Migranti / LARN / Violenza / Montelukast / Rischio clinico / Infezioni
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Migranti / LARN / Violenza / Montelukast / Rischio clinico / Infezioni
Trimestrale | Poste Italiane SpA – Sped. Abb. Post. DL 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Roma – Aut. GIPA/C/RM/26/2013 del 28/06/2013 – ISSN 2385-0736 | Un fascicolo 25 euro 15.2 Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Migranti / LARN / Violenza / Montelukast / Rischio clinico / Infezioni nosocomiali Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Direttore Scientifico Società Italiana di Pediatria Alberto E. Tozzi Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Piazza S. Onofrio, 4 - 00165 Roma via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano tel. 02.45498282, fax 06.45498199 cell. 340.4244544 Comitato Editoriale Presidente Maria Elisabetta Di Cosimo Dante Ferrara Pietro Ferrara Luciana Indinnimeo Rocco Russo Annamaria Staiano Pier Angelo Tovo Renato Vitiello Giovanni Corsello e-mail: [email protected] Ufficio Editoriale David Frati Il Pensiero Scientifico Editore via S. Giovanni Valdarno, 8 - 00138 Roma e-mail: [email protected] Direttore Responsabile Luca De Fiore ISSN 2385-0736 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 311 del 5 maggio 2000 e-mail: [email protected] Vice Presidenti Luigi Greco Alberto Villani Past President Alberto G. Ugazio Tesoriere Rino Agostiniani Consiglieri Fabio Cardinale Antonio Correra Liviana Da Dalt Domenico Minasi Andrea Pession Consiglieri junior Massimo Barbagallo Elvira Verduci Delegato Sezioni Regionali SIP Valerio Flacco Delegato Consulta Nazionale Progetto grafico Chiara Caproni immagini&immagine - Roma Stampa Arti Grafiche Tris via delle Case Rosse, 23 - 00131 Roma Finito di stampare nel mese di settembre 2014 Costantino Romagnoli Delegato Conferenza Gruppi di Studio Gian Paolo Salvioli Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 In copertina “In the Land of Promise” Charles Frederic Ulrich, 1884, olio su tavola Corcoron Gallery of Art, Washington DC All’interno (pag. 46) ‘Il mare’, Ada, 3 anni pastello su carta, 21x30 cm (pag. 61) ‘Barca bella’, Mamu, 3 anni pennarello su carta, 30x21 cm (pag. 66) ‘Sotto il mare’ (part.) Sara, 9 anni, pennarello su carta, 40x40 cm (pag 70) ‘La barca’, Bernardo, 4 anni pennarello su carta, 40x40 cm (pag 74) ‘I bambini sulla barca con tante lune e tante stelle’, Francesca 4 anni, pennarello su carta, 40x40 cm [Tutto su/1] [Come si fa/1] [Come si fa/4] Bambini in fuga Uso del Montelukast Silvia Tempesti Franca Borin, Rachele Folchino, Silvia Pazzi, Sarah Cattaneo Come lavarsi le mani Breve guida pittorica al corretto lavaggio delle mani > 82 Un emozionante reportage sui percorsi dei bambini che cercano un futuro migliore nel nostro Paese con la loro famiglia. Con tutto quello che ne consegue dal punto di vista sociale e medico > 46 [colpo d’occhio] Piccoli migranti A cura di Valeria Confalonieri I numeri dell’immigrazione per l’età pediatrica. Un fenomeno di dimensioni impressionanti che non rallenta > 56 [referenze] I nuovi LARN Elvira Verduci, Giuseppe Banderali, Chiara Arrizza, Benedetta Mariani Un approfondimento per il pediatra sul fabbisogno nutrizionale ed energetico. Alcune novità su un argomento, la nutrizione, che è perno centrale dell’attività del pediatra > 58 [Tutto su/2] Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino Cristina Locati, Alberto Giuseppe Martelli, Come usare (e non abusare) una molecola interessante nei casi particolari di asma bronchiale. Compresa una riflessione generale sui farmaci off-label > 66 [Appuntamenti] [Come si fa/2] [Quiz] La gestione del rischio clinico in Pediatria di famiglia Caterina Offidani, Laura Reali Come affrontare professionalmente le situazioni di rischio clinico in pediatria ospedaliera ed ambulatoriale e come promuovere la cultura della sicurezza > 70 [Come si fa/3] Le infezioni nosocomiali Tempi moderni Le occasioni più ghiotte per la formazione del pediatra online > 83 Test di autovalutazione > 84 [L’ultima parola] Quali strategie di comunicazione per le vaccinazioni? Alberto E. Tozzi Sulla necessità di cambiare approccio alla luce della perdita di fiducia nelle vaccinazioni da parte del pubblico > 87 Dante Ferrara, Domenico Cipolla, Giovanni Moceri, Giovanni Corsello Come prevenire uno dei problemi più importanti del paziente ospedalizzato. Dalle strategie universali a quelle che più specificamente si riferiscono alle procedure invasive > 74 Raffaele Arigliani, Annarita Goglia Cos’è la violenza? Che ne è del bambino esposto a scene di violenza familiare? Una riflessione tra diritti ed evidenze per affrontare questo delicato problema con razionalità > 61 Lo statunitense Charles Frederic Ulrich (1858, New York – 1908, Berlino) lavorò molto in Europa, soprattutto Olanda e Germania, dove fu allievo di Ludwig von Löfftz e Wilhelm Lindenschmidt. Il suo lavoro fu scoperto e valorizzato da Thomas B. Clarke, un ricco commerciante newyorchese di pizzi e merletti con l’hobby del collezionismo d’Arte. Ulrich dipinse anche un ritratto di Clarke in segno di gratitudine dopo che il suo “In the Land of Promise” fu esposto alla National Academy of Design, aggiudicandosi il Prize for Best American Figure Composition. L’opera ritrae un gruppo eterogeneo di immigrati all’arrivo a New York City, con i volti attraversati da speranza e paura. Il tema dell’immigrazione di massa negli Usa, alla fine dell’800, era di scottante attualità. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Franca Parizzi, Pietro Bartolo, AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Vedi e an.c.h . 5 pag. 6 46 [ tutto su ] Bambini in fuga Piccoli viandanti che scappano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla povertà. In molti casi soli e abbandonati a loro stessi. sman è un tredicenne eritreo arrivato a Lampedusa nel 2011. La sua famiglia lavorava a Tripoli da quando lui è nato. I genitori non gli hanno mai raccontato come fossero arrivati nella città libica, ma da alcuni accenni emerge che avevano affrontato un viaggio pericoloso, durante il quale aveva perso la vita suo fratello maggiore. Osman è arrivato dalla Libia, imbarcato a forza su una “carretta del mare” insieme al padre, mentre la madre è stata trattenuta, non sa dove. Durante il viaggio, il padre è stato gettato in mare dallo scafista come esempio per gli altri “passeggeri”. “Ma è un buon nuotatore, si salverà”, ci dice Osman abbassando gli occhi. Arrivato a Lampedusa dopo tre giorni di mare insieme ad altre 400 persone, è stato tratto a riva dalla Guardia Costiera. Dopo un sommario controllo sanitario sul molo, è stato condotto al Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA). Qui Osman è stato informato dagli operatori delle ONG dei suoi diritti: vuole chiedere lo status di rifugiato politico? Sa cosa significa? È in grado di raccontare la sua storia? Sa che non potrà tornare in Libia? Oppure vuole tornare in Eritrea, da dove però la sua famiglia è fuggita? Vuole raggiungere un parente in Europa? Sa che come minore non accompagnato ha diritto a essere assistito e a non essere rimpatriato? Ma anche Osman ha delle domande: Perché sono rinchiuso qui? Perché non posso uscire? Quale reato ho commesso? Che cosa Franca Parizzi1 mi è successo? Perché a Pietro Bartolo2 un certo punto una piogSilvia Tempesti3 gia di missili si è abbattuta 1 Pediatra, Assessore alla Salute, su Tripoli, perché ci hanno Servizi Sociali e Immigrazione cacciato via? Se siete voi idel Comune di Lampedusa e Linosa 2 Medico, Ostetrico-Ginecologo, Direttore taliani che ci bombardate, del Presidio Sanitario di Lampedusa perché adesso ci volete a3 Assistente Sociale, volontaria nella iutare? Domande alle quali ludoteca per i bambini migranti allestita da Save the Children a Lampedusa non è facile rispondere. O mar ha 3 mesi ed è sbarcato a Lampedusa il 6 agosto 2011 insieme ai genitori, al fratellino di 16 mesi e alla sorellina di 7 anni. I genitori si erano rifugiati in Libia dopo essere fuggiti dal Darfur e dal Ciad. Hanno navigato 50 ore stipati con altre 300 persone su un barcone. Durante il viaggio, il padre è stato preso a pugni e coltellate dagli scafisti, fino a quando un elicottero non ha illuminato la barca e li ha condotti in salvo. Omar è stato rinchiuso nel CPSA di Lampedusa tra poliziotti, sporcizia e insetti. Prelevato in piena notte da un’operatrice del centro che aveva deciso di fargli il bagnetto, è rimasto gravemente ustionato dall’acqua bollente alla gamba destra. La madre vuole sapere quando finirà questa prigionia, è stanca, arrabbiata e ha paura: che i figli si ammalino, che siano feriti durante le rivolte che scoppiano nel centro. E ha paura degli scafisti, che sono rinchiusi anch’essi nel centro. Chideira A nche la piccola Chideira ha 3 mesi ed è nata in Libia. I genitori, provenienti dalla Nigeria, erano lavoratori in nero: la mamma faceva la donna delle pulizie, il padre lavorava in un autolavaggio. È l’unica sopravvissuta tra i bambini giunti nel barcone approdato a Lampedusa il 4 agosto 2011. Tutti gli altri sono morti. Chideira è rimasta rinchiusa nel CPSA per tre settimane. Si è anche ammalata: un certificato medico di Medici Senza Frontiere parla di bronchite, congiuntivite purulenta e punture da insetto multiple. La mamma e il papà sono stati trasferiti in due centri diversi in Sicilia. Said e Moussa S aid ha 14 anni, è orfano di padre, viene dalla Libia, ma è originario del Camerun. Quando è scoppiata la guerra in Libia, un giorno non ha più trovato la mamma ad attenderlo a casa. Anche Moussa è 47 O Omar AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Osman Tutto su Bambini in fuga AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 48 In Libia funziona cosi: basta essere neri per subire ogni sorta di violenza. La polizia entra nelle nostre case, ci malmena, ci toglie acqua e cibo. scappato dal Camerun. Orfano di entrambi i genitori, era stato affidato a uno zio violento, dal quale è fuggito. Arrivato in Libia, viene preso dalla polizia e imprigionato in un campo di detenzione e tortura, in cui è stato picchiato (“Le botte erano così forti – ci dice – che il ginocchio mi usciva fuori dalla gamba”). Qui gli hanno chiesto se aveva dei soldi per pagarsi la libertà, ma lui non ne aveva. Dopo tre mesi di prigionia, un libico si offre di pagargli il riscatto se è disposto a lavorare per lui in una cava di pietre per un mese. Trascorso il mese di lavoro, Moussa viene liberato in mezzo al deserto. Senza soldi, zoppicante, si trascina nel deserto per sei giorni. Ormai allo stremo, riceve delle monete da un passante, che gli indica un bar frequentato da neri. Qui incontrerà la mamma di Said, che lo porterà a casa sua, lo farà visitare da un dottore e lo accompagnerà in ospedale per farlo operare alla gamba. Said e Moussa diventano grandi amici. Un giorno vanno a Tripoli a trovare un amico. È appena scoppiata la guerra e una bomba esplode vicino a loro. I tre ragazzi scappano, ma i ribelli li inseguono, li credono dei mercenari, afferrano il loro amico e lo accoltellano. Said e Moussa cercano inutilmente di rianimarlo, poi ne trascinano il corpo alla vicina stazione di polizia. Qui viene loro indicata la strada per un campo dove sono ammassati i neri in attesa di scappare in Italia. Said prova a chiamare la madre, ma il telefono squilla a vuoto. Era andata a Misurata per comprare all’ingrosso i vestiti che vende come ambulante. Ormai dovrebbe essere rientrata a casa… Dal campo i soldati di Gheddafi li portano a Zanzour, dove li fanno salire a forza su una barca. Said, toccandosi il petto dice: “Io so nel mio cuore che la mamma è viva”, le scrive una lettera, che consegna a un’operatrice di Terre des Hommes. Scrive alla mamma che le vuole bene e che non smetterà mai di cercarla. Yeabsera sfaw e la moglie Feketre, entrambi etiopi, hanno atteso due anni in Libia prima di riuscire ad imbarcarsi alla volta dell’Italia. Quando stavano per avere un bambino, è arrivata la chiamata dello scafista. La traversata è durata quattro giorni e Feketre ha parto- A rito sul barcone, in cui erano stipati circa 300 migranti. La mamma e il neonato, Yeabsera, il cui nome significa “dono di Dio”, dopo il loro arrivo a Lampedusa il 26 marzo 2011 (Fig. 1), sono stati trasferiti con l’elisoccorso in un ospedale di Palermo. Le loro condizioni di salute erano buone. Il padre Asfaw, che li assisteva, ci ha raccontato la loro avventura, iniziata due anni prima a Tripoli: lei badante, lui muratore, provenienti entrambi dall’Etiopia, si incontrano, si innamorano e decidono di sposarsi. Dopo il matrimonio, Asfaw finisce in galera: “Camminavo per strada – ci dice – quando dei poliziotti mi hanno fermato, perquisito, picchiato e senza una ragione mi hanno portato in prigione, dove sono rimasto sei mesi. Non avevo commesso nessun reato e alla fine sono stato liberato. Ma in Libia funziona così: basta essere neri per subire ogni sorta di violenza. La polizia entra nelle nostre case, ci malmena, ci toglie acqua e cibo. Per questo avevo deciso di scappare. Speravo di arrivare sulla terraferma prima che Feketre partorisse, ma non è andata così. Quando ha avuto le doglie, mi sono preparato per aiutarla a far venire al mondo nostro figlio, su quel barcone stipato all’inverosimile di persone. Durante la traversata abbiamo incontrato una nave mili- Figura 1. Il piccolo Yeabsera, il cui nome significa “dono di Dio”, è nato su un barcone. Nella foto è insieme alla mamma nel Pronto Soccorso di Lampedusa. Tutto su Bambini in fuga tare, che però ci ha lasciati lì, dopo averci dato dell’acqua e dei biscotti. Poi sono arrivati i soccorsi e l’elicottero ha portato me, mia moglie e il bambino a Lampedusa: finalmente in salvo!”. Asfaw in Libia ha visto sparare, ha visto persone morire sotto i bombardamenti aerei, tutti questi orrori se li porta addosso, di notte ha gli incubi. Ora vuole solo vivere in pace con la sua famiglia. Come il piccolo Yeabsera, altri bimbi sono arrivati a Lampedusa, dopo essere nati sui barconi, durante la traversata. In altri casi donne migranti, assistite dal Dott. Bartolo, hanno dato alla luce i loro piccoli – alcuni molto prematuri – nel Pronto Soccorso di Lampedusa (Fig. 2). Awis A Behran I l 3 ottobre 2013 Behran si salva miracolosamente dal terribile naufragio di Lampedusa. Behran è eritreo, ha 17 anni e, come quasi tutti i sopravvissuti di quel naufragio, ha ormai lasciato l’Italia. Ora vive in Svezia, dove cerca di lasciarsi alle spalle tutte le atrocità del passato. Behran lascia il suo Paese nel 2011, quando ha solo 15 anni. Come moltissimi altri ragazzini, vuole sottrarsi al servizio militare, che in Eritrea è obbligatorio e a tempo indeterminato. Behran sa che, pagando chi dovrebbe controllare le frontiere, si può uscire dal Paese. E ci riesce, ma cade nelle mani di una banda criminale nel Sinai. Nel Sinai negli ultimi anni si è creato un vero e proprio traffico criminale di esseri umani. Le prime vittime sono stati i respinti da Israele o coloro i quali, provenendo dal Corno d’Africa, provavano ad entrarvi. Le bande criminali si mettono in contatto telefonico con i familiari delle loro vittime, in particolare i parenti che sono già in Europa, e chiedono un riscatto: la cifra sembra abbia raggiunto Figura 2. Il Dott. Pietro Bartolo con un piccolo migrante, nato prematuro nel Pronto Soccorso di Lampedusa. Figura 3. Arrivo di minori migranti a Lampedusa. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 49 wis è una piccola eritrea di un mese e mezzo, nata a Bengasi e arrivata a Lampedusa nel settembre 2013 insieme ai genitori e al fratellino di 2 anni. È piccolissima, pesa soltanto 1.500 g. Appena sbarcata, tutta la famiglia è stata portata al Pronto Soccorso di Lampedusa. Il padre ci dice che Awis alla nascita pesava 1.800 g. La mamma l’ha attaccata al seno, lo ha fatto anche durante la traversata in mare su un barcone stipato all’inverosimile di profughi, ma a guardare questa donna così emaciata, gli occhi spenti, la pelle asciutta, i seni vuoti, capiamo perché la piccola non solo non è cresciuta di peso, ma è addirittura diminuita. Proviamo a dare ad Awis con un contagocce della soluzione glucosata: succhia avidamente! In quel corpicino di un chilo e mezzo ci sono una forza e una voglia di vivere inaudite! Ha dovuto lottare da subito, da quando è nata, per sopravvivere, ma sentiamo che ce la può fare, che ce la farà. Le diamo piano piano un latte di formula, che assume con voracità. Intanto l’elicottero dell’elisoccorso è pronto e viene trasferita in un reparto di patologia neonatale in Sicilia. Nei giorni successivi ci informiamo sulle sue condizioni di salute: cresce rapidamente e sta benone. Piccola, ce l’hai fatta! Siamo tutti commossi e felici. Non lo saremo per molto… Ancora non sappiamo che tra una ventina di giorni quella stessa sala del Pronto Soccorso si riempirà dei sopravvissuti al tragico naufragio del 3 ottobre. Tutto su Bambini in fuga Pochissimi riescono a fuggire e raccontano orrori inimmaginabili: stupri, violenze, torture con gli elettrodi, unghie strappate, ustioni. attualmente i 40.000 dollari a persona! E chi non riesce a pagare, viene ucciso o rimane in schiavitù. Pochissimi riescono a fuggire e raccontano orrori inimmaginabili: stupri, violenze, torture con gli elettrodi, unghie strappate, ustioni… Molte di queste violenze vengono effettuate in diretta telefonica per far cedere i familiari a migliaia di chilometri di distanza. Gli eritrei sono merce ambita per la rete criminale, poiché non hanno alle spalle un governo che li protegga e possa intercedere per loro e questo, oltre a far lievitare le somme per i riscatti, ha allargato il raggio di azione dei sequestratori, al punto che ormai chiunque esca dall’Eritrea e sosti nei campi profughi nel Sudan è ad alto rischio di rapimento. Così sono finiti nel Sinai molti migranti che volevano andare in Europa. Secondo Mussie Zerai, sacerdote cattolico inviso al regime di Asmara e direttore dell’agenzia Habeshia, sono diverse centinaia i migranti che, una volta liberati nel Sinai, dopo essere stati sottoposti a torture inenarrabili, si sono rimessi in marcia e hanno raggiunto Lampedusa. Behran è uno di quelli che ce l’ha fatta e ha potuto raccontare la sua storia, ma molti altri ragazzini non ce l’hanno fatta. Asmaeel, Slava e Samira A smaeel, Slava e Samira sono tre fratellini siriani di 8, 6 e 3 anni arrivati a Lampedusa il 27 Figura 4. Arrivo di minori migranti a Lampedusa. ottobre 2013 da uno dei centri di raccolta libici, insieme alla mamma e al papà. In Siria, prima che scoppiasse la guerra, erano una famiglia benestante, il padre era proprietario di un’agenzia pubblicitaria. Quando ci parla del suo lavoro, indica i cartelloni pubblicitari per la strada e poi con orgoglio indica se stesso, ma subito dopo il suo sguardo si vela di tristezza e in silenzio si allontana. La madre si occupava della casa e dei figli e, quando era necessario, dava una mano al marito nell’azienda. Si era molto impegnata nell’arredamento della loro casa in Siria, che avevano tirato su dal nulla. “È molto grande – ci racconta – una stanza per ogni figlio e ognuna a tema: quella di Slava tutta rosa e tulle, perché lei adora le ballerine e da grande vuole diventare la più brava. Asmaeel invece vuole diventare come il papà e quindi la sua stanza è piena di cartelloni pubblicitari realizzati dal padre, mentre la piccola Samira ha la stanza a tema principesse”. La mamma ogni giorno accompagna i bambini alla ludoteca con gli occhi gonfi e lucidi per le lacrime ed era distrutta quando Asmaeel le ha chiesto perché dovessero dormire sotto la pioggia in mezzo a tutta quella gente quando in Siria avevano una casa così bella. “Come glielo spiego?” ci ha chiesto. Già: come spiegarlo a un bambino? Sono dovuti fuggire in fretta e furia, di notte, perché avevano minacciato il padre di imprigionarlo e ucciderlo. Hanno Figura 5. Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa. Attivitá degli operatori di Save the Children. Tutto su Bambini in fuga portato con loro soltanto un po’ di denaro. Pensano che la loro casa ormai sarà stata distrutta. Maadhir e Qadhi aadhir è un ragazzino subsahariano di 13 anni, alto, molto magro e molto sveglio. Quadhi è il suo fratellino di 5 anni. Maadhir parla perfettamente l’arabo, l’inglese e il francese e molte volte ci fa da interprete con gli altri bambini. Nel suo Paese frequentava una costosissima scuola internazionale, per questo conosce le lingue. Le sue riflessioni sono quelle di un adulto, non certo di un ragazzino. È attento e intelligente. “La scuola mi manca molto” ci dice. La madre un giorno ci ha confidato che si sentiva in colpa, perché non sapeva quando avrebbe potuto fargli frequentare di nuovo una scuola. “È così intelligente, come potrò aiutarlo a sviluppare le sue potenzialità?”. Sono rimasti soli, il padre è stato ucciso da una bomba mentre tornava a casa dal lavoro. Ora Maadhir fa da padre al fratellino minore: corre da lui quando piange, lo rimprovera se litiga con gli altri bambini e non lo perde mai di vista quando gioca. “Adesso sono io che lo devo crescere, è piccolo, ha bisogno di una figura paterna” ci dice. Ma Maadhir ha solo 13 anni: non ne ha bisogno anche lui? E non ha diritto a una casa, alla scuola, a vivere in un ambiente sano e pulito, alla certezza di un futuro? M % 2013 % 1.078 8.5 5.273 13 Minori 2.123 17 7.928 19.5 Uomini 9.341 74.5 27.043 67.5 Totale 12.542 100 40.244 100 Fonte: Save the Children, “Dossier Minori Migranti in arrivo via mare 2013”. 51 2012 Donne S econdo i dati del Ministero dell’Interno e le stime di Save the Children, dall’inizio dell’anno alla fine di aprile 2014 sono arrivati via mare in Sicilia oltre 3.000 minori migranti, dei quali il 72,5% non accompagnati e il 27,5% accompagnati da almeno un genitore. Questi dati, riferiti al solo primo quadrimestre dell’anno in corso, registrano un incremento considerevole rispetto all’anno precedente. Nel 2013 sono arrivati in Italia via mare circa 43.000 migranti, 4 volte il numero registrato nel 2012, e si sono osservati, in particolare, sia un aumento del numero di donne e minori (Tab.1), che una diversa provenienza dei migranti: se nel 2012 i principali Paesi di origine dei migranti in arrivo alla frontiera sud dell’Italia (in prevalenza a Lampedusa) erano la Tunisia e la Somalia, nel 2013 sono stati l’Eritrea e la Siria. Per quanto riguarda in particolare i minori, si è evidenziato nel 2013 un incremento di oltre dieci volte rispetto all’anno precedente del numero dei minori accompagnati da almeno un genitore (2974 nel 2013 vs. 282 nel 2012) e di quasi tre volte dei minori non accompagnati (4954 nel 2013 vs. 1841 nel 2012). I bambini siriani, alcuni piccolissimi, rappresentano la quasi totalità dei minori accompagnati dai genitori, i quali sono fuggiti dalla Siria dopo aver perso la casa e il lavoro, e spesso anche familiari, a causa di una guerra che nel 2013 ha generato 2500 bambini profughi al giorno. È quanto emerge dal dossier “Minori migranti in arrivo via ma- AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Tab. 1 Migranti arrivati via mare sulle nostre coste nel periodo dall’1 gennaio al 30 novembre del 2012 e del 2013 Figura 6. Disegno di un bambino siriano. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 52 Tutto su Bambini in fuga re – 2013” di Save the Children. I minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste del sud Italia sono tutti ragazzini, adolescenti tra 13 e 17 anni, in prevalenza maschi (ma anche ragazzine) e provenienti dalla Siria, dall’Egitto, dalla Somalia e dall’Eritrea. Sia nel 2012 che nel 2013 Lampedusa è stato il punto di approdo per la maggior parte dei migranti (circa 35%) (Fig. 3 e 4) e la provincia di Siracusa quella che ha accolto il maggior numero di bambini e adolescenti. Accanto ad un aumento del numero, si è osservata anche una tendenza ad abbassamento della fascia di età dei minori non accompagnati. È probabile che il marcato incremento dei minori stranieri che giungono in Italia e l’abbassamento osservato della fascia di età di questi ragazzini siano dovuti alla diffusione dell’informazione del loro diritto in quanto “minori” a non essere espulsi e rimpatriati qualora vengano rintracciati in territorio europeo. È altrettanto probabile che si sia diffusa la notizia dell’entrata in vigore (dall’1 gennaio 2014) del nuovo regolamento “Dublino III”, meno rigido del “Dublino II” soprattutto nei confronti dei minori, per i quali è prevista una più ampia gamma parentale per i ricongiungimenti familiari e la possibilità pertanto di raggiungere parenti anche in altri Stati dell’Unione Europea diversi dal Paese di approdo – l’Italia – in cui viene effettuata l’identificazione, e dove ancora oggi sono costretti a restare i migranti adulti. A fronte di un incremento notevole del numero di minori stranieri soli, manca nei loro confronti un sistema nazionale di accoglienza e integrazione adeguato, esiste una difficoltà cronica di reperire posti disponibili nelle comunità per minori e manca la garanzia di copertura finanziaria da parte del governo. Ne conseguono situazioni paradossali, come la permanenza prolungata dei minori in condizioni ambientali inaccettabili, in particolare nel CPSA (Centro di Primo Soccorso e Accoglienza) di Lampedusa e nell’ex Ospedale Umberto I di Siracusa. Terre des Hommes e le quattro organizzazioni umanitarie (Save the Children, UNHCR: United Nations High Commissioner for Refugees, IOM: International Organization for Migration e Croce Rossa Italiana) che operano nell’ambito del Progetto Presidium, coordinato dal Ministero dell’Interno e finanziato dal Ministero dell’Interno e dall’Unione Europea, denunciano ripetutamente le condizioni inaccettabili di accoglienza dei minori e l’elevato numero di loro che fuggono dalle comunità (in media uno su quattro, in alcune comunità uno su due!), diventando “invisibili” e facili prede di organizzazioni criminali. Nonostante gli operatori delle organizzazioni umanitarie presenti all’interno dei centri di prima e “seconda” accoglienza (Fig. 5) forniscano, in particolare ai minori soli non accompagnati, corrette informazioni sui loro diritti, consulenza legale, mediazione culturale, e si adoperino per facilitare, ove esistano le condizioni, i ricongiungimenti familiari con parenti residenti in Italia o in altri Paesi, i tempi esageratamente lunghi di permanenza nelle comunità, il timore di essere rimpatriati, la sfiducia nel sistema di protezione e il desiderio di Dall’inizio dell’anno alla fine di aprile 2014 sono arrivati via mare in Sicilia oltre 3.000 minori migranti, dei quali il 72,5% non accompagnati e il 27,5% accompagnati. Tutto su Bambini in fuga Figura 7, 8, 9, 10. Disegni di bambini siriani (la casa, figura 9, è opera di una bambina). A Lampedusa dal 2013 arrivano famiglie siriane di ogni ceto sociale, ma prevalentemente benestanti, professionisti di livello socio-culturale medio-alto, molti dei quali si sono trovati improvvisamente in una condizione di miseria e disperazione prima sconosciute. Dalle loro testimonianze emergono terribili atrocità delle quali non solo gli adulti, ma anche i bambini, sono stati vittime o testimoni. Alcuni di loro sono stati costretti a lasciare dei figli in patria. Alcuni bambini presentano comportamenti regressivi rispetto all’età (per esempio enuresi), insorti in seguito a esperienze atroci in cui, come dicono i loro genitori, “hanno visto la morte in faccia”. Save the Children ha allestito a Lampedusa una ludoteca in due grandi tende per offrire ai bambini uno spazio di gioco e consentire loro, attraverso il gioco, il disegno e la narrazione, di esprimere e superare lo stress post-traumatico. Dai loro disegni e dalle narrazioni emerge con forza il vissuto della guerra e il desiderio di serenità e di “casa”. (Figg. 6, 7, 8, 9) Alcuni disegni illustrano il viaggio sulle “carrette del mare” stipate di persone (Fig. 10). E queste sono solo alcune testimonianze di violenze vissute da un gruppo complessivamente ristretto, seppur significativo, di bambini, ma, secondo dati recenti diffusi da UNHCR, sarebbero quasi 21 milioni nel mondo i bambini in fuga da guerre, povertà e violenze (“children on the move”). La Fig. 11 illustra le principali rotte dei migranti che dall’Africa cercano di raggiungere l’Europa. Le organizzazioni criminali che gestiscono l’immigrazione clandestina utilizzano anche i bambini, vendendoli a coloro 53 due anni, deve essere arrivato in Italia all’età di almeno 15 anni, deve avere un contratto di lavoro o frequentare un corso di studi. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 portare a compimento un progetto migratorio, in molti casi precedentemente definito, spingono molti ragazzini a darsi alla fuga. In Italia i problemi per i minori stranieri non accompagnati iniziano pertanto già al momento dell’arrivo. Nel CPSA di Lampedusa i minori condividono gli stessi spazi degli adulti, spesso in condizioni igieniche e di sovraffollamento inaccettabili, privati della libertà di movimento e di gioco. Inoltre, la presenza massiva di militari armati non crea di certo un ambiente sereno per coloro che sono fuggiti da guerre e persecuzioni. Un sistema di accoglienza degno dovrebbe basarsi su un percorso chiaro, definito ed efficace di supporto psicologico e integrazione del minore fin dal momento dell’arrivo nel nostro Paese, per aiutarlo a costruire un proprio progetto di vita, ma nella realtà si osserva una grande confusione e inadeguatezza e prevale comunque una logica eminentemente assistenzialista a breve termine. A tutto questo si aggiungono i tempi esageratamente lunghi per le pratiche burocratiche, dalla nomina di un tutore al riconoscimento dello stato di rifugiato e quindi del diritto di asilo, pratiche che in molti casi impediscono l’ottenimento dei documenti prima del compimento del diciottesimo anno di età, quando i diritti del minore in quanto tale decadono. I diritti dei minori diventano cosi “diritti a tempo determinato”, “diritti a scadenza”. Compiuti i 18 anni, molti di questi ragazzi, che non possiedono i requisiti per conservare lo “status di regolare”, sono spogliati di ogni diritto e diventano invisibili, clandestini a tutti gli effetti. Il reato di clandestinità peraltro non è stato affatto abolito, come viene erroneamente divulgato dai mass media, ma soltanto “depenalizzato”, e i requisiti necessari per l’ottenimento del permesso di soggiorno in quanto adulto sono piuttosto rigidi: il ragazzo deve essere coinvolto in un progetto di inserimento sociale da almeno Tutto su Bambini in fuga ROTTE DEI MIGRANTI E E PRINCIPALI VIE DI EMIGRAZIONE [FONTE DELLA CARTA ‘LE MONDE DIPLOMATIQUE’, RIPRESA DA CORRIERE DELLA SERA. 5 E 12 OTTOBRE 2013] AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 54 Figura 11. Principali rotte dei migranti dall’Africa all’Europa. Principali vie di emigrazione Rotte di migranti Stati autoritari che resistono alle proteste Nuovi governi nati dopo le primavere arabe Stati al collasso (territori contesi, proteste armate, governi violenti, traffici illegali) Zone di passaggio che sfuggono al controllo dei governi Concentrazione di profughi che cercano di entrare in Europa o di evitare l’espulsione una volta scoperti. Questa tratta, scoperta dalla Guardia Civil spagnola in collaborazione con l’Interpol di diversi Paesi europei e africani, è emersa in seguito alla morte per annegamento di un bambino che viaggiava con altri immigrati su un barcone proveniente dall’Africa diretto verso le coste spagnole. Quando il suo corpo fu recuperato dai soccorritori, nessuno dei migranti che erano sulla barca lo rivendicò. Questo fece insospettire la Guardia Civil e furono avviate complesse indagini che consentirono di scoprire collegamenti con le organizzazioni criminali che gestiscono l’immigrazione clandestina. Ad avvalorare i sospetti degli investigatori furono inoltre alcuni episodi accaduti al largo della costa spagnola. Quando veniva intercettato un barcone con a bordo i migranti, questi minacciavano di gettare in acqua i bambini o di incendiare le barche se fosse loro impedito di proseguire il viaggio. I bambini, tutti di età inferiore ai 10 anni, veni- vano comprati da falsi genitori per 1200–1500 euro prima della partenza e usati come “scudo” in caso di intercettazioni in mare o altri problemi con le autorità. Una volta arrivati in territorio europeo, venute a mancare le condizioni per cui erano stati comprati, i bambini venivano rimessi in vendita. Per alcuni di loro questo è accaduto anche più di una volta. Dai test sul DNA si è avuta la conferma che i genitori non erano quelli biologici. Il regime dittatoriale di Isaias Afewerki in Eritrea costringe molti ragazzini, e anche ragazzine, al servizio militare “a vita”, spesso catturandoli con vere e proprie retate nelle scuole. Per questo molti minori eritrei scappano e intraprendono un viaggio pieno di insidie, varcando confini ostili, attraversando il deserto, affrontando il mare su barconi che stanno a galla a stento, stracarichi di persone. Un viaggio che dura mesi e a volte anni e a volte si conclude con la morte, come testimoniano le circa 20.000 vittime – ma il numero è certamente sottostimato – inghiottite dal Mediterraneo dal 1988 ad oggi, documentate da Fortress Europe, il blog di Gabriele Del Grande. Un viaggio con la costante incertezza del futuro, nelle mani di organizzazioni criminali che pretendono migliaia di dollari per attraversare il Sahara dal Sudan o dal Niger alla Libia e per attraversare il Mediterraneo dal Nord Africa. Senza contare i ricatti, le estorsioni, le taglie per essere liberati dalle carceri libiche (Fig. 12) quando – evenienza pressoché certa – vengono catturati da poliziotti corrotti o da squadre di miliziani ostili al governo ufficiale di Tripoli. Senza contare il rischio di cadere nelle mani di trafficanti di organi, soprattutto nella traversata tra il Sudan e il Sinai. La maggior parte dei minori non accompagnati arriva in Italia all’età di 16–17 anni e molte volte il loro viaggio si conclude con l’espulsione al compimento della maggiore età. Questa è la sorte di molti ragazzi, che hanno dovuto vivere esperienze durissime per giungere in Italia e che vedono così distrutta la speranza, il sogno che li ha motivati e sostenuti nel terribile percorso che hanno affrontato, e che si porteranno addosso per sempre il marchio del fallimento e della colpa nei confronti dei familiari, che con grandi sacrifici li hanno aiutati economicamente e incoraggiati nel loro progetto migratorio, che è spesso il progetto di un’intera famiglia. Senza contare il rischio di ritorsioni e vendette da parte dei governi da cui sono fuggiti. Tutto su Bambini in fuga È un vero e proprio “furto dell’infanzia” quello che hanno subìto e subiscono le migliaia di minori che sono fuggiti e fuggono dai loro Paesi di origine: piccoli viandanti che scappano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla povertà. In molti casi soli, abbandonati a loro stessi. Bambini indimenticabili. Bambini che hanno ingiustamente sofferto di un “dolore adulto”. I loro occhi hanno “un’espressione che un bambino non dovrebbe mai avere” scrive Alessandra Ballerini nel suo libro “La vita ti sia lieve” (Melampo, 2014). Bambini ai quali è stata negata l’infanzia e ai quali dobbiamo almeno restituire il futuro. A Lampedusa li abbiamo incontrati, abbiamo ascoltato le loro storie. Tante, troppe per essere contenute in questo articolo. Storie di indicibile sofferenza, di inaudita violenza, storie che ci accompagnano e ci fanno riflettere su noi stessi e sulla società in cui viviamo, storie che ci fanno crescere, cambiare, migliorare. E prepotentemente emergono valori umani troppo spesso dimenticati . Bibliografia 1. Save the Children “Dossier minori migranti in arrivo via mare”, 16 dicembre 2013. 2. UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) and Council of Europe . Unaccompanied and separeted asylumseeking and refugee children turning eighteen: what to celebrate? March 2014, Strasbourg. 3. Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione – N. 1, gennaio 2014 . 4. Carlo Lamia. La fuga dall’Africa dei profughi bambini. Il Manifesto, 20 maggio 2014. 5. Dossier 0021, la trappola libica. Famiglia Cristiana, 22 luglio 2013. 6. “Fortress Europe”, blog di Gabriele del Grande (www. fortresseurope.blogspot.com). 7. AIBI (Associazione Amici dei Bambini), Progetto “Bambini in alto mare” (www.aibi.it). 