east21_Chernivtsi-_sulle_tracce_di_Von_Rezzori
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L’ingresso, nel 1919, della Bucovina nel Regno di Romania, rievocato in Sulle mie tracce di Gregor Von Rezzori, porta con sé il dissolversi del mito asburgico e segna l’inizio di una nuova era per la terza città del- Chernivtsi: sulle tracce di Von Rezzori REPORTAGE 2 testo e foto di Massimiliano Di Pasquale l’Impero dopo Vienna e Praga. Alla fine della Seconda guerra mondiale la città verrà inglobata nell’Ucraina sovietica. Che cosa rimane oggi della magica atmosfera di un tempo? REPORTAGE 2 Dopo quello che ho detto fin qui, non le sarà troppo difficile farsi un’immagine della città di Cernopol. Come tutti gli esseri viventi, anche le città sono fatte di materia e di spirito e devono il loro carattere alla particolare interazione di questi; è pura questione di artificio se per rendere l’atmosfera di una città o l’essenza dei suoi abitanti si preferisce rappresentarne la materia descrivendo lo spirito, o viceversa.” Lo si può leggere alla stregua di un manifesto di poetica, l’incipit del terzo capitolo di Un ermellino a Cernopol di Gregor von Rezzori. L’autore, dopo aver introdotto nelle pagine precedenti alcuni dei protagonisti di “ _A rendere caratteristico lo skyline di Chernivtsi le tante cupole di varie forme e colori delle chiese. Sotto, quella di San Nicola, che per la particolare forma delle torrette è nota anche come “chiesa ubriaca” questo nostalgico romanzo dai tratti fiabeschi, si accinge a descrivere la città di Cernopol, capitale dell’immaginaria provincia di Teskovina. “Dolente e vana iperbole delle contraddizioni mitteleuropee” come ha sottolineato Claudio Magris, Cernopol è il luogo mitico dell’infanzia attorno al quale ruoterà, con sfumature e intensità diverse, tutta la produzione narrativa di von Rezzori da Memorie di un antisemita, il libro forse più celebre dello scrittore austriaco, all’autobiografico Sulle mie tracce. “Non era mia intenzione scrivere delle guide turistiche della Czernowitz-CernautiChernovtsi reale, bensì fornire descrizioni di un luogo mitico… il ricordo della mia infanzia mi era servito, diciamo così, da scheletro per modellarvi lo scenario fiabesco di una storia mitica. È infatti il romanzo di un’infanzia, e nell’infanzia ogni cosa è mitica” scriverà l’autore nel 1989 in Tracce nella CHERNIVTSI: SULLE TRACCE DI VON REZZORI Neve parlando dell’opera data alle stampe quarant’anni prima. Seppure attraverso il diaframma della finzione letteraria – “sono uno scrittore e in quanto tale non solo ho il diritto, ma direi quasi il dovere, di sublimare la realtà fino alla soglia dell’incredibile” – la Cernopol “poliglotta e variopinta” del maggiore Tildy e della ragazza di strada Mititika Pjowarciuk, che fa da sfondo all’Ermellino, è già l’alterego della camaleontica Chernivtsi di cui von Rezzori diverrà negli anni a venire il più illustre cantore. parte del tempo in giardino”. L’ingresso nel 1919 della Bucovina nel Regno di Romania – rievocato in Sulle mie tracce – porta con sé il dissolversi del mito asburgico e segna l’inizio di una nuova era per la terza città per estensione del Regio Impero dopo Vienna e Praga. Alla fine della Seconda guerra mondiale, a riprova del destino mutevole della Bucovina - a detta dello storico A.J.P. Taylor “un frammento territoriale senza senso per il quale non ci poteva essere alcuna spiegazione razionale” – la rumena Cernauti verrà inglobata nell’Ucraina sovietica e prenderà il nome di Suggestioni cromatiche balcaniche Chernovtsi. L’istantanea di von Rezzori, efficace nel tra“Che le insegne nero e oro degli edifici smetterci il senso di smarrimento provato doganali venissero adesso riverniciate in giallo, rosso e blu non ci interessava; né che dallo scrittore e dalla sua famiglia destinati a Czernowitz si chiamasse ora Cernauti. La una vita da reclusi, privati del loro mondo nostra conoscenza della città si limitava agli asburgico, ci restituisce un’immagine preziosporadici attraversamenti di essa quando, in sa dal punto di vista estetico della Chernivtsi calesse, ci recavamo nella casa di campagna; anni ’20. altrimenti eravamo confinati per la maggior Ancora oggi i colori accesi di gusto “balcani- REPORTAGE 2 co” continuano a rappresentare uno dei suoi tratti cromatici distintivi. Percorrendo le