Il grossista industriale: da garante dell

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Il grossista industriale: da garante dell
maggio 2016
Acqua N°60
Il grossista industriale:
da garante dell’approvvigionamento idrico
a finanziatore delle opere
Laboratorio SPL
Collana Acqua
Abstract
Il grossista dell’acqua nasce come risposta a problemi di scarsità della risorsa, in particolare nel Mezzogiorno. Una
infrastrutturazione realizzata con fondi pubblici, con opere la cui gestione è stata affidata a enti o consorzi pubblici che
oggi non sono in grado di assicurare gli investimenti necessari alle manutenzioni e alla sicurezza.
La regolazione ha ricompreso le gestioni all’ingrosso all’interno del SII. Pur tuttavia, l’impostazione regolatoria sembra
scoraggiare le gestioni non integrate, con alcune scelte che configurano una disparità di trattamento.
The water wholesaler is an answer to resource shortages, particularly in the South of Italy.
An infrastructure built with public funds, with works whose management has been entrusted to public bodies or consortia
that nowadays are no more able to ensure the necessary investments in maintenance and security.
The regulation has included wholesale management within the integrated water management. Nevertheless, the regulatory
approach appears to discourage non-integrated management, with some choices that amount to unequal treatment.
REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it)
Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, CO.MO.I. Group, Veolia, Acquedotto
Pugliese, HERA, Metropolitana Milanese, Crif Credit Rating Agency, Cassa per Servizi Energetici e Ambientali, Cassa Depositi e Prestiti, Viveracqua, Romagna Acque, Water Alliance
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Donato Berardi
Direttore
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Acqua N°60
Il grossista industriale: da garante
dell’approvvigionamento idrico a finanziatore delle opere
Il grossista idrico : la genesi
Scambi all'ingrosso:
fornitura di acqua e
altri servizi
Il grossista "puro"
si occupa della sola
fornitura di acqua
all'ingrosso
Approvvigionamen
to idrico nel
Mezzogiorno:
infrastrutture
datate costruite
con fiscalità
generale o con
fondi pubblici
Difficoltà nel
manutenere le
infrastrutture per
mancanca di risorse
I servizi all’ingrosso nel settore idrico sono molto spesso associati all’acquisto di acqua da
parte dei distributori che non dispongono di fonti proprie di approvvigionamento e che si
rivolgono a soggetti terzi che gestiscono le attività di captazione e adduzione della risorsa.
Più in generale, un ruolo del grossista è possibile in tutti i segmenti della filiera (acquedotto, fognatura e depurazione) e può svilupparsi in differenti modalità:
• cessioni di acqua all’interno dello stesso ATO;
• cessioni di acqua tra gestori confinanti;
• gestione di reti di adduzione al servizio di uno o più ATO;
• gestione di invasi o condotte ad uso plurimo;
• scambio di servizi all’ingrosso tra operatori.
Per quanto riguarda nello specifico la fornitura di acqua all’ingrosso, oggetto specifico del
presente contributo, è difficile trovare dei grossisti “puri”: le poche realtà esistenti sono
concentrate nelle regioni meridionali, SiciliAcque, Acque Campania e Sorical per citare le
più grandi, con la sola eccezione di Romagna Acque, che opera invece in Emilia-Romagna.
Molto spesso l’attività di captazione e adduzione viene espletata contestualmente alla gestione di altre fasi della filiera, in un’ottica di integrazione verticale.
Più nel dettaglio, per quanto riguarda il Mezzogiorno, l’approvvigionamento idrico è in
gran parte basato sulle risorse accumulate in serbatoi artificiali e sui connessi sistemi idrici la cui costruzione risale a epoche remote, in alcuni casi alla prima metà del secolo scorso. Si tratta di sistemi di dighe e condotte di approvvigionamento con estensione anche sovraregionale, il cui valore patrimoniale, valutato al costo di ricostruzione, è pari ad alcune
decine di miliardi di euro. Il costo del loro finanziamento è stato storicamente sostenuto
dalla fiscalità generale o, in periodi più recenti, con il contributo dei fondi comunitari: la
principale protagonista degli interventi pubblici è stata la Cassa per il Mezzogiorno, sia
direttamente nei suoi primi decenni di vita, sia indirettamente come ente finanziatore, con
il contributo di enti regionali o consorzi di bonifica nel ruolo di enti attuatori.