8. Alessandra Ballerini. La vita ti sia lieve. Milano: Melampo, 2014. 55 Con il progetto “Bambini in Alto Mare”, AIBI (Associazione Amici dei Bambini), accreditata per l’adozione e l’affido, che ha attivato uno Sportello Informativo sull’affido anche a Lampedusa, si è proposta di migliorare l’accoglienza dei tanti minori stranieri arrivati via mare, mettendo a disposizione strutture e servizi dedicati per i minori non accompagnati, offrendo intermediazione culturale e sostegno psicologico, organizzando attività di animazione a scopo ludico ed educativo, per consentire l’aggregazione e la ripresa di una vita normale, ma soprattutto creando e formando una rete di famiglie affidatarie su tutto il territorio nazionale. L’affidamento dei minori alle famiglie rappresenta certamente il “gold standard” per una vera accoglienza e integrazione e l’esperienza di dodici minori affidati ad altrettante famiglie di Lampedusa è certamente positiva, nonostante gli ostacoli e la lentezza della burocrazia. Figura 12. Migranti nelle carceri libiche (Famiglia Cristiana, 22 luglio 2013, “Dossier 0021, La trappola libica“). AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Ogni persona, ogni migrante, soprattutto se minore, ha diritto a un “progetto di vita”. Il minore dovrebbe essere preso in carico al più presto da una rete di operatori che lo aiutino a superare lo stress post-traumatico legato al distacco dalla famiglia e dalle sue origini, oltre che alle atrocità che ha vissuto o alle quali ha assistito durante il viaggio. Operatori specializzati che lo aiutino a costruire il proprio progetto di vita, prendendo in considerazione la sua individualità, la sua storia, le sue origini e la sua situazione familiare, le cause della migrazione e il percorso migratorio che ha affrontato, cercando di chiarire e di creare le condizioni per restituirgli la prospettiva di un futuro, accertandosi che sia garantito il rispetto del suo interesse superiore, che siano tutelati i suoi diritti e che riceva l’aiuto adeguato per sviluppare le attitudini necessarie per una partecipazione attiva alla vita della società. Nei confronti del minore richiedente asilo devono essere inoltre rispettate delle garanzie particolari, primo fra tutti il principio del non respingimento e il divieto della divulgazione di informazioni personali alle autorità del suo Paese di origine. Tutto questo percorso, dall’accoglienza all’integrazione del minore straniero in Italia, è purtroppo poco e mal funzionante, per non dire che è ancora tutto da creare. I drammatici numeri dell’immigrazione minorile nel nostro Paese. Piccoli migranti Le cifre dell’emergenza d’occhio ] . pag [ colpo i Ved e an.c.h . Popolazione straniera residente all’1 gennaio 2013 per età e sesso, Italia, 0–17 anni1 502.630 Maschi 22,4% % minori su totale stranieri6 A cura di Valeria Confalonieri Giornalista scientifica 46 L 56 Femmine totale 982.651 a raccolta dei numeri relativi alla presenza di migranti presenta diverse difficoltà, collegate alla classificazione – che può essere differente in diverse analisi –, e pone di fronte a ostacoli nel confronto di dati, anche fra Paesi e zone diverse. Cambiano infatti i numeri, o i denominatori, se si parla di migranti considerando le persone in transito o appena arrivate (che quindi possono essere AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 480.021 presenti un anno ma non il successivo) o di immigrati nel Paese già da diverso tempo con per esempio un progetto di vita. Cambiano se si parla di stranieri in generale o si fa distinzione fra comunitari e non comunitari, o ancora se si considerano gli stranieri residenti, o il Paese di nascita, o l’essere nati da genitori stranieri ma in Italia, e così via. Inoltre, a seconda dell’ambito di studio, i dati a disposizione possono riferirsi ad anni diversi, e sono quindi da considerare possibili variazioni e margini di errore. Infine, è necessario tenere presente il numero degli stranieri irregolari, dei quali si hanno sempre solo stime, con margini di errore. Il discorso vale sia considerando la popolazione complessiva sia sottogruppi, come i bambini. Il quadro che emerge dai dati a disposizione mostra come il numero di minori stranieri residenti Irregolari6 294.000 Stranieri irregolari, all’1 gennaio 2013, secondo le stime Ismu 6% del totale in Italia all’inizio del 2013 fosse vicino al migliaio, con una leggera prevalenza per il sesso maschile. La popolazione scolastica, riferita all’anno 2012–2013, è in aumento, con la percentuale maggiore alla scuola primaria, e gli stranieri nati in Italia sono ormai quasi uno su due. Da sottolineare il dato, verosimilmente sottostimato, di quasi 6.000 minori non accompagnati, soli sul suolo italiano, senza la figura adulta di riferimento, quasi tutti maschi (oltre nove su dieci), più della metà di 17 anni (ma quasi il 9% fra 0 e 14 anni). E di molti (oltre 1.800) si perdono le tracce . Colpo d’occhio Piccoli migranti. Le cifre dell’emergenza Percentuale di minori stranieri, 20122,3 908.539 250.000 Minori non comunitari (nati in Italia e ricongiunti) 79.894 Minori comunitari, almeno (stima) Bambini stranieri nati in Italia 24,1% 14,9% minori su totale stranieri6 delle nascite 26.714 Figli coppie miste 5% totale Minori non comunitari all’1 gennaio 20134 24,1% su 3.764.236 cittadini non comunitari In Italia, in generale, non dato sui minori, ogni 10 cittadini stranieri residenti circa 3 sono comunitari, ma avere un quadro preciso delle nazionalità è difficile. I dati dei comunitari sono fermi al 2011, quelli dei non comunitari al 2012. Numero di minori stranieri ISTAT5: oltre 940.000, riportato anche su dati censimento, quindi riferiti a 9 ottobre 2011. In 2011: oltre il 14 per cento dei nati (circa 79.000) da entrambi i genitori stranieri, ma 2011, mentre per biblio 2 è del 2012. Minori stranieri non accompagnati4 Femmine (6,5%) totale 5.952 Scuola4 786.630 Alunni stranieri anno scolastico 2012/2013 30.691 in più rispetto all’anno precedente Gli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia sono il 47,2% degli alunni stranieri totali; i nuovi ingressi sono il 3,7%. Numero più alto di alunni stranieri è in scuola primaria (poco più di 276.000). Infanzia 164.589 20,9% Primaria 276.129 35,1% I grado 170.792 21,7% II grado 175.120 22,3% 1.872 irreperibili Età 0–6 anni 0,4% 7–14 anni 8,2% 15 anni 11,0% 16 anni 23,7% 17 anni 56,7% Provenienza principale: Egitto, Bangladesh, Albania, che coprono il 56,6%. FONTI: 1. http://demo.istat.it/ 2. Immigrazione. Dossier Statistico 2013. Rapporto UNAR a cura del centro Studi e Ricerche IDOS. 3. http://www.cestim.it/ 4. Caritas e Migrantes. XXIII Rapporto Immigrazione 2013. Tra crisi e diritti umani. Tau Editrice Srl, Todi (Pg) 5. http://www.istat.it/it/files/2013/06/nota_stampa_sistema_stranieri.pdf?title=Immigrati+e+nuovi+cittadini+-+24%2Fgiu%2F2013++Nota+per+la+stampa.pdf; http://www.istat.it/it/files/2013/12/Notadiffusione_ stranieri20122013.pdf 6. http://www.ismu.org/2013/11/numeri-immigrazione/; Fondazione Ismu. Diciannovesimo Rapporto sulle migrazioni 2013. FrancoAngeli s.r.l., Milano, 2014; http://www.ismu.org/minori-stranieri-residenti/; http://www. ismu.org/minori-stranieri-non-accompagnati/ REPORT NAZIONALE MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI. Aggiornato al 31 gennaio 2014 Grafico schematico ISTAT: http://www.istat.it/storage/infographics/infografica-stranieri.pdf 57 Maschi (93,9%) 366 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 5.586 È responsabilità del pediatra disegnare il programma di volo del bambino, secondo un percorso che ne garantisca “un adulto sano”. * I nuovi LARN: risvolti pratici [ Referenze ] 58 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Elvira Verduci Giuseppe Banderali Chiara Arrizza Benedetta Mariani Clinica Pediatrica Ospedale San Paolo Università degli Studi di Milano Commento al Documento di sintesi per il XXXV Congresso Nazionale SINU. Bologna, 22–23 ottobre 2012. N on vi è alcun dubbio che gli ultimi decenni siano stati caratterizzati da grandi conquiste sia nel versante scientifico che in quello tecnologico in generale. Anche il settore della nutrizione ha beneficiato di questo progresso. Si tratta, peraltro, di una “evoluzione” e non di una “rivoluzione”: rimangono saldi, infatti, i principi fondamentali sui quali si basa questo ambito. Il concetto di nutrizione è ovviamente interdisciplinare e integrativo di acquisizioni di origine diversa che conducono ad applicazioni pratiche di educazione alimentare con la finalità di perseguire, attraverso la risposta fisiologica, un ottimale stato di salute e di benessere nel singolo e nella popolazione. Espressione di questa attenzione verso la popolazione sono i nuovi livelli di assunzione di riferimento di nutrienti. I nuovi Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione (LARN) rappresentano un’evoluzione del concetto di adeguatezza nutrizionale sulla base delle raccomandazioni del 1996, per evitare carenze nutrizionali o eccessi. La recente stesura ha infatti incorporato l’evidenza scientifica sulle relazioni fra stato di nutrizione e prevenzione delle malattie cronico-degenerative: al di là della semplice soddisfazione del ruolo biologico dei nutrienti questo ha portato l’identificazione di raccomandazioni qualitative sulle scelte fra le diverse fonti alimentari. Dal concetto di raccomandazione (Recommended Dietary Intake, RDI) insito nei vecchi LARN – espresso da un singolo valore tarato sul limite superiore di fabbisogno nel gruppo di popolazione d’interesse – si è passati, infatti, a un sistema articolato di valori di riferimento per la dieta, i Dietary Reference Values (DRVs). I DRVs, pur recependo come assunzione di riferimento per la popolazione (Population Reference Intake, PRI) il concetto alla base della RDI, lo completano introducendo una serie di ulteriori riferimenti utili a una migliore definizione degli apporti di nutrienti in grado di soddisfare i fabbisogni individuali e di gruppo. Di fatto è in genere problematico, se non impossibile, elaborare una precisa raccomandazione quantitativa rivolta alla prevenzione di malattie cronico-degenerative, poiché il rischio di malattia risente fortemente di altri fattori legati alla dieta, come la presenza di più nutrienti e sostanze non-nutritive negli alimenti e delle diverse abitudini alimentari in grado di oscurare l’eventuale ruolo preventivo dello specifico nutriente. Inoltre, non sono in genere disponibili sufficienti dati dose-risposta che permettano l’identificazione di un valore soglia efficace in termini preventivi. Peraltro, nel caso di carboidrati e Tabella 1. Uso dei LARN nella valutazione dello stato di nutrizione e per la sorveglianza nutrizionale A livello individuale In gruppi di popolazione AR Usare (con informazioni sulla variabilita riguardo a fabbisogno e introduzione) per esaminare la probabilità che l’introduzione usuale sia inadeguata. La proporzione del gruppo con introduzione usuale inferiore all’AR e una stima della prevalenza di inadeguatezza. PRI Un’introduzione abituale pari o superiore al PRI si associa a una bassa probabilità di inadeguatezza. Da non usare per stimare l’inadeguatezza degli apporti. UL Un’introduzione abituale al di sopra dell’UL aumenta il rischio di effetti avversi. La proporzione del gruppo con introduzione abituale al di sopra dell’UL può considerarsi a rischio di effetti avversi da apporti eccessivi. Referenze I nuovi LARN: risvolti pratici AR ‒ Fabbisogno medio (Average Requirement) Il livello di assunzione del nutriente che e sufficiente a soddisfare i fabbisogni del 50% di soggetti sani in uno specifico gruppo di popolazione. PRI ‒ Assunzione raccomandata per la popolazione (Population Reference Intake) Il livello di assunzione del nutriente sufficiente a soddisfare il fabbisogno di quasi tutti (97,5%) i soggetti sani in uno specifico gruppo di popolazione. UL ‒ Livello massimo tollerabile di assunzione (tolerable Upper intake Level) Il valore più elevato di assunzione del nutriente che si ritiene non associato a effetti avversi sulla salute nella totalità degli individui di uno specifico gruppo di popolazione. Superato l’UL, il rischio potenziale di eventi avversi cresce all’aumentare degli apporti. Utilizzo dei valori LARN in nutrizione umana e in dietetica L’uso dei LARN nella valutazione dello stato di nutrizione e per la sorveglianza nutrizionale è schematicamente riportato nelle tabella 1 e 2. Alcune novità: dai vecchi ai nuovi LARN Proteine Un grande cambiamento rispetto alla precedente versione riguarda l’assunzione raccomandata di proteine, che risulta diminuita. I danni potenziali causati da apporti elevati di proteine sono un argomento ancora controverso. In termini generali si ritiene sicura un’assunzione di proteine doppia rispetto al fabbisogno, anche in considerazione del fatto che tali apporti si osservano con una certa frequenza nella dieta delle nazioni industrializzate (EFSA, 2012) senza evidenti conseguenze negative per lo stato di salute. Diverso è il discorso per il primo anno di vita quando elevate assunzioni di proteine (>20% energia totale della dieta) possono interferire con la funzionalità renale compromettendo il metabolismo dei fluidi (EFSA, 2012). Inoltre sono state evidenziate associazioni tra livelli di proteine della dieta superiori al 15% nel periodo tra 6 e 24 mesi e sviluppo futuro di sovrappeso ed obesità in alcuni soggetti. Carboidrati e fibre alimentari Per quanto riguarda l’apporto calorico derivante dai carboidrati è raccomandata una percentuale tra 45 e 60%. L’attenzione ai carboidrati nei nuovi LARN riguarda principalmente la qualità. I nuovi LARN raccomandano di prediligere fonti alimentari amidacee a basso indice glicemico (IG). Limitare quindi il consumo di zuccheri semplici a <15% dell’energia totale. Un apporto calorico totale >25% (95° percentile di introduzione nella dieta italiana) è infatti da considerare potenzialmente legato all’insorgenza di disturbi del metabolismo degli zuccheri, come resistenza periferica all’insulina, ridotta tolleranza glucidica, diabete di tipo 2. Preferire alimenti naturalmente ricchi in fibra Tabella 2. Uso dei LARN in dietetica A livello individuale In gruppi di popolazione AR Non utilizzare l’AR come obiettivo di introduzione. Questo livello si associa ad una probabilità di inadeguatezza di circa il 50%. Ridurre al minimo la proporzione di popolazione con apporti al di sotto dell’AR. In questo caso l’apporto medio risulterà probabilmente superiore al PRI. PRI Mirare a questo livello di introduzione per minimizzare la probabilità di inadeguatezza. Un ragionevole punto di partenza è considerare i PRI come il livello d’assunzione del nutriente che va garantito, anche se nel caso di alcuni nutrienti si possono scegliere livelli più alti del PRI. UL Mirare a un apporto abituale al di sotto dell’UL per evitare rischi di effetti avversi. Pianificare per minimizzare la proporzione del gruppo con introduzione al di sopra dell’UL per minimizzare il rischio di effetti avversi. 59 Principali valori di riferimento per la dieta utilizzati nella revisione 2012 dei LARN SDT ‒ Obiettivo nutrizionale per la prevenzione (Suggested Dietary Target) Obiettivi (quantitativi o qualitativi) di assunzione di nutrienti o di consumo di alimenti e/o bevande, il cui raggiungimento indica la riduzione del rischio di malattie cronico-degenerative nella popolazione generale. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 lipidi, al fine di meglio rispondere alla necessità di prendere in considerazione gli aspetti nutrizionali più propriamente preventivi, sono stati utilizzati gli RI (Reference Intake range for macronutrients) e si sono introdotti (ad esempio per acidi grassi saturi e zuccheri) anche gli SDT (Suggested Dietary Target – quantitativi o qualitativi di assunzione di nutrienti o di consumo di alimenti e/o bevande, il cui raggiungimento indica la riduzione del rischio di malattie cronico-degenerative nella popolazione generale). Referenze I nuovi LARN: risvolti pratici Tabella 3. Età 6–24 mesi – Fabbisogno proteico LARN Età 6 mesi LARN 1996 Livello di sicurezza “corretto” (g/kg) 1,87 Tabella 4. LARN 2012 – Lipidi: apporti giornalieri di riferimento per la popolazione italiana LARN 2012 Assunzione raccomandata per la popolazione PRI (g/kg) SDT Lattanti Acidi grassi saturi 1,87 1,32 18 mesi 1,48 1,00 24 mesi 1,48 1,00 36 mesi 1,38 1,00 60 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Lipidi La qualità e la quantità dei lipidi della dieta rappresenta un altro cardine per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative. L’apporto calorico adeguato raccomandato derivante dai grassi diminuisce progressivamente dal primo anno di vita (40% delle calorie totali) alle età successive (>4 anni 20–35%) ma rispetto ai precedenti LARN nella fascia 1–3 anni si raccomanda comunque un’assunzione di lipidi dal 35 al 40% En e non la riduzione a partire dai 2 anni come precedentemente indicato. La percentuale calorica derivante dagli acidi grassi saturi non deve superare il 10% e l’assunzione di acidi grassi trans deve essere limitata il più possibile; quindi evitare l’assunzione di grassi di origine animale, in particolare condimenti a base di burro, margarina, olio di palma. Grande importanza in questa nuova versione è stata data ai grassi polinsaturi <10% En LC-PUFA 2150 mg PUFA n-6 Acidi grassi trans Bambini e adolescenti 5–10% En 4–9% En PUFA n-3 DHA 100 mg 0,5–2,0% En Il meno possibile Lipidi totali Acidi grassi saturi alimentare quali cereali integrali, legumi, frutta e verdura permette di controllare l’indice glicemico della dieta. In età evolutiva (≥1 anno) è raccomandata assunzione di fibre pari a 8,4 g/1000 kcal (2 g/MJ). È consigliato inoltre limitare l’uso del fruttosio come dolcificante e il consumo di alimenti e bevande formulati con fruttosio e sciroppi di mais ad alto contenuto di fruttosio. RI 40% En PUFA totali 1,32 12 mesi AI Lipidi totali 1–3 anni: 35–40% En ≥4 anni: 20–35% En <10% En PUFA totali LC-PUFA 2150 mg PUFA n-6 5–10% En 4–9% En PUFA n-3 1–3 anni: DHA 100 mg Acidi grassi trans Il meno possibile 0,5–2,0% En Legenda: SDT=Obiettivo nutrizionale per la prevenzione; AI=Livello di assunzione adeguata; RI=intervallo di riferimento per l’assunzione di macronutrienti. a lunga catena (LC-PUFA), per cui sono stati indicati livelli di assunzione adeguata per tutte le età. Fonti di LC-PUFA sono rappresentate dal pesce azzurro. In particolare per il DHA si raccomanda dai 6 ai 36 mesi un’assunzione di 100 mg al giorno. Vitamina D Un’altra novità della revisione è rappresentata dalla raccomandazione riguardante l’apporto di vitamina D, pari a 10 µg/die nel secondo semestre di vita e dal primo anno fino all’età adolescenziale pari a 15 µg/die (10 µg/ die nella versione precedente). Sono inoltre presenti i livelli massimi tollerabili, differenti per età (25 µg/die per i lattanti, 50 µg/die da 1 a 10 anni, 100 µg/die da 11 a 17 anni). Minerali: ferro e zinco Risulta aumentato l’apporto raccomandato di ferro e zinco, in particolare per quanto riguarda l’età dell’adolescenza. Anche per lo zinco sono presenti livelli massimi di tollerabilità. Tabella 5. Fabbisogno di ferro e zinco Età Fe (mg) Zn (mg) Lattanti 11 3 Bambini e adolescenti 8 3 11 5 13 8 10 9 13 11 18 9 18 9 Maschi Femmine I n conclusione è responsabilità del pediatra disegnare il programma di volo del bambino, secondo un percorso che ne garantisca “un adulto sano”. I primi anni di vita ed in particolare i primi 36 mesi sono fasi critiche della vita: gli alimenti da proporre al bambino devono perciò essere scelti con speciale cura ed attenzione perché possano rispondere in maniera ottimale alle esigenze nutrizionali e di sicurezza specifiche di un organismo in crescita ed intrinsecamente vulnerabile. I nuovi LARN rappresentano un’evoluzione del concetto di adeguatezza nutrizionale . Caso clinico Titolo articolo anche lungo [ Tutto su ] Raffaele Arigliani1 Annarita Goglia2 1 Pediatra, Direttore Scientifico IMR, Benevento 2 Pedagogista, Docente IMR, Benevento I minori che hanno vissuto in ambienti violenti imparano ad essere violenti. È questo il punto di partenza del nostro ragionamento che ci condurrà ad affermare con forza come il riconoscere quali siano i bisogni del bambino sia la prima strada affinché i loro diritti diventino cultura e consapevolezza diffusa, orizzonte irrinunciabile dell’impegno civile per la non violenza e per uno sviluppo del minore completo e sano. È ben noto in letteratura come l’esposizione alla violenza durante l’infanzia favorisca l’incremento di comportamenti violenti durante l’adolescenza (Thormberry, 2004), così come è più probabile che la violenza nelle relazioni con il partner si manifesti se si è cresciuti in contesti violenti (Sudermann, Jaffe 1993). I bam- AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Una Pediatria consapevole deve puntare al benessere globale del bambino, riconoscendo e promuovendone i diritti irrinunciabili. 