaminazione batterica di camici ospedalieri nell’uso quotidiano, riducendo la carica batterica rilevata di un fattore compreso tra 100 e 1000 volte rispetto al lato non trattato, anche nelle zone più contaminate (es. nella tasca sinistra non trattata sono state rilevate circa 5000 UFC/5 cm2, mentre nella tasca di destra trattata con Sanit non vi era presenza rilevabile di microrganismi, ovvero 0 UFC/5 cm2). La prova, pertanto, ha dimostrato la rapidità di azione biocida (effetto in meno di 5’) dei tessili trattati con l’innovativo processo Sanit. Ascca News • Ottobre/Dicembre n°4 • 2009 cide nei confronti di tutti i microrganismi testati, ad entrambe le concentrazioni. Fig. 2 Curve di microbicidia La sperimentazione è attualmente nella fase clinica vera e propria, coinvolgendo un numero più elevato di personale medico e infermieristico, sia in corsia che in sala operatoria, in modo da ottenere dati statisticamente più solidi e pubblicabili su riviste specialistiche del settore. Settore Alimentare Obiettivo Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari. L’obiettivo dello studio è quello di valutare l’azione battericida “in vitro” nei confronti delle specie microbiche più problematiche nel settore alimentare, utilizzando “ceppi selvaggi” selezionati dal CNR-ISPA. Si è pertanto valutata l’azione biocida attraverso test di diffusione in agar nei confronti di Staphylococcus aureus (CNR ISPA AS), Salmonella spp., Listeria monocytogenes (ATCC 9525) ed Escherichia coli (ATCC 8739). I ceppi batterici, prima del loro utilizzo, sono stati incubati in apposito terreno di coltura (BHI) per 24 ore a 37°C. Dopo l’incubazione le culture presentavano concentrazioni pari a 107 UFC/ml. Si è utilizzato il metodo in piastra mettendo a contatto un frammento di tessuto (4 cm x 4 cm) su BHI agar inoculato con il microrganismo da testare. Sono stati testati due livelli di concentrazione batterica, pari a 100 e 1.000 UFC/ml. Evidenze sperimentali Dall’esame delle piastre è emerso un buon sviluppo dei ceppi testati solo nelle zone più distanti dal tessuto, mentre i microrganismi non hanno mostrato crescita né sul tessuto né in prossimità di questo, stando ad indicare che il tessuto è in grado di creare un vero e proprio alone d’inibizione. Se ne deduce che il tessuto possiede capacità bio- Ascca News • Ottobre/Dicembre n°4 • 2009 Settore farmaceutico Obiettivo Lo studio è stato condotto in collaborazione con un importante cliente farmaceutico a cui Alsco fornisce abiti da clean room, decontaminati e sterilizzati. L’obiettivo dello studio è quello di valutare l’andamento della ricontaminazione di indumenti sterilizzati durante l’uso nelle clean room. Sui capi utilizzati nelle clean room di una propria divisione, quotidianamente a fine turno è stato monitorato lo stato igienico dei capi indossati, tramite conta microbiologica con piastre a contatto. Evidenze sperimentali Il confronto tra i dati “storici” del cliente, relativi al livello medio di contaminazione microbica superficiale sul tessile non trattato, e le rilevazioni sul tessuto trattato con tecnologia Sanit, hanno evidenziato una riduzione media del 30% del numero di microrganismi in caso di utilizzo della concentrazione minima, e fino all’80% del numero di microrganismi in caso di utilizzo della concentrazione massima. L’evidenza principale è pertanto il rallentamento del livello di ricontaminazione dei capi inizialmente sterili. Conclusioni Il superamento effettivo dei limiti tipici dei tessili antimicrobici, in termini soprattutto di durata e di efficacia, consente di ottenere tessili antimicrobici ideali in quanto efficaci, ad ampio spettro d’azione, rigenerabili, modulabili e non tossici. L’innovativa tecnologia Sanit, sviluppata e brevettata da Alsco, pertanto, consente di realizzare un nuovo stato dell’arte nell’igiene prolungata degli indumenti, con conseguenti effetti positivi sulla qualità degli ambienti a contaminazione controllata e quindi dei prodotti. Summary In all those environments where a strict control of the environmental contamination is needed, ensuring the hygienic quality of garments may not be enough. It has been proved, in fact, that the clothing can itself become a source of contamination. This is the reason why there is a request of textiles with a broad-spectrum and fast action antimicrobial properties in order to prevent a microbial growth, allowing the prolongation of the hygienic quality of the clothes with a reduction of the biocontamination spread Per ulteriori informazioni segnalare sull’apposito tagliando il n. 3 21