di Savona - ASL 2 Savonese
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PERIODICO TRIMESTRALE D’INFORMAZIONE DELL’AZIENDA SANITARIA LOCALE 2 SAVONESE Anno X - N. 1 - Agosto 2009 - Aut. tribunale di Savona n. 919 del 28.03.2000 - Sped. in abb. postale 70%, L. 662/96 - Direz. Comm.le di Savona Dopo la concessione della deroga per l'assunzione di nuovo personale da parte della Regione Liguria All’interno Un innovativo progetto sanitario . . . . . . . . . . . . . . 2 Medici, infermieri e altri operatori impiegati in nuovi servizi a favore dei cittadini della provincia di Savona Le nomine per i quattro distretti sanitari . . . . . . . . 4 Stanziate anche risorse finanziarie per attrezzature, strumentazioni, beni sanitari e infrastrutture per l'attivazione di questi progetti Innovazioni nella chirurgia degli arti. . . . . . . . . . 11 I bisogni della donna al centro dell'assistenza sanitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 I “bollini rosa” del “S. Paolo” . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Quali terapie dopo la morte cardiaca improvvisa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Il soccorso dei pazienti coronarici acuti . . . . . . . 12 Cure in tempo reale per le malattie reumatiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 I benefici dell’elettrochemioterapia . . . . . . . . . . . 16 Registro delle mielolesioni . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Le problematiche correlate alla spasticità . . . . . . 20 La chirurgia protesica per l’artrosi dell’anca e del ginocchio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 La partecipazione al Nutrition Day europeo . . . . 25 Il recupero di disabilità significative . . . . . . . . . . 27 Nuove strategie di cura per i diabetici . . . . . . . . . 29 La chirurgia generale all'avanguardia per molteplici patologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Il rapporto qualità della vita e morte . . . . . . . . . . 31 La sicurezza del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 Il ruolo del Centro di dietologia infantile . . . . . . 35 Privacy.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Convegno sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica . . 38 Il nuovo Centro di cure palliative del “S. Corona” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 Il ruolo scientifico e organizzativo dell’A.S.L. . . 40 Finanziato un corso per nuovi volontari AVO . . . 44 Il polo oculistico di via Collodi a Savona . . . . . . 45 Nella foto, da sinistra, Flavio Neirotti, Direttore generale dell'A.S.L. 2 Savonese e Claudio Burlando, Presidente della Regione Liguria. (Articolo di Flavio Neirotti a pagina 2-3). Il nuovo Pronto Soccorso del "S. Paolo" . . . . . . . 46 Intitolato a "Romano Magnaldi" il reparto di Dialisi e Nefrologia del "S. Paolo" . . . . . . . . . 48 Visita i siti della salute: www.ministerosalute.it www.liguriainformasalute.it www.asl2.liguria.it Il percorso giusto per la tua salute I problemi dell’obesità infantile . . . . . . . . . . . . . 50 (Articolo a pagina 64) I risultati di un questionario dell’Unità spinale del “S. Corona” . . . . . . . . . . . 55 L'utenza straniera nelle ostetricie . . . . . . . . . . . . 51 I giovani e le barriere comunicazionali . . . . . . . . 53 L'I.T.C. "Paolo Boselli" di Savona insieme alla nostra A.S.L. vince un concorso a Roma . . . 54 Quando non si sta bene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Editoriale Migliorata l'offerta per i pazienti dell'A.S.L. in tutta la provincia Un innovativo progetto sanitario per trauma center, centro oncologico del ponente, tecniche di ablazione in radiologia, M.I.O.S., rianimazione, parto in analgesia, attività chirurgica Flavio Neirotti Direttore generale dell'A.S.L. 2 Savonese La Regione Liguria, con la concessione di oltre cinquanta deroghe per l’assunzione di nuovo personale all’ASL2 savonese (più quelle per coprire i posti resi vacanti dal turnover), ha creato le condizioni per l’attivazione e la prosecuzione, nel secondo semestre 2009, di alcuni servizi a favore dei cittadini. Trauma Center all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, Parto in analgesia sulle 24ore all’Ospedale San Paolo di Savona, Chirurgia oculistica e Chirurgia della Mano all’Ospedale San Giuseppe di Cairo, Rete per le Cure Palliative territoriali, Centro oncologico del Ponente, Procedure interventistiche in ambito muscolo-scheletrico al Santa Corona, Centro Specialistico MIOS, incremento offerta di post intensiva nella Rianimazione del San Paolo. Tutte queste nuove iniziative sono state approvate e finanziate dalla Regione Liguria e saranno attivate nella seconda parte di quest’anno. Sono 53 le unità (medici, infermieri e altri operatori), che la Regione ha concesso di assumere che unite a circa 300 mila euro di finanziamento per attrezzature, infrastrutture, strumentazioni e beni sanitari, concorreranno all’attivazione di questi progetti. Prendono corpo alcuni servizi già previsti o parzialmente attivati e vengono lanciate nuove iniziative per la salute dei cittadini. Ospedali 2 • Il Trauma Center prende corpo con investimenti strutturali, tecnologici, l’integrazione del personale e le nuove assunzioni concesse dalla Regione. La somma degli abitanti del territorio dell’ASL 1 (217mila) e dell’ASL 2 (282mila) costituisce il potenziale bacino di utenza del nuovo Trauma Center dell’Ospedale Santa Corona ed è di 499mila residenti, un numero che aumenta considerevolmente nei periodi di maggior afflusso turistico. L’Ospedale Santa Corona possiede un’esperienza consolidata nel trattamento del paziente affetto da trauma. In particolare la presenza delle S.C. di Neurochirurgia e di Chirurgia Vertebrale, associato alla presenza della S.C. Unità Spinale Unipolare, rendono l’Ospedale Santa Corona l’unico punto di riferimento del Ponente ligure per la maggioranza dei problemi presentati dal paziente affetto da politrauma sia in acuto sia in fase riabilitativa. Un Centro Traumi di alta Specializzazione che abbia quindi come obiettivo il controllo dell’evoluzione, il trattamento e la riabilitazione del paziente che abbia subito un trauma. Nella pratica è ipotizzabile un centro Hub di 2° livello (nucleo principale interaziendale di alta specialità), ove centralizzare tutti i traumi con criteri di trauma maggiore, identificabile come CTS-adulti con sede presso l’Ospedale Santa Corona (DEA di 2° livello), ed almeno due centri Spoke (nodi periferici ospedalieri della rete) presso l’Ospedale San Paolo di Savona e presso l’Ospedale di Imperia. • Attivazione del Centro Oncologico del Ponente. La chirurgia oncologica costituisce, in termini di guarigione locoregionale, il più efficace trattamento contro il cancro nella terapia dei tumori solidi e richiede un impegno pluridisciplinare che consenta di offrire al paziente oncologico, caratterizzato molto spesso da un insieme complesso di sintomi, multiple opzioni terapeutiche che necessitano della perizia di più specialisti. Si è così deciso di investire in capitale umano ed economico per la creazione di un Centro specializzato di chirurgia oncologica che si inserisca nelle attuali tendenze scientifiche, basate su approcci multidisciplinari che consentano a tutte le specialità di dare il vantaggio maggiore al paziente in termini di cura e tempistica: la chirurgia oncologica non può prescindere da una struttura che non abbia in sé la costituzione di un’équipe "S. Giuseppe" di Cairo. comprendente la chirurgia, l’oncologia medica, la radioterapia, l’anatomia patologica, diagnostiche preoperatorie sofisticate (TC, RMN, PET, ecc.). Nel ponente ligure non era ancora identificato un polo chirurgico oncologico specializzato e strutturato, costringendo così gran parte della popolazione a lunghe trasferte fino a Genova o, ancor peggio, a doversi riferire a strutture extraregionali o straniere. Il percorso svilupperà e privilegerà attività chirurgiche di eccellenza oncologica che affrontino, come primo step, la possibilità di avviare un “recupero delle fughe” dei cittadini residenti nell’area ottimale del ponente e di affrontare e sviluppare forme di terapia avanzata, in oggi non ancora considerate, con un forte impatto di immagine sulla qualità e l’eccellenza offerta dal S.S.R. In quest’ottica la nascita di un Dipartimento Interaziendale che metta a fattor comune tutte le professionalità presenti negli ospedali che servono il ponente ligure, risponde pienamente a quell’approccio multidisciplinare necessario. Il Centro Oncologico multidisciplinare avrà base chirurgica presso l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. • Riorganizzazione delle procedure interventistiche in ambito muscolo-scheletrico già eseguite quotidianamente dalla Radiologia dell’Ospedale Santa Corona ma che, per numero, bacino d’utenza ed indicazioni, appaiono in formidabile incremento. In particolare ci si riferisce alle tecniche di ablazione delle calcificazioni tendinee dei tendini della spalla, che colpiscono prevalentemente soggetti giovani e normalmente viene trattata con terapia di alto costo e implica una prolungata immobilità. La terapia che invece viene eseguita comunemente da ormai 13 anni presso al Santa Corona fornisce risultati eccellenti in circa l’80% dei casi evitando il ricorso a successive procedure chirurgiche e restituendo immediatamente alla normale attività le persone che ne sono affette. La viscosupplementazione dell’articolazione coxo-femorale invece restituisce mobilità a persone generalmente in età avanzata, con articolarità ridotta da mesi o anni e, conseguentemente, con notevole perdita dell’autonomia e della qualità di vita. L’affluenza di utenti di altre regioni è altissima: al momento attuale superiore al 50% della richiesta. È pertanto un’attività di eccellenza, destinata a crescere in maniera notevolissima. Valutato l’incremento della domanda, con partico- Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Editoriale "S. Corona" di Pietra Ligure. "S. Paolo" di Savona. "S. Maria di Misericordia" di Albenga. lare riferimento all’attrazione dalle altre regioni italiane, si può pensare che questo progetto possa essere il primo passo per la costituzione di un centro di eccellenza per le terapie endoarticolari e muscoloscheletriche mini invasive. Il progetto si propone di implementare le seguenti procedure terapeutiche di patologie osteoarticolari e muscolo scheletriche altamente invalidanti sotto guida dell’imaging: - trattamento della tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori - viscosupplementazione dell’anca - trattamento delle entesopatie muscolotendinee di varie articolazioni - biopsie ossee e muscoloscheletriche - ozonoterapia intrarticolare (per la quale è previsto l’acquisto di una specifica apparecchiatura) - procedure correlate con le infezioni osteoarticolari (in collaborazione con il MIOA) La struttura prevista fornirà un trattamento completo ed integrato con le strutture di Ortopedia, per i pazienti suscettibili di terapie articolari ecoguidate, così da arrivare ad una completa razionalizzazione delle procedure. Il bacino d’utenza comprende le due province del Ponente Ligure oltre ad essere punto di riferimento per tutta l’area del Nord Italia e per le regioni del Sud in cui l’offerta è scarsa o assente. che favorisse un più rapido turn-over, attraverso il miglioramento dell’accessibilità alle sale operatorie, un maggior utilizzo di differenti regimi alternativi al ricovero ordinario (DH, ambulatorio, Centro terapia parenterale) e un più rapido passaggio alle strutture riabilitative. La direttrice principale per una riorganizzazione del MIOS che consenta un incremento dell’attività deve passare attraverso una ancor maggiore integrazione tra i due reparti di degenza che lo compongono, Malattie Infettive e Malattie Infiammatorie Osteoarticolari (MIOA). In tale riorganizzazione sarà previsto, oltre ad un aumento dell’attività operatoria, un’apertura quotidiana dell’ambulatorio MIOA e la creazione di un ambulatorio misto per i casi più complicati e le prime visite. Per raggiungere questi obiettivi sono previsti investimenti tecnologici e strutturali quali l’arricchimento delle strumentazioni a disposizione, interventi di ristrutturazione della foresteria e la realizzazione di una palestra riabilitativa. mediamente di 135 giorni, l’Amministrazione dell’ASL2 Savonese ha ritenuto di attivare sedute operatorie per interventi chirurgici di cataratta attivando una sala operatoria una volta la settimana presso l’Ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte. In questo modo, oltre che un aumento dei servizi al cittadino, si otterrà anche una sensibile riduzione dei tempi d’attesa e un’ulteriore flessione della popolazione residente che si rivolge a strutture extraregionali per interventi sul cristallino. Una seduta settimanale sarà attivata anche per la Chirurgia della Mano che così ritornerà in Valbormida e si otterrà anche una riduzione dei tempi d’attesa. • Centro Specialistico MIOS. Partirà il Progetto di ampliamento della ricettività del Centro Specialistico Malattie Infettive e Ortopedia Settica, M.I.O.S., operativo al Santa Corona dal 2003. Il Centro, dedicato alla diagnosi e cura delle infezioni ossee ed articolari, è unico su tutto il territorio italiano in quanto costituito da un’equipe multidisciplinare che non trova riscontro nei pochi altri centri nazionali che si occupano della stessa patologia e possiede un elevato grado di attrazione verso cittadini residenti in altre regioni. Nonostante l’importante attività svolta, il centro spesso fatica a dare risposta ai molti pazienti, liguri e non, che vi si rivolgono, con richieste che pervengono anche da altre strutture, con casi particolarmente complicati. Aumentare la ricettività per questi pazienti rappresenta un problema di non semplice soluzione, certamente non risolvibile con un semplice aumento dei posti letto. La strada percorsa è stata quindi quella di un migliore utilizzo dei letti esistenti • Incremento dell’attività post intensiva della Rianimazione. I tre posti letto a suo tempo dismessi per mancanza di personale nel settore post intensivo della Rianimazione dell’Ospedale San Paolo di Savona, grazie alla possibilità delle nuove assunzioni possono essere riattivati. • Ampliamento alle 24 ore del Parto in analgesia. Tutte le future mamme avranno la possibilità di partorire in analgesia nelle 24 ore quotidiane presso il San Paolo di Savona. Questo progetto completa l’esperienza avviata gradualmente presso il nosocomio savonese a partire dal 2007. Le procedure anestesiologiche comportano la presenza dell’Anestesista-Rianimatore nel Centro nascita, il quale collabora e si integra gli Ostetrici Ginecologi e le Ostetriche della struttura e con Neonatologi e/o Pediatri. • Riorganizzazione dell’attività chirurgica con l’obiettivo di abbattere le liste di attesa e arricchire l’offerta chirurgica dell’Ospedale San Giuseppe di Cairo con una seduta operatoria settimanale nella branca oculistica ed un’altra nella specialità di Chirurgia della Mano. Considerato che nel primo semestre 2008 i tempi d’attesa rilevati per l’intervento chirurgico sul cristallino sono stati Territorio Prenderà il via su tutto il territorio della ASL2 la Rete di cure palliative coordinata dal Centro di Terapia del Dolore e Cure Palliative e dal Dipartimento di Cure Primarie ed Attività Distrettuali. Il malato potrà fruire, con le nuove assunzioni di medici ed infermieri e la riorganizzazione delle risorse dell’ASL in questo settore, della più efficace assistenza ambulatoriale, domiciliare ed ospedaliera con grande attenzione ai problemi dei pazienti e dei loro familiari secondo le più importanti linee guida nazionali. Il territorio dell’ASL 2, viene suddiviso in tre macroambiti (Ambito del Distretto delle Bormide, del Distretto del Savonese e dei Distretti del Finalese e dell’Albenganese), ciascuno dei quali ha una sua Unità di Cure Palliative Domiciliare di riferimento, denominata UCPD. La UCPD, che collabora con il Medico di Medicina Generale che assiste il malato e che si integra con un’equipe multidisciplinare, è composta da un medico, preferibilmente anestesista o oncologo, esperto in cure palliative e un infermiere esperto in cure palliative. La UCPD formula un programma terapeutico individualizzato e multidimensionale per la cura globale del malato, improntato a criteri di qualità, tempestività e flessibilità, individuando il sistema assistenziale più adeguato alle sue esigenze. Sempre in tema di riorganizzazione e valorizzazione della risposta sanitaria territoriale sono stati nominati a luglio i Direttori dei 4 Distretti sanitari dell'ASL 2 e ridefinite le competenze delle relative strutture nell'ambito del Dipartimento Cure Primarie e attività distrettuali. 3 n. 1 • Agosto 2009 Atti amministrativi Sanità Notizie Tre riconferme e una nuova nomina per i distretti dell'A.S.L. n. 2 Savonese Morena Scurani S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing Il 1° luglio 2009 si sono insediati i quattro nuovi Direttori dei Distretti dell’Asl2 Savonese. Col mandato di organizzare ed integrare i servizi sanitari e collegarli in rete con i servizi sociali dei Comuni presenti sul territorio, la Direzione Generale ha nominato, con contratto triennale, i seguenti Medici: • Dott. Antonio Bortolaso, Direttore del Distretto Albenganese. • Dott. Giorgio Genta, Direttore del Distretto Finalese. • Dott. Felice Rota, Direttore del Distretto delle Bormide. • Dott.ssa Emilia Calderino, Direttore del Distretto Savonese Le prime tre nomine sono riconferme per i Direttori che svolgono da anni con impegno questo importante compito, mentre nuova designazione è quella della Dott.ssa Emilia Calderino che lavora da tempo nell’ambito della Medicina di Base e Specialistica e sostituisce la Dott. ssa Valeria Cavallo, in pensione dal 1° di giugno. I quattro Distretti sono Strutture Complesse del Dipartimento di Cure Primarie e Attività Distrettuali, diretto dal Dott. Maurizio Modenesi. Gioco d'azzardo È attivo un Centro d'ascolto del Dipertimento Salute Mentale e Dipendenze dell'ASL2 Savonese completamente gratuito e con la garanzia del totale anonimato per chi lo desidera dove operano psicologi e medici. Gli interessati possono fissare un appuntamento telefonando al numero 019.811251 dalle 9 alle 13 cui risponde la Dott.ssa Nicoletta Conio, psicologa del Dipartimento per le Dipendenze. 