pootana moksham - Fondazione Cini
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pootana moksham - Fondazione Cini
Kalamandalam Karunakaran poothana moksham Spettacolo di L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati è stato fondato nel 1970 da Alain Daniélou in collaborazione con l’International Institute for Comparative Music Studies and Documentation di Berlino. l’IISMC promuove la conoscenza delle più alte forme d’espressione delle diverse culture musicali organizzando ricerche, seminari e conferenze. A partire dal 1979, grazie ad un iniziale contributo dell’Unesco, si dedica inoltre, con la direzione di Ivan Vandor e poi di Francesco Giannattasio, alla didattica musicale mediante l’offerta di corsi teorico-pratici dedicati alle tradizioni strumentali e vocali delle diverse parti del mondo. Divenuto nel 1999 uno degli Istituti della Fondazione Giorgio Cini, l’IISMC, ora diretto da Giovanni Giuriati, svolge parte delle sua attività in convenzione con l’Università di Venezia Ca’ Foscari, il Conservatorio di musica di Vicenza e altre istituzioni culturali. Teatro Kathakali 9 giugno 2011 ore 19 Fondazione Giorgio Cini Venezia Ingresso libero Per informazioni: Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati Fondazione Giorgio Cini onlus Tel. 041 5230555 [email protected] – www.cini.it Foto Jean-Loup Champetier Con la collaborazione di: Kalamandalam Karunakaran, figlio di una famiglia di attori Kathakali, si è diplomato al Kerala Kalamandalam, la prestigiosa accademia teatrale fondata nel 1930 dal poeta Vallathol Narayana Manon. Dopo aver insegnato per diversi anni all’International Centre for Kathakali di New Delhi, il maestro Karunakaran nel 1978 si è trasferito a Parigi. In tutti questi anni con la sua attività didattica ed artistica ha dato un forte contributo alla diffusione della conoscenza del Kathakali in Europa. Ha collaborato con alcuni dei maggiori protagonisti della scena teatrale occidentale: Peter Brook, Ariane Mnouchkine e Bartabas. Poothana moksham Il demone Poothana raggiunge l’Illuminazione Si narra nel Bhagavata Purana, una raccolta di storie sacre hindu, che il dio Vishnu un giorno decise di prendere le sembianze di un bambino di stirpe regale di nome Krishna. Regnava a quel tempo nella città di imperiale di Mathura il re Kamsa, potente e tirannico signore della stirpe dei Vrishni. Il re, avvertito da una profezia che sarebbe morto per mano di un figlio di sua sorella Devaki, ordinò di uccidere tutti i figli della donna. Quando la sfortunata Devaki, giunta alla sua ottava gravidanza, partorisce Krishna, il fanciullo divino, il re Kamsa incarica il demone Poothana di compiere l’ennesimo infanticidio. Il demone parte immediatamente per Ambhadi, la città dove vive in esilio la sorella del re. Il viaggio è molto lungo e Poothana si trasforma in una bella e giovane donna per celare la sua vera natura. E’ con l’arrivo nella città che comincia la vicenda rappresentata nello spettacolo Poothana moksham. Poothana ammira la città di Ambhadi. Nemmeno il re dei serpenti, dalle molte teste, potrebbe descriverne la bellezza. Sulla montagna un pavone fiero e maestoso esegue la sua danza. Al centro della città risplende un palazzo di sette piani tutto ricoperto di pietre preziose. Il suo giardino è rigoglioso e lussureggiante. La bellezza della città è tale che perfino il Paradiso non può gareggiare con essa ed è anzi costretto a renderle omaggio. Poothana, colpita da tanta magnificenza, non vuole però attardarsi. Raggiunta la casa della sorella di re Kamsa vi entra e vede il piccolo Krishna che dorme. La luce divina che emana dal fanciullo la commuove profondamente. Vinta dall’istinto materno dimentica tutto, perfino il motivo del suo viaggio. Così si rivolge teneramente alla piccola creatura: “O Krishna, bambino dal corpo divino, vieni da me e lasciati cullare! Piccolo mio, hai fame? Hai sete? Io ti nutrirò, bevi dal mio seno!” Il suo cuore è però combattuto tra il sentimento materno e il senso del dovere legato alla missione omicida che lei adesso nuovamente ricorda. Poothana decide allora di andare via, di desistere, ma proprio in quel momento ritorna a prevale la sua natura demoniaca