ferdinando galiani - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
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ferdinando galiani - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
88 ANTONIO BROGGu. ilTcconciliahile della noja) e de' libr'; inutili, non dissuaderei alcuno di leggerl0 anche ne' nostri tempi. Non così animerei alcuno a leggere il trattato delle monete che il Broggia scrisse come UDa materia connessa con quella de' tributi, non pote.ndosi a dovere soddisfare i tributi se lo stato scarseggia di denaro, e di circolazione di denaro. Non già cbe questo trattato sia privo di merito, o che (~onteDga dei gravi el'l'ori . Sebbene Galiani porli del libro e d ell' autore con una spregiantc ironia, io credo che ,Galiani siasi troppo abbandonato al suo genio satirico, e direi anche alla gelosia di mestiere ' che tah'olta 10 tOI'Dtentava. Si può affermare al contrario che i suoi pl'incipii sono per lo più sani e ben appoggiati, Egli nOI?- è caduto nell' er .. rare quasi comune sino a' suoi terupi di considerare jI denaro come la vera e· sola ricchezza di uno stato. Anzi non cessa mai di l'accomandare che la prospel'ila di uno stato non dipende dal moto del denaro, ma dal moto e Jalla Cil'colazione clelia roba. Pal'imenti non perde Dlai di vista il vantaggio d'una rapida circolazione, della stabilità dei prct,zi, ddla facilità di conteggiare e di mercauteggiare. È inutile ch' io dica che egli riprova l'alLerazione delle monete, siccome contI'aria alla giustizia, al credito, non che ali' ietel'esse del principe e del commcl'cio. Ma tutti questi ottimi principj 50110 frammisti a tante digressioni sulle tariffe delle lUonete cOl'renti allora in Napoli, che la lettul'a l'iesce non che faticosa, molte volte .infruttuosa; oltre di che le opere che in seguito si stamparono in Italia su questo argomento sono cosi pre~ise e pel.fette, che hanno fatto cadere nell' obblìo le precedenti. Quindi è che mi limito a dire che il trattato delle monete fa ODore aH' ingegno del ~l'oggia, e ch' esso pure mostra il criterio giusto e la grande esperienza di cui era dotato. FERDINANDO GALIANI NAPOLETANO. , Prima del Bl'oggja poche opere si eranO scritte sulle monete tanto in Italia che fuori. Ma dopo il Bl'oggia SO,I'se in Italia una serie di distinti SCl'iUol'i che particolarmente si occuparono di questa materia. Quegli che iTllOlediatar:::ente gli t~nne dietro fu 1'abhate Galiani colla sua opera della moneta che st ..l'pÒ Del J 750. Quando l'autore la scrisse non aveva ::in.cora ventun' anni compiti, sendo nato questo scrittore nel ~ T1:8 .in Napoli. Molto si è conteso per sapere, se qccsto libro pieno di principj politici, e di Osscnaziani filosofiche, che solo possono essere il fruLto di una lunga espe1'ienza, abbia ad attribuirsi al giov!ne Galiani, ovvero nQn abbia ad essere considerato che come P espositore delle opinioni, e dottrine di due uomici maluri di età e di senno, il marchese RinucC'illi, e Bal'tolommeo Inticri, amendue toscani, che il giovine scrittore usava frequentare. Per me non vi può essere alcun dubbio. Posso ben credere che Cesare c Pompeo prima cl' arrivare all' età di vent' anni già fossero generalissimi cl' eserciti. La guerra non richiede che coraggio, gioventù e buon senso. Non è similmente una cosa oltre natura che Tasso abbia scritto un poema, il suo Rinaldo, a diciott' anni, e che in un età quasi eS~élle Voltaire avessè già scritto una tragt':dia. L'immagina .. zione e la poesia sono compagne della gioventù. Ma che un' opera, come quella di .Galiani, ripiena di profonde osservazioni sulla ' storia, sulla natura umana ~ e insieme di critiche sui governi, sia stata pensata in FF.RDIft'ANDO GALI.UH. go tale età è pCI' mc un jmpossibile morale. Non potendola adunque cl'edere un opera inspirat:l, la credo deliR la da due provetli) studiosi di politica di !e - Jt'ggi. Questo libro non è scritto con quella Jeggicrezza e lcggiadrìa con cui l'abba te scrisse molti ailUi ap~ presso i suoi celebri dialoghi sul commercio dc' grani .. Essa al contrario C scritta in uno stile elegante sì, ma g l'ave. Nella ristampa c1Je Galiani stesso ne fece nel 1780 dice di avere espl'cssame:Jte imilato lo stilI: di un uomo attempato pCI' goclt>re i l l'at'issicrlO ma pericoloso piacere di tenersi ignoto; e di sentire J'imparziale e sinccl'o gi ud izio ..l'ogni ceto di lettori. I principj della moneta ch' egli stabilisce in quest' opera sono, aH' eccezione di pochi punti, simili a qu~lJi del Broggia e dci Montana/'i, La materia della moneta passa presso alcuni per la metafisica della politica, lanto è secca e spinosa, Si potrebbe anche più propriameote chiamarla la m<'ltematica dell' economia pubblica, siccome quella l'h' è più susceUibile di calcolo e di dimostrazione, Il pCl'chc!, se il GaJiani non ha potuto dir molto d i nuovo nell' esposizione ' delle massime,le ba però saputo arriccbir di appodune digressioni e di esempj, seoza uscir mai dal suo proposito, sicchè ha reso il suo libro utile insieme e piacevole, La ma .. niel'a 610s06ca e ad un tempo amena, con cui gl' italiani trattarono P economia poli tica, è forse Una delle cause per cui quasi tutti i letterati e filosofi più emi .. nenti cl' Italia scrissel'o intorno a questa scienza. ' . L'autore tocca tutti i punti che hanno relazione colla moneta, la natura dci valore, i dazj, r interesse del ùenal'o, le carte obbligatorie, l'origine e natura de' banchi, i debiti dello stato, il cambio. 9' Galiani fu uno de' primi scrittori italiani . che prendesse a lungamente analizzare la natura del valore delle cose, d imostl'ando. essere il prodotto di molle Cil'costanze di,'el'se, cioè, della rarità, deU' ulilila, della quantità c quali là - della fatica, del tempo. Spinge poi la sua analisi sino al valore de' talenti degli uomini, afft:l'lIlilnÙO che questi si apprezzano . in quella stessissinia guisa cile si fa di quello ddlc cose inanimate e che si regge sopra i medesimi pl'iucipj di rarità e utilità congiunti insieme. Qui avverte " che la rarità Don si de,'e valutare suUa proporzione con cui gl' ing~gni sono pl'otlOlli ma secondo . quella con cui vt!ogono a maturità, onde cbe quanto sonO maggicri le difficoltà per potere un ingegno pervenire a' gradi jmportantissirni c degni di lui, tanto allora il suo prezzo è più grande, U D generalissimo , quale fu il pl'incipe Eugenio, o il mare sciaHo di TUl'enna ha un prezzo sterminato in paragone cl' un semplice soldato; nOn perchè pochi ingegni simili a quelli la natura produca, ma perchè rarissimi sono quelli che in tante e così fortunate circostanze ritrovinsi che possano, esercitando i loro talenti, grandi capitani apparire colle vittorie riportate. Fa in questo la natUl'a, come nella semente delle piante, cbe quasi prevedendo )a numerosa perdita, assai maggior quanlità ne pl'odnce e ne fa cadere in terra del numel'O delle piante, che poi sorgono; perciò una pianta val più di un seme ", Così fu uno de' primi a combattere il comune pregiud izio che l' i"llto prezzo delle cose fosse segno di miseria e calamilà, AI contrario-egli dimostra che. tranne alcuni casi straordi.n arj di falamità, l' alto prez~o è un segno della prosperilà e ricchezza d'un paese. L' alza mento, quando è costante, nasce dal corso magsiore 9~ F.RD1N.lruJO G<LiA."f. (Ici dcn~Il·O . cIle la ma ggio r industria fa entrare; e l'ab .. bondanz. dl·1 denal'O oaila all' abbondanza delle cose, nOn . .• , . solo. dura, . ma trae nuova gente. , anima VlepplU l mJustl'Ja, SI aumentano le ri cchezze e v' ., . . • ,Iepplu SI. aumentano l ~r.ezz\ .". E pregio adunque, dic"egli, per ~o~dl'a e ~ar~gl ,ch IVI tutto vada piil caro, e queste cl,Ha nOn ,dHllIuulscono per ciò. È pregio questo che dJOlOstra ti nostro secolo migliore de' passati • ..... " . Or'a,' soggiunge " pn:go i Dliei concittadini che ulliforma,n.dosi alla ver~tà non all' inganno delle voci, si con501100 che la preSf!,nza del proprio re abbia fra noi falte illca~'i:'e ~tabjlmen{e, le cose, e introd otta qUt:lla 500tuosJta cll spese ch è figlia dell' opulenza e dd oil'o "t'loci-ssimo del deullro; cbe riguardinu non COn j7l\'idia, ma COn occhio cli disprezzo quel tempo jnfdice di p~'ovjncia, in cui i commeslibili eraDO più vili, perchè II df'DArO era assorbito dalla corte lontana ", L'uti .. ]ita ddl' indipendenza, e d'un principe proprio era talmente 611a nella mente e nd CUOI'e dell' é}u torc ch' ci la riproduce. in . questi ,termini altrove " La sol~ presenza dd pl'lllClpC basta quasi a sanare uno stato da ogni infermità. Ogni priu~ipe, quando UOD sia un tiranno, sempre ra"'vi,'a uno stato. E perciò la presenza del principe sarà da me numerata COme una caoilJne priucipalmente a perfezionare il C(lrso della DloOneta. Da lui è dalo impìego e stimolo a faticare a tutti. Di quì nasce il lu sso; e dal lusso la magnificenza e la Itdil.ia , c i dolci costumi c le 91'ti, e i nohili ~ttldj e la felicità ". ' . Finalmeute egli fu tra i primi t:be portal'ono opi~ DIane che debba lasclusi libero l'interesse dci Jenal'o ' come pure 11 prezzo delle monele. La moneta si dovrebbe trattar come mercanzia." Non è degno d' uomini ,avj il riporre una faha idea di vergogna nel . F.t:Rntitj.NDO G.u.Ij.l'U. las.ciarsi regolare in opera così graode d.l popolo. È cosa più grande assai il pt'ezzo del grano, del vino, dell' olio ~ più grande quello dt:dle tl;l'l'e, delle case, degli affitti, dl!gl' iot eress i, e de' cambj , e pure niuna legge ne dà regola fuorcLè jJ CODSt:nso solo dt'lIa gente. E veramente come può ess~re vergogna il lasl:iare p,iella }ih'ertà a coloro, il servire ai quali è il sommo tlt'gli onori? I magistrati sono i ministri destinati fllla t'l;!icità della moltitl,ldine, ~d alla conservazione della di Id libertà: ed il principe stesso a questo impif>go da Dio è consegrato l ' . l\ia per dare un' idea anCOra più alla di questo libro, e in un fai" vedere in che modo abbia n gi' ita liani legato la p olitica colla scienza ecoDomica, voglio riferire uno squarcio di quest' autore che mi pare degno del gran l\1acchiavelli pei vigore e per la prufoD~ dità. " Nè è da seguire la comune espressione che tac" eia talora le nazioni di ' vizif)se, nf'gbiltose, e cauive. " La co lpa non è loro, percbè è natura de' sudditi, 'I (l'opo che al ('attivo governo ha uno coll a ùisobLe'l d :cuza ioutilmente resistito, a rln<.l l'S i Ji stupidità; cd " è que sta l'acca siccome P ultima, così la più sicura 'I ed ioespuGnabile, rendendo i sudditi noo meno inu .. " tili, al principe che se ribelli fosst'l'o, ed il principe " non meno d~hole che se sudJiti n'on avesse. L ' espe" l'ieoza ha fullo conoscere che l'uomo è più forte " ilei pati l'è che nell' agil'e, e che di chi opprime e " di chi tollera cede prima quello e poi questo, avendo " anche l' ioel'zia i suoi conquistatori, della quale " seoteuza oltre aù essel'ne le an ti che storie ripiene, " si è conosciuta la verità opgli americani che coll a " loro brutale ins t'!lsibilità, diversa dall' antica loro indu. " stria, IJaDno :6acc3ta e doma ogni arte degli euro· i l pei; e così si sono in certo modo