Francesco Guicciardini L`inizio della «Storia d`Italia» CD175

Transcript

Francesco Guicciardini L`inizio della «Storia d`Italia» CD175
PARTE QUINTA
CAPITOLO V
L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
Fra trattatistica e storiografia: Francesco Guicciardini, § 4
CD175
1
Francesco Guicciardini
L’inizio della «Storia d’Italia»
[Storia d’Italia, Libro I,
cap. I]
Riportiamo qui la prima metà del cap. I del libro primo. L’autore dichiara di aver voluto scrivere un saggio di storia contemporanea, a partire dal 1494, anno della discesa in Italia di Carlo VIII. Sin dalle prime battute, la storia italiana del periodo successivo a questa spedizione si presenta come resoconto di una
decadenza, prodotta dalle «calamità» della fortuna non meno che dagli errori dei gruppi dominanti. In
contrapposizione, il periodo storico precedente, e in particolare quello antecedente alla morte di Lorenzo il Magnifico (1492), appare un’epoca felice e prospera, in cui la stabilità era garantita dalla politica
di equilibrio perseguita da Lorenzo.
da F. Guicciardini, Storia d’Italia, a
cura di S. Seidel Menchi, Einaudi,
Torino 1971, voll. 3.
5
10
15
20
Io ho deliberato di scrivere le cose accadute alla memoria nostra1 in Italia, dappoi che l’armi de’ franzesi,2 chiamate da’ nostri prìncipi medesimi,3 cominciorono con grandissimo movimento a perturbarla: materia, per la varietà e grandezza loro,4 molto memorabile e piena di atrocissimi accidenti,
avendo patito tanti anni Italia5 tutte quelle calamità con le quali sogliono i miseri mortali, ora per l’ira giusta d’Iddio ora dalla empietà e sceleratezze degli altri uomini, essere vessati. Dalla cognizione
de’ quali casi, tanto vari e tanto gravi, potrà ciascuno, e per sé proprio e per bene pubblico, prendere
molti salutiferi documenti:6 onde per7 innumerabili esempli evidentemente apparirà a quanta instabilità, né8 altrimenti che uno mare concitato da’ venti, siano sottoposte le cose umane; quanto siano
perniciosi,9 quasi sempre a se stessi ma sempre a’popoli, i consigli male misurati di coloro che dominano,10 quando, avendo solamente innanzi agli occhi o errori vani o le cupidità presenti,11 non si ricordando delle spesse12 variazioni della fortuna, e convertendo in detrimento altrui la potestà conceduta loro per la salute comune,13 si fanno, o per poca prudenza o per troppa ambizione, autori di nuove turbazioni.14
Ma le calamità d’Italia (acciocché io faccia noto quale fusse allora lo stato suo, e insieme le cagioni dalle quali ebbeno l’origine tanti mali) cominciorono con tanto maggiore dispiacere e spavento negli animi degli uomini quanto le cose universali15 erano allora16 più liete e più felici. Perché manifesto
è che, dappoi che lo imperio romano, indebolito principalmente per la mutazione degli antichi costumi, cominciò, già sono più di mille anni, di quella grandezza a declinare alla quale con maravigliosa
virtù e fortuna era salito,17 non aveva giammai sentito Italia tanta prosperità, né provato stato tanto
desiderabile quanto era quello nel quale sicuramente si riposava l’anno della salute cristiana mille
quattrocento novanta, e gli anni che a quello e prima e poi furono congiunti.18 Perché, ridotta tutta in
somma pace e tranquillità, coltivata non meno ne’ luoghi più montuosi e più sterili che nelle pianure
e regioni sue più fertili, né sottoposta a altro imperio che de’ suoi medesimi,19 non solo era abbondantissima d’abitatori, di mercatanzie20 e di ricchezze; ma illustrata21 sommamente dalla magnificenza di
1 alla memoria nostra: in anni tali da ricordarne personalmente gli avvenimenti.
2 l’armi de’ franzesi: gli eserciti di Francia; con allusione in particolare alla discesa di Carlo VIII nel 1494.
3 chiamate…medesimi: con allusione all’invito rivolto da
Ludovico il Moro, duca di Milano, a Carlo VIII. Nostri:
cioè ‘italiani’, secondo un’idea nazionale ben definita.
4 loro: delle «cose accadute».
5 avendo patito…Italia: dato che l’Italia ha sopportato
per molti anni tutte quelle sciagure dalle quali gli uomini sono soliti essere afflitti (vessati), ora a causa della
giusta ira di Dio ora per opera della immoralità e delle
atrocità compiute dagli altri uomini. Sono subito individuate le due cause delle sciagure umane: l’azione incontrollabile delle forze sovrannaturali (qui, Dio; altrove, la fortuna) e la cattiveria folle dell’operare umano.