61 Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino Tutto su Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino Di 674.000 donne e madri italiane che hanno subito violenze ripetute dal partner ben il 61,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più di questi episodi. bini esposti e testimoni di violenza domestica possono addirittura presentare gli stessi sintomi ed effetti a lungo termine dei bambini che sono vittime di violenza diretta (US Department of Health, 2000). È altrettanto vero che l’aver subito violenza domestica può anche indurre un adolescente ad essere vittima di prevaricazioni e di violenza da parte dei coetanei (Mohr, 2007). In altri termini, prendendo spunto dalle risultanze dei suddetti studi, non si può non esser d’accordo nell’affermare che violenza genera violenza, senza dimenticare che la violenza provoca danni allo sviluppo psicofisico del bambino, favorendone altresì la sua vulnerabilità ed isolamento sociale. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 62 M a se può apparire in prima battuta scontato quanto sopra detto, non è altrettanto intuitivo immaginare, nella società di oggi così fortemente evoluta e civilizzata, come la violenza e le sue modalità di espressione ‒ in particolar modo sui bambini e sugli adolescenti ‒ sia uno dei fenomeni maggiormente diffusi di cui spesso poco si parla o meglio di cui spesso poco si può parlare. Da un’indagine dell’ISTAT del 2007 è emerso, infatti, come il 93% delle violenze domestiche non sia stato denunciato; si assiste in sostanza ad abusi che si celano, per la paura delle vittime, nel doloroso e drammatico silenzio delle mura domestiche. La stessa indagine ha rilevato anche che di 674.000 donne e madri italiane che hanno subito violenze ripetute dal partner ben il 61,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più di questi episodi. In un tale contesto, la strada verso una nuova consapevolezza dei diritti del minore attraverso la non violenza e il riconoscimento dei suoi irrinunciabili bisogni appare quanto mai necessaria ed obbligata. Già nel 1996 la 49° Assemblea Mondiale della Sanità dichiarava che “la violenza è un problema di salute pubblica di fondamentale importanza e in progressiva espansione in tutto il mondo” e nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definiva la violenza come “l’uso intenzionale di forza fisica o di potere […] che ha come conseguenza o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare un danno fisico, psicologico, l’alterazione dello sviluppo, la deprivazione”. La stessa OMS riconosce come abuso o maltrattamento sull’infanzia tutte “le forme di maltrattamento fisico e/o affettivo, abuso sessuale, incuria o trattamento negligente, nonché sfruttamento sessuale o di altro genere che provocano un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino, nell’ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere”. P iù scientificamente, si possono distinguere, a seconda della natura dell’abuso, varie tipologie di violenza nell’infanzia: fisica, sessuale, psicologica, assistita, patologia della cura. La violenza fisica comprende le azioni non accidentali di un adulto nei confronti di un minore, tramite l’utilizzo inappropriato e incontrollato della propria forza fisica. Queste aggressioni variano dalla forma più lieve (spintoni, schiaffi, etc.) fino a forme più gravi (uso di cinture o bastoni). Di solito la violenza fisica non è un evento unico o isolato, bensì fa parte di un insieme, di un modello di atti intenzionali e ripetuti. L’abuso sessuale infantile è un tipo di violenza nella quale un adulto o un ragazzo coinvolge un minore in un’attività sessuale per la quale non è ancora psicologicamente maturo. L’adulto abusante, nel 40% dei casi in genere una persona familiare/ conoscente/significativa per il minore, sfrutta la relazione affettiva proponendo un’attività sessuale inappropriata all’età del bambino, a volte mascherata da attività ludica, comprendendo tra queste anche l’ascolto o la visione di situazioni a sfondo sessuale. L’immaturità del bambino non gli consente di elaborare questa violenza e gli fa generare dei ricordi che lo condizioneranno nella sua vita sia livello relazionale sia a livello affettivo. La violenza psicologica, la più frequente e maggiormente sottovalutata all’interno dei nuclei familiari, è l’insieme di manifestazioni frequenti e persistenti che minacciano lo sviluppo e l’integrità psicologica del minore. Comprende gli aspetti affettivi e Tutto su Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino Decalogo dei diritti del bambino Ogni bambino ha diritto: 1ad essere amato incondizionatamente Comportamenti a volte apparentemente naturali e normali esprimono, se reiterati e frequenti, violenza psicologica. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 cognitivi della violenza infantile che ma vede, sente o è consapevole di atti 2a sviluppare pienamente il proprio potenziale umano e sociale; derivano dal ripetersi di comportaviolenti che possono essere di natura menti aggressivi verbali e non verbali. fisica, psicologica o sessuale compiuti 3all’integrità fisica (cure in gravidanza, Questi “messaggi negativi” rimangoverso una persona per lui di riferialimentazione adeguata, ambiente confortevole, assistenza medica); no registrati nella psiche del minomento o significativa. Come detto re, condizionando fortemente la sua precedentemente, i bambini esposti 4ad accudimento amorevole e continuativo da caregiver vita. La frequenza e la regolarità dei alla violenza domestica possono predi riferimento con adeguata messaggi negativi hanno un’influensentare gli stessi sintomi ed effetti a conoscenza dell’infanzia, all’interno di un ambiente sociale za molto maggiore che l’atto in sé, lungo termine dei bambini che sono aperto e accogliente, in contatto con altri bambini, in cui vi sia perché creano un modello comportavittime di violenza diretta. supporto alla genitorialità fragile; mentale predominante nel rapporto, Ultima tipologia nell’ambito della ad esempio madre-figlia, provocanclassificazione delle violenze nell’in5di ricevere l’amore di entrambi i genitori, di vedere l’amore circolare do, con molta probabilità, notevoli fanzia è rappresentata dalle cosiddetnel suo ambiente familiare e in particolare tra i genitori; danni nello sviluppo affettivo, emote patologie della cura. Queste si rifetivo e cognitivo del minore. Accariscono alle cure inadeguate da parte 6al contatto fisico amorevole dai suoi de così che comportamenti a volte dei genitori che possono provocare genitori: coccole, carezze, baci, etc.; apparentemente naturali e normali violenza psicologica sul minore. Nel 7di conoscere le proprie origini, esprimano, se reiterati e frequenti, caso che le cure siano carenti, si parla di essere accettato incondizionatamente, rispettato, violenza psicologica. Basti pensare di incuria: un genitore, ad esempio, stimato, valorizzato; agli atteggiamenti con cui si sminuche non si occupa o si mal occupa, isce o si svaluta un bambino (“Mamanche se in grado di farlo, dello svi 8di essere ascoltato, di potersi esprimere, di essere compreso ma dice che non so fare niente”, “Da luppo del bambino relativamente alla per il linguaggio tipico del suo stadio di sviluppo; te non mi posso aspettare niente di salute, educazione, sviluppo affettibuono”), o le situazioni in cui un mivo, nutrizione, protezione e sicurezza 9 di ricevere doni, parole nore viene ignorato (ad esempio un delle condizioni di vita. A differenza di incoraggiamento, sostegno, fiducia, momenti speciali solo per lui; bambino che rientra a casa da scuola, dell’incuria, può anche accadere che saluta i genitori e nessuno di questi le cure, anche se effettuate, non ririsponde al saluto, oppure un adulto sultino adeguate al momento evolu10 che siano valorizzate le sue specifiche “differenze”, che preferisce all’interno di un gruptivo, non rispettando così le esigenze attitudini, abilità, propensioni. po un bambino a scapito di altri), o evolutive del minore; in tal caso si ancora un comportamento con cui si assiste alla patologia della discuria. ricatta un bambino (“Se non mangi Un esempio potrebbe essere un bamnon ti voglio più bene”, “Se non vai a Messa sono triste bino di sei anni al quale la madre somministra solo dieta e mi viene da piangere”). lattea o cibi frullati o un minore su cui i genitori nutrono Altra forma di violenza è la violenza assistita: questa molteplici aspettative irrazionali caricandolo di attività avviene quando il minore non è vittima diretta di violenza, da svolgere con ottimi risultati da perseguire, magari con 63 e senza misura; Tutto su Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino Non si può prescindere dall’interazione adulto-neonato in quanto unico vero processo che accompagna e modella tutte le fasi di sviluppo del bambino. l’obbligo di primeggiare nel gruppo. L’ipercura, al contrario, si manifesta quando i genitori offrono cure eccessive al loro figlio, cure che possono andare dall’iperprotezionismo fino a forme patologiche gravi come la sindrome di Münchhausen. Questa è una grave forma di ipercura nella quale il bambino è sottoposto a continui e inutili accertamenti clinici e cure inopportune su iniziativa della madre, la quale è convinta che il proprio figlio sia malato. La madre, avendo cura del figlio malato, diventa una “brava madre” e si sente considerata dai medici e dalla propria famiglia. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 64 D alla descrizione appena fatta delle varie tipologie di violenza nell’infanzia e riprendendo, al contempo, la definizione dell’OMS sull’abuso o maltrattamento infantile, emerge con forza sempre, a fattore comune, la responsabilità latente di una classe di adulti scarsamente consapevoli di quali siano i reali e irrinunciabili bisogni del minore. D’altronde, in tale ambito, non si può prescindere dall’interazione adulto-neonato in quanto unico vero processo che accompagna e modella tutte le fasi di sviluppo del bambino la cui identità si svilupperà nel confronto con “l’altro da sé”. E la base “naturale” di questa interazione, così importante in quanto funzionale ai vari bisogni del bambino che mutano durante le epoche della sua vita, saranno le dinamiche di empatia, ovvero la capacità di vedere, almeno un po’, il mondo dal punto di vista dell’altro, mentre l’altro percepisce di essere guardato, rispettato, accettato, visto e, almeno un po’, compreso. L’ interazione adulto-neonato dovrebbe quindi essere “naturalmente” empatica, ma poiché non è così scontato che avvenga, si dovrà fare in modo che diventi necessariamente empatica. Stern ha dimostrato, infatti, che un neonato, cresciuto da una madre depressa con scarsa capacità di dare feedback coerenti agli stimoli che vengono dal neonato (pianto, sorriso, colichette, etc.), presenta già a 3 mesi maggiore irritabilità e una ridotta mimica facciale. Se una madre depressa si sente bloccata, triste, affogata nelle proprie emozioni e bisogni, che la chiudono in se stessa, in un circuito vizioso di insoddisfazione e senso di colpa, la madre empatica è invece capace di “vedere” i bisogni e i messaggi che il neonato lancia. Il focus istintivo è su di lui e lei reagisce d’impulso, con un’infinità di modalità non verbali (mimica del viso, atteggiamento del corpo, inclinazione del collo, etc.) e azioni concrete (allattare, cambiare il pannolino, cantare una nenia, dondolarlo, etc.). Dalla reazione della mamma alle sue azioni, in uno schema di reazioni inizialmente bianco/nero che via via si arricchisce di tutte le sfumature di grigio, il neonato impara a modulare e controllare il proprio comportamento. Potrà quindi imparare l’utilità di reagire in maniera esplosiva e dirompente e incontrollabile (il bimbo capriccioso, urlante, che non dorme, etc.) o l’auspicata capacità ad un’interazione maggiormente modulata e armoniosa (sorride, gioca, partecipa, etc.) a seconda delle modalità del feedback che riceverà. Certamente il “gioco relazionale” poggia su Biologia e Genetica differenti. Brazelton nei sui studi ha mostrato come almeno quattro macrotipologie di carattere dei bimbi sono definibili e già individuabili, nelle primissime tracce, a poche settimane di vita (dominante; vivace-energicoiperattivo; sensibile-riflessivo; timido-introverso). Tale aspetto può essere utile per avere riferimenti di macroaree su cui muoversi, ma senz’altro va chiarito che ogni bimbo è una storia diversa, unica irripetibile, non racchiudibile in schemi, anche se alcune sensibilità potranno caratterizzarlo. Un rapporto educativo facilitante, quindi, sia esso da parte di un genitore o di una persona significativa o di un educatore professionale e così via non potrà, anzi non dovrà, partire dall’idea standard di “chi sia il bambino”, ma dovrà cercare di cogliere, valorizzare, lavorare sulle “differenze individuali”. Solo così un sistema educativo diventa efficace. A tal fine l’adulto ha necessità di conoscere le dinamiche psicologiche di base delle diverse epoche della vita infantile. Se ciò non accade, si rischia di parlare un linguaggio non comprensibile, con clamorosi insuccessi educativi. Ad esempio la dimensione del tempo o il ragionamento astratto non sono “comprensibili” dalle strutture mentali di un bimbo di 3 anni. Tutto su Dalla violenza sui minori ai bisogni irrinunciabili del bambino hanno bisogno di molto di più che di una semplice condizione di non deprivazione ma di relazioni efficaci di cura e promozione da parte di adulti consapevoli, che abbiano semplici e chiari modelli educativi di riferimento, capaci di declinare in azioni coerenti (adeguate alle diverse età, caratteri, situazioni) un progetto di “accudimento amorevole”. Pertanto, se è naturale esser d’accordo sui diritti primari essenziali del bimbo (cibo, igiene, cure mediche, conoscenza dell’identità genitoriale, libertà di religione, assenza di discriminazione razziale, ribaditi dall’ OMS nella Carta di New York), dobbiamo con forza sottolineare i “diritti all’accudimento amorevole”, che pure l’ OMS cita ma che vanno ulteriormente evidenziati ed esplicitati. Nessun genitore o caregiver dovrebbe avere il diritto di ignorare i bisogni irrinunciabili del bambino, poiché il non rispetto di essi da parte degli adulti è di fatto assimilabile, nelle ferite che determina, alle forme di violenza più tradizionali. Il non permettere al bimbo e poi al ragazzo di svilupparsi in serenità, il non favorire la maturazione delle sue doti naturali, il non fargli sperimentare il calore di un amore incondizionato, il non donargli relazioni empatiche, stima, valorizzazione, riconoscimento etc., sono di fatto vere violenze, fonte di dolore e infelicità, ostacolo spesso irreversibile verso l’armonico sviluppo della personalità umana e sociale del bimbo di oggi, dell’adulto di domani. Riconoscere i bisogni irrinunciabili dei bambini è la prima strada per combattere la violenza nell’infanzia in tutte le sue forme e far sì che i diritti dei bambini diventino cultura e consapevolezza diffusa, orizzonte irrinunciabile dell’impegno civile 65 . Bibliografia 1. 