sottratti a. quel 94 " " " " " " giogo che.fa 101'0 inerme virtù non aveva potuto spezzare. Da questo poi procede che una nazione Oppl'essa teme, per le frequenti battiture avute~ e il bene e il male j e diviene cotanto irragionevole che bisogna farle util~ per forza, come a forza si medica quel cane che dalle ferite del bastone è spaurito ". No n sembra questa una pagina di Macclliavelli 1 Non fal'à dunque mera\' Ìgl ia il sapel'e che la ccnsnra sfessa dd governo napoletano all' esame del manoscritto di questo libro ne (ece ampissimi elogi; e se poi il governo stesso sia si giovato delle massime enunciate in esso nena riforma della moneta, la quale in seguito si mantenne sempre nel .r egno di Napoli in ottima regola e calma, e senza la minima scossa e perturbazione. Ecco dunque un altro bene prod9tto da un bUOD libl"O. Venti anni dopo, cioè, nel 1770 Galiani scrisse i suoi famosi dialoghi sul commercio de' grani. Li scrisse in francfse, mentl'e trovavasi a Parigi nella qualità Ji secre tal'io do ' aDlbasciata a cui dal suo govel'no el'a stato eletto sin dal '765. Nel '769 la c:i"estia de' gl'ani aveva suscita.ta . in Francia una quistione sull a libertà o restrizione del commercio di questo geJl<!re; q uistione· intrirata, e dibattuta sempre con ar-dOl'e in / Inghilterra, in Italj~, dovunque si 3r,cese, 'Fanta fu la grclzia e il It'pore cbe il Galiani seppe mettere ne' suoi dialoghi, che rallegrò le societa di Parigi, ottimi giudici in fatto di. spirito, che a gat'a Jj esaltava~o, e tanto più percbè li credevano frutto d'una penna francese. InfaLLì egli trattò un soggetto così arido colle grazie COll che Fontenelle scrisse sui vortici di Cartesio, c Algarolti spiegò l'attrazione di Newton, VoJlait'e in una Jt:ttera del lO gennajo 1770 scrive a Didel'ot che gli aveva D,andato un esemplare di questo libl'o : 95 FERDINArwo G.HIANI. FERDIi'fAl'fOO GALlAR I. = " Dans re livl'. il me semble que Platoll et. Mo}iél'e se soicnt rèunis pour compOSl'l' cet ollvrafe. Je 'ai enccre lu que les deux tiers. J'allelHls le denoue:Ient de la avec grallde impalience, 00 n'a j,qmais raisonné ni micux ni plus plaisaQl[])E"nt .. , , , , , Oh! le plaisant li vre, le charmant lin·e, que Ies dial~~l1es SUl' le cOmmel'ce cles blés! Qu'il m'a fait de plalslI'! Que feu sa is han gl'é à l'auteur! " = Federico ][, amico de o-f1 italiani e aucor più dello spirito elegante, ne fece pUl'e un encomio. Galiani, piccolo di stalu,ra, .m~ VIvacissimo non era men ricco di spirito negli SCl'ltti che nella con ve t'sazio ne. A proposito di lui la duche ssa di Choiseul solcva dire: u = Ea France il y a de l't'spri t en petite monnaie et en Italie en lingot ". = Questo complimento è prova della cortes!a dello delle dame fl'anoesi. In qnanto a Galtan, è pel'u vel'O che tutti i grandi uomini di It. tterc in Francia di quel tempo si reca ~ano ad onore la sua amicizia.; e dalla corrispondenza di Gl'imm si vede quanto eg~l fosse te- pi~ce o, " un~ ? ~pil'ilO uuto in pregio da tutt.a la socicta ~t:~ hal'oo~ eh ~o"lbac~. Il cardi ne di quest' opera SI e che Il miglior SI ~ stema in fatto di aunona è il non aver sistema alcu no. Nel primo dialogo dimostra che iu questa m~tel'ia non si dce proceder~ per cseUlpj; mentre, l~ clrcoslanze de' paesi sono diverse, Nel second~ dlstlOg~e i varii paesi ne' quali conviene usare un dJV C1"òO regol~mc.nto. Ne lle piccole sovranità che hanno poco ,tel'l'ItOl'lO, ~ grandi ar ti e manifattul:e, come Ginevra, l magazzlUl annonarj pubblici sonO necessa rj. Nel terzo t~'att~ delle sovranità mediocri ch' egl i di stin gue cOn terl'ltol'lo fertile, come la Sicilia, la Sarùegna, ill\rlilanese, la Fiandra e COn tc"rl'itol'io sterile in gl'ani come l'Olanda, Ge;o 'f'a ~c, cc" e pl'OYa che a · qUC3t' uhim e conviene 96 FERDINAl'DO GALIArn. FERDlN'!!ODO GALlA.NI. la libertà intiera del commercio delle biade. Propone nel quarto i primi dubbj sull' editto di F,·ancia del '764 gouvel'nés, étant Jes memcs personnes, la confiaDce est infiuie. Dans un gouvel'ncment mixle et tempéré, la Iibel'tè ne sanrait etl'C que modifiée et tempérée. l' = Richiamato in patria il Galiani nel 1770 dal governo, fu da questi innalzato alla carica di consigliere del magistrato di commercio. Negli alloi successivi venne altresì impiegato nel miDistel'o delle finanze, e nell' amministrazione militare. Fu uno de' poehi uomini dotti fOl'lunati nel corso del};:!. loro vita onorati e che lasciava libera l'esportazlone de' grani, finchi: 110n fosse giunta a un certo prezzo. Ne) quinto tratta dci paesi puramente agl'icoli; e dimostrando )a loro miseria stabilisce che le arti, le manifatlure, e il ,comm.ercio di mal'e formano la vera ricchezza delle grandi sovra .. nilà. Nel sesto dopo avere dimostralo cbe in Francia havvi poco terreno incolto a fl'oole deIJa, papalcniane, canchiude ,che poco superfluo di biade si avrebbe, se tutto si cohivasse, Nel setti'mo forma il quadt'o dcI commercio de' grani, discendendo nelle particolari circostanze che lo accompagnano; doude si riconos-ce ' quanto poco contribuisca alla ricchezza di una nazione. Nel dialogo otLavo accenna un progetto per l'estrazione de' gl'ani di Francia per modi6care )' editto del 1764. Ques~o progdto consiste nell' imporre un diritto di SCll''" tita sui ~ gl'ani e farine, ed un' alh'o di entrata per le biade forastiere. . 97 " adope,·ati dai 101"0 governi. Morì nel '787 nell' età di 58 anni. Questo scrittore è dà porsi fi·a ., fautori ùel Sistema l'rIercanli le. In questi suoi dialoghi p"rò Galiaui ha voluto dire più di quel che ha espresso, Pel'ciò egli stesso in una lettera a Munsieur Suard nel 1770 dice: = " Vous qui étes de la secte de Diderot ct de la mienne ne lisez-vous pas le biaDe des ouvrag~s 'l A' la bonne helll'c quc cel1X qui De lisent que le Doil' de l' éCl'itul'e n' aient ricn vu de décisif dans mOn fivre; mais vous! lis~z le blaue, lisez ce que je n'ai pas écrit, et ce qui y est poudant, et voici ce que vous y trouvel'ez. Dans tout gouvernement, la legislation des blés preud le too de l'esprit du gouvernement. Sous un despote, la libre CXp0l'tation est impossiLle, le tyran a tra p peul" des cris de ses esclaves affamés. Dan, la démocralie, la libei-tè d' exportation est n.lurelle et infaillible; les goul'ernans et les PIiCC11l0. Eco/lomia Pubblica 7 98 GEROLAMO BELLONI. GEROLAMO BELLONI. Giro lamo Beli o tri banchiere in Roma sotto il Papa Benedelto XIV, scrisse nel ~750 una dissertazione sul commercio, di un centinnjo di pagi ne, ch' ebbe una straordinaria fortuna. Fu tI'adotta in varie lingue, Jod~ta' a cie\o i'n Francia e in Italia, e il Papa ste!'iSO Lamberlini la premiò conft:l'entlo il -titolo di marcbese all' autol'C. I libri 'sono tal'volta prediletti d al'la fortuna come alcuni uomini . Q~lesta dissel'tnzione non contiene che delle iJ.ec già. comùni in quel tempo pt'esso molte nazioni sì snlla moneta, che sul commercio, e pure otteoDe una celt!bl'ità non comune. Locke in Inghilterra, Meloo in Francia, Ustari..: in Ispagna, Bl'oggia e Ga liani in Italia ave\'anf'! più diffusamente e con più ampie dimostrazioni parhto di commercio, di Dloneta, e di camb io. Se v' ha qualche cosa di straordinario in questo opuscolo, non sono che due ·errol·i. Il pl'imo?, ch.e l'autore considera il cambio come" la regola ptU Stcura per iscoprire lo stato di un. regno ù. ragione ~~ traffico "; ciò che molte volte non è, c~me. orar:al c noto a ciascuno. Un' espol·tazione stl'aOrdUlfl1"l3 di de113l'0 in tempu di gUt::~"1"3, o pel' un disequilibrio nel valore delle monete può allel'are il cambio senza che , b· il traffico siasi alterato. Nc::\!' ultima guerra il caro lO fu sempre sfav orevole all' Inghilt<: lTa pelo l'immense SOOlme J'i denaro ch' era costretta di spedire sul continente. Nonc1imeno il suo commercio invece di sLDiuuir e, si amplificava. L'altro errore è l' npp rovazione che l'aulol'e dà al divieto dell' esportazion del deua ro chiamantlolo " lodcvolùsimo costume, " Costume invece del pari ingiusto ch' inutile. Il Papa però premiò l'autore; ma ni: il premio è sempre lilla proya del 99 mel'ito, nè il giudi".io di un Papa e sempre infallib ile. Lo stesso Papa Lambcl'tioi che ricompensava un opuscolo di 100 pagine col pomposo li loto di marchese, non aveva dalo neppure una lode a G"liani, quan.do andò a visitarlo in Roma, pel suo bellissimo 1ibro della moneta. L'autore nella prefazione alla seconda edizione romana fatta (Iella sua dissertazione nell' anno J 757' solto il nome dello stampatore ripete gli elogi degli alll'i, e si dà da se tanti elogi che conferma il trito proverbio, che il vero mel'ito non è ~ai di sgiunto dalla modestia. Se v' ha un merito . singolare in questo scritto, si è che fu il frutto de lla propria esperif·nza dell' autore, il quale ad onta del titolo di marchese ebbe il buon Senno di continuare la mercatU1'3 e di mostrare agli itaJiani che non v' ha vergogna a mt:ttere ad una lettera di cambio la firma di un marchese o di un duca, come eontinuano a fare in Genova gli Spinola c i Doria, G IAN FRANCESCO PAGN1Nr. 100 GIAN FRANCESCO PAGNINI TOSCAJSO. Se la disertazione dci Belloni mi sembl'3 inferiore 8Ila fama di cui godette in Europa, que.lla invece del Pa un i'a i " Sopra il Giusto Pregio delle cose " pilbblib • . cala un annO dopo, nd 175 (, ml P,H'C ' pIena ancora d'interesse pe' giorni nostri . E lla pure oltrepassa di poco le cento pagin e, ma è piena di osservazioni nuoye, e di unI erudizione ehe non è d'un superfluo ornamento, ma serve alla dimostrazione. Il primo oggetto Jell' au- tore è di rende;' ragione perchè la maggior parte degli antichi e moderni scrittori abbiaDo pensato sulla moneta e sul commercio tanto divet'samente. A questo fi- ne l'autore stabi lisce i più essenzial.i principj sopra il giusto preg io delle cose, e dimostra che la moneta è. soO'getta alle stesse leggi del prezzo a cui soggette sono le b altre cose. Il suo valore è indipendente dall' arbitrio degli uom ini. La fatica per produl'la, la quanlità, P of~ fel'la, e la diruanda, so no gl i elementi del suo pl'~zz.o. È òunqu~ l'iJicola, per non dire di piti, '-IudIa tll'auDia che alcuni principi, e "leon i govern i hanDo preteso di esercitare sulla moneta; 'manìa til'aunica come quel~ la di Se l'se che voleva comandare al m3l'e, o simile a (i uella di co lor o che pl't!lendollo dominare sull a coscienza o su l p eobiel'o ' tulte cose p iù p ote nti d i loro, L'al; 1'0 scopo dell' au~ol'e è quello cli spiegare la ragion.e per cui i Romani conside rarono la moneta come ~l~ pt!ndt:ntc dalla sola volon!