vie della città, in una calda mattina di luglio, non posso fare a meno di cogliere fra muri scrostati cobalto e architetture imperiali fatiscenti, tracce di “quell’elemento estraneo e misterioso” che “accendeva la fantasia” dello scrittore austriaco. Per la verità ciò che scorre davanti ai miei occhi mi riporta anche alle immagini di fine ‘800 evocate dal poeta ebreo Karl Emil Franzos nei Racconti della Galizia e della Bucovina. “Villaggio di huculi dalle costruzioni pseudobizantine, pseudogotiche e pseudomaure”, “idillio da Foresta Nera”, “piccola Vienna”. Tre acquerelli distinti, ma ancora in grado di _Nell’altra pagina il Teatro dell’Opera, qui sotto l’Hotel Kyiv, eredità tangibile e un po’ fatiscente dell’epoca sovietica dove alloggiare in una camera singola con servizi costa oggi l’equivalente di 20 dollari rendere l’atmosfera affatto particolare di questo luogo. Manca solo, non potrebbe essere altrimenti, quel gusto un po’ decadente, nell’accezione di decrepito e scalcinato, che l’epoca sovietica ha lasciato – qui in misura minore che in altre città ucraine – dietro di sé. Quel non so che di grigio e trasandato che si può cogliere nell’insegna di un vecchio gastronom o in un blocco di palazzi di periferia. Eredità tangibile di quegli anni è l’hotel Kyiv. Ma per capirlo occorre varcarne la soglia, presentandosi alla reception muniti di passaporto, alla ricerca di una stanza. Dall’esterno l’edificio color pastello, fregiato e decorato, è infatti perfettamente in linea con lo stile architettonico fin de siècle che caratterizza Prospekt Holorna, uno dei boulevard principali della città. Dentro, è tutt’altra storia. La signora che mi accoglie – tailleur grigio topo, acconciatura cotonata rosso fiamma – sembra uscita da un CHERNIVTSI: SULLE TRACCE DI VON REZZORI album di foto d’epoca brezhneviana o dalle pagine del von Rezzori di Tracce nella neve (“La femminilità si esprimeva in un’ostentazione piccolo borghese di virtù materne, ma anche in una fatale propensione per tinture di capelli color rosso fuoco”). Non parla inglese e usa di preferenza il russo anziché l’ucraino. Mi assicura che c’è acqua calda a tutte le ore e che una singola con i servizi in camera costa l’equivalente di 20 dollari. Mentre una dezhurnaja, dall’aspetto ancora più dimesso, mi accompagna a visionare la stanza, la mia attenzione viene catturata dai lunghi corridoi in marmo grigio e dalla moquette polverosa di una camera spartana, ma dignitosa, con un ampio letto a una piazza e mezzo. Finisco così per rinunciare ai comfort di una sistemazione più moderna e capitolo dinanzi alle suggestioni del décor sovietico con tutto il suo contorno di rituali d’antan, dal minuzioso controllo del passaporto, alla rigida sorveglianza delle dezhurnyje che monitorano ogni movimento degli ospiti occidentali. Malinki Paris? “Chernivtsi è una città piena di storia e di cultura” mi racconta Roman, un anziano signore incontrato alla fermata del tram di fronte al Museo dell’Architettura Folk. Il tempo di chiedergli se il numero 4 sia diretto in centro e l’uomo inizia a decantare meraviglie e splendori della “Malinki Paris”. Chiunque si sia avventurato da queste parti sa con quale fierezza gli abitanti di Chernivtsi parlino della loro città paragonandola a Parigi. Quasi a voler enfatizzare due concetti: da un lato una straordinaria bellezza urbana, frutto di sedimentazioni storiche, culturali e architettoniche eterogenee (polacche, turche, austriache, rumene e russe), dall’altro il legame imprescindibile con l’Europa. Non è un caso che l’aggettivo europeo ricorra più volte nelle parole dell’affabile Roman. REPORTAGE 2 “La vivacità, la chiara intelligenza e l’acutezza di sguardo” della Czernowitz del von Rezzori bambino, smarrite nella Chernovtsi sovietica, sono tornate ad animare gli abitanti della Chernivtsi ucraina. Assieme alla ferma volontà di recuperare le radici europee, all’interno di quell’antica tradizione di tolleranza asburgica che ancora oggi assicura la serena convivenza in città di ben 65 diverse nazionalità. L’impressione, conversando con la gente, è che sia anche tornato – per dirla alla von Rezzori – “quello spirito irrequieto, cinico, sfrontato e insieme scettico e malinconico” che “aveva reso i figli di questa città inconfondibili e famosi nel mondo”. Qualche ora prima, la custode del Museo, _Il