Scarica il programma - Teatro Comunale Città di Vicenza

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Scarica il programma - Teatro Comunale Città di Vicenza
stagione
mar 18 febbraio 2014
sinfonica
2013-2014
suoni dal mondo
L’impeto
tedesco
Orchestra del
Teatro Olimpico di Vicenza
Matteo Beltrami, Direttore
Programma
L.V. Beethoven:Ouverture “Coriolano” op. 62
I. Allegro con brio
L.V. Beethoven:Sinfonia nr 5 op. 67
I. Allegro con brio
II. Andante con moto
III. Scherzo: Allegro
IV. Allegro
J. Brahms: Sinfonia nr 1 in Do Minore op. 68
I. Un poco sostenuto - Allegro (C minor)
II. Andante sostenuto (E major)
III. Un poco allegretto e grazioso (A major)
IV. Adagio - Allegro non troppo, ma con brio
Organico
Violini Primi
Enrico Balboni **
Monica Zampieri *
Carola Zosi
Vinicio Marchiori
Andreas Bottaro
Francesca Pretto
Augusto Parma
Luigi Calzavara
Violini Secondi
Michele Bettinelli *
Francesca Crismani
Francesco De Santi
Enrica
Ronconi
Eleonora Polazzo
Tiso Lia
Giulio Zanovello
Viole
Michele Sguotti*
Marina Nardo
Mariano Doria
Daniela Gaidano
Daniela Bazzoni
Lisa Bulfon
Violoncelli
Zoltan Szabo*
Paolo Carraro
Andrea Marcolini
Enrico Maderni
Giulia Sfoggia
Davide Pilastro
Contrabbassi
Daniela Georgieva*
Cristiano Scipioni
Giuseppe Carraro
Fagotti
Lucio Caucchiolo*
Vanna Maria Girardi
Anna Vittoria Zanardi
Tromboni
Cristiano Boschesi*
Stefano Tincani
Riccardo Benetti
Flauti
Antonio Vivian*
Alberto Crivelletto
Corni
Alberto Prandina*
Francesco Pampanin
Marco Bertona*
Paola Sponti
Timpani
Saverio Tasca*
Oboi
Michele Antonello*
Remo Peronato
Clarinetti
Antonio Graziani*
Luigi Marasca
Trombe
Claudio Ongaro*
Daniele Casarotti
** concertmaster
* prima parte
È proprio ascoltando pagine sinfoniche come queste
che, fin dalle prime battute, dopo appena poche note,
si può esclamare, senza timore di sbagliare: “ma
questa è la musica di Ludwig Van Beethoven!”
L’Ouverture dal “Coriolano” e la Quinta Sinfonia
sono esempi di un sinfonismo epico ed eroico di
Beethoven. Non a caso, infatti, le musiche sono state
ripetutamente estrapolate dal loro contesto originario
e applicate al mondo commerciale della pubblicità.
Il musicista di Bonn scrisse l’Ouverture nel 1807,
destinandola ad intermezzo dell’omonima tragedia
del poeta drammatico Joseph Von Collin. Il 1807 è
un anno intenso per Beethoven che compone anche
la Quinta Sinfonia, lavoro che ebbe una gestione
lunga e travagliata (dal 1807 al 1808). Sia la Quinta
che l’Ouverture sono nella tonalità di do minore,
paradigmatica per il tumulto contrastante dei
sentimenti, delle forze espressive contrassegnate da
un climax di profonda mestizia e di dolore, ma con
una carica di asciutto vigore e di capacità reattiva di
fronte alle avversità dell’accadere. Sentimenti quasi
archetipi di un modello ripreso nel periodo romantico
e celebrativi del famoso “Sturm und Drang”.
L’Ouverture è un intermezzo e lo stesso musicista
lo concepisce come brano musicale autonomo. Il
dramma è ispirato alla leggenda dell’eroe Gaio Marcio
Coriolano che, dopo avere espugnato l’antica cittadina
dei Volsci offre la sua collaborazione contro i romani.