à Jel guvcl'no. ,II, Pa~mn~ cita a questo propos ito le leggi romane. Du'o qUI dI passagio che Sii in terpreti sono divi si cl' opinione su 101 queslo punto; e il presidente Nf.'gl'i nella Sll:J, opel'<l so stenne per lo cOlltl'ill'io, che anche la g ill l'i s pl'lld~nza J'orn,ma aveva assegnata la vera natUl'a della moneta (I)' Se p erò dce prevalere l'interpretaz.ione del Pa,gn in i, elle il fond.1tnento e la mi sura della vaiuta ddla mon eta foss(', secondo i giureconsu lti romani, l'autorità <'lssoluta del principe, c non la quantità del mdallo che in se contiene, o la stima che il commrl'cio general I;! tle fa, vi è una poknte rag ione per adOlt8rla, ch' è quella dal Paguill i stesso accennata, La moneta presso j l'owaui, a parer suo, non era che uu istrulUt:'oto univt:l'salc delle p erOlull.:: che seguono tra persolle dipend en ti da uua stessa 8ulol'ilà, come i pl'zzi di ferro ai quali c1ie~ de corso Licul'go, o le conchiglie presso al cUlli popoli nell' interno dell' Affl'j('a anche a' dì nostri, I romani UOIl avevano commercio atti\'o cogli altri popoli. Poteva adunque la nloneta essere sottoposta all' arbitrio del govcrno. Qui il Pagnioi analizza la costituzioue politica d ell' impero l'O[ll"HlO ; c fa vedere che le SUe Gnau· 7.C no n consistcV1lJJO che nclle contl'ibu7.i oni, e nelle spoglie dc.i popoli vinti, c che il commercio non solo era ignoto, ma l'iput<'!to spregevo le presso un popolo che apprezzava soltauto l' 8gl'icoIlul' a c la guerl'a, Di qui passa a i popoli lI : ,oJ ~ t'Di, e nota gli avvenimenti::' sopravvenuti presso' di questi, i quali h anno inti el'a mente cambiata la natura della loro coelitnzio ne. Pl'imicl'amclltc la posta, la bu ssola, c la stampa (tre COse (I) Dopo avrl'e citala per iUliero, Tomo I p3g. 326, la legge I delle Pandelle de cOlurah, Empliolt: " Cacli soggillnge, a mc pare in l,iù significanti parole definielle non si possa nè in più belle re gli altl'ibuti della moneta, e stabilire il suo prczl O pro}l()I'zion ale alla quantità del metallo) esclusa ogni alterazione arbitraria j nè saprei capacitarmi come da questo luogo contrario al prezzo arbitrario O ilDpositizio alcuni ahbiano avuto il coraggio di argomentare in modo cbe resti 3Uribuito tulto alP arbitrio , e niente alla materia, ' ..• _ " Ile GLAN FnANCESCO PA&NINf. GIAN FJ!ANCESCO ·FAGNINI. sconosciule presso Sii tllltichi) facilitando i viaggi, la navig-ll.ione, il commercio, riavvicioarono fra loro tutti i popoli che presso i romani erano l'igual'dati come nemici . Tutte ]e seopel'te quindi divennero comuni, Ila più imp o,'Vmlc, quella dt!l!a polve1'e, fu J·esa. subito un i\" ' I,!>.,!t:. L' t: du <"<l.l.. ione, il l)l'ogl'esso nelle arh e nelJL~ ('I \ U7.t, è pres-,.O a poco egua le presso le nazioni lllbJeuH'. Si Li iì~i no do:llH::l'tullO le stesse armi , . la stessa disc.:i p lina milital'c. L'eccessiva preponderanza di una nazi o ne so'p ra uo' alt,'a è divelluta difficile, e tanto 'piiI d iffi ci le per l'uso dc' ministri residenti presso i govt:l'ui stran ieri, e spianti ogni cosa, Don che pcl sistema d'equilibrio da ElisalJetta e da Emico lV in poi seguito in Europa. " Onde fu d'uopo che l'ambizione, da cui non mai resta libera la natura degli uom ini, si aprisse una nuova sh'ada per al'rivare a' sooi Gni . I popoli , si rivol sero ùunque a promuovere l'industria, ]e arti e le manifatture, e cercarono di acquistare col mezzO di queste quella gr:mdezza cni non era più possibile di pervenire colla guerra. Si ebbe ricorso alle negoziazloni, dalle quali dipende la sicurezza, l'equilibrio e la bilancia del potere di tutti SIi sla li. " - N OD essendo più dunque le conquiste e le guerre Ulla 501'<'7'ente di ricchezza ) ogni stato è costretto per tenersi al b l ivello degli altri di ccrcare ndl' industria e nel commercio le fouti della sua forza e prosperità. Ecco dunq~e cOme la monela, ch' è il veicolo del commercio tra tutte le parti del mondo:; n on può piil essere sog· getta <tI!' arbitrio dc' governi, ma dev' essere l'cgolata dalle legg i comuni che fissano il prezzo di tutte le <.11. tre cose. Chi porta violenza a questo veicolo, stul'ba il commercio, danneggia se stesso, e beo presto si pente della pl'0p,oia tirannia, come in ogni altra spe .. cie di tiranoia succede. Un inglese C'he non ritrova ne' suoi economisti alcuna dissertazione della natura òi questa dd Pagllini, sarà pCI' avvclltUl'a io cliuato a creò ere ch' ella sia una quistione oz. iosa. Pel" l' Inghi!tel'ra che da mil!' auni Ilon sa più che sia jl dispotismo dci diritto r omAno, e qlreilo anco r più p ~s antc de' suoi comnlentatori, sarebbe ce rtam<mte una disputa oziosa. 1\'1a per gl' italiani che fino flll' epoca del codice Napoleore più o meno fu)'ono sogge lt~ non meno alla giurisprudenza romana che ' <'Igl' i.ofiniti suoi interpreti, non era nè inutile ne senza interes..:.e . Non è gran tempo che ben chiara e distinta è in ltalia la divisione t:'a tempi antichi c modcl'll i , ed è stato diffic ile , cd è ancora pe- • naso per molte menti italiane la separazione inevitabile t1'3 rom<lni e italiani. Alcuni si fanno la dolce illusio ne che la gloria sia anch' essa un fidec o mmesso inalienabile d1e discende ai piil lon tan Ì posteri, e c he l'imitazione (h-gli antichi sia un sacro dol'ere, che sptlta ai nipoti verso i loro lli<tggiori: Ql1cst' altro ramo di pnzzia per l' Rntiql1aria non ba poco contribuito a confondere e ritardare i progressi della moderna legislazione. Molti a nni dopo , n el J 764, lo stesso Pagnin i pubblicò la sto ria della dl!cima c mncatura degli antichi fiorentini, a cui va annessa una digressione sul valOl'e dell' 01'0 c dell i argento, e sulla proporzione dei prezzi delle cose dei secoli XIV e XV, in confronto del secolo XVIIl, specialmente rispetto alla Tosca n a. Questa digl'essione appoggiata a n ote dei prez zi est l'atte da autentici l'CSistl·j di Fireuze del secolo XIV e XV , l'inforza sempreppiù l'opinione del conte Cadi (che fra poco vedremo) su questo stesso argomento. Il Pagnini pure sostiene che l'Italia ha poco o punto partecipato 102 103 104 G,AN FRANCESCO P.\GNISr. dei tesori dell' America, e delle scoperte falte alla fiuè del secQlo, XV. Leggicl'issima, e f,,)l'se di nillO vantaggio J se non pregiudiziale, è stata , secondo 1ui, }' influenza cbe l1a1100 avulo Belle co se n ostre quelle ricche scopel'le , e che in luogo di eSSere aumentalo, si è al cOlltrario avvilito il prezzo delle gl'asce, e della rnaggioi- parle degli altri gencl·i. I ~etalli pl'eziosi da quell' t'poca SODO divenuti pii\ rari fra noi, cd hav\' clle in Italia molto minor abbondanza di prima. Il metodo ch' egli ha seguito in questa ricerca è qut:1lo stesso del conte Cadi. Ha confronta lo la quantità delP al'geuto che si ~oDtcDeva nelle lire, ne' soldi, e danari che sì sa essere costato ne' secoli XIV e. XV un dalo genere con quella quantità d'al'gento dh! si contiene nelle lire, soldi, e danari nel suo tempo correnti, pei quali si "ende\'a lo stesso gcucre, - confrontaudo altl'esì la proporzione tra ,]' 01'0 e P'argento vegliante tanto ne' secoli predeUi che ~l tempo che scriveva.. Con questa re· sola egli trovò che l'iguarJo alla Toscana la maggior parle dei prezzi delle gl'asce e degli altri generi erano nel '764 . O eguali o più bassi di quelli dei secoli XIV c XV. Il Pagnini nacque in Volterra nel 1715. Egli non fu soltanto scrillore contemplativo, ma anche attore. Egli occupò per lungo tempo varj , ed importanti im.. pieghi nelle finanze sotto il goverDo toscano. Era altresì membro d ella sOl'ietà economica Fiorelltina. Già si sa che non è un gran pregio r essere ascritto a pn' accademia; ma si sa altresì cLe va eccettuota quella dei GeorgofiH in Firenze che fu colanto utile alI' agri coltut'a dt::lla Toscana, e ai progt'essi della scienza ~ agral'i a, Il Pagnini in agricoltura, alla teoria riuniva la pratica. ,La società de' Georgofili fra gli alt~i vantaggi GIAN FRANCESCO PACN,lN1. 105 conseguì quello pUl'e di avere per membri quasi tutti gli scrittori di economia pubblica ch' ebbe la Toscana, come Pagnini, Paolctti, Baudini. Sia poi che lo studio dell' agl'aria insegni un' elegante parsimonia, c un a buona logica a' suoi cultori , sia cbe P esempio degli antichi gl'andi scrittori toscani agisca continuamente sulla mente degli scrittori di quel paese, io osservo che tutti gJi ecqnomisti ch' ebbe la Toscana scrissero con precisione, con eleganza, e si fanno leggere con piacere. Il Paguini morì ncl 1789. • ~OMJ>EO NERI. 106 POMPEO NERI FIORENTINO . La cas~ d'Austria che da Carlo V in poi aveva ]a ... -sciate ·disastrose vestigia ovunque aveva regnato, verso 12 me tà del secolo scorso cangiò alquantu tCUOI'C coi piccoli stati che le erano rimasti in Italia. Fincbè uno de' suoi rami possedette il Regno di Napoli e di Sici~ lia, i ducati di Parma e Piacenza, non che i ducati di Malllm·-a e di Milano, nOn pensò che a spogliare i popoli che le obbedivano. M. dacchè verso la metà del secolo pass<lto dopo la pace di Aquisgrana non le rimasero che i ducati di Milano, e di Mantova, pare che la perdita degli alh'; dominj l'avvertisse della necessità di meglio govcroar que' che le erano l'imasti. La giustizia storica richiede ch e sia fatta onorevole menzione delle riforme amministrative che il1lrodusse nella Lombardia. La prima operazione che questo govet'no in traprese, fn quella del censimento delle terre, La disugguagl ianza d~' carich i pubblici nello stato di Milano era una querela antica, cbe oltre avere semina t;., e tenuta viva per quasi due secoli una l'ovinos'a discordia tra provincia e provincia, tra le città e i loro contadi, tra i com uni d'uno stesso contado e j contribuenti d'uno stesso comune, aveva danneggiata l'agricoltul'a, distrutto il commercio, esiliati gli artigiani. Sin dalla fine del secolo duodecimo si er.1 dalla repubblica milanese formato una stima e catasto ùei beui. Questo catasto si puliblicò nel 1248. Coll' andar dc' sccoJl 10 stato deI!' agricoltura cangiò talmente, che un tale catasto 110ll era più una 10 7 giusta stima. Sotto Carlo V s'intraprese un nuovo estimo dei terreni e degli stabili, che fu tcrminalo nel 1564, e pubblicato nel 1568. Questo censimento però fu di. fettoso per errori di misura, di stima, e di ommissio~ DI. Fu una fonte di Jagnanze e ili ricJami 'pel' piil di un secolo e mezzo. Nel 1718 C.r1o VI, aderendo .lle istanze di tlllte le provincie ordinò che s'intraprendesse nn nuovo ce n"" simcnto. Questo tel'ZO catasto fu però interrotto e SOspeso sino al 1750, non tanto pc\' le gUC::l'l'e che so .. pravvenncl'o, quanto pel' quella lentezza che sewpre fu conn:-ltural e al gabinetto austriaco. e che da alcuni si crede esscre una sua massima di stat~. Alla fine Del 1749, per ridurlo a compimento, venne istituita una commissione di cui fu nominato presidente Pompeo Neri. Questo insigne magistrato era nato a FiL'(::!1ze nel J 707 cl' un paùre già rinomato giureconsulto. Prima di essere chiaruato in Lombardia aveva già e5crcitate del1e cariche distinte nella sua patria. È sotto la ~ua presideuza che il cens imento venne compito e pubblicato nel 17 59Questa operazione fu cOl)do lla COIl una saviezzll, imparzialità, e sagaeità che servirà sempre di moJello a chi vOlTà imitaJ'la . Infatti molti altl·j governi · tanto in Italia che fuori Don tardarono ad imitarl o. Il Re di Prussia, Federico il GI'(lnde, J)e volle segnil'e le stesse tracce. Ai nostri dì P abbiamo veduto eseguito in tutta la Francia, e Napoleone l'estese a quegli stati italiani che o non avevano censo, o De avevano un impClfetto. Vero ~ che si SODO in seguito modificate le norme della stimft, c la Franr.ia soprattutto adottò 'il metodo certamente mig liore di tassare Ja rendita invece del capitale. Ma r idea madre è presa dal censimento lombardo. Meotl'e era presidente di questa Commissione fu dato a Pompeo Neri dalla stessa imperatrice Maria l 108 sulle monete si ritrovano i principj che devono rego- Teresa l'incarico di presiedere alle conferenze che si lare questa materia. Ma nel libro di Pompeo Neri ol- tennero per un concordato relativo alle monete fra gli stati Austriaci in Italia, e gli stati del re di Sardegna tre questi principi, si h'ovano indicate tutte le regole e tutti i pl'ocessi per eseguire una Olonetazione. 