4 Sanità Notizie Eccellenza ospedaliera Presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia del "S. Paolo" di Savona I bisogni della donna al centro dell'assistenza sanitaria Dei 1094 nati l'anno scorso, ben 203, il 18,5% hanno uno o entrambi i genitori stranieri Elisa Di Padova S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing Il prof. Salvatore Garzarelli, Maurizio Traversa, Alice Peroglio, Lia Minetti. La vasca per il parto in acqua dell'ospedale "San Paolo" di Savona. n. 1 • Agosto 2009 All’interno dell’Asl2 Savonese la Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia, diretta dal Prof. Salvatore Garzarelli funziona da cartina tornasole per qualsiasi complesso ospedaliero. Prima di tutto perché si occupa delle donne, cioè del 52% della popolazione e poi perché è interdipendente con tutte le altre specialità: se un anello della catena non funziona ne risente tutto il sistema. C’è un’ottima collaborazione multidisciplinare con l’Anatomia Patologica, l’Anestesia, la Radio Diagnostica, l’Oncologia, la Radio-Terapia, la Rianimazione, il Centro Trasfusionale per migliorare le capacità diagnostiche e terapeutiche, specialmente per le patologie più complesse. I principi ispiratori dell’attuale management perseguono l’obiettivo di porre i bisogni della donna al centro dell’assistenza sanitaria, investire in corsi di preparazione professionale, nell’innovazione tecnologica e strutturale, aprirsi al territorio creando e mantenendo rapporti di collaborazione con i consultori familiari. “Eseguiamo oltre 1.000 parti all’anno (1094 nel 2008 n.d.r), di questi solo il 27% sono cesarei, la più bassa percentuale in Liguria (la media nazionale si aggira intorno al 35%), quasi una donna su tre partorisce senza bisogno di punti di sutura e i parti operativi vaginali sono poco più del 2% - spiega Garzarelli -. Naturalmente la nostra attenzione è rivolta anche alle donne immigrate, abbiamo attivato una convenzione con il Ministero delle Pari opportunità e a seconda delle necessità ci avvaliamo del servizio di alcune mediatrici culturali che aiutano le pazienti in un momento della loro vita in cui la comunicazione è assolutamente fondamentale”. Interessanti da questo punto di vista i dati relativi al 2008 suddivisi per cittadinanza dei genitori. Dei 1094 nati nel 2008 ben 203, il 18,5%, hanno uno o entrambi i genitori stranieri. Il 35,5% è rappresentato dalla comunità albanese, l’8,3% da quella marocchina e a seguire con percentuale meno significative Egitto, Romania, Ecuador. Scaturisce sempre dall’impegno comune con Amministrazioni locali, tra cui il Comune di Savona, l’esperienza che partirà a breve dell’Assistente Sociale di reparto. Questo progetto ha l’obiettivo di fornire alle pazienti una consulenza in risposta a necessità e bisogni sociali. “Entro l’estate partirà il triage anche per il Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico - continua il Direttore -. Oltre ai già standardizzati codici: bianco, verde, giallo e rosso si aggiunge il viola che segue un protocollo a parte e riguarda il benessere fetale”. A dicembre è stata inaugurata la nuova apparecchiatura per l’Eco 3D grazie alla quale è oggi possibile diagnosticare al(segue a pagina 6, colonna 1) 5 n. 1 • Agosto 2009 6 cune malformazioni fetali che potrebbero sfuggire all’ecografia tradizionale. Moltissime donne e future mamme sono incuriosite da questa nuova apparecchiatura che permette loro di “vedere” in anteprima il loro bambino con immagini a tre dimensioni. Ma l’ecografia tridimensionale non può essere assolutamente eseguita come esame di routine ed è opportuno che lo specialista acquisisca prima con la tecnologia classica tutti gli elementi biometrici e morfologici del feto. Solo in casi specifici avvierà l’esame tridimensionale come ausilio o complemento di quello bidimensionale, cioè solo quando si rendesse necessario per dirimere dubbi o confermare sospetti diagnostici Quando invece l’esame viene richiesto dalle coppie solo per “vedere” il proprio bambino è assolutamente necessario che l’ecografista precisi e sottolinei prima in modo chiaro i limiti della metodica, cioè che esiste la possibilità di non ottenere immagini accattivanti a causa degli artefatti tecnici. L’ecogenicità del soggetto, come per tutte le altre ecografie, influenza notevolmente l’esito piacevole dell’esame che si svolge con le stesse modalità di quello standard. “Il 60% delle donne che partoriscono a Savona hanno seguito un corso di preparazione al parto tenuto in Ospedale dalle nostre Ostetriche – continua Garzarelli -. Delle restanti, una buona percentuale sono seguite dalle ostetriche consultoriali con cui esiste un’ottima sinergia nell’affrontare problematiche pre e post ricovero”. La possibilità del parto in analgesia è stata recentemente estesa dalle 12 alle 24 ore. Numerosi, e sempre più specialistici, gli ambulatori attivi presso la Struttura: ecografia, isteroscopia, colposcopia, uro ginecologia, gravidanza fisiologica, interruzione volontaria di gravidanza. È possibile trascorrere la fase del travaglio in acqua e per chi lo desidera anche il parto può essere effettuato in acqua. Dal 2001 è inoltre possibile la donazione del sangue dal cordone ombelicale, col prelevamento delle cellule staminali. La Ginecologia si è evoluta investendo sulle tecniche chirurgiche, videolaparoscopiche e isteroscopiche senza trascurare la chirurgia tradizionale. Sono attivi tutti i servizi moderni della ginecologia, diagnostica ambulatoriale che comprende ecografia, itteroscopia, colposcopia, prove urodinamiche per incontinenza urinaria, prevenzione dei tumori del collo dell’utero. La parte chirurgica si potenzierà ancora quest’anno con un notevole incremento del day-surgery, interventi in video laparoscopia e chirurgia mininvasiva con tecniche che prevedono un recupero velocissimo del paziente, la Ginecologia di Savona inoltre è l’unico centro del nord-ovest ad avere l’apparecchiatura per l’ablazione endometriale. Sanità Notizie Eccellenza ospedaliera Al "S. Paolo" di Savona tre "bollini rosa" dall'osservatorio nazionale sulla salute della donna Tra i requisiti riconosciuti al nostro ospedale, quello di aver introdotto anche il concetto di "medicina di genere" Antonella Piazza Direttore Medico - Presidio Ospedaliero San Paolo Sanità “a misura di donna” sempre più diffusa in Italia: 93 le strutture che quest’anno si sono aggiudicate i prestigiosi bollini rosa (su 103 candidate) e che si aggiungono alle 96 premiate nel bando 2008 e alle 44 del 2007 per un totale di oltre 230 ospedali “in rosa” sull’intero territorio nazionale. All'ospedale San Paolo sono stati assegnati 3 bollini rosa, il massimo riconoscimento. La classifica è stata stilata da una apposita Commissione scientifica presieduta da Laura Pellegrini (Direttore Generale dell’Istituto Malattie Infettive Spallanzani di Roma), che ha ridefinito i requisiti per l’assegnazione dei bollini per una migliore selezione delle strutture. Molti ospedali inseriti nella classifica stilata da O.N.Da offrono punti nascita in cui sono attivi programmi per favorire l’allattamento al seno o la vicinanza continua fra madre e neonato fin dai primi giorni di vita. Numerosi gli altri requisiti richiesti per ottenere i bollini rosa, fra cui l’attenzione riservata a malattie femminili con la presenza di reparti di ostetricia e di ginecologia avanzati o di reparti dedicati a malattie a forte orientamento femminile. L’introduzione del concetto di medicina di genere nell’ambito ospedaliero e delle cure mediche contribuisce a migliorare la salute sia delle donne che degli uomini. È un’iniziativa nuova e meritoria perché incentiva tutte le strutture sanitarie ad avere una particolare attenzione alle donne: un’utenza che ha esigenze specifiche e differenziate e che spesso, come ad esempio nel caso della maternità, coinvolgono l’intero nucleo familiare. “Siamo alla terza edizione del progetto Ospedaledonna - spiega la dott. ssa Francesca Merzagora, Presidente di O.N.D.a – un’iniziativa che mette al centro le esigenze delle donne con l’obiettivo di identificare nel panorama sanitario italiano gli ospedali a loro più vicini. Le donne, infatti, rappresentano la principale utenza dei servizi sanitari. Ma quando si ammalano devono fare i conti con ospedali ben poco a misura di donna, in cui le peculiari esigenze femminili non sono considerate o forse non sono conosciute. Negli Stati Uniti, esistono gli women’s hospitals, centri organizzati per le diversità di genere. Anche in Italia non si può ignorare la situazione. E a distanza di tre anni dalla prima edizione del progetto - continua Francesca Merzagora – è possibile affermare che qualcosa si è mosso. I risultati parlano da sé, con oltre 230 ospedali in rosa presenti sul territorio nazionale. In questa terza edizione, inoltre, si sono svelate eccellenze anche nei centri più piccoli e in provincia fino alle strutture italiane all’estero. L’ospedale per le donne anche in Italia è un traguardo raggiungibile”. Le strutture premiate verranno monitorate per verificare che i requisiti siano mantenuti e, per chi ha ottenuto meno di 3 bollini, migliorati per ottenerne 3. I risultati del bando sono disponibili sul sito www.ondaosservatorio.it. L’elenco completo è anche raccolto in una Guida pubblicata con Il Sole 24 Ore. E nel 2010 ci sarà un nuovo bando di concorso. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Ricerca scientifica Il danno ipossico-ischemico del SNC nei pazienti rianimati costituisce la principale causa di morbilità (stato vegetativo permanente) e mortalità (decesso nell'arco di un anno) Una terapia efficace per ridurre il danno cerebrale dopo la morte cardiaca improvvisa in pazienti sottoposti a manovre rianimatorie Proposto un protocollo di ipotermia lieve/moderata per il trattamento dei pazienti con coma da ACC (Arresto Cardiaco Reversibilizzato) ai "118 liguri" e ai principali centri della nostra regione che ricoverano pazienti in coma postanossico Giuseppe Ratto Responsabile S.S.D. Emergenza Intraospedaliera - Dipartimento Emergenza Levante. Claudio Vaira Responsabile S.S. Terapia intensiva e rianimazione - S.C. Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica Antonio Cutillo Dirigente Medico, S.C. Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica La morte cardiaca improvvisa è un evento molto frequente e si calcola che ogni anno nella popolazione europea vengono effettuate manovre rianimatorie cardiocircolatorie in 5066 persone ogni 100000 abitanti (1) con un ritorno ad una attivita’ cardiaca spontanea variabile fra il 17% ed il 49% (2). Il danno ipossico-ischemico del SNC nei pazienti rianimati costituisce la principale causa di morbilita’ e mortalita’: almeno l’80% dei pazienti inizialmente sopravvissuti all’arresto cardiaco restano in stato di coma per diverso tempo, il 40% entra in uno stato vegetativo permenente e l’80% decede nell’arco di un anno(3). Il risveglio dal coma senza deficit neurologici e’ a tutt’oggi un evento raro anche in pz che hanno ricevuto soccorso (ALS) entro 15 minuti dall’evento. Infatti i danni secondari che si instaurano a seguito dei complessi fenomeni della riperfusione cerebrale comportano morte neuronale con progressivo deterioramento cerebrale (4). La letteratura piu’ recente ha focalizzato l’attenzione proprio sui fenomeni fisiopatologici che conducono all’encefalopatia post anossica ischemica e sui relativi aspetti terapeutici. Tuttavia, se in letteratura e nella pratica clinica sono ben codificate le terapie e le manovre della rianimazione cardiopolmonare capaci di ripristinare il circolo (Basic Life Support, Advanced Life Support), non è altrettanto chiaro se vi siano terapie efficaci nel ridurre il danno cerebrale stes- so. Quest’ultimo risulta sì connesso all’arresto e al suo meccanismo elettrofisiologico oltre che alla sua durata, ma anche alla successiva riperfusione dell’encefalo. Pare infatti che proprio la riperfusione del SNC scateni una cascata di eventi, innescata dall’ischemia e sostenuta dal ripristino del flusso ematico, tali da amplificare il danno cerebrale postanossico. Vari meccanismi sembrano contribuire, con ruolo non completamente chiarito, al danno da riperfusione: i neuroni e la glia vanno incontro ad apoptosi, danno mitocondriale e calpaino-mediato. I neuroni attraversano una fase di neuroeccitazione che a sua volta comporta una alterazione della funzione dei canali del calcio e liberazione di neuroaminoacidi eccitatori, tra cui il glutammato gioca un ruolo importante. Il Sistema nervoso centrale inoltre risponde a questo insulto attivando una risposta infiammatoria, con rilascio di citochine, produzione di radicali liberi: tutti questi eventi sono peraltro favoriti da una aumentata permeabilità vascolare (danno della barriera ematoencefalica). L’utilizzo dell’ipotermia, dopo arresto cardiaco reversibilizzato, e’ stato suggerito fin dagli anni 50 (8) quando pero,’ forse a causa di un eccessivo raffreddamento del pz gli effetti collaterali e la scarsa evidenza clinica di beneficio indussero la comunita’ scientifica ad abbandonarne l’applicazione. Successivamente non vi furono piu’ studi su questo tipo di trattamento fino agli anni 90 quando esperimenti su cavia da laboratorio riproposero il potenziale beneficio dell’ipotermia nel coma post anossico. Oggi molti studi pubblicati su riviste indicizzate e in particolare due studi recenti pubblicati sul N Engl J Med nel 2002 (12,19) dimostrano chiaramente l’effetto benefico dell’ipotermia lieve (Temperatura core tra 32 e 35 °C) sull’outcome dei pz con coma postanossico. L’esatto meccanismo di questo effetto non e’ stato del tutto chiarito. Concorrono processi multifattoriali: l’ipotermia riduce il CMRO2 (cerebral metabolic rate for oxigen) di circa il 6% per ogni grado di riduzione della temperatura cerebrale per valori superiori ai 28C° ma probabilmente a temperature intorno ai 32C° - 34C°, abitualmente utilizzate in clinica, i fenomeni piu’ significativi sono i seguenti: inibizione della biosintesi, riduzione del danno di barriera, mantenimento delle riserve di ATP, riduzione degli effetti nocivi dei radicali liberi, decremento della perossidazione lipidica, riduzione dell’edema cerebrale e dell’acidosi intracellulare con miglioramento della microcircolazione postischemica.(9). Inoltre in molti studi e’ stato dimostrato che l’ipotermia riduce la pressione intracranica che frequentemente si innalza dopo la rianimazione (17,19,20) Alla luce di quanto ormai ampiamente descritto e dimostrato nei piu’ recenti e qualificati studi fisiopatologici e clinici abbiamo ritenuto necessario proporre un protocollo di ipotermia lieve/moderata per il trattamento 7 n. 1 • Agosto 2009 dei pz con coma postanossico da ACC che rientrino nei criteri di inclusione descritti in letteratura e sotto esposti (vedi oltre). Si e’ pensato altresì di estendere la proposizione di tale protocollo a tutte le strutture regionali chiamate a trattare questa patologia (118 Centrale Operative, PS e Rianimazioni) per analizzare la possibilità di adottare un comportamento condiviso comune. A questo scopo si sono fatti due incontri con i rappresentati dei 118 liguri e dei principali Centri liguri che ricoverano pazienti in coma postanossico da ACC reversibilizzato al fine di stendere un “protocollo” comune di trattamento. Selezione dei pazienti La selezione dei pazienti secondo i criteri sotto indicati (Tab 1) richiede una puntuale collaborazione del personale di primo soccorso (118) che dovrà indicare il ritmo di arresto, i tempi di soccorso, i tempi di RCP (Rianimazione cardiopolmonare) e di ROSC (return of spontaneous circulation) e comunicare al Pronto Soccorso ricevente se il pz rispetta i criteri di arruolamento. Si e’ proposto a tal fine la compilazione del modulo 1 da parte del medico del 118 che per primo soccorre il paziente . Temperatura target e tecniche di raffreddamento 8 Una volta individuati i pazienti da arruolare, eseguito quindi un esame neurologico di base, l’obiettivo è quello di ridurre la temperatura corporea fino a valori inferiori ai 35°C (range tra 32-34°C), entro 4 - 6 ore dal ripristino del circolo; la riduzione della temperatura dovrebbe avvenire gradualmente (circa 0.5-0.9 °C hr). Non esiste ancora un metodo di raffreddamento che si sia dimostrato superiore a tutti gli altri. In letteratura i metodi di raffreddamento esterno ( materassini refrigeranti, gambali refrigeranti. borse di ghiaccio su ascelle, collo…) sono i piu’ semplici e piu’ usati ma possono risultare lenti, specie nei pz obesi, nel raggiungere la temperatura desiderata. L’associazione dei metodi descritti con l’infusione di liquidi cristalloidi (30ml/Kg peso) ad una temperatura di 4C° in 30 minuti in un catetere venoso centrale ha dimostrato una riduzione significativa della T senza causare edema polmonare (13). Il raffreddamento tramite lavaggio pleurico e peritoneale e’ possibile ma non usato (4), i metodi di raffreddamento extra corporeo sono efficaci Sanità Notizie Ricerca scientifica ma troppo invasivi. Il posizionamento di un elmetto cerebrale refrigerante non consente un sufficiente raffreddamento nell’adulto mentre sembra essere efficace nel neonato.(15) L’ipotermia deve essere mantenuta per 24 ore seguita da un passivo riscaldamento fino a 36 C° da ottenersi in un periodo di circa otto ore (10).(considerare temperatura ambientale) Successivamente la T viene mantenuta < 37,5C° eventualmente anche con uso di antipiretici. Monitoraggio E’ necessario il ricovero in ICU con monitoraggio standard dei pazienti ammessi in Terapia Intensiva per instabilità cardiocircolatoria con particolare attenzione ad alterazioni elettrocardiografiche da raffreddamento e ad eventuale sanguinamento nei punti di accesso dei devices (13). • • • • • • • Pressione arteriosa cruenta FC con tracciato ECG SpO2 PVC ETCO2 Misurazione della Temperatura core I dati raccolti in ICU mediante il monitoraggio devono essere stampati su tabelle riassuntive ad intervalli di tempo predefiniti. Dei parametri sopradescritti è utile stampare su tabelle i dati orari fino al momento del ripristino della normotermia, finché non sa- rà possibile avere sistemi di raccolta dati digitali. Il monitoraggio in continuo della temperatura e’ raccomandabile ottenerlo attraverso un catetere in arteria polmonare o catetere vescicale o sonda esofagea. La misurazione della T a livello cerebrale non e’ raccomandata per il rischio di infezione e per il potenziale danno anatomico (15).La misurazione timpanica e’ meno attendibile (11). Altre metodiche (ascellare, inguinale, rettale...) non sono considerate attendibili. Importante e’ ricordare che normalmente la T corporea e’ di 0,3 C° 1,1C° inferiore alla T cerebrale. Questa differenza potrebbe essere maggiore in pz con ipo o ipertermia.(16, 17) L’ipotermia deve essere mantenuta per 24 ore seguita da un passivo riscaldamento fino a 36C° da ottenersi in un periodo di circa otto ore (10) (considerare temperatura ambientale). Successivamente la T viene mantenuta < 37,5C° eventualmente anche con uso di antipiretici. Esami di controllo • Esame Neurologico: alla stabilizzazione del paziente e 24 ore dopo • Esami ematochimici: all’arrivo in TI e dopo 12 e dopo 24 ore dall’induzione dell’ipotermia: emocromo, parametri metabolici, coagulazione completa • Emogasanalisi con Co-ossimetria • Elettrocardiogramma: all’arrivo in TI e dopo 12 e dopo 24 ore dall’in- Modulo 1 SOCCORSO EXTRAOSPEDALIERO DATA …………… COGNOME NOME ………………………………… DATA DI NASCITA ……………………………… LUOGO …………………………………………………………………… TEMPO INTERCORSO TRA MALORE E ARRIVO ALS ……………… RITMO DI ARRESTO ALLA PRIMA VALUTAZIONE ………………… MANOVRE RIANIMATORIE …………………………………………… TEMPO DI ARRESTO DI CIRCOLO PRIMA ROSC …………………… STATO DI COMA Sì ® NO ® GCS ………… PUPILLE …………… ARRUOLATO PROTOCOLLO Sì ® NO ® TEMPO DI PERCORSO ………………………………………………… Avvisato PS dell’arruolamento nel protocollo Sì ® NO ® Firma medico Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Ricerca scientifica duzione dell’ ipotermia di routine, ogni volta che ci siano alterazioni al monitor “sospette” Conclusioni Nel corso del biennio 2007-2008 sono state eseguite nel nostro Reparto di Rianimazione e Terapia intensiva 25 ipotermie controllate (10 nel 2007 e 15 nel 2008) I dati relativi al monitoraggio durante ipotermia e all’outcome dei pazienti sono stati inviati assieme a quelli degli altri ospedali partecipanti in Liguria al coordinamento regionale per l’analisi statistica. Tale analisi consentirà di ottenere dei dati Liguri relativamente all’efficacia dell’ipotermia nel ridurre l’incidenza del danno secondario neurologico anche nei pazienti il cui arresto cardiaco è stato provocato da ritmi non defibrillabili. Non appena i dati saranno disponibili ne daremo ulteriore notizia. Rianimazione Ospedale S. Paolo di Savona BIBILIOGRAFIA 1) Herlitz J,et al: Resuscitation in Europe a tale of five european regions. Resuscitation 1999, 41: 121- 131 2) Holzer M et al : Therapeutic hypotermia after cardiopulmonary resuscitation. Expert Rev Cardiovasc Ther 2003, 1: 317325 3) Madl C, et al: improved outcome prediction in unconscious cardiac arrest survivors with sensory evoked potentials compared with clinical assessment. Crit Care Med 2000, 28: 721-726 4) Safar P, et al Cerebral resuscitation potentials for cardiac arrest. Crit Care Med 2002, 30 (suppl) : 140-144 5) Liu XL, et al : Differences in cerebral riperfusion and oxidative injury after cardiac arrest Acta Anaesthesiol Scand 2003, 47: 958_ 967 6) Safar Pet al: Brain resuscitation after cardiac arrest. In: Textbook of neurointensive Care 2003: 457 – 498 7) Kumar R et al Dysfuction of the unfolded protein response during global brain ischemia and reperfusion. J Cereb Blood Flow Metab 2003, 23: 462_471 8) Williams Gr Jr et al The use of hypothermia after cardiac arrest. Anesth ANALG 1958; 38: 423428 9) Sterz F et al Hypotermia after cardiac arrest: a treatment that works: Curr Opin Crit Care 2003, 9: 205-210 10) Kees H. Polderman Application 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) of therapeutic hypothermia in the ICU: opportunities and pitfalls of a promising treatment modality.Part 1 : indication and evidence Intensive Care Med 2004 30: 556-575 J.P.Nolan et al Therapeutic Hypotermia after cardiac arrest Circulation 2003; 108: 118-121 ILCOR advisory Statement The Hypotermia after cardiac arrest group. Mild Therapeutic hypothermia to improve the neurologic outcome after cardiac arrest. N Engl J Nmed 2002; 346: 549-556 Bernard S. et al Induced hypothermia using large volume, ice – cold intravenous fluid in comatose survivors in out of hospital cardiac arrest: a preliminary report. Resuscitation 2003; 56: 913 Carlin S et al Principi di nursing nell’ipotermia indotta in paziente recuperati da arresto cardiaco. Dipartimento di Emergenza urgenza Azienda Ospedaliera sant’Anna Regione Lombardia Inamasu J et al Mild hypotermia in neurological emergency: un update. Ann Emerg Med. August 2002 40:220-230 Henker RA et al Comparison of brain temperature with bladder and rectal temperatures in adult with severe brain injury. Neurosurgery 1998; 42:1071-1075 Rossi S et al Brain temperature, body core temperature, and intracranial pressure in acute cerebral damage. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2001; 71:448- 454 Safar PJ et al Therapeutic 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) hypothermia after cardiac arrest N Engl J Med 2002 346:612 – 613 Stephan A, Bernard MB et al Treatment of comatose survivors of out of hospital cardiac arrest with induced hypothermia N Engl J Med 2002 346:557 - 563 Morimoto Y Acute brain swelling after out of hospital cardiac arrest:pathogenesis and outcome. Crit Care Med 1993; 21 104 – 110 Hachimi –Idrissi S et al Mild hypothermia induced by helmet device: A clinical feasibility study Resuscitation 2001; 51: 275281 Martens P et al. “ Serum neuron-specific enolase as a prognostic marker for irreversible brain damage in comatose cardiac arrest survivors “ Acad.Emerg.Med 1996; 3: 126-131 Imaizumi H et al. “ Hypoxic brain damage after prolonged cardiac arrest during anesthesia-changes in CT and serum NSE concentration “ Masui 1994; 43: 1256-60 Dauberschmidt R et al. “ Changes of neuron-specific enolase concentration in plasma after cardiac arrest and resuscitation “ Mol.Chem.Neuropathol. 