cobalto - Mineral Test
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cobalto - Mineral Test
COBALTO Fonti-Sorgenti Le fonti antropogeniche includono la combustione di carburante fossile, acque reflue e liquame, fertilizzanti fosfati, estrazione e fusione di minerali di cobalto, lavorazione di leghe di cobalto e industrie che usano o lavorano composti di cobalto. Il cobalto e i composti di cobalto inorganico non sono volatili e vengono rilasciati nell’atmosfera in forma particolata. Il cobalto rilasciato nell’atmosfera è depositato sul suolo e il cobalto rilasciato nell’acqua può agglomerarsi in particelle e fissarsi al sedimento o agglomerarsi direttamente al sedimento. L’inalazione di particelle di cobalto ha come risultato il deposito nel tratto respiratorio superiore ed inferiore, dove le particelle possono essere ritenute o assorbite nel sangue dopo la dissoluzione, o meccanicamente trasferite nel tratto gastrointestinale dall’azione mucociliare e dalla deglutizione. Approssimativamente il 50% del cobalto che entra nel tratto gastrointestinale verrà assorbito. L’assorbimento di cobalto è maggiore tra gli individui che hanno carenza di ferro. Il cobalto è essenziale come componente della vitamina B12; perciò si trova nella maggior parte dei tessuti. Il totale carico corporeo è stimato nella quantità di 1,1-1,5 mg, con 0,11 mg nel fegato. Dopo l’esposizione da inalazione, livelli più alti di cobalto sono stati trovati nel polmone. L’eliminazione fecale è la prima via di escrezione in seguito ad esposizione orale negli esseri umani. Ratti e topi esposti a breve termine (16 giorni) al solfato di cobalto per inalazione a concentrazioni di cobalto di 19 mg/m3 e 1,9 mg/m3, rispettivamente, hanno mostrato necrosi e infiammazione dell’epitelio del tratto respiratorio. I ratti hanno anche sviluppato necrosi del timo e atrofia testicolare. I ratti maschi esposti oralmente al cloruro di cobalto ad una concentrazione di cobalto di 12,4 mg/kg di peso corporeo al giorno per 3 settimane hanno mostrato danno cardiaco. Ratti, conigli e topi esposti ad inalazione di composti di cobalto a concentrazioni di ≤0,3 mg/m3 (concentrazioni di cobalto di ≤0,11 mg/m3) per 3-4 mesi hanno mostrato lesioni del tratto respiratorio. Molti composti di cobalto sono genotossici nei mammiferi e nei procedimenti di test nei batterici e sui mammiferi. Fonti di esposizione umana e ambientale Fonti di cobalto nell’ambiente sono sia naturali che antropogeniche. Fonti naturali includono erosione, aerosol marino, vulcani, incendi forestali, e fonti biogeniche marine e terrestri. Le emissioni mondiali di cobalto atmosferico stimate sono di 5350-6170 tonnellate all’anno. È stata rilevata la naturale presenza di composti di cobalto in acqua marina, acqua superficiale, acqua di sorgente e falde acquifere. Trasporto, distribuzione e trasformazione nell’ambiente Il cobalto e i composti inorganici di cobalto non sono volatili. Perciò, sono rilasciati nell’atmosfera in forma particolata. Il trasporto atmosferico dipende dalla dimensione e densità dei particolati e dalle condizioni meteorologiche. Livelli ambientali Il cobalto è raramente rilevato nell’acqua potabile. La concentrazione di cobalto nell’acqua potabile è bassa e varia da 0,1 a 5 µg/l. Esposizione umana La maggiore fonte potenziale di esposizione al cobalto per la popolazione è il cibo. La maggior parte del cobalto che è ingerito è inorganico. La vitamina B12 contiene cobalto ma si trova in alimenti di origine animale e rappresenta solo una piccola frazione del consumo di cobalto. Cerali freschi e verdure sono la fonte più ricca (0,2-0,6 µg/g massa secca), mentre i latticini, cereali raffinati e lo zucchero ne contengono il minimo (0,01-0,03 µg/g massa secca). L’esposizione professionale al cobalto si verifica in varie industrie, compresa la lavorazione di leghe di metalli duri, saldatura e smerigliatura. Le concentrazioni di cobalto nell’aria negli ambienti lavorativi varia da 1,0 × 104 a 1,7 × 106 µg/m3. Assorbimento L’inalazione delle particelle di cobalto risulta nella deposizione nel tratto respiratorio superiore ed inferiore. La misura delle particelle è il fattore primario che determina gli schemi di deposizione. Grandi particelle (diametro > 2 µm) si depositano nel tratto respiratorio superiore. Studi sui criceti suggeriscono che i polmoni assorbono approssimativamente il 30% di una dose inalata di ossido di cobalto. Approssimativamente il 50% del cobalto che entra nel tratto gastrointestinale verrà assorbito. Grandi particelle (> 2 µm) tendono a depositarsi nel tratto respiratorio superiore, dove processi di rimozione meccanica intervengono più prontamente che non la traslocazione attraverso fagocitosi. Particelle più piccole che si depositano nel tratto respiratorio inferiore rimangono disciolte nel fluido bronchiolare