5' indicano i diversi metodi, e le spese occol'l'enti di l'affinazione, la proporzione che si deve ossel'V3re tra l' oro e l'argento, le spes,e di ze~ca, e si trattano in un modo breve e succinto le più importanti quistioni ch~ fm'ono mai sempre agitate sulle IDatide, Pompeo Neri ha un merito supel'iore a quello di mo lti altri scrittori, la brevità. Tulto queslo bel tra.ltato è contenuto in un so lo volume. 11 secondo volume che vi è stato annessQ. non è che una compilazione di documenti, di carteggio di cancdlel'ia, e di processi verbali, che chi non è un uffizial di zecca può lasciar di leggere. L'autore nou poteva dil' nulla ~i nuovo su un al'gomento su cui già tanto erasi scritto, ma disse il g ià Roto in un modo ignoto, cioè, laconico, Ciò che accresce aocql'a il pregio di questo libro si è la chiare~za. e la nQbiltà di stile con cui è seri tto. Notel'ò ~oltantQ quelle cose che cOlllunem~ntc llon si ritrovano presso gli altri scrittori. r ,0 L'autore. porta opinione che la sp esa d,-Ila mooetazione debba cadcre, a carico d ~ 1I0 s tato, e Don abb iauo le monete a pl'ezzal'si che per il puro metallo 600 che co ntengono. Cio,oonoslante consiglia d~ seguire , la pl'atica comune di fai' pa gal'e le mallifatture qellç l'9onete' ni con~umatol'i, f(l,ceuclo, d ic' eg li, un sact'iGl.io a ll a verità ,. Gnchè ' OOilllle.a . . il tempo in cui sia permesso di pl'llSal'e più animosamente. In ciò egli è cl' accordo col 'Davao7.;)ti, DIa si scosta ' da tnlti gli altri autori, Questa pratica fu seguita anticamente dalla zecca di Bologna, lo f~ pure nel dt:!cennio solto il al di quà de lle Alpi . Nel '758 venne richiamato in patria, e ~celto per uno dei consiglieri {Iella reggen7.3. In senuito venne da Gius eppe o • II decorato dell' ordine di san Stefano re d'Ungheria. Questo magistrato adun que che fu pur uno degli economisti italiani venne ~no. l'alo dà Giuseppe ' II, .e ù impiegato da altri tl'e SOVl"a - ni, Francesco I, l\iaria Teresa, e Pietro Leopoldo. Quelli che vilipendono j libri col nome di sogni teo rici e non accordano la Joro stima e la 101'0 fede che aVa pratica, non hanno alcun pretesto per displ'ez7.a re le verità che quest' uomo pratico ba spal'so nl!' suoi scritti. Questa cieca parzialità per I~ pratica non lascia ~i manifestarsi anche n ell' Inghilterra, dove i libri e gli scrittori snno tenuti in alta venerazione. Anche nella co1tissima Ingùilterra, dico, v' è una specie di pel'sone che parlano de1la pratica come della sol,a arte che meriti confidenza, e degli scrittori come di ciarlatani e di ' alchimisli. Se gli economisti italiani fossero meglio C' Onosciuti dagli stranieri, potrebbero 'più che altro co i loro esempio distruggere questo pregiudizio; poichè si saprebbe che la maggior parte dì loro furono anche uomini d'affari, o commercianti, o impiegati pubblici. Broggia, Z~non, Bclloni furono negoz ianti, Paoletti, Band ini erano agronomi, Pagnini, Cari i, Ve!'l'i, Beccaria, Neri, Filangieri, Briganti furono pubblici impiegati. L'opera di cui Pompeo Neri al'l'iccbl la scienza economica è quella intitolala =" Osservazioni sopra il , prezzo legale delle monete, di Pompeo Neri Fiorentino." = Questo libro I I .la lui serillo nel 1751 si può dire un manuale per ogni wastl'O di zecca. Negli altri libri ~. minislero di Colbert tra jl 1679, e il 1689 e di nuovo l' I' I I 110 in Francia dal 30 novembre 1795 al 15 ap"ile [796, ed è tuttora . seguita in Inghilterra, ma non ha alh'i Il l! I I III POMPEO NERI. eseUlpj in suo favor'e, ed 'è riprovata da lutti gli scrittori inglesi e Don inglesi. 2.° Egli trasse alla luce uua convenzione fatta nella materia mondaria l' anno 1254 tra le città di Gl'emana, Pal'ma, Bl'escia, Piacen.za i Pavia, Tortona e Bergamo Don per anco . d a altri pubblicata. Questo concordato seguito tra quelle repubbliche fa vieppiù l'i's altare r indolenza dei govel'ni italiani ù' oggidl, che neppure in questo iOllocj!ntissimo al'gomento sanno agire in comune fl'atellanza e come membri d'una ste:ssa confederazione. 3.° Giustifica i giureconsulti romani della taccia loro data di aver ammesso che immag-inario ed arbitrario fosse il valore d elle monete. Egli l'i torce quest' accusa contro i gim'ecuosulti ' ùet secolo decimosesto e decimosettimo, siccome quelli che fUl'ono i pl'opaga· t-Ol'i dell' opinione, che il v1'llol' delle ,monete dipendesse dall' arbitrio e dai cenni dtd pl'j~cjpe, Non entr'e ro quì a decidere chi abbia ragione tra il Negl'i e il Pagnini ]'iguardo ai romani, ma certo che quanto ai giureconsulti italiani non è il solo caso questo citato ùal Negri, in cui essi han':l0 pl'ostituita la ragione ai piedi del trono. Egli è noto, come nelle contese tra l' impèl'io' e i diversi stati indipendenti cl' Italia, i giureconsulti col loro voto sostennero le pretensioni dell' impero al dominio dell' Italia, anzicchè difende"e l'indipendenza della 101'0 madre terra. È cl' uopo però dil'e , che né! secolo decimotta,'o fecero ben ampia ammenda di questa servilità col loro CO l'aggio politico, e col IGl'o· liberale pa ... b'iottismo. GIAN RINALDO CARLI DI 'CAPO D' lSTRIA. I• l' Un altro uomo ,di un merito eminente che il governo austriaco impiegò come magistrato nell' esecuzione delle sue riforme nel secolo scorso, fu Gian Rinaldo Cadi. 'Gian R;naldo Carli nato in Capo cl' f stria nel 1720 3vca ooià passato il fiore' della sua vita negli stod(, ed era già noto ai dotti del!' Europa per la sua erudita op.eL'a sulle Ulonete, quando nel '765 fu ad un temp~ stesso invitato Jai governi di Torino, di Milano e d. Parma ad assumere uua carica amministra tiva. Diede la preferenza al govel'oo della Lombardia Auslri.aca; pervenne sotto di esso alla c:al'ica di presidente Jel consiglio di ,economia, ed ebbe parte in quasi tutte le riforme cbe avvennero. Morì cOllsigliere emerito nel 1795. . Il sapere di ,Gian Rinaldo ·Carli eL'a univeL'sale, . Scrisse quasi io ogni materia. Mi limiterò ad aunuZiare le sole opel'C che hanno connessione colla sci~nza economica. ' La prima opera ch' egli cominciò a stampare .nc~ 1754 e terminò di pubblica,'. riel 1760, peL' CUI SI acquistò un' estesa celebrità, e 'la sua gl'a nd' opera sulle monete. Non si meravigli il IdtoL'e di sentire annun· zjato (un altro tra ttr\to d elle mon ete. L'alterazione delle monete era la malattia dci secolo, e quella dei tl'attali era la malattia degli scrittori. È pel'ò bene sapere che lo studio dell' antichità era stafo lo studio p,'eùile tto dci C<irli sin dalla sua gioventù . Non v' era quindi soggetto forse più alto a fOl'nil'gli l'opportunità di spiegare le sue cognizioni, di quello delle monete. D'altL'onde l' I l 112 GIAN RINALDO CULI. d~l pensare., e che ci fa credere dotti colla dottrina àltrui, è stato in Italia sin quasi alJ~ fine del secolo scorso l'occupazione favorita de' dotti. Molti si lagnavano che gl' italiani, invece di pensare ai vivi pensassero ai morti di mille o due mille anni fa, e che invece d'indagare le cause di tante sciagure sofferte dai loro compatriotti, oude l'ccarvi rimedio, non pensassero che a spiegare tronclfe cifre, corrose incisiolli, reliquie di diluvj.' Quindi Goldoni riscosse ben meritati applausi col mettere . in ridicolo sulla scena il sua Antiquario che compra da Arlechino armeno la pianella di Lucl'ezia ·, e il calamajo di 50c1'ate4 L'opera di Cal'li però, quantunque abbondante , cl' erudizione, è anche ripiena di tutti i giusti principj che oramai regolano questo l'amo della pubblica amministrazione, Se il suo libro non è un grand' acquisto per la scienza, atteso il gl'an numeL'O di simili libri che esistono, le sue cognizioni profonde in q':1esta parte lo condussero a scrivere alcuni anni dopo, nel 1766 = le Osseryazioni preyentiye intorno alle monete di Milano = che servi l'ono di prinçipj .fondamentali a quella importante e necessaria l'iforma. Questo e un altro beneficio, da non scordarsi, reso . da un uomo dotto alla societjI, e partic(lIarmente al suo governo. Nella sua gran~' opera sulla moneta travasi una diSSErtazione sopra il valore e la proporzione de' me.. talti monetali con i generi in Italia, prima della, scoperla delle Indie, col confronto del valore e della proporzione de' tempi nostri. Questa dissertazione è interessantI! non meno per la novità d.ella sua conclusione, che pei cOl'ollarj e le applicazioni alle quali può condurre - In Francia, in Olanda, in Inghiltel'ra tutti gli sCl'ittori conl'eogono che, dopo la scoperta delle l' eru"dizione, questo studio ch' esime GU.N" RINALDq CAR-LJ~ Indie, i metalli in quc' regni sono diminuiti di valore 1)er la 101'0 abbondanza, e quindi j generi sono aumentati di prezzo in confronto dei vaJori anteriori aHa scoperta. II fatto e la conseguenza SOno egualmente veri in questi regni. Auc:he in Italia regnava la preoccupaziònc, e forse presso alcuni regna ancora, che ('guaIllIcntc dopo la scoperta dell' Amel'ica siasi in Italia notabilmente accresciuta la quantità de' metalli, sì che gl' italiani del secolo decimottavo devono essere più ricchi de' 101'0 antenati del secolo dcciluo quinto, e che i genC'ri pure dc\'oll essere diVt.~nuti più cari, J\ia Cadi "in questa dissel'tazione dimostra che questa opinione in quanto ali' Italia è erl'onea, senùo stata l'Italia per lo contra .. l'io pit'l l'ìcca nel decimo quiuto secolo, più abbondante di metalli, per cui .qtl-t:sti erano meno apprezzati, cd i generi più cari. , L'antorc premette un principio che non può essere posto in dubbio, cioe, che per ritrovare il confronto fra il valore dei geol":l'i cl i un paese COn un altro, o di un secolo CQU un altro, si dee primamente l,jnvl.'nire la rispclliva proporzione di essi generi con la quantità di argento fino a cui essi corrispondono, e poi rilevare il l'ispeUiyo valore dell' ar~ento coll' istituire la proporzione tra esso c l'oro. Ciò posto, t'gli afferma che la quantità de' metalli prima della scoperta dell' America, era molto più considerabile in Italia che nel 1750: 1.0 per le cento zecche tutte in atti,'ità e in vigOl'e ch' esistevano nel cinquecento: 2.° per la quantità delle monete d'oro, cl' (Il'gcnto, e di rame che coniavano. Al principio dd secolo XV in Veneziél, a' tempi del Doge TOOlmaso M.occnig:o, si coniava un al)no pelo l'altro un milione di zeccllilll iu oro, e per duecento mila zecchini in al'gento: nella zecca di Firenze PECCH!O. Economia Pubblica. 