mercato di Kalynivsky è oggi il luogo più vivo e pulsante della città. Ogni giorno, con la sua suggestiva atmosfera da fiera euro-asiatica, attira 50.000 visitatori una simpatica signora di circa sessant’anni, schiudendomi gentilmente l’uscio delle case dai tetti in paglia tipiche della Bucovina (qui riprodotte con encomiabile rigore filologico in uno spazio espositivo all’aperto che allinea anche mulini e chiese di legno) non aveva potuto esimersi dall’accompagnare il suo elogio della cultura ucraina con caustici commenti sulle mire neoimperiali provenienti dalla Russia. Dimostrazione di un orgoglio identitario che a partire dal 1991 – anno della dichiarazione di indipendenza – ha fatto della stravagante Chernivtsi una delle roccaforti dei movimenti politico-culturali che stanno gettando le basi per la costruzione di una democrazia occidentale svincolata dal giogo moscovita. Mosaici liberty e architetture psichedeliche “Chi attraversa questa città”, scriveva Franzos più di un secolo or sono, “si trova davanti agli occhi immagini tanto straordi- CHERNIVTSI: SULLE TRACCE DI VON REZZORI nariamente differenti e variopinte, da chiedersi stupito se, quella che sta attraversando, sia sempre la medesima città. Oriente e Occidente, Nord e Sud e ogni singola cultura della terra sono riuniti qui”. La Chernivtsi policroma nella quale si compenetrano “il patrimonio culturale germanico, slavo, romanzo ed ebraico” come sottolineò più tardi anche Rose Ausländer, poetessa ebrea di lingua tedesca, si svela lentamente mano a mano che il tram, lasciandosi alle spalle il Museo del Folk, procede verso il cuore della città. Palazzi imperiali, edifici in stile belle époque, mosaici liberty, campanili neogotici, cupole bizantine, merli pseudomauri… Stravaganze stilistiche che fanno assomigliare il capoluogo della Bucovina – non me ne vogliano i suoi cittadini – più a una Praga rurale, priva di orpelli glamour, che alla capitale francese. A rendere caratteristico lo skyline di Chernivtsi le tante cupole di varie forme e colori di chiese scampate miracolosamente alla furia distruttrice di Stalin. La più visitata, me ne accorgo appena sceso dal tram, è quella di San Nicola, Mikolaivskij sobor. Costruita alla fine degli anni Trenta da Ion Nanescu, proprio di fronte all’originario luogo di culto in legno che porta lo stesso nome e che risale al 1607, questa basilica dalle cupole azzurre, trapuntate di stelle dorate, attrae ogni anno molti visitatori anche in virtù della particolare forma delle sue torrette. L’illusione ottica che queste creano con le loro linee oblique è valsa alla cattedrale il curioso appellativo di “Chiesa Ubriaca”. Ma la palma di architettura più “psichedeli- _A Chernivsti si trovano tracce del patrimonio culturale germanico, slavo, romanzo ed ebraico con palazzi imperiali, edifici in stile belle époque, mosaici liberty, campanili neogotici e cupole bizantine REPORTAGE 2 ca” spetta sicuramente all’edificio oggi occupato dall’università, ultimato nel 1882 dopo diciotto anni di lavoro. Il palazzo, interamente realizzato in mattoni rossi, fondendo stilemi bizantini, gotici, romanici e anseatici in un patchwork modulare che fa venire in mente costruzioni fatte con i Lego, è tra i più suggestivi dell’intera Ucraina. Centinaia di torrette in miniatura si alternano a tetti decorati a motivi geometrici in un tripudio di forme e colori quasi disneyani. Stupisce un po’ che l’edificio, detto popolarmente “Residenza” e sorto in origine come sede del metropolita ortodosso della Bucovina, sia stato partorito dalla mente di un architetto ceco “tutto d’un pezzo”. Tale _Il palazzo dell’Università è tra i più suggestivi dell’intera Ucraina. Interamente realizzato in mattoni rossi, fonde stilemi bizantini, gotici, romanici e anseatici. Centinaia di torrette si alternano a tetti decorati CHERNIVTSI: SULLE TRACCE DI VON REZZORI Josef Hlavka, famoso a metà Ottocento per aver costruito a Vienna più di cento edifici dall’inequivocabile gusto neoclassico. Ma già da allora Czernowitz costituiva un universo a sé stante, degno di essere omaggiato con un’opera d’arte sui generis. Abiti da sposa e Barbie dolls Il luogo più vivo e pulsante di una città, che proprio in questo periodo festeggia i 600 anni dalla sua fondazione, è il mercato di Kalynivsky. Lo raggiungo in taxi qualche ora prima di