Nonostante la vita tecnica molto lunga (100 anni e oltre per i serbatoi, 60-80 anni per le
grandi condotte), con l’incedere del tempo tutte queste opere necessitano di interventi
di manutenzione ingenti, soprattutto per ragioni di sicurezza e obsolescenza rispetto alla
normativa tecnica di settore: uno sforzo di investimento che raramente gli enti chiamati
a gestirle riescono a profondere. Le motivazioni sono riconducibili innanzitutto alla natura stessa degli enti, per lo più enti regionali non economici, quando non direttamente
le Regioni, o consorzi di bonifica che hanno risorse finanziarie e tecniche limitate, a cui si
assomma un quadro normativo poco chiaro, che ancora oggi non consente una adeguata
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Il grossista industriale: da garante dell’approvvigionamento idrico a
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Sforzo di
efficientamento
contenuto da
revisioni tariffarie
ravvicinate
Deficit
infrastrutturale
ingente nel
Mezzogiorno
In Emilia-Romagna,
Romaga Acque
si occupa della
fornitura di acqua
all'ingrosso in 3
Ambiti Territoriali
valorizzazione economica delle infrastrutture1. Anche le novità introdotte dal nuovo metodo tariffario rischiano di non portare benefici in termini di investimenti nel settore e funzionalità del sistema, proprio per la mancanza di soggetti credibili in grado di assicurare il
reperimento delle risorse finanziarie necessarie. Una situazione aggravata dall’impossibilità di fare ricorso a fondi pubblici che storicamente hanno avuto un ruolo preponderante
nel finanziamento delle opere.
Ecco quindi che lo stato delle infrastrutture per la produzione di acqua all’ingrosso nel
Mezzogiorno risulta complessivamente deficitario, da un punto di vista non solo tecnico,
ma anche organizzativo e gestionale, e sembra non avere una reale prospettiva, visto che i
soggetti non sono in grado di attivare significativi investimenti.
Peraltro, anche laddove le capacità manageriali sono presenti, ad esempio per la presenza
di un partner industriale di riconosciuta affidabilità tecnica, lo stallo organizzativo e la
mancanza di coordinamento tra i tanti livelli di governo locale, ostacolano la realizzazione
delle infrastrutture.
Il grossista e le sue peculiarità di soggetto industriale
Una carrellata lungo lo stivale mostra come la figura del grossista “puro” sia pressoché
inesistente al Nord e al Centro, con l’eccezione di Romagna Acque e di poche piccole realtà
infra-ambito. Al contrario in tutte le Regioni meridionali, escluso l’Abruzzo, si osserva la
presenza di un soggetto deputato all’approvvigionamento di acqua all’ingrosso.
In Emilia-Romagna, Romagna Acque, società a capitale pubblico, si occupa della fornitura
di acqua all’ingrosso al gestore del servizio idrico (HERA) in 3 ambiti territoriali. Il ruolo
di grossista si caratterizza anche per un’elevata mole di investimenti effettuati sia diretta1 Fanno eccezione i serbatoi ad uso idroelettrico, affidati direttamente ai concessionari, che trovano una loro finalizzazione
economica nella produzione di energia rinnovabile.
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In Molise opera una
società in house
Puglia e Basilicata:
soggetti diversi per
usi diversi
In Sardegna opera
un unico soggetto
che fornisce tutti gli
utenti
mente, nel segmento di acquedotto, e sia indirettamente, cioè come finanziatore di opere
realizzate dal gestore, anche in segmenti diversi dall’ingrosso: è questo il caso, ad esempio,
del recente Piano di Salvaguardia della Balneazione di Rimini che consiste in infrastrutture
per la depurazione. La tariffa all’ingrosso riconosciuta al gestore è stabilita sulla base del
metodo tariffario ed è sottoposta ad approvazione da parte di AEEGSI.
In Molise opera l’in house regionale Molise Acqua (ex-ERIM) che gestisce le fonti di approvvigionamento (sorgenti e serbatoi artificiali), gli impianti di potabilizzazione e le condotte
di adduzione esterne di alimentazione dei serbatoi di compenso, ancora in massima parte
in gestione comunale in economia. La mancanza di un soggetto gestore unitario a valle del
ciclo idrico integrato, ancora in fase di costituzione in applicazione della legislazione regionale recentemente approvata, genera significative difficoltà finanziarie a Molise Acqua
e impedisce l’attivazione dei necessari investimenti.