8 , 115 G'AN RINALDO CA'LI. fra .il ,365 e il ,4,5 si batterono undici milioni e mezzo di zecchini; g ra~di quantità se ne coniavano nelle altre zecche: 3.° pei p\'ivilegi e per gli onori che i governi accordavano agr impiegati e direttori delle zecche: 4.° per l'esteso e quasi esclusivo commercio che l'Italia esercitava prima del passaggio del Capo di Buona Speranza, il cbe attraeva nel suo seno una grande quantità di denaro. I metalli adunque sendo abbondanti, dovevano avere un minor valore relativo; e per conseguenza i generi dovevano esseri cari. Per lo contrario dopo 1.:1 scoperta dell' America qual parte ebhe l' 1t."lia Delle copiose miniere colà scoperte? Come poteva l'Italia averne una parte se il suo commercio llon solamente diminuì, ma rovinò quasi del tutto, dopo le famose scoperte che con nostra DlaaO'iore mortificazione furono fatte da quattro italiani, 00 Colombo, Amerigo Vespucci, Cabolla, e Vel"l'azani 1 Infatti vcrso il 1750 il numero delle zecche, di cento rimasero dodici, per la maggior parte altl'esi inutili ed oziose, È chiaro adunque che l'Italia si è impoverita di metalli dopo il cinquecento) e cbe il loro valor relativo avendo dovuto crescere, il valor de' generi do .. vette diminllire. Non bisogna lasciarsi ingannare dal valor nominale dei prezzi; ma conviené bada l'e all' intrinseco dell' al''' geoto chc per una dCfl'a(a davasi nel cinquecento, e pel' quella che ùavasi nel '750. Per esempio in Milano il grano nel secolo XV valeva lire . 5. I. lì) e nel Jecennio tra il '740 e il '750 valeva lire 18, L'accrescimento del valor nmnerario sarà come I a 3 ~. Ma nelle lire 5. I . 6 si contava.. , 240 no grani d'argento 8962 :. e nelle lire ... 12 ' I S si contavano grani '048 2 . Diffel'enza di valore intrinseco come I a I ,6 96 ' " II Carli estese lo stesso ragguaglio ad altri generi, e in altt'e parti d'Italia, in Pisa, in Napoli, in Firenze, nello St;:ato Veneto eco Dall' adeguato totale cIi questo ragguaglio si rilevano ' due cose, Primo, che si comperava alla fine del cinquecento tanto d·i generi coo una lira, quanto nel 1750 con lil'c 3. 16, 8. Secondo, che, dala la proporzione maggiore tra 1' 0 1'0 e l' ''l'gento uel secolo XVHI, in cui 1'argento valna meno che nel secolo XV, c fatte molte altre ·giuste deduzioni secondo la dirfcrenza delIe circostanze di popolat.ione, d' aggl'avj, di guerre ec., risulta che i generi nel 1750 costavauo meno che nel secolo X V in ragione di un 1 ~ in circa per cento. Questa consegueoza Serve di controprova alla premessa osservazione che j OJetalli sono diminuiti in Italia; perchè se i g{mel'i costavano llIena nel 1750, forza è clJe i metalli fossero più stimati, e perciò in quantità lninore. 11 Cadi· rinforza qu esta sua dimostra7.i one con alcune ~ patetiche ossel'\'3zioni . "I palagi, dic' egli, i " tempj, i pubblici edifizj che un a volta si fabbl'ica" ,'ano, e che SODO aocora il principale decoro cd Ol'~ " namento delle cit.tà, illustre prova sono della soda DJagni6cenza de' nostri antichi, Dove sono, dirò ben " io, presentemente que' canovacci d'oro e cl' aq;ento " che famigliari erano un tempo 1 Dove quelle l'::Iccohe " di li~l'i, di pitture, c di scul ture che nelle case de' " particolari si l'accoglievano l Dove quella generosa " protezione alle arti, e alle lettere? Dove que' vaf-i " d'oro e d'argento, onde le stanze eran o ol'n::lte 1 " E dove finalmente qUt'gli scrigni eque' tesOl,j che " in ogni ciU:::', nelle case de' privati si ritrovavano 1 " Dove sono que' cittadini che possano fare impresti ti Il alle proprie città di due in trecento mila zccchini &< GrAN Rl~ALDb . CABLI. 116 pcr"_1 'olta, come i Panciatici in Firenze; e maDteDer~ quattro o sci mila uomini in arme, come gli Strozzi in Toscana, i Torre, i Visconti, gli Sforza io Lom.. bardia; i Pepoli, gli Obizi, i Gonzaga, i Malaspina, ed infinite altre famiglie in ogni parte cl' Ilalia 1 Lu fine dove SODO quelle ('acce, qu ei giuochi, siastre, tornei, l'appl'eSent37.ioni ~c . che con incredibile di ... CI spendio drtppertutto si celebravano 1 A queste sì con" vincenti dimo~tl'azioni e ad f\1tre ancora che potl'eb ... " bero farsi, si aggiunga finalmente il riflesso, che là CI certamente l'egnano più ebe altrove le arti dove CI maggiori premj vi SOllO, e dove è più utile protezione. " E chi Don vede a qual perfezione giunsero in Italia " ue' secoli addietro la pittUl'a, la '!'cultura, e le lettere 1 ." E chi, facendo il confronto coi tempi nostri, non con" fesserà chiaramente essere tulto talmente caduto fra noi, " che qualunque cosa d'antico s' in~ontl'i non ci serva ad " altro che di mortificazione e di l'jolprovero '/ Pieni sia" ma delle op~re de' nostri antichi, ed esatte notizie ci " restano dc' Olcceuati, e de' premj d' allora; siccùè nul .. " l'altro a Doi resta, se non che compiangere lo stato t ( presente d'Italia ". Non è questo lo squarcio cl' un ~trabihtre che esalti i tempi antichi per depl'imCl'C i suoi lempi. Egli è lo sfogo del dolùl'c d' un uomo che conosce la stOl'ia della 'sua pall'ia. Il Francese, 1'Inglese, non hanno motivo di !ospi1'31'e pei secoli passati; la 101'0 gloria, la loro ricchezza, la loro libertà e potenza sono moderne. La felicità, la gloria, e la potenza in Italia sono cose antiche; k debolezza, il disonore, e la schiavitù. sono moderne, Nondimeno dal J750 in poi, la cond izione dell'Italia si i! sotto osm rispetto misliol'ata. E secondo i ., .. " c, " " " I l' principj di questa dlsserlazione del Carli, v' è fondamento per credere clle le ricchez.ze in Italia sieDO accresciute dal 1750 sino ai dì nosll·i. Facciasi il cpu.. fronto dei pl'czzi dti geueri tra queste due epoche, e si vedrà che i prezzi tIc' giorni nostri SODO nell' intl'in .. seco maggiori. Egli è dunque una pl'ova che i metalli si SOno aumentati, e che ciò che attl'ae i metalli, l' agl'icoltura , e l'industria sono Pt:l' cOllseguenza aumentale in Italia. Vu' operetta nt: così' el'udita, nè così voluminosa, ma sommamenle pregevole peI soggetto e per la con .. cisione con cui è sCI'iua, è ]a Relazione del censlmen .. lo dello stato di Milano pubblicata Idallo slesso Carii dopo il 1776. I cenni ch' io feci di quest' impresa all'articolo di Pompeo Neri, SOllO tolti da questa storia, la quale oltl'e il riferire i fatti couccl'nenti gli antericl,i censimenti, contiene c spedfica i metodi seguiti nel nuovo, tanto per eseguire la stima cle' terl'eni e formare Je mappe topogl'afiche, che per foudare il catasto, per stabilire le classi diverse d< terreni, ed in fine tutto quanto conduce all' interessante scopo della perequazione dd carico. Un' altra pal'te iuteressante di questo libro, è la dcscl'izione della nuova amwinisln .. zione comunale, che il governo di l\lilano stabilì coll'editto 30 dicembre 1755. Nulla si è imma ginato mai di più liberale, nè Ji più popolare di tale amministrazio-nc. Essa è fondata suWaureo pl'incipio della rappresentanza popolare, I reso lamenti fondamentali SODO, che in ciascheJuna comunità sia stabilito UD Convocato di tutti i possessori indistintamente descritti nelle tavole del censo. In questo ,Co;"vocato si riuuisce Ja fésCOltà di deliberare e dispol're delle cose comuni. Ogni estimato ha il diritto di votare. Ogni anno si fa un bilam:io preventivo ddlcspese, ed ogui auuo si approva GIAl'f GIAN RINUDO CAJlLI. lIS il bilancio consuntivo. In questo convocato ogni :lnno si eleggono tre deputati fra i primi e fra gP inferiori ossessori ai quali si aggiunge un deputato del perP s'Onale, ed un altro pei commercio, affinchè ogm dasse de' contribuenti abbia il suo legittimo rappresentante. In questi cinque deputati era concentrata la rappresentanza, e la facoltà ordinaria d'amministrare il patrimonio comunale. Il governo austriaco senz' avvedersene, diede agli italia.ni la prima idea e l'esempio d'un governo rappresentativo, e quasi direi, democra .. tico. La natura umana e estremamente elastica; poco basta per riaIzarla dall' avvilimento alla sua competente dignità. Quei contadini lombal'di che disprezzati per lo più e oppressi dalla nobiltà, non osavano in tutto il corso dell' anno alzare gli occhi vt:rso il loro signore, ne' giorni del convocato sentivano la propria forzd, eù avevano tutta qudla baldanza che si conviene ad uomini liberi, e formanti parte della gl'ande sovranità sociale . . Se qu esta amministrazione non fosse stata in seguito guasta e delusa jn molte parti dallo stesso governo austriaco dopo il J 814, non temerei di dire ch' è di gl'an lunga migliore ddl' amministrazione l.rJu-:, nicipale inglese tanto vantata. In molte città e contee cl' Int;hilte rra il corpo municipale è a vita; in alcune di esse solo una classe di 'c ittadini ha il diritto· cl' ele.. zione, e generalmente pqi gli elettori sono obblig::!oti a scegliere i1_'Maire, ossia il primo magistrato dal corpo municipale ecc. Il grande vantl'lggio ddl' amministra .. zione inglese è l'indipendenza assoluta dal governo, che toglie a questi il prdf'sto dell' oppressione e de' capricci, e lascia alle municipalità quel vigore, quell' attività, quell' eumlaziolle, che solo si ~pjegano nell' indip/:'ndenza. U ua riforma taotP saggia non poteva non parto.. ire ottimi frutti . Il primo effetto fu un' economia nell. , . RrNALDo CARLl•• "9 spese ordinarie de' comuni, e deIle provincie. Pl'ima della riforma ascendevano a I l ' milioni di lire mila~ ncsi; dopo di essa discesero a 8 ~, Il secondo fu l' iD~ Cl'etnento dell' agricolturA. Essendc' il tributa equabilmente dislribuito, non fu più coruuue, nè provincia ~opraccaricata ; l'agricoltura potè fiorire. Il terzo ch' è quasi sempre J'effetto d'una buona amministrazione, fu l'aumento dell. popolazione. Nel 1749 nel ducato di l'filano, essa non si tl'OVÒ neppure di gooioOO abitanti. Verso il J 770 era di 1, T30,000'. Vi sono pochi esempj in Europa di un aumento ('.QsÌ grande nel solo spazio di 20 anni. Quando si notano degli effetti cosÌ belli d'una l'i forma , cOme non sarà interessante il libro che ne parla? Non v' è infatti proprj~tarjo lombardo che possa ignorarlo. È la Magna Carta dei comuni della Lombardia. Pe~ gli impit:gati poi è una lettura indispensabile. Aggiungerò di più ch' è un libro utile a tut.. ti qUf" popoli, che avendo il bisogno di stabilire una buona amministrazione comunale, possono tl'ovare in esso delle norme chiare, certe, perchè sancite dall'esperienza . . I bilanci commerciali tra nazione e nazione furono uo tempo io gran moda. Invece di servil'sf'ne solo per una guida nelle rcla7.ioni commerciali cogli é:lltrl popoli, si volle sf'l'\'irsene come di un termome tro reI' uotare la prosperità ascen\lente, o discendente d'uno stato. Qu"esta norma .incel'ta e fallace, quando è isolata da molti altri dati, trasse i governi n elI' errore di credere che la passività apparente fosse per essere alla fine la ruina inevitabile d'uno stato. Questo errore fu uno de' fondamenti del sistema mercantile cbe presso alcuni governi prevale ancora. Fra ì molti scriltori che fecero bilanci economici si distingue Raynal, pei bilancio ch. fece tra tutte I. n~zioni del "lobo. Ora quest9 vi no Cu.,N" ~INALDO GIAN RINALDO ,G.i.RU. CARLI. pregiudizio è .q uas.i dissipato; .i bilanci commerciali sono tenuti per un dato, e non per una prova. Ma vers·o la fine del secolo scorso, al tempo cbe Carli scriveva, era nel pieno suo yjgol·e. Dappertutto non udi4 "asi risuonare che bilanci , attività, e passività. È sempre. un r.ol'aggio nobile r affrontare il torrente dell' opinione pubblica, _ed è una pl'ova di profo,n do sapere il discernere in essa l' errCre. Cal'li nel suo Ragionamento sopra i bilanci economici delle nazioni, si mostrò in" trepido contro 1'opinione pubblica dI::' suoi tempi. Fu in ciò superiore al suo secolo . Egli non lliega, am~i acconsente che sia utile il formare de' bilanci annuali; ma essi, a parer suo, non devono condurre alla conclusione che uno Stato perda o guadagni, ossia, prosperi o decada.' L'attività o ptlssivil~ cl' uno Stato Don deve risultare da un bilancio parziale tr3 nazione e nazione" ma dal complesso ùt:' bilanci tra uno Stato e tulte le nazioni con cui commercia. Uno Stato può perùere con uno, e guadagnare cou uo aILro. Non solo, pelo giudicare della prosperità o decadenza di uno Stato, questo dato non basta; e.!