1991; 14: 237-45 Fogel W et al. “ Serum neuronspecific enolase as early predictor of outcome after cardiac arrest “ Crit.Care.Med.1997;25:1133 Isgro F et al. “ A predictive parameter in patients with brain related complications after cardiac surgery? Eur.J.Cardiothorac. Surg. 9 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Ricerca scientifica All. 3 - PAZIENTE IN ARRESTO CARDIOCIRCOLATORI (FV /PEA/ ASISTOLIA) Intervento 118 Servizio emergenza introspedaliera Pz traumatizzato SI NO NON Riscaldare Arresto da causa cardiaca? No RAP SI Stato di coma? SI Criteri di inclusione: • FV/TV senza polso/asiatolia • Eta’>16 • Pz cosciente prima dell’arresto • Stato di coma post ACC NO comunicare al PS ricevente e alla rianimazione che arriva pz non includibile nel protocollo RAP. Compilare all’arrivo in PS scheda protocollo RAP. Rientra nei criteri di inclusione protocollo RAP? SI comunicare al PS ricevente e alla rianimazione che arriva pz includibile nel protocollo RAP Compilare all’arrivo in PS scheda protocollo RAP Esami diagnostici Raffreddare il pz per 24 ore Riscaldamento passivo con controllo della T< 37,5 C° Esami e monitoraggio come da protocollo. Compilazione scheda di monitoraggio 10 Valutazione dopo 6 mesi Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Evoluzione della tecnica operatoria La S.C. di Anestesia e Rianimazione di Savona centro di riferimento regionale per l'anestesia loco-regionale, introduce l'uso dell'ecografia nella pratica anestesiologica Anestesia loco-regionale mediante guida ecografica L'esecuzione dei blocchi periferici non più "alla cieca" ma sotto guida ecografica ha migliorato l'efficacia e la sicurezza della tecnica Anna Maria Guerrieri Direttore S. C. di Anestesia e Rianimazione Presidio ospedaliero Savona - Cairo L’utilizzo dei blocchi nervosi periferici per la chirurgia agli arti superiori e inferiori è una pratica consolidata oramai da diversi anni. La Scuola Savonese di Chirurgia della Mano ha rappresentato una “palestra” ottimale sull’arto superiore per tutti gli Anestesisti che si sono avvicendati nelle sale operatorie del San Paolo. Le tecniche di anestesia loco-regionale hanno subito nel tempo una rapida evoluzione, dovuta sicuramente al miglioramento delle conoscenze mediche, ma soprattutto, nella seconda metà degli anni ’90, all’introduzione dell’elettroneurostimolazione per la ricerca dei tronchi nervosi. Inizialmente l’anestesia periferica, in contrapposizione all’anestesia generale, era considerata una scelta subordinata alle condizioni cliniche del paziente ed alle capacità dell’anestesista, quindi appannaggio esclusivo di anestesisti “esperti”. Parallelamente all’ evoluzione delle tecniche chirurgiche, finalizzate ad una minore invasività per il paziente, le tecniche di anestesia periferica si sono via, via perfezionate nella ricerca continua di una maggiore efficacia e sicurezza. L’estrema selettività del blocco periferico e il minimo dosaggio necessario di farmaco somministrato, hanno reso l’anestesia loco-regionale la tecnica più sicura, anche in funzione di una dimissione precoce e di una rapida ripresa funzionale post-chirurgica. La possibilità di iniettare selettivamente l’anestetico locale in prossimità dei nervi è data dall’utilizzo di un elettroneurostimolatore, che inducendo piccole contrazioni muscolari (twiches) attraverso un ago conduttore, permette di individuare con precisione la branca nervosa che interessa l’area chirurgica. In questo modo, il riscontro obiettivo e “non doloroso” del corretto posizionamento dell’ago ha reso i blocchi nervosi periferici altamente riproducibili, anche “in mani non particolarmente esperte”. Tuttavia la grande variabilità anatomica individuale, l’esecuzione comunque “alla cieca” del blocco nervoso e il diverso grado di esperienza del medico esecutore, comportano una certa percentuale di insuccessi e un’incidenza, seppur modesta, di complicanze generalmente transitorie. Tra queste ultime ricordiamo le principali, dovute alla puntura accidentale di un vaso arterioso, con o senza iniezione endovascolare di anestetico e a lesioni nervose parcellari. L’introduzione dell’ecografia ha portato un ulteriore contributo al perfezionamento e alla sicurezza dell’anestesia periferica. Mediante la guida ecografica oggi l’Anestesista può individuare e localizzare velocemente le strutture vascolari e nervose di pertinenza dell’area chirurgica ed effettuare la somministrazione dell’anestetico sotto visione diretta, in tempo reale, della sua distribuzione nei tessuti. L’utilizzo contemporaneo dell’elettroneurostimolazione accerterà la localizzazione visiva del nervo, azzerando la possibilità di errore e quindi l’insuccesso del blocco. Un ulteriore vantaggio è la possibilità di “vedere” ecograficamente il posizionamento di un eventuale cateterino, in sede di blocco anestetico, per il mantenimento di un’analgesia post-operatoria. Questa manovra era difficilmente valutabile solo con l’elettroneurostimolazione, in quanto seguiva la somministrazione di anestetico locale che rendeva impossibile l’ulteriore stimolazione elettrica attraverso il catetere. Oggi è possibile, subito dopo l’esecuzione del blocco anestetico, inserire con metodica ecoguidata un piccolo catetere in plastica in prossimità del plesso. Attraverso il catetere si somministrano anestetici locali a bassa concentrazione, con lo scopo di mantenere l’analgesia per parecchie ore o giorni dopo l’intervento senza perdere la motilità dell’arto. Questo non solo garantisce un discreto comfort al paziente, che non deve assumere altri farmaci antidolorifici, ma permette anche una rapida ripresa funzionale e una riabilitazione motoria precoce. Bibliografia - Brian D. Sites and Richard Brull. Ultrasound guidance in peripheral regional anesthesia: philosophy, evidencebased medicine, and techniques. Curr Opin Anesthesiol. 2006; 19: 630-639. - Chan V. Ultrasounds guidance improves success rate of axillary brachial plexus block. Can J Anesth. 2007; 3: 176-182 VANTAGGI DELL’ECOGRAFIA RISPETTO ALLA TECNICA TRADIZIONALE IN ANESTESIA LOCO-REGIONALE • Visualizzazione diretta delle strutture nervose • Riduzione del numero di punture per la ricerca dei nervi • Evitare le punture vascolari (importante nei pazienti scoagulati) • Fotografare e filmare il blocco (motivazioni medico-legali) • Impossibile l’iniezione intraneurale • Riduzione del volume di anestetico locale necessario • Maggiore percentuale di successo • Maggiore facilità di esecuzione 11 n. 1 • Agosto 2009 Gestione extraospedaliera degli infartuati Sanità Notizie Le SCA sono la causa di morte cardiaca improvvisa nella maggior parte degli adulti, più frequenti negli uomini che nelle donne Testo pubblicato anche su Urgence Pratique - n. 92, Gennaio 2009, rivista del Servizio di Sanità dei Vigili del fuoco francesi. 12 Nei paesi industrializzati le patologie cardiache, ed in particolare le Sindromi Coronariche Acute (SCA), sono la prima causa di morbilità e di mortalità. Per questa patologia un sistema di soccorso sanitario extraospedaliero è efficiente solo se riesce ad assistere il paziente sin dalle fasi più precoci dell’insorgenza dei sintomi, a garantire le procedure per ricanalizzare precocemente il vaso coronarico occluso ed a ridurre i tempi di trasporto presso il centro ospedaliero idoneo al trattamento specifico. Nelle SCA la trombolisi e l’angioplastica coronarica transluminale percutanea primaria (PTCA), sono state fra le più importanti novità terapeutiche introdotte negli ultimi venti anni. Esse hanno contribuito in grande misura a diminuire la mortalità nell’infarto miocardico acuto (IMA) con tratto ST sopraslivellato (STE) ed a limitare l’estensione della lesione grazie al precoce ripristino della perfusione. Le Sindromi Coronariche Acute sono la causa di morte cardiaca improvvisa nella maggior parte dei pazienti adulti; sono più frequenti negli uomini piuttosto che nelle donne secondo un rapporto di 4:1 sotto i 50 anni, e di 2:1 nella fascia di età che va dai 60 ai 70 anni. La grande importanza della precocità dell’intervento è confermata da numerosi studi clinici che hanno evidenziato che, in corso di infarto miocardico acuto, il 30% dei decessi avviene nella prima ora dall’inizio dei sintomi e che circa nel 60% dei casi la morte si verifica prima di raggiungere l’ospedale. Allo scopo di intervenire in modo precoce e tempestivo anche fuori dalla struttura ospedaliera, i Servizi di Emergenza Territoriale hanno cercato di razionalizzare l’uso delle proprie risorse umane e materiali sulla base delle strutture ospedaliere di riferimento. In questo lavoro gli autori descrivono l’organizzazione messa a punto nel territorio di competenza del sistema di soccorso extraospedaliero “Servizio 118 Savona Soccorso”. In Italia il numero telefonico per le urgenze sanitarie è il “118” mentre il numero europeo “112” corrisponde tutt’ora alle centrali operative dei Carabinieri. La Il ruolo del soccorso sanitario extra ospedaliero per i pazienti colpiti da sindromi coronariche acute Le ambulanze sul territorio della nostra A.S.L. sono distribuite in 45 postazioni mentre le automediche sono posizionate presso gli ospedali di Savona, Pietra Ligure, Albenga, Cairo Montenotte. L'angioplastica coronarica transluminare percutanea primaria è effettuata presso il "S. Paolo" e il "S. Corona" Salvatore Esposito Direttore S.C. Servizio 118 Savona Soccorso Luca Sobrero Dirigente Medico Servizio 118 Savona Soccorso Luca Baccino Dirigente Medico S.C. Cardiologia Ospedale San Paolo di Savona Francesca Rossi Dirigente Medico S.C. Cardiologia Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure normativa per adeguare la situazione italiana a quella comunitaria è attualmente in corso di elaborazione da parte del Governo. Il Servizio 118 “Savona Soccorso” ha competenza su un territorio che coincide con quello della provincia. L’estensione è di 1.544 Kmq con una popolazione residente di 282.548 abitanti (dati ASL). L’afflusso turistico è stimato in circa 1.000.000 di presenze all’anno, concentrati soprattutto nei mesi estivi. Sul territorio sono presenti quattro ospedali, di questi quelli di Savona e di Pietra Ligure sono sede di Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA), quelli di Albenga e di Cairo Montenotte sono sede di Pronto Soccorso. Gli ospedali se- Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Gestione extraospedaliera degli infartati patologie note quali: diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari L’attribuzione del “codice rosso” prevede l’invio dell’Automedica. L’intervento territoriale Controindicazioni a TNK e Abcximab de di DEA hanno i reparti di Unità di Terapia Intensiva Coronarica-UTIC con sala di emodinamica. I mezzi di soccorso sono costituiti dalle ambulanze e dalle automediche. Le ambulanze (mezzi di soccorso di base-MSB) sono distribuite in 45 diverse postazioni, appartengono alle associazioni delle Pubbliche Assistenze (PA) e della Croce Rossa (CRI). Gli equipaggi di questi mezzi sono costituiti da personale volontario in grado di fornire il supporto fondamentale delle funzioni vitali (BLSD, controllo delle emorragie esterne, immobilizzazione del paziente traumatizzato). Le automediche (mezzi di soccorso avanzato-MSA) sono 4 e sono state posizionate presso gli Ospedali di Savona, Albenga e di Cairo e Pietra Ligure. Questi mezzi hanno un equipaggio costituito da medico, un infermiere ed un autista in grado di fornire il supporto avanzato delle funzioni vitali. Dal marzo del 2002, grazie alla collaborazione fra il Servizio118 e le Cardiologie degli ospedali di Savona e di Pietra Ligure, è iniziato un programma per la trombolisi territoriale nei confronti dei pazienti con IMA-STE, mediante la somministrazione di bolo singolo di Tenecteplase (TNK). Con la progressiva attivazione delle sale di Emodinamica negli Ospedali di Savona e Pietra Ligure, avvenuto dapprima per le sole dodici ore diurne dal giugno 2004 e successivamente esteso alle 24 ore dal luglio 2006, l’algoritmo di trattamento si è arricchito con l’opzione terapeutica della angioplastica primaria (PTCA). ti criteri: 1. considerare come dolore toracico qualsiasi sensazione dolorosa localizzata tra il cavo orale e la linea ombelicale 2. considerare ogni dolore toracico di origine cardiaca fino a dimostrazione del contrario 3. attribuire come codice di gravità presunta un “codice rosso” nei casi di dolore toracico prolungato insorto da oltre 5 minuti nei seguenti pazienti: a. età maggiore di 35 anni, b. età minore di 35 anni, ma dolore insorto dopo uno SFORZO FISICO, dopo esposizione al FREDDO INTENSO, o dopo STRESS particolarmente intensi; c. età minore di 35 anni, ma dolore presente con sintomi associati quali: NAUSEA, VOMITO, DIFFICOLTÀ DI RESPIRO, SUDORAZIONE ABBONDANTE, d. età minore di 35 anni, in presenza di Una volta preso in carico il paziente si procede alla valutazione clinica ed alla registrazione di un ECG a 12 derivazioni. In caso di dubbio diagnostico il medico dell’automedica può sempre decidere di inviare il tracciato all’UTIC competente e quindi effettuare le ulteriori valutazioni assieme al cardiologo di guardia. Nel caso in cui venga fatta diagnosi di IMA-STE, al paziente viene applicato l’algoritmo illustrato più avanti. In relazione alle decisioni assunte, si procede alla somministrazione del trombolitico oppure al trasporto in sala di emodinamica per l’angioplastica primaria (PTCA). I criteri adottati per la diagnosi elettrocardiografica sono: presenza di sopraslivellamento del tratto ST superiore ad 1 mm in almeno 2 derivazioni contigue oppure BBS di nuova insorgenza. Se indicata, la trombolisi si effettua mediante la somministrazione di bolo singolo di Tenecteplase (TNK) in dose di 100 U/Kg con il peso arrotondato alla decina superiore. Se è indicata la PTCA, viene somministrato un bolo di Abcximab in dose di 0,25 mg/Kg. Considerate le controindicazioni e gli effetti collaterali, questi due farmaci sono somministrati previa indagine anamnestica che permetta di escludere le controindicazioni assolute e relative (vedi la lista che il medico deve compilare e consegnare in copia al medico accettante). Inoltre, in accordo con le condizioni del paziente, vengono somministrati anche: • Ossigeno Algoritmo utilizzato La gestione della chiamata In accordo con quanto indicato dalla Società Italiana Sistemi 118, la gestione da parte dell’operatore della centrale operativa della chiamata di soccorso per dolore toracico, avviene secondo i seguen- 13 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Gestione extraospedaliera degli infartati • • • • Morfina Nitroderivati ev (20 c/min) Aspirina (300 mg per os) b-bloccanti (atenololo 5 mg in boli frazionati) • Eparina in bolo ev (4000 U o 3000 U se peso<60 Kg) La Centrale Operativa del 118 provvede ad avvisare l’Ospedale di destinazione accertando la disponibilità del posto letto. Il trasporto viene effettuato mantenendo uno stretto monitoraggio continuo dell’ECG e dei parametri vitali. Il paziente viene accompagnato direttamente presso l’Unità Coronarica competente oppure, nel caso sia indicata la PTCA, in sala di emodinamica. dificata per la disponibilità, solo per le 12 ore diurne, della PTCA. Dal luglio 2006 è possibile effettuare una PTCA nell'arco delle 24 ore presso il S. Paolo e per le 12 ore diurne presso il S. Corona. Dal 2002 al 2006 sono stati trattati 135 pazienti, 100 maschi e 35 femmine, di età compresa tra i 29 e i 96 anni. Di questi, 85 hanno ricevuto la trombolisi territoriale e 48 sono stati sottoposti ad angioplastica primaria. Dei restanti 2, uno presentava controindicazione alla trombolisi per IRC in trattamento dialitico e l’altro è deceduto durante il trasporto (dopo aver comunque ricevuto l’Abcximab). In 60 casi, l’ECG territoriale è stato effettuato entro 1 ora dall’esordio sintomatologico. Schema d’intervento Follow-up a 6 mesi I criteri per decidere il trattamento sono stati messi a punto in una procedura concordata dal Servizio 118, e dalle Cardiologie dei due ospedali sedi di DEA (Savona e Pietra Ligure), in base ai dati forniti dagli studi attuali. Risultati Nel periodo aprile 2002 – giugno 2004 il metodo di riperfusione extraospedaliero disponibile era unicamente la trombolisi. Dal giugno 2004 al luglio 2006 la procedura è stata parzialmente mo- Il follow-up è stato effettuato nel periodo maggio-giugno 2007 mediante intervista telefonica. Non è stato possibile rintracciare 16 dei 134 pazienti. I risultati relativi riguardano i restanti 118 pazienti, e sono esposti nella tabella seguente. Conclusioni I risultati ottenuti permettono di rilevare che, quando i pazienti si rivolgono direttamente al sistema di soccorso extraospedaliero, i tempi di presa in carico e diagnosi (mediana di 20 minuti tra la chiamata e l’ECG), trattamento (mediana di 36 minuti tra la chiamata ed il farmaco) e arrivo presso l’ospedale idoneo (mediana di 35 minuti tra ECG ed Ospedale) sono estremamente ridotti. Nessuno dei pazienti trattati ha evidenziato effetti collaterali di tipo emorragico. I 16 decessi avvenuti nel corso del ricovero sono stati causati da insufficienza cardiaca e shock cardiogeno. Il pieno coinvolgimento delle strutture di Cardiologia, ha permesso al 118 di condividere i problemi relativi alla interpretazione dell’ECG, all’uso del trombolitico e dell’antiaggregante piastrinico ed anche di aggiornare costantemente le procedure operative a seguito della progressiva disponibilità della angioplastica primaria nelle due sedi ospedaliere di Savona e di Pietra Ligure. La conferma del fatto che i ritardi maggiori sono da attribuire soprattutto al tempo decisionale del paziente (mediana di 44 minuti tra l’insorgenza dei sintomi e la chiamata), ribadisce l’importanza di investire congrue risorse nell’informazione/formazione dei cittadini circa l’importanza di attivare precocemente il sistema di emergenza medica. Pazienti gestiti 135 Età media Anni 67 (29-96) Maschi (74,07%) Femmine (25,93%) Trattamento Trombolisi 62,96% PTCA 35,56% Nulla 1,48% Pazienti trattati 134 Tempi Pazienti con ECG entro 1 ora dall’insorgenza dei sintomi 44,44% 14 Intervallo medio sintomi/chiamata Intervallo medio chiamata/ECG Intervallo medio chiamata/farmaco Intervallo medio ECG/Ospedale minuti Minuti minuti minuti 80 22 38 43 Mediana (max/min) Mediana (max/min) Mediana (max/min) Mediana (max/min) minuti Minuti minuti minuti 44 (726/1) 20 (77/8) 36 (117/13) 35 (80/14) Asintomatici Re-IMA Scompenso Deceduti* 93 (78,82%) 6 (5,08%) 1 (0,84%) 18 (15,26%) *di cui 16 nel corso del ricovero e 2 dopo la dimissione (1 entro 30 giorni ed 1 entro 6 mesi) Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Prevenzione sanitaria In Liguria circa 20 mila persone sono affette da queste patologie Le malattie reumatiche vanno curate subito per non rischiare una invalidità permanente Francesco Versace Le Malattie Reumatiche hanno prevalentemente un andamento cronico evolutivo e possono esitare in uno stato di importante disabilità. Se non curate adeguatamente e nei tempi corretti, dopo 10 anni circa il 50% delle forme più severe va incontro ad un’invalidità permanente. Entro dieci anni dalla diagnosi la metà dei pazienti risulta inabile a svolgere mansioni quotidiane e lavorative e quasi un malato su cinque è costretto a sottoporsi ad interventi chirurgici per protesi articolari. Recenti dati dimostrano che le malattie reumatiche incidono pesantemente sui costi dell’assistenza socio-sanitaria e rappresentano una seria minaccia per l’economia complessiva del Paese: in totale la spesa per le malattie reumatiche croniche in Italia supera i 4 miliardi di Euro l’anno, di cui quasi la metà – 1 miliardo 739 milioni – sono rappresentati dalla perdita di produttività per circa 287mila lavoratori malati. Lo rivela una ricerca compiuta dall’Osservatorio Sanità e Salute – presentata in occasione del Convegno “Malattie Reumatiche: disabilità, impatto sul lavoro e costi sociali”, con il Patrocinio del Senato della Repubblica – che ha esplorato, in maniera scientifica, i database dell’Istat, del Ministero della Salute, dell’Aifa e dell’Inps per analizzare l’impatto sociale ed economico delle principali patologie reumatiche. Oltre 5 milioni di persone in Italia soffrono di malattie reumatiche. Di queste, 734.000 sono colpite da forme infiammatorie croniche quali artrite reumatoide e spondiloartropatie. In Liguria circa 20.000 persone sono affette da tali patologie invalidanti. Le persone che ne sono affette spesso sono costrette ad abbandonare il lavoro e a dover affrontare disagi nella vita di relazione, con una sensibile riduzione della qualità della vita. È stato dimostrato che un intervento specialistico terapeutico precoce è in grado di arrestare, o quantomeno rallentare, questa evoluzione distruttiva articolare invalidante e di ripristinare qualità e quantità attesa di vita. Questa opportunità, che viene persa quando la malattia è più evoluta, si basa sulla diagnosi precoce. La Struttura Complessa di Reumatologia dell’Ospedale San Paolo di Savona è spe- Il "S. Paolo" è specializzato nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche articolari ed è abilitato alla prescrizione e alla gestione dei farmaci biologici Francesco Versace Direttore S.C. Reumatologia Ospedale San Paolo - Savona L'apparecchio per la mineralometria ossea computerizzata - MOC - del "S. Paolo". cializzata nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche articolari. Il centro è nato con lo specifico intento di soddisfare le moderne concezioni del Sistema Sanitario che prevedono un’assistenza specialistica integrata