In Puglia e Basilicata il principale gestore all’ingrosso è l’Ente Irrigazione Puglia, Lucania e
Irpinia (EIPLI, in liquidazione) che gestisce una decina di serbatoi fra i quali quelli dell’arco apulo-lucano e grandi condotte di approvvigionamento che riforniscono Acquedotto
Pugliese (AQP) per circa 240 milioni di mc/anno, alcuni comprensori irrigui in Basilicata e
Puglia, nonché grandi aree industriali, quali l’ILVA di Taranto. Altri grossisti sono i Consorzi
di Bonifica che gestiscono invece serbatoi ad uso plurimo irriguo-potabile che alimentano
anche Acquedotto Pugliese. Inoltre in Basilicata esiste la società regionale “Acqua SpA” che
gestisce altri impianti prevalentemente a scopi diversi da quelli civili. Questa società è stata creata dalla Regione Basilicata circa 15 anni fa per sostituire EIPLI, ma in pratica questo
processo non è mai stato perseguito, per cui sono coesistite entrambe le realtà senza reali
prospettive di sviluppo. In un accordo in fase di sottoscrizione tra Presidenza del Consiglio
e le Regioni Basilicata e Puglia è previsto che venga definito in tempi brevi il nuovo assetto
organizzativo della gestione degli impianti di approvvigionamento all’ingrosso, unificando
le strutture di competenza di EIPLI e di Acqua SpA, valutando anche la possibilità di accorpare anche la gestione degli impianti ad uso multiplo attualmente di competenza dei
consorzi di bonifica. La tariffa applicata da EIPLI è stata sino al 2015 stabilita in base ad un
Accordo di Programma sottoscritto nel 1999 fra il Ministero dei Lavori Pubblici e le Regioni Basilicata e Puglia, che ha anche determinato la componente ambientale della tariffa e
le sue modalità applicative. Diversamente, nel nuovo accordo è previsto che la determinazione delle tariffe idriche, comprese le componenti del costo ambientale e della risorsa, si
basi sulla metodologia definita dal regolatore nazionale.
In Sardegna opera l’Ente Acqua Sardegna (ENAS) che, con le Legge Regionale 19/2006, si
occupa dell’approvvigionamento all’ingrosso per tutti gli utenti (civili, irrigui e industriali), grazie alla gestione di diverse decine di serbatoi artificiali, alcuni di notevoli dimensioni. L’Enas, che deriva dalla trasformazione dell’Ente Autonomo Flumendosa (EAF) e dalla
incorporazione con personale e strutture provenienti dall’Ente Sardo Acquedotti e Fognature (ESAF) e dai consorzi di Bonifica, è un ente pubblico non economico strumentale della
Regione. Il principale utente è il gestore del SII (Abbanoa) che ha intrapreso un percorso
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In Campania oltre
ad un soggetto
privato, la stessa
Regione svolge il
ruolo di grossista
In Calabria
l'adduzione è
affidata ad un
soggetto pubblicoprivato che ha
come utenti i
Comuni
In Sicilia una società
mista si si occupa
della gestione delle
infrastrutture di
approvvigionamento
primario
di rientro dallo squilibrio economico-finanziario (perequazione) e la cui difficoltà si ripercuotono su ENAS, limitandone la capacità di autofinanziamento che deve basarsi esclusivamente sui trasferimenti regionali e nazionali. Le tariffe applicate per l’acqua all’ingrosso
vengono stabilite annualmente da una delibera della giunta regionale2, secondo un iter che
non è coerente con l’impostazione della regolazione AEEGSI.