6 salutiferi documenti: ammaestramenti con positivo va-
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
lore di esempi.
onde per: dai quali, attraverso.
né: non.
perniciosi: dannosi.
i consigli…dominano: le risoluzioni errate dei governanti.
o errori…presenti: o illusioni inconsistenti o le ambizioni del momento.
spesse: frequenti.
e convertendo…comune: e trasformando in danno per
gli altri il potere che è stato loro concesso per il bene
di tutti.
turbazioni: perturbamenti; in riferimento agli equilibri faticosamente ottenuti, soprattutto nei rapporti tra Stati.
le cose universali: le condizioni generali [d’Italia].
allora: prima dell’intervento di Carlo VIII, cioè negli anni dominati dalla figura di Lorenzo il Magnifico, morto
nel 1492.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
17 cominciò, già…salito: cominciò a declinare, più di mille
anni fa, rispetto a quella grandezza alla quale era salito
con mirabili meriti e fortuna. L’unione di «virtù» e di «fortuna» è considerata la base della grandezza romana.
18 non aveva giammai…congiunti: gli anni intorno al 1490
vengono dichiarati dunque i più prosperi, per l’Italia,
dall’epoca della romanità in poi. Sicuramente: con sicurezza; si riposava: trascorreva serenamente; l’anno
della salute cristiana: nell’anno dell’era volgare; cioè
‘dopo Cristo’.
19 né sottoposta…medesimi: e non sottomessa ad altro
potere che [a quello] dei suoi stessi connazionali. È decisivo, nel positivo giudizio guicciardiniano, il fatto di
esprimere un potere politico nazionale; questa è già la
posizione di Machiavelli.
20 mercatanzie: merci.
21 illustrata: resa illustre.
[G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE QUINTA
CAPITOLO V
L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
Fra trattatistica e storiografia: Francesco Guicciardini, § 4
CD175
25
30
35
40
2
Francesco Guicciardini ~ L’inizio della «Storia d’Italia»
molti prìncipi, dallo splendore di molte nobilissime e bellissime città, dalla sedia e maestà della religione,22 fioriva d’uomini prestantissimi23 nella amministrazione delle cose pubbliche, e di ingegni molto nobili in tutte le dottrine e in qualunque arte preclara e industriosa;24 né priva secondo l’uso di quella età di gloria militare e ornatissima di tante doti, meritamente appresso a25 tutte le nazioni nome e
fama chiarissima riteneva.26
Nella quale felicità, acquistata con varie occasioni, la conservavano molte cagioni:27 ma tra l’altre,
di consentimento comune,28 si attribuiva laude non piccola alla industria e virtù29 di Lorenzo de’ Medici,30 cittadino tanto eminente sopra ’l grado privato31 nella città di Firenze che per consiglio suo si
reggevano le cose di quella republica,32 potente più per l’opportunità del sito, per gli ingegni degli uomini e per la prontezza de’ danari, che per grandezza di dominio.33 E avendosi egli nuovamente congiunto con parentado e ridotto a prestare fede non mediocre a’ consigli suoi Innocenzo ottavo pontefice romano, era per tutta Italia grande il suo nome, grande nelle deliberazioni delle cose comuni
l’autorità.34 E conoscendo35 che alla republica fiorentina e a sé proprio sarebbe molto pericoloso se alcuno de’ maggiori potentati36 ampliasse più la sua potenza, procurava con ogni studio che le cose d’Italia in modo bilanciate si mantenessino che più in una che in un’altra parte non pendessino:37 il che,
senza la conservazione della pace e senza vegghiare con somma diligenza ogni accidente benché minimo, succedere non poteva.38
22 dalla sedia…religione: dall’essere la sede della religione [cattolica] e dalla nobiltà [di questa].
23 prestantissimi: assai capaci.
24 in qualunque…industriosa: in qualunque arte illustre
o materiale; cioè tanto nelle arti quanto nelle attività
pratiche.
25 meritamente appresso a: aveva meritatamente agli occhi di.
26 riteneva: possedeva. È il verbo principale che regge tutto il complesso periodo aperto dal Perché: ‘[L’Italia era
felice] perché possedeva presso tutte le nazioni rinomanza e fama splendida, dato che era tutta posta in
completa pace e serenità…’.
27 cagioni: fattori.
28 di consentimento comune: per giudizio unanime.
29 alla industria e virtù: alla virtuosa attività; *endiadi.
30 Lorenzo de’ Medici: nato nel 1449, fu signore di Firenze dal 1469 alla morte (1492). Il suo potere consisteva nell’influenza esercitata sulle decisioni degli organismi politici cittadini (è questo il senso della specificazione che segue). Il fatto che Lorenzo sia il primo per-
31
32
33
34
sonaggio nominato nell’opera vale a metterne in risalto l’importanza storica agli occhi di Guicciardini.
tanto eminente…privato: a tal punto prestigioso al di
sopra della condizione di privato cittadino (in cui pure,
formalmente, Lorenzo era).
per consiglio suo…republica: i fatti della repubblica
erano gestiti secondo le scelte di Lorenzo.
potente più…dominio: Firenze possedeva in effetti un
territorio relativamente piccolo, potendo però contare su una posizione geografica vantaggiosa, su una
tradizione politica e culturale di prestigio e su una
ricchezza, anche strettamente finanziaria, assai notevole.