territorio-Ospedale, nell’ambito di una struttura a valenza interaziendale. Nell’arco del 2008 sono state eseguite 5000 visite ambulatoriali, 9370 densitometrie ossee computerizzate (MOC), 7200 ecografie articolari e muscolo-scheletriche, 170 videocapillaroscopie, 1237 nuovi DH, 360 visite presso l’Ospedale di Imperia, nell’ambito della fattiva collaborazione interaziendale ASL1-ASL2. L’obiettivo principale della terapia precoce è l’induzione della remissione veloce (entro 3 – 4 mesi) e completa dei sintomi (dolore, rigidità articolare, stanchezza), dei segni (tumefazione delle articolazioni) e dei parametri laboratoristici di infiammazione (VES e PCR). La Struttura Complessa di Reumatologia dell’Ospedale San Paolo è abilitata alla prescrizione e alla gestione dei farmaci biologici, farmaci che si sono dimostrati in grado, di indurre un soddisfacente controllo dell’artrite e dell’evoluzione del danno erosivo articolare. Oggi si utilizzano farmaci biologici come Infliximab, Etanercept, Abatacept, rituximab, adalimumab. Di grande importanza sono gli studi attualmente in corso a Savona su nuovi farmaci biologici non ancora commercializzati. Di particolare interesse sono lo studio con etanercept che valuta il dosaggio più basso per il mantenimento dei pazienti che raggiungono lo stato di remissione di malattia. L’attenzione è rivolta anche verso studi sperimentali che consentono di valutare non solo l’efficacia del farmaco nel limitare la progressione del danno articolare ma anche nel controllo dei sintomi sistemici e l’ottimizzazione del loro utilizzo. A breve inizieremo uno studio in aperto a singolo braccio con Tocilizumab, un anticorpo umanizzato anti recettore IL-6, per la valutazione del rapido miglioramento dell’anemia e dell’affaticamento in corso di terapia in combinazione con farmaci di fondo in pazienti adulti con artrite reumatoide attiva da moderata a severa, un terzo studio osservazionale valuta la sicurezza dell’impiego di rituximab ( immunomodulatore dei linfociti B ) in pazienti con AR che non rispondono alla terapia con farmaci anti TNF- alfa. 15 n. 1 • Agosto 2009 Metodica efficace Le prime esperienze all'Istitute Gustave-Roussy nel 1987 a Parigi L'elettrochemioterapia è una tecnica che potenzia l'effetto antitumorale di alcuni farmaci chemioterapici all'interno della cellula malata È un trattamento che può essere ripetuto, si può effettuare in regime di day surgery, ha effetti collaterali minimi e il tessuto sano attorno alla lesione viene preservato Mariano Bormioli Direttore S.C. Chirurgia Plastica – Ospedale Santa Corona Pietra Ligure Sanità Notizie L’elettrochemioterapia (ECT) è un nuovo trattamento locale delle metastasi cutanee di qualsiasi origine istologica. Le prime esperienze di elettroporazione risalgono al 1987, quando all’lstitute Gustave-Roussy di Parigi furono effettuati i primi esperimenti su cellule in vitro e successivamente la sperimentazione pre-clinica. La procedura passò rapidamente alla sperimentazione clinica, e i risultati confermarono la buona efficacia antitumorale dell’elettrochemioterapia. Lo studio europeo multicentrico ESOPE, pubblicato nel 2006, ha definito le procedure standard di esecuzione della terapia e definitivamente confermato su larga scala l’efficacia antitumorale nella sua applicazione clinica. Negli ultimi anni l’elettrochemioterapia si è diffusa presso numerosi centri oncologici europei ed è entrata nella routine clinica come valida opzione terapeutica nel trattamento delle metastasi cutanee e sub cutanee. L’elettrochemioterapia, attraverso il fenomeno dell’elettroporazione, è una tecnica in grado di potenziare l’effetto antitumorale di alcuni farmaci chemioterapici agevolando la penetrazione degli stessi all’interno della cellula tumorale. L’elettrochemioterapia consente il trattamento di qualunque lesione tumorale cutanea e sottocutanea indipendentemente dall’istologia. In particolare per casi in cui il trattamento locale è possibile ma la chirurgia non è applicabile. Può inoltre essere utilizzata per la riduzione di volume di metastasi cutanee e sub-cutanee per rendere possibili successivi trattamenti chirurgici o radianti. L’elettrochemioterapia è un trattamento locale di provata efficacia e offre numerosi vantaggi, tra i quali: - è un trattamento che si effettua in singola seduta e può essere ripetuto - si può effettuare in regime di day surgery - possiede effetti collaterali minimi - il tessuto sano attorno alla lesione viene preservato 16 Dal 2006 I’elettrochemioterapia viene regolarmente usata presso il reparto di Chirurgia Plastica diretto dal Prof. Bormioli e si è rivelata di sicura efficacia per trattare diverse lesioni primarie e secondarie non aggredibili con le normali tecniche chirurgiche. La Struttura Complessa di Chirurgia Plastica di Pietra Ligure è a disposizione per offrire tutte le informazioni ai pazienti e ai Medici di base per far conoscere sempre di più questa metodica. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Ricerca epidemiologica È una delle maggiori cause di disabilità in Italia per 60-70 mila persone ed è una patologia ad alto costo sanitario e sociale Necessario un registro regionale delle mielolesioni per rilevare i dati con modalità continuativa poiché essi sono scarsi o non aggiornati, che contenga riferimenti anagrafici, clinici e riabilitativi (performances, autonomie, ausilii) L'attività di coordinamento dello studio è affidata all'USU di Pietra Ligure Antonino Massone Direttore S.C. Unità Spinale Ospedale Santa Corona – Pietra Ligure La lesione midollare è una delle maggiori cause di disabilità nel nostro Paese; è una condizione drammatica che comporta la morte o la disabilità grave e permanente delle persone affette, ed è associata a un notevole costo socio-economico per la società. La ricerca di dati sulla lesione midollare in Italia mette in evidenza quanto essi siano scarsi o non aggiornati. Le fonti possibili sono il Ministero della Salute, l’istituto Nazionale di Statistica ed alcune ricerche epidemiologiche portate a termine alla fine degli anni ‘90. Secondo queste fonti: la popolazione totale dei mielolesi in Italia nel 2000 è stimata:in 60/70 mila persone; l’incidenza: è di 20-25 nuovi casi all’anno per milione di abitanti; secondo il GISEM (Gruppo Italiano Studio Epidemiologico Mielolesioni) il 67% delle lesioni è di origine traumatica, il 33% di origine non traumatica. L’idea di un registro delle mielolesioni è piaciuta al sottosegretario alla Salute Francesca Martini che ha chiesto la consulenza dell’Unità Spinale per un disegno di legge nazionale che istituisca il Registro nazionale delle mielolesioni. Conoscere l’incidenza della mielolesione permette di organizzare programmi di prevenzione e sensibilizzazione mentre conoscere la reale prevalenza è fondamentale per la pianificazione di servizi socio-sanitari adeguati alle reali esigenze di questi pazienti. La mielolesione è una patologia ad alto costo sanitario e sociale ed il costo aumenta in modo inversamente proporzionale alla qualità e competenza delle cure sanitarie che l’infortunato riceve. Un traumatizzato vertebro-midollare è affidato a strutture non specialistiche è destinato, se sopravvive, ad una serie di complicanze aggravanti il suo quadro clinico. Sono complicanze che l’obbligheranno ad una perenne ospedalizzazione, ad una serie di costosi provvedimenti riparativi, complicanze che l’obbligheranno ad essere non solo un grave invalido, ma anche un malato grave. In ordine cronologico rispetto all’acuzie, il progetto per la persona mielolesa (che è da subito clinico-riabilitativo) deve porsi i seguenti obiettivi: • Sopravvivenza • Stabilizzazione chirurgica (se necessaria) • Stabilizzazione clinica • Presa di coscienza del nuovo stato (chiarimento della prognosi) • Attività motoria in condizioni di instabilità clinica • Prevenzione delle complicanza • Utilizzo delle risorse residue per scopi funzionali • Identificazione di ausili per il raggiungimento della massima autonomia • Coinvolgimento dei familiari e care-giver • Abbattimento delle barriere architettoniche al domicilio • Facilitazione nel rientro nell’attività lavorativa e di studio • Ripresa dell’attività ludico-sportiva Questi obiettivi sono comuni a tutti i progetti di recupero della persona con lesione midollare anche se i risultati raggiungibili saranno diversi in relazione al livello e al grado di completezza della lesione. Come tutti gli obiettivi anche questi possono essere raggiunti seguendo vari percorsi, attivando procedure differenziate, attenendosi a protocolli diversificati, il nostro compito è trovare l’assetto generale più appropriato sia in termini di outcome clinico che di risparmio. Il percorso La persona con lesione midollare (specie se traumatica) vive, in ordine cronologico rispetto al momento d’insorgenza della lesione mielica problemi legati all’emergenza, alla riabilitazione globale e, dopo la dimissione dall’Unità Spinale, trovandosi in una condizione di para o tetra-plegia, problemi legati all’inserimento psicosociale e ad un mantenimento di uno stato di salute che risulta più difficoltoso che per una persona non mielolesa. Il modello ideale per ottimizzare le risorse di questa presa in carico così complessa e spalmata su tempi lunghissimi è pertanto un modello in rete che coinvolga varie organizzazioni sanitarie con epicentro l’Unità Spinale. A questo proposito la si- Eziologia delle lesioni midollari traumatiche in percentuali per genere più media: auto moto ciclista/pedone sport violenza caduta tentato suicidio altro % frequenza 37,2 13,8 3,4 8 2 21,8 4,2 8,4 % maschi 77,1 87,8 70,8 98,6 100 35,8 28,7 78,8 % femmine 22,8 12,1 28,2 3,6 0 14,1 73,3 22,4 età media 34 28 51 33 31 49 33 47 17 n. 1 • Agosto 2009 tuazione ligure, con un unico epicentro, sembra particolarmente fortunata per la gestione di tale compito. L’Unità Spinale Unipolare di Pietra Ligure è di alta specialità, espressamente destinato all’assistenza delle persone con lesione midollare di origine traumatica e non, che ha il compito di effettuare la presa in carico della persona mielolesa a partire dal momento immediatamente successivo all’evento lesivo. La sua «missione» è quella di far raggiungere, alle persone con lesione midollare, il miglior stato di salute, il più alto livello di capacità funzionali e la maggiore partecipazione sociale possibile, compatibilmente con la gravità del danno neurologico. Come prescritto dalle linee guida nazionali l’USU è collocata all’interno di un ospedale sede di DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) di secondo livello. Questo per facilitare la presa in carico precoce del paziente da parte dell’Unità Spinale. In caso il paziente acuto mieloleso (specie se traumatico) venga ricoverato, in emergenza, in DEA non sede di Unità Spinale, l’Unità Spinale di riferimento (quelle di Pietra Ligure per il territorio regionale) dovrebbe essere avvisata tempestivamente in modo da organizzarsi per poter accogliere quanto prima il paziente segnalato. La segnalazione è d’obbligo sia in caso di lesione mielica accertata che presunta. Nel caso di ricoveri presso il DEA di Pietra Ligure (sede dell’USU) la presa in carico (valutazione e trattamento) della persona mielolesa da parte del team USU avviene già all’interno dei reparti del DEA. Tipologie di ricovero e provenienza dei pazienti 1. nel momento dell’acuzie direttamente dal DEA (eccezionalmente da altri reparti per acuti) 2. dal domicilio per follow-up 3. dal domicilio o da reparti per acuti per complicanze (lesioni da pressione, grave spasticità, complicanze urologiche, complicanze respiratorie ecc.) il percorso ideale della persona mielolesa è pertanto il seguente: 118 – DEA 2° livello sede di USU – Unità Spinale Regionale – territorio – rientri in Unità Spinale Regionale per complicanze e trattamenti specifici. Perché un registro regionale delle mielolesioni 18 Da quanto sino ad ora descritto appare logico pensare, vista la complessità del quadro, ad uno strumento che permetta di rilevare dati regionali con modalità continuativa 1) di tipo epidemiologico 2) descrittivi del percorso della persona con lesione midollare. Rispetto al solo studio spot avrebbe l’indubbio vantaggio di cogliere in tempo Sanità Notizie Ricerca epidemiologica reale le mutazioni eziologiche e quindi di monitorare con precisione sia la validità delle campagne di prevenzione sia quella delle tipologie di intervento terapeutico riabilitativo. La registrazione sarà inizialmente rivolto ai soli casi post traumatici in quanto 1) più numerosi (rappresentano circa i due terzi del totale) 2) più specifici come coinvolgimento dell’Unità Spinale 3) più lineari come percorso diagnosticoriabilitativo 4) coinvolgenti un minor numero di strutture sanitarie nel momento della afferenza dei pazienti in fase acuta in Unità Spinale (di norma 118) Per poter procedere alla stesura ed all’attuazione di un programma sanitario inerente alle necessità della persona con lesione midollare bisogna tener presente un complesso percorso coerente con le necessità di cura e riabilitazione della persona con lesione midollare dal momento dell’acuzie sino al ritorno al domicilio e nel mondo lavorativo della comunità e compatibile con le risorse disponibili, bisogna disporre di alcuni input informativi fondamentali. • Conoscere i “bisogni”, il loro tipo, la loro incidenza; • Conoscere i protocolli operativi diagnostici e terapeutici capaci di rispondere a questi bisogni in modo efficace; • Conoscere le strutture in grado di svolgere i protocolli operativi efficaci; • Conoscere il costo di questi protocolli operativi; • Conoscere le risorse economiche disponibili. Solo successivamente è possibile attuare una serie di procedure esecutive coerenti in grado di rispondere alle domande di cura: • Definire le priorità dei “bisogni” • Definire i protocolli operativi da attuare per rispondere ai bisogni prioritari; • Definire le sedi operative per svolgere i protocolli codificati con la massima efficacia ed il minor costo; • Ripartire le risorse economiche dispo- nibili in base alle priorità ed in base ai protocolli operativi individuati ed accettati; • Controllare affinché le risorse distribuite vengano di fatto utilizzate per quel bisogno e per l’attuazione del protocollo operativo codificato. Scopo del Registro è quello di raccogliere informazioni relative all’incidenza (e, negli anni, alla prevalenza) delle persone con lesione al midollo spinale all’interno della regione. Essendo l’USU di Pietra Ligure l’unico centro regionale dedicato a questa tipologia di intervento, i dati qui raccolti rappresenteranno la fotografia della situazione regionale e forniranno elementi utili alla programmazione e alla allocazione delle risorse per quel che riguarda la gestione delle problematiche sanitarie, riabilitative e sociali delle persone mielolese. Sinossi dello studio L’obbiettivo di questo progetto è ottenere la creazione di un registro regionale delle mielolesioni. Il registro sarà contemporaneamente 1) fonte di dati per studi epidemiologici indispensabili per a) redigere studi scientifici ( studio delle cause e loro andamento nel tempo, prevenzione primaria ecc…) b) valutare l’efficacia di campagne di prevenzione c) valutare l’efficacia dell’approccio riabilitativo-terapeutico generale 2) mezzo operativo per a) ridurre i tempi d’attesa per l’ingresso in Unità Spinale (attraverso una segnalazione precoce di ogni sospetto caso di mielolesione acuta all’Unità Spinale Regionale, si garantisce una più rapida presa in carico e ricovero del paziente in Unità Spinale e pertanto, come già dimostrato, una minore incidenza di complicanze secondarie, quali le lesioni da pressione, con diminuzione dei tempi di degenza, dei costi associati, della disabilità residua e Sanità Notizie con una maggiore e più precoce reintegrazione all’interno della società. b) descrivere, osservare ed ottimizzare il percorso nella fase emergenza – acuzie riguardo a protocolli medici e chirurgici presa in carico precoce del team riabilitativo. c) descrivere, osservare ed ottimizzare il percorso nella fase post-riabilitativa (gestione sul territorio, rientri in USU per complicanze e trattamenti specifici). In particolare la distribuzione dei compiti sia per quel che riguarda i problemi di salute che di ausili non sono ancora condivisi tra le varie strutture interessate al processo. Dati precisi riguardante questi fenomeni rappresenteranno sicuramente un importante fattore di confronto e contribuiranno all’ottimizzazione della qualità e della appropriatezza degli interventi stessi. d) Riconoscere le strutture capaci di dare risposte efficaci alla persona con lesione midollare conoscendone con esattezza le competenza, il momento in cui possono intervenire e il contributo che possono dare (totale o parziale hub e spoke: Il modello Hub & Spoke (letteralmente mozzo e raggi) parte dal presupposto che per determinate situazioni e complessità di malattia siano necessarie competenze rare e costose che non possono essere assicurate in modo diffuso ma devono invece essere concentrate in Centri regionali di alta specializzazione a cui vengono inviati gli ammalati dagli ospedali del territorio. E’ un modello di organizzazione indicato per quei servizi caratterizzati da bassi volumi di attività o da elevata tecnologia. E’ sulle strutture Hub, che si configurano come punti di eccellenza per determinate prestazioni, che convergono quindi le strutture Spoke). E’ possibile infatti che esistano strutture sociosanitarie in grado di contribuire all’interno del percorso ma solo in determinate situazioni temporali e per determinati compiti. Ecco come il registro potrebbe essere un elemento importante per una valutazione critica di apporti. La lesione midollare infatti presenta problematiche differenti se in fase acuta e in fase di stabilizzata in caso di lesione cervicale e di lesione dorsale. Molti organi vengono colpiti In caso di lesione cervicale si può arrivare alla necessità di ventilare il paziente. Ecco che mentre l’Unità Spinale ha il compito e la possibilità di seguire tutti gli aspetti, al di fuori di questa è possibile trovare strutture che si possono fare un carico solo parziale. Es. pneumologie che potrebbero gestire la parte ventilatoria. Centri in grado di gestire la vescica neurologica. Centri in grado di gestire le problematiche della fertilità strutture capaci di forni- n. 1 • Agosto 2009 Ricerca epidemiologica Registro Regionale Mielolesioni EMERGENZA DATI ANAGRAFICI Nome .............................................. cognome ............................................... Luogo e data di nascita .................................................................................. Residenza ....................................................................................................... Stato civile ..................................... cittadinanza .......................................... Codice fiscale ................................................................................................. MOMENTO DEL TRAUMA ................................................................. DEL TRAUMA CAUSA DEL TRAUMA (TIPO DI INCIDENTE racconto) TIPOLOGIA DI INTERVENTO (NASCIS?) LUOGO DI TRASPORTO (DEA 1° o 2° Livello) re validi supporti per gli ausili o la domotica. La costruzione di una rete con competenze ben identificate e non genericamente capaci-incapaci di gestire la persona con lesione midollare potrebbero meglio essere rilevate grazie all’utilizzo critico del registro. e) allocazione delle risorse Il registro Il registro conterrà dati anagrafici, clinici e riabilitativi (performances, autonomie, ausili) Che verranno raccolti via via che si dipana nel tempo la storia del paziente. In ordine cronologico verranno raccolti 1. Dati anagrafici 2. dati relativi alla gestione in acuzie (tipo di traumatismo, luogo, dinamico, mezzi coinvolti. Protocolli adottati (es. Nascis 3°) tipo di stabilizzazione chirugica 3. Dati relativi alla tipologia di lesione e all’outcome riabilitativo in Unità Spinale 4. Dati relativi alla gestione territoriale (gestione auslili, barriere architettoniche, problemi clinici minori che non necessitano di ricovero ma che hanno disturbato il paziente) 5. dati relativi ai rientri in Unità Spinale (ragione del rientro. provvedimenti adottati) Substrato tecnologico Case Report Form elettronica (e-CRF), per l’inserimento dei dati relativi ai soggetti reclutati. CRF (Case Report Form): La Sperimentazione prevede l’utilizzo di una Case Report Form elettronica (eCRF), per l’inserimento dei dati relativi ai soggetti reclutati e per la gestione delle e-Query: il sistema è denominato GCPBASE. Tutti gli utenti delegati dallo Sperimentatore saranno addestrati da un amministratore del sistema presso l’Unità Spinale che spiegherà loro le modalità di accesso e di compilazione della scheda elettronica. Ogni Sperimentatore sarà abilitato all’utilizzo del sistema GCPBASE tramite l’assegnazione di una username e di una password personali. Al termine della sperimentazione ogni pagina della CRF elettronica dovrà essere stampata, firmata e inviata al centro coordinatore. Coordinamento dello studio, analisi statistica: L’attività di coordinamento dello studio è affidata all’USU di Pietra Ligure. Il monitoraggio è affidato 1) ad uno Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, esperto formato per le valutazioni neurologiche e l’applicazione di scale di valutazione funzionale, coinvolto nello studio con un contratto a progetto 2) a una infermiera epidemiologa. Le attività di registrazione, raccolta dati, analisi descrittiva, analisi statistica saranno svolte da personale qualificato ed esperto. Le attività di segreteria dello studio saranno affidate ad una figura dedicata ed operante presso l’Unità Spinale Unipolare dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. 