In Campania, si registra la presenza di due grossisti: il soggetto privato Acque Campania
(Veolia-Vianini) che, in forza di una concessione a terzi gestisce l’Acquedotto della Campania Occidentale, e la Regione stessa che invece gestisce direttamente l’Acquedotto Campano. Si tratta di due acquedotti, realizzati entrambi dalla Cassa per il Mezzogiorno, alimentati da sorgenti3 e strettamente connessi che alimentano usi esclusivamente civili, ed in
particolare gli ATO Napoli-Volturno e Sarnese-Vesuviano. Il contratto di concessione prevede anche la riscossione delle tariffe per la vendita ai Comuni di entrambi gli acquedotti
e il versamento di un canone alla Regione Campania, trattenuto dal gestore ma vincolato
a finanziare gli investimenti nel settore. Le tariffe applicate e le modalità del loro aggiornamento sono stabilite nel contratto di concessione, ma recentemente AEEGSI le ha considerate non sufficientemente motivate e ha per questo motivo sanzionato la gestione con
una riduzione del 10% delle tariffe per il periodo regolatorio 2012-2015. Anche in questo
caso le difficoltà finanziarie dei gestori distributori si riflettono sulla capacità dei gestori di
acqua all’ingrosso di intervenire tempestivamente nella manutenzione e nel rinnovo delle
infrastrutture primarie. Non si tratta dunque di criticità legate alle capacità gestionali della
fase a monte, quanto di una mancata trasmissione della catena a valle della filiera.
In Calabria il segmento all’ingrosso è in capo al soggetto sovra-ambito misto pubblicoprivato Sorical (la Regione Calabria detiene il 51% e Veolia il 49%) che gestisce le infrastrutture di adduzione ad uso civile e ha come utenti i singoli enti locali, non essendo stati
ancora attivi gli Enti di Governo d’Ambito (e prima ancora le Autorità d’Ambito). Le difficoltà di incasso nei confronti dei Comuni hanno provocato un forte squilibrio finanziario che
ha indotto i proprietari a chiederne la liquidazione per eccessivo indebitamento. Anche in
questo caso dunque non si è trattato di criticità di natura industriale ma prettamente di
carattere finanziario. La tariffa idrica, stabilita in sede di aggiudicazione della gara per la
scelta del partner privato della società mista, non risulta esser stata ancora approvata da
AEEGSI.
Infine in Sicilia esiste il gestore sovra-ambito all’ingrosso per usi civili Siciliacque (75%
Veolia e 25% Regione Siciliana) che gestisce le infrastrutture di approvvigionamento primario (serbatoi artificiali, sorgenti, lunghe condotte di adduzione e potabilizzatori) precedentemente affidate con ridotta efficacia all’Ente Acquedotti Siciliano. Questa società
2 L.R. 19/2006 art.17 commi 1 e 2.
3 Esistono inoltre alcuni serbatoi artificiali che potrebbero essere utilmente collegati ai due acquedotti, come ad esempio
quello di Campolattaro, costruito e mai utilizzato.
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alimenta in percentuali elevate gli ATO di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani e in
misura marginale quelli di Messina e Palermo. In questo caso la tariffa stabilita in sede di
gara è stata rielaborata e sottoposta ad AEEGSI, che non ha ancora dato l'approvazione.
Accanto a Siciliacque, l’approvvigionamento primario in Sicilia è assicurato da circa 50
serbatoi artificiali, alcuni ad uso multiplo, di pertinenza della Regione e gestiti direttamente da quest’ultima o affidati ai Consorzi di Bonifica. Anche in questo caso l’insufficiente
manutenzione e la necessità di interventi di ripristino degli organi di scarico ne stanno
compromettendo la funzionalità, come più volte evidenziato dal Servizio Dighe che potrà
essere costretto in tempi brevi a limitarne la capacità di invaso.
L’ingrosso è riconosciuto nel perimetro del SII
Il segmento
all'ingrosso entra
nel perimetro della
regolazione
Con l’avvento della regolazione in capo all’Autorità nazionale si sono registrati alcuni interessanti cambiamenti. Il Metodo Tariffario Transitorio, infatti, per la prima volta, ha riconosciuto le attività all’ingrosso, siano esse di acquedotto, fognatura e depurazione, all’interno del perimetro della regolazione.
I venditori all’ingrosso, in quanto considerati alla stregua dei gestori dei SII, sono tenuti a
comunicare le informazioni in conformità con quanto previsto per gli altri soggetti4.
4 Il Tar Lombardia, con sentenza 15 maggio 2014 n. 1274, ha confermato che sono assoggettate alla nuova regolazione tutte
le attività pertinenti al servizio idrico integrato, incluse le attività svolte da grossisti, quale che sia il titolo in forza del quale
il servizio viene svolto”.
