arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
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Trimestrale della Comunità dell'Arca in Italia ANNO XXIII NUMERO 1 GENNAIO/MARZO 2008 ARCA NOTIZIE Il prossimo è un altro me stesso. Posso dunque trattarlo come altro o come me stesso. Trattarlo correttamente come altro è giustizia. Trattarlo come me stesso è Carità. La Carità consiste nell'amare il prossimo come me stesso. La differenza tra Carità e Giustizia è quella che vi è tra interiore ed esteriore, tra Medesimo e Altro. La relazione tra le due coordinate è chiaramente d'opposizione. L'opposizione tra Giustizia e Carità non è mai così palese come quando il nostro prossimo ha torto poiché, a seconda che scegliamo le misure dell'una o dell'altra, dobbiamo usare di rigore o d'indulgenza, d'indignazione o di pietà, punire o perdonare. Lanza del Vasto SOMMARIO pag. 2 La vita che ci avvolge e che ci aspetta Shantidas: pag. 3 La Trinità spirituale Capitolo X: Della Trinità delle virtù o Etica (seconda parte) (di Lanza del Vasto, traduzione di F. Vermorel) Insegnamento dell'Arca pag. 5 Con quale diritto ci chiamiamo gandhiani? (di Lanza del Vasto) Conoscere i problemi, semplificare la vita pag. 8 Trazione animale in agricoltura: tra innovazione e tradizione (di B. Marasso) Azione nonviolenta pag. 10 “Giocare” per capire, per dialogare, per agire... (di A. Dogliotti Marasso) Condivisione pag. 11 Diaro di un viaggio in Perù (di F. e R. Pavanello) pag. 15 Della fortuna e della bontà dei nostri desideri (di E. Sanfilippo) Arca nel mondo pag. 17 Rapporto Attività dell'Arca Francofona (a cura di L.Lanza) pag.19 Lanza del Vasto e la settimana di Solidarietà Internazionale a Louviers pag. 20 Università estiva dell'Arca Vita dell'Arca in Italia pag. 21 Convegno: “La base di sigonella: sicurezza, indifferenza o inquietudine?” pag. 22 Campo estivo di introduzione allo Yoga pag. 23 San Giovanni Arca Notizie 2005/2007: pag. 24 Indice per argomenti principali Canto pag. 28 Rendiamo grazie al Signor della vita La vita che ci avvolge e che ci aspetta… N el ventre di una donna incinta si trovano due feti (A e B). B Come fa qualcuno a credere alla vita dopo il parto? A - Ma è naturale. Non c'è alcun dubbio che c'è una vita dopo il parto! La nostra vita qui non ha altro senso che quello di diventare grandi per prepararci alla vita dopo il parto. Noi qui dobbiamo prendere forza per ciò che ci attende più tardi. B Ciò che dici non ha senso. Non esiste vita dopo il parto. Che forme può avere una tale vita? A Questo non posso saperlo esattamente. È certo che c'è più luce di qui, e può darsi che potremo mangiare con la nostra bocca e correre con le nostre gambe. B Ma tu ne dici proprio di frottole! Correre? Questo non è possibile , e una bocca che mangia è un'immagine ridicola! E allora perché avremmo il nostro cordone ombelicale che ci nutre? Quanto al correre, è evidente che il cordone ombelicale non può consentirci di andare da nessuna parte, è troppo corto… A Deve essere sicuramente possibile. Certo sarà totalmente differente. B Nessuno è mai tornato, capisci? Con il parto finisce la vita! È talmente semplice! E soprattutto la vita non è nulla più che una grande calamità. A Sì, sono d'accordo che non abbiamo nessuna idea della vita dopo il parto, ma in ogni caso, noi vedremo finalmente la nostra mamma, e lei si prenderà cura di noi. B Tu credi in una mamma? E chi è? A Lei è tutto intorno a noi. Noi viviamo in lei e grazie a lei. Senza di lei noi non esisteremmo. B - Sei al top della confusione. Io non ho mai visto il minimo indizio della mamma di cui cianci. La conclusione finale è che non c'è nessuna mamma, e basta così! A A volte quando una calma serena viene, possiamo percepire il suo canto e anche sentire come accarezzi il nostro mondo. È per questo che sono sicuro che è allora che la vera vita comincia… Abbiamo deciso di aprire questo numero di Arca Notizie con questo brano, segnalatoci da Rina Passera, letto da Thérèse Parodi alla preghiera serale dell'Arca alla Borie Noble nel dicembre dello scorso anno. Un brano che simpaticamente ci mette in guardia da ogni scetticismo e da ogni chiusura alla speranza, da ogni rifiuto ad ascoltare, oltre ogni rumore, la vita che ci avvolge e che nel silenzio ci sostiene, ci alimenta, ci aspetta per ogni rinascita. Questo numero non ha un tema monografico, ma spazia tra vari argomenti, tutti a nostro avviso comunque belli e stimolanti. La redazione resta in attesa di ulteriori contributi sul tema del lavoro trattato precedentemente e comunque di altra ogni vostra condivisione. Esso è stato completato a Belpasso durante la prima attività del 2008 presso la Fraternità delle Tre Finestre. Dal 26 aprile al 2 maggio, infatti, 11 coordinatori dei Campi estivi MIR hanno svolto, presso la Casa dell'Arca di Belpasso, un campo di riflessione e di formazione. Gli amici dei campi MIR avevano già 2 scelto di ripartire, per la loro formazione annuale, dal testo di Shantidas “L'Arca aveva una vigna per vela” e di svolgere il loro ritiro presso una Fraternità dell'Arca. Siamo stati molto contenti e onorati da queste scelte e abbiamo fatto in modo di essere presenti a quasi tutti i momenti della loro giornata. Gli amici del MIR hanno dato una mano preziosa per molti dei lavori nell'uliveto e nella casa. Tutto il campo si è svolto in un clima sereno e di forte spiritualità; speriamo di poter darne conto nel prossimo numero di Arca Notizie. Un grazie particolare a loro e a Beppe Marasso, che ha saputo ricreare dopo molti anni, con l'ottimismo e la tenacia che lo caratterizza, un legame tra la Comunità dell'Arca e Movimento Internazionale della Riconciliazione, legame che speriamo possa intensificarsi e arricchirsi nei prossimi anni. La redazione La Trinità spirituale di Lanza del Vasto X DELLA TRINITÀ DELLE VIRTÙ O ETICA1 traduzione di Frederic Vermorel di benefica armonia. Ciò avviene perché ci percepiamo come unico centro di tutto, secondo l'illusione ottica che fa convergere su di noi tutte le linee prospettiche. L'orgogliosa e ingenua credenza del sé nel suo carattere unico e superiore è carico di una profondità di verità di cui la Giustizia non tiene conto, perché misura l'uomo dal di fuori e in relazione all'altro. La virtù di giustizia ci allontana da quest'esaltante posizione e c'insegna , da buon geometra, che un punto in sé è uguale a zero, e diventa uguale a uno se rapportato agli altri, uguale a quelli che tra di loro sono uguali. Per scoprire la profonda verità che la Giustizia e la Ragione non conoscono, bisognerebbe spingere fin in fondo la convergenza delle prospettive, fino al punto in cui s'incrociano, mentre ci accontentiamo perlopiù d'approssimazioni, e ci fermiamo al guscio, conferendo a quest'ultimo ciò che è proprio della sostanza, dell'unità interiore, dell'anima, ossia dell'unico vero Io. Il vero Io, colui che ignoriamo, dimentichiamo, disconosciamo, cioè l'Anima, partecipa dell'eternità divina mediante la sua immortalità, dell'unico Uno mediante la sua unità interiore, della Via, della Verità e della Vita che conducono a Dio e sono Dio mediante l'immagine e somiglianza. Dice il Salmo: “Dalla mano dei miei nemici, Signore, salva l'unica mia”, (cioè la mia anima distinta da ogni altra e che vale più dell'intero mondo esterno). E altrove: “Salvami poiché sono unico e povero”, “quia unicus e pauper sum”, (povero d'avere, di potere e di merito, eppure infinitamente prezioso perché unico). Non abbiamo torto di considerare l'essere che amiamo come imparagonabile e senza prezzo, perché lo è in sé e agli occhi di Dio. Non si tratta di preferirgli la moltitudine oppure una nazione: in amore non conta la quantità ma l'unità, cioè la qualità, la risonanza, la profondità, sì, l'unità. Tutto il male nasce dal fatto che le prospettive divergenti non nascono dal centro esatto del vero Io, dell'Io-in-sé, del Sé-in-me, ma da qualche parte del guscio, perché mi definisco solamente mediante le mie differenze, perché mi percepisco soltanto mediante l'opposizione, perché mi conosco solo riferito agli altri, in quanto altro o, meglio, contro-altro. A questo guscio che confondiamo con noi stessi, ma che è soltanto una particella del mondo esterno, attribuiamo i valori Il prossimo è un altro me stesso. Posso dunque trattarlo come altro o come me stesso. Trattarlo correttamente come altro è giustizia. Trattarlo come me stesso è Carità. La Carità consiste nell'amare il prossimo come me stesso. La differenza tra Carità e Giustizia è quella che vi è tra interiore ed esteriore, tra Medesimo e Altro. La relazione tra le due coordinate è chiaramente d'opposizione. L'opposizione tra Giustizia e Carità non è mai così palese come quando il nostro prossimo ha torto poiché, a seconda che scegliamo le misure dell'una o dell'altra, dobbiamo usare di rigore o d'indulgenza, d'indignazione o di pietà, punire o perdonare. Ma abbiamo, oppure no, il diritto d'amare, cioè di preferire ingiustamente di chiudere gli occhi sul male, di “soffrire tutto”? La risposta non è per nulla ovvia. L'insegnamento cristiano, sostenendo i diritti della Carità contro la Legge, non ha posto un termine a questo dibattito secolare che ancora lacera molte coscienze. Rimando su questo punto alle pagine del decimo capitolo del Vinôbâ, il quale si conclude con queste parole: “Se volete che le due maggiori virtù non si oppongano nel bene e non si confondano nel sangue, togliete all'una e all'altra ciò che hanno di comune con il loro contrario. Cos'hanno la Giustizia e l'Amore in comune con l'ingiustizia e l'odio? la violenza!” La nonviolenza attiva e rivoluzionaria è dunque la conclusione del secolare dibattito. Carità e Conoscenza Il nostro amore per l'altro è in esatta e immediata dipendenza dalla nostra conoscenza di noi stessi. L'essere che amiamo ci sembra unico ed incomparabile. Tutto ciò che differisce da lui ci diventa indifferente, tutto ciò che si oppone a lui o si frappone tra noi e lui ci risulta odioso, al punto che i nostri affetti, i nostri attaccamenti, le nostre preferenze diventano causa di accecamento, di debolezza, di gelosia, d'ira, d'aggressività più che 1 La prima parte del capitolo è stata pubblicata nel n. 4/2007 3 Dei Tre Livelli della Conversione infiniti e mistici della Sostanza, dell'Anima, del Sé. Dall'ignoranza di sé consegue l'accecamento amoroso. Il guscio s'innamora di un altro guscio a motivo del contenuto sottinteso e presentito. Ma il guscio non può unirsi al guscio: vi aderisce in un punto, lo respinge in diversi altri e gli rimane essenzialmente estraneo. Qui iniziano la delusione, l'irritazione, la recriminazione, i tradimenti, l'odio e la disperazione mortali che sono la normale conclusione della passione. La Carità è l'amore convertito, rovesciato, camminando a ritroso d'ogni altro; diversamente da ogni altro amore, non conosce risvolti di odio né di indifferenza, delusione o cambiamento. Si tratta di un amore cosciente che procede dalla conoscenza di sé e dal riconoscimento di sé nell'altro. Tutte le attrattive e tutti gli ostacoli del guscio vengono in tal modo aggirati. L'unità interiore è fatta per unirsi all'unità interiore senza urti né illusioni e, di conseguenza, senza disgrazie né ribaltamenti. Si tratta di un amore “teologale” che, cioè, “procede dalla conoscenza di Dio”. É la scoperta nell'anima di ogni essere umano “dell'immagine e somiglianza con Dio” deposte in lei come in noi stessi. Nell'amore dell'essere umano per l'essere umano, il volto di Dio si contempla, si ritrova e s'ama. Si può dire che la Giustizia è la conversione dell'istinto, poiché l'istinto consiste nel porsi al di sopra di tutto e nel trarre a sé. Consiste nell'evitare fatica, dolore e morte e nell'utilizzare a tal fine quanto s'incontra d'utile, ivi comprese l'intelligenza e la ragione. Invece la Giustizia consiste nel collocarsi tra i molti e preferire la ragione ad ogni preferenza. Consiste nel porre l'intelligenza e tutto sé stesso al servizio della sola verità. Si può dire che la Carità è la conversione del cuore. Mentre ogni amore ha il suo risvolto di odio, la Carità sopprime l'odio e ribalta l'amore. L'Amore è sguardo levato verso ciò che è bello, brillante, piacevole, forte e glorioso. La Carità è lo sguardo chinato su ciò che è sofferente e bisognoso, miserabile e disprezzato. Ogni amore è limitato e tanto più limitato che è intenso. Lascia al di fuori dei suoi limiti una distesa infinita d'indifferenza. Ora, la Carità va immediatamente verso il prossimo, verso chi si trova li, verso l'indifferente. L'Amore tende alla felicità, la Carità al sacrificio. Si può dire che l'Adorazione è la conversione dell'intelligenza. Solo l'intelligenza convertita merita il nome di spirito e di vita spirituale. L'intelligenza conosce gli oggetti: le cose esterne e le loro relazioni. Non coglie mai le sostanze che sono l'essere delle cose, né l'Io che è la sostanza dell'intelligenza stessa, né Dio che è l'essere in me, in ogni cosa, e in sé, al disopra di tutto. Certo il Principio d'Unità e il concetto d'Essere sono sottintesi ad ogni operazione dell'intelletto; senza di loro il multiplo non può essere unificato, né l'esteriore compreso, e senza unificazione né comprensione non vi è conoscenza. Tuttavia, l'Uno e l'Essere non sono mai guardati in faccia e in loro stessi. Lo sono solamente quando l'intelligenza fa ritorno su di sé e sul suo Principio. Ne va allo stesso modo del Principio d'Infinità, che è l'essenza del sapere e del pensiero: spazio e tempo infiniti, serie numeriche infinite, concatenazione delle cause ed effetti all'infinito, ritmi e leggi validi in ogni tempo e in ogni luogo, verità e valori universali, tali sono le condizioni e le esigenze della ragione. Ora, nelle opere della Ragione intellettiva o sensibile, o volitiva, mai l'Infinito è “attuale” o “realizzato”. Consiste piuttosto nella negazione dei limiti che nell'affermazione dell'illimitato. Non è mai considerato direttamente. Lo è solamente nella suprema conversione o ritorno al Principio, quando l'intelligenza si rivolge Dell'Adorazione La Giustizia e l'Amore lotteranno fintanto che il Regno dei Cieli non sarà avvenuto e che la nonviolenza attiva rimarrà rara e precaria. Nel mondo non vi è alcun oggetto che io possa amare senza ingiustizia. Che si tratti di mio figlio o della mia sposa, devo ammettere che vi sono migliaia di figli e di spose che li valgono e ai quali non posso offrire lo stesso amore. Ingiustizia inevitabile, ordinariamente incosciente, ma che non è pura immaginazione: che venga una carestia oppure una guerra e frustrerò gli altri per assicurare ai miei il necessario; ne arriverò, per proteggere questi, ad ammazzare quelli. Mi rimarrà solo da avanzare le giustificazioni d'uso. Ve n'è Uno, però, che posso amare con una passione eccessiva e senza ritegno, e questo secondo ogni giustizia: Dio. In verità posso e devo considerarlo come unico, degno di un amore senza misura poiché è infinito, di un amore esaltato, poiché è al di sopra di tutto, di un amore geloso, e simile gelosia non farà torto ad alcuno poiché Egli è in tutto e fuori di tutto. L'amore di Dio nel prossimo è chiamato Carità. L'amore di Dio in Dio stesso si chiama Adorazione. 