19 n. 1 • Agosto 2009 Da circa nove anni, presso il nostro reparto, è attivo l’ambulatorio per il trattamento della grave spasticità, disordine del movimento connesso alla lesione del primo motoneurone. Il paziente vive la spasticità come una importante problematica che influenza negativamente le attività della vita quotidiana e la sua vita sociale sia in ambito familiare, nelle relazioni interpersonali sia in ambito scolastico o lavorativo. La spasticità, infatti, si manifesta clinicamente con rigidità agli arti (aumento del tono muscolare velocità dipendente), contrazioni muscolari involontarie non controllabili (spasmi) e irradiazione patologica del dolore. La spasticità è fonte di problematiche altamente disabilitanti quali dolore, retrazioni muscolo-scheletriche, limitazioni articolari ed impossibilità ad un nursing adeguato (igiene, abbigliamento, passaggi posturali). Varie sono le patologie, dovute ad una lesione del I motoneurone, che causano spasticità: (mielolesione, sclerosi multipla, paralisi cerebrale infantile, esiti di trauma cranico e grave cerebrolesione acquisita). Una grave spasticità può provocare importanti limitazioni funzionali indipendentemente dalla presenza di dolore. Il paziente, molto spesso, non è in grado di seguire un programma riabilitativo che comprenda attività della vita quotidiana, trasferimenti e gestione della carrozzina. Nei pazienti più compromessi si può riscontrare addirittura l’impossibilità a muovere passivamente gli arti, questo comporta, da parte del personale infermieristico e dei familiari l’impossibilità a prendersi cura della persona. Valutazione La spasticità può essere valutata oggettivamente utilizzando scale che valutano la rigidità (Ashworth Scale) gli spasmi (Spasm scale) e l’intensità dei riflessi (Reflexes scale). Gli aspetti soggettivi del paziente hanno notevole importanza per la gestione del trattamento farmacologico (inizio terapia, incremento della stessa, scelta di metodiche più invasive come l’impianto di dispostivi per la dispensazione intratecale di farmaci), pur non esistendo ancora metodi oggettivi di verifica degli stessi. 20 Ashworth Scale 1- assenza di modificazioni del tono durante la mobilizzazione 2- lieve incremento del tono all’inizio della mobilizzazione 3- possibilità di mobilizzazione dell’arto con resistenza costante 4- significativo incremento del tono con difficoltà alla mobilizzazione 5- arto rigido bloccato in flessione o estensione * *Il paziente con Ashworth di 5 ha gli ar- Sanità Notizie Nuovi sbocchi terapeutici L'attività dell'ambulatorio presso l'Unità spinale del S. Corona per il trattamento del disordine del movimento connesso alla lesione del primo motoneurone Spasticità: fonte di problematiche altamente disabilitanti quali dolore, retrazioni muscoloscheletriche, impossibilità ad un nursing adeguato Scoperta una nuova metodica dei farmaci con un impianto sottocute programmato e controllato Antonino Massone Direttore S.C.Unità Spinale – Ospedale Santa Corona - Pietra Ligure Manlio Ottonello Responsabile S.S. Chirurgia plastica ricostruttiva e funzionale S.C.Unità Spinale - Ospedale Santa Corona – Pietra Ligure Claudia Oggerino, Simona Gamba, Fulvio Bertolotto, Sara Moretto, Roberto Sergi, Luca Losio Dirigenti medici S.C. Unità Spinale ti spastici molto rigidi che non si riescono a mobilizzare Spasm scale 0 - assenza di spasmi 1 - spasmi indotti dalla stimolazione 2 - frequenza degli spasmi: meno di uno all’ora 3 - frequenza degli spasmi: più di uno ogni ora 4 - più di 10 spasmi ogni ora* *Avere un valore di 4 alla Spasm Scale vuol dire avere contrazioni muscolari talmente forti e frequenti da interferire con le più semplici attività della vita quotidiana come stare seduto su una sedia. Reflexes Scale 0 - riflesso assente 1 - iporeflessico 2 - normoreflessico 3 - modestamente ipereflessico 4 - 3/4 scosse di clono 5 - clono maci, così come vi sono pazienti in cui gli effetti collaterali (sedazione, sonnolenza, astenia) non giustificano i risultati terapeutici. Spesso, infatti, per contrastare una severa sindrome ipertonico-spastica, occorrerebbero dosaggi farmacologici per os così elevati da ridurre la soglia di sicurezza del farmaco. La necessità di trovare nuovi sbocchi terapeutici ha portato la ricerca a scoprire una nuova metodica di somministrazione del farmaco, più efficace e che minimizza gli effetti collaterali: la somministrazione endo-liquorale tramite sistemi impiantati sottocute. Grazie all’utilizzo di questi sistemi, che possono essere programmati e controllati telemetricamente da un computer (cioè senza intervenire direttamente sul paziente), è possibile utilizzare alcuni farmaci (il baclofene si è dimostrato il più adatto) con la massima efficacia e con dosaggi molto minori. Baclofene intratecale Trattamento farmacologico Il trattamento farmacologico per os si avvale classicamente dell’utilizzo di farmaci come il baclofene, la tizanidina, il dantrolene e il diazepam in mono o in politerapia. Vi è comunque un cospicuo numero di pazienti (33%) non responsivo a questi far- Nel dettaglio la somministrazione diretta di baclofene a livello liquorale spinale è possibile grazie ad un sistema costituito da una pompa programmabile impiantabile in una tasca sottocutanea in addome collegata ad un sistema di cateteri che penetrando a livello spinale tra L1 ed L4, vengono fatti ri- Sanità Notizie salire nello spazio intratecale ad altezze variabili a seconda della esigenza terapeutica di controllo della spasticità alle varie parti del corpo. Come già chiarito la programmazione della pompa impiantata viene fatta dall’esterno (telemetria) e quindi in modo assolutamente non invasivo. Grazie a questo sistema è possibile interrogare la pompa sullo stato di funzionamento e programmare la dismissione del farmaco secondo varie modalità: • continua semplice (stessa quantità ogni ora) • bolo singolo (rilascio del farmaco una sola volta nella giornata) • boli periodici (rilascio intermittente di una quantità di farmaco ad intervalli specifici) • continua complessa(rilascio del farmaco variabile in durata e quantità nelle 24 ore). La nostra esperienza, convalidata da studi nazionali ed internazionali, conferma che il trattamento con baclofene intratecale è estremamente efficace per la riduzione della spasticità ( 97% dei pazienti trattati) soprattutto degli arti inferiori e del tronco, meno efficace per l’ipertonia degli arti superiori. L’impianto della pompa deve essere preceduto da una prova test tramite iniezione diretta con puntura lombare di Baclofene (25- n. 1 • Agosto 2009 Nuovi sbocchi terapeutici 50 microgrammi), effettuato presso il nostro reparto in regime di Day Hospital. Il test è fondamentale per chiarire sia al medico che al paziente o al suo care-giver l’utilità del farmaco permettendogli di testarne l’efficacia. Il sistema di infusione intratecale di baclofene, una volta impiantato, non necessita di particolari attenzioni se non quelle rivolte alle periodiche ricariche del serbatoio contenente il farmaco ed alla sostituzione della sola pompa per esaurimento della batteria in essa alloggiata. va riabilitazione, ricariche della pompa); a volte però il paziente successivamente all’impianto ritorna al proprio reparto per completare l’iter riabilitativo, sfruttando al meglio gli effetti positivi ottenuti. E’ stata sperimentata con successo, infatti, una rete di collaborazione con altri centri regionali ed extra-regionali con la possibilità da parte di medici riabilitatori e terapisti di valutare insieme a noi l’efficacia della prova test del paziente seguito. Partecipazione a studi multicentrici Casistica In nove anni sono stati da noi impiantati 60 pazienti e attualmente 45 (pazienti affetti da mielolesione, gravi cerolesioni acquisite, sclerosi multipla, paralisi cerebrali infantili) vengono regolarmente seguiti presso il nostro ambulatorio. Il paziente può giungere alla nostra osservazione perché ricoverato in Unità Spinale o perché segnalato da un centro esterno al nostro ospedale. Il nostro ambulatorio, infatti, segue pazienti con insorgenza di grave spasticità in regime di acuzie, ma anche pazienti ormai stabilizzati, in cui la terapia orale non sia più quella ottimale. Solitamente, seguiamo i pazienti nell’intero percorso (prova test, impianto, successi- Il nostro centro, costantemente aggiornato, ha partecipato nel 2005 allo studio Multicentrico italiano, dal quale si sono emersi importanti dati, mediante questionari sottoposti al paziente ed al care giver. Lo studio conferma che la totalità dei pazienti si sottoporrebbe nuovamente all’impianto, dato che conferma la buona tolleranza all’impianto e l’efficacia della terapia con baclofene intramidollare, riuscendo finalmente ad avere una vita “meno difficile”. Per quel che riguarda la mielolesione, il nostro centro è tra i primi in Italia come numero di impianti; attualmente, infatti, stiamo partecipando ad uno studio, esclusivamente dedicato a persone con lesioni al midollo spinale (Medtronic ITB-Spinal Cord Injury). 21 n. 1 • Agosto 2009 22 Nuovi sbocchi terapeutici Sanità Notizie Preparazione all’impianto in sala operatoria. Il dispositvo sta per essere inserito nella tasca Sottocutanea. Il campo operatorio. Il programmatore. Sanità Notizie L’artrosi dell’anca e del ginocchio, ovvero la coxartrosi e la gonartrosi, sono patologie che colpiscono per lo più la popolazione anziana (>65anni) anche se nella nostra casistica è stato riscontrato una prevalenza, sempre in aumento, di artrosi giovanile. Nelle forme che interessano una fascia di età giovanile, nella maggioranza dei casi si tratta di forme secondarie a displasie, ad esiti traumatici, a patologie vascolari (osteonecrosi) o a forme infiammatorie ad esempio Artrite reumatoide, lupica, psoriasica. L’eziopatogenesi è dovuta ad uno squilibrio biomeccanico fra i capi articolari che produce un patologico e progressivo consumo della cartilagine articolare. La sostituzione protesica è al giorno d’oggi un intervento di routine sia per l’anca che per il ginocchio; è stato stimato che in Italia vengano impiantate 90.000 protesi d’anca e 60.000 protesi di ginocchio. Da recenti statistiche si evince che più del 95% degli impianti sopravvivono a 15 – 20 anni, questo grazie ad un miglioramento nei materiali ma anche nella standardizzazione dell’intervento chirurgico con vie d’accesso sempre più rispettose delle strutture tendinee e muscolari. Nella nostra esperienza di centro di chirurgia protesica d’eccellenza, oltre alla protesi convenzionale e le revisioni protesiche, particolare interesse è stato rivolto a personalizzare il tipo di impianto al paziente che si rivolge presso di noi, sia in termini diagnostici che per quanto riguarda la gestione post operatoria, in collaborazione an- n. 1 • Agosto 2009 Esperienza d'eccellenza Nel centro di Pietra Ligure, dal 2000, eseguiti 10.446 protesi totali Per l'artrosi dell'anca e del ginocchio interventi innovativi nella chirurgia protesica specie per i pazienti giovani L'obiettivo è quello di mantenere inalterato il patrimonio osseo, soprattutto femorale, con protesi a stelo corto e conservazione parziale del collo, e protesi di rivestimento della testa del femore Andrea Camera Direttore S.C. Chirurgia Protesica - Ospedale Santa Corona, Pietra Ligure Michele Gramazio, Stefano Tornago, Giuseppe Santoro, Lucio Romano, Gabriele Cattaneo Dirigenti Medici ortopedici S.C. Chirurgia Protesica Ospedale Santa Corona, Pietra Ligure che con l’equipe di anestesia e al personale di sala e di reparto ad alta specializzazione. Dal 2000 ad oggi abbiamo eseguito nel nostro centro 7404 protesi totali d’anca e 3042 protesi totali di ginocchio delle quali 679 al di sotto dei 65 anni per le protesi di ginocchio e 2709 per le protesi d’anca. Nell’ ultimo anno abbiamo studiato, con l’ aiuto dell’ industria, i pazienti giovani, per i quali, date le elevate richieste funzionali, sono necessarie nuove protesi specifiche con particolari caratteristiche biomeccaniche. E’ in questo contesto che si inseriscono i tipi di intervento da noi eseguiti per mantenere inalterato il patrimonio osseo soprattutto femorale con protesi a stelo corto a conservazione parziale del collo e protesi di rivestimento della testa del femore con conservazione totale del collo femorale, struttura fondamentale dal punto di vista biomeccanico. Queste nuove protesi, in caso di revisione futura, hanno il grande vantaggio di poter essere sostituite con protesi convenzionali di primo impianto. I cotili da noi utilizzati sono cotili a press-fit non cementati di ultima generazione (rivestiti di tantalio) ad alta osteointegrazione che permettono di sfruttare tribologie di grande diametro, grazie anche alla nuova tecnologia metallo - metallo (met-on-met) o ceramica- ceramica. Questo nuova tribologia ha ridotto notevolmente la produzione di debris, (detriti prodotti dall’attrito dei materiali), causa principale di mobilizzazione e fallimento della protesi. Per quanto riguarda la sostituzione protesica di ginocchio la ricerca si sta evolvendo verso la personalizzazione dell’impianto sia nell’evoluzione dei materiali che nel design. Particolare interesse l'abbiamo rivolta alle protesi “gender” e “high flex”. La protesi gender è una linea specifica per le donne, fino a pochi anni considerate “piccoli uomini” a cui venivano impiantate normali protesi di piccola taglia. Le protesi “high flex” hanno nel loro intrinseco design un grande raggio di curvatura dei condili femorali che gli permette di raggiungere elevati gradi di flessione paragonabili ad un ginocchio normale. I nuovi materiali utilizzati sono soprattutto il tantalio, per il piatto tibiale, che garantisce una osteointegrazione senza l’ utilizzo di cemento ed una buona conservazione di patrimonio osseo. Per i pazienti più giovani che presentano un parziale coinvolgimento patologico del ginocchio utilizziamo presso il nostro centro protesi monocompartimentali che permettono una sostituzione parziale dell’articolazione lasciando inalterato il patrimonio capsulo-legamentoso. Possiamo definire questo tipo di intervento come la protesi di rivestimento del ginocchio. 23 n. 1 • Agosto 2009 Esperienza d'eccellenza Sanità Notizie Anno 2008 1.215 Impianti Protesici Nel 2008 abbiamo effettuato 1215 impianti protesici e di questi 367 pazienti avevano meno di 65 anni. Piatto tibiale in tantalio. Questo tipo di materiale permette una osteointegrazione senza utilizzo di cemento. Artroprotesi totale anca destra a risparmio parziale di patrimonio osseo, a sinistra protesi di superficie a totale risparmio del collo del femore. In entrambi in casi sono state utilizzate tribologie di grande diametro con superficie Met-on-Met 24 Sanità Notizie Dal 2006 la Società Europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo (ESPEN) ha lanciato una iniziativa di audit ospedaliero riguardante lo stato nutrizionale e il trattamento della malnutrizione nei soggetti ricoverati. Il Nutrition Day è un progetto internazionale coordinato dal Centro di Vienna, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della malnutrizione negli Ospedali e nelle residenze sanitarie, utilizzando semplici test di screening per il rischio nutrizionale; l’iniziativa si svolge in un unico giorno in tutti gli ospedali europei partecipanti. Il 31 gennaio 2008, in contemporanea con altri 25 ospedali italiani, la nostra Struttura Complessa (MICI) ha partecipato all’iniziativa, raccogliendo i dati sui 42 soggetti degenti in quel giorno nelle due sezioni, con pazienti acuti e con pazienti in fase riabilitativa, situate rispettivamente al 4° e al 5° piano del monoblocco. Dopo aver ottenuto il consenso del Comitato Etico e dei singoli partecipanti, il giorno stabilito sono state consegnate a ciascun soggetto 2 schede anonime da compilare con dati riguardanti il peso corporeo e i suoi cambiamenti, le variazioni dell’appetito, l’effettiva assunzione di alimenti nella settimana precedente e nel Nutrition Day e informazioni sulle condizioni di salute e sulle terapie ricevute (Fig. 1). La raccolta dei dati è stata effettuata da un medico e una dietista (dott. ssa Valentina Sguerso e dott.ssa Laura Starnini) del Team Nutrizionale dell’Ospedale S. Paolo, con l’aiuto di alcuni allievi del corso di laurea in Scienze Infermieristiche e con la collaborazione dei medici e degli infermieri della struttura complessa. I dati, inviati ed elaborati dal Centro di raccolta di Vienna, sono stati resi disponibili dopo diversi mesi sotto forma di statistiche e grafici dai quali emerge con evidenza la suddivisione dei ricoverati nelle due sezioni: i soggetti più meritevoli di attenzione erano ricoverati al quinto piano, in seguito ad una precisa scelta mirata ad un intervento nutrizionale il più attento possibile (Fig.2-3). Dai dati riportati sinteticamente si evidenziano un’età più elevata, un indice di massa corporea più basso, un apporto di alimenti minore nei soggetti della sezione riabilitativa; nella n. 1 • Agosto 2009 Audit internazionale Nel 2008 raccolti al "S. Paolo" i dati su 42 soggetti degenti acuti e in fase riabilitativa La struttura complessa di medicina interna e cure intermedie (MICI) partecipa al Nutrition Day europeo L'obiettivo è quello di conoscere la malnutrizione negli ospedali e nelle residenze sanitarie per prevenire rischi per i pazienti Lionello Parodi Direttore S.C. MICI, Ospedale San Paolo Savona Valentina Sguerso S.S.Nutrizione Clinica in Medicina Interna Sandra Buscaglia, G. Carta, Paola Gnerre, A.Cattana Dirigenti medici S.C. MICI, Ospedale San Paolo Savona Laura Starnini Dietista S.C. Direzione Medica – P.O. Savona-Cairo Gianna Negro S.S. Gestione Galenica - S.C. Farmacia Ospedaliera - P.O. Savona-Cairo stessa sezione è inoltre evidente il tipo di intervento nutrizionale offerto ai ricoverati (Fig. 3-4). Nella nostra struttura complessa seguiamo una procedura di trattamento nutrizionale a “step” successivi: nei soggetti a rischio nutrizionale si interviene dapprima adeguando il menù ospedaliero, utilizzando una apposita dieta ipercalorica-iperproteica disponibile anche come dieta per soggetti disfagici; lo step successivo prevede l’aggiunta di integratori alimentari; se nonostante questo l’apporto è insufficiente, si passa alla nutrizione artificiale, utilizzando come prima scelta la via enterale; solo in casi selezionati il supporto nutritivo viene fornito per via parenterale. Questa procedura ha consentito una miglior appropriatezza del trattamento nutrizionale e contemporaneamente una riduzione del rischio di complicanze infettive e una significativa riduzione dei costi (Fig. 6-7). Anche quest’anno, il 29 gennaio, per la nostra Struttura Complessa si è rinnovato l’appuntamento con il Nutri- tion Day, con l’entusiasmo di partecipare ad un’ iniziativa molto efficace a sensibilizzare gli operatori sanitari nei confronti del rischio di malnutrizione, che viene frequentemente sottovalutato nelle nostre unità di degenza. Siamo convinti che una maggior attenzione e un appropriato trattamento possano facilitare la guarigione della malattia di base, rendendo più breve, e anche più gradevole, la permanenza in ospedale. Ringraziamenti Desideriamo ringraziare gli allievi del corso di Laurea in scienze infermieristiche che hanno partecipato alla raccolta dei dati: Abbo Arianna, Canepa Jessica, Dalpont Elena, Genta Marella, Ghilardi Giacomo, Dalpont Luca, Patera Fabrizio; un sentito ringraziamento anche ai coordinatori infermieristici Renata Mandraccio e Roberta Rapetti e a tutti gli infermieri della struttura complessa che hanno collaborato attivamente. 