Niccolò Machiavelli (1469-1527) La mandragola commedia in 5 atti

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Niccolò Machiavelli (1469-1527) La mandragola commedia in 5 atti
Niccolò Machiavelli (1469-1527)
La mandragola
commedia in 5 atti
con musiche originali di Philippe Verdelot (1470?-1522?)
Siro
Igor Chierici
Nicia
Jurij Ferrini
Callimaco
Matteo Alì
Ligurio
Michele Schiano di Cola
Sostrata
Alessandra Frabetti
Frate Timoteo
Angelo Maria Tronca
Lucrezia
Cecilia Zingaro
Regia di Jurij Ferrini
Aiuto regia Cecilia Zingaro
Luci di Lamberto Pirrone
Costumi di Nuvia Valestri
Ensemble Diagonale
Alena Dantcheva, soprano
Morena Carlin, contralto
Stefano Gambarino e Mattia Culmone, tenori
Guglielmo Buonsanti, basso
Carlo Pavese, direttore
In collaborazione con
Progetto U.R.T
L’Associazione per il Festival Internazionale della Musica
di Milano è certificata UNI ISO 20121 e progetterà
MITO 2015 nel rispetto d
ello standard di sostenibilità in linea con quanto avvenuto p
er l’edizione 2014,
in collaborazione con EventiSostenibili.it
Si ringrazia per l’accoglienza degli artisti
Cioccolateria Artigiana Guido Gobino
Riso Scotti Snack
Acqua Eva
Si ringrazia
Paul & Shark per le divise Staff
US#BAG per gli zaini Staff
Milano
Teatro Elfo Puccini
Sala Shakespeare
Machiavelli
La mandragola
con musiche originali
di Verdelot
Jurij Ferrini regia
Sabato 12.IX.15
ore 21
16
°
Attore e regista teatrale, Jurij Ferrini frequenta la scuola di recitazione
del Teatro Stabile di Genova. Mentre lo stabile genovese in poche
stagioni fa di lui uno degli attori di riferimento per i ruoli primari fonda
un gruppo teatrale indipendente, il progetto U.R.T., con il quale dirige
ed interpreta spettacoli che suscitano l’interesse di pubblico e critica; fra
questi La mandragola di Machiavelli, Misura per misura di Shakespeare.
Lavora con registi di fama internazionale come Matthias Langhoff e con
quest’ultimo interpreta Klestakhov ne L’ispettore generale di Gogol’,
rappresentato con grande successo al Festival Cechov di Mosca. Firma
la regia di Tutto per bene di Pirandello per la Artisti Associati di Gorizia.
Negli ultimi anni ha diretto, prodotto e interpretato molti spettacoli
tra cui La locandiera di Goldoni, Riccardo III di Shakespeare e Zoo di
vetro e Rodaggio matrimoniale di Tennessee Wiliams. Incontra Natalino
Balasso con cui inizia una collaborazione che porta, nell’autunno del
2012, alla messinscena di Aspettando Godot di Beckett. Nel 2011 ha
diretto in Croazia un testo inedito di Tennessee Williams dal titolo Le
eccentricità di un usignolo. Nel 2013 dirige e recita con Paolo Bonacelli
in Mandragola, spettacolo presentato al 47° Festival di Borgio Verezzi
e produce Il bacio della vedova di Horowitz. Nel 2014 due sono gli
spettacoli che dirige e interpreta: Colpi di Timone e Cyrano de Bergerac.
Il PROGETTO U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale) diretto da Jurij Ferrini
nasce nel 1996 con l’idea di creare un gruppo teatrale indipendente,
da allora la compagnia ha prodotto e fatto circuitare i suoi spettacoli
in tutte le 20 regioni d’Italia. Ricordiamo tra i maggiori successi testi
di Shakespeare, Pinter, Beckett, Brecht, Machiavelli, Cechov, Goldoni,
Mamet, Williams, D’Annunzio, Horovitz. Importanti coproduzioni sono
state fatte con il Teatro Stabile di Genova e il Teatro Stabile di Torino.