4 a Dio nell'atto di fede e d'adorazione, quando il nostro spirito contempla Dio che è l'Uno, l'Infinito, l'Assoluto o Infinito-in-Uno, l'Essere, la Vita, lo Spirito. A conclusione di questo ritiro di Pentecoste, eccoci tornati al punto di partenza. Segno che è tempo di smettere... Voglio dire: smettere di parlare per cominciare ad'entrare nel silenzio. INSEGNAMENTO DELL’ARCA Con quale diritto ci chiamiano gadhiani ? di Lanza del Vasto C i meritiamo il titolo di “Gandhiani di Occidente“? La nostra dottrina e la nostra pratica sono conformi al suo insegnamento e al suo esempio? In che cosa ne differiscono? La grande differenza è che Gandhi, come pure Martin Luther King e Chavez, non hanno scelto la lotta, hanno scelto la loro arma. Questa arma, Gandhi l'ha forgiata per ottenere i suoi scopi, altri l'hanno usata per i loro scopi. A loro la lotta è stata imposta dalla Storia: così il luogo e il tipo di inserimento in un popolo, o in una razza, o in una classe oppressa. Essi hanno utilizzato l'arma della nonviolenza per ottenere la vittoria. Vittorie parziali, ma strepitose, esemplari, storiche. Questo non è il nostro caso. Noi non viviamo in condizioni difficili socialmente. È la vocazione che ci ha fatto optare per l'arma nonviolenta; perciò noi abbiamo potuto scegliere le nostre azioni e le migliori opportunità per consacrarci alla preparazione interiore per l'azione che ci sono state date di fare. Prima di lanciare un movimento, noi abbiamo creato una famiglia dottrinale, spirituale, religiosa. Questo è il primo scopo dei nostri gruppi e delle nostre comunità: prima di fare qualcosa, fare degli uomini. È dopo aver vissuto sette anni in comunità che ci siamo avventurati nella prima azione civica. Le nostre azioni poi sono state dei tentativi, delle esperienze, degli esercizi. Più che ottenere la vittoria, ci importava dimostrare l'efficacia della nonviolenza e così farla adottare da tutti coloro che vogliono servire una causa giusta, perché in generale si cerca la vittoria della giustizia con dei mezzi ingiusti che spesso finiscono per ottenere il contrario di quello che desiderano. Non è dunque a partire dall'azione che noi abbiamo organizzato la nostra vita. Le nostre azioni sono state puntuali, occasionali, senza un piano d'insieme, e, diciamolo, senza grandi vittorie, a parte il rendere popolare la nonviolenza; perché, senza rischio di smentita, noi siamo stati i primi in Francia, i primi teorici e i primi combattenti. La stessa parola nonviolenza non era, per così dire, mai comparsa sui giornali francesi prima che noi incominciassimo a lanciare una campagna di azione nonviolenta. Potendo scegliere le nostre azioni e non dando loro un'importanza assoluta, abbiamo potuto dedicarci - oltre che alla preparazione -, alla finalità di ogni azione civica: istituire una comunità umana tale che, se essa occupasse tutta la Terra, allora la guerra, la ribellione, la miseria e la servitù sparirebbero. È anche quello che sognava Gandhi. Ci si sbaglierebbe a vedere in lui un condottiero di uomini che lottano per liberare la Patria. Lui voleva sì liberarla, però non solo dal giogo, ma anche dalle idee, dai metodi e dalla cultura degli occupanti; mentre invece nel passato quasi tutti i capi degli altri Paesi colonizzati sono rimasti schiacciati dall'ammirazione per i loro precedenti maestri di civiltà - anche quando li odiavano - ed hanno cercato di imitarli con tutte le loro forze; e le offese, che i dominatori coloniali non avevano mai osato fare alle tradizioni di quel Paese, essi le hanno perpretate senza scrupoli. Gandhi è stato il sognatore e l'annunciatore di un mondo nuovo nello stesso tempo che si sforzava di riscoprire quello che c'è di più venerabile nell'eredità lasciataci dagli antichi. E il suo sogno, lo realizzò 5 subito in lui e attorno a lui; e fu fondatore di un Ordine. In Africa del Sud come in India, formò e governò gli ashram, comunità con voti e regole di vita. Vi raccolse le famiglie degli uomini impegnati nella lotta o buttati in carcere. Esse erano più numerose dei pochi discepoli che erano li per vocazione. Quindi queste comunità erano la conseguenza di circostanze fortuite e il sottoprodotto delle lotte. Il che non toglie che sembrava dargli tanta importanza quanto all'India intera, che vi profondeva le attenzioni più puntigliose e, in certi momenti, le preoccupazioni più acute. Ho conosciuto gli ashram gandhiani sia al tempo del Mahatma sia dopo la sua morte, sia l'ashram che dirigeva lui sia quelli che dirigevano i suoi discepoli. Li ho descritti nel primo e nel secondo 1 Pellegrinaggio ; ne ho ammirato la pulizia, la semplicità, l'armonia, la pietà. Tuttavia posso dire senza presunzione che, malgrado i nostri difetti, le comunità dell'Arca sono alla pari. Senza dubbio perché noi abbiamo cominciato da lì, perché la nostra prima lotta era e resta la lotta contro se stessi. Anche perché, malgrado il nostro desiderio di aumentare di numero, non abbiamo accettato quelli che cercavano la nostra casa come un rifugio. E gli ashram gandhiani furono sempre sostenuti all'inizio da ricchi donatori e oggi dal governo; mentre noi viviamo del nostro lavoro e i doni costituiscono solo una minima parte delle entrate, compensate dall'aiuto che diamo al Terzo Mondo. 2 Gandhi aspirava non solo allo Swaraji , ma anche 3 allo Swadeshi , non solo alla indipendenza politica, ma anche a quella economica; la liberazione non solo del Paese dalle grinfie d'un governo straniero, ma, stabilitosi il governo nazionale, a quella dei villaggi dalle grinfie delle città. Perché è la terra che fa vivere le città, non le città la terra. Quindi è la città che dipende dalla terra, e non la terra dalla città; è dal cittadino che i potenti ricevono la loro potenza, e non i cittadini dai potenti; i potenti quindi sono dei servitori del popolo e non i padroni. Una lunga e profonda riflessione aveva condotto il saggio a respingere la nostra civiltà centralizzata, urbanizzata, meccanizzata. Su questo punto noi lo seguiamo fedelmente e anzi, ne I quattro flagelli, spingiamo più in là la critica all'attuale sistema sociale, fondato sul lucro e sulla rivalità, sulla prostituzione della scienza alla tecnica. Noi riprendiamo la così tanto discussa e ridicolizzata filosofia dell'arcolaio e quello che era stato da lui concepito come rimedio di buon senso alle miserie di un Paese sottomesso e sottosviluppato. Nelle nostre mani si manifesta la via d'uscita agli sconvolgimenti, agli eccessi, ai pericoli dei Paesi liberi e dominatori, troppo ricchi e sul punto di scoppiare, lo stesso rimedio per due mali sociali opposti. Come Gandhi, noi vediamo la salvezza solo nella padronanza, la purificazione e il dono di sé; nella povertà volontaria, nel lavoro manuale artigianale e rurale, inteso come dovere di tutti; nella semplificazione dei mezzi e nella chiarificazione dei fini; nella semplificazione degli scambi, degli affari e delle strutture; nell'attenzione all'ascolto della volontà di Dio e della voce della coscienza. Notevole e rara, la conciliazione in Gandhi del rivoluzionario con l'uomo della tradizione, dell'uomo d'azione con il religioso. In nome del principio delle libertà democratiche, importato dall'Inghilterra, egli rifiuta la dominazione coloniale degli Inglesi e anche la rivoluzione nazionale. Il suo rifiuto delle istituzioni straniere va assieme a quello delle tare della società indù: prima di tutto, la divisione in caste e soprattutto la piaga dei fuori casta; ed egli opera una riforma profonda che continua dopo di lui. Ma questa forte spinta rinnovatrice non gli impedisce il ritorno alle abitudini e alle istituzioni tradizionali d'un popolo profondamente pacifico, rispettoso di ogni forma di vita, capace di disciplina personale e collettiva, dotato di virtù comunitarie e di abilità industriosa. Queste due facce si ritrovano in noi; che per i conservatori siamo dei pericolosi perturbatori dell'ordine, e siamo da associare a tutti i movimenti di sinistra; ma per i rivoluzionari, siamo dei medievali, se non dei naturisti dell'età delle caverne. In Gandhi c'è la venerazione per la tradizione religiosa più antica, quella più autentica, più universale, e c'è il rifiuto delle deviazioni e delle superstizioni generalmente ammesse dai suoi correligionari. Da una parte il rituale quotidiano purificato e semplificato; dall'altra la recita delle Scritture e il Canto del Ramayana. Tanto per convinzione religiosa che per senso politico, in vista dell'unità indiana, ha cercato di avvicinarsi all'Islam e alla Cristianità, facendo appello al fondo comune di tutte le religioni, alla loro essenza e ai loro obiettivi comuni nella diversità, d'altronde ammirevole, delle forme; ed ha congiunto la fedeltà e la larghezza di vedute, il fervore e l'apertura. L'Arca, stando in un Paese cristiano, ha sin dall'origine adottato lo stesso atteggiamento, non 1 Pellegrinaggio alle sorgenti, Il Saggiatore, Milano, 2005 e Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca book, Milano, 1989 (NdE). 2 Swaraji: indipendenza, Governo di se stesso. (NdE) 3 Swadeshi: il fatto di bastare a se stessi, di fare le cose per sé e per il vicino. Acquistare e vendere il meno possibile e il meno lontano possibile. È uno dei principi economici di Gandhi ed uno de suoi undici voti. Cfr. M.K. Gandhi: Antiche come le montagne, Comunità, Milano, 1973. 