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Di conseguenza è responsabilità di tutti che si diffonda la cultura di “cosa vive il bambino” e di come stimolare lo sviluppo della sua intelligenza emotiva. Tali competenze dovranno essere certamente degli educatori, ma ad un livello basico andrebbero date a tutti i futuri genitori, ancor prima che il bambino nasca. Un supporto alla genitorialità, quindi, in particolar modo per quella più debole (per malattie, condizioni sociali, etc.), rientra tra i diritti del bambino: il suo sviluppo sarà strettamente dipendente dalle relazioni che egli vivrà! Conoscere le tappe di sviluppo del neonato, del bambino, dell’adolescente è, per l’educatore-genitore o l’educatore-professionista, essenziale al fine di correttamente interpretare i segnali che arrivano dal bambino, per impostare strategie e programmi educativi idonei alle diverse età, per favorire lo sviluppo di competenze sul piano cognitivo, emozionale, sociale. La consapevolezza dello stadio evolutivo neuropsicosociale potrà aiutare ad anticipare e trasformare le inevitabili “crisi”, a riconoscere i soggetti più fragili, a sospettare precocemente patologie che ne trarranno grande beneficio (dislessia, autismo, disturbi dell’apprendimento, etc.). Soprattutto l’educatore consapevole punterà a costruire processi facilitanti e lo sviluppo di quelle che Goleman indica come “competenze dell’intelligenza emotiva”. Molteplici le motivazioni culturali che rendono indispensabile l’evoluzione dell’attenzione di cura al bambino ad una visone integrata, in cui il biologico si sposi con le esigenze psico-socio-relazionali. Partiamo dalla radice di esse, dalla più antica domanda: “Chi è l’uomo”? Dal punto di vista biologico oggi possiamo senza dubbio rispondere: un essere relazionale che per svilupparsi necessità di accudimento amorevole. Tante le dimostrazioni in tal senso. Una per tutte, la Sindrome da deprivazione affettiva tristemente nota anche in anni recenti nei bambini istituzionalizzati dalla nascita negli orfanatrofi della ex Bulgaria. Tale sindrome mostra che un neonato a cui si somministrino adeguate calorie, ma non è coccolato, non accarezzato, non in contatto continuo con adulti, non cresce in peso e altezza, sviluppa tare nello sviluppo psichico e neurologico. Così come molta parte dei disagi psichici (depressione, ansia, disturbi del comportamento, etc.) o di devianza sociale hanno le radici in un mix di biologia e di situazioni ambientali con dinamiche di abbandono e carenza di accudimento. I bambini, per sviluppare adeguata autostima, empatia, senso del sé e del sociale, capacità organizzativa, fiducia Caso clinico Titolo articolo anche lungo [ Come s i fa ] Utilizzo off-label di Montelukast per l’asma Occorre pianificare incontri formativi con i pediatri per ribadire l’importanza dell’utilizzo dei farmaci antiasmatici nelle fasce di età in cui sono previsti. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 66 L’ asma è una delle malattie respiratorie croniche più diffuse nel mondo, presente in tutti i Paesi anche se con frequenza molto variabile. Rappresenta quindi un consistente problema di Sanità pubblica e le evidenze documentano che la sua prevalenza è sensibilmente aumentata negli ultimi 20 anni, specialmente nei bambini. Peraltro, dopo l’aumento degli ultimi anni, non è al momento possibile stabilire se il trend di crescita sarà mantenuto anche in futuro1. L’aumento della prevalenza dell’asma in età pediatrica ha determinato, di pari passo, un incremento nell’utilizzo dei farmaci suggeriti per il suo controllo. Benché la terapia sia discretamente standardizzata2, non sempre vi è appropriatezza prescrittiva e infatti, dall’analisi di dati italiani, risulta che la prevalenza delle prescrizioni di farmaci antiasmatici è più alta della prevalenza della malattia3. La prescrizione di farmaci antiasmatici è sorprendentemente alta anche nei bambini che non hanno ancora ricevuto una corretta diagnosi di asma4. Questo è particolarmente evidente per gli steroidi inalatori e i Beta 2 a rapida azione5. Si ritiene che negli Stati uniti, nell’intervallo di tempo dal 2002 al 2010, si sia verificato un incremento del 14% nelle prescrizioni dei farmaci antiasmatici6. Cristina Locati1 Alberto Giuseppe Martelli2 Franca Borin3 Rachele Folchino1 Silvia Pazzi1 Sarah Cattaneo1 U.O.C. Servizi Farmaceutici, Asl Milano 1, Magenta U.O. Pediatria e Neonatologia A.O. “G. Salvini”, Garbagnate Milanese e Bollate 3 U.S.C. Farmacia A.O. “G. Salvini”, Garbagnate Milanese 1 2 Come si fa Utilizzo off-label di Montelukast per l’asma M Formulazioni Fascia di età Montelukast 4 mg buste Da 6 mesi a 5 anni Montelukast 4 mg cpr masticabili Da 2 a 5 anni Montelukast 5 mg cpr masticabili Da 6 a 14 anni Montelukast 10 mg cpr Da 15 anni l’asma da sforzo perché, nel bambino dell’età prescolare, l’attività motoria è poco orientata alla ripetitività dello sforzo in modo cadenzato e prestabilito come avviene nel bambino più grande che compie attività sportiva o nel ragazzo che fa attività agonistica. Per quanto riguarda l’utilizzo off-label per età si è valutato ciascun dosaggio presente in commercio e la fascia di età prevista per ciascuna formulazione. Ad oggi sono disponibili 4 dosaggi e formulazioni (Tab. 1). La valutazione dell’uso off-label per indicazione invece, è stata effettuata tramite l’analisi dell’effettiva presenza di prescrizioni di corticosteroidi per via inalatoria della classe ATC R03BA nell’anno precedente alla prescrizione di Montelukast. Infatti, in scheda tecnica e con nota 82, il farmaco è indicato per il trattamento dell’asma come terapia aggiuntiva in quei bambini con asma persistente di lieve/moderata entità che non sono adeguatamente controllati con corticosteroidi per via inalatoria. È anche indicato per la profilassi dell’asma laddove la componente predominante è la broncocostrizione indotta dall’esercizio. Per tale motivo abbiamo focalizzato la nostra analisi sui bambini di età uguale o inferiore a 5 anni. Tabella 2. Numero pazienti con prescrizioni off-label per indicazione terapeutica nel triennio 2010–2012 Anno 2010 <6 anni Anno 2011 <6 anni Anno 2012 <6 anni Pz con ricette di Montalukast 2010 592 Pz con ricette di Montalukast 2011 606 Pz con ricette di Montalukast 2012 596 Pz con ricette di cortisonici 2009–2010 544 Pz con ricette di cortisonici 2010–2011 565 Pz con ricette di cortisonici 2011–2012 553 Pz senza ricette di cortisonici 48 Pz senza ricette di cortisonici 41 Pz senza ricette di cortisonici 43 8,11% (off-label) 6,77% (off-label) 7,21% (off-label) 67 Tabella 1. Formulazioni Montelukast in commercio AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 ontelukast risulta essere il nono farmaco più prescritto numericamente negli USA in età pediatrica con un numero di bambini trattati nel 2010 pari a 2.629.4943. L’uso di farmaci off-label per il trattamento delle allergie dell’infanzia risulta essere ancora elevato specie nel bambino in età prescolare7 e non sempre i farmaci prescritti per le allergopatie in età pediatrica sono perfettamente allineati alle raccomandazioni d’impiego vigenti. In particolare, l’uso off-label dei farmaci antiasmatici appare discreto specie se, oltre al parametro di età, si considera anche l’indicazione terapeutica riportata in scheda tecnica5. Per tale motivo abbiamo voluto studiare quale sia la prescrizione off-label di Montelukast da parte dei pediatri ospedalieri e territoriali nell’area geografica della ASL Milano 1. Abbiamo considerato la definizione internazionale di off-label della Task Force europea secondo cui un farmaco è considerato tale sia se il bambino riceve tale preparato al di fuori della fascia di età riportata nel riassunto delle caratteristiche del prodotto sia se l’indicazione clinica non è stata rispettata8. Il territorio dell’ASL Milano 1 è suddiviso in 7 distretti socio sanitari, per un totale di 73 comuni. La popolazione residente è costituita da circa 926.011 abitanti (ISTAT 2012), di cui 451.056 uomini e 474.955 donne. La popolazione pediatrica tra 1 e 17 anni, pari a 159.146, rappresenta il 17,19% del totale degli abitanti. Pur considerando che le prescrizioni non corrispondono necessariamente al reale utilizzo dei farmaci, sono state esaminate le prescrizioni di Montelukast (R03DC03), attraverso l’estrazione delle ricette dal software Farmavision, effettuate da specialisti e pediatri nel triennio 2010–2012. È stata in seguito verificata la presenza di prescrizioni off-label sia per età (per i pazienti di età compresa tra 0 e 17 anni) considerando le 4 formulazioni presenti in commercio, sia per indicazione terapeutica, limitando in questo caso l’analisi ai pazienti tra 0 e 5 anni (che rappresentano il 33,8% della popolazione pediatrica nel territorio dell’ASL Milano 1). In quest’ultima fascia di età è poco rappresentata la prescrizione di Montelukast per Come si fa Utilizzo off-label di Montelukast per l’asma Tabella 3. Prescrizioni off-label per età, 2010–2012 2010 2011 2012 Pz off-label età Pz in-label età Pz totali % off-label 4 mg buste 10 30 40 25,00% 4 mg cpr mast 21 15 36 58,33% 5 mg cpr mast 19 116 135 14,07% 10 mg cpr 27 74 101 26,73% 4 mg buste 8 31 39 20,51% 4 mg cpr mast 15 16 31 48,39% 5 mg cpr mast 9 115 124 7,26% 10 mg cpr 30 37 67 44,78% 4 mg buste 2 24 26 7,69% 4 mg cpr mast 11 18 29 37,93% 5 mg cpr mast 28 121 149 18,79% 10 mg cpr 27 58 85 31,76% L’ AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 68 analisi delle prescrizioni di farmaci contenenti Montelukast si è focalizzata sull’uso off-label sia per indicazione terapeutica secondo scheda tecnica sia per età. Dalla Tabella 2 e per i 3 anni considerati si può osservare una percentuale più o meno costante di bambini di età inferiore ai 6 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione off-label per indicazione (ossia prescrizioni di Montelukast in mancanza di precedenti prescrizioni di cortisonici): in particolare l’8,11% nel 2010, il 6,77% nel 2011 e il 7,21% nel 2012. Per quanto riguarda l’utilizzo off-label delle formulazioni in commercio, sulla base delle precedenti suddivisioni e analizzando le prescrizioni del triennio 2010–2012, si sono ottenuti i seguenti risultati (Tab. 3). Figura 1. Prescrittori ricette a pazienti inferiori a 6 mesi di vita. Figura 2. Distribuzione pazienti al di sotto dei 6 mesi di vita in terapia con Montelukast. 8 7 6 5 4 3 2 1 Pediatra di famiglia 73,33% Pediatra ospedaliero 26,37% 0 12 345 Mesi P oiché Montelukast non è indicato al di sotto dei 6 mesi, abbiamo infine valutato il suo utilizzo al di sotto di questa fascia di età. Su 2.885 pazienti minori di 18 anni, in terapia per il triennio 2010–2012, risultano 15 prescrizioni per 15 lattanti di età inferiore ai 6 mesi, su un totale di 10.471 ricette. Delle 15 ricette al di sotto del semestre di vita, 4 sono state redatte da medici ospedalieri, ossia il 26.67% (Fig. 1). La distribuzione dei pazienti per età mostra un incremento del numero dei pazienti all’aumentare dell’età (Fig. 2). Nella nostra analisi bisogna considerare che è difficile stabilire se le prescrizioni off-label di Montelukast per l’asma siano legate ad una non conoscenza dei limiti di età e delle indicazioni terapeutiche, oppure all’inefficacia delle terapie pregresse che possono aver spinto il pediatra ad ipotizzare l’utilizzo di soluzioni terapeutiche alternative. Il motivo di questo impiego precoce potrebbe anche essere riconducibile all’utilizzo della molecola nella fascia di età fra 1 e 3 mesi9. Infatti alcuni autori hanno dimostrato una certa sicurezza dei granuli di Montelukast nel lattante molto piccolo. In studi controllati contro placebo, inoltre, la sicurezza e la tollerabilità hanno suggerito la possibile estensione dell’indicazione10. Il fatto che le prescrizioni off-label aumentino tanto più ci si avvicina alla fascia di età prevista dalla scheda tecnica dei farmaci considerati potrebbe limitare il fattore della non conoscenza del medico, a favore della scelta consapevole dovuta all’inefficacia di terapie precedenti. In merito alle prescrizioni di Montelukast senza la pre- Come si fa Utilizzo off-label di Montelukast per l’asma Il pediatra, attraverso apposite segnalazioni, non dovrebbe mai dimenticare di riportare l’effetto collaterale o l’osservazione di un impiego off-label. L a prescrizione off-label risulta sempre una scelta pericolosa poiché mancano dati sulla sicurezza in queste fasce di età, sottoponendo il bambino alla possibile insorgenza di reazioni avverse non conosciute. Di pari passo, non avendo acquisito dati clinici in merito, il farmaco potrebbe anche risultare meno efficace o del tutto inefficace in quella fascia di età non controllata. Questa inefficacia potrebbe anche scoraggiarne l’impiego da parte della famiglia in una successiva fascia d’età in cui l’efficacia risulta altresì incontrovertibile. L’identificazione dell’utilizzo di alcuni farmaci off-label per la cura dell’asma in età pediatrica suggerisce di pianificare incontri formativi con i pediatri per ribadire l’importanza dell’utilizzo dei farmaci antiasmatici nelle fasce di età in cui sono previsti. Tali incontri formativi dovrebbero anche mirare a sollecitare l’intervento del pediatra che, attraverso apposite segnalazioni, non dovrebbe mai dimenticare di riportare l’effetto collaterale o l’osservazione di un impiego off-label . 1. Baïz N, Annesi-Maesano I. Is the asthma epidemic still ascending? Clin Chest Med 2012;33:419-29. 2. Bacharier LB, Boner A, Carlsen KH et al. Diagnosis and treatment of asthma in childhood: a PRACTALL consensus report. Allergy 2008;63:5–34. 3. Bianchi M, Clavenna A, Labate L et al. Anti-asthmatic drug prescriptions to an Italian paedriatic population. Pediatr Allergy Immunol 2009;20:585–591. 4. www.ginasma.it/images/Materiali/PocketGuideBambino.pdf 5. Sen EF, Verhamme KM, Neubert A, Hsia Y, Murray M, Felisi M, et al. Assessment of pediatric asthma drug use in three European countries; a TEDDY study. Eur J Pediatr 2011;170(1):81-92. 6. Chai G, Governale L, McMahon AW, Trinidad JP, Staffa J, Murphy D. Trends of outpatient prescription drug utilization in US children, 2002-2010. Pediatrics 2012;130(1):23-31. 7. Morais-Almeida M, Cabral AJ. Off-label prescribing for allergic diseases in pre-schooet all children. Allergol Immunopathol (Madr) 2013. 8. Neubert A, Wong IC, Bonifazi A, Catapano M, Felisi M, Baiardi P, et al. Defining off-label and unlicensed use of medicines for children: results of a Delphi survey. Pharmacol Res 2008;58:316-22. 9. Kearns GL, Lu S, Maganti L, Li XS, Migoya E, Ahmed T, et al. Pharmacokinetics and safety of montelukast oral granules in children 1 to 3 months of age with bronchiolitis. J Clin Pharmacol. 2008;48(4):502-11. 10. Bisgaard H, Skoner D, Boza ML, Tozzi CA, Newcomb K, Reiss TF, et al. Safety and tolerability of montelukast in placebo-controlled pediatric studies and their open-label extensions. Pediatr Pulmonol 2009;44(6):568-79. 11. Gillissen A, Lecheler J. Corticophobia in asthma. Med Klin (Munich) 2003;98(8):417-22. 12. Niggemann B. How can we improve compliance in pediatric pneumology and allergology? Allergy 2005;60(6):735-8. 69 Bibliografia AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 cedente presenza di prescrizioni di corticosteroidi per via inalatoria, potrebbe giocare un ruolo determinate la corticofobia, non solo dei genitori ma spesso anche del pediatra11. Una corretta spiegazione dei meccanismi patogenetici dell’asma potrebbe consentire una migliore accettazione e aderenza al trattamento steroideo12. Inoltre la nota 82, che stabilisce le condizioni di utilizzo del farmaco, è molto ondivaga. Non specifica inoltre per quanto tempo deve essere somministrato lo steroide che, ritenuto eventualmente inefficace, può essere associato al Montelukast. Infine non è possibile stabilire se i pazienti non avessero davvero assunto lo steroide: potrebbero averlo acquistato in vendita libera o avere utilizzato farmaci disponibili in ambito domiciliare. È altrettanto vero che i bambini per cui risulta una prescrizione di steroidi precedente alla prescrizione di Montelukast potrebbero non avere assunto il farmaco oppure potrebbero averlo utilizzato per infezioni delle vie respiratorie e non per fenomeni asmatici. Per quanto riguarda invece i pediatri prescrittori, non è possibile affermare con certezza che le prescrizioni siano perlopiù effettuate in ambito territoriale, in quanto talvolta può succedere che il pediatra di famiglia prosegua una terapia già prescritta in ambito ospedaliero. Inoltre bisogna considerare che sul territorio viene redatto un numero molto maggiore di ricette rispetto a quanto avviene in ospedale. Caso clinico Titolo articolo anche lungo AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 70 [ Come s i fa ] La gestione del rischio clinico in Pediatria di famiglia La cultura della sicurezza può consentire la prevenzione di errori e insufficienze nel sistema anche nell’ambito della Pediatria di famiglia. Caterina Offidani1 Laura Reali2 Medico Legale Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, Roma 2 Pediatra di famiglia, Roma 1 L a gestione del rischio clinico, cioè la promozione della cultura della sicurezza del paziente, nasce negli USA negli anni ’80, mutuando regole da altri sistemi complessi e ad alto rischio (Aeronautica militare) per ridurre le conseguenze negative degli errori in Medicina e dei crescenti contenziosi legali derivati. Nel tempo la teoria dell’errore e l’aspetto difensivistico sono stati in parte superati e le nozioni sui sistemi di qualità e sulla clinical governance hanno fornito risposte sempre più adeguate a richieste di salute di pazienti sempre più consapevoli. In Italia il problema è stato affrontato soprattutto in ambito ospedaliero1, ma nel 2010 il Ministero della Salute ha pubblicato un manuale di formazione su questo argomento rivolto a medici di Medicina Generale e pediatri di famiglia2. Come si fa La gestione del rischio clinico in Pediatria di famiglia La responsabilità professionale medica in generale e in ambito pediatrico L a responsabilità professionale nel contesto sanitario afferisce sia al diritto penale che civile. La responsabilità penale ‒ consapevole violazione delle norme penali ‒ è personale e punita con pene previste dal Codice Penale. La responsabilità civile rappresenta l’obbligo di sopportare le conseguenze economiche stabilite dalla legge per aver cagionato un “danno ingiusto”. La responsabilità civile è di due specie: contrattuale Art. 14 Prevenzione e gestione di eventi avversi e sicurezza delle cure Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e degli operatori coinvolti, promuovendo a tale scopo l’adeguamento dell’organizzazione delle attività e dei