Progetto U.R.T. è un organismo di produzione teatrale sostenuto dal
MIBACT – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (tutti
gli anni dal 1998 al 2014) e dalla Regione Piemonte – Assessorato alla
Cultura (tutti gli anni dal 1999 al 2014).
L’Ensemble Diagonale è stato fondato nel 2015 dal suo direttore, Carlo
Pavese, con l’intenzione di creare uno strumento flessibile, in grado di
affrontare in modo convincente il repertorio per ensemble vocale di
epoche differenti. Per questo motivo l’organico del gruppo è variabile e
propone per l’esecuzione dei madrigali di Verdelot un insieme di voci
accomunate da significative esperienze nel campo della musica rinascimentale.
Il direttore Carlo Pavese è un musicista torinese, diplomato in composizione e musica corale presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino, e
perfezionatosi in Europa con maestri quali Gary Graden, Eric Ericson,
Tõnu Kaljuste, Frieder Bernius. Ha fondato e diretto l’ensemble vocale
Siryn di Stoccolma e il Torino Vocalensemble, ed è attualmente direttore artistico dei Piccoli Cantori di Torino, del Coro G e dell’Ensemble
Diagonale. Ha diretto allestimenti di opere da camera presso il Piccolo
Regio di Torino e il Teatro Comunale di Bologna. È invitato da festival e corsi internazionali come docente di direzione, interpretazione e
improvvisazione, e come direttore d’atelier corali. Le sue composizioni e
i suoi arrangiamenti vocali sono eseguiti in Italia e all’estero.
Il teatro è musica
Il teatro è musica. Ho sempre ritenuto vero questo assunto perché il
teatro è il luogo nel quale le parole pronunciate, agite e cantate dagli
interpreti evocano l’immaginazione del pubblico, la stimolano a una
creatività simultanea con ciò che accade in scena. Ecco perché l’opportunità che mi è stata offerta da MITO SettembreMusica mi ha spinto
a ricreare completamente l’assetto visivo della nostra Mandragola, in
modo che avesse un’apparenza assolutamente minimale: più simile a
un concerto parlato (e agito) per sole voci che non a una vera e propria messinscena. La mandragola di Machiavelli andò in scena la prima
volta nel 1518 a Firenze, in occasione dei festeggiamenti per le nozze
di Lorenzino de’ Medici. Lo spettacolo si giovava di bellissime musiche
scritte dal compositore francese Philippe Verdelot attivo in quegli anni
a Firenze. Fu un grande successo che conobbe alcune repliche, ma da
allora in poi le musiche madrigalistiche di Verdelot si sono staccate dalla
commedia e per un po’ hanno circolato in modo indipendente, prima
di essere dimenticate. La nostra Mandragola ripropone lo spettacolo
nella sua integrità, con le musiche di Verdelot concepite per la sua rappresentazione originaria. Un’operazione affascinante, che ci restituisce
potenziata l’immaginazione letteraria e teatrale di Machiavelli. Le sue
parole, comprese le canzoni musicate da Verdelot, sono capaci da sole di
condurre pubblico e interpreti in un suggestivo altrove. Del resto, ogni
rappresentazione figurativa, ogni mobilio, oggetto o costume esibito
sul palcoscenico sottrae alla scena la propria consistenza concreta per
offrirsi trasfigurata alla fantasia di ogni singolo spettatore. Nella musica questo processo è ancora più evidente e connaturato alla sua stessa
essenza: sarebbe davvero curioso costringere un’intera orchestra che
suona una sinfonia di Mozart, a vestirsi con pizzi, merletti e parrucche
settecentesche... Occorre che gli spettatori si lascino trascinare verso
altri mondi dalla loro stessa capacità di immaginazione. E non vanno
disturbati in questo incantevole e delicato processo creativo: un vero
atto artistico parallelo. Per questo la Musica è un linguaggio universale;
per questo ritengo che il Teatro debba inchinarsi e trarre la sua ispirazione – pur nella concretezza e nella differenza di linguaggio – dall’universo evocativo e sconfinato della Musica. Gli spettatori si rispecchiano
nell’umanità di chi agisce sul palcoscenico e rispecchiano a loro volta
la propria umanità, diventano con il palcoscenico un organismo unico.
Arriverei a sostenere che non esiste dualismo tra spettatori e attori (o
musicisti). Essi sono parte intimamente connessa di un tutto, che per il
tempo dello spettacolo genera emozione, riso o commozione. La mandragola infine è una commedia molto divertente e ben congegnata, una
delle commedie del teatro occidentale che possono essere considerate
‘perfette’. Una commedia ha un suo scopo principale: far ridere. Il termine ‘risata’ ha un anagramma significativo in ‘satira’. La satira è forse
il punto più profondo dell’universo comico e la risata che ne scaturisce
è tanto più esplosiva quanto più il contenuto satirico è graffiante, feroce
e strafottente... sì, perché la satira ci prende in giro, mette in mostra e
in ridicolo i nostri vizi, le nostre ragioni e le nostre passioni, le nostre
paure e molte insensatezze che albergano nel nostro pensiero più comune. La comicità dunque è sberleffo, irriverenza, è intrisa di cattiveria
e crudeltà, il tutto osservato da una particolare angolazione prospettica: quella dell’umorismo. Una delle forme più interessanti e specifiche
dell’intelligenza umana. Quando è meno di tutto questo la comicità è
solo un giochetto, uno scherzo, una barzelletta. Oggi la comicità è molto
più vicina a questa seconda categoria e spesso ci si accalora ad accusare
il pubblico di accontentarsi di una comicità becera e pecoreccia. Io credo
che se abbiamo perso la capacità di far ridere con le grandi commedie
classiche, con i loro ingranaggi comici perfetti, costantemente riattualiz-
zabili con spirito e stimoli contemporanei (in fondo è questo che rende
classico un classico), se non sappiamo più far divertire davvero il pubblico con questi personaggi straordinari, con il loro linguaggio, con le
loro debolezze e passioni sfrenate, significa che qualche problemino lo
abbiamo noi, e non il pubblico.
La trama
La vicenda si svolge a Firenze, nei primissimi anni del XVI secolo. Il giovane e ricco Callimaco è innamorato della bella e casta Lucrezia e chiede all’astuto amico Ligurio di aiutarlo a ottenere le sue grazie. Ligurio ha
l’idea di giocare sulla stupidità del marito di Lucrezia, Nicia, desideroso
di avere un erede ma convinto che la moglie sia sterile. Organizza un
incontro in cui Callimaco si finge medico e suggerisce una pozione di
mandragola, pianta nota al tempo per le sue presunte qualità afrodisiache e per le proprietà di potenziamento della fecondità. Convince inoltre
Nicia della necessità di far giacere la moglie con uno sconosciuto, poiché
la pozione, una volta ingerita, avrebbe ucciso il primo uomo che avesse
avuto rapporti con lei. A Nicia Ligurio dichiara che a morire sarà un
giovane vagabondo, ma ovviamente è Callimaco a infilarsi tra lenzuola
di Lucrezia. A vincere le resistenze della donna saranno le insistenze
della madre di lei, Sostrata, e del corrotto Fra’ Timoteo, suo confessore.
Così la sera, dopo che Lucrezia ha bevuto la pozione di mandragola,
Callimaco trascorre la notte con lei. La mattina successiva le rivela la
sua identità, l’inganno tramato e il suo amore. Lucrezia, constatata la
differenza tra il vecchio marito e il giovane Callimaco, lo accetta come
amante. Da parte sua Callimaco, riassunte le sembianze del medico,
ottiene dall’inconsapevole Nicia, felice per la futura paternità, il permesso di abitare la casa e di godere, non visto, delle grazie di Lucrezia.