6 senza provocare i sospetti dei correligionari e le accuse di “sincretismo”, di “panteismo”, di “indifferentismo”, e altri ismi. Ma oggi di meno, dopo la generosa apertura della Chiesa Romana ai non Cristiani. Si deve notare che l'Arca ha preceduto la Cattolicità in questa direzione. Oggi solo i retrogradi e i fanatici non ci perdonano l'universalità. Oggi, mentre quasi dappertutto i preti tornano allo stato laicale, gli artigiani diventano operai di fabbrica o garagisti, i contadini si meccanizzano e si imborghesiscono, l'Arca è il luogo privilegiato dove si conservano la liturgia tradizionale, i segreti dei mestieri, il canto e la danza popolare, il decoro rurale e, eredità preziosa, il buon senso contadino. Soluzione di tutti i conflitti privati, professionali, confessionali, nazionali: la nonviolenza gandhiana. Soluzione di tutti i problemi: la saggezza gandhiana. I grandi problemi attuali: la disintegrazione atomica e l'inquinamento generale, la guerra Totale, la rivoluzione e la repressione, la fame e le altre miserie del Terzo Mondo, le rivendicazioni della donna, la rivolta della gioventù… È chiaro che se tutti facessero come noi e lavorassero con le mani, non ci sarebbe alcun bisogno della energia atomica e del petrolio. La forza del corpo, gestita con prudenza e sagggezza, basterebbe ampiamente a nutrire il corpo, a provvedere a tutti i suoi bisogni e alle sue comodità; e ne resterebbe abbastanza per fare delle cose grandi e belle. La terra ne verrebbe arricchita, invece di essere sfruttata ed avvelenata. Il problema della guerra va considerato prima di tutti gli altri; è inutile risolvere gli altri se questo resta sospeso sulle nostre teste. Perché il problema successivo sconvolgerà tutte le nostre soluzioni e quelle che gli altri hanno trovato. Ma come far fronte agli effetti quando non si conoscono le cause? E come trovare le cause della guerra, quando non le si cercano, perché si crede già di conoscerle? La guerra non viene dall'odio, né dai bisogni economici delle nazioni, ma dalla sete del Potere che non si spegne mai, sete più grande del Mondo, più lunga dei secoli. Essa viene dalla pretesa del Potere, qualsiasi sia il regime, di avere il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi, e di morte sui suoi nemici di fuori e di dentro. Essa viene dal fatto che i potenti, come anche quelli che subiscono il potere, credono che è bene aumentarlo; che è vergognoso, è insopportabile essere un po' meno potenti del vicino. Penso che uno studio preciso sulla maniera con cui Gandhi (e le altre guide nonviolente) governava i suoi senza mai ricorrere alla costrizione, alle punizioni o alle minacce, pur dando loro l'occasione di sacrificare la loro libertà e anche la loro vita e ispirando loro la forza mediante la parola e l'esempio, darebbe una risposta a questa vitale e capitale domanda. Si troverà una risposta anche nell'articolo 4 intitolato “Sull'autorità nell'Arca” . Qui c'è una risposta sia filosofica che pratica, perché lo scritto traduce la maniera con la quale noi governiamo la nostra vita. Ma foss'anche una semplice teoria, non perderebbe nulla del suo valore, una volta che è vera. Perché “tutto comincia dal pensiero”, mentre gli errori dottrinali si saldano con le disgrazie storiche. Questo mondo nuovo al quale tendono le rivoluzioni. Almeno esse pretendono di farlo. Di fatto hanno per obiettivo la presa del potere; e un altro loro nome è guerra civile, legata alla sete del potere come le altre guerre. Tra i “resistenti alla guerra” ci sono quelli che rifiutano la guerra delle nazioni solo per prepararsi alla rivoluzione, come se una forma di guerra rimpiazzasse o escludesse l'altra. Ce lo testimonia la rivoluzione francese e la sequela di guerra che essa ha causato. Aggiungiamo che la guerra civile è la più atroce e ignominiosa possibile; e, vittoriosa o vinta, essa sbocca in regimi di dittatori. Di tanto in tanto, qualcuno dei nostri amici ci rimprovera di non impegnarci nella lotta tra le classi e quasi quasi ci accusa di renderci complici con le ingiustizie del regime. Noi non intendiamo associarci con gente il cui fine non è il nostro e ne condanniamo gli strumenti. Siamo contrari alla guerra civile tanto quanto alle altre guerre, alla “dittatura del Proletariato” quanto alle altre dittature. Vogliamo non la vittoria e l'estensione del proletariato, ma la soppressione del proletariato, del salariato e delle altre forme di schiavitù. [da: «Nouvelles de l'Arche» 1975; ora in: Pages d'Enseigne-ment, Du Rocher, Monaco, 1999, pp.185-192] 4 Questo punto meriterebbe molti sviluppi, che qui non possiamo fare. (NdA) 7 CONOSCERE I PROBLEMI, SEMPLIFICARE LA VITA Trazione animale in agricoltura: tra innovazione e tradizione di Beppe Marasso L unedì 4 gennaio 2008, ho fatto visita con Carlo Bosco ad Albano Moscardo e alla sua azienda situata in uno spazio agricolo (miracolo!) compreso nel territorio comunale di Verona. Carlo Bosco (vedi articolo sul n.4/2007 di Arca Notizie) è per me una conoscenza recente ma importante. L'ho conosciuto attraverso la lettura di un suo articolo apparso su Obbiettivo Ambiente dell'agosto 2007 propugnante la reintroduzione di animali nel lavoro agricolo. Nato nel Piemonte rurale negli anni immediatamente precedenti la guerra ha poi, attraverso il lavoro e l'accanito studio da autodidatta, acquisito notevole successo nel campo dell'impiantistica sia civile che industriale. Saldando ora, in età matura, l'amore per la terra che gli viene dall'infanzia contadina e le competenze tecniche, si è fatto autorevole sostenitore del lavoro agricolo con l'ausilio di animali resi più efficienti dall'applicazione di materiali e tecnologie moderne. Albano Moscardo è come Carlo Bosco figlio di una famiglia contadina. Negli anni ottanta, alla morte del padre decide di dare continuità all'azienda paterna a patto di imprimerle un netto orientamento biologico biodinamico. Nell'ambito di questa direzione di ricerca incontra altri giovani agricoltori, insieme costituiscono il gruppo “Noi e il cavallo”. giovanile o altre cose di questo tipo. Io naturalmente mi ero portato una macchina fotografica, però ho subito capito, senza bisogno di parole, che il padre non gradiva che né lui né la famiglia fosse fotografata. Ho però potuto fare molte foto agli attrezzi. Beppe: Che facevate? Albano: Lavoravamo, con impegno con gli altri. Alla fine della giornata la cena era occasione di conversazioni davvero interessanti. Ci hanno spiegato la loro storia e soprattutto perché la loro vita appare cosi strana. La singolarità della cultura e spiritualità Amish è che hanno la pretesa di valutare le proposte prima di adottarle. Non basta che una cosa sia moderna perché venga da loro accettata. Beppe: Anche i giovani hanno questo criterio di giudizio? Albano: In realtà penso che qualche tensione esista. I ragazzi, come è normale, sono più attratti dalla modernità. Ora anche fra gli Amish, che comunque sono più di 150.000 persone, appaiono delle attrezzature motorizzate tirate da cavalli. E' comprensibile: non coltivano orticelli, hanno aziende di centinaia di ettari. Carlo: Questo mi conforta. Se necessario, io vedo opportuno lo sposalizio dell'attrezzo motorizzato con il cavallo. Questo matrimonio è utile per aumentare la produttività e l'operatività senza affaticare troppo l'animale. Beppe: Spiegati meglio. Carlo: Ti faccio un esempio: un uomo può fare un buco con un trapano a manovella, oppure con un trapano elettrico. Nel primo caso egli fornisce tutta la potenza necessaria all'operazione, nel secondo caso, solo la pochissima potenza necessaria per la manovra dell'attrezzo motorizzato. Altro esempio: per tagliare l'erba di un prato, se uso una falciatrice che ricava il movimento del taglio dalla propria ruota, occorrono per il traino due potenti cavalli. Se invece monto sul telaio dell'imbragatura o sul carrello una barra falciante motorizzata, un cavallo di media taglia svolgerebbe con molta comodità lo stesso lavoro. Beppe: Se capisco bene la tua proposta è di mettere in sinergia attrezzi motorizzati e cavallo. Carlo ed io siamo accolti, nella loro splendida casa autocostruita da Albano e dalla moglie. Chiedo ad Albano di raccontarci il loro cammino. Albano: Ci è capitato tra le mani, ma nulla avviene a caso, il testo di Claus Alvermann ”Il cavallo da tiro gigante gentile” edito da Mursia. Fu la svolta. Tutto interessantissimo soprattutto le fotografie. Seppi poi che il fotografo era un tedesco che abitava sei mesi l'anno ad Amburgo e sei mesi in USA nel Vermont. Beppe: Siete andati in Germania per conoscerlo? Albano. Certo, ma non basta! Utilizzando sue indicazioni abbiamo avuto la possibilità di contattare un vescovo Amish che ci ha dato l'indirizzo di una famiglia disposta ad ospitarci. Beppe: Allora sei andato in America? Albano: Si, ospite di una famiglia Amish il che non è cosa molto consueta, perché quelle persone non sono affatto disponibili a sostenere il turismo 8 Carlo: Proprio così. L'abbinamento di cavallo ed attrezzo motorizzato equivale ad un trattore di media potenza, però, con consumi energetici drasticamente ridotti, nulli se è possibile prelevare il movimento dell'attrezzo dalla ruota del carrello. Inoltre, permette l'operatività in luoghi assolutamente preclusi al trattore. Albano: In effetti, quando uno o più cavalli tirano un qualunque carro montato su ruote danno la possibilità di trarre energia dalle ruote stesse. Questo principio l'abbiamo applicato a diverse attrezzature come spandiletame, caricaerba ecc… che ora vi faccio vedere. Beppe: Qual'è l'ultima vostra sperimentazione? Albano: Tu hai visto che attualmente il fieno viene confezionato in balle che non sono più 20 25 Kg cadauna, ma di 450 500 Kg. Sono le cosiddette rotoballe o balloni. Nel 2007, con molto studio e lavoro, abbiamo realizzato un caricaballoni trainato da due robusti cavalli, capace di caricare sopra un carro due rotoballe tramite un braccio meccanico azionato da un sistema oleodinamico con accumulo di potenza, che trae l'energia da una ruota del carro stesso. Il Caricaballoni idraulico presentato a Deltmond in Germania dove si svolge la più importante manifestazione biennale europea, vi ha ottenuto il primo premio per l'innovazione tecnica. Carlo: Mi complimento per la serie di risultati che state ottenendo. L'indirizzo di ricerca io lo amplierei anche verso i piccoli appezzamenti a coltura intensiva, a tutti i terreni difficili di collina e montagna, e verso le agricolture povere che non possono permettersi macchine costose ed energivore. Tu Albano ed i tuoi amici avete dimostrato che, con la tecnologia specifica attualmente disponibile, adatta per terreni sufficientemente comodi, in aziende fino a 50 ettari di superficie agricola, l'utilizzo dei cavalli da lavoro è gia oggi molto competitivo sui trattori. Pur rimanendo ancora ampi margini di miglioramento. Per ora, petrolio permettendo, il trattore domina ancora nelle grandissime aziende pianeggianti. Beppe: Allora, che cosa proponi? Carlo: Propongo la sostituzione del servo attrezzo “trattore” con il “cavallo pesante da lavoro”, fornito d'imbragatura universale, divisa solo per taglie e composta di un telaio rigido e d'una morbida imbottitura calzante la groppa dell'animale. Imbragatura capace di portare carichi o attrezzi motorizzati, spingere o trainare carrelli porta attrezzi, anche monoruota funzionali nei piccoli appezzamenti a colture intensive e nei terreni molto declivi. Beppe: Quali passi hai gia fatto in queste direzioni? Carlo: Il mio lavoro è frutto della mia origine contadina, di molti anni d'osservazioni e riflessioni sulle attività degli ortolani in Nichelino (TO), dei contadini nelle aree disagiate di Piemonte, Liguria e Sardegna dove è nata mia moglie. Le mie esperienze nel campo impiantistico e meccanico (secondo amore professionale) mi hanno dato le basi per ipotizzare delle soluzioni, che partendo dalle realtà di fatto esistenti, potessero risolvere al meglio la grave mancanza strumentale in questi ambienti difficili ma ricchi di potenzialità e comunque bisognosi di cure anche contro gli incendi ed i dissesti idrogeologici. Io non ho avuto la possibilità di sperimentazioni sul campo, ritengo comunque l'argomento urgente e ricco di potenzialità, Albano e il suo gruppo lo hanno dimostrato, ma anche molto complesso, pertanto, solo un gruppo multi disciplinare di studio adeguatamente finanziato, con l'appoggio di università ed industrie del settore può portare avanti gli studi con successo e dare all'Italia un importante primato tecnico e commerciale. Beppe: Vuoi concludere tu Albano? Albano: Mi piace tornare al colloquio con quel vescovo Amish cui ho accennato all'inizio della nostra conversazione. Ricordo bene che mi diceva: “Fino a 60-70 anni fa noi e gli Inglesi - così gli Amish chiamano i loro compatrioti vivevamo quasi allo stesso modo, poi loro hanno adottato tutte le tecnologie via via apparse. Ora sono alla ricerca affannosa e armata di petrolio in tutto il mondo, le loro terre sono meno fertili delle nostre e soprattutto non ce n'è più uno che sia felice”. 9 AZIONE NONVIOLENTA “Giocare” per capire, per dialogare, per agire... di Angela Dogliotti Marasso N ell'ambito delle attività di ricerca del Centro Interuniversitario IRIS (Istituto di Ricerche Intedisciplinari sulla Sostenibilità), e di sperimentazione di percorsi formativi di educazione alla sostenibilità svolti in collaborazione tra l'Università di Torino e il Centro Studi Sereno Regis è stato messo a punto un nuovo 'gioco di ruolo', che fa seguito ad alcuni altri già pubblicati su tematiche socio ambientali 1 complesse e controverse . I giochi di ruolo consentono di affrontare problemi socio - ambientali complessi e controversi attraverso una simulazione nella quale sono coinvolti i partecipanti: a ciascuno viene affidata una 'carta di ruolo' in cui sono delineati alcuni aspetti di un personaggio - dal nome, età, professione fino alle sue opinioni e comportamenti a riguardo del caso in questione. Ciascuno è invitato a 'entrare' nei panni del personaggio e a cercare di sostenerne le ragioni con la maggiore efficacia e competenza possibile. Le carte sono distribuite a caso, ed è possibile che alcuni giocatori si trovino a impersonare ruoli che non condividono: questa fase dell'attività richiede quindi di 'decentrarsi', e di vedere il problema con occhi altrui. Una volta entrati nei ruoli, i personaggi si dividono in due gruppi, che rispetto alla questione in esame sostengono due posizioni opposte. All'interno di ciascun gruppo i personaggi si presentano, e delineano insieme una strategia, in vista di un successivo dibattito. In questa fase comincia a emergere la complessità della situazione, e l'importanza di confrontarsi con altri membri dello stesso 'schieramento' coordinando e integrando le proprie competenze con quelle degli altri in vista di un fine comune. Il gioco prevede quindi un dibattito in cui due gruppi (portatori di idee opposte tra loro) si confrontano (di fronte ad alcuni 'moderatori' o a un gruppo di 'decisori'): ogni gruppo espone e argomenta con enfasi le proprie ragioni allo scopo di risultare più convincente dell'altro e di far prevalere la propria posizione. Dal punto di vista educativo questa fase