Circolo Culturale La Torre - Chiavenna

Transcript

Circolo Culturale La Torre - Chiavenna
EDITORIA: FALSE FLAG
http://www.enricaperucchietti.it/false-flag/
L’Occidente è precipitato in una nuova epoca di terrore.
La strage di Charlie Hebdo e gli attacchi di Parigi hanno sprofondato l’ Europa nella morsa della paura,
spingendo le nazioni ad adottare misure estreme com’era successo agli USA all’indomani dell’11 Settembre.
Gli attentati lasciano però una scia di anomalie e dubbi, di coincidenze inspiegabili e quanto meno ambigue, che
riecheggiano drammaticamente la strategia del False Flag.
Cosa sono i False Flag? Per ottenere il consenso dell’opinione pubblica e l’accettazione di gravi sacrifici,
l’unico modo è che si palesi una «minaccia estrema e globale».
I False Flag sono operazioni belliche “sintetiche” ideate per
fare credere che l’attacco sia stato effettuato da gruppi diversi
rispetto ai reali esecutori, al fine di addossare loro la
responsabilità di quanto accaduto, legittimando così eventuali
rappresaglie.
La storia come strumento di manipolazione. Le menzogne
diventano così “storia” per giustificare spirali di violenza e
nascondere gli interessi delle oligarchie. I mass media entrano
in scena a questo punto per veicolare la propaganda bellica e per
promuovere come giuste le rivendicazioni del potere.
Lo scopo di questo saggio è quello di offrire una rassegna dei casi di False Flag più celebri e storicamente
accertati e di quelli che sollevano plausibili dubbi sulle reali dinamiche degli eventi, senza avere la velleità
di mettere la parola fine a ricerche che, si spera, continuino, per accertare, un giorno, la verità.
"False Flag - Sotto falsa bandiera" - Recensione
di Piero Visani
Nell'universo editoriale italiano, fatto di soggetti che per vendere una copia in più
ucciderebbero a sangue freddo la madre e che, per pubblicare, non esitano a scrivere tutto
e il contrario di tutto, purché piaccia al padrone di turno, la figura di Enrica Perucchietti si
staglia per anticonformismo e prolificità. Non so quanti libri questa giovane studiosa riesca
a pubblicare in un anno, ma so che sono sempre numerosissimi e - ed è la cosa che vale
di più - mai banali.
Questo è il caso di un agile saggio, uscito nel mese di giugno per i tipi di Arianna Editrice,
dal titolo False Flag - sotto falsa bandiera.
Strategia della tensione e terrorismo di Stato. In
circa 250 pagine, l'Autrice delinea un sintetico
ma non superficiale quadro delle False Flag
Operations, vale a dire di quelle operazioni che vengono concepite da un soggetto A
affinché, una volta portate a compimento, la colpa delle medesime venga fatta ricadere su
un soggetto B e non su colui che le ha concretamente realizzate e portate a termine. Si
tratta di operazioni la cui genesi affonda le sue radici nel più lontano passato, ma
ovviamente la Perucchietti parte dalla fine dell'Ottocento, in particolare dalle modalità con
cui gli Stati Uniti diedero il via al conflitto inteso a smantellare gli ultimi resti dell'impero
coloniale spagnolo (1898), per arrivare fino ad oggi.
Lo studio è estremamente documentato, ricco di riferimenti bibliografici e sitografici che
tendono sempre a supportare concretamente le affermazioni fatte dall'Autrice, la quale,
dando spazio alla narrazione di eventi diversi (dall'affondamento del "Lusitania" all'incendio
del Reichstag, da Pearl Harbour all'11 settembre 2001), traccia un'accurata e molto
attendibile descrizione delle "operazioni sotto falsa bandiera".
Uno dei meriti maggiori dell'opera è il suo impegno a mantenersi il più possibile lontano
dai pregiudizi, dalle tesi preconfezionate, per lasciare parlare gli eventi e tutta la
documentazione che sugli eventi stessi è stata raccolta e che, sulla maggior parte di essi,
getta ombre che è eufemistico definire altamente inquietanti, dalla controversa questione
dell'attentato alle Torri Gemelle di New York alle modalità con cui da tempo i servizi
di intelligence di vari Paesi commissionano e fanno eseguire a manovalanza di soggetti
terzi atti che vengono poi definiti come terroristici, consentendo una facile gestione delle
opinioni pubbliche di Paesi che - a ben guardare - avrebbero molto di più da
preoccuparsi dei loro governi che dei cosiddetti (molto cosiddetti...) terroristi.
In particolare, la Perucchietti dedica una grande attenzione alla formulazione di quella
che è la domanda fondamentale su eventi del genere, che è la seguente:cui prodest, cioè
"a chi giova"? E, con grande talento anche di scrittura, ci mostra come, all'interno di queste
peculiari operazioni, i vantaggi conseguiti dalle dirigenze politico-burocraticofinanziarie sono di gran lunga superiori, in termini di consolidamento del loro
potere, dei danni che dovrebbero o potrebbero avere subito.
In definitiva, siamo di fronte a un libro la cui lettura suggerisco a chiunque voglia tenere
conto di un fatto fondamentale: la guerra mediatica è da tempo la maggiore realtà
bellica del mondo contemporaneo e, al suo interno, la virtualità reale ha preso di
gran lunga la prevalenza sulla realtà virtuale. Esserne consapevoli, tenerne
conto, imparare a leggere la realtà sulla base di queste nuove categorie
interpretative, è fondamentale per chiunque desideri non adagiarsi in
un'interpretazione dell'esistente da talk show di prima serata, quelli dove c'è sempre
una tesi falsa da sostenere e un capro espiatorio da sacrificare alla (scarsa)
intelligenza del pubblico.
Come vecchio studioso di queste problematiche, mi permetto di consigliare a tutti la lettura
di questo libro, che non fornisce tesi preconfezionate, ma sollecita l'intelligenza e le
capacità speculative del lettore per indurlo a riflettere più in profondità su eventi che gli
sono stati presentati in un modo, e magari - in realtà - sono diversissimi da come gli
sono stati presentati. La storia e la politica sono eventi da sottoporre a revisione
continua, per approfondirne la conoscenza, e l'Autrice lo fa con professionalità e
maestria. Forse scrive con tanta prolificità perché immagina che, presto, su certi
argomenti si potranno sostenere solo tesi consentite: le altre saranno MESSE AL
BANDO. E' la democrazia totalitaria, signori miei, dovremo farcene una ragione:
saremo "liberi" di dire tutti la stessa cosa...