-su non è che un elemento di questo calcolo. Per portare un giudizio più prossimo al vero, conviene unire qu.esto dato a quello della popolazione, (le11' interesse del JeDaro, cJt:l pl'ezzo . de' generi eco I) aut~)l'e è pL'o'digo di esempj nel mostrare che, se da un Iato i bilanci sono necessal'j per COnoscere l'incremento o diminuzione del 'proprio com~ mercio colle estere nazioni, 110n sooo però una scorta sufficiente per indul'.re a un giudizio sul grado di pro~ sperHà . cl' uno Stato. Anc1lc intorno al commercio de' grani, Carli si trovò in opposizione col ~I'ido generale d e' così dc! ti Econo~ nu}ti dc' suoi lempi~ Leggasi la lettera da lui dii"ctta f2 J: nel 177 I a Pompeo Neri, Sul libero commercio de' grani. Tutti grida"ano libertà, liberta assoluta; tutti ad- pitnvano l' er-empio dell' Jogliilterr::l. Cadi aveva le stt:sse opinioni di Galiani su questa materia. Egli considera- va il commercio d't:' gl'ani piil un affare di ~mmini sll'aziolle che di commercio. St.i mava che le circostiluze locali di ciascun paese esigono Je' l'egolamenti div~rsi. Circa pui la d "-cil.ntata li bertà del cOQllnncio de'grani in Inghilterra, dopo avere dimostrato con quanta precauzione l'Inghilterra avesse proceduto prima di flbbracciarla, fa poi vedere come ancne quel provvido gO'H rno st'ppe sospenderla all' uopo . Dal 1693 al 1728, otto volte proibl l'estrazione Jt:' grani. Sernhl'a Junq:.::e che P Inghilterra non abbia lDl'li conoscinta una libertà. illù~ilala. Essa ama la lihel"tà, 111a sa pl'ival'seue <'I tcm. po. Così quando fu neces ~ aL'io, sospese l'àllcol'a della sua )ibntà civile, l' habeas corpus. Cadi non era donque dd pal,tito tle:;li economi. stio La terra non è per lui la sola e vera ricchezza dell' uomo, nè il commercio dt:' gl'ani costitui sce la vera ft::Jicità dellt! nazioni. " E qua li SOIlO, t!sc1élma " egli, i paesi dove il commercio de' grani l: maggiore? La Pol,)Qia, l'Ungheria, la Sicilia, la Calabria e " Puglia, le coste di Barberia, Il Egitto. Vi p:n' egli " che coteste nazioni siano ricche e felici? Tutto al " contrario n. Infatti pare che i popoli meraolt:nte aSl'icoli sieDO sempre poveri e spopolati. L'agricoltnra st('ssa Don può avere uno stimolo più attivo, che neI. l'indu stria. Se i cuntadini non ritrovano dei cQncambj utili e piacevoli, non avranno mai un interesse di coltivare la terra oltre qll ~ nto ii l'ichiedono le prilue loro necessità. Il Polacco la coltiva, percll\: ricC:!ve in concarnbio le merci ingle.~i e olanJesi. Lo Spagnuo lo , l'AUlericano del mezzodì, lasciano la maGgior ~HH'Le (j I 123 delle 101'0 tetre incolte o neglette, perchè non avvezzi e insensibili a certi consumi, non vedono una ricom ... pensa d.lla lero fatica nei prodotti dell' industria, Se si stabilissero nd Messico, a Buenos Ayres, nel Perù a Guatinl~la delle fabbriche di pelli e di calze, ben presto i contadini di quelle vaste regioni, invece di andare scalzi c mezzo nudi sotto un sole coccn~e, cerchel'ebbero nella coltura del 101'0 suolo i mezzi ood<: pro .. cacciarsi questi comodi. " Una classe sola cl' uomini u (dice altrove l'autore contro gli economisti che non .. volevkoo che agricoltm'i nel mondo) non è atta a u formare una società. Uo paese tutto pieno di filosofi " e di Idterati peri,'ebbe pI'esto di fame, Un paese CI tullo cl' artefici o mel'catanti, non avendo a chi vt"n" del'e o per chi lavOl'are, andrebbe Pl'tstO in l'ovina. H Un paese di , soli l'icchi, n.obili, e possessori, divel'44 rebbe un paese di schiavi, e CAdrebbe in anarchia; " e un paese tutto di plebe sarebbe vile, miserabile, " ed inutile) se non pericoloso ad ogni sOVl'anità. " Questo vuoi dire che il vero politico J~bb' essere C4 tutto di tuLti, e non creder mai che, negletta ed " oppress:a una parte, tutta la soci(~tà pl'esto o tardi, c, cOme dl un mal contagioso, non debba sentirue gli " effetti, Concluso del Ragiofwme"lo sui Bt'lanci. " Cadi è uno scrittore chinl"o ì lo gico, acuto. Gli m::::mcò poco ad essere un grande llomo. ~Ma scrisse su di lutto, dispel'se in superficie la fOl'za del suo inge .. gno; "fu universale, fa enciclopedico, invece di essere somrnofilosofo, sommo politico o sommO antiquario, che sono i generi di studj , ov' egli sarebbe riuscilO a preferenza ", 'l'aie è la giusta sentenza pronunziata dallo stesso autore dd suo elogio. ANTONIO GENOVESI NAPOLETANO. Broggia e Galiani, come si è veduto, allargarono ì' orizzonte di questa scienza. Un altro napoletano, Antonio Genove~i, fu quegli che l'ampliò siqo quasi agli ultimi suoi confini. Le scienze sono come le carte geografiche. Le prime non segnano che le grandi divisioni d'un paese con alcuni pu.nti principali qnà e là; non si perfezionano, non si ri<:mpiono i vuoti, che dopo molti e ripetuti viabgi. An~onio Gf:nO\'esi, nato nella piccola terra di Ca· stiglioni nel ngl10 di Napo li il 1712, fu il l'istauratore in Italja d ella filosofia, della mt:tausica, ddla spregiudicata t~ologia, cd. altresì ddI' economia pubblica. Versato nella lettUl'a degli antichi e dci sommi ma· del'Di oltrarnonlani, fu dci primi in Italia a ben di. sceroel'e la difft:l"ellza che passa tra h {ol'ma ' dei po· poli aot icb i, e qudla dei popoli moderni, Fu altl'csì UDO de' primi a fortemente sentire la necessità clJ C l'ingegno lasci le larve e le vuote parole, per applicarsi ti cose utili alla sua patria. Genovesi fu il l'edentol'e àelJe menti italiane. Volle l'edimel'e la ragione dalla schiavitù degli scolastici, la religione dalla superstizione, il suo p,'incipe da una supl'elllazìa straniera, la sua patria dall' umiliazione, dalla corruzione, e tlalla poverlà, Non fu un ge nio, no: questo nome non va prodigato; ma 'fu UH UOl1l0 straclI'din 3l'io; e degli scrittori italiani è forse il piil benemerito adI' Italia, quantunque dd suo iugt'gno non rimangano che dei mOtluwentl,imperfeui, in paragone di quelli che il progresso de' lumi creò, La COl'ruzione della sna patria più che tulto lo acconn'a. r~4 ASTO~Iq GE.l'mn:st. Egli aveVR corue i filosofi ddl' antichita "pien di filosofia la lingua e il petto. " Egli sentiva profondam en(.e che ptl' l'igenel'<tre uua nazione guasta e d eg t·adata da un lun go servaggio, v' è d'uopo d'un a grande l'jvo!uzione. .Ma una rivoluzione è un l'irnt!dio terribile per lo meno silcrifil'a la g~nerazione presente alle futurc. È uu esperimento anche pericoloso, sim il e a quello della tra sfusion dd sangue, Per evitar questo estremo, non v' è che ill'imedio indiretto di riformar lentarnen .. te la na'Lione, mediante una buona educazione e sa vie leggi. E31i confortava si!, confortava i suoi campa .. tl'iotti col l'ipcttl'c sovellt~ ne' suoi scritti, che una na .. ziOlle può essere ciò che uu' altra voita è stata. L' Ilalia fu due volte gl'ande; in tempo Jei Romani, c in tempo dell e repubbliche italiane, PCl'chè n on potl'ebb' esserlo Ja terza ' Ma per giungere a una l'ifol'ma, si vu ole primi el'a mcntc un 1 educazione fi sica che renda vigoroso il COI'PO, onlle anche P animo sia vi gO l'OS O. Si vuole Ur:ia educazione intellettuale che abbaudooi le parol e pel' le case, Si vllo le finalmente imilare, iu quanto si può, le nazioni che più risplendono pet' arti e civHtà fra le alll'e. Com' era dunque possibile che un innovatore cosi ardito potesse sfuggire la pel'secuzione? La Code di Roma, per m<:7.ZO dc' teologi e de' ges ui ti, gli mosse con ... tra una.....pel'secuz ione che cImò tutta la sua vita. Per l o che -mcl'itò da alcuni di esser e parago uato a Galileo, n OLl tanto per aver portato nella filo sofia una nuova lu ce, co mI! quegli nelle fisiche, quanto ancora per le pt' l'secuzioni sofferte dallo slesso prepotente potere. U n sem plice privato però, un 610so fo pratico, qu ello stesso Bal'tolommeo IotiCl'i elle forni a Galiani le idee l'l'incipali dell' opera snlle monete, lo compeDsò , ANTONtO GENoTEsr. ,delle persccuzìon i altrui. Egli fondò ncI 1755 {'spres~ sameote pelo. esso una catleùra di commercio e di mec· conica coll' aOr:iUO stip t'ndio di trecento ducati l' ann~, e a condizion e che nOn fo sse mai 'conferita a f.'ati. Gc· Dovesi occupo questa caltedl'a per al cuni anni, cd è ad essa che ùobbiamo le Lezioni di Economia Civile, in c,ui si può dir e che Genovesi fondò i principj gene. ralì di questa scitnza iu Italia. Questa éalledra è incontrastabilmente la . prima calted ra di que~ta scien za, che siasi stabilita in Europa, La Src7.ia fu la prima ad imitarne subito P esemp io. Sin dal J 758 cra\'i una cattedra simi le in Stokolm. Pascia tenne dielro la Lombardia ch' ebbe una caltedra nel '768 iD Milano; e finalm en te d opo molti a nn i, 1' esempio fu sf'suilO dalla Germania, dalla Russia , e dall' Ateneo di Pal'igi. L'In .. ~hilterra fu l'ultima. Non fu che nel 1825 che il ~ig. DJ.'ommood istituì a sue spese una ca ttedra di economia pubblica nell' università di OxfOl'd; e la nuoTa universi tà di L ondra ti' ha t~stè fondata un' altra. È però vero che nelle un iversità di Scozia questa scienza fu sempre insegna ta dal professo re di filosofia morale. Il celebre Adam Smilh fin dal J 754 , allor<:hè tl'ov avas i pl'cfessol'c di filosofia morale nell' u nive rsità d, Grascow, com·inciò ad insegnare pubblic<lmcOle quelle teorie, che poi sviluppò nella sua granò' op(:l'a stampata nd 177 5. Così pure il suo anta gonista Stuart m·ll' !mivE'rsità (li Edimburgo associò P ccollon)ia pubblica alla fil osofia mor.de ch e pJ'ofess~\'a. E qu c.!