è importante perché sollecita a esporre con chiarezza le proprie idee attraverso argomentazioni convincenti, e a contribuire alla presentazione collettiva nella prospettiva di 'vincere'. In una successiva fase si formano dei piccoli gruppi misti ai quali partecipano personaggi che provengono dai due schieramenti. Questa volta il loro compito - attraverso il dialogo e il reciproco ascolto è quello di mettere in luce, al di là dei sistemi di valori e degli interessi di cui sono portatori, anche i bisogni comuni, nella prospettiva di trasformare il conflitto (trascenderlo, secondo Galtung). Questa fase del gioco è particolarmente delicata, perché la nostra società è poco abituata all'ascolto rispettoso, alla sospensione del giudizio, alla ricerca riflessiva dei motivi profondi che indirizzano le nostre scelte. I giochi di ruolo che abbiamo finora pubblicato affrontano e mettono in luce l'intreccio tra aspetti sociali, ambientali, economici di situazioni ambientate per lo più in altre aree del mondo (dal Medio Oriente all'India, dagli USA all'Africa). Il gioco di ruolo sulla TAV/TAC in Valsusa ci porta a una situazione vicina, a tutti ben nota. Ma in tutti i casi emerge - attraverso la simulazione - che le dimensioni locali e globali si intrecciano, e che tutti noi, attraverso le nostre scelte e/o i nostri comportamenti, siamo parte in causa. E attraverso il gioco possiamo imparare sia a prendere coscienza della nostra posizione, sia a elaborare modalità nonviolente per interagire con gli altri. Le esperienze fatte con i giochi precedenti, e una ricerca attualmente in corso realizzata attraverso interviste a persone coinvolte nel problema TAV/TAC , ci hanno permesso di mettere a fuoco alcuni aspetti cruciali, che peraltro caratterizzano tutte le grandi questioni socio ambientali dei nostri tempi: áNessuna persona da sola è in grado di cogliere la complessità del problema in tutte le sue ramificazioni: alcuni se ne rendono conto, altri no; ámolto frequente è il meccanismo di delega: per ciò che non si conosce si tende a dar credito ad 1 Tutti pubblicati dalle Edizioni Gruppo Abele: sul conflitto Palestina Israele, sulla questione degli allevamenti intensivi di gamberi in India, sul problema della gestione delle acque in Sahel ecc. 10 ávi è scarsissima consapevolezza che esistano dei altri: per certe persone gli 'altri' sono gli scienziati, per qualcuno sono i politici, per qualcuno sono le persone che vengono direttamente coinvolte; ámentre la delega si basa su un atteggiamento di fiducia, può capitare il caso opposto: si fa cioè una scelta in negativo, perché una singola componente di uno schieramento viene considerata inaffidabile; áspesso la presa di posizione, al di là delle argomentazioni espresse, dipende da una visione del mondo profondamente radicata e il più delle volte implicita (se non inconsapevole). Questo rende problematico affidarsi a sondaggi per compiere scelte su problemi di questo genere; percorsi educativi in grado di sviluppare competenze per affrontare i conflitti in modo non distruttivo; áaltrettanto bassa è la consapevolezza che ogni azione umana, individuale e collettiva, è interconnessa con l'intera biosfera, in una rete di interdipendenze in buona misura a noi sconosciute. Il gioco di ruolo offre l'opportunità di sviluppare in parallelo sia una maggiore consapevolezza della complessità dei sistemi naturali, sia competenze per affrontare in modo non distruttivo i conflitti che emergono nella distribuzione, gestione e uso delle risorse, e cercare collettivamente dei percorsi creativi di trasformazione. CONDIVISIONE Diaro di un viaggio in Perù di Francesco Pavanello e Renata Longo Q uesta mattina sono stato svegliato da rumori nuovi: i galli che cantando a turno creano una hola, i cani che abbaiano, le accelerate dei moto taxi che contribuiscono a questo sottofondo musicale. Dapprima non capisco dove sono, sono rumori diversi dalla solita sveglia, poi ricordo il viaggio di ieri, la stanchezza della giornata che non finiva mai, il cambio di fuso orario, le immagini dell'attraversamento della città nella notte, la distesa, che pare infinita, dell'illuminazione pubblica, la calda accoglienza in comunità. Oggi è la vigilia di Natale e fervono i preparativi per festeggiare l'evento. Noi un po' spaesati passiamo la mattinata accompagnati da Luis a visitare le strutture della comunità. affetto. La comunità al momento della nostra visita è composta da 38 persone, tutte impegnate chi con i voti definitivi chi in formazione. Ci sono 18 missionarie (tra cui la triestina Roberta Masci) e 10 missionari, di cui 4 sacerdoti e 2 diaconi. Metà dei membri è italiana e l'altra metà latinoamericana o africana. Una decina di persone sono in formazione e la mattina, se il furgone “tiene”, vanno in centro a frequentare gli studi teologici: alcuni nel seminario diocesano e altri presso il seminario delle congregazioni. Lima è centro di formazione in America Latina anche per Comboniani, Salesiani, Carmelitani etc. Lima, megalopoli di 9 milioni di abitanti, è divisa in 5 diocesi: una centrale, che raccoglie i quartieri “benestanti”, e 4 periferiche, povere o poverissime. La parrocchia, situata nel “barrio” Santa Maria del Trionfo, è affidata alla Comunità Missionaria di Villaregia ed è intitolata alla Trinità, in sintonia con la spiritualità trinitaria della comunità; ha una popolazione di 120.000 abitanti, simile per dimensione a Udine o Lubiana, si trova a sud di Lima e appartiene alla diocesi di Lurin. L'attività pastorale, di fronte ad un numero di Siamo a Lima e stiamo visitando la missione della Comunità Missionaria di Villaregia: siamo venuti fin qui per conoscere come vive e opera la Comunità in Perù, ma siamo anche venuti a trovare padre Giorgio Parenzan (sacerdote triestino, ora appartenente alla Comunità Missionaria di Villaregia, già responsabile della pastorale giovanile della nostra diocesi e assistente dei giovani di Ac, nonchè vicario parrocchiale a Gesù Divino Operaio, ndr), al quale ci lega un profondo 11 abitanti così ampio, è diffusa sul territorio e si svolge attorno a 9 cappelle, dove oltre alle celebrazioni si svolgono le varie attività parrocchiali e la catechesi. altro strumento a percussione la Messa non sia ritenuta liturgicamente “valida”. Ci spiegano che questa cappella è quella della comunità più piccola, quasi in cima al serro, dove abitano le famiglie più povere della parrocchia: ci sono alcuni bambini con evidenti problemi fisici o mentali. La cappella è molto semplice, la struttura ci pare conosciuta, poi verremo a sapere che è una baracca del terremoto del Friuli trasportata fin lì per un ulteriore ciclo di utilizzo. Per completare la visita alle strutture della comunità dobbiamo attraversare un paio di isolati per andare alla casa delle missionarie e per visitare il centro medico. Il paesaggio è “interessante”, la marea di luci viste ieri sera nascondeva strade con tracce di asfalto, buchi che assomigliano a crateri, strade di sabbia, immondizie sparse ovunque che attirano “cercatori/selezionatori”, che per arrotondare la misera paga quotidiana selezionano l'immondizia per tipologia per poterla poi rivendere. Case ad un piano frequentemente non finite, piccoli negozi chiusi da inferriate, moto taxi che sfrecciano. Donde es Belem? Ci chiede una stellina, qui oltre l'oceano, oltre le Ande non sa bene in che direzione andare per cercare Betlemme. Cerca sul mappamondo ma Belem non c'è; cerca, chiede, ma non trova la direzione giusta. Con questa domanda inizia una piccola scenetta natalizia a conclusione del pranzo natalizio. Pranzo che è stato offerto, come tutti quelli che mangeremo qui, dalla Provvidenza. In questo caso il dono giunge ai missionari e ai loro ospiti dalla comunità di una delle 9 cappelle. Non è facile capire dove sia nato Gesù in un mondo così lontano dal nostro, per noi Betlemme è una città conosciuta da almeno 2000 anni, sappiamo che è in Palestina, dall'altra parte del Mediterraneo. Ma per un peruviano è un altro mondo, non gli riesce facile capire dove sia, è più semplice immaginare che Gesù è nato sulle Ande, in un posto freddo e povero appunto. Ci raccontano che la liturgia più partecipata è quella del venerdì santo, la morte in croce, ben più sentita della Messa di Pasqua, perché ci si identifica più facilmente con il dolore, con la fatica e la difficoltà della vita quotidiana che con la gioia della resurrezione. La vita quotidiana non è facile, la notizia di oggi è che una famiglia, vicina alla comunità, che stava in ospedale ad accudire il nipote di due anni colpito da grave malformazione cardiaca, la cui famiglia, vivendo in montagna, non poteva ne aveva i soldi per venire in città ad accudire il figlio, tornando a casa dopo la morte del bimbo avvenuta il giorno prima, già nel dolore più cupo, l'aveva trovata svaligiata dei pochi averi che vi erano. L'insicurezza, il furto sono aspetti connaturati di queste periferie. Nella mattinata padre Giorgio ci ha accompagnati con un veloce giro in auto per il quartiere: nonostante le strade di sabbia e le case Stiamo passando sotto un viadotto ferroviario e chiediamo cos'è, Luis ci spiega che è un progetto di cooperazione internazionale dell'Italia, la metropolitana di Lima, io ricordo che il governo Craxi aveva sbandierato quest'opera, chiedo se è utile, se collega al centro ed è funzionante. La risposta è ironica, non è mai stata completata, doveva raggiungere il centro e collegare la periferia sud a quella nord, ma si ferma alcuni chilometri prima: la parte completata non serve a nulla, viene attivata solo alcune volte per mantenere in efficienza la linea. La casa delle missionarie è un'oasi, un luogo accogliente: un piccolo giardino fiorito dà ristoro non solo alla vista ma anche allo spirito. Al vicino centro medico stanno distribuendo la cioccolata alle persone in attesa, scopriamo che è una tradizione natalizia. Il centro, pur spartano e funzionale, è in piena attività. Si entra nella sala d'attesa: ci sono mamme, anziani e bimbi. Colpisce subito che lo spazio per il personale è separato da una grata di metallo. I furti e la violenza sono un problema molto frequente e comune. Per la celebrazione della vigilia andiamo con padre Giovanni e Bruna alla cappella di Virgin Immaculata, dove veniamo accolti calorosamente, baciati e abbracciati dai parrocchiani. La celebrazione è molto partecipata, ci presentiamo e alla fine e tutti ci vogliono ringraziare del solo nostro essere a fianco a loro per questa festività. La musica e il canto sono vivaci e gioiosi e verso la fine della nostra permanenza nascerà in me il sospetto che senza almeno 2 tamburi, una chitarra e qualche 12 non finite si leggono subito grandi differenze sociali. Chi è emigrato in Usa o in Spagna o in Italia è riuscito a mandare a casa i soldi per far “bella” la casa, intonacare la facciata principale e colorarla. Si vive in mezzo ad un deserto che è la caratteristica di quest'area geografica, i monti “serri” che chiudono il panorama sono abitati quasi fino alla cima. Più sali meno servizi hai, non c'è l'acqua, la fognatura e le case diventano scatole di cartone e compensato. Saliamo sulla cima di un serro e vediamo la distesa di case a perdita d'occhio, la polvere della sabbia, mista all'umidità offusca il cielo e la vista da lontano è limitata. Ci colpisce una baracca di cartone e legno con la scritta Comeodor, chiediamo cosa siano, e alcuni giorni dopo Bruna ci accompagna per una visita ad alcuni di questi. Sono delle mense popolari costituite una quindicina di anni fa, inizialmente dalla Caritas e poi sostenute dal governo, per far fronte ad un periodo di grande povertà. Danno da mangiare per circa un soles (25-30 centesimi) a persona. In origine le donne si davano i turni per cucinare, chi lavorava poteva portare a casa gratis 5 pasti. Oggi frequentemente sono sempre le stesse donne a cucinare. Ma il servizio continua per gli adulti e anche i bambini, che possono passare a prendere il pasto finita la scuola, oppure prima di iniziarla (qui i doppi turni sono la norma), consentendo alle mamme di poter tornare più tardi dai lavori occasionali che trovano nel centro città. Adesso che è estate e non c'è la scuola sono diminuite le richieste, i pasti preparati in quello visitato si aggiravano tra gli ottanta e i centocinquanta, ma durante il periodo scolastico la richiesta aumenta. I comedor che visitiamo sono molto diversi, semplici, essenziali: ci sono alcuni pentoloni, un fornello e delle donne che tagliano e puliscono le verdure. Colpisce la provvisorietà di queste strutture, pareti di cartone, tetti in lamiera appoggiata, pavimenti in terra battuta, acqua alle volte corrente altre in secchi, la pulizia non impeccabile. Hermana Bruna è salutata ed è accolta calorosamente in ogni comedor: è lei che visitandoli tiene i contatti tra questi e la parrocchia. La Comunità cede ad alcuni dei comedor, a prezzi simbolici e concordati, i viveri che riceve dall'Italia ed anche da aziende di Lima. Ci sediamo e ci troviamo quasi subito di fronte ad un piatto fumante di pollo e verdure cotte e ad un bicchiere di Inca Cola. Mi prende una stretta allo stomaco: se mangio il mio intestino reggerà? Se non mangio offendo certamente. Affronto con fatica le prime forchettate