E avendosi egli…l’autorità: E dato che egli si era di
recente (nuovamente) legato con parentela al papa
Innocenzo VIII e lo aveva indotto a seguire non poco i
suoi consigli, la sua rinomanza era grande in tutta Italia, e grande era la sua autorità nelle scelte che riguardavano interessi comuni [a tutta la nazione]. Il
potere di Lorenzo, basato sul prestigio personale e sull’influenza esercitata nei confronti del papa, è dunque
35
36
37
38
riconosciuto anche presso gli altri Stati regionali. Ciò
favorisce la funzione di armonizzatore esercitata da
Lorenzo sull’intera penisola. Innocenzo ottavo: Giovan
Battista Cybo, papa dal 1484 al 1492; suo figlio Franceschetto aveva sposato una figlia di Lorenzo, Maddalena.
conoscendo: essendo [Lorenzo] consapevole.
de’ maggiori potentati: degli Stati più grandi [d’Italia].
le cose d’Italia…pendessino: le vicende politiche italiane si conservassero equilibrate in modo che non si
spostassero più verso una parte che verso l’altra [: non
favorissero nessuno in particolare].
il che, senza…poteva: e questo non poteva succedere
senza la tutela della pace e senza che Lorenzo sorvegliasse con la massima attenzione ogni evento benché
minimo. Due sono le condizioni che favoriscono la conservazione dell’equilibrio tra gli Stati: la conservazione
della pace e l’attenta sorveglianza sugli eventi che si
verificano via via, cioè la guida razionale degli avvenimenti legati all’azione della fortuna. Lorenzo è colui che
riesce a esercitare tale difficile controllo.
E
guida alla lettura
Il racconto storico: la sua dimensione narrativa e interpretativa
L’opera si apre come una vera e propria narrazione romanzesca. Come
in molti romanzi (si pensi, per fare solo due esempi italiani, ai Promessi Sposi o ai Malavoglia), c’è una situazione iniziale di tranquillità
e di pace quasi idillica che viene turbata da calamità prodotte dalla fortuna e dagli errori umani. Il racconto sarà dunque la narrazione di ta-
li «turbazioni». Questo elemento narrativo è una delle grandi novità
dell’operazione storiografica guicciardiniana. Essa sottolinea il momento soggettivo, propriamente interpretativo, che è alla base del discorso dell’autore, al quale preme una situazione attuale, la crisi italiana, e vuole rintracciarne le cause.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
[G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE QUINTA
CAPITOLO V
L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
Fra trattatistica e storiografia: Francesco Guicciardini, § 4
CD175
Francesco Guicciardini ~ L’inizio della «Storia d’Italia»
E guida alla lettura
Le cause della crisi italiana e i suoi effetti ideologici: fine dell’idea umanistica dell’uomo come centro e signore
dell’universo
Come per Machiavelli, anche per Guicciardini il punto di partenza del
discorso è: la crisi cominciata con la discesa di Carlo VIII, chiamato –
osserva subito amaramente l’autore – «da’ nostri prìncipi medesimi».
Le cause della crisi sono due: una è di carattere generale e riguarda
l’«instabilità» (parola-chiave in Guicciardini) provocata dalla fortuna
che fa variare le cose umane come fa il vento con il mare (è una delle poche *metafore impiegate da Guicciardini; qui il suo impiego vuole sottolineare la gravità e il peso dell’argomento, vale a dire del tema
della fortuna): insomma, caratteristica della storia, sottoposta al variare della fortuna, è il suo continuo modificarsi, la sua incessante aper-
tura al nuovo e all’imprevisto. La seconda riguarda invece gli errori dei
gruppi dominanti che hanno aggiunto alle perturbazioni della fortuna
quelle prodotte da loro stessi per eccessiva ambizione o per «poca
prudenza». Ma, a veder bene, almeno in parte, anche questa seconda
causa rimanda alla prima: la «poca prudenza» consiste infatti nella
scarsa valutazione e considerazione «delle spesse variazioni della fortuna». Guicciardini sottolinea, ancor più di Machiavelli, il limite dell’azione umana: l’uomo è in balia di un mare sconvolto dai venti della sorte e può opporvisi solo in misura assai ridotta. L’ideale umanistico
dell’uomo centro e signore dell’universo è ormai entrato in crisi.
esercizi
Analizzare e interpretare
1
È l’instabilità della fortuna o l’errore degli uomini la causa
principale della crisi italiana?
3
Quale virtù viene riconosciuta da Guicciardini a Lorenzo il
Magnifico?
2
Confronta questo passo con la conclusione dell’Arte della
guerra di Machiavelli (cap. III, CD160, Contro l’inettitudine
dei principi italiani). Quale giudizio esprimono i due autori sui
prìncipi umanistici? Noti qualche differenza di valutazione?
4
Analizza il passo sotto il profilo sintattico e lessicale ed evidenzia il registro stilistico usato.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
[G. B. PALUMBO EDITORE]
3