25 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Audit internazionale Fig. 2-3. Nutrition Day 2008: risultati in un colpo d’occhio Codice della unità: 6943 Codice del centro: 499 (IT) Nutrition Day 2008: risultati in un colpo d’occhio Codice della unità: 8608 Codice del centro: 499 (IT) Numero di letti: Attuale: 23 Numero di letti: Attuale: 19 Massimo: 23 Massimo: 19 • Pazienti nel Nutrition Day (n(%) Totale: 23 Donne: 15 (65.2%) Pazienti compil. foglio 3a: 23 (100.0%) Età [mediana (min-max)]: 82 [55-96] Pazienti compil. foglio 3b: 17 (73.9%) • Pazienti nel Nutrition Day (n(%) Totale: 19 Donne: 8 (42.1%) Pazienti compil. foglio 3a: 19 (100.0%) Età [mediana (min-max)]: 80 [70-93] Pazienti compil. foglio 3b: 13 (68.4%) • BMI (kg/m2) BMI (media ± devst): 21.6 ± 4.4 BMI < 18.5: 5 (21.7%) BMI > 30.0: 1 (4.3%) Medici per paziente: 0.09 Infermieri per paziente: 0.22 Pazienti bisognosi di aiuto per compilare il questionario: 17 (73.9%) • BMI (kg/m2) BMI (media ± devst): 26.1 ± 4.8 BMI < 18.5: BMI > 30.0: 4 (21.1%) Medici per paziente: 0.11 Infermieri per paziente: 0.21 Pazienti bisognosi di aiuto per compilare il questionario: 13 (68.4%) • “Può camminare senza aiuto?” (n(%)) Sì: 1 (4.3%) No, solo se aiutato: 3 (13.0%) No, rimango a letto: 13 (56.5%) Risposta mancante: 6 (26.1%) • “Può camminare senza aiuto?” (n(%) Sì: (36.8%) No, solo se aiutato: 4 (21.1%) No, rimango a letto: 2 (10.5%) Risposta mancante: 6 (31.6%) Fig. 3-4. Fig. 6-7. Nutrition therapy : your result ref ND 2008 4 (17.4%) 13.5% 2 (8.7%) 4.12% - 1.4% • Special diet 4 (17%) 10.8% • Protein supplement 5 (21%) 5.32% • Hospital food 4 (17%) 67.4% • Enteral nutrition • Parenteral nutrition • Enteral + parenteral nutrition 26 Sanità Notizie Competenze professionali all'avanguardia La Struttura Complessa (SC) di Recupero e Rieducazione Funzionale opera nei confronti di disabilità significative attraverso un setting di opzioni organizzato in attività di Degenza Intensiva, Attività di degenza in Day Hospital, Attività Ambulatoriale, svolgendo i compiti di Riabilitazione di 2° livello secondo le linee guida ministeriali. Questa Struttura ottimizzando le risorse umane e le risorse economiche, accompagna il paziente attraverso un percorso atto al recupero delle disabilità, conseguendo il miglioramento delle autonomie residue e ha come obiettivo il reinserimento nella vita sociale e/o lavorativa. La S.C. Recupero e Rieducazione Funzionale eroga prestazioni riabilitative sia in regime di ricovero ordinario che mediante l’attività di Day Hospital e ambulatoriale. È dotata di attrezzature e competenze professionali all’avanguardia. Aree di eccellenza • Laboratorio di analisi del movimento • Terapia integrata della spasticità da neurolesione centrale (in sinergia con Unità Spinale Unipolare) • Riabilitazione in campo protesico articolare (in sinergia con SC Chirurgia Protesica e del Reumatismo Articolare) • Riabilitazione neurologica precoce del neuroleso centrale (GCA, Stroke ecc) (in sinergia con SC Rianimazione, Centro di Neuroscienze, SC del Dipartimento di Medicina) • Riabilitazione in campo senologico (all’interno del Centro di Senologia aziendale) • Riabilitazione respiratoria in chirurgia toracica (in sinergia con SC Pneumologia e Chirurgia Toracica) • Riabilitazione nelle infezioni osteoarticolari e in ortopedia settica (in sinergia con SC Malattie Infettive e SC MIOA, inquadrate all’interno del MIOS) • Ambulatorio di Valutazione e Rieducazione Isocinetica • Attività di Neuropsicologia e Logopedia • Day Hospital Riabilitativo Le disabilità sono in progressivo aumento, in particolare quelle temporanee che richiedono una maggiore capacità di intervento per garantire il recupero funzionale e l’integrazione sociale delle persone interessate. La riabilitazione sta progressivamente superando il metodo basato sulla gestione della menomazione e della minorazione funzionale a favore di interventi in grado di promuovere le abilità e le potenzialità; non soltanto prestazioni parziali, ma una presa in carico globale del soggetto con problemi di disabilità e della sua famiglia, nelle diverse fasi dell’intervento riabilitativo e di integrazione sociale. In particolare, per un efficace recupero n. 1 • Agosto 2009 Il Dipartimento di Riabilitazione della nostra A.S.L. è trasversale e riunisce tutta l'offerta riabilitativa della provincia di Savona Per il recupero di disabilità significative è sempre più necessario un approccio unitario al paziente con metodi interdisciplinari e interprofessionali Nei presidi di Savona-Cairo e Pietra Ligure-Albenga previsti la degenza ordinaria, il Day hospital e l'attività ambulatoriale Intervista a cura di Elisa Di Padova a Giovanni Antonio Checchia Direttore Struttura Complessa Recupero e Rieducazione Funzionale Ospedale S. Corona funzionale, è sempre più necessario un approccio unitario al soggetto con metodi interdisciplinari e interprofessionali. Qual è l’attuale organizzazione della riabilitazione nel panorama della sanità della provincia di Savona? Il Dipartimento di Riabilitazione dell’ASL 2 Savonese è trasversale e riunisce tutta l’offerta riabilitativa della provincia di Savona. È stato avviato un processo di integrazione delle varie strutture riabilitative con la condivisione dei percorsi e dei protocolli di intervento. Qual è l’offerta riabilitativa del Savonese? Presso il Presidio Ospedaliero SavonaCairo sono attualmente presenti: 16 posti letto di 2° livello presso l’Ospedale di Cairo, 70 posti letto di 1° livello convenzionati, solo per pazienti residenti nella ASL 2 presso la Clinica Presentazione di Loano, 10 letti funzionali riabilitativi ortopedici di 2° livello presso l’Ospedale di Savona e 3 letti funzionali riabilitativi ortopedici di 2° livello presso l’Ospedale di Albenga. Presso il Presidio Ospedaliero Pietra Ligure - Albenga sono attualmente presenti: 36 posti letto di Riabilitazione di 2° livello presso la S.C. R.R.F. dell’Ospedale S. Corona, un numero variabile a seconda delle esigenze di posti letto di Riabilitazione di 2° livello presso il Centro di Neuroscienze e il raggruppamento funzionale denominato MIOS dell’Ospedale S. Corona. Sono inoltre disponibili 20-25 posti letto convenzionati di riabilitazione di 2° 27 n. 1 • Agosto 2009 Competenze professionali all'avanguardia livello presso la Casa di Cura San Michele 2 di Albenga, destinati alla presa in carico riabilitativa dei soggetti sottoposti a protesi di ginocchio e di anca, all’interno di uno specifico progetto regionale e 23 posti letto di Riabilitazione di 3° livello per le mielolesioni presso l’Unità Spinale del Santa Corona. La gestione di percorsi complessi ad alta valenza riabilitativa (paziente cerebroleso e neuroleso centrale e periferico; paziente affetto da patologia settica osteoarticolare) vede la stretta integrazione della S. C. Recupero Rieducazione Funzionale e della S.S.D. Gestione riabilitativa del paziente dalla fase acuta al reinserimento socioambientale, unitamente al Servizio di Assistenza Sociale della Direzione Medica dell’Ospedale Santa Corona. Quale tipologia di pazienti viene presa in carico dalle strutture riabilitative del savonese e quali sono le patologie trattate? 28 Le varie Strutture Complesse di Recupero e Rieducazione Funzionale opera nei confronti di disabilità significative attraverso un setting di opzioni organizzato in attività di Degenza Intensiva, attività di Day Hospital, attività Ambulatoriale, svolgendo le varie attività di riabilitazione secondo le linee guida ministeriali. La degenza ordinaria è prevista per la diagnosi ed il trattamento a fini riabilitativi di soggetti con disabilità di origine neurologica, ortopedica e reumatologica di elezione, ad alta complessità clinica ed assistenziale che necessitano di sorveglianza medica e di nursing infermieristico nell’arco delle 24 ore e di una presa in carico riabilitativa omnicomprensiva precoce di tipo intensivo. Normalmente si tratta di soggetti provenienti dai reparti degenziali per acuti, oppure da altri ospedali sia regionali che extraregionali, preventivamente valutati da un punto di vista fisiatrico. Esempi di pazienti e patologie sono gli ictus e le altre malattie neurologiche acute, le protesi di anca e di ginocchio, i politraumi complessi ortopedici, gli amputati. Il Day Hospital è invece previsto per la diagnosi ed il trattamento a fini riabilitativi di soggetti con disabilità di origine neurologica, ortopedica e reumatologica di elezione che non necessitano di sorveglianza medica e di nursing infermieristico nell’arco delle 24 ore, ma che per la complessità del quadro clinico-funzionale ed assistenziale necessitano di una presa in carico globale interprofessionale e multispecialistica. Normalmente si tratta di soggetti dimessi dalla degenza ordinaria che presentano la necessità di un completamento del progetto riabilitativo individuale o di soggetti con peggioramento lieve-moderato dell’autonomia funzionale nel corso di patologie ad andamento cronico, di soggetti inseriti in percorsi riabilitativi particolari (spasticità etc.). L’Attività ambulatoriale è prevista per la diagnosi ed il trattamento a fini riabilitativi di soggetti con disabilità di varia origine, che presentano una bassa complessità clinico-funzionale ed assistenziale che però hanno necessità di una presa in carico riabilitativa specialistica globale. Da un paio d’anni a questa parte abbiamo cercato di operare una profonda rimodulazione dell’attività ambulatoriale. Gli intendimenti di fondo di questa rimodulazione della nostra attività ambulatoriale risiedono prevalentemente nella necessità di indirizzarla verso l’erogazione di visite ed attività riabilitative ambulatoriali di 2° livello, anche in relazione alla specifica mission della nostra struttura. Per tale motivo si è cercato di aumentare l’offerta in termini di visite urgenti e di visite di follow up e di controllo: esiti di recente rimozione di apparecchi gessati; esiti di recente intervento chirurgico-ortopedico; esiti di patologie di recente insorgenza che comportino riduzione della motilità con rischio di danno biologico (p.e. paresi periferiche, periartiti, versamenti articolari acuti, recenti traumatismi ecc); dismorfismi e paramorfismi dell’età evolutiva, ancorché in modo contingentato. Esistono a tal proposito precisi accordi per una pronta presa in carico dei pazienti ortopedici operati sia per trauma sia in artroscopia attraverso percorsi e protocolli condivisi con i colleghi ortopedici. È inoltre nostra intenzione, in relazione ad una ancor più globale rimodulazione dell’offerta ambulatoriale, implementare alcuni ambulatori dedicati (patologia rachidea e posturale, anche occupazionale; continuità assistenziale e follow up dei pazienti dimessi ecc.), per meglio rispondere alle esigenze dell’utenza ambulatoriale aziendale. Anche in campo di Recupero e rieducazione funzionale si parla di integrazione ospedale/territorio: un percorso sul quale si sta lavorando da tempo. Nell’approccio moderno al soggetto con bisogni riabilitativi il criterio della continuità terapeutica oltre la fase ospedaliera, è diventato estremamente importante. L’integrazione rappresenta un valore ampiamente condiviso e la continuità delle cure, all’interno di un sistema a rete, costituisce l’elemento oggi irrinunciabile di risposte adeguate a bisogni complessi nel campo della riabilitazione. Gli obiettivi di questa assistenza sono la stabilizzazione delle patologie in atto e la qualità della vita dei pazienti. È pertanto necessario sviluppare un nuovo tipo di assistenza basata su un approccio multidisciplinare, volto a promuovere i meccanismi di integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie. Perché la con- Sanità Notizie tinuità delle cure sia garantita, è necessario che i servizi e le istituzioni divengano nodi di una rete capace di integrare servizi sociali e sanitari e di offrire le prestazioni necessarie, con continuità nei passaggi da un nodo all’altro. La specifica mission della nostra Struttura è anche quella di costituire il primo momento nell’identificazione e nella costruzione di un articolato percorso di cura che, snodandosi attraverso il nostro ospedale e la nostra S.C., veda successivamente il ritorno dell’utente presso il proprio domicilio o presso altre strutture ove continuare e completare il progetto riabilitativo individuale. Per questa finalità la nostra Struttura lavora in stretta interrelazione con la Struttura Semplice Dipartimentale Gestione Riabilitativa del Paziente dalla Fase Acuta al Reinserimento Socio-Ambientale, la cui Responsabile è la Dott. ssa Anna Maria Amato e con il Servizio di Assistenza Sociale e persegue tutte quelle azioni atte ad individuare precise relazioni per garantire ai pazienti ed ai parenti il massimo grado di continuità terapeutica ed assistenziale sia intra che extraopedaliera. Occorre inoltre introdurre progressivamente nel sistema sanitario le logiche del “governo dei processi assistenziali” (Disease Management), come strumento mirato alla gestione integrata e coordinata delle patologie da parte di tutti gli attori del sistema e nei diversi regimi assistenziali (domiciliare, ambulatoriale, residenziale, ospedaliero) prendendo in carico i bisogni del paziente nelle diverse fasi di evoluzione della malattia. Gli strumenti del Disease Management sono strumenti di innovazione, non solo rispetto all’efficacia clinica e all’economicità, ma anche in relazione allo spostamento del centro di attenzione verso i bisogni complessi del paziente (interventi educativi individuali e familiari, pianificazione del reinserimento lavorativo e sociale post-dimissione, ecc.). Qual è la direzione da prendere per migliorare la R.R.F.? Senza dubbio bisogna individuare modelli preferenziali di integrazione nell’ambito della residenzialità territoriale (RSA, RP) e per la presa in carico clinico-riabilitativo e socio-assistenziale domiciliare e modelli preferenziali di integrazione nell’ambito del riconoscimento dell’invalidità civile e per la assistenza protesica, per garantire una appropriatezza del percorso. Si potrebbe così garantire a questi pazienti quella pronta fornitura di tutti gli ausili ritenuti necessari che costituisce, assieme all’attivazione delle risorse socio-assistenziali occorrenti, una condizione insostituibile per un rapido ritorno al domicilio in condizioni protette. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Sperimentazione diagnostica e terapeutica Un accordo nel segno della semplificazione dell’assistenza al malato diabetico è stato realizzato nell’ASL 2 Savonese tra le medicine di gruppo dei Medici di Medicina Generale e lo specialista Diabetologo. Partendo dai dati della letteratura internazionale che confermano un tasso di prevalenza dl diabete ormai vicino all’8%, si è pensato di modificare la presa in cura del malato poiché l’accesso alle visite specialistiche non può essere quello storico – paziente affetto da diabete tipo 2 consulta lo specialista 2/3 volte all’anno – ma è necessario trovare un’altra strategia per abbattere i tempi d’attesa delle visite e garantire un’assistenza efficace. La sperimentazione proposta vede la partecipazione di 3 gruppi di Medici di famiglia organizzati come unità di medicina di gruppo, dotati di personale di supporto amministrativo e infermieristico che raccolgono complessivamente circa 40mila pazienti. L’accordo prevede che le medicine di gruppo ospitino gratuitamente lo specialista impegnandosi a non inviare pazienti presso i centri ambulatoriali ospedalieri. L’ASL2 si impegna a fornire un Diabetologo specialista che presta la sua consulenza con accesso mensile alle medicine di gruppo con l’obiettivo di orientare meglio i piani terapeutici dei pazienti e chi di loro si fa carico. Lo specialista svolge prevalentemente attività di consulenza ai medici di Medici di Medicina Generale per casi di varia complessità, attraverso la discussione dei casi in particolare i pazienti diabetici di tipo 2 vengono seguiti secondo il seguente protocollo: • in buon compenso(HbA1c < 7) seguono le indicazioni della gestione integrata • in mediocre compenso (HbA1c>7 e <8,5) sono inviati a tre mesi al Medico di famiglia che valuterà gli esami e li condividerà con lo specialista. • in cattivo compenso (HbA1c > 8,5) sono seguiti sino a miglioramento del compenso dallo specialista. Per limitare gli accessi impropri dei pazienti diabetici tipo 2 in buon compenso seguiti dal Medico di famiglia si effettuano direttamente presso il suo ambulatorio: • Esenzione ticket per patologia all’esordio • Rinnovo annuale dei Presidi terapeutici • Rinnovo annuale dei Piani terapeutici • Discussione diretta di Casi clinici usando la cartella informatizzata dei Medici di Medicina Generale • Focus groups per categorie omogenee di pazienti. I pazienti diabetici di tipo 1 sono seguiti, preferibilmente, direttamente dal dia- Il tasso di prevalenza di diabete tende ormai all'8% fra la popolazione Per il paziente diabetico avviata una nuova strategia di cura per abbattere i tempi di attesa delle visite e garantire una assistenza efficace e puntuale Tre gruppi di medici di famiglia, dotati di supporto amministrativo e infermieristico e coadiuvati da uno specialista diabetologo, raccolgono complessivamente 40 mila pazienti Claudia Agosti Direttore Sanitario ASL 2 Savonese Luca Lione Medico Specialista Diabetologo convenzionato Visite Rinnovo annuale dei Presidi terapeutici (PP) Rinnovo annuale dei Piani terapeutici (PT) Esenzione ticket per patologia all’esordio (ET) Discussione diretta casi clinici usando cartella informatizzata dei MMG (CCC) Focus groups per categorie omogenee di pazienti betologo con modalità variabili legate al compenso glicometabolico, presso la sede della medicina di gruppo. GRUPPO 1 44 GRUPPO 2 44 14 3 GRUPPO 3 41 2 3 3 In itinere In itinere 7 6 In itinere • Calo dei tempi di attesa per la visita specialistica Ed inoltre La sperimentazione è stata avviata nel dicembre 2008 e ha durata annuale. Nei primi tre mesi è stato realizzato: L’avvio della fase operativa ha comportato: • Miglioramento dei rapporti e delle capacità di gestione dei casi clinici tra Medico di Medicina Generale e Diabetologo • Attuazione di strategie efficaci per l’individuazione precoce dei nuovi casi di diabete • Realizzazione di corsi di educazione terapeutica direttamente nel contesto sociale dei pazienti • Aumento del numero di pazienti valutati e trattati efficacemente • rapidità di accesso alle cure specialistiche da parte del paziente • compliance del paziente alle terapie mediche e educative • aggiornamento professionale dei Medici di Medicina Generale in campo diabetologico Lo studio è stato inoltre presentato al Congresso Nazionale di diabetologia che si è svolto a Rimini dal 27 al 30 maggio 2009. L’impegno dell’ASL2 e dei medici di famiglia sarà di monitorare costantemente i progressi della sperimentazione per aggiornare e migliorare i percorsi dell’utente e prefigurare modelli virtuosi per l’accesso alle cure specialistiche. 29 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Aggiornamento professionale Al nuovo ospedale "Santa Maria di Misericordia" di Albenga. Filippo Falchero. Il 3-4 febbraio si è svolto ad Albenga il 6°corso di Chirurgia Laparoscopica Avanzata, organizzato dalla Struttura Complessa di Chirurgia generale dell’Ospedale Santa Maria di Misericordia, diretta dal Prof. Filippo Falchero con la partecipazione di un illustre gruppo di chirurghi liguri e piemontesi. Oggigiorno è sempre più evidente quanto la tecnica laparoscopica risulti utile nell’approccio alle urgenze addominali, in particolar modo nel caso di perforazioni gastro-duodenali, di appendicite acuta, di patologia ovarica e tubarica, di diverticoliti acute compilicate, ecc. I vantaggi per il paziente sono evidenti: la riduzione del dolore postoperatorio, della degenza ospedaliera, del rischio di aderenze post-chirurgiche, del rischio di sviluppare ernie della parete addominale, delle complicanze polmonari oltre un più rapido recupero post-intervento ed un miglior risultato estetico. Da ben tre anni l’esperienza nella chirurgia mininvasiva, iniziata nel 1993, viene trasmessa con cadenza biennale nell’ambito di corsi residenziali teorico-pratici, rivolti a quei chirurghi, provenienti da ogni regione d’Italia, che intendono avvicinarsi a questa tecnica chirurgica o desiderano 30 La struttura complessa di chirurgia generale è all'avanguardia nel trattamento laparoscopico di molteplici patologie addominali neoplastiche e funzionali, in urgenza e in elezione La sala operatoria è stata progettata con la più recente e sofisticata tecnologia per le sue diverse funzioni. Morena Scurani S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing implementare il loro bagaglio di conoscenze. L’attività della Struttura Complessa di Chirurgia Generale del nosocomio albenganese è all’avanguardia nel trattamento laparoscopico di molteplici patologie addominali sia neoplastiche che funzionali, in urgenza e in elezione. Con particolare interesse viene affrontata la patologia benigna e maligna del colon e del retto, l’obesità, la patologia del giunto esofagogastrico (malattia da reflusso gastroesofageo, ernia iatale, acalasia), la calcolosi associata colecisto-coledocica e la patologia del pavimento pelvico. L’ottimo livello di insegnamento raggiunto dal Prof. Falchero e dalla sua equìpe è testimoniato non solo dal rinnovo dell’incarico di docente presso la Scuola di specialità in Chirurgia Generale dell’Università di Geno- va, ma anche dall’invito che lo scorso anno il Prof Falchero ed il suo collaboratore, Raffaele Galleano, hanno ricevuto per intervenire in qualità di docenti ad un corso didattico sulla chirurgia colica laparoscopica presso “l’European Surgical Institute” di Amburgo. L’impegno profuso nell’attività chirurgica laparoscopica nel suo complesso è stato suggellato, nell’ottobre scorso, dall’inaugurazione della sala operatoria del nuovo ospedale di Albenga, progettata appositamente per poter supportare al meglio tutta la chirurgia laparoscopica e tradizionale e che ora si avvale della più recente e sofisticata tecnologia. Tale sala costituisce, in Liguria, un esempio di sala operatoria avanzata che risulta una delle migliori anche in ambito nazionale. Sanità Notizie Negli anni 60-70 la medicina intensiva trattava per lo più l’insufficienza di funzioni vitali in pazienti acuti: • infarto del miocardio • insufficienza respiratoria acuta • post-operatori da chirurgia maggiore • politraumatismi Nel corso degli anni 80-90 ai tradizionali pazienti1 si è aggiunta una quota in aumento di pazienti affetti da patologie acute che insorgono nel contesto di patologie croniche. Si pensi alla storia naturale dei pazienti affetti da ischemia miocardica o insufficienza respiratoria cronica: sono pazienti in cui il trattamento comporta condizioni di vita accettabili tra un evento e