superando con difficoltà l'ansia, ma il cibo è buono e non avrà effetti secondari. La signora che ci ha offerto il pasto è andata a prendere a casa sua le posate con cui mangiamo, non ci ha dato quelle usate da tutti. La bibita analcolica nazionale invece è proprio difficile da deglutire: sa di gomma americana. Perù Il Perù è una democrazia di tipo presidenziale. È una democrazia fragile, con frequenti e pesanti casi di corruzione e appropriazione indebita ai più alti livelli istituzionali. In questo momento un peruviano su tre vive a Lima, mentre ogni anno lasciano il Perù principalmente verso gli Stati Uniti, la Spagna e l'Italia oltre 200.000 persone, un vero esodo. Lima ad inizio secolo contava circa 100 mila abitanti. Il drammatico aumento della popolazione della capitale verso la fine degli anni 80 è in parte conseguenza del conflitto armato nelle Ande tra i terroristi marxisti-maoisti di Sendero Luminoso e l'esercito: oltre 80.000 civili uccisi, almeno un terzo dei quali ad opera dell'esercito. Una commissione denominata “Verità e riconciliazione” ha lavorato negli ultimi anni per raccogliere testimonianze e far luce sull'evolvere degli eventi, perchè la quantità di persone coinvolte, le atrocità commesse sia dai guerriglieri che dall'esercito richiedono un processo lento di presa di coscienza, per ricostruire un tessuto sociale in cui l'altro non sia soprattutto una possibile spia del nemico. Le statistiche dicono che almeno il 25-30% delle case non ha l'acqua corrente, mentre l'illuminazione pubblica è ovunque, uno sterminato tappeto di luci che disegna la notte. La città è divisa in quartieri coordinati da municipi. Ogni quartiere ha caratteristiche ben definite ed è facile riconoscere il tenore di vita degli abitanti dallo stato delle case e delle strade. Contraddizioni Un pomeriggio andiamo a Lima per incontrare 13 una socia Servas. Servas è un associazione internazionale di ospitalità e conoscenza tra viaggiatori: avevamo contattato Luigina con la scusa che parlava italiano per poter conoscere alcuni aspetti di Lima visti da un cittadino che vi è nato e vi vive. Le chiediamo di visitare con noi il centro storico, la zona del Duomo, del Palazzo del governo dell'epoca coloniale e scopriamo strada facendo che lo fa per ospitalità ma molto contro voglia. Ci accorgiamo di aver messo in difficoltà la ragazza, che passeggia veloce, insicura, tenendosi stretta la borsa, nascondendo la catenina d'oro e tappandosi il naso. La paura è evidente, ci spiega che non è il suo quartiere, che per le donne è pericoloso perché gli uomini rubano le borsette e non solo. Ci porta quindi nel quartiere di Miraflores, dove pare di essere in una qualsiasi città europea, in un caffè ci racconta di sè e di come vive a Lima. Dai suoi racconti emerge con evidenza che ci sono delle vite parallele, che chi vive in centro non conosce cosa succede in periferia. Approfittiamo di un supermercato “all'europea” per cercare del latte fresco, perchè a colazione normalmente si usa il latte evaporato ed alcune italiane della comunità ci hanno confidato il rimpianto per il “latte vero”. Dopo aver passato alcune ore nella parte centrale di Lima in compagnia di Luigina ammettiamo che, se avessimo organizzato un viaggio per visitare il Perù, avremmo cercato un albergo a Miraflores, le guide lo consigliano, è il quartiere più moderno della città, oppure con ogni probabilità è in quel quartiere in cui avremmo trovato ospitalità attraverso un'associazione internazionale come Servas. Vi abbiamo visto anche la sede peruviana del movimento scout. Ma molto probabilmente non avremmo colto le enormi contraddizioni che in questa metropoli vi sono. preparazione affidando ad ogni incontro un contenuto da comunicare quella settimana ai loro bambini, lo stesso argomento verrà ripreso la domenica dopo la Messa nell'incontro dei bimbi, ma sarà una attività giocata di rinforzo a ciò che i genitori hanno già raccontato in casa. È stato bello, rientrando a Trieste, trovare che una nostra amica, appassionata educatrice e catechista, sta proponendo di usare lo stesso metodo anche qui; 3) l'anno liturgico, nella nostra esperienza, si sviluppa in parallelo con le attività della parrocchia: il Natale con l'Avvento e la Pasqua con la Quaresima, che nella loro corretta successione cronologica ci accompagnano dall'autunno alla primavera; i più tenaci proseguono le attività fino a Pentecoste o al Corpus domini. È curioso che il Natale qui sia la festività di fine anno sociale, che la Quaresima possa cadere in piene vacanze estive (ve la immaginate una Quaresima passata a Barcola o a Lignano …?!) e che la Pasqua sia la prima festa dell'anno sociale, quella con cui si “ricompattano” le file delle attività parrocchiali! 4) Sempre a proposito di liturgia: la Via Crucis è molto partecipata, mentre la veglia pasquale e la Messa di Pasqua sono poco sentite: la vicinanza a Cristo sofferente non sfocia della gioia della Resurrezione. La creatività pastorale ha portato a celebrare durante la notte di Pasqua la “Via Lucis”, che dalle cappelle si snoda fino alla chiesa parrocchiale dove celebrare la Messa della notte di Pasqua. Intorno agli anni '80 la Chiesa italiana nella sua azione pastorale sceglie di ispirarsi al tema “Comunione e Comunità”, in quanto il mistero della comunione, centro del pensiero ecclesiologico del Vaticano II, e la sua traduzione in vita sono colti come premessa indispensabile di ogni rinnovamento. La Comunità di Villaregia nasce proprio in quegli anni e, come giovane Opera ecclesiale, si inserisce anch'essa in quella corrente di grazia che investe la Chiesa per rispondere alle attese dell'uomo contemporaneo. Essere Comunità per la Missione ad gentes è il dono specifico ed originale di cui lo Spirito ha voluto farci depositari, si legge nel sito. Per condurci a questa meta, il Signore ha posto tre pilastri a fondamento della Comunità: essere Comunità per la missione, sostenuta dal Dio provvidente. La Comunità, che ha ottenuto il riconoscimento pontificio il 26 maggio 2002, è presente in Italia, in Brasile, in Perù, a Porto Rico, in Messico e in Costa d'Avorio. Aspetti pastorali Alcuni aspetti dell'attività pastorale che mi hanno colpito: 1) il definirsi e quindi il sentirsi “una comunità parroco”, quindi una corresponsabilità forte tra missionari e missionarie, tra sacerdoti e laici consacrati. Penso alla solitudine di tanti parroci anche nel caso di parrocchie affidate a congregazioni religiose, alla fatica di vivere in pienezza questo servizio negli anni. Trovo allegramente e seriamente innovativa questa modalità di vivere il servizio di essere parrocchia; 2) la catechesi per la prima comunione è detta “catechesi famigliare”. Ci metto un po' a capire, la proposta è semplice ma impegnativa: le famiglie che chiedono per i loro bimbi la Prima comunione si fanno responsabili della preparazione dei loro figli. I genitori frequentano incontri settimanali con i catechisti, che con loro fanno un cammino di 14 Della fortuna e della bontà dei nostri desideri di Enzo Sanfilippo interesse in un'attività economica. Qualcuno, anche dentro la Cooperativa, considera questa una vera “impresa da matti” E fin qui niente di strano, considerato il contesto…. Come in ogni impresa che si rispetti, esaurita la fase ideativa, bisogna pensare ai soldini. È dunque arrivato il tempo di incrementare le vendite e abbiamo perciò deciso di sperimentarci come ambulanti nei mercatini rionali della città. Una collega era andata qualche mese fa all'assessorato attività produttive del comune per chiedere le informazioni sui costi di locazione e sui vari adempimenti per iniziare questa avventura, ma era stata presto bloccata dall'impiegato di turno che, in maniera abbastanza perentoria, le aveva detto: «presso i mercati possono esporre e vendere solo le “ditte individuali”. Se il soggetto di cui lei mi parla è una cooperativa (poco importa se della tipologia “sociale”, cioè finalizzata all'inserimento di persone svantaggiate), non può presentare l'istanza». Certo era un piccolo colpo, ma pensai: «se si tratta (come in realtà si tratta ) di una legge, dovremo lavorare per modificare questa legge. I tempi non saranno brevi, ma perseguiremo questo obiettivo: far presentare una proposta di legge che riservi in ogni mercato uno spazio per le cooperative sociali. Ne parlai con una mia amica consigliere comunale, la quale mi indirizzò a sua volta da una sua collaboratrice che mi confermò il dispositivo legislativo, ma che, saggiamente, mi consigliò di chiedere ancora un incontro con un funzionario dell'assessorato per avere un parere definitivo sulla materia. Con santa pazienza richiesi più volte un incontro con questa persona cercando di superare i filtri delle varie segretarie che ogni volta mi dicevano: «dica pure a me di che si tratta e io riferirò alla Dottoressa». Alla fine l'appuntamento fu fissato e, 10 febbraio 2008 ari amici, quest'ultimo periodo è stato per me molto intenso e pieno di elementi positivi (qualcuno potrebbe leggere la cosa con “un quadro astrale favorevole”). Fatto sta che alcune cose che mi sono successe, mi danno grande voglia di vivere in questo mondo che, visto da altre prospettive mentali o forse semplicemente da altre postazioni geografiche, sembrerebbe molto triste, per alcuni un vero e proprio inferno. Voglio condividere con voi e riflettere sul senso di questi eventi poiché penso che da essi se ne possa trarre un insegnamento collettivo. Non mi va infatti di essere considerato una persona “fortunata”. Questo modo di pensare può generare invidia che è un atteggiamento distruttivo che causa una serie di reazioni a catena che rovinano il mondo. Pertanto se non si tratta di “fortuna” mi piace scoprire e condividere con voi perché, secondo me, certe volte le cose vanno bene e certe altre vanno male, se questa storia del bene e del male che ci capita “a caso” non nasconda invece una nostra ignoranza, superata la quale, in realtà, non c'è più bene e male ma solo una evoluzione del nostro mondo, un'evoluzione che passa anche attraverso sofferenze e incertezze, ma che ci porta verso maturazioni sempre più avanzate. C Vi racconto una delle cose che mi sono accadute ultimamente. Come molti di voi sanno, ormai da più di un anno ho scelto un Vivaio di Piante grasse come luogo in cui esercitare il mio ruolo di sociologo presso il Dipartimento di Salute Mentale. Infatti, dovendomi occupare di “inclusione sociale” e inserimento lavorativo di persone che hanno avuto o hanno tuttora problemi di malattia mentale, ho scelto di farlo sfruttando un mio hobby (quello dei cactus) e cercando di condividerlo con vari utenti del Dipartimento di Salute Mentale, anch'essi interessati a questo genere di piante o più in generale alla campagna e alla natura. (Per chi fosse interessato ho scritto assieme ai miei colleghi del Dipartimento e della Cooperativa Solidarietà vari opuscoli che spiegano la storia di questo progetto) Conclusa la fase di formazione del gruppo che è 1 durata più di un anno, . stiamo ora cominciando a proporci l'obiettivo di trasformare un gruppo di 1 Questo primo obiettivo è stato raggiunto poiché si è costituito al Vivaio un gruppo di circa 15 persone costituito da utenti in cura presso vari servizi di salute mentale, persone normodotate con funzioni di tutoraggio tecnico,operatori del Dipartimento di Salute Mentale (io e una collega psicologa) con funzioni riabilitative e di coordinamento della rete sociale, operatori della cooperativa con funzioni di coordinamento gestionale e amministrativo . 15 con la Vice Presidente della Cooperativa, ci recammo in assessorato, convinti solo di adempiere un passaggio necessario, ma non assolutamente sufficiente per raggiungere il nostro obiettivo in breve tempo. Fummo spiazzati invece 2 da un interlocutore gentile e intelligente , che, 3 resasi conto della incongruità della legge e della bontà del nostro intento, immediatamente cercò di trovare l'escamotage (ovviamente legale), per raggiungere, nel giro di un paio di mesi il nostro agognato obiettivo imprenditoriale; seduta stante ne parlò con l'assessore (che ci fu addirittura presentato durante l'incontro) e si mise al lavoro per la risoluzione tecnico-amministrativa del nostro problema. Da un successivo contatto telefonico ho saputo che la cosa è andata a buon fine e, dal primo di aprile la cooperativa (come in passato altre onluss) gode di un permesso speciale per esporre e vendere le sue piantine in cinque mercati della città. Da quest' esperienza provo a trarre alcuni insegnamenti. 