= l' li SO continua tull o ra in quelle univ ersi tà. Nondimeno il pre. s ia di avel' fatto t{tlesta scie nza st'dcl·c a pari coll(,' al· lI'e nclie uni \'crsi tà , e di a'·Cl'ne cesi svegliato jJ gus to e Ja curiosità, spf: lla a ll' Italia. Genovesi ncIta sue lczioni comprende quasi futte le parti ddl' economia .politita. Comincia d31lc sensazioni ANTONio GE~OvEsr. ANTONro . GENOYJ:sr. del., uomo, origine de' suoi bisogni, ne deriva i suoi diritti e doveri, analizza la natura della società . e dopo questa rapIda digressione di. ùirit~o natuL'ale, esamina j. mezzi per rendere popolato, ricco ~ e felice il COl'pO pòljtico, L'analisi dell' UOIllO è per m ol li scrittori ita!ialli carne il vestibolo di questa scienZit, T dle disgres:iione in Gl'Dovesi, sebbene es lraot:a alla ~WieDZ.1, è chi,:U-3 e conducente alla spiegazione di molli fenoUlt!ni, Nel peL'curl'ere poi le ca~ se d~lIa prosperilà delle nazioui egli adotta le tre grandi divi sioni; l,° di agl'i.. coltUl'3; 2,° ti' arti; c 3,° di commercio. S otto il ti· tolo di ciascuna di queste tre grandi sorgenti tratta in pa"ticoIare tutti gli oggetti e le quisLiooi più importanti cbe ne dipendono. Quantunque egli faccia grandissilDa stima dell' agri.. coltura, dal co mplesso de' suoi scritti pare cb' egli penda piuttosto in favore delie élrti e del commercio. Quanto poi a I com mercio egli è un segnllce del sistema mercantile, Egli non ebbe il coraggio di spl'ezzal'c un esempio felice, come fece Smitb col fondare uu sistema diverso da qu ello con cui la sua patria erasi fino allora é1rl'icchitil.O il genio, O il coraggio mancò a Genovesi per ciò, Egli voleva migliol'ar la sorle del suo paese; e pel' lui la mè(a dell' Iughilterl'a era già una meta sufUcicnte, InHce Smith trovando già la sua patria potente, pCJtè prefiggersi un punto più lontano e più elevato, Ecco come si potrobbe giustificare Genovesi, per non aver saputo immaginare una via più larga e liberale di quella dal sistema mercantile, d ie l' Inghil .. t erra sin allora aveva seguito, Consiglia quindi molte l'cstl'izioni riGuardo al cOOlillQ'cio esteroo, n on solo 3 a fine di rendere in alcune produzioni indipendente uua uazione dane altn:, ma per f.irla più ricca l'eia ti .. vamente alle altre; e ad esempio ddi' InshiltelT3 dci ' "7 suoi tempi vuole, raccomanda, e grida ad ogni tratto per l'interDo buoDe strade, pI'ODteZZ<I di giudizj, buo.. na moneta , in una parola fhcile giro, e lasciar fore. Egli stima ed esalta l'agricoltura come una fonte ampia e perenne di ricchezza pubblica, Non cade però nell' errore degli economisti che chiamarono sterili le arti, Egli 'e chiama oon produttrici, ma es tremamente vantaggiose e cau~e di aumento di prod uzione: 1.0 percbè aiutano le arti creatrici, cioè, l' agl'icoltul'a, la pastorale, la pesca eco fornendo loro sll'om~nti che agevolano il lavol'o, e comodi che sollevano la fa lica e rendono all' uomo il vigo l'e e E alacrità: 2.° pel'cbè allenen!""o la popolazione dello Stato di tullo quel numero di persone, cOI'l'ispondente agli .. Iifllenli cc, cbe dovrebbero uscirc di stato in concambio di comodi e m<'lnifa tture estere: 3.° medianle il commercio esterO le arti illtroducono il d enaro cbe tanto contribuisce alla ricch ezza interna:, ch' è l'olio che fa correre le ruote Jel carro: 4,° l'affiuano i costumi, introducono la civihà, il bisogno delle sci~nze, costumi più (l a ici: 5.° animano la produzione col consnmo più vicino e costantc: 6.° senza di esse un popolo non è popedo, ma un branco di selvaggi, Finchè le arti non sono In1rodotte , un p opolo non puù essere nè iogeglloso llè potenle. Puchi autori, anche dc' mod(;'rni, hanno fallo una migliol'e apologia delle ::Irti sotto l' aspelto fi sico e mOl'ale, In molte altL'c quistiooi l,dative all' agl'icoltul'a eg li però non si scosta da lJl opinione d eg li t'conotlJisti, Vuole libcrtà Ji commen·jo de' gl'alli. VuoI Jibt'l'o l'interesse ael den a ro. Riprova i fidccommessi le mani-mcl'te il cclibato, e il di\o"OL'zio, come altrettanti ostacoli alla popolazione, e alla prosperi là dell' asricoltura. Circa , , l A ANTONIO GE~OVESJ. ANTONIO GElt'OVESI. aH' avocazione dell t: proprietà ecclesiastiche, fa un' eccezione per le argenterie delle chi'ese. Approva che que_ stc si acculllulillO m:i tempj. Non si cl'cda già che sia questa una iucongruenza in lui, O un effdto cl' una superstiziosa pieta. II suo motivo è anzi jntieramentc seDel'oso e patrioltico, " Ciò ch' è della religione è dello Stato, clic' egli; le argenlerie S0110 "C1'3mentt! conseCl'ate a Dio, ma per servirc alla chiesa, cioè, a tutta la nazione ne' più gran bisogni ", Questo consiglio fu messo in pratica da tutti i govrrni, anche da que1Ji ch'c so 110 o fingono di essere i più divoti c bacchet... toni, Ma invece, le mani-morte sono un continuo le Voi trovcl'ete, continu.a egli, in molti "illaggi " cl' Italia che Don vi è un fabbro, un falegname, un " sarto, un muratore, uu notajo, ancorcllè non vi manu chino cel'te fondazioni non necessarie nè utili, che " costano assai piii che non sarebùe costata una casa u di queste arti. " Questo lamento non ha più luogo lO Italia, dopo la rivoluzione fl'ancese, la (luale a Guisa di una bufera soffìò su molti abusi, e PUI'bÒ l' nria di molte infezioni. Genovesi non cadde nell' el'rore che ancora in oggi alcuni sCl'iUori commettono, di con siderare alcuni , celi di persone come impI'oduttol'i a carico dt:!la società. Affl.: l'ma al contral'io che, sebbelle vi sieno Jcllc classi di persone le qua!i esercitano un' industria che UOll pl'oduce oiuna rendita imrnedi<ltamente, sono tuttavia mollo utili a mantenere e aumentare la sOlllma rlelJe fatiche, com' è quella J~' medici, cllil'lu'gi, botanici, chimici, fel'maceutici ec, Così la classe de' soldati, ul"gli a"vocati, dei ma gistrilti uon produce imml'diOitamcnlt.' , ma col direndel'e e proteSf;t'l'e la socil"là c i Jirilli Jcgl' individui, accresce la J"cndita della nazione. ma- (I. Un' altra classe che non produce rendite, ma che aiuta lo scolo delle cose prodotte, è quella de' n.sozianti , bottegai, vt'ttlll'ini, la gente di servizio eco Egli però avverte che in queste classi vi debba essere il ltlcno Possibile. - Alr.uni sCl'ittori hanno estcsa questa opi_ nione di Genovesi sino ai semplici consumalori, adducendo chc anche i fi'uges consumere nati sono utili coll' incentivo che porgono alla produzione col 101'0 consumo. Il sig. Say l' ha impugnata. lo pel'ò credo che i semplici consumatori non sono meraw"ente fuchi, ",Imeno rispetto alle arti e alle belle lettere. Senza la, classe degli oziosi consumatori non vi sarebbe nè consumo di lib"i piacevoli, di. poesie, di romanzi, di tl'.sedie. nè una ricerca di oggetti di belle arti, di statue, di pitture; non in fine quella platea di ,-c:pettatOl'i che ap~ plandiscono ed animano di con~inuo il talento, ecI il , genio. Un' altra massima dominante nelle sue lezi'oni è, che la fotica è il capitale di tutte le nazioni, di tutte le famiglie, di ogni St.to. Quanto più sono quelli che travagliano, tanto si sta meglio da tutti. La fatica, a dir suo, sembra dolore; ma il piacet.'e è sempl'e tiglio del do.' lore; se quesla è la legg~ del mondo, è legge generale, e bisogna adorarla. Nel suo amenissimo capitolo = Dell' arte di far denaro = : dice dopo essersi i don " Chiseiotti della filosofia, e i Sisifi della chimica, per " molti anni lambiccato il cCl'Vello, e appassitisi, hem ,~ conosciuto finalmente che non vi è altr' arte da fal' " denaro, che r onesta fatica: e questo fa arrabbi:ue " molti stolidi, romaDz.i ambulanti . ., Per poi mostrare la profonda sagacità di questo autore, citerò il passaggio in eui sin dal 1761,. egli previde l'emancipazione delle colonic-americHoe. Noi PECCH/O. Economia Pubblica. 9 , CI ANTONIO GENOVESI. abbiamo ai nostri giomi .a pplaudito all" opera del sig . de Pradt sulle Colonie, perchè seppe profetizzare la loro libertà; non dovremo parimenti ammirare il filosofo italiano che, prima anche del forlunato esempio dl!~li Americani del Nord che scossero il giogo inglese, osò scrivere: " egli è nondimeno vero che quei CI che hanDo fondato nel nuovo mondo delle gran co(. Jonie , hanno pensato, come ol'N iouiameote pensiamo u tUlti, più al presente utile che al futUl'o . Perchè non '" l'ssent1o possibile che queste colonie non si formino " culi' andar dd tempo sul modello cm'opeo, esse VOl"u l'anno avere tutte le arti e le scienze , nostr~; con " che VtDgOI'lO a poco a poco a rnetlel'si nell' indi ... H pendenza dt:llc metropoli, do~de debba finire il non stro presente guadagno. Nè stimerei fuor d'ogni pl'O" babil ità, che un giorno non potessero quelle colo nie " esser le nostre metropoli. Tutto nel mondo gira, t: " tutto si l'innova col girar del tempo . Noi altri ita~ Il liaui avremmo potuto mai pensare a tempo di Au• t; gusto, di poter esser coloni de' popoli setteDtriolla~ " li 1 . .. .' " Non si può essere più onesto profe ta di lui, accennando le ragioni a cui a ppoggiava la sua predi ~ zione. Egli diede lO luce queste sue l t' zioui nel 1765 . 1Vla sin dal 1754 egli aveva pubblicato un gran numero di opuscoli economici, che sono stampati insieme ad alcune sue lettere. Dappertutto egli predica una rifol'ma ne' principj , nelle leggi, negli usi; dappertuUo egli COUlbatte la micidiale obbit::zione d el Non, si può. Accumula ragioni, esempj, autorità per superare queste formidabili colonne d'Ercole " J.Von si può ". Come già di ssi ., egli cita l"eitt:ratamente l'Inghilterra. È difficile ANTONIO GENO\'ESI. 13. , l'immaginarsi quanto egli avesse diligentemente studiato la storia commerciale di quella nazione, le sue leggi, i snoi usi. Gli scrittori napo l ~tani studiarono più di buon' ora l'Inghilterra e i suoi autori, che non i settentrionali. Pt::r questa sua d eferenza per l'Inghilterra, quasi dird fauatisrno, si scusa col dire che le nazioni di Europa non hanno, nè più nè meg lio pensato sull' econo!Dia de llo Stato e sul commercio sì esterno cbe interno, quanto essa; ond' è che noi non siamo da es .. sere l'impl'oVer3ti, se in quest' arte nella quale è si gran maestra, la prendiamo per modeIlo. Le opere di Genovesi SODO un magazzino di co.. gn izioDi, di fatti, di via ggi, di citazioni. Da Platone sino a RausseaLl, 110n v' è quasi classico sCl'ittol'e ch' egli non citi, La sua erudizione era immensa. Fra i tanti seri Ltori stranieri greci, latini, francesi, inglesi, tedeschi ch' egli cita, dobbiamo sapergli grado d'averci fallo conoscere due ecoAomisti spagnuoli Ustariz e UUoa, che poco noti sono all' Europa ancora, e prima di lui quasi ignoti erano all' Italia. Quest' abbondanza, e vorrei dire" eccesso di citazioni, può riguardarsi come uo difetto, Non si potrebbe giustificarlo che col presumere, che fosse sua intenzione di alIettarl! i suoi contemporanei a leggere gli autori da lui citati; o che, parlando a giovani studenti, credesse necessario d' indicar loro le ricche e pure fonti dd sapei."e, invece dei poetuzzi e fìlosofastri di cui era allcora ingombra l'Italia, Ma temo piuttosto che fosse il difetto dc' suoi tempi il (.;itare l' autorità altrui; difetto, che gl' italiani ebbero più di ogci altra nazione, Joro trasmess o dall' inoumerevo]e turba de' teologi, c;.sisti,legisti, so.6sti che per più' secoli non ragi(lual'ono che coo citaz.ioni. Genovesi che proponeva agli altri ANTOnJQ GENOVESI, ANTONIO GENOVESI. tanto spesso l'esempi o d(:gF inglesi, avrebbe dovuto pel primo imitarli nell' indipendenza, fl'anc hezza, esempI jcità con cui scrlvono i 10 1'0 libl'i. Genovesi Il on af:lÒ le lettere e le sCienze p er un. passatempo, o p~r la sola sua glol'ia; le amò