l’altro, pur tuttavia sono pazienti destinati a ripresentarsi altre volte alle porte del pronto soccorso con riserve fisiopatologiche più limitate. Quali i motivi di questa variazione della popolazione: 1 - l’aumento dell’età media 2 - il prolungamento del decorso delle patologie cronico - degenerative per maggior efficacia dei trattamenti 3 - la tendenza ad inviare in ospedale anche pazienti in fase di malattia terminale 4 - la diffusione del sistema 118 di emergenza territoriale, che comporta condizioni operative di decisioni prese in carenza di informazioni, in tempi stretti,senza supporti strumentali, in contesti ambientali difficili Negli anni ’60 nasceva in modo strutturato la CPR (Cardio Pulmonary Resuscitation) intesa come ALS (Advanced Live Support), ovvero come metodo e strumento di lavoro. I risultati erano a seconda dei punti di vista incoraggianti, entusiasmanti, oppure drammatici. I lavori che venivano pubblicati rispecchiavano tali risultati. La frequenza di stati vegetativi persistenti dopo CPR è del 2-2,7%2. La media percentuale dei dimessi vivi dopo CPR intra-ospedaliera è circa 14%3. Nell’introduzione del text-book che veniva consegnato nel 1992 agli allievi dei corsi ACLS organizzati da AHA si trovava una riflessione di R.O.Cummings secondo cui ci sono “cuori troppo buoni per morire”, ed altri che “sono giunti alla conclusione dei propri sforzi”. La prima riflessione era la logica conseguenza di un ragionamento secondo il quale: n. 1 • Agosto 2009 Etica in medicina Riflessioni intorno ad una delega, di fatto, di un diritto Problemi etici rilevanti in medicina d'urgenza e pronto soccorso Per riequilibrare il rapporto medico-paziente, su questo versante, è necessario un dialogo aperto e privo di pregiudizi Walter Cataldi Direttore S.C. Pronto Soccorso Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure Carla Marziano Coordinatore Infermieristico S.C. Pronto Soccorso Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure • la morte è un evento che segue ad una certa distanza di tempo dall’insorgere di altri eventi • a volte gli eventi che poi hanno come conseguenza la morte sono reversibili se si interviene con efficacia prima dell’instaurarsi di danni cellulari. Un intervento ALS ha gli stessi obiettivi di tutti gli altri interventi della medicina: • conservare la vita • ripristinare la salute • togliere la sofferenza • limitare i postumi disabilitanti. Oltre a questi ne ha uno tutto suo: • rendere reversibile una situazione di morte clinica In passato la morte era considerata come il peggiore dei mali da combattere sempre fino al “termine naturale”. Tuttavia oggi ci si imbatte in situazioni in cui la “qualità della vita” è tanto bassa e non passibile di miglioramento da far credere che non sempre la morte sia il peggiore dei mali4. La conduzione di un tentativo di ALS può essere in conflitto con gli interessi del paziente o con i suoi desideri espressi, anche se parte associato a scelte di carattere etico e di tipo tecnico-scientifico. I principi etici più largamente condivisi5 sono quelli di: beneficialità - non maleficità / autonomia / giustizia Beneficialità - non maleficità vuol dire che l’obiettivo del gesto sanitario è produrre un vantaggio al soggetto, quindi con previsione di provvedimenti e rischi adeguati e proporzionati. Autonomia è il principio che sottoli- nea come una persona abbia il diritto di decidere per sé e quindi di essere adeguatamente informata. Giustizia è il principio che evidenzia la necessità di stabilire a fronte di risorse non illimitate dei criteri per un’equa distribuzione, ricordando che ciò che viene impropriamente erogato per un soggetto viene sottratto ad un altro soggetto. Quindi possiamo anche dire che beneficialità e appropriatezza vanno insieme, così come autonomia e informazione. Le implicazioni operative conseguenti con l’applicazione dei principi etici nella pratica della CPR riguardano le decisioni: witholding: inizio o no withdrawing: interrompo un tentativo forgoing: “limito” il tentativo Sembra tutto abbastanza lineare. Tuttavia un questionario etico distribuito nel 1990 ai membri della Società Europea di Terapia Intensiva evidenziava che in Italia le disposizioni di non sottoporre i pazienti a CPR (DNR orders) vengono date con frequenza inferiore solo alla Germania e vengono raramente messe per iscritto. Un recente studio di Holmes e Jorgensen6 evidenzia alcuni interessanti elementi di riflessione: - I medici hanno dimostrato di non essere in grado di essere precisi nel predire se una pratica rianimatoria avrà successo oppure no. - I criteri di giudizio dei medici includono in larga parte criteri non medici. - La volontà del paziente e l’opinione dei parenti spesso non sono dati disponibili. Per quel riguarda il criterio etico giustizia – uso appropriato delle risor- 31 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Etica in medicina re un servizio costituisce una vera e propria delega di un diritto. Anticipazione, comunicazione e revisione dei comportamenti costituiscono un metodo di lavoro in cui le figure tradizionalmente coinvolte devono trovare il modo di affinarsi e confrontarsi direttamente con i malati per equilibrare un rapporto. NOTE Bioetica e Terapia intensiva - D. Mazzon, L. Orsi - GIVITI – Approfondimenti in Terapia Intensiva - Marzo 2000 2 Johnson AI et al.: Results of cardiac resuscitation in 552 patients. Am J Cardiol 1967; 20: 831-835. Messert B et al. Cardiopulmonary resuscitation: perspectives and problems. Lancet 1976; 410-412. CPR is a disperate technique that works relatively infrequently, and in many types of patients, virutually never. Blackhall LJ: Must we always use CPR? N Engl J Med 1987;317: 1281-1284 3 Sharon G. et al. DNR or CPR – The choise is ours. Critical Care Medicine 1992 Vol.20 No 9, 1263-1272 4 M. Mori - Emergency Care Journal, Bioetica e Medicina d’Urgenza: problemi e prospettive - ottobre 2005 5 Bioetica e Terapia intensiva- D. Mazzon, L. Orsi - GIVITI –Approfondimenti in Terapia Intensiva Marzo 2000 6 Holm S., Jorgensen E.O., Ethical issues in cardiopulmonary resuscitation. Resuscitation (2001) 135-139 7 Guidelines for the utilization of intensive care units, Intensive Care Med. 1994,20 163-164 8 J.L. Vincent: Forgonig life support in western European intensive care units: the results of an ethical questionnaire. Crit. Care Med 1999; 27: 1626-1633. 9 Analysis of terminal events in 109 successive deaths in a Belgian intensive care unit. J.L.Vincent. Intensive Care Med (2004) 30:1224–1227. The number of patients undergoing a withholding/ withdrawal decision has increased considerably (9% in 1989 vs. 46% in 2001). Journal of Medical Ethics 2001;27:186– 191. Doctors’ authoritarianism in end-oflife treatment decisions. A comparison between Russia, Sweden and Germany. Jörg Richter, Martin Eisemann and Elena Zgonnikova, University of Rostock, Germany,University of Umeå, Sweden and Medical Academy of Arkhangelsk, Russia. 10 Majeed F.A., Chaturvedi N., Reading R. et Al., Monitoring and promoting equity in primary and secondary care. BMJ 1994, 308 1426-1429. Clarke K.W.,Gray D.,Keating N.A., et al., Do women with acute myocardial infarction receive the same treatment as men?, BMJ 1994, 309: 563-565. Peterson E.D., Shaw L.K., Delong E.R. et al., Ratial variation in the use of coronary-revascularization procedures. N.Engl.J.Med. 1997, 336: 480-486 11 Marshall M.F., Schwener K.J., Orsina M. et al., Influence of political power,medical provincialism, and economic incentives on the rationing of surgical intensive care unit beds, Crit.Care Med. 1992, 20:387394 1 se secondo un lavoro dell’European Society of Intensive Care Medicine7 i pazienti che muoiono costano più di quelli che vivono. Esiste un problema di comportamenti in emergenza8. Parliamo di un questionario inviato a 1459 medici della European Society of Intensive Care Medicine. 1272 erano i membri di 16 paesi dell’Europa occidentale, alcuni raggruppati (Belgio+Lussemburgo, Finlandia +Danimarca+Norvegia, UK+Irlanda); i gruppi sono 12, rispondono in 504, 36 dall’Italia. - 45% cattolici - 41% considerano la loro religione importante nella fase decisionale Disponibilità di posti letto: la carenza di letti è più comune in Grecia, Italia, Portogallo, UK. Il 73% ammettono malati considerati senza speranza nonostante solo il 33% sente che questo è giusto. In caso di arresto cardiaco i DNR scritti sono applicati dal 58% di coloro che hanno risposto, con variazioni di percentuale nei vari paesi, da 8% in Italia, al 91% in Olanda. Il 77% discute i DNR con i parenti; ma solo il 26% con il paziente, le femmine il 17%, i maschi il 28%, i Cattolici meno dei Protestanti 18% contro 34%. Witholding praticato dal 93%, withdrawing dal 77%. Il 40% disse di aver somministrato dosaggi di alcuni farmaci ai limiti superiori fino all’arrivo della morte. Medici con oltre 50 anni dicono che la terapia dovrebbe essere interrotta withdrawing Medici più giovani dicono che non dovrebbe essere iniziata witholding Il 70% risponde che la decisione riguarda lo staff medico 32 Esempio inviato: uomo di 40 anni con coma post anossico dopo arresto cardiaco secondario a IMA. Dopo 6 gg è ancora in coma, respiro spontaneo con un tubo a T. Se il paziente non ha famiglia 49% vorrebbe non fare ulteriore terapia ed il 29% interrompere il trattamento. Il 17% darebbe ulteriori sedativi per accelerare la morte. Le risposte cambiano quando si aggiunge che il desiderio della famiglia era che tutto il possibile fosse fatto9. Conclusioni: gli svedesi si fermano prima di russi e tedeschi nel rianimare, il grado di demenza del paziente proposto è il fattore di maggior peso nel determinare le decisioni se rianimare o no. Le attitudini a porsi il problema DNR variano con il grado di approfondimento culturale: maggiore in medici ed infermieri sottoposti a training. E’ rilevante in letteratura la presenza di dati che forniscono un quadro della realtà che genera dubbi inquietanti, per esempio esistono differenze di trattamento in base a età, sesso,origine etnica,livello socio-economico. Esempio: i pazienti maschi,più giovani, inglesi di razza bianca, benestanti a parità di quadro clinico sono sottoposti ad un maggior numero di coronarografie e trattamenti trombolitici rispetto a soggetti anziani, di sesso femminile, o Indiani nel Regno Unito10. Viene favorita in qualche caso la divisione dell’ospedale che offre maggiori guadagni all’ospedale stesso11. Conclusioni La terapia erogata in emergenza è un servizio che contiene aspetti etici di grande impatto pratico. Si realizza una situazione nella quale eroga- Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Attività sul territorio Il D.lvo 81/2008 concentra e in parte migliora procedure e adempimenti La situazione della prevenzione, della sicurezza e dell'igiene del lavoro nella relazione dello P.S.A.L. della provincia di Savona Angelo Sergi direttore dello P.S.A.L. La sicurezza e l’igiene del lavoro sono argomenti da sempre di grande interesse, ma anche di estrema attualità. Ne è la prova il recepimento di direttive europee che a partire dagli anni ’90 hanno prodotto dei decreti legislativi ora confluiti nell’attuale cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza, il D.lvo 81/2008. Tale decreto ha abrogato anche norme degli anni ’50 (D.P.R. 547 – D.P.R. 164 – D.P.R. 303). Tra i decreti abrogati risulta la più conosciuta “626”, che resterà nelle nostre menti come la prima norma di questo settore con un importante passaggio mediatico. Il D.lvo 81/2008, che coinvolge tutto il mondo del lavoro, concentra e in parte migliora procedure ed adempimenti previsti nel settore della sicurezza e dell’igiene del lavoro e traccia alcuni aspetti positivi immediati come: • L’annullamento della comunicazione del R.S.P.P. (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) alle A.S.L. ed alle Direzioni Provinciali del Lavoro; • Aver ampliato la valutazione di rischio ai fattori di stress Lavoro-Correlato; • Aver normato la funzione dei preposti; • Aver rafforzato la formazione dei lavoratori con l’addestramento; • Aver previsto i R.L.S (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) Territoriali e di Sito; • Aver previsto l’annullamento dei contratti di appalto, subappalto e somministrazione se non indicano espressamente i costi della sicurezza. In questo panorama la Struttura Complessa P.S.A.L., organo di vigilanza nella materia della sicurezza ed igiene del lavoro, articolata su quattro sedi (Savona, Albenga, Loano, Carcare), attualmente costituita da un direttore, tre dirigenti, un coordinatore dei Questo organo di vigilanza ha quattro sedi a Savona, Loano, Albenga e Carcare e nel 2008 ha rilevato 13 infortuni gravi di cui quattro mortali Angelo Sergi Direttore P.S.A.L. Asl2 Savonese tecnici della prevenzione , dieci tecnici della prevenzione, un operatore tecnico e due amministrativi, ha compiti istituzionali su circa 23.000 aziende del territorio, su tutti i cantieri edili (solo i notificati – maggiore complessità - nel 2008 sono stati 2531) e sui siti industriali dismessi, ma con operazioni di bonifica in corso ove operano anche aziende provenienti da altre province. Nell’anno 2008 le principali attività svolte possono essere così riassumere: 14 inchieste malattie professionali 49 inchieste infortuni di eventi con lesioni gravi o mortali 1357 sopralluoghi di cui N° 1053 in edilizia e/o bonifiche 94 verbali di prescrizione cui N° 77 in edilizia 379 ore di docenze 64 visite mediche di idoneità per gli allievi dei corsi di formazione professionale. 1754 registri infortuni vidimati 322 piani di lavoro e notifiche per attività a rischio amianto 30 pareri per lavori urgenti e certificazioni di restituibilità ambienti bonificati. Inoltre sono stati realizzati i seguenti progetti: • vigilanza nel comparto commercio e, specificatamente, presso 12 grandi magazzini di vendita all’ingrosso e al dettaglio; • controllo sulla sorveglianza sanitaria relativa a 385 addetti a servizi di raccolta e smaltimento rifiuti solidi e acque di scarico; • Monitoraggio del Settore Agricolo Finalese-Albenganese attraverso il progetto “Coltiviamo la Salute”. Tabella A a n° Unità Locali Totali b n° Addetti Totali c n° Unità Locali Edilizia d n° Unità Locali Industria n° Unità Locali Agricoltura f n° Unità Locali Terziario g n° Unità Locali Ricovero e cura 24.418 82.991 5.520 3.380 186 13.249 49 Tabella B n° cantieri notificati all’ASL (D.Lgs.494/96) 1.236 Tabella C (Fonte INAIL) n° infortuni denunciati/ I semestre 2.628 Infine vengono svolte funzioni di tipo istituzionale attraverso la partecipazione a Commissioni previste dalle norme vigenti (ricorsi avverso giudizio del Medico Competente, Conferenze dei Servizi, Commissioni per l’autorizzazione delle Strutture Sanitarie ecc.) e partecipazione a gruppi di lavoro regionali. È sempre attivo lo sportello informativo per l’utenza per lavoratori, datori di lavoro, liberi professionisti, cittadini ecc. al quale si può accedere direttamente o telefonicamente. 33 n. 1 • Agosto 2009 Tabella D n° mal. prof. denunciate a PSAL/1° semestre n° verbali contravvenzione (art. 20 D.lvo 758/94) 1 2 / 3 n° indagini malattie professionali 8 Tabella G - Vigilanza in Edilizia Settore Lavorativo n° di notifiche pervenute ai sensi dell’art. 11 del D.L. 494/96 n° di cantieri complessivamente visitati n° di imprese e lavoratori autonomi controllati n° di sopralluoghi complessivamente effettuati n° di cantieri non oggetto di alcuna segnalazione di reato all’A.G.: totale verbali con prescrizione n° di sequestri n° inchieste per infortunio n° di inchieste per malattie professionali 34 n° casi 5 / / / 2 1 1 7 ipoacusie Allergopatie mal. app. respiratorio mal. app. locomotore tumori di cui mesoteliomi altre neoplasie Totale Tabella E - Vigilanza non in edilizia Settore n° Unità n° Addetti Lavorativo Locali controllate Industria 15 1.891 Agricoltura 6 163 e Pesca Terziario 56 850 TOTALE 77 2.904 Tabella F n° indagini infortunio 11 Sanità Notizie Attività sul territorio Edilizia 1.236 202 219 491 162 40 4 8 0 Tabella H TOTALE INFORTUNI 13 Di cui MORTALI 4 (*) (*) Di cui in 2 casi non si sono rilevati elementi per procedere Tabella I EDILIZIA 8 Di cui mortali: EDILIZIA 1 NON EDILIZIA 5 NON EDILIZIA 1 Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Prevenzione sul territorio Il numero di bambini sovrappeso è aumentato nell'ultimo decennio per ragioni genetiche o per una scorretta alimentazione Il ruolo del centro di dietologia infantile opera con un protocollo che prevede l'accesso di bambini e ragazzi di età compresa fra 3 e 18 anni L'esperienza di questi anni conferma questo modello di servizio con scopi preventivi mirati a intervenire in tempo sui fattori di rischio per la malattia obesità Carla Fontana Dirigente medico Centro Dietologia Infantile - S.C. Assistenza Consultoriale Asl2 Savonese Emi Giannetti Vigilatrice d’infanzia - S.C. Assistenza Consultoriale Asl2 Savonese Carla Venturino Assistente sanitaria - S.C. Assistenza Consultoriale Asl2 Savonese Nell’ultimo decennio il numero di bambini sovrappeso o francamente obesi è andato aumentando esponenzialmente, configurando un quadro di vera e propria patologia, portando l’Italia tra i primi posti della classifica mondiale per la percentuale di soggetti obesi. La sua diffusione costituisce un problema sanitario di notevole importanza sul piano sociale, poiché è ormai provata l’associazione fra obesità infantile e obesità in età adulta e con le patologie degenerative ad essa associate. Fra i vari fattori legati all’instaurarsi di un quadro di obesità, la genetica riveste un ruolo non trascurabile. Peraltro, anche fattori ambientali modificabili, fra cui importantissima è una dieta squilibrata, possono concorrere allo sviluppo di un’obesità. Negli ultimi anni ha acquisito una notevole importanza la valutazione degli effetti dell’alimentazione ancora in epoca fetale e nelle prime epoche della vita sullo sviluppo di patologie in età adulta, fra cui l’obesità. L’alimentazione, quindi, è un fattore estremamente importante sia come fattore causale, sia come intervento preventivo di un quadro di obesità. Alimentazione in senso preventivo significa raggiungere un buon equilibrio nutrizionale con elementi naturali e porre le basi, già nelle prime fasi della vita, per acquisire un più elevato livello di salute e contrastare molti fattori di rischio, a breve e a lungo termine. La consapevolezza dell’emergere di questo importante problema di sanità pubblica è alla base della decisione del nostro Dipartimento di istituire un Centro di Dietologia Infantile che è operativo dal 2002 e che ha attualmente la sede di Via Zara del Consultorio dell’A.S.L.2. Il protocollo operativo di base del centro di Dietologia Infantile prevede l’accesso di bambini e ragazzi di età compresa fra i 3 e i 18 anni, sulla base di una segnalazione del pediatra di famiglia o in seguito a screening effettuato in ambito scolastico o per accesso spontaneo. Per i soggetti normopeso si programmano controlli annuali fino al raggiungimento del 18° anno. Nei soggetti sovrappeso o obesi i controlli clinici sono invece ad intervalli di 6-8 settimane, fino al raggiungimento dell’obiettivo di peso e, in seguito, ogni 6 mesi per i successivi 3 anni. La valutazione clinica comprende: la raccolta dell’anamnesi familiare e personale con particolare attenzione agli aspetti legati all’alimentazione e all’attività fisica/sedentarietà; l’esame obiettivo con rilevazione di peso, statura, calcolo del BMI, circonferenza del braccio destro, pressione arteriosa, maturazione puberale, l’esecu- zione di uno screening di laboratorio con valutazione di glicemia, insulinemia, profilo lipidico, funzionalità epatica, esame urine. La diagnosi viene posta in presenza di BMI superiore a 25 (soprappeso) o 30 (obesità). Viene inoltre registrato il valore minimo di circonferenza a livello della vita, in quanto indicatore predittivo dell’accumulo di adipe e il WHR (waist-hip ratio), rapporto fra circonferenza alla vita e ai fianchi, in quanto predittivo del rischio cardiovascolare e diabete in età adulta. Una volta posta la diagnosi di sovrappeso o obesità, si imposta un trattamento teso a modificare le abitudini alimentari e comportamentali, allo scopo di ottenere un calo ponderale progressivo, mantenendo poi il peso raggiunto, piuttosto che rapide riduzioni di peso in seguito a diete squilibrate, potenzialmente pericolose e di breve durata perché difficili da seguire per lunghi periodi. 