1. Molti nostri desideri trovano ostacoli nel momento in cui mettiamo in piedi una strategia per perseguirli. Il problema non è l'ostacolo (che spesso, prima o poi, si supera), ma la bontà del nostro desiderio. Se, in coscienza, siamo convinti della bontà dei nostri obiettivi dovremmo convincerci che non siamo noi a doverci adeguare alla realtà (attuale) delle cose, poiché noi facciamo parte di quella realtà e adeguandoci ad essa bloccheremmo la sua possibile evoluzione. Al contrario è la realtà che in quel caso deve adeguarsi a noi e la bontà dell'obiettivo sarà il motore del cambiamento. Nel piccolissimo esempio da me vissuto una soluzione amministrativa già sperimentata rischiava di cadere nel dimenticatoio. Il conformarsi poi ad una legge dello Stato avrebbe bloccato un percorso che, al momento continuo a ritenere positivo, evolutivo per le persone coinvolte e per la collettività in cui esse sono 4 inserite . Vari altri problemi del Vivaio si stanno dipanando con modalità e circostanze simili (il reperimento di volontari, di risorse strutturali, ecc.) 2. Ma come si fa ad essere sicuri della bontà dei nostri desideri? Tutti percepiamo infatti che molto spesso i nostri desideri contengono, almeno in parte, delle nostre negatività: soprattutto sete di profitto, di dominio, di possesso. In una parola direi egoismo. Vorrei a questo proposito, richiamare la preghiera “Oh Dio di Verità” di Lanza del Vasto, quando dice: Quello che mi chiedo è: in che situazione ci troveremmo oggi se ci fossimo accontentati della prima risposta data dal funzionario: se cioè ci fossimo limitati a rispettare la legge esistente rinunciando al perseguimento rapido di un obiettivo sociale e imprenditoriale? Provo a immaginare: - le vendite di piante, nonostante gli sforzi di organizzare stand presso parrocchie e circoli vari non sarebbero aumentate significativamente. In cooperativa sarebbe cresciuta ancor più la convinzione che questo è un settore che non va, sarebbe venuta meno la speranza di poter pagare in futuro - con i proventi di un'autonoma attività produttiva e commerciale - gli operatori e i vivaisti, molti dei quali a poco a poco, anche loro malgrado, avrebbero abbandonato il vivaio e la cooperativa in cerca di nuove occasioni di lavoro. … Noi ti lodiamo, Signore, per quanto ci esaudisci, perchè questa preghiera è già un esaudimento, perchè noi ci rivolgiamo insieme a te, eleviamo il nostro volere, purifichiamo il nostro desiderio e poi ci accordiamo… Al di là della spiritualità di tipo teista di Lanza del Vasto, in cui non tutti si riconosceranno, ritengo 5 tuttavia che molte persone, diversamente credenti , possano concordare sul fatto che ogni uomo sia chiamato a compiere un “lavoro su di sé”, per capire quanto di ciò che egli desidera possa essere purificato, modificando pertanto continuamente i propri orientamenti verso la realtà esterna. La seconda parte del lavoro sta invece nella dimensione collettiva in cui si definisce insieme il desiderio e ci si accorda affinché possa diventare una volontà comune….La buona riuscita di questo 2 Situazione questa ormai veramente rara presso i nostri uffici pubblici…. 3 Si tratta di una legge regionale su cui penso si possano riscontrare vizi di incostituzionalità dal momento che la tutela della cooperazione è sancita dall'art. 45 della Costituzione italiana che riconosce la funzione sociale della cooperazione a base mutualistica e senza finalità di speculazione privata, impegnando lo Stato a promuoverne lo sviluppo: mi chiedo: dove erano le centrali cooperative (Lega, Unione, Confcooperative, ecc. quando è stata scritta questa legge? ) ma non voglio qui aprire una riflessione politica che pure andrebbe fatta ma che snaturerebbero il contenuto di questa condivisione che riguarda aspetti di natura esistenziale, psicologica,spirituale. 4 Potrei domani perdere questo convincimento e rivedere le conclusioni che sto traendo. 5 Cosa vuol dire “non credenti” ? 16 lavoro che necessariamente passa attraverso conflitti sarà un' ulteriore verifica della bontà degli obiettivi da cui eravamo partiti. nuova definizione altrimenti si va di equivoco in equivoco. Gandhi istituì addirittura un concorso di idee per coniare il termine satyāgraha dal momento che il termine resistenza passiva, in uso per rappresentare ciò che lui andava proponendo e mettendo in pratica non lo soddisfaceva affatto. Ma il nostro vocabolario contiene vari termini che a mio avviso possono essere usati all'uopo. Uno di questi è responsabilità ossia possibilità di prevedere, scegliere e correggere il proprio comportamento in funzione delle domande e delle sfide che la realtà del mondo ci pone. A questa possibilità possiamo educarci quotidianamente come singoli e come gruppi, nel tentativo di con-formarci alle leggi evolutive del mondo, leggi che richiamano dimensioni profonde e comunque plurali e pertanto non scrivibili in nessun codice 6 una volta per tutte. 3. La parola “legalità” secondo il Grande Dizionario dell'uso di Tullio De Mauro significa “l'essere legale, conforme alla legge”. Per favore non venite a dirmi che significhi più di questo, altrimenti dovremo trovare un altro termine che significhi solo questo. Ciò che voglio dire, con una certa forza, a tanti amici e gruppi che parlano con grande enfasi di legalità è che sulla legalità non può basarsi nessuna educazione (centrata su un libero lavoro maieutico), nessuna politica (chiamata a cambiare e/o a scrivere nuove leggi, ), nessun lavoro spirituale (basterebbe leggere il Vangelo e riflettere su cosa ci dice a proposito della legge). Se dobbiamo esprimere un concetto che non trova un corrispettivo terminologico bisogna trovare una ARCA NEL MONDO Rapporto attività dell'Arca francofona (traduzione a cura di Laura Lanza) L gli interventi attuali dell'Arca a Tata a Buenos Aires (Casa del Arca), così come Jeunesse et Nonviolence sul piano dell'Educazione. L'esposizione ha riscosso successo e gli incontri molto interesse. Continuiamo le relazioni con la Casa del Arca, in questo momento con Kaatje Borquez che cerca di migliorare i lavori della coop di lavori a maglia animata da Monica. Vendiamo una parte dei loro prodotti per aiutare laggiù le donne delle bidonville. Cerchiamo sovvenzioni e sponsor per finanziare le spese di trasporto. Buona collaborazione fra noi. Stiamo lavorando al nostro sito internet per facilitare i rapporti con gli altri gruppi della regione (MAN, MIR, MOC, Pax Cristi…), con l'Argentina e con gli altri gruppi dell'Arca www.communautearchelorraine.org/index.htlm 'Arca in Francia è suddivisa in 5 Regioni: Ouest: Nantes, Riec sur Belon: In questa regione vivono 6 impegnati che partecipano abbastanza attivamente nella vita associativa locale e nelle attività non-violente molto sviluppate in quelle zone: OGM, PAC, EPR, BIO…. Molto attiva la rete “Cohérence” di Jean-Claude Pierre. Est: Strasbourg: Partecipato alla manifestazione anti-EPR così come al digiuno di 7 giorni per moratoria OGM. In ottobre 2° incontro “Nonviolenza in Alsace” con 50-60 membri di altre associazioni (MAN, SOC,Pax Cristi ecc…) L'Ebrouelle: 3 impegnati che accolgono diversi giovani in difficoltà. Partecipano attivamente al collettivo regionale della Decénie “Non-violenza e Pace Lorraine”; hanno animato la Giornata della Pace a Sion in settembre. Rhones-Alpes: Casa di St.Antoine, fraternità village St.Antoine, Valence, Lyon, Annecy et 6 Questo termine non è legalismo, termine dispregiativo ,poiché la legalità non sempre è negativa! Ho già affrontato questo argomento nel volume da me curato Nonviolenza e mafia, Trapani, DG Editore, 2005 Lorraine: Al Consiglio Generale di Nancy, in novembre, il gruppo dell'Arca ha allestito uno stand al Mercato del Mondo. Abbiamo presentato 17 fraternità du sud-est. Incontro con i giovani Jean-Baptiste Nedelcu ci ha parlato della sessione per i giovani sulla vita comunitaria che ha organizzato a St Antoine con Maria Legland e Maria Ochoa. È molto motivato nel trasmettere cosa è l'Arca perché altri si possano interessare e impegnarsi. Questa sessione è stata un successo, molti sono stati toccati nel profondo, sia i giovani che le persone della comunità, e probabilmente l'iniziativa verrà ripetuta. Jean Baptiste ha scritto un articolo al riguardo nelle Nouvelles de l'Arche. - Salone di Ecohabitat. Incontro regionale di primavera a Montpellier con Daniel Vigne. Gli incontri à Mèze (50-70 persone) avranno per tema quest'anno “Lo spirituale, il religioso, il sacro” con F. Rognon. La Borie: Accoglienza: gruppo di una quindicina di persone in formazione agricola - Assemblea generale della SCI (società proprietaria del Domaine) gruppo dei postulanti di St Antoine Sesshin - Campo di famiglie - Campo giovani “Jeunesse et Non-Violence” a Jaoul - Gruppo del MIR italiano - Campo internazionale di scambio interculturale per l'educazione alla non-violenza (Jeunesse et Non-violence in collaborazione con 'Palestinian Vision', 'I Rabbini per i diritti umani' e 'Paz y Trabajo') per ragazzi da 18 a 25 anni provenienti da Palestina, Iaraele, Spagna e Francia sul tema dell'educazione alla pace e alla risoluzione dei conflitti mediante la non-violenza. Eventi: partecipazione al convegno su Lanza a Toulouse e sessione di canto con M.Pierre Bovy, formazione intensiva con Rhédouane, animatore CNV di Montpellier. Casa comunitaria di St Antoine: continuiamo, come facciamo da diversi anni ormai, i nostri vari interventi nelle scuole. Anna ha presentato Lanza del Vasto in una scuola soufi e ha parlato di nonviolenza e di OGM in Vandea. Abbiamo partecipato anche ad iniziative nel nostro villaggio, per es. al “Festiforum” dove vi sono state conferenze e laboratori su temi come l'ecologia e vita alternativa. Jorge ha partecipato alla fine di dicembre all'incontro Zapatista in Chapas in Messico e ne ha approfittato per passare qualche giorno con loro. Abbiamo così potuto avere notizie dirette di cosa succede in quei luoghi. Seguiamo e sosteniamo anche Anna nelle sue peripezie con la giustizia per l'azione contro gli OGM e abbiamo accettato di prestarla ancora alla CANVA fino alla San Michele data alla quale rinnoveremo tutti gli incarichi per i prossimi 3 anni. A febbraio si è svolto “Salon Primevère” a Lyon dove un gruppo di noi e dell'Arca della regione ha tenuto uno stand comune. In giugno Michel Nodet ha partecipato all'incontro di Churgh & Peace. In agosto sessione “Carrefour della non-violenza” con la CNV. Incontro di Pentecoste: Proposte per i prossimi anni : che uno schema di tutto ciò che c'è da fare sia trasmesso da un anno all'altro. - Lasciar posto alla creatività e personalità di ogni regione - Una piccola équipe fissa dovrebbe lavorare con le varie regioni - Prendere contatto con una persona del gruppo dell'anno precedente - Legami via internet La Fleyssière: durante l'inverno-primavera: un gruppo di “faucheurs” (falciatori OGM) è venuto a lavorare con noi; poi dei “déboulonneurs de pub” (“buttafuori dei pub”) ci hanno chiesto una sessione di formazione alla non-violenza e alla vita spirituale. Scoperta della CNV con la presenza di Rhédouane, con il quale speriamo di continuare la formazione. Inoltre una giornata di scambio con J.Marie Muller sui suoi interventi in Africa e Israele. Le nostre sessioni estive: “Gestione dei conflitti”, “Danze dei Balcani”, “Yoga e passeggiate nei boschi” Amici di Nogaret: varie sessioni SVIZZERA : Bienne, Fribourg, Lausanne, Yverdon, Neuchatel e alcuni membri in Svizzera tedesca. Sei impegnati vivono (con altri) in comunità a Chambrelien. Le azioni e l'impegno dei membri sono generalmente di tipo personale o condotti in seno ad altri gruppi (in Svizzera, densamente popolata, vi è un tessuto associativo locale forte). Qualche esempio: partecipazione alle azioni contro il mais transgenico - interpellanza del nostro Ministero Affari esteri a proposito dell'intervento di Israele nel Libano petizione contro l'esportazione di materiale per la guerra viaggio in Israele e contatti sul posto con bambini arabi edizione del libro di François Choffat “Hold up sulla salute” (opera molto interessante che ci riguarda tutti, medici, malati, terapeuti) Montpellier, Perpignan, Sud-Méditerrannée: Toulon, Hauts cantons (Case comunitarie e Bédarieux), Larzac. Il collettivo per la nonviolenza dei Hauts Cantons, al quale partecipano attivamente i membri dell'Arca del settore, ha organizzato una conferenza con J.M. Muller il 31 marzo; il 27 ottobre verrà P. Tahbi a Bédarieux. - Il gruppo “Habitat solidarie” ha tenuto uno stand il 6 maggio a Ceilhes al 18 pubblicazione e programmi radiofonici su Pierre Ceresole, fondatore del Servizio Civile Internazionale sostegno all'azione dei Cousin nel Burkina Faso….. Oltre alle attività agricole e di accoglienza a Chambrelien, Suzanne Jossi-Jutzet dirige ora una scuola materna (tipo Steiner) in una delle case della comunità. - - BELGIO: Per informazioni vogliate contattare gli amici e impegnati del Belgio - Georgia Henningsen tel. 00322 7353831. Un nuovo gruppo di amici dell'Arca si incontra da due anni ogni 2 mesi a Parigi. Per informazioni: François Refrégiers ([email protected]) - sta lavorando Michèle); Fondamenti e organizzazione della comunità dell'Arca; Dépliant di presentazione dei gruppi, delle fraternità e delle case comunitarie nei vari paesi e indirizzi delle persone da contattare; Tecniche della comunicazione non violenta: risoluzione dei conflitti, diverse possibilità di riunione, come prendere le decisioni…. Storia delle grandi religioni….” Abbiamo dato molto del nostro tempo e energia per la preparazione del “contenuto” dei laboratori e/o incontri per l'Assemblea annuale di St. Antoine, che abbiamo considerato essere un momento di formazione continua per i membri impegnati e un'occasione d'immersione nella cultura dell'Arca per tutti i nuovi partecipanti. Formazione : Questa équipe, composta da Chantal, Criquet, Claude e Michèle si è riunita 4 volte nel 2006 e due per ora nel 2007. Qui di seguito l'ordine del