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Il MTN escludeva i
sevizi all'ingrosso
dal perimetro di
attività
I grossisti
fronteggiano
un rischio di
insolvenza
maggiormente
concentrato
Si tratta di un’importante novità, dato che il Metodo Normalizzato del 1996 (MTN) escludeva dal perimetro della regolazione il servizio di erogazione di acqua all’ingrosso, quando
svolto da operatori diversi rispetto a quelli del SII, e per assimilazione qualsiasi altro servizio all’ingrosso5. La determinazione delle tariffe all’ingrosso era dunque rimasta ancora
alla regolazione del CIPE6 che per lungo tempo ha sottoposto l’evoluzione tariffaria dei
gestori di acqua all’ingrosso alle medesime regole di incremento previste per la distribuzione di acqua ai clienti finali, inclusi sia il fattore di incremento per nuovi investimenti, sia
la penalizzazione per mancata realizzazione degli investimenti.
L’assoggettamento alla regolazione AEEGSI anche dell’ingrosso ha da un lato riscontrato il
favore degli enti di governo d’ambito, ma al tempo stesso è stata criticata dai soggetti interessati che hanno lamentato la difficoltà di reperire e trasmettere le informazioni, nonché
la non immediata mutuabilità delle formule di determinazione dei moltiplicatori tariffari
previste per i gestori integrati.
Per quanto riguarda poi la fornitura di acqua all’ingrosso, i grossisti hanno sollevato anche
una questione sul diverso rischio operativo fronteggiato, in quanto il loro profilo di rischio
è maggiormente concentrato rispetto a quello dei gestori integrati, in ragione del ristretto
numero degli utenti servizi (Comuni o gestori della distribuzione), laddove la morosità anche di un solo soggetto può arrivare a causare l’insolvenza del grossista. A ciò si aggiunge
l’impossibilità del grossista di ricorrere a deterrenti, come ad esempio l’interruzione del
servizio, e l’indisponibilità di istituti di garanzia, quali i depositi cauzionali.
AEEGSI, tuttavia, non riconosce tali specificità nel metodo tariffario e anzi esclude i grossisti dal meccanismo di perequazione. Una circostanza che potrebbe sostanziare una violazione del principio di parità di trattamento tra le gestioni e che contraddice l’essenza dei
sistemi di perequazione, che è quella di garantire la sostenibilità economica e finanziaria
delle gestioni idriche efficienti.
La regolazione dell’ingrosso nel secondo periodo regolatorio
Con il secondo periodo regolatorio, AEEGSI ha confermato il perimetro di applicazione
(come già espresso nel DCO 406/2015/R/IDR), esplicitando che la regolazione economica ricomprende anche i soggetti che gestiscono ciascuno dei singoli servizi che compongono il SII, ivi compresi i servizi di captazione e adduzione e dunque anche la gestione di
invasi da cui consegue la vendita di acqua all’ingrosso.
Nonostante il pregio di perseguire una linea di continuità il sistema regolatorio adottato
presenta alcuni aspetti di criticità che possono pesare sia a riguardo di una corretta va-
5 Era esplicitamente indicato che “il MTN non disciplina il regime tariffario applicabile ad alcune attività che possono essere svolte dai gestori dei servizi idrici, tra cui appunto le prestazioni all’ingrosso (acqua, collettamento e trattamento)”.
L’inapplicabilità del MTN è stata ribadita anche dal Conviri che, nel Parere 8338 del 11 novembre 2011, riportava: “per quanto attiene al prezzo dell’acqua all’ingrosso, all’attualità manca una disposizione che ne fissi le modalità di determinazione…”.
6 Il CIPE aveva inizialmente dettato i criteri per la determinazione delle sole tariffe del servizio di acquedotto, ma successivamente, con delibera n. 248/97, ha dato avvio alla regolazione delle tariffe del servizio di depurazione e della vendita di
acqua all’ingrosso.
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lutazione degli andamenti tariffari sia in relazione agli spazi concessi ai diversi soggetti
interessati (gestore, grossista, regolatore regionale) per promuovere gli investimenti o la
qualità del servizio.
I costi di acquisto
dell'acqua
all'ingrosso sono
considerati costi
operativi, invece
dovrebbero tener
conto della quota
capitale del
grossista
Il metodo tariffario
prevede un doppio
efficientamento: a
monte sui grossisti
e a valle sui gestori
del servizio
Il blocco dei costi
riconosciuti per
l'acquisto di acqua
all'ingrosso è
problematico
Per quanto riguarda nello specifico i costi all’ingrosso due sono gli aspetti particolarmente
delicati.