35 n. 1 • Agosto 2009 36 Da un punto di vista pratico, l’approccio dietetico può mirare al semplice mantenimento del peso corporeo (con una dieta bilanciata, normocalorica) o a una riduzione del peso (con una dieta ipocalorica bilanciata). Nei bambini al di sotto degli 8 anni, si preferisce ricorrere al primo approccio, con una dieta normocalorica bilanciata. Per i bambini di età superiore, si ricorre ad una dieta normocalorica bilanciata, in caso di soprappeso (BMI di 25 – 30) e una dieta ipocalorica bilanciata, in caso di obesità (BMI > di 30). Inoltre, viene proposto un programma di incremento dell’attività motoria. Nel secondo triennio di attività presso il nostro Centro, sono stati visitati 260 soggetti (di cui 106 maschi e 154 femmine), con età compresa fra i 3 e i 18 anni. Di questi: 196 erano sovrappeso o obesi e 64 normopeso. All’interno di questa popolazione, abbiamo selezionato un campione di 86 soggetti (35 maschi e 51 femmine), composto da 6 soggetti normopeso, 45 sovrappeso e 35 obesi che è stato seguito con controlli clinici ad intervalli regolari di 6 – 8 settimane. I pazienti sovrappeso o obesi sono stati ulteriormente suddivisi in due sottogruppi, di cui un gruppo trattato con la sola dieta normocalorica (29 sovrappeso e 13 obesi), e un gruppo che ha seguito una dieta ipocalorica (16 sovrappeso e 22 obesi). Il drop– out a 12 mesi è stato del 12%. Al termine del periodo di osservazione (1 anno), abbiamo rilevato i seguenti risultati: Obesi trattati con dieta ipocalorica § Il 64 % degli obesi ha mantenuto un BMI nel range dell’obesità. Il 14 % di questi soggetti ha preferito abbandonare la dieta ipocalorica, passando a una dieta normocalorica; § Il 14 % degli obesi ha mostrato una riduzione del BMI, passando nella categoria del sovrappeso (9 % con dieta ipocalorica; 5 % con dieta normocalorica); Sanità Notizie Prevenzione sul territorio § Un solo soggetto ha raggiunto un BMI nel range “normopeso”. Obesi trattati con dieta normocalorica § Il 38 % ha mantenuto un BMI nel range dell’obesità; § Il 46 % ha mostrato una riduzione del BMI fino alla categoria del sovrappeso. Analisi statistica – Bambini obesi La differenza osservata (passaggio dalla categoria degli obesi alla categoria dei sovrappeso o normopeso; oppure persi al follow – up ), non raggiunge una significatività statistica né secondo un’analisi Intention To Treat (x2= 3.23, g.d.l. 2, p = 0.12), né secondo un’analisi As per Protocol (x² = 2.71, g.d.l. 2, p = 0.26); in quest’ultimo caso la differenza non è significativa nemmeno analizzando i soli dati dei pazienti non persi al follow – up (test esatto di Fisher a due code, p = 0.25). Soggetti sovrappeso in dieta ipocalorica § Il 13 % ha mostrato una riduzione del BMI fino alla categoria “normopeso”. Soggetti sovrappeso in dieta normocalorica § Il 28 % dei soggetti ha mostrato una riduzione del BMI fino alla categoria del “normopeso”. Analisi statistica Bambini sovrappeso La differenza osservata (passaggio dalla categoria dei sovrappeso alla categoria dei normopeso), non raggiunge una significatività statistica (test esatto di Fisher a due code, p = 0.29). L’approccio terapeutico all’obesità deve comprendere più interventi: è importante la collaborazione della famiglia, l’adozione di uno stile di vita corretto, con un incremento dell’attività fisica e un’adeguata modificazione delle abitudini alimentari. Nei nostri pazienti abbiamo ottenuto risultati migliori, pur senza raggiungere la significatività statistica, con un approccio più morbido rappresentato dalla dieta normocalorica, rispetto alla dieta ipocalorica. Probabilmente questo dipende dal fatto che le modificazioni quali – quantitative delle abitudini alimentari e comportamentali che proponiamo, sono graduali, non eccessivamente restrittive e consentono una riduzione graduale del peso, grazie a una corretta alimentazione di tutta la famiglia. Una difficoltà insita in questo approccio è però la scarsa visibilità degli effetti sul peso nel breve periodo, che potrebbe portare a una riduzione della motivazione e della compliance della famiglia. D’altro canto, una dieta ipocalorica permette di ottenere risultati più evidenti sul piano del calo ponderale, che possono rafforzare la motivazione e la compliance di tutto il nucleo familiare, a prezzo, però, di restrizioni alimentari e cambiamenti degli stili di vita più incisivi e limitanti. Questa criticità emerge dal numero di pazienti che ha preferito passare dalla dieta ipocalorica a quella notmocalorica, per le difficoltà a seguire correttamente le prescrizioni. Conclusioni I nostri dati, anche se riferiti a una popolazione numericamente non grande, sembrano indicare che il nostro modello di servizio organizzato, a livello di territorio con scopi preventivi, può essere utile per intervenire sui fattori di rischio modificabili per la malattia obesità. Inoltre emerge l’importanza dell’approccio multidisciplinare che non preveda soltanto un intervento dietetico, ma anche di sostegno alla famiglia in toto e di un approccio dietologico più compatibile con le comuni abitudini di vita. Se si considera come “l’epidemia di obesità” in età pediatrica si stia rapidamente diffondendo anche nel nostro Paese, si comprende l’importanza di interventi precoci, a livello di comunità, per poter intervenire sui fattori di rischio modificabili, allo scopo da garantire non solo il benessere del paziente nel breve – medio termine, ma anche di prevenire quella vasta serie di patologie legate al mantenimento di una condizione di obesità anche in età adulta. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Privacy Tutelati i dati personali, sensibili, diagnostici e terapeutici di pazienti e dipendenti Il Decreto Legislativo 196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali” meglio conosciuto come “Codice Privacy”, prevede che ogni struttura pubblica o privata che, per compiti istituzionali o per attività d’elezione, tratti dati personali, sensibili e/o giudiziari riguardanti terzi per mezzo di supporti informatici o cartacei, provveda annualmente alla stesura di un Documento Programmatico sulla Sicurezza. La nostra Azienda quindi, da sempre sensibile al rispetto e alla tutela della dignità della persona, già da alcuni anni si è attivata per garantire il più elevato livello di riservatezza dei pazienti e dei dipendenti attraverso direttive di carattere generale e percorsi di formazione specifica. La normativa prevede infatti espressamente la necessità di tutelare i dati relativi alle condizioni di salute di tutti gli interessati e, dedicando attenzione particolare al trattamento dati in ambito sanitario, indica le relative “misure minime di sicurezza” che le Aziende Sanitarie devono adottare. In osservanza della legge si è quindi provveduto alla rilevazione annuale dei trattamenti dati effettuati (cioè le attività di raccolta, conservazione ed archiviazione delle informazioni di anamnesi, diagnosi e cura dei pazienti), alla verifica dei sistemi di supporto e alla rilevazione delle banche dati e dei metodi di sicurezza adottati a protezione delle stesse. Tutte queste rilevazioni devono essere raccolte in un unico documento: il DPS (Documento Programmatico sulla Sicurezza). L’integrazione dell’Azienda Ospedaliera Santa Corona con l’ASL n. 2 Savonese, ha fatto nascere la necessità di rivedere ed uniformare i criteri per la compilazione del D.P.S. per l’anno 2009; pertanto, sulla base delle precedenti edizioni dei D.P.S. provenienti dalle precedenti organizzazioni aziendali, la Struttura Gestione Privacy, recentemente costituita, ha predisposto il nuovo D.P.S. uniforme per tutta l’Azienda che è stato approvato con deliberazione 370 del 19 marzo. Con l’occasione sono state semplifica- Dopo l'integrazione dell'ospedale "S. Corona" con l'A.S.L. 2 Savonese, approvato il nuovo documento programmatico sulla sicurezza La deliberazione 370 del 19 marzo 2009 detta norme uniformi per la Struttura Gestione Privacy recentemente costituita Antonella Calò Responsabile S.S.D. Gestione Privacy te e riformulate le schede di rilevazione, così da consentire un’attenta valutazione della situazione aziendale e dei trattamenti effettuati in ogni Struttura Complessa. Le note esplicative e la costante collaborazione (sia attraverso consulenza diretta che telefonica) offerta dalla Gestione Privacy hanno reso più agevole la loro compilazione da parte di tutte le Strutture Complesse. La doppia modalità di rilevazione (informatica e cartacea) favorisce l’acquisizione dei dati, fornisce la fotografia della situazione esistente e raccoglie le eventuali ipotesi di miglioramento proposte dalle singole Strutture. La stesura definitiva del D.P.S. ha con- sentito pertanto la complessiva valutazione, omogeneizzazione e assemblaggio dei dati di tutta l’Azienda. L’occasione per le Strutture di proporsi parte attiva in questo percorso, incidendo sulle priorità aziendali nella programmazione della sicurezza, non va pertanto sottovalutata perché dalla collaborazione sinergica tra Strutture e Direzione Aziendale può derivare un miglioramento qualitativo dell’offerta sanitaria. L’appuntamento è dunque sul sito aziendale www.asl2.liguria.it (cliccare sull’area Azienda e successivamente su Documentazione e quindi Regolamenti) dove il D.P.S. è pubblicato nella sua unica e più recente edizione. 37 n. 1 • Agosto 2009 Aggiornamento scientifico A convegno per riflettere sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che non può essere, per ora, guarita L'AISLA di Savona e Imperia ha aperto la sua sede operativa a Bergeggi In via di formazione una "rete" per la presa in carico dei malati e delle loro famiglie Venerdì 19 Giugno alle ore 17 la Sezione Provinciale di Savona e Imperia dell’AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, ha inaugurato la sua sede operativa. La struttura è ospitata presso i locali del Comune di Bergeggi, nel complesso del Municipio, in Via De Mari, 28. L’Amministrazione Comunale è sempre stata molto sensibile nei confronti dell’Associazione, fin dal suo nascere un anno fa. All’occasione sono stati invitati i malati, le famiglie, cittadini, le autorità, gli addetti ai lavori e tutti coloro che hanno sostenuto e incoraggiato le attività e salutato con favore la nascita della sede locale. I locali della sede sono utilizzati dai volontari per ricevere i malati e le famiglie durante i colloqui, per gli incontri di Auto Mutuo Aiuto riservati a malati e famigliari, per gli incontri con i diversi medici specialisti, per le riunioni periodiche dei volontari, organizzative e di formazione. La sede è aperta con i seguenti orari: - Mercoledì dalle 15 alle 18: è sempre presente un volontario - Lunedì e Sabato dalle 15 alle 18: aperta su appuntamento. Telefono: 019/25790228. È sempre attivo il recapito telefonico (3477462575) cui risponde la referente della Sezione, dott. ssa Daniela Ferraro, dalle 14 alle 20, dal lunedì al venerdì. Infine, dal mese di Luglio, un volontario è presente, il primo martedì del mese, dalle 14 alle 16, allo Sportello Sociale di Corso Marconi 208 a Cairo Montenotte, per i malati e famigliari residenti in Val Bormida. Marta Pescetto S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing 38 Sanità Notizie Il 7 febbraio scorso presso l’Aula magna del padiglione Vigiola all’Ospedale San Paolo di Savona, si è tenuto un Convegno dal titolo “La presa in carico globale del malato con Sclerosi Laterale Amiotrofica”, un momento di aggiornamento scientifico e di riflessione sulla SLA nel quale sono stati coinvolti, come relatori e moderatori, specialisti che si occupano della malattia da tempo, con grande competenza e professionalità. La Sclerosi laterale amiotrofica è una gravissima malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che trasmettono i comandi per il movimento dal cervello alla muscolatura scheletrica. Ciò determina atrofia con perdita progressiva della forza muscolare fino ad arrivare alla paralisi completa della muscolatura e alla morte per insufficienza respiratoria. Nelle fasi terminali della malattia (che possono durare anche anni), la persona è completamente immobile, non può più nutrirsi, parlare, respirare autonomamente; tuttavia le funzioni cognitive e sensoriali rimangono integre. Ciò significa che il malato di SLA diventa una “farfalla in uno scafandro”: prigioniero del proprio corpo, ma perfettamente lucido. Attualmente la SLA non può essere guarita; le cause sono ancora sconosciute, per quanto s’ipotizzino una genesi multifattoriale e un’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. La SLA colpisce persone di entrambi i sessi, solitamente di età compresa tra i 40 e i 70 anni. In Italia si contano circa 5000 malati: ogni giorno si manifestano in media 3 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Nella scelta dei relatori del corso sono stati privilegiati specialisti che operano sul territorio ligure al fine di favorire la formazione di una “rete” locale di competenze ed esperienze al quale il malato può rivolgersi senza la necessità di recarsi lontano da casa con notevoli disagi e difficoltà che diventano insormontabili nel momento in cui l’au- tonomia nel movimento si riduce. Gli obiettivi del corso sono stati: • Diffondere ed aggiornare la conoscenza sulla malattia per quanto riguarda l’eziopatogenesi, la diagnosi, la terapia anche alla luce delle recenti acquisizioni della ricerca scientifica. • Evidenziare l’importanza della corretta e globale presa in carico del malato in tutte le fasi della malattia. • Evidenziare il ruolo di tutti gli operatori sanitari (Medici di famiglia, specialisti, infermieri, tecnici della riabilitazione nelle diverse specializzazioni, 118, Pubbliche Assistenze e Croce Rossa) che sono coinvolti nel trattamento dei molti problemi connessi a questa patologia. • Favorire l’instaurarsi di una collaborazione sempre più stretta ed efficace tra le diverse strutture ed istituzioni che erogano i servizi e le cure domiciliari, le quali assumono un’importanza vitale soprattutto nelle fasi terminali della malattia. • Implementare il coordinamento con tutte le associazioni di volontariato ed in particolare con quelle che si occupano di disabilità. La concreta presa in carico dei malati e delle loro famiglie è una condizione imprescindibile al fine di garantire la migliore qualità di vita possibile in tutte le fasi di questa terribile malattia. La SLA infatti non può ancora essere guarita ma con la SLA si può vivere. L’evento formativo è stato organizzato dall’ASL 2 Savonese, con la fattiva collaborazione della sezione locale AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) con il patrocinio del Comune di Savona e del Comune di Bergeggi. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Innovazione terapeutica Inaugurato recentemente al Padiglione 18 del "S. Corona" Nella foto, il nuovo pacemaker, neurostimolatore ricaricabile dal paziente, per alleviare il dolore Il tema del dolore necessita di un’attenzione particolare ed è da trattare come una malattia, seguendo i percorsi dettati dalle più recenti evidenze scientifiche. La lotta al dolore non è solo un fatto di medicine, strutture, specialisti, ma è soprattutto un problema umano e culturale, con importanti risvolti sociali e psicologici che devono essere ricompresi in iniziative che affrontino veramente la centralità di questo problema. Bisogna trovare soluzioni in modo che il paziente possa fruire di terapie moderne ed efficaci. Fra queste: 1. sviluppo di questa disciplina anche tramite un confronto culturale e condivisione del sapere esistente 2. potenziamento della formazione degli esperti che operano nel settore, sia personale medico sia paramedico e degli “esperti di domani” 3. riconoscimento istituzionale della “Medicina del dolore e cure palliative” tramite l’istituzione di apposite Strutture Complesse al servizio del paziente. Il nuovo Centro di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, inaugurato nel febbraio scorso, è il centro più avanzato e moderno della Liguria e tra i primi in Italia. Il Centro, ubicato al 4° piano del Padiglione 18 dell’Ospedale Santa Corona, si sviluppa su 800 mq ed è dotato di moderna e confortevole accoglienza per i pazienti e gli accompagnatori. Sono presenti: 4 ambulatori medici 1 sala medicazione 1 sala raggi 1 sala operatoria 12 posti letto per attività ambulatoriale e Day Hospital 3 posti letto per agopuntura Nel Centro vengono effettuate tutte le moderne tecniche, invasive e non invasive, di diagnosi e cura del dolore: - Terapie mediche e terapie invasive volte a sedare il dolore - Istituzione del progetto “Ospedale senza dolore” - Assistenza algologia al malato terminale - Agopuntura e tecniche complementari - Ambulatorio psichiatrico correlato alle problematiche algologiche Per ogni paziente viene compilata una cartella informatizzata, in rete con il server ospedaliero, per cui ogni esame effettuato nel nostro ospedale viene e registrato automaticamente sulla cartella che fornisce così un quadro completo del paziente. È fondamentale l’approccio culturale nuovo. In accordo con le moderne linee guida, il dolore cronico non è solo un sintomo, ma è considerato una vera e propria malattia. Il paziente viene quindi inquadrato in modo più completo, tenendo conto di tutte le sue particolarità ed esigenze, personalizzando la terapia, medica o chi- Il nuovo centro di terapia del dolore e cure palliative è il più avanzato e moderno della Liguria e fra i primi in Italia Tra le aree di eccellenza, l'Advanced Pain Terapy, che controlla il dolore con tecniche di neuromodulazione chimica ed elettrica e le tecniche di agopuntura cinesi Morena Scurani S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing rurgica, per contrastare la malattia-dolore. È presente un medico psichiatra che esegue l’analisi personologica dei pazienti che richiedono un inquadramento psichiatrico e una psicologa che esegue l’analisi testistica per l’inquadramento psicologico nell’ottica di un approccio multidisciplinare al dolore cronico. Tra le aree di eccellenza spicca l’Advanced Pain Terapy: l’utilizzo di terapie tecnologicamente avanzate per il controllo del dolore attraverso tecniche di neuro modulazione chimica ed elettrica. Vengono praticate, tra le altre, le tecniche di agopuntura tradizionali cinesi. Sempre nel febbraio scorso proprio al Santa Corona è stato eseguito il primo impianto in Liguria di un particolare ed avanzatissimo neurostimolatore per il controllo del dolore. “La paziente, una donna di 49 anni affetta da dolore neuropatico all’arto inferiore destro dovuto a ripetuti interventi chirurgici alla colonna vertebrale, era costretta a una stimolazione continua a causa del forte dolore. Sottoposta un anno fa all’impianto di un neurostimolatore di vecchia generazione, il dispositivo era già in esaurimento. Con il nuovo pacemaker non dovrà sottoporsi ad altri interventi per diversi anni – ha spiegato il Dott. Marco Bertolotto, Direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell’ASL 2 Savonese -. La novità sta nella tecnologia offerta da questa speciale apparecchiatura. Si tratta infatti di un avanzatissimo neurostimolatore multicanale totalmente ricaricabile dal paziente stesso. Questo tipo di pacemaker, generando leggeri impulsi elettrici trasmessi alla colonna vertebrale o al sistema nervoso periferico, allevia il dolore neuropatico quando i medicinali non riescono a dare sollievo o causano intollerabili effetti collaterali”. Il sistema è gestibile anche dal paziente grazie a un telecomando con il quale può accendere o spegnere la batteria e scegliere tra più programmi di stimolazione a seconda dell’intensità e della localizzazione del dolore. Il sistema viene inserito sotto la cute dell’addome – attraverso una breve operazione chirurgica mini-invasiva – ed è connesso a un elettrocatetere, in modo tale da indirizzare gli impulsi elettrici per la terapia direttamente alla zona da trattare. Il neurostimolatore ricaricabile contiene la batteria più potente e più a lunga durata disponibile al mondo: nove anni. Quando il livello di carica è basso, un allarme acustico indica che deve essere ricaricato e un’icona appare sul telecomando del paziente. La ricarica può avvenire senza interrompere la stimolazione. Il Dott. Marco Bertolotto, direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell'ASL 2 Savonese “Un enorme passo avanti –continua Bertolotto -, se si considera che la possibilità di ricarica evita al paziente di sottoporsi a ulteriori interventi per ben nove anni, contro i tre-cinque di uno stimolatore normale”. Sono ancora pochissimi gli interventi di questo tipo eseguiti in Italia, ma i vantaggi di questa terapia sono già evidenti. La stimolazione spinale prevede l’invio di lievi impulsi elettrici al midollo spinale in modo da interferire con i segnali dolorifici prima che giungano al cervello. Si provoca così un effetto di neuromodulazione che trasforma il segnale di dolore in un lieve formicolio. Il tutto senza assumere farmaci dai pesanti effetti collaterali. Alcuni dati sul dolore cronico Il dolore cronico è per definizione un dolore che perdura oltre i 3-6 mesi e diventa una malattia nella malattia. Il 19% delle popolazione europea soffre di dolore cronico e, di questa, il 6% lamenta un dolore severo: è quanto emerge da uno dei principali studi europei sul tema, realizzato nel 2005 (“Pain in Europe 2005, www.paineurope.com), mediante sondaggi telefonici su un campione di 46mila cittadini di 16 paesi europei. Nell’ambito di questa indagine l’Italia, con una percentuale del 26%, si è collocata al terzo posto in Europa per numero di pazienti affetti da dolore cronico, preceduta solo da Norvegia (30%) e Polonia (27%). In Italia le spese sanitarie per ciascun paziente superano i 7mila euro l’anno. Il dolore cronico è, infatti, la prima causa di assenteismo sul lavoro, ma anche la prima causa di inabilità, con costi sociali altissimi che, nella gran parte, ricadono direttamente sulle famiglie. 39 n. 1 • Agosto 2009 40 L’Azienda Sanitaria Locale n. 2 Savonese, oltre ad offrire servizi sanitari al cittadino, si configura anche come un centro di sviluppo di conoscenze, competenze e valori propri del servizio sanitario. L’aggiornamento continuo del personale è fondamentale per mantenere alto il livello dei servizi offerti. L’Azienda attraverso i propri Centri Formazione e Aggiornamento, siti presso il Campus Universitario di