giorno del nostro incontro del 5 maggio a Montpellier : 1. Lavoro sul cammino del postulante dalla richiesta fino all'impegno: - La sua richiesta: a chi deve trasmetterla ? - Il tutore e il gruppo di riferimento - La durata e il contenuto della formazione - Il discernimento e la decisione - L'impegno Abbiamo considerato importante proporre che vi sia la presenza di un tutore per un rapporto più personale nell'approfondire l'insegnamento e per entrare eventualmente in un ciclo di formazione già iniziato nel caso di un nuovo arrivato. Abbiamo stabilito un elenco di temi che dovrebbero far parte di una carpetta da dare a tutti i postulanti (ogni paese nella propria lingua) : Storia della nonviolenza e dei suoi testimoni; - Cronologia dell'Arca (documento al quale Lanza del Vasto e la settimana di Solidarietà Internazionale a Louviers Q uest'anno, per “la settimana della solidarietà internazionale”, che da molto tempo viene organizzata a Louviers, in Francia, l'Amministrazione Comunale di quella città, l'Istituto di ricerche e di formazione del movimento per una alternativa non-violenta (IFMAN), il Movimento per una alternativa nonviolenta (MAN), il Comitato francese del gemellaggio Louviers-San Vito, hanno voluto far coincidere l'inizio delle varie manifestazioni in programma con il 40° della conferenza che Lanza del Vasto tenne nella città di Louviers il 17 novembre 1967. L'incontro-dibattito che è stato proposto ha avuto per tema “Lanza del Vasto una via per la Pace”. All'iniziativa è stata invitata una delegazione del Comune di San Vito composta dal Sindaco, 19 l'assessore alla cultura e dal responsabile della biblioteca G. Zaccaria (responsabile a S. Vito delle opere e documenti di Lanza presenti in loco); è stata anche invitata la responsabile generale della Comunità dell'Arca Michèle Le Boeuf. Alla manifestazione erano presenti anche alcuni fra gli organizzatori della conferenza di Lanza del 1967 fra i quali Fernand Hing. Quest'ultimo, di origini vietnamite, conobbe Lanza nei primi anni '50 nella comunità dell'Arca presente in Marocco dove viveva. Trasferitosi poi in Francia nella Comunità della Borie Noble, da questa andò , a piedi, in varie città francesi, per far conoscere il pensiero di Lanza, fino ad arrivare a Louviers, dove si stabilì. Fu lui che nel 1967 propose agli amici di invitare Shantidas a Louviers. [dal mensile «Il Punto» n. 12, Dicembre 2007 , San Vito dei Normanni (BR)] Notizie da «Nouvelles de l'Arche» P ubblichiamo alcune notizie estratte dal notiziario dell’Arca Francese termine. L'Arca non è un partito politico, nè una chiesa, né una setta. Il suo operare per la giustizia, la pace, il rispetto dell'altro la porta a condividere molti dei suoi impegni con altri movimenti. In ascolto delle preoccupazioni sociali del momento, l'università estiva dell'Arca propone di riflettere assieme sulle ricerche alternative, ascoltare ciò che di nuovo viene detto a proposito della nonviolenza, approfondire lo sviluppo personale, progredire nel riconoscimento della dimensione personale dell'essere. Conferenze e tavole rotonde: - A proposito della conciliazione, con Daniel Vigne(dottore in filosofia e teologia): “Le cose e gli esseri non sono pensabili senza i legami che li mettono in relazione gli uni con gli altri. Questo è vero su tutti i piani: spirituale e concettuale, ma anche naturale, biologico, ecologico…niente è a se stante, tutto è in relazione” Tutta l'opera di Lanza del Vasto può essere posta sotto il segno della Conciliazione. La sua filosofia centrata sull'idea di relazione, la sua visione dell'uomo in ricerca di unità esteriore e interiore, i suoi impegni sociali, il suo progetto comunitario, la sua riflessione religiosa…Vedremo come l'idea della “coincidenza degli opposti” abita e anima questo pensiero potente, senza dubbio uno dei maggiori del XX secolo. Segue Forum e scambio di opinioni. - Piste per la decrescita. Proiezione-conferenza seguita da discussione, con François Schneider (esperto ricercatore in ambiente e decrescita) Si tratta di ridurre la produzione, ridurre il consumismo e dividersi il lavoro perché nessuno sia escluso. Trasformare la maggior efficacia e una Appuntamenti: Parigi 30-31 maggio/1 giugno: “Salone delle Iniziative di Pace” presso la Cité des Sciences et de l'Industrie de la Villette a Parigi. Come ogni anno vengono presentate molte iniziative da parte degli espositori, animazioni di vario genere e un ciclo di tavole rotonde e conferenze che mostreranno la cultura della non-violenza e di pace nelle sue diverse dimensioni: educazione, giustizia, risoluzione dei conflitti, mediazione, diritti umani, sviluppo sostenibile, dialogo interculturale e interreligioso, disarmo. UNIVERSITÀ ESTIVA DELL'ARCA La Borie Noble, La Fleyssière, Nogaret, 18-19-20 luglio 2008 L'iniziativa si rivolge ad ogni persona interessata all'esperienza dell'Arca e che desidera condividervi la propria esperienza. Attraverso ateliers, tavole rotonde e insegnamenti essa potrà far partecipe gli altri di ciò che la fa vivere e accogliere il sapere di cui gli altri sono portatori. Questa università estiva s'ispira alle università popolari che furono lanciate dal pastore luterano danese Nicolai Frederik Severin Grundtvig (17831872). Lo scopo non è determinare scelte politiche, come le università estive dei partiti politici, nè insegnare saperi nel senso universitario del 20 - maggiore sobrietà in tempo per sé e per gli altri, in ecosistemi protetti, in relazioni umane…piuttosto che lasciarsi prendere a livello individuale e sociale da un “SEMPRE PIÙ” dagli effetti distruttivi, legato alla visione espansionistica della crescita. - La disubbidienza civile, conferenza e tavola rotonda condotta da Jean Baptiste Libouban “Sopprimere la disubbidienza civile, equivale a mettere la coscienza in prigione” (Gandhi) Perché e come alcuni fra noi si sentono obbligati a disubbidire alla legge quando tutte le vie democratiche sono chiuse, e quando si tratta di difendere i diritti umani o di lottare contro pratiche che mettono in grave pericolo l'ambiente in cui viviamo. Con la partecipazione del DAL RESF (Alain Richard) e FAUCHEURS VOLONTAIRES (José Bové) Teatro La rigenerazione attraverso il camminare afgano: sincronizzazione armonica del passo e del respiro che permette una pulizia salutare a livello cellulare e apre la via alla conoscenza di sé ponendosi presenti al presente. GRUPPI DI LAVORO - Lanza del Vasto, una filosofia della Relazione, con Daniel Vigne - Comunicazione non-violenta (CNV), con Bernard e Simone Dangeard - Giochi cooperativi, con Alain Joffre - Impegno in azioni di disubbidienza civile, incontri con persone che partecipano ad azioni di disubbidienza civile, coordinati da Jean B. Libouban. [da «NOUVELLES DE L'ARCHE» N.3 aprile,maggio,giugno 2008 Per dettagli logistici e ulteriori informazioni: G. Sentou [email protected] ] ATELIERS Artigianati artistici: - Lana felpata - Scrittura, Arte, Pensiero - Terra (argilla) Il corpo e la salute: - Medicina naturale - Danza La voce e la persona: - Scoperta della risonanza sonora nel corpo VITA DELL’ARCA LA BASE DI SIGONELLA: SICUREZZA, INDIFFERENZA O INQUIETUDINE? Sabato 24 Maggio 2008 Aula Magna exMonastero dei Benedettini Piazza Dante Catania groviglio di competenze e responsabilità, chi ha l'ultima parola? La presenza di un tale formidabile apparato bellico le cui finalità possono apparire discutibili, come viene accettata dalla nostra coscienza? Convegno organizzato da: Pax Christi Comunità dell'Arca Comunità Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo di Catania Mosaico di Pace Università degli Studi di Catania Ore 9,00 La basi militari NATO in Italia Don Fabio Corazzina, Coordinatore Naz. Pax Christi Antonello Mangano, giornalista Modera Giorgio Buggiani, Punto Pace Pax Christi CT Discussione Che cosa rappresentano per noi le basi militari NATO in Italia ed in particolare la base di Sigonella nei pressi di Catania? Sono fonte di sicurezza o di pericolo? Hanno scopi difensivi o offensivi? Quali sono i rapporti della base di Sigonella con lo Stato italiano? E c'è un filo diretto tra la base e i vari teatri di guerra guerreggiata? Nel caso di una crisi acuta in un verosimilmente intricato Ore 11,00 La Base di Sigonella Antonio Mazzeo, scrittore: Sigonella e la guerra Francesca Longo, ordinario di politica dell'U.E., 21 Università di Catania: Sigonella e lo Stato Italiano Modera Antonio Pioletti, Pro-Rettore Università di Catania Discussione Sigonella e il territorio Rosario Battiato, giornalista Luigi Pasotti, Punto Pace Pax Christi (CT) Interventi preordinati Discussione Ore 18,30 Sigonella interroga la nostra coscienza Don Pino Ruggieri, teologo Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea Modera Tito Cacciola, Fraternità dell'Arca di Belpasso ( CT) Discussione Conclusioni Mons. Luigi Bettazzi Don Fabio Corazzina Campo estivo di introduzione allo Yoga Gruppi proponenti: Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto Fraternità delle Tre Finestre Belpasso (CT) Centro di Cultura Rishi di Palermo diversi centri in Italia (tre a Palermo e uno a Milano) e in Argentina. Lo Yoga su cui si basa il Maestro Aruna è quello della Cultura dei Rishi a lui tramandato in India da Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri. Lo Yoga della Cultura dei Rishi prende le origini dall'Ashtanga Yoga ed usa tecniche provenienti dallo Hatha Yoga, dal Raja Yoga, dallo Jnana Yoga e fa ampio uso di tecniche di Pranayama. Questa prima introduzione darà ai partecipanti gli elementi per un lavoro personale o di gruppo. Ad essa potranno seguire altri momenti seminariali più avanzati da concordare con il maestro. Sede: Casa dell'Arca C.da Tre Finestre Belpasso (CT). Data: 22-28 agosto 2008. Il campo inizierà alle ore 17,00 del 22 e si concluderà con la colazione del 28. Accoglienza dalle ore 16,00 del 22 agosto. Numero massimo di partecipanti: 30 (15 in dormitorio con letti a castello, 15 in tenda propria). Portare: Sacco a pelo, abiti da lavoro, abiti comodi, stuoino e coperta (per lo Yoga); per chi dorme in tenda: torcia. Abiti bianchi per la festa. Attività previste: Sessioni di pratica Yoga; canto; attività per la preparazione di una festa comune; lavoro per conduzione della casa e la preparazione dei pasti; approfondimento di temi dell'insegnamento dell'Arca. Finalità del Campo: Il Campo, che sarà condotto dal Maestro Aruna Nath Giri, si propone di presentare e sperimentare, per il periodo del suo svolgimento, la disciplina Yoga, pratica spirituale attraverso cui nell'Arca si sperimenta il “lavoro su di sé”, fondamento dell'insegnamento di Lanza del Vasto. Il Maestro Aruna, argentino, iniziato allo Yoga in India da più di trent'anni dedica la sua vita all'insegnamento dello Yoga fondando e animando Quota di partecipazione: € 200 comprendente vitto, alloggio, spese organizzative. La questione economica non deve essere un impedimento. Chi avesse difficoltà ne può parlare con gli organizzatori. Iscrizioni: Ad esaurimento dei posti previsti e non oltre il 31 luglio 2008 con pagamento del 50% 22 della quota tramite vaglia postale o altra modalità da concordare entro la data indicata.Info: Enzo Sanfilippo Via E. Carnevale 4 90145 Palermo. email: [email protected] (attenzione: a Belpasso ci sono altri Bar che hanno lo stesso nome). Da qui seguire le indicazioni RAGALNA. Sulla destra incontrerete degli impianti sportivi comunali e ancora, sempre sulla destra la Fabbrica Condorelli. Dopo circa 100 m. sulla sinistra imboccare una stradina sterrata all'inizio della quale c'è un cartello con l'indicazione “Strada Scillicone”. Proseguire fin quando la strada diviene asfaltata. Il primo cancello sulla destra porta ad una casa di colore rosa: siete arrivati. Come raggiungere le Tre Finestre: Da Palermo: Autostrada PA-CT. Subito dopo l'area di servizio “Gelso Bianco” uscita per MESSINA (tangenziale). Proseguire fino all'uscita PATERNO' e continuare per la SS 121 fino all'uscita PIANO TAVOLA BELPASSO. Seguire le indicazioni per BELPASSO. Giunti a Belpasso attraversare il paese in direzione ETNA NICOLOSI fino alla Piazza di Borrello, dove si trova la Pasticceria Condorelli Da Messina: Austrada ME-CT. Tangenziale per Palermo.Uscita PATERNO'. A questo punto proseguire come nelle indicazioni da Palermo. San Giovanni 2008 Le Comunità dell'Arca si ritrovano ogni anno per condividere e fare Festa nella ricorrenza di san Giovanni Battista, patrono dell'Arca. L a Fraternità del nord-Italia si incontra a Casciago (VA) il 28 e 29 giugno 2008. L’incontro è aperto a tutti e tutti siete invitati. Vi chiediamo di avvisare della presenza per organizzare l’accoglienza chiamando Patrizia e Giampiero Zendali allo 033227889. I successivi aggiornamenti li troverete nel sito L a Fraternità delle Tre Finestre festeggerà la ricorrenza della San Giovanni sabato 21 giugno presso la Casa dell'Arca di Belpasso. L'appuntamento è fissato alle ore 18.00. Chi volesse pernottare alle Tre Finestre dovrà comunicarlo almeno una settimana prima telefonando al n. 095.7911202 23 Arca Notizie 2005/2007 Temi dell’insegnamento dell'Arca Indice per temi principali Autore Corazza M. Editoriali Titolo Continuiamo il cammino Riconciliazione come ritorno Una pausa per la condivisione Quale dialogo tra le