che la spinge a strangolare il bambino. Qualcosa di misterioso ancora una volta la trattiene. Tremendamente dilaniata tra forze opposte, Poothana decide infine di uccidere il bambino ma in una maniera del tutto particolare: prende il piccolo tra le braccia e, Foto Jean-Loup Champetier Foto Eric Threinen Tra i numerosi generi di spettacolo tradizionale indiano, il Kathakali, insieme al Bharata Natyam, è in Occidente quello più conosciuto, studiato ed ammirato. Esso è una sintesi perfetta di danza, mimo, canto e musica. Il Kathakali (lett. “narrare storie”) si ispira ai precetti del Natya Shastra, l’antico trattato sanscrito sul teatro, ed ha avuto origine nel XVII secolo nel Kerala, nel sud dell’India. Protetti e sostenuti economicamente dai sovrani induisti, i primi attori di Kathakali provenivano dai Nayar, una casta composta prevalentemente da guerrieri esperti di kalarippayattu, l’arte marziale del Kerala. Ad essi si unirono musicisti e artigiani che già lavoravano nelle corti e nei templi hindu per l’allestimento di complesse cerimonie religiose che comprendevano anche spettacoli teatrali a cui probabilmente il Kathakali inizialmente si ispirò. Il più popolare di questi spettacoli era il Krishnattam, il dramma devozionale vishnuita incentrato sulle vicende di Krishna. I drammi Kathakali, i cui primi autori furono gli stessi sovrani, arricchirono il teatro devozionale e religioso di soggetti e tematiche eroiche attingendo soprattutto al Mahabharata e al Ramayana. Teatro epico e mitologico, potentemente simbolico ma anche ricco di sottigliezze psicologiche e letterarie, il Kathakali sembra assolvere pienamente alla funzione che il Natya Shastra, nei primi secoli dell’era cristiana, attribuiva alla scena teatrale, quella cioè di essere il “Quinto Veda”, il “Quinto Sapere Rivelato” della religione induista. Attualmente lo spettacolo di Kathakali mantiene nel Kerala ancora un forte legame con le cerimonie sacre e viene rappresentato soprattutto durante il periodo della festa del tempio. Lo spazio teatrale del Kathakali è ricavato all’esterno dell’edificio religioso, spesso in un cortile che ne costituisce un’area periferica. A partire dal XX secolo il Kathakali ha cominciato a vivere una nuova vita artistica nei principali palcoscenici teatrali dell’India e del mondo dove si è affermato come uno dei prodotti più stimolanti e affascinanti delle antiche tradizioni culturali asiatiche. Il Kathakali è essenzialmente un teatro di attori-danzatori. Ad essi è affidata la totalità della comunicazione teatrale che si sviluppa attraverso la ricchissima gestualità, la straordinaria mimica facciale, l’espressività dell’intero corpo, un’espressività dove il rigore della forma è di fondamentale importanza per veicolare l’esperienza del rasa, il “sapore estetico”. Per raggiungere questi risultati la preparazione degli attori di Kathakali comporta un lungo studio, dai sei ai dieci anni. Il testo dello spettacolo, in Malayalam, la lingua del Kerala, è cantato da due cantanti mentre il ritmo è potentemente scandito dal suono di tre tamburi: il maddalam, il centa e il sanka. Il trucco e i costumi del Kathakali sono elaborati, appariscenti, fortemente simbolici. I colori che predominano sono il verde per i caratteri eroici e il rosso per quelli demoniaci o di animali. Trucco e vestizione, che di solito durano dalle tre alle quattro ore, contribuiscono in maniera considerevole alla concentrazione degli attori, favorendo l’immedesimazione nei personaggi del racconto epico. dopo aver chiuso tutte le porte e le finestre della casa, versa del veleno mortale sul proprio seno. Il bambino inizia a succhiare avidamente senza mai staccarsi. Poco a poco, però, dolori lancinanti si impadroniscono del corpo della donna: Krishna le sta succhiando la vita, sta assorbendo da lei la forza vitale, lasciandole soltanto il veleno. Morente, Poothana riprende le sue terribili sembianze demoniache. Ma prima di morire ha una visione suprema: le appare il dio Vishnu. Riceve così l’ultima benedizione e ottiene la Moksha, l’Illuminazione e la Liberazione dal ciclo delle morti e delle rinascite. Vito Di Bernardi (comitato scientifico IISMC) Università di Siena