salire su un lentissimo vagone ferroviario diretto a Kyiv. Grazie a questo enorme spazio espositivo “outdoor”, situato nell’immediata periferia della città, che ogni giorno attira la bellezza di 50.000 visitatori, Chernivtsi ha saputo rispondere con successo alle difficili sfide economiche della scorsa decade. All’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, a Chernivtsi sarebbe con molta probabilità toccato un destino simile a quello di tante derelitte città ucraine se i commercianti locali non avessero deciso di riconvertire questo terreno agricolo in un gigantesco mercato all’aperto dove si può comprare di tutto. La qualità delle merci oggi esposte – scarpe griffate, elettronica di consumo, abiti da sposa e autentiche bambole Barbie – testimonia un’economia in netta ripresa, ma non riesce a cancellare del tutto la suggestiva atmosfera da fiera euro-asiatica degli anni passati. Le bancarelle di mercanti cinesi e vietnamiti e gli estemporanei capannelli di persone che si formano attorno ad anziane babushke che vendono semi di girasole e spillano profumato kvas da enormi botti gialle, contribui- Gregor von Rezzori – Tracce sulla Neve. Ritratti per un'autobiografia che non scriverò mai – Guanda (2002) Gregor von Rezzori – Un ermellino a Cernopol – Guanda (2006) Gregor von Rezzori – Sulle mie tracce – Guanda (2008) Karl Emil Franzos – Racconti della Galizia e della Bucovina – Salerno Editrice (2002) 94 Grazia Neri Letture consigliate: REPORTAGE 2 scono a rinnovare quel gioioso spirito da bazar che da sempre anima la città. Se von Rezzori fosse ancora tra noi non avrebbe difficoltà a riconoscere a Kalynivsky il ruolo di ombelico di “quella cosmopoli che Czernowitz fu nel senso letterale del termine”. Ruolo un tempo riservato all’Austriaplatz. “Sotto il cielo limpido e azzurro tutto questo aveva avuto l’allegria di colori di un quadro di Pollock, la confusione febbrile di un formicaio. Là gli ebrei avevano commerciato in abiti usati, gli armeni avevano fatto incetta di balle di lino, matasse di lana e carichi di granoturco, i lipoveni avevano offerto la loro bella frutta, i ciabattini i loro servigi lì per lì”. _A fianco, una delle case dai tetti in paglia tipiche della Bucovina, riprodotta con encomiabile rigore filologico in uno spazio espositivo all’aperto del Museo dell’Architettura Folk Von Rezzori, singolare apolide Singolare figura di artista apolide, Gregor von Rezzori nasce il 13 maggio 1914 a Czernowitz, Bucovina, da una famiglia austriaca di ascendenze italiane. Suo padre, funzionario della Corona asburgica, è l’erede di una nobile casata della provincia di Ragusa, stabilitasi a Vienna a metà del 1700. Alla fine della Prima guerra mondiale, Gregor, che ha ottenuto la cittadinanza rumena dopo l’ingresso della Bucovina nel Regno di Romania, frequenta i collegi di Braflov, Fürstenfeld e Vienna. Dopo studi irregolari in Architettura e Medicina, sempre nella capitale austriaca consegue la laurea in Arte. A metà anni ’30 si trasferisce a Bucarest. Qui, dopo un breve periodo in cui è arruolato nell’esercito, si guadagna da vivere come artista. Nel 1938 approda a Berlino dove lavora come giornalista e scrittore. A quegli anni risalgono le prime frequentazioni del dorato mondo cinematografico che lo vedrà attivo nel ruolo di sceneggiatore e di attore fino al 1981. Reciterà anche al fianco di Brigitte Bardot, Jeanne Moreau, Anna Karina, Marcello Mastroianni e Charles Aznavour in pellicole di registi blasonati come Louis Malle. Nel 1958 pubblica Un ermellino a Cernopol che viene insignito del premio Fontane. La decade successiva von Rezzori vive tra Roma, Parigi e gli Stati Uniti, lavorando soprattutto come sceneggiatore cinematografico e consolidando la sua fama di dandy anche in virtù della sua attività di collezionista d’arte. Nel 1976 si riaffaccia alla ribalta letteraria con il romanzo La morte di mio fratello Abele. Trascorre gli ultimi vent’anni della sua esistenza in Toscana assieme alla moglie Beatrice Monti della Corte. In Italia stringerà amicizie importanti come quelle con Indro Montanelli e con il critico d’arte Federico Zeri. In questi anni pubblica Memorie di un antisemita (1979), Disincantato ritorno (1986), Tracce nella neve (1989), Sulle tracce di me stesso (1997). Muore nella sua residenza toscana di Santa Maddalena il 23 aprile 1998. 95