Madre e moglie lo pregano di non tradire la patria e
Coriolano preferisce il suicidio, incapace di scegliere
tra i rimorsi della coscienza, per la promessa fatta
ai Volsci e la ferma decisione di marciare contro la
capitale. Terreno ispiratore ideale per un Beethoven
indagatore del sentimento umano, delle sue passioni
e dei suoi ideali, la musica diviene mezzo espressivo
fortissimo ed esemplare. Nel breve “Allegro con
brio” (nemmeno dieci minuti di gran forza musicale)
si fa evocativa di un dibattersi titanico fra forze
della morale, condizionamenti storici, sentimenti
commoventi, sino allo scatenarsi di un conflitto di
enorme drammaticità.
È Ludwig Van Beethoven che sa scavare dentro il
sentimento di un essere umano nuovo, che attraverso
il Romanticismo entra nella dimensione della
modernità. Un’altra pagina esemplare e assurta a
modello è la Quinta Sinfonia, folgorante nel suo inciso
divenuto celeberrimo: una pausa di un ottavo seguita
dalla ripetizione tre volte di un sol da un ottavo che
scende al mi bemolle. Una terza in scala discendente
intrisa nel dolore di una umanità afflitta, ma non
doma. E che si ripete nella successione dell’altro
intervallo, un reiterato fa, per tre volte, che si placa
sul re. Il motivo delle quattro note, sol-sol-sol-mi e
fa-fa-fa-re secondo le parole dello stesso Beethoven
rappresenta “il destino che bussa alla porta”. Una
definizione monolitica per un linguaggio musicale
che si autocelebra divenendo da allora punto di
riferimento. Il centrale “Andante con moto”, lirico
come tutti i movimenti riflessivi beethoveniani, mostra
una mirabile sequenza degli archi e un’esposizione
degli ottoni. Gli ultimi due tempi, Allegro e Allegropresto, per la prima volta nella storia della musica
sono congiunti senza soluzione di continuità. Altra
geniale novità compositiva che pone le basi del
moderno linguaggio espressivo musicale.
La potenza espressiva della musica tedesca si
esalta e si celebra anche con la Prima Sinfonia di
Johannes Brahms, pure questa, pagina molto nota.
Monumentale è la sua struttura, costituita da un
iniziale “Allegro un poco sostenuto” in do minore,
un “Andante sostenuto” in mi maggiore, un terzo
movimento in una tonalità lontana di impianto e il
finale quasi tripartito, con un Adagio in do minore,
un tempo “Più Andante” in do maggiore e un Allegro
non troppo, disegna già le coordinate del pensiero
dell’autore. Brahms era già famoso, ma crea questa
sua Prima Sinfonia a 43 anni. Ad una struttura così
complessa si aggiunge la grande attesa per una prima
prova in questo genere. Di questo poderoso lavoro i
critici Eduard Hanslick e Hans Von Bulow dissero che
era come la “Decima” di Beethoven, intesa quindi
come ideale continuazione del catalogo del musicista
di Bonn e con evidenti altri riferimenti: dall’uso di
forti effetti contrastanti, al forte pathos, all’eticità di
fondo. Nella serafica serenità del “grazioso Allegretto”
infatti, vi sono reminescenze dell’Allegretto della
“Pastorale” ma in un’ottica di revisione più critica
quei riferimenti che oltre un secolo fa parevano quasi
condizionanti oggi si leggono in modo differente. Il
do minore della Quinta e del Coriolano sono sì, gli
stessi, ma divengono quasi secondari, nonostante la
loro irruenza e poco beethoveniani sono anche i tempi
centrali, l’Andante e l’Allegretto. Beethoven serve a
Brahms per mostrarsi diverso e non epigono e questa
complessa Sinfonia ne è un magnifico esempio.