o vengono fagocitate dai macrofagi e poi traslocate. È stato osservato che i composti idrosolubili di cobalto mostrano un maggiore assorbimento rispetto alle forme non idrosolubili. Come nell’uomo, la carenza di ferro negli animali aumenta l’assorbimento di cobalto, mentre la somministrazione simultanea di cobalto e ferro è risultata in un minore assorbimento di cobalto. Distribuzione Dal momento che il cobalto è un metallo essenziale ed un componente della vitamina B12, è stato trovato nella maggior parte dei tessuti, quali muscolo, polmone, linfonodo, cuore, pelle, osso, pelo, stomaco, cervello, succo pancreatico, reni, plasma, vescica urinaria e fegato (i livelli più alti) di soggetti esposti non per lavoro. Nei lavoratori soggetti ad esposizione professionale al cobalto trasportato dall’aria, sono stati rilevati livelli più elevati di cobalto nei tessuti quando esaminati alla morte. Nonostante nessuno studio descriva la distribuzione di cobalto dopo esposizione orale nell’uomo, studi su animali da laboratorio indicano che il cobalto assorbito nel tratto gastrointestinale è primariamente trattenuto nel fegato. Il cobalto è stato anche trovato nei reni, cuore, stomaco e intestini. In ratte gravide, l’esposizione orale al cobalto ne ha causato un aumento, dipendente dalla dose, nel sangue fetale e nel liquido amniotico. L’esposizione orale di lunga durata dei ratti ha causato un significativo aumento dei livelli di cobalto in fegato, rene, muscolo, cervello e testicoli. Eliminazione Per l’uomo, non ci sono dati disponibili sull’eliminazione delle particelle di cobalto solubile dopo l’esposizione da inalazione. I fumatori non soggetti ad esposizione professionale hanno mostrato una concentrazione media nelle urine significativamente più alta (0,6 µg/l) rispetto ai non fumatori (0,3 µg/l). Non c’è stata differenza tra fumatori e non fumatori nei livelli di cobalto nel sangue. L’eliminazione fecale è la via primaria di escrezione a seguito di esposizione orale negli esseri umani. Nei soggetti deficitari di ferro, una minore dose di cobalto è stata eliminata nelle feci e una maggiore è stata assorbita. Esposizione di breve durata I ratti e i topi esposti per inalazione al solfato di cobalto eptaidrato a concentrazioni di cobalto di 19 e 1,9 mg/m³, rispettivamente, per 16 giorni, hanno mostrato necrosi ed infiammazione dell’epitelio del tratto respiratorio. I ratti hanno anche sviluppato necrosi del timo e atrofia testicolare. Esposizione di lunga durata e cancerogenicità Nei test su mammiferi, molti metalli e composti di cobalto sono genotossici. È stato rilevato che i composti di cobalto e i metalli di cobalto causano effetti clastogenici in cellule di mammiferi come i linfociti umani, trasformazione in cellule di criceto e formazione di micronuclei nelle cellule del midollo osseo del topo, linfociti umani e cellule epiteliali del polmone del ratto. Modalità di azione L’affluenza di calcio nelle cellule del fegato, nelle cellule pancreatiche β e in isole di Langerhans estrapolate dal ratto è alterata dal cobalto solubile. Antagonizzando il calcio, il cobalto può anche compromettere le trasmissioni neuromuscolari. È stato scoperto che il calcio si accumula nei cuori dei forti bevitori di birra e risulta in cardiomiopatia. Analisi microscopiche hanno evidenziato frammentazione e degenerazione delle miofibre e aggregati anomali di mitocondri. Si è ipotizzato che il cobalto inibisca la riparazione del DNA. Anche il metabolismo del glucosio ha mostrato essere compromesso dal cobalto. Gli animali trattati con cobalto mostrano livelli depressi di glucosio nel siero e nei tessuti. Effetti sull’uomo Identificazione dl pericolo e valutazione dose-risposta L’inalazione del cobalto è associata nell’uomo a sintomi respiratori. L’inalazione e l’esposizione della pelle al cobalto provocano sensibilizzazione. L’asma bronchiale è stata descritta in lavoratori esposti a varie forme di cobalto. Il cobalto è stato dimostrato essere mutageno nelle cellule germinali e somatiche negli esperimenti in vivo e in vitro. È stato osservato un aumentato scambio dei cromatidi fratelli in lavoratori (uomini) esposti al cobalto e ad altri metalli. Sono stati osservati effetti clastogenici nelle cellule del midollo osseo di topi esposti al cobalto per via aerea. Iniezioni intraperitoneali di cobalto hanno prodotto un aumento di micronuclei nei topi e danni ossidativi al DNA nei ratti. Il cobalto è stato scoperto causare effetti genotossici nei test su mammiferi. I conigli esposti ad alte dosi avevano un tasso di mortalità più elevato e feti sottopeso. Nessun effetto teratogeno è stato riportato negli studi scientifici. Si ipotizza che il cobalto influisca sulla sintesi dell’emoglobina. Negli esperimenti animali c’è una prova sufficiente della cancerogenicità del solfato di cobalto.