Il primo riguarda il meccanismo di efficientamento previsto nel metodo tariffario. Come
ampiamente argomentato in un precedente contributo di questa collana, AEEGSI ha fissato tetti massimi agli incrementi tariffari sulla base dei costi operativi delle gestioni in
relazione alla media nazionale. Alle gestioni con costi operativi inferiori ad una certa soglia
(109 euro/pro capite) è consentito un incremento tariffario maggiore rispetto a quelle che
presentano costi operativi superiori. In un tale quadro di riferimento, i costi all’ingrosso
sono considerati costi operativi per il gestore a valle, ma in realtà dovrebbero tenere conto
della quota capitale relativa agli investimenti realizzati dal grossista. Tali costi di capitale,
di cui AEEGSI non tiene conto possono rappresentare una quota significativa del costo
operativo del gestore all’ingrosso, e dunque penalizzare indebitamente i gestori delle fasi
a valle.
Strettamente legato a questo aspetto è poi il fatto che il grossista “puro”, in quanto soggetto rientrante nel perimetro delle regolazione tariffaria, è a tutti gli effetti assoggettato
agli stessi criteri di efficientamento previsti per i gestori a valle. Se ne desume che il costo
all’ingrosso rappresenta un costo già efficientato e andrebbe dunque escluso dalla quota
dei costi operativi soggetti ad efficientamento da parte del gestore a valle della distribuzione.
In secondo luogo, per quanto riguarda nello specifico la fornitura di acqua all’ingrosso,
la scelta del regolatore di “bloccare” a partire dal 2018 i costi sostenuti dal gestore del
servizio per l’acquisto al valore sostenuto nel 2015 suggerisce alcune riflessioni. Se nelle
intenzioni di AEEGSI un tale percorso regolatorio risponde al desiderio di incentivare la
riduzione delle perdite di rete, vi è il rischio che si creino delle distorsioni.
Il costo per l’acquisto di acqua all’ingrosso potrebbe infatti variare da un anno all’altro
senza il volere del gestore, ad esempio per una maggior domanda degli utenti finali o a
causa di un peggioramento delle qualità delle fonti proprie del gestore che è costretto a
acquistare una maggiore quantità all’ingrosso.
Inoltre, il “blocco”, in quanto gravante solo sui gestori che acquistano acqua da soggetti terzi, pone alcune questioni in merito alla parità di trattamento tra gestori. Per questi motivi,
da più parti è stata auspicata l’introduzione dei conguagli, che consentano di tenere conto
dei casi in cui l’evoluzione dei volumi è influenzata da fattori indipendenti dalla sfera di
influenza del gestore.
Per quanto riguarda invece gli scambi di servizi all’ingrosso, l’AEEGSI non ha definito chiari
criteri di determinazione delle tariffe.
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Conclusioni
La figura del grossista dell’acqua risponde storicamente all’esigenza di individuare un soggetto in grado di assicurare la disponibilità con continuità della risorsa idrica in contesti
nei quali la disponibilità a scarsa.
Tali soggetti sono artefici, sin dalla prima metà del secolo scorso, della infrastrutturazione
idrica in larga parte del Mezzogiorno, con la realizzazione di dighe, invasi e grandi reti di
adduzione. Una infrastrutturazione realizzata con fondi pubblici, con opere la cui gestione
è stata affidata a enti o consorzi pubblici che oggi non sono in grado di assicurare gli investimenti necessari alle manutenzioni e alla sicurezza.
Di recente, la regolazione AEEGSI ha ricompreso le gestioni all’ingrosso all’interno del perimetro del servizio idrico integrato, confermando con questo la volontà di assicurare che
la tariffa copra anche i costi della manutenzione di queste opere.
Pur tuttavia, l’impostazione regolatoria sembrerebbe scoraggiare le gestioni non integrate,
con alcune scelte che sembrano configurare una disparità di trattamento tra le gestioni.
Nella sua meritevole e auspicabile ricerca di eliminare situazioni poco efficienti in alcune
aree del Paese, la regolazione nazionale corre il rischio di frenare lo sviluppo di modelli
positivi in termini organizzativi e di governance, in cui si assiste alla “convivenza” della
figura del grossista accanto a quella del gestore del SII, anche in un’ottica di efficace collaborazione non solo industriale ma anche finanziaria.
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