religioni Qualche piccolo segno … scusate il ritardo Ricominciamo dalla Festa In fondo al 2006 L’importanza della bellezza Un conflitto che ci riguarda A voi tutti che ci leggete Un nutrimento per lo spirito Cozzo A. Numero Pag. 1/2005 2 2/2005 2 2 3/2005 2 4/2005 1/2006 2 2/2006 2 3/2006 2 4/2006 2 1/2007 2 2 2/2007 3/2007 2 2 4/2007 Doumerc R. Drago A. Drago A. Drago A. Drago T. Dumerc R. Ferrè M. La Trinità Spirituale di Lanza del Vasto Lanza del Vasto (Traduzione a cura di Frédéric Vermorel) Prima Parte: Conversazioni di Pentecoste nel Parco Capitolo II Dio personale e persone divine Capitolo III Le tre dimensioni dello spirito umano Capitolo IV Dell’interazione dei tre organi Capitolo V Dio personale e persone divine Capitolo VI La ragione allo specchio delle sue opere Capitolo VII Delle opere della ragione sensibile o estetica Capitolo VIII Delle opere della ragione sensibile o estetica Capitolo IX Della Trinità delle arti Capitolo X Della Trinità delle virtù o Etica (prima parte) 1/2006 3 2/2006 3 2/2006 2/2006 3/2006 6 3 3 4/2006 3 1/2007 3 2/2007 3/2007 3 3 4/2007 3 Lanza del Vasto Lanza del Vasto Lanza del Vasto Lanza del Vasto Lanza del Vasto Lanza del Vasto Pontara G. Richou J.M. Altri Scritti di Lanza del Vasto (Shantidas) Della Festa [brani da: I Quattro Flagelli, Le montèe des Ames Vivantes, Pages d’Enseignement] Il lavoro all’origine del mondo Scegliere il lavoro per obbligo di giustizia La marcia dei Re [da: La marche des Rois] Sul comando e il servizio [Epigrafe di copertina tratta da Commentarire de l’Evangile] Le Feste dell’Arca: La Pasqua Al Duomo di Pisa (traduzione di M. Lanza) Dal diario di Shantidas in Sicilia Colloquio con Shantidas (di R. Doumerc) Colloquio con Shantidas (di R. Doumerc) Semenoff M. 4/2006 4/2007 4/2007 4/2006 10 8 9 14 1/2007 1/2007 1/2007 2/2007 1/2005 4/2005 1 10 19 6 5 3 Tedesco L. Tedesco L. Tedesco L. Tedesco L. Trianni P. 24 Titolo Numero Pag. Il fondamento religioso dell’Arca 4/2005 6 Il rappel di Lanza del Vasto, richiamo fisico e mentale all’attenzione 1/2005 12 Colloquio con Shantidas [tratto da: Dialogues avec Lanza del Vasto] 1/2005 5 Il richiamo 1/2005 14 La festa nella moderna civiltà occidentale e nell’Arca 3/2006 9 Il convegno su Lanza Filosofo 1/2007 16 Lavoro, compito fondamentale del 4/2007 14 nonviolento Colloquio con Shantidas 4/2005 3 Il conflitto e il rappel [testo riproposto da Drago A.] 1/2005 9 Della Festa [brani da: I Quattro Flagelli, Le montèe des Ames Vivantes, Pages 10 d’Enseignement] 4/2006 Il lavoro all’origine del mondo 4/2007 8 Scegliere il lavoro per obbligo di giustizia 4/2007 9 La marcia dei Re [da: La marche des Rois] 4/2006 14 Sul comando e il servizio [Epigrafe di copertina tratta da Commentarire de 1 l’Evangile] 1/2007 Le Feste dell’Arca: La Pasqua 1/2007 10 Dal diario di Shantidas in Sicilia 2/2007 6 Il diritto-dovere al lavoro in Gandhi 4/2007 12 Crediamo ancora ai mille benefici e alla “efficacia dei mezzi poveri” ? 2/2006 22 A proposito del lavoro (selezione di brani dal libro Tolstoj e Gandhi, Denoël, Paris, 1958) 4/2007 7 Il canto come richiamo alla presenza 1/2005 13 Le danze del convegno 2/2005 21 La condivisione: il vero punto di forza 3/2005 10 Canto e danza per incontrare lo spirito 1/2007 20 Lanza del Vasto e Teilhard de Chardin 1/2007 6 Ecumenismo/Dialogo interreligioso Church and Peace Bellomo V. Chaouki K. Di Maio B. Drago A. Drago A. Drago A. Farella G. Gruppo di Redazione Le Saux H. Mina e Pinuccia Parodi P. (Mohandas) Sanfilippo E. Sarubbi G. Assemblea Generale di Church and Peace Conferenza “Nè per potere nè per forza, ma per lo spirito del Signore Appello straordinario per il dialogo cristianoislamico Convivenza pacifica e dialogo interreligioso a Mazara del Vallo A colloquio con Khalid Chaouki (a cura di L. Tedesco) Credenti in dialogo Pluralismo religioso: teoria e prassi secondo Lanza del Vasto. Prima parte Pluralismo religioso: teoria e prassi secondo Lanza del Vasto. Seconda parte Pluralismo religioso: teoria e prassi secondo Lanza del Vasto. Terza e ultima parte Chiese, ecumenismo e dialogo interreligioso Quale dialogo tra le religioni? Il contributo dell’India alla preghiera cristiana Storia di un amicizia cristiano-islamica Diversità d’espressione e vita comunitaria Movimenti ecumenici e interreligiosi oggi: Il Movimento dei Focolari di C.Lubich – Il Segretariato Attività Ecumeniche (S.A.E.) Diario 3/2007 10 Sabbah M. Spoladore P. Spoladore P. 3/2007 11 Vannucci G. 3/2007 12 1/2006 16 1/2006 13 1/2006 11 4/2005 22 4/2005 Libouban J. Sanfilippo E. e M. Albanese M., Paliaga P. 6 14 1/2006 20 4/2005 2 4/2005 15 4/2005 21 4/2005 4 Bruno I. Cannito M. Grande P. Legland C. Restivo N. Sanfilippo E. 17 17 Drago A. Dumerc R. Ferrè M. Colloquio con Shantidas [tratto da: Dialogues avec Lanza del Vasto] Il richiamo Colloquio con Shantidas Il conflitto e il rappel [testo riproposto A. da Drago ] 1/2005 5 1/2005 14 4/2005 3 Lanza M. 1/2005 9 Grün A. Nelli A. Pyronnet J. Romero M.C. Guarigione come riconcilizaione Il cammino dei magi e la nostra strada Convertire e non reprimere il mio desiderio 2/2005 7 Una testimonianza 2/2006 21 Preparare il corpo alla nonviolenza attiva [tratto da «Nouvelles de l’Arche» n. 10, 1984] Samasthiti: Attenzione e distensione nello Yoga 1/2005 16 1/2005 20 Famiglie in Cammino. Due voci di un’esperienza di conflitto e riconciliazione La lezione di mio fratello Paolo Uno stage sulla giustizia rigenerativa La giustizia rigenerativa: percorso per una trasformazione personale e collettiva All’incontro dell’altro Perdono e riconciliazione Riconciliazione come ritorno Riconciliazione: un sentiero difficile e senza scorciatoie 2/2005 22 2/2005 14 3/2006 15 2/2005 18 1/2006 14 2/2005 16 2/2005 2 Risposta a una lettera di C. Apicella sul tema della riconciliazione Il cammino di riconciliazione e la nostra esperienza 4/2005 23 2/2005 8 Esperienze di Comunità Vita interiore/Spiritualità Doumerc R. 1/ 2005 7 2/2005 10 Zendali G. Zendali G. e P. 4/2005 1/2006 1/2007 12 Riconciliazione 9 2/2006 1/2007 11 4/2006 15 Yoga Borsellino R. 1/006 Dal deserto di Gerico Vieni via, vieni Via Occhi della mente, occhi dell’anima Richiamo e preghiera [tratto da Invito alla Preghiera] 2/2005 4 Pardo R. 4/2006 14 Petersen K. 25 La Comunità di Corrymeela in Irlanda Le Comunità di Pace in Colombia Breve scheda sulla situazione politica in Colombia e sulla nascita delle Comunità di Pace Embrioni di comunità paralanziane dei primi anni Sessanta in quel d’Arezzo (1961-1964) “Un caminar en dignidad”. La Comunità di San Josè de Apartadò Una Cominità dell’Arca in Germania: La FriedenshorfKommunität 3/2007 14 3/2007 15 3/2007 15 2/2007 20 3/2007 17 1/2007 24 Azione nonviolenta J. Libouban condannato a due mesi di prigione Famiglia Cristiana si schiera per l’obiezione alle spese militari No alle provocazioni. Sì a una civiltà di dialogo Obiezione alle spese militari Comunicato della Comunità Italiana dell’Arca sull’ampliamento della base militare Dal molin Appello per la campagna disarmo nucleare Zanotelli A. 4/2005 23 1/2005 21 Borneto Intiso A. Bruno I. 1/2006 15 1/2006 19 Dazzani D. Drago A. 4/2006 26 Drago A. 4/2006 26 Drago A. Drago A. Ecologia /Beni comuni Longo R. Longo R. Mariscalco J. e M. Mariscalco J. e M. Per un’introduzione al tema dell’acqua come “bene comune” Bilanci di giustizia e uso dell’acqua Se rifiuto il rifiuto Ancora sui rifiuti Farella G. Fraternità delle Tre Finestre Longo R. 4/2006 20 4/2006 22 1/2007 20 Longo R. 2/2007 14 Nelli A. Lettere e condivisioni Albanese M. Albanese M. Albanese M. e Paliaga P. Baroni A. Bellomo V. Sanfilippo E. Tedesco L. Zendali G. Un giorno a Loppiano Un’arca leggera per resistere al diluvio Famiglie in Cammino. Due voci di un’esperienza di conflitto e riconciliazione Ricordando Pasqualina Noviello Tammaro Convivenza pacifica e dialogo interreligioso a Mazara del Vallo La “Vignicella” La condivisione: il vero punto di forza Risposta a una lettera di C. Apicella sul tema della riconciliazione Restivo N. 1/2007 23 1/2006 23 Restivo N. Restivo N. 2/2005 22 Restivo N. Sanfilippo E. 2/2007 16 Tedesco L. Tedesco L. Tieghi A. 3/2005 10 Zendali G. 4/2005 23 Zendali G. e P. Zendali P. 1/2005 1/2005 1/2005 2/2005 La formazione nell’Arca Italiana Incontro dell’Arca Regione Nord Sintesi dell’incontro nazionale a Belpasso “Sono campata un altro anno” (La San Giovanni delle Tre Finestre) Lettera dalle Tre Finestre Perché la promessa ci trasformi … e alle Tre Finestre Ri-conoscere l’Arca tra nuova organizzazione e profezia Campagna “Semi di Pace” 3/2005 21 1/2006 27 1/2006 27 3/2006 19 4/2006 17 3/2006 15 3/2005 9 3/2005 11 1/2006 21 2/2006 23 1/2007 16 4/2006 24 4/2006 19 4/2007 19 4/2007 19 1/2006 25 2/2006 20 3/2006 14 4/2006 25 2/2007 24 3/2005 18 1/2006 24 1/2006 13 3/2006 12 Vita dell’Arca in Italia Incontro per il rinnovo della promessa Lettera dalle Tre Finestre Benvenuta Laura! Incontri per la San Giovanni Carta del Movimento dell’Arca in Italia Incontro Nazionale della Comunità dell’Arca in Italia Proposte del gruppo Siciliano Premio di Laurea “Lanza del Vasto” Dalle Tre Finestre Prossimo Incontro nazionale a Casciago Incontro nazionale a Casciago Uno stage sulla giustizia rigenerativa La brezza leggera dello Spirito Dopo il Capitolo 1999 – 2005 La memoria nella vita dell’Arca La Carta dell’Arca in Italia Il convegno su Lanza Filosofo Un Mandala per l’Arca Una proposta di Campo estivo 23 25 27 25 Zendali P. Canto e danza per incontrare lo spirito Alcune riflessioni sul rinnovamento dell’Arca Per uno Statuto “Associazione Comunità dell’Arca” Incontro della Fraternità di Casciago …San Giovanni alla Fraternità di Casciago … dalla fraternità di Casciago 1/2007 20 3/2005 15 3/2005 15 1/2006 26 2/2006 19 1/2007 15 Capitoli e incontri internazionali Capitolo Internazionale luglio 2005 Capitolo Generale internazionale 3/2005 20 3/2005 23 26 1/2005 24 2/2005 26 I colori del Mandala (testo della cerimonia di insediamento a la Borie) Campo “Giovani e Nonviolenza” Ordine del giorno del consiglio internazionale 2829 agosto 2006 Consiglio Internazionale Consiglio internazionale 2007 Lanza L. Lanza L. Nobel per la fine dell’occupazione in Iraq Appello agli abbonati 3/2005 7 4/2005 27 1/2006 27 2/2006 26 2/2007 25 4/2007 21 Nonviolenza e mafie Convegno Nazionale “Superare il Sistema mafioso” Il manifesto di “Comunità Libere” Un conflitto che ci riguarda Gruppo di Redazione Villa E. Zanotelli A. 1/2005 27 Bianchi E. Servizio Civile e DPN: Osservazioni e proposte al disegno dell’On. Realacci Un libro sulla DPN di Drago A. Peyretti E. Dogliotti A. Perez Esquivel A. Pignatti Morano M. 3/2006 21 3/2006 23 4/2006 26 4/2006 27 2/2007 27 4/2006 26 2/2005 26 3/2006 23 Preghiere e meditazioni 4/2005 25 3/2006 23 Gandhi M. K. Gandhi M. K. Drago A. La prova del nove della nonviolenza Le religioni sono tutte egualmente sante Oh Tu che sei l’al di là di tutto (riscrittura del testo di S.Gregorio di Nazianzo) Gibran G.K. …Allora un contadino disse: parlaci del lavoro Preghiera dell’artigiano 2/2005 1 4/2005 1 2/2007 28 4/2005 24 Canti 2/2006 25 (a cura di L. Tedesco) CANTO: QI Chiedere la pace col canto Canto del Pellegrino Sharanam As Salaam Aleicum Ruha Alle Psallite cum Luja O Signore fa’ di me uno strumento della tua pace Canto caro ai tedeschi In verità quant’è bello 3/2006 21 2/2007 27 1/2007 25 1/2007 26 4/2007 27 4/2007 28 1/2005 2/2005 3/2005 4/2005 1/2006 2/2006 3/2006 28 28 24 28 28 28 24 4/2006 28 1/2007 28 3/2007 28 È disponibile, a richiesta, l’indice completo per autore e argomento di tutte le annate di “Arca Notizie” dal 1985 ad oggi. Richieste a: [email protected] 2/2006 26 Notizie e Appelli Convegno Nazionale “Superare il Sistema mafioso” Leaders religiosi e premi 2/2006 25 2/2007 13 Nonviolenza nel mondo Leaders religiosi e premi Nobel per la fine dell’occupazione in Iraq Pellegrinaggio alle sorgenti del pensiero Gandhiano Una legge per la cultura della Pace in Spagna Congresso mondiale sulle orme di Gandhi Decennio ONU 2001-2010 per la promozione dell’educazione alla nonviolenza e alla pace per i bambini del mondo Le sfide dell'educazione alla pace e alla libertà nel XXI secolo Digiuno per il dialogo. Fermate le uccisioni e iniziate a negoziare La bisaccia di Lanza del Vasto Un libro sulla DPN di Drago A. Peyretti E. Obiezione di coscienza/servizio civile Difesa Popolare Nonviolenta L’Abate A. Pellegrinaggio alle sorgenti del pensiero Gandiano Una legge per la cultura della Pace in Spagna Testimonianze su Jean Goss Giornata “Gandhi Oggi” Notizie per gli abbonati Congresso mondiale sulle orme di Gandhi M. K. Appello per la campagna disarmo nucleare Recensioni 2/2007 10 2/2007 2 Un’esperienza di impegno per la liberazione dalla mafia 4/2005 24 1/2005 27 27 Canto (a cura di Liliana Tedesco) Rendiamo grazie al Signor della vita ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia. Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Enzo Sanfilippo Via E. Carnevale, 4 90145 Palermo (e-mail: [email protected].) Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2008 è di 20 euro (15 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale numero 14079214 intestato a: Patrizia Brambilla Via Sottocampagna 65 21020 Comabbio (VA) Questo numero è stato consegnato per la stampa il 4 maggio 2008 28