e coltivò sino a ll a morte come 11n mezzO di mi gliorare la sorte delP Italia. Qual più nob:ie scopo possono avel'e le scienze, òt:l bene de ll a pall'ia? E il cittadino che te rivol ge a qu es to fine, nel men tre che semb ra non curare la propria glo l'ia, la raddoppia uuendo a qudla di autore l'a ltra non mcn be lla di buo n patl'iota. Egli scriveva ad Angelo Pavesi, suo amico~ nel 1765: " l o sono oramai vecchio, n è spel'o o pret'endo null~ più dalla terra, II mio fio e sal"èbbe di vedere se p otess i lasciare i miei "italiani un poco più illumiuati, che non gli bo .trova ti vcnendovi, e anche un poco ,meglio affetti alla virtù , la qua le sola può essere la vera madre d'ogni bene. È inutile di pensdre ad arti, a commercio , a go verno, se non si peusa a riformar la mo .. rale. FiacItè gli uom ini tI'Qvera nll O il 101' conto ad essere bil'bi , non bisogna aspf'ltar g l'an cosa dalle falicbe metod iche. Ne ho tI' uppa 'p~pe!'ie nza ... , . ", Questo 610sofo ci ttad ino morì quattro anni d opo ques ta lettera nel 1769' Le sue lezion i , se non ottennero nelI' amrnin istl'azione le riforme che additarono, non produssero pel'6 minor vanta g~ i o. Esse svegliaro .. no in Napoli j e si può d il'e in Italia, l' aniDre di que sta scienza . Gran moto nacque dalle sue lez ioni nella città, e tulti i ceti domandavano libri di econornia, di commercio, d' 3l'ti, cl' agri coltura. Tut to Napoli co rreva ad uc1irlo, e più di ten to siova ni scri veva no solto la sua detta tura, Nondimeno q uanto più ci a vanziamo nel!e ~cien zc l tauto più s'impallidisce la gloria dei primi fondatori. Le opere di Geno\'csi , sia di logica, di metafisica, o di econom ia pubblica co minciano ad essere note solo di Do me. È doloroso il p ensare cbe, mentre fra noi ~ìve la memol'ia delle imprese cl' eroi favo losi cb' estirparono d ei mostri aucor più fal'olosi dalla terra, ci andiamo scol'dando le opere di coloro ch e hanno fatto la guerra a mostl'i ben più fun esti del serpente Pitone o dell' Idra Lernea , cioè , P ignoranza, l'indolenza, ] a superstizio.. ne. Ma è un fato in evitabile. FRANCESCO ALGAROTTl. FRANCESCO ALGAROTTI VENEZIANO. Qual è il dotlo o il letlel'ato del secolo SCOrso che non abbia parlato di economia polltica 1 Dopo la metafisica di Al' istotile e di Platone, non v' è scienza che siasi resa tanto univt'l'salt!. DiVt'nne una moda, un , gergo. Anche l'El'oe deJ Parini non .può trattenersi dal fare un panegirico dell' indusll'ia strauiera, alla cni fine " Commercio alto gridar, gridar commercio Ali' altro lato della mensa or odi « Con fanatica voce, e tra il fragol'e « D'un peregrino cl' eloquenza fiume, " Di bella novità stampate al conio " Le forme apprendi, onde assai meglio poi " Brillantati i pensier piccbio ]a mente. « Tu pur grida commercio: e la tua Dama Il Aneo un motto ne dica. te Algarotti qu esto dotto, e bello spinto che scrjsse quasi su ogni materia, cODJpOSe pure alcuni saggi sul]' economia pubblica. Non sono trattati, nè libri, neppure opuscol i. Sono poche pagine, che Senza la sua fama letteraria non avrebbero ottenuto un 'p osto fra 1e opere degli altri economisti. 1\la siccome l' editore volle fare una raccolta di tutti gli scriUori italia'ni, non potè a bleno cl' inchiudere nena sua raccolta anche i puchi pensieri d'uil uomo già illustre nelle lettel'c. Se non avessero il merito dell' eleganza dello stile e del nOme dell' autore, sarebbero inezie. Algarotti nacque di famiglia ricca nel 1712 in Venezia. Come mai · un suddito di una repubblica cbe era un tempo salita pel commercio a tanta gloria e potenza, come non doveva essere partigiano dci CODlme.rcio? Quindi egli nel suo Saggio sul commercio, pub- . bl icato Don SO quanti anni prima del 1764, lo considera come la sorgente della ricchezza e della potcnz,a. Ripete il detto di un minislrQ: " quella nazione che l'ultima di tutte si troverà 3\'el'e uo fiorino io cassa, quella finalmente si l'imarrà nel mondo pad"ona del campo. " Questo saggio non è che una ripetizione di pensieri comuni espressi in brillanti frasi. Seguace delle scoperte di N t::wton, cultore della ' letteratura inglcse, commensale p(~ r molti anni di Fl~ derico il gt'ande, come non d oveva egfi divenire un ammiratore dell' Inghilterra, alleata in quel tempo del suo ospite reale, e da un secolo c mezzo la patt'ia della libertà e delle al'ti l Tutti gli uomini grandi di ogni nazione da un ' secolo in qua hanno falto elogi d~ll' InghiltcfI'a. Essa è pei moderni ciò che Cl'eta era pei filosofi antichi; una scuola pratica di belle insti tuzioni. Dobbiamo adunque perdonare ad Algarotti un' ammirazio ne ch' ebbe comune con tanti uomini illustri. Egli poi aveva ragione più d'ogni altro di nutrire una tale predilezione verso un popolo che, ca l.. cando le orme della sua patria, era divenuto al pari di V cnel,ia glorioso nell' armi, e opulento nel commCl'cio. " GI' ItJglesi, dic' egli, che per terra e per mare si servono di armi proprie, ben mos trano che sulla professione del traffico innestar si può il valor militare e se nel commercio essi . hanno la sottio"liezza Cartaginese, Don mancano alla guerra della Romana \'irtù. " In una sua lettera ad Antollio Zaoon poi di<;c: ,~ Con un' anima così patrioti ca qual è la sùa, ella meriterebbe di esser nato sotto il cielo di Londra, se già non sarò, così dicendo, tassato d'anglomanìa. Così mi , r36 FUNCl.SCO ALGAl".OTTr. FnANCESCO ALGAnOTTJ. succ.a.lle l' .ltl'O dì che un lellerato, seuténdomi esal- stipendia ed onora dei viaggiatori, perchè s' ioterninp in questa mal cognita parte del mondo. II celebre Mungo Park che, dopo essere penetrato più addentro cbe ogoi suo predecessore dali' Occidente in Oriente, perì, fu uno de' viagg iatori dt:J1a compagnia. La costanza degli sforzi della Compagnia, ercitò alla fin e l' attenzione e l'amor proprio Jd governo. Il ministro delle Colonie spedì da Tripoli nd . 1824 II maggior Denman, e il capitano di marina CI<ippel'ton con medici cd alt l·j assistenti, affiochè da Tl'ipoli si dirigessero vel"!lO il SudOvest, Ilella dirt'ziùne dd luogo dove probabilmente Mungo Pal'k perì. La spediz ione fu felice in qua nto a lle notizie. Il c~lpitano Clapperton, e il maggiore"Denma.n che sopravvissero ai loro compagni, pubLlicarono llel dh6 la loro re la zione. Essi hanno visitato i tre regni di Mandara, Bornou i e Houssa. Giunsero sino a tare in moltissimi particolari gI' inglesi, si storse un poco, e quasi mi disse sul viso ch' io era attaccato da tal malattia. Ma quel leUel'Ctto, il qual conosceva la legge con cui gravitano i pianeti nel sole, il calcolo d~lIe flussioni, e le speculazioni del Locke, non conosceva poi nè l'atto Ji Di1vigazione, uè quello di gratificazione, n~ la ecce llenza del govt:l'no inglese, nè come ivi oltre alle buone leggl vi è chi poo malIo ad esse; Don conosceva nè la prosa dello Swift, Il è i vel'si del PopPo, né il modo che banno trov a to in. quell' isol a cl' ingras· sare la terl'a con l'arena dd mare sioo ad Gl'a creduta infeconda, e molto meno il metodo di caEotrare i pesci, onde si fanno, com' Ella dice, di così saporiti capponi di l'igilia; e però io temo non qu el lettera to credesse ch' altr,i esaltasse troppo gl' inglesi, pel'cbè llon li conosceva abbastanza egli. " Che poi avrebbe detto se Algarol.li avesse vissuto ne' llost.ri tempi, in cui P Inghilterra ha centuplicato le sue scoperte e le sue meraviglie 1 Scrisse altresì un' epistola in versi scialli sopra il commel'cio. Non dirò altro se non che anch' egli cadde nella malattia epidemica dcgl' italiani, la vel'somanìa· Il pensiero più fdice che sia ' nato ad AI~arotti fu quello sopra l'Africa. Egli stesso intitola Pensiero tl'e brevi pagine ch' egli sCl'issl? Suila preferenza déll' /Jfrica in confronro deli' Asia e dell' America, rapporlo all' induslria e al commercio degli europei. È singolal'e che trcnr anni dopo in Inghiltcrra si formò un a Compagnia africana sotto la direzione del sig. B<luks, ~ol. l'oggetto di commerciare. Questa compagnia ·ha raccolte delle notizie preziose sull' Africa, sui suo i prodotti, sulla sua popolazione. Essa manda missionarj, essa sparge la bibbia fra quelle popola.ioni, ea essa Buetoo e a Saekatoo, città poste nel J3 gl'ado di la- titudine. Verificarono che la città di Bornuu era stata posta dai geografi prima cii questél ;;pt:dizione, sei cento miglii-l distante dttl luogo dov' è! Truvarono dovunque ospitalità, pupolazioni tranquille, e non punto feroci. Trovarono alcune provincie co ltivate a cotone, a indaco, a tabacco; e ndla città di Kaoo, città di 30 a 40 mi la abitanti con uo gran mercato, trovarono degli operrti in ferro, dei tt'ssitori, {.'alzolai, e mercanti. Scopt"l"sero ('be alcune sto \-iglie inglesi, come tondi di tt"ITag li a e di pt: ltro di fabbrica inglese, erano penetl'ati sin o in ql1cll~ parti. Da tutti questi fatti si vede che hen apposta en l'opinione dell' Algarotti, che p Africa sarebbe alla ad ogni sorta di produzione, e a ruantenere coll' Europa un commercio più facile, più prossinlo, e meno pericoloso e dispendioso di quello di Dlolte altre r.emote resi ani del globo. FUNCESCO ALGA ROTTI. AI;,rotLi mori in Pisa nell' età di 5~ anni nel [764. Il re di Prussia r.lae nel [740 lo creò conte, e nel [747 suo ciambellano e cavaliera del merito, gli fece erigere nel campo santo di Pisa il bel monumento che vi si osserva, e con poca modestia vi fece apporre l' iscrj· zione: ANTONIO ZANON Utll~F.SE. Amico di A'~al'otti ,sud:lito anch' esso della f('. pubblica venl.'ta, e contemporaneo e ammiratore di Genovesi fu Antonio Zanon, che nacque in Udine nel 1696. Nnto di fami ;; lia commerciank, studiò, ed esercitò il commcrc io. Egli riuniva a qm:sta stimabile profess:one l'amor delle scienze e delle Idtere , e .1' amore ancor più santo della patria. Fece per tutta la sua vita ALGA ROTTO . OVIDII .- AEMVLO NEWTONI . DISCIPVLO FRIDERICVS . MAGNVS. il predicatore e il missionario di tutto ciò che potevi' giovare alla patria, ed al pubblico, come usava dire I egli stesso. 1\fa fu un missional'jo che non predicò solo colle parole e con gli scritti, ma cogli esempj ancora. l~trutto ed attivo, somigliò a mohi degl' illustri commCI'cianti di Firenze, quando era repubblica, e a molti dt"gl' inglesi vinnti, che sono ad Ull tempo negozianti alla borsa, oratori nel parlamcnto, e letterati in casa. AI pari di .A.lg~ rotti e di Genovesi, Don si stancava di lodare gl' inglesi, e di proporre l'esempio delle loro leggi e' ddle loro istituzioDi agricole e commerciali . Cittadino di una repubblica decadente, procurava di eccit31'e il suo governo cogli esempj 311tÌchi della stessa l'epubblica, e coll' cmula?ionè d' uca marittima potenza , l'Inghilterra, che sorgel'3 sulle l'o"ice di Venezia, E gli ~i compiaceva di ripetere il detto del sig. Le Blanc, che l' lngbiltel'ra è Roma, Carlagine ed Atene insieme, CCII suo esempio fu utile alla ~ua p<ltria, pel'cbè incoraggiò l'agricoltura e l'industria. Ma fu utile anche a Sl: st.esso, perchè col commercio e coll' agricoltura accrebbe di molto il suo patrimonio, Egli migliorò e col suo esemp io