comportamenti professionali e contribuendo alla prevenzione e alla gestione del rischio clinico attraverso: • l’adesione alle buone pratiche cliniche; • l’attenzione al processo di informazione e di raccolta del consenso, nonché alla comunicazione di un evento indesiderato e delle sue cause; • lo sviluppo continuo di attività formative e valutative sulle procedure di sicurezza delle cure; • la rilevazione, la segnalazione e la valutazione di eventi sentinella, errori, “quasi-errori” ed eventi avversi valutando le cause e garantendo la natura riservata e confidenziale delle informazioni raccolte. Box 2 Sentenza Sezioni Unite 577/2008: “In tema di responsabilità contrattuale della struttura sanitaria e di responsabilità professionale da contatto sociale del medico, ai fini del riparto dell’onere probatorio, l’attore, paziente danneggiato, deve limitarsi a provare il contratto (o il contatto sociale) e l’aggravamento della patologia o l’insorgenza di un’affezione ed allegare l’inadempimento del debitore (medico). Competerà al debitore dimostrare o che tale inadempimento non vi è stato ovvero che, pur esistendo, esso non è stato etiologicamente rilevante”. (insolvenza di una prestazione derivante da un preciso obbligo ‒ art. 1218 c.c. ‒ in particolare da quelle relative al contratto d’opera intellettuale di cui all’articolo 2229 c.c.) ed extra-contrattuale (inosservanza della norma generale del neminem laedere – art. 2043 c.c.). Nell’ordinamento italiano la responsabilità professionale del medico si inquadra nell’ambito della responsabilità civile contrattuale (Box 2), con previsione di una obbligazione (di mezzi e non di risultati, vale a dire senza garanzia di guarigione), tra il professionista sanitario chiamato a fornire le prestazioni richieste e il paziente. Per il paziente (attore) le conseguenze di tale inquadramento, in particolare in ordine all’onere della prova e ai tempi di prescrizione, sono molto favorevoli. Infatti l’onere probatorio è a carico del convenuto (il sanitario o la struttura), che deve dimostrare di aver agito con diligenza, prudenza e in modo professionalmente adeguato, mentre la prescrizione del diritto al risarcimento rientra nel termine di 10 anni. Va anche precisato che la prescrizione decorre dal momento in cui 71 I l pediatra di famiglia (PdF) promuove la sicurezza del paziente attraverso specifici metodi e strumenti basati su consolidati dati di letteratura (cartella clinica informatizzata, incident reporting, audit), ma anche grazie ad una accurata informazione e comunicazione con l’utenza (guide informative, counselling)2. La corretta gestione del rischio clinico anche in Pediatria di famiglia con un approccio sistematico alla cultura della sicurezza può consentire la prevenzione degli errori e, soprattutto, delle insufficienze nel sistema, attraverso idonee barriere protettive. Gli approcci possibili, che non si escludono a vicenda, sono sostanzialmente di due tipi: analisi proattiva e reattiva. Gli strumenti più efficaci dell’analisi reattiva sono l’incident reporting e la root causes analysis, supportate da revisioni sistematiche e periodiche di dati, indicatori, ed esiti di prestazioni. Più complessa, ma altrettanto efficace, è l’analisi proattiva, volta ad individuare aree e fattori di rischio, attraverso ad esempio l’audit clinico e la revisione della documentazione sanitaria. Il pediatra di famiglia fa questo anche in ottemperanza del Codice di Deontologia Professionale Medica1, art.14 (Box 1). Gli eventi avversi riguardano circa il 3% dei ricoveri ospedalieri3, ma errori e danni da inadeguati livelli di sicurezza per i pazienti si possono verificare in tutti i setting assistenziali, anche in quelli ambulatoriali. Gli studi disponibili però riguardano soprattutto il setting ospedaliero e le varie fasi della prescrizione medica4. La gestione del rischio clinico “confina” poi con la responsabilità professionale che a sua volta “sconfina” nel contenzioso medico-legale. Anche se in campo assicurativo la Pediatria è reputata un ambito specialistico a basso rischio5, è innegabile l’aumento del contenzioso, al pari di altri contesti sanitari, ed è opportuno conoscere il problema e i confini della responsabilità professionale. Box 1 AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Errori ed eventi avversi in ambito sanitario e in Pediatria di famiglia Come si fa La gestione del rischio clinico in Pediatria di famiglia I difetti di comunicazione del sanitario verso il paziente vengono spesso indicati dai legali quale elemento di prova a supporto di cause di responsabilità per errore professionale medico. l’evento dannoso si verifica o viene percepito come tale dal danneggiato. Quando nella responsabilità contrattuale la prestazione d’opera intellettuale implica la risoluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà (art. 2236 c.c.), il responsabile risponde solo in caso di dolo o colpa grave. Quanto esposto sulla responsabilità professionale medica si applica in toto allo specialista pediatra che esercita nel territorio. Inoltre anche se la responsabilità professionale in ambito penale desta le maggiori preoccupazioni, non deve essere trascurato l’aspetto assicurativo a ristoro delle richieste di risarcimento, perché l’aumento dei costi assicurativi per i professionisti, obbligati dalle recenti norme giuridiche a stipulare polizze per la responsabilità civile, è molto oneroso. Pur considerando che le principali aree di rischio di errore in Pediatria si distribuiscono nei vari momenti dell’attività assistenziale (anamnesi, diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci o vaccini, cura di categorie vulnerabili come i neonati, comunicazione e consenso informato), vale la pena di soffermarsi AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 72 Bibliografia 1. Novaco F, Damen V. La gestione del rischio clinico, quarta edizione. Torino: Centro Scientifico Editore, 2007. 2. http://www.salute.gov.it/imgs/ C_17_pubblicazioni_1232_allegato.pdf 3. Slonim AD, LaFleur BJ, Ahmed W, Joseph JG. Hospital-Reported Medical Errors in Children. Pediatrics 2003;111:617. 4. Miller MR, Robinson KA, Lubomski LH, Rinke ML, Pronovost PJ. Medication errors in paediatric care: a systematic review of epidemiology and an evaluation of evidence supporting reduction strategy recommendations. Qual Saf Health Care 2007;16;116-126. 5. Najaf-Zadeh A, Dubos F, Aurel M, Bons-Letouzey C, Amalberti R, Martinot A. Incidence of malpractice claims involving pediatricians. Archives de Pediatre 201;17(2):183-4. 6. Jena AB et al. Malpractice risk among US pediatricians. Pediatrics 2013;131(6):1148-54. sul consenso informato, che ricorre spesso come motivo di contenzioso medico-legale. I difetti di comunicazione del sanitario verso il paziente e l’ipotesi di vizio di consenso vengono spesso indicate dai legali quale elemento di prova a supporto di cause di responsabilità per errore professionale medico. Il medico ha poche possibilità di controdeduzione in questi casi, per la sostanziale impossibilità di dimostrare l’avvenuta informazione e la sua correttezza nell’acquisizione del consenso, se non attraverso robuste prove documentali, che però mancano in caso di consenso non scritto, come avviene per la gran parte delle prestazioni assistenziali ambulatoriali. La particolare cura nei rapporti con i propri assistiti e una attenta compilazione della documentazione sanitaria (cartelle cliniche – documentazione ambulatoriale – certificazioni e prescrizioni di varia natura e moduli di consenso informato, quando richiesto) sono gli elementi di prova fondamentale in sede di giudizio penale o civile. Le carenze documentali rendono difficile una corretta analisi medico-legale delle condotte professionali e sono spesso motivo di giudizi legali negativi sul comportamento del professionista, quando si trova nell’imbarazzante posizione di non poter adeguatamente dimostrare l’appropriatezza del proprio operato (tempi di risposta, tempestività dell’intervento, avvenuta comunicazione, qualità delle informazioni rese). Conclusioni: le strategie per la promozione della sicurezza L a cultura della sicurezza, attraverso idonee barriere protettive, può consentire la prevenzione di errori e insufficienze nel sistema anche nell’ambito della Pediatria di famiglia. Gli approcci possibili ‒ di natura proattiva o di analisi reattiva ‒ possono e devono essere utilizzati anche contemporaneamente, per familiarizzare con i metodi e con gli strumenti tipici di ciascuno, tramite adeguata formazione medica in questo ambito. Il Manuale per la formazione dei medici di Medicina Generale e dei pediatri di famiglia2 rappresenta in tal senso un valido strumento metodologico e formativo . Verso un welfare a bassa burocrazia Un libro di Mauro Moruzzi 272 pagine a colori. €35,00 w w w. p e n s i e r o . i t Caso clinico Titolo articolo anche lungo [ Come s i fa ] Le infezioni nosocomiali AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 74 Per il controllo della diffusione delle infezioni late onset in TIN è strategico il ruolo degli operatori sanitari. Dante Ferrara1 Domenico Cipolla2 Giovanni Moceri1 Giovanni Corsello1 1 Dipartimento Materno-Infantile Università degli Studi di Palermo 2 Unità Operativa Complessa Pediatrica Ospedale S. Cimino, Termini Imerese Vedi e an.c. h . pag. 82 Report clinico N.F., nato a 35 settimane di gestazione da taglio cesareo, con diagnosi prenatale di idrocefalo congenito. Adattamento neonatale nei limiti per l’età gestazionale, indici di flogosi negativi. Dopo stabilizzazione, in terza giornata di vita viene sottoposto ad intervento chirurgico di derivazione ventricolare. Durante il decorso post-operatorio in TIN sono stati utilizzati ampicillina-sulbactam e gentamicina. Due settimane dopo l’intervento è stato isolato da tampone rettale Escherichia Coli ESBL+, cioè produttore di Beta-Lattamasi ad ampio spettro, un microrganismo gram negativo che è stato tipizzato genotipicamente (appartenente al clone ST131), resistente a numerosi antibiotici che, in caso di viraggio da colonizzazione ad infezione, può diventare fatale. Questo neonato è diventato il caso-indice di un outbreak di colonizzazione che ha coinvolto 12 neonati, di cui nessuno ha mostrato segni di sepsi, nell’arco temporale di 20 giorni. Sono state implementate tutte le misure di prevenzione da contatto, si è operata una sanificazione ambientale straordinaria, sono stati temporaneamente bloccati il ricovero di altri neonati e il contatto fisico dei neonati con i genitori. Con la dimissione dell’ultimo neonato colonizzato il genotipo E. Coli è scomparso e non è stato più individuato dal sistema di sorveglianza attivo presso la TIN. Come si fa Le infezioni nosocomiali Epidemiologia L’ incidenza delle infezioni nosocomiali nei Paesi sviluppati è compresa tra l’1 e il 4 per 1000 nati vivi, contro i 6,5–38 per 1000 dei Paesi in via di sviluppo; in Europa vi è una incidenza variabile compresa tra il 7 e il 19%, contro il 14% degli USA2. In Italia, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità3, le infezioni si manifestano nel 5–8% dei pazienti ricoverati; in età pediatrica il rischio è più elevato, a causa dell’alto tasso di infezioni acquisite in comunità tra i bambini ospedalizzati soprattutto durante le epidemie stagionali, dello stretto contatto fisico tra il personale sanitario ed i bambini, della frequenza in ospedale di ludoteche o spazi comuni che offrono numerose opportunità per la trasmissione degli agenti infettivi. Nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN) la frequenza di infezioni nosocomiali è del 7–24,5%4, circa il 40% in neonati di peso inferiore a 1.000 grammi e di età gestazionale inferiore alle 28 settimane5, contro lo 0,3–3% dei neonati a termine sani, e sono rappresentate per il 50% dei casi da sepsi, 25% da infezioni respiratorie, 15% da infezioni delle vie urinarie. L e prime circolari ministeriali emanate in tema di infezioni nosocomiali risalgono al 1985 (“Lotta contro le infezioni ospedaliere”, con l’istituzione in ogni presidio ospedaliero di una commissione tecnica responsabile della lotta alle infezioni) e al 1988 (“Lotta contro le infezioni ospedaliere: la sorveglianza”). Nel 1998 furono istituiti i Comitati di Controllo delle Infezioni Ospedaliere: sistemi di sorveglianza e di controllo, ma anche di denuncia delle infezioni che insorgono in ospedale. Per “sorveglianza” s’intende un’attività di raccolta, analisi ed interpretazione dei dati continuativa ed orientata all’intervento, per l’attuazione della quale possono essere utilizzate varie metodologie con diversi gradi di efficienza. Da un’indagine condotta nel 2004 risultava che nel 50% degli ospedali tali Comitati non erano stati ancora istituiti. Strategie e funzioni dei comitati ospedalieri: verifiche ambientali e sorveglianza nei reparti ad alto rischio; strategie di sterilizzazione e disinfezione; controllo sulle modalità d’uso e consumo degli antibiotici; sorveglianza delle resistenze; valutazione dei presidi medici, delle procedure invasive e della qualità dell’assistenza erogata; redazione di linee guida condivise per le procedure assistenziali; formazione culturale, tecnica ed epidemiologica del personale sanitario. · · · · · · · 75 L e infezioni rappresentano un rilevante problema di salute pubblica, nonostante i progressi scientifici, assistenziali e tecnologici raggiunti negli ultimi anni. Il miglioramento del management ostetrico-neonatologico ha permesso la sopravvivenza di neonati estremi pretermine, con aumento dell’incidenza di problematiche correlate a causa dell’immaturità del sistema immunitario, unitamente alle strategie assistenziali intensive. Si definiscono “nosocomiali” le infezioni contratte in ambiente ospedaliero, non evidenti né in incubazione al momento del ricovero, che sono correlate alla degenza manifestandosi durante o subito dopo. Nel periodo neonatale le infezioni nosocomiali sono definite “late onset”, ad insorgenza dopo le prime 72 ore di vita1, distinte da quelle “early onset” legate ad infezioni a trasmissione materno-fetale. Comitati di lotta alle infezioni ospedaliere Eziopatogenesi I neonati ricoverati in TIN costituiscono una popolazione eterogenea estremamente vulnerabile, in particolare i pretermine e quelli con basso peso alla nascita: bassi livelli anticorpali trasmessi dalla madre, ridotta capacità funzionale di molti componenti del sistema immunitario, deficit nutrizionali, immaturità della barriera cutanea ed intestinale, colonizzazione di cute e mucose da parte di microrganismi endemici, contaminazione di strumentazioni mediche come gli stetoscopi, manipolazioni frequenti da parte degli operatori sanitari AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Premesse AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 76 Come si fa Le infezioni nosocomiali e sovraffollamento delle strutture6. Altri fattori di rischio che entrano in gioco sono rappresentati dalla gravità della patologia di base, dalla durata del ricovero, dai trattamenti con antibiotici ad ampio spettro, con inibitori della secrezione acida gastrica, con steroidi sistemici, e anche dalle procedure diagnostico-terapeutiche invasive come nel caso di intubazione endotracheale, ventilazione meccanica, cateteri venosi centrali (CVC), nutrizione parenterale totale (NPT) ed utilizzo di lipidi endovena. In particolare gli inibitori della secrezione gastrica, aumentando il pH gastrico, contribuiscono a promuovere una crescita eccessiva di batteri e funghi patogeni, con aumento del rischio di infezioni respiratorie e gastrointestinali, e di sepsi late onset; anche gli steroidi possono contribuire alla diffusione di funghi a livello intestinale dei neonati e per questo motivo il loro uso deve essere limitato. Le infezioni rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità nei neonati pretermine a causa di trattamenti protratti, costosi e potenzialmente tossici, crescita ponderale stentata, prolungamento della degenza, interruzione del bonding genitoriale, difficoltà nel mantenimento dell’allattamento al seno materno. Negli ultimi anni si è assistito a una graduale inversione nella prevalenza dei microrganismi responsabili di infezioni nosocomiali: mentre agli inizi degli anni ’90 erano soprattutto i cocchi gram positivi, oggi sono i gram negativi ad essere isolati con maggiore frequenza. Questo fenomeno è dovuto alla modificazione dell’ecologia microbica a causa di un uso poco razionale degli antibiotici. Oltre il 60% delle infezioni late onset in TIN sono causate da batteri gram positivi (Staphylococcus Aureus, Enterococcus, Stafilococchi Coagulasi Negativi), con sviluppo di sepsi nel 50% dei casi: bradicardia, apnee con necessità di supporto respiratorio, difficoltà all’alimentazione, distensione addominale, letargia, ipotonia, iperglicemia, acidosi metabolica. La comparsa di shock e l’improvviso peggioramento delle condizioni cliniche sono spesso associati a gram negativi (Escherichia Coli, Enterobacter, Pseudomonas, Klebsiella, Serratia); le sepsi da funghi sono invece più frequenti in neonati estremi pretermine e di basso peso7. L’eccessivo utilizzo di antibiotici, in particolare di cefalosporine di terza generazione, ha determinato un aumento dell’incidenza di infezioni e modifiche dell’ecologia microbica: microrganismi resistenti ai β-lattamici e ai carbapenemi8, e comparsa di germi “emergenti”, quali Staphylococcus Aureus Meticillino-Resistente, Enterococchi resistenti alla Vancomicina, gram negativi multiresistenti. Il tratto gastrointestinale può rimanere colonizzato da questi batteri per periodi prolungati senza evidenza clinica di malattia e fungere da serbatoio per altri pazienti o per gli operatori sanitari che non eseguono una corretta igiene delle mani, oppure diffondere attraverso materiali o oggetti contaminati9. Oltre alle mani del personale sanitario, che rappresentano generalmente sorgente e via di trasmissione più frequenti, anche l’aria, l’acqua, gli alimenti, le soluzioni per infusione, gli oggetti di uso comune, le incubatrici e le superfici presenti nelle TIN giocano un ruolo determinante nella diffusione di microrganismi potenzialmente patogeni per i neonati. La sorveglianza integrata epidemiologica e microbiologica si realizza attraverso una attenta analisi dei dati al fine di consentire anche una visione globale quantitativa e qualitativa dei casi di infezione, e con l’isolamento laboratoristico dell’agente causale, cercando di stabilire se microrganismi appartenenti alla stessa specie isolati in tempi differenti abbiano una origine comune (identità clonale), al fine di rilevare infezioni crociate nell’ambito di situazioni endemo-epidemiche, e di identificare sorgenti e serbatoi di infezione. L’interesse della ricerca clinica si è rivolto allo studio di nuove strategie di prevenzione delle infezioni nosocomiali: l’igiene delle mani, la gestione dei Tabella 1 – Fattori di rischio Intrinseci Estrinseci Prematurità e basso peso alla nascita Colonizzazione da microrganismi endemici e contaminazione di strumentazioni Deficit nutrizionali e immunitari Immaturità barriera cutanea e intestinale Patologia di base Manipolazioni frequenti degli operatori sanitari e durata della degenza Sovraffollamento dei reparti Procedure diagnostico-terapeutiche invasive Terapie antibiotiche, steroidee, con inibitori della secrezione gastrica Come si fa Le infezioni nosocomiali L’interesse della ricerca clinica si è rivolto allo studio di nuove strategie di prevenzione delle infezioni nosocomiali: l’igiene delle mani, la gestione dei CVC e la diagnosi tempestiva di infezione. G li organismi responsabili di infezioni nosocomiali sono spesso trasmessi attraverso le mani del personale sanitario. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) raccomandano il lavaggio delle mani con acqua e sapone e l’utilizzo di detergenti a base alcolica prima e dopo qualsiasi contatto con i neonati, in situazioni di emergenza o come coadiuvante in caso di un precedentemente lavaggio delle mani ma potenzialmente ricontaminate11. L’utilizzo di dispositivi di protezione individuale come i guanti monouso non riduce in modo significativo la trasmissione di agenti patogeni; è inoltre necessario togliere anelli, orologi, braccialetti, tenere le unghie corte e pulite. Una corretta igiene delle mani rappresenta la più importante misura per prevenire le infezioni, la contaminazione dell’ambiente ospedaliero con germi potenzialmente patogeni, e la trasmissione crociata di microrganismi fra i pazienti12. L’incremento dell’adesione alle pratiche di igiene delle mani si associa alla riduzione della frequenza del 20–30% di infezioni nosocomiali e della diffusione di microrganismi antibiotico-resistenti13. Raccomandazioni di base sul lavaggio delle mani Quando: prima e dopo ogni contatto con il neonato; prima di manipolare un dispositivo invasivo per l’assistenza; prima di preparare e somministrare farmaci o latte; in caso di passaggio nel corso dell’assistenza da un sito corporeo contaminato ad uno pulito; dopo il contatto con fluidi e secrezioni corporee, · · · · · · · · · · · · · · Latte materno L e proprietà antinfettive del latte materno fresco sono ormai consolidate, superiori sia al latte formulato ed anche al latte da donatore di banca, soprattutto grazie all’alto contenuto di alcune sostanze bioattive (lisozima, lattoferrina, oligosaccaridi, fibronectina, immunoglobuline, citochine, ecc.) insieme ad una spiccata azione bifidogena14. L’avvio precoce dell’alimentazione enterale con latte materno è in grado di prevenire la colonizzazione intestinale da parte di germi saprofiti, l’instaurarsi di atrofia gastrointestinale attraverso uno stimolo diretto della maturazione intestinale e delle barriere mucose e di favorire lo sviluppo dell’immunità innata ed acquisita, oltre a contribuire alla riduzione della durata della NPT e dell’utilizzo di CVC. L’efficacia sembra essere dose-dipendente, e quindi gli episodi infettivi si riducono quando il latte materno è la principale fonte nutrizionale del neonato15. 77 Lavaggio delle mani membrane mucose, cute non integra; dopo la rimozione dei guanti; dopo contatto con oggetti inanimati, inclusi i presidi sanitari; dopo l’uso dei servizi igienici. Come: con acqua e sapone oppure soluzioni idroalcoliche (se le mani non sono visibilmente sporche); la temperatura dell’acqua consigliata è di 37 °C: a temperature inferiori si ha vasocostrizione e restringimento dei pori che impediscono la penetrazione dell’antisettico, a temperature superiori invece si può irritare la cute con passaggio in superficie di germi residenti in profondità; la cute delle mani deve essere integra e non presentare ferite ed escoriazioni; tenere le unghie corte, ben curate e senza smalto; non indossare orologi e monili; asciugare le mani tamponandole, senza strofinarle. AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 CVC, e la diagnosi tempestiva di infezione al fine di intraprendere la terapia efficace e di riconoscere precocemente le sepsi neonatali, limitando l’uso di antibiotici non necessari10. Come si fa Le infezioni nosocomiali Crescita stentata Difficoltà nell’allattamento al seno materno Interruzione bonding genitoriale Prolungamento della degenza Infezioni neonatali Tossicità da farmaci enterica17. È in grado inoltre di promuovere la maturazione e la differenziazione funzionale degli enterociti, accelerando la chiusura della gap junctions e promuovendo la formazione dell’orletto a spazzola negli enterociti immaturi18. Probiotici Compromissione sviluppo neuro comportamentale Costi sanitari Mortalità Figura 1. Esiti. Lattoferrina AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 78 L a lattoferrina è una glicoproteina presente in notevoli quantità nel colostro umano, circa 7 mg/ ml, che decresce progressivamente nei giorni successivi al parto fino a circa 1–2 mg/ml; inoltre è maggiormente contenuta nel latte di madri che hanno avuto un parto pretermine16. La lattoferrina bovina, ad omologia strutturale di circa il 77%, utilizzata in terapia riduce i tassi di NEC e di infezioni batteriche e fungine ed è in grado di determinare un ambiente intestinale a favore della crescita di microrganismi saprofiti, con ostacolo alla colonizzazione da parte dei patogeni. L’azione antimicrobica verrebbe espletata sia attraverso un meccanismo diretto ‒ con effetto anticorpale contro componenti target delle membrane batteriche e fungine (lipopolisaccaridi, acido lipotecoico, lipoproteine, ecc.) ‒ sia indiretto tramite l’azione ferro-chelante, insieme ad una attività immunomodulante e bifidogenica sulla flora I l neonato pretermine è a rischio di alterazioni a carico dell’intestino per trattamenti protratti con antibiotici ad ampio spettro, per difficoltà nell’instaurare e mantenere l’alimentazione enterale, e per la colonizzazione batterica e fungina del tratto intestinale19. Bifidobatteri e Lattobacilli (Casei, Ramnosus, Reuterii, GG), presenti nel latte materno, a livello intestinale si oppongono alla colonizzazione patogena, migliorano la tolleranza all’alimentazione enterale e lo svuotamento gastrico, potenziano l’attività immunomodulante. Tali proprietà fanno sì che i probiotici trovino indicazione nella prevenzione della NEC e delle sepsi late onset, soprattutto nei neonati pretermine e di basso peso, in cui l’antibioticoterapia e la NPT possono aumentare la suscettibilità alla colonizzazione intestinale da parte di patogeni. Ulteriori studi sono in corso, allo scopo di ottimizzare le specie e i dosaggi. Procedure diagnostiche e terapeutiche invasive L’ utilizzo di dispositivi invasivi, come i CVC, utilizzati per l’assistenza dei neonati in TIN e ancor di più i giorni di permanenza, è direttamente correlato al rischio di sepsi nosocomiale. Inoltre sono da rispettare specifiche precauzioni durante l’inserzione Le infezioni nosocomiali continuano a costituire ancora oggi un problema rilevante di salute pubblica, per l’importante impatto economico e per le sequele cliniche. Come si fa Le infezioni nosocomiali Igiene delle mani Probiotici Lattoferrina · · · Infezioni nosocomiali Corretto uso degli antibiotici Gestione CVC Terapie sperimentali (Ig, FC neutrofili, antibioticoprofilassi) Identificazione precoce con marcatori specifici Coortaggio e isolamento Sorveglianza attiva periodica Figura 2. Prevenzione. · · dei dispositivi solo nei casi e nei tempi · impiego strettamente necessari; disinfezione della cute e profilassi delle · adeguata ferite. Profilassi antibiotica I tentativi di individuare una strategia preventiva basata sulla somministrazione di immunoglobuline o di fattori stimolanti la crescita di neutrofili non hanno portato risultati convincenti, così come la somministrazione di antibiotici a dosaggio ridotto o con posologie alternative23. Uno strumento efficace per ridurre le infezioni nosocomiali è limitare il ricorso a terapie antibiotiche empiriche ad ampio spettro, e quindi anche l’emergere di organismi multiresistenti24. Circa il 50% dei neonati in TIN è in terapia antibiotica, e almeno il 35% riceve almeno un trattamento inappropriato, più frequentemente legato al proseguimento del trattamento piuttosto che al corretto inizio25. Per la scelta degli antibiotici è opportuno tener presente l’ecologia batterica del reparto e lo spettro di sensibilità dei microrganismi più comunemente isolati. La terapia antibiotica empirica 79 · · · · Profilassi antifungina con fluconazolo AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 percutanea, per evitare contaminazione e colonizzazione da parte di microrganismi; il set di infusione deve essere sostituito ogni 24 ore o ogni 48–72 ore a seconda che siano presenti o meno lipidi nella NPT. Il CVC deve essere immediatamente rimosso in caso di positività dell’emocoltura, con outcome e sopravvivenza significativamente migliori se la rimozione avviene entro 24 ore per i batteri20 o entro 72 ore per i funghi21. L’aggiunta di eparina nelle sacche di NPT, secondo alcuni studi, sembrerebbe ridurre il rischio infettivo intrinseco22. Molte altre procedure praticate per l’assistenza dei neonati in TIN sono a rischio infettivo, e per queste andrebbero rispettate delle necessarie precauzioni: exanguinotrasfusione, drenaggi chirurgici, intubazione endotracheale, aspirazioni delle vie aeree, prelievi, sondini nasogastrici, ventilazione meccanica, ecc. Raccomandazioni per l’uso delle procedure invasive: protocolli di assistenza e procedure standardizzati; materiali di assistenza dedicati per singolo neonato (stetoscopi, lacci emostatici, termometri, sfigmomanometri, ecc.) o accuratamente disinfettati prima di essere usati per gli altri neonati; utilizzo di set di ventilazione monouso; manovre di intubazione ed aspirazione tracheale in asepsi; mobilizzazione precoce e fisioterapia respiratoria; posizionamento CVC: adeguata scelta del sito d’inserzione, antisepsi cutanea per un tempo di contatto di almeno 1 minuto, utilizzo di dispositivi sterili (preparazione del campo, vestizione dell’operatore), uso di dispositivi di protezione (guanti, maschere, copricapo); gestione CVC: antisepsi della cute, ispezionare quotidianamente il sito d’inserimento per evidenziare la presenza di segni di infezione locale, disinfettare i dispositivi ad ogni accesso al sistema ed i tappi di gomma delle soluzioni da infondere, rilevare qualsiasi sintomo, quale il dolore, il bruciore, il gonfiore o il sanguinamento; riduzione cateterizzazioni vescicali a permanenza e di cateteri a circuito chiuso; esami colturali dei presidi invasivi dopo la rimozione; Alimentazione enterale con latte materno Come si fa Le infezioni nosocomiali prolungata è associata ad un rischio doppio di sviluppare sepsi late onset, motivo per cui andrebbe sospesa 48 ore dopo l’esito negativo degli esami colturali26. Raccomandazioni sull’uso degli antibiotici: eseguire sempre esami colturali prima di iniziare una terapia antibiotica; test di laboratorio come la PCR sono aspecifici per la diagnosi di sepsi; trattare le sepsi, non le colonizzazioni; usare sempre antibiotici a spettro più ristretto; non iniziare terapie empiriche con cefalosporine di terza generazione o carbapenemi; limitare la durata dell’antibioticoterapia empirica a meno di tre giorni, in pazienti asintomatici e con esami colturali negativi; opportuno sospendere dopo 2–3 giorni la terapia antibiotica se le colture sono negative; sistemi di sorveglianza della prescrizione e consumo; sensibilizzazione ed informazione del personale sanitario; campagne informative rivolte alla popolazione; · · · · · · · · · · AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 80 Bibliografia 1. Yokoe DS, Classen D. Improving patient safety through infection control: a new healthcare imperative. Infect Control Hosp Epidemiol 2008;29(Suppl 1): S3-S11. 2. La mortalità dei bambini ieri ed oggi. L’Italia post-unitaria a confronto con i Paesi in via di sviluppo. UNICEF, ISTAT 2011. www.unicef.it/Allegati/Rapporto%20 UNICEF_ISTAT.pdf 3. Istituto Superiore di Sanità 2009. Infezioni correlate all’assistenza. Aspetti epidemiologici. www.epicentro.iss.it/ problemi/infezioni_correlate/epid.asp 4. Clark R, Powers R, White R, Bloom B, Sanchez P, Benjamin DK. Nosocomial infection in the NICU: a medical complication or unavoidable problem? J Perinatol 2004;24(6):382-8. 5. Brady MT. Health care-associated infections in the neonatal intensive care unit. Am J Infect Control 2005;33(5):268-75. 6. Stoll BJ, Hansen N, Fanaroff AA et al. Late-onset sepsis in very low birth weight neonates: the experience of the NICHD neonatal research network. Pediatrics 2002; 110: 285-291. 7. Shakil S, Akram M, Ali SM, Khan AU. Acquisition of extended-spectrum beta-lactamase producing Escherichia coli strains in male and female infants alla ricerca scientifica per affrontare le · sostegno resistenze. Fluconazolo L’ incidenza delle infezioni fungine è aumentata notevolmente negli ultimi anni: attualmente rappresentano la terza causa di sepsi late onset nei neonati very low birth weight (VLBW ), con una incidenza compresa tra il 5,5 ed il 10%27. La prematurità, il basso peso alla nascita, le procedure assistenziali invasive, l’uso prolungato di antibiotici in particolare cefalosporine di terza generazione, l’impiego di lipidi nella NPT, la colonizzazione di cute e mucose rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo di infezioni fungine. Sono gravate da sequele neuroevolutive, disabilità motorie, neurosensoriali, intellettive, con una mortalità stimata tra il 25 e il 60%28. Diversi studi riportano che la somministrazione profilattica di fluconazolo nei neonati VLBW riduce in modo significativo il rischio di admitted to a neonatal intensive care unit: molecular epidemiology and analysis of risk factors. J Med Microbiol 2010; 59: 948-954. 8. Mammina C, Di Carlo P, Cipolla D, Giuffrè M, Casuccio A, Di Gaetano V, Plano MR, D’Angelo E, Titone L, Corsello G. Surveillance of multidrugresistant gram-negative bacilli in a neonatal intensive care unit: prominent role of cross transmission. Am J Infect Control 2007; 35: 222-230. 9. Maraqa NF, Aigbivbalu L, MasnitaIusan C, Wludyka P, Shareef Z, Bailey C, Rathore MH. Prevalence of and risk factors for methicillin-resistant Staphylococcus aureus colonization and infection among infants at a level III neonatal intensive care unit. Am J Infect Control 2011;39:35-41. 10. Jarvis WR. Controlling healthcareassociated infections: the role of infection control and antimicrobial use practices. 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Manzoni P, Rinaldi M, Cattani S et al. for Italian Task Force for the Study and Prevention of Neonatal Fungal Infections, Italian Society of Neonatology. Bovine lactoferrin supplementation for prevention of late-onset sepsis in very low-birthweight neonates: a randomized trial. JAMA 2009;302: 1421-8. 18. Buccigrossi V, de Marco G, Bruzzese E et al. Lactoferrin induces concentrationdependent functional modulation of intestinal proliferation and differentiation. Pediatr Res 2007;61:410-4. 19. Fridkin SK, Kaufman D, Edwards JR Come si fa Le infezioni nosocomiali P er il controllo della diffusione delle infezioni late onset in TIN è strategico il ruolo degli operatori sanitari, con la promozione di una serie di provvedimenti “a basso costo” ma estremamente efficaci: la corretta igiene delle mani, il reclutamento e l’isolamento dei neonati, lo screening dei neonati e di tutti gli operatori sanitari tramite l’attuazione di una sorveglianza attiva periodica con esami colturali per l’identificazione di eventuali colonizzazioni31. Un approccio mirato con analisi epidemiologiche, protocolli di sorveglianza settimanale, entrambi associati all’ammissione selettiva per i neonati et al. Changing incidence of Candida bloodstream infections among NICU patients in the United States: 1995-2004. Pediatrics 2006; 117:1680-7. 20. Singh N, Léger MM, Campbell J, Short B, Campos JM. Control of vancomycinresistant enterococci in the neonatal intensive care unit. 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Antibiotic Resistance in Neonatal Intensive Care Unit Pathogens: Mechanisms, Clinical Impact, and Prevention Including Antibiotic Stewardship. Clinics in Perinatology 2010;37(3):547-563. 26. Venkata S. Kuppala, Jareen MeinzenDerr, Ardythe L. Morrow, Kurt R. Schibler. Prolonged Initial Empirical Antibiotic Treatment is Associated with Adverse Outcomes in Premature Infants. The Journal of Pediatrics 2011;159(5):720-725. 27. Wirtschafter DD, Powers RJ, Pettit JS, Lee HC, Boscardin WJ, Subeh MA, Gould JB. Quality-Improvement Model Nosocomial Infection Reduction in VLBW Infants With a Statewide. Pediatrics 2011;127:419. 28. Benjamin DK Jr, Stoll BJ, Fanaroff AA et al. Neonatal candidiasis among extremely low birth weight infants: risk factors, mortality rates, and neurodevelopmental outcomes at 18 to 22 months. Pediatrics 2006;117: 84-92. 29. Manzoni P, Mostert M, Jacqz-Aigrain E, Farina D. The use of fluconazole in neonatal intensive care units. 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Nonostante le strategie di prevenzione messe in atto nei diversi centri, le infezioni nosocomiali continuano a costituire ancora oggi un problema rilevante di salute pubblica, per l’importante impatto economico e per le sequele cliniche34, rappresentando un vero e proprio “effetto collaterale” dell’assistenza sanitaria, utile come indicatore di efficacia e di qualità delle cure erogate AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 infezioni fungine invasive e la mortalità29 attraverso una significativa e imponente riduzione dei tassi di colonizzazione dal 29% al 9% circa e dei tassi di infezione dal 13% al 3%. Il suo impiego non è associato a significativi effetti collaterali, e non sembra inoltre causare alcuna selezione di resistenze30. Come si fa Come lavarsi le mani con acqua e sapone? Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie LAVA LE MANI CON ACQUA E SAPONE, SOLTANTO SE VISIBILMENTE SPORCHE! ALTRIMENTI, SCEGLI LA SOLUZIONE ALCOLICA! Durata dell'intera procedura: 40-60 secondi i Ved e an.c.h . 74 Bagna le mani con l'acqua applica una quantità di sapone sufficiente per coprire tutta la superficie delle mani friziona le mani palmo contro palmo il palmo destro sopra il dorso sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa palmo contro palmo intrecciando le dita tra loro dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa frizione rotazionale, in avanti ed indietro con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo sinistro e viceversa Risciacqua le mani con l'acqua asciuga accuratamente con una salvietta monouso usa la salvietta per chiudere il rubinetto ...una volta asciutte, le tue mani sono sicure. WHO acknowledges the Hôpitaux Universitaires de Genève (HUG), in particular the members of the Infection Control Programme, for their active participation in developing this material. October 2006, version 1. All reasonable precautions have been taken by the World Health Organization to verify the information contained in this document. However, the published material is being distributed without warranty of any kind, either expressed or implied. The responsibility for the interpretation and use of the material lies with the reader. In no event shall the World Health Organization be liable for damages arising from its use. Design: mondofragilis network AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 82 . pag n corso completo di genetica medica diretto da Bruno Dallapiccola. Il corso ha una specifica rilevanza per le cure pediatriche che vengono trattate durante il ricco programma del corso. Piattaforma: FAD Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Titolo del corso: Genetica Medica Generale Istituzione che coordina il corso: Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” Data di inizio: Febbraio 2014 Formato: Video e questionari a scelta multipla http://opbgfad.accmed.org uova edizione del corso di genomica dell’Università del Maryland. Si tratta di un corso dedicato agli elementi di base della genomica e alle prospettive offerte dall’introduzione delle nuove biotecnologie. Si comincia con la genetica, si continua con la genomica e si conclude con una carrellata sul futuro che le nuove tecnologie promettono di disegnare nel campo della salute. Piattaforma: Coursera Titolo del corso: Genes and the Human Condition (From Behavior to Biotechnology) Istituzione che coordina il corso: Università del Maryland Data di inizio: Giugno 2014 Durata: 6 settimane Impegno previsto: 5–8 ore/settimana Formato: Da 5 a 7 lezioni video la settimana di 10–15 minuti con quiz integrati; valutazione dell’apprendimento intermedia; valutazione finale con quiz a risposte multiple. Gli studenti che superano la valutazione finale ricevono una certificazione. https://www.coursera.org/course/genes na scienza che promette di diventare centrale nella routine di ciascun medico: la medicina comportamentale. Il corso ha lo scopo di percorrere le tappe dalla motivazione al cambiamento dei comportamenti e di esplorare gli strumenti che il medico può utilizzare per incentivare un cambiamento nella vita del paziente. Piattaforma: edX Titolo del corso: Behavioral Medicine: A Key to Better Health Istituzione che coordina il corso: Karolinska Institutet Data di inizio: 9 settembre 2014 Durata: 5 settimane Impegno previsto: 5–8 ore/settimana Formato: Video e questionari a scelta multipla, esercitazioni. È possibile seguire il corso da uditori oppure eseguire i test di valutazione per conseguire una certificazione . 83 From Behavior to Biotechnology A Key to N Better Health U AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 I corsi online del momento. [ A p p u n ta m e n t i ] Tempi moderni: l’aggiornamento door-to-door Genetica Medica Generale U [quiz] Test di autovalutazione 1. Dal 2012 al 2013 4. La percentuale di zuccheri semplici nella dieta secondo i nuovi LARN dovrebbe essere: A.< 45% B.< 35% C.< 25% D.< 15% 2. Il numero di minori migranti verso l’Italia nel 2013 è stato: A.circa 500 B.circa 1000 C.circa 5000 D.circa 10000 5. L’apporto di lipidi secondo i nuovi LARN: A.diminuisce progressivamente dal primo anno di vita B.nella fascia di età da 1 a 3 anni dovrebbe essere dal 35 al 40% C.la percentuale di acidi grassi saturi non dovrebbe superare il 10% D.tutte le precedenti il numero di migranti verso l’Italia è aumentato di: A.2 volte B.4 volte C.10 volte D.è diminuito 8. L’eziologia più frequente delle infezioni nosocomiali è rappresentata principalmente da: A.gram negativi B.gram positivi C.MRSA D.ESBL 9. Il lavaggio delle mani in ambiente ospedaliero dovrebbe essere effettuato: A.prima di somministrare farmaci o latte B.dopo l’uso dei servizi igienici C.dopo la rimozione dei guanti D.tutte le precedenti 3. Il fabbisogno proteico, AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 84 rispetto alle raccomandazioni LARN 1996, nelle nuove raccomandazioni 2012: A.è aumentato B.è diminuito solo nel primo anno di vita C.è diminuito in tutti i gruppi di età D.è rimasto uguale 6. L’apporto di vitamina D dal primo anno di vita fino all’età adolescenziale: A.va garantita solo nel primo anno di vita B.dovrebbe essere di 10 microgrammi/ die C.dovrebbe essere di 15 microgrammi/ die D.dovrebbe essere di 20 microgrammi/ die 10. Gli strumenti che vengono utilizzati nella gestione del rischio clinico comprendono: A.incident reporting B.root causes analysis C.audit clinico D.tutte le precedenti 7. Il Montelukast viene considerato una terapia off label: A.al di sotto di 18 anni B.al di sotto di 12 anni C.al di sotto di 6 anni D.al di sotto di 2 anni Le risposte esatte saranno pubblicate sul prossimo numero della rivista. Quiz Test di autovalutazione Le risposte del numero precedente La perdita di liquidi correlata alla diarrea può causare una diminuzione del volume ematico, con conseguente riduzione del volume diastolico. In effetti la riduzione del volume diastolico può portare ad una conseguente riduzione del volume sistolico e della gittata cardiaca, ma è la riduzione del volume diastolico il parametro principalmente alterato in corso di diarrea. Per questo motivo è utile somministrare un bolo di fisiologica ai bambini disidratati: questo migliora il volume diastolico, e conseguentemente la gittata cardiaca e la perfusione dei tessuti periferici. Questo è il link alle linee guida NICE per la gestione della diarrea nei bambini di età inferiore ai 5 anni: http://publications.nice.org.uk/ diarrhoea-and-vomiting-in-childrencg84/guidance Nel caso di shock cardiogeno: È opportuno diminuire il postcarico Risposta corretta: A L’aumento del postcarico (o afterload) determina, a parità degli altri determinanti, una diminuzione della gittata cardiaca. In caso di shock cardiogeno la somministrazione di vasodilatatori (come il nitroprussiato di sodio o gli ACE-inibitori) è utile a La misura delle resistenze vascolari sistemiche si può stimare conoscendo: Gittata cardiaca, pressione arteriosa media, pressione venosa centrale Risposta corretta: A Le resistenze vascolari periferiche possono essere calcolate con la seguente formula: RVS=[(Pressione Artesiosa Media– Pressione Venosa Centrale)/Cardiac Output]*80 È importante calcolare correttamente le resistenze periferiche a partire dai suddetti parametri, in particolare in caso di shock settico. Ecco un utile strumento online per il calcolo automatico delle resistenze vascolari sistemiche: http://www. medfixation.com/systemic-vascularresistance-svr/ La diagnosi definitiva di malattia granulomatosa cronica si avvale di: Test genetico o immunoblotting Risposta corretta: D La diagnosi iniziale di malattia granulomatosa cronica si effettua tramite il test al NitroBlu di Tetrazolio (NBT test), in grado di evidenziare un difetto di funzionalità delle cellule fagocitiche. È tuttavia l’indagine genetica mediante il sequenziamento dei geni codificanti o mediante immunoblotting lo strumento indicato per una diagnosi di certezza. Il test genetico può essere anche utilizzato su prelievo di villi coriali per la diagnosi prenatale. A questo link troverete una revisione sulla malattia granulomatosa cronica e sul ruolo del trapianto di midollo nella terapia di questa patologia: http://www.ncbi.nlm.nih. gov/pmc/articles/PMC3133927/ Nel gruppo di età tra 5 e 14 anni le prime due cause di ricovero espresso in categorie DRG in numero assoluto in Italia sono: Esofagite, gastroenterite + tonsillectomia, adenoidectomia Risposta corretta: C Le esofagiti, le gastroenteriti e altre malattie dell’apparato digerente (DRG 184) sono anche la prima causa di ricovero nel gruppo di età 1–4 anni. Per quanto riguarda la tonsillectomia e l’adenoidectomia, è bene far riferimento alle linee guida nazionali SNLG-ISS, disponibili al seguente link: http://www.snlg-iss.it/pubblico_ tonsillectomia_adenoidectomia Alla prima visita pediatrica, allo scopo di orientare lo screening oftalmologico, è opportuno indagare: Infezioni del gruppo TORCH contratte in gravidanza Risposta corretta: B Le infezioni del gruppo TORCH includono il Toxoplasma gondii, la rosolia, il CMV e l’HSV, e se contratte 85 Risposta corretta: A–B ridurre il postcarico e migliorare di conseguenza la performance cardiaca. A questo link Medscape è possibile trovare un elenco dei farmaci utilizzati nello shock cardiogeno: http://emedicine.medscape.com/ article/152191-medication AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 Nel bambino con diarrea acuta: L’ipovolemia può produrre una diminuzione del volume diastolico + Può produrre una diminuzione del volume sistolico e della gittata cardiaca Quiz Test di autovalutazione Le risposte del numero precedente in gravidanza possono essere causa di gravi conseguenze a livello del bulbo oculare: corioretinite, atrofia ottica, cataratta, glaucoma, microftalmo, etc. Altro dato anamnestico d’interesse per il pediatra è la prematurità e il peso alla nascita: neonati di età gestazionale <31 settimane e di peso <1500 g sono a maggior rischio di retinopatia del prematuro, condizione che può causare durante lo sviluppo lesioni retiniche, miopia e strabismo. Una revisione sulle infezioni del gruppo TORCH e sulla corretta interpretazione dei test di screening può essere trovata a questo indirizzo: http://ep.bmj.com/content/98/3/93. long Il test del riflesso rosso permette di sospettare le seguenti condizioni: Tutte le precedenti Gli standard per le curve di crescita basati su un modello che tiene conto dei fattori ambientali sono quelli di: OMS L’obiettivo della terapia del bambino e dell’adolescente con sovrappeso e obesità deve essere: Il BMI <85° percentile Risposta corretta: C Risposta corretta: C Gli standard OMS del 2006 (integrati l’anno successivo con una rivisitazione dei dati NCHS del 1976) sono stati creati tenendo conto dei fattori ambientali che influenzano positivamente la crescita (ad esempio un allattamento al seno esclusivo per almeno 4 mesi) e riducendo o eliminando del tutto quelli negativi. Si è configurato in tal modo un modello unico di crescita indipendente dal luogo di residenza. A questo link è possibile scaricare un software (WHO Anthro) per il calcolo antropometrico automatico: http:// www.who.int/childgrowth/software/ en/ Una graduale lenta riduzione del BMI a valori di normalità, compatibilmente con una buona qualità della vita, dovrebbe essere l’obiettivo primario nei casi di sovrappeso ed obesità. Successivamente anche solo il mantenimento del BMI z-score ottenuto con il miglioramento dello stile di vita garantisce comunque la riduzione dell’adipe. Questo è il link alla pagina sull’obesità infantile dei CDC, ricca di materiale informativo per le scuole e le famiglie: http://www.cdc.gov/healthyyouth/ obesity/facts.htm AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 2 | aprile-giugno 2014 86 Risposta corretta: D Il red reflex, o Test di Bruckner, andrebbe effettuato entro il sesto mese di vita, e permette di identificare precocemente alcune patologie oculari che potrebbero essere causa di gravi danni visivi qualora scoperte tardivamente: il glaucoma congenito, la cataratta congenita, il retinoblastoma, anomalie retiniche e gravi problemi di rifrazione. A questo proposito segnaliamo un interessante video su YouTube ricco di esempi di riflesso rosso alterato: https://www.youtube.com/ watch?v=KNDY-rFG-g0 La sensibilità verso valori elevati di BMI degli standard utilizzati per le curve di crescita è maggiore per le curve pubblicate da: CDC Risposta corretta: A Nelle curve CDC non è stato tenuto conto dei fattori ambientali che influiscono positivamente sul peso, pertanto nella parte alta della curva vengono classificati come normali (<97° percentile) valori che sono invece fuori dalla norma. Questo può causare un ritardo nella identificazione di uno stato di sovrappeso o obesità. Ecco un utile documento del WHO per l’interpretazione degli indicatori di crescita: http://www.who.int/ childgrowth/training/module_c_ interpreting_indicators.pdf [ l’ u lt i m a par o l a ] Abbiamo sbagliato tutto raccoglierli e di studiarli. Ognuno di noi è una fonte inesauribile di informazioni e cominciamo a capire che dietro una apparente entropia esiste una logica. Intendiamoci, tutte queste osservazioni non sono materiale per una manipolazione di massa, sono comprensione delle dinamiche dei comportamenti umani. Visto che con un uso sapiente dei dati si vincono perfino le elezioni (vedi Obama negli USA) sarà il caso che superiamo l’idea che le locandine e i poster oppure una bella pagina web piena di informazioni siano sufficienti a contribuire a convincere le persone ad effettuare le vaccinazioni. Influire sui comportamenti è cosa molto più complessa. Si tratta di un terreno tutto da esplorare e che ha bisogno di un forte impulso da parte della ricerca scientifica. Per essere studiato, questo argomento ha bisogno di tante competenze diverse, dalla psicologia alla sociologia, al marketing e alla fisica. Ma non lasciate fuori il pediatra. L’errore grave sarebbe approfondire questo argomento senza l’aiuto di chi le famiglie le vede tutti i giorni, dell’interlocutore più importante e più credibile. Si tratta di una sfida affascinante. La posta in gioco non riguarda solo il successo delle strategie vaccinali, ma la prevenzione delle malattie che sono fortemente condizionate dagli stili di vita. Roba da pediatri . 87 U na definitiva doccia fredda all’entusiasmo di chi crede alla decisione consapevole in tema di vaccinazioni è arrivata con lo studio pubblicato su “Pediatrics” poco tempo fa che dimostra come l’informazione volta a correggere i pregiudizi sulle vaccinazioni, se va bene, non ha effetto. Nel caso di genitori particolarmente resistenti l’effetto è perfino peggiore: aumenta l’opposizione alla vaccinazione (Pediatrics 2014;133;e835). È piuttosto evidente che la decisione di vaccinare è molto più irrazionale di quello che sembra (lo saranno anche le altre scelte di salute?). Chi ha passione per i determinanti dei comportamenti che sembrano inspiegabili può dare un occhiata ai libri pubblicati da Dan Ariely e al corso gratuito (Irrational behavior) ancora disponibile su Coursera. Ma allora che facciamo? Rimaniamo inerti ad aspettare le prossime pestilenze che saranno determinate probabilmente dal morbillo, oppure possiamo cercare nuove soluzioni? È evidente che siamo in imbarazzo. Proprio il pediatra che fa dell’onestà intellettuale e della comunicazione delle evidenze la sua bandiera è in crisi quando si parla di comunicazione per promuovere le vaccinazioni. Con i pediatri sono in crisi anche molti altri professionisti che a lungo hanno sostenuto che sarebbe bastato spiegare bene perché le bufale sono bufale e perché fare le vaccinazioni conviene. Al terrore che si disegna sul volto dei genitori quando si parla di vaccino MPR e autismo bisogna contrapporre altre strategie. Se ficcate un po’ il naso nelle strategie di marketing scoprirete un mondo totalmente diverso da quello che siamo abituati a considerare secondo la logica che finora è stata adottata per affrontare i cambiamenti dei comportamenti. Nessuna persona è uguale all’altra e le aziende non fanno altro che raccogliere informazioni su di noi per scoprire i nostri pattern comportamentali. Pensate all’estratto conto della carta di credito che ormai arriva a tutti i correntisti diviso in categorie merceologiche. Oppure pensate al successo di Amazon tutto basato sulla facilità di acquisto (solo un click) e sui suggerimenti (chi ha acquistato questo prodotto ha acquistato anche…). È chiaro che una cosa è cambiata velocemente nel corso degli anni: la disponibilità dei dati di ciascun individuo e la possibilità di AreaPediatrica | Vol. 15 | n. 1 | gennaio-marzo 2014 di Alberto E. Tozzi Ognuno di noi è una fonte inesauribile di informazioni: dietro una apparente entropia esiste una logica. Rivista ufficiale di Formazione continua della Società Italiana di Pediatria Notizie amministrative Abbonamento L’abbonamento decorre dal gennaio al dicembre. Le richieste ed i versamenti devono essere effettuati a: Il Pensiero Scientifico Editore Ufficio Abbonamenti via San Giovanni Valdarno, 8 – 00138 Roma tel. 06.86282324 – fax 06.86282250 e-mail: [email protected] Per l’Italia Privati Istituti, Enti, Biblioteche, Ospedali, ASL Fascicolo singolo Articolo singolo in pdf Per l’Estero € 70,00 € 120,00 € 25,00 € 20,00 € 180,00 La quota di abbonamento può essere pagata a mezzo assegno circolare, assegno di conto corrente, vaglia postale, o versamento sul c/c postale n. 902015. Per addebito su carta di credito si prega inviare richiesta con firma autorizzata, numero della carta (16 cifre) e data di scadenza della stessa. Tramite bonifico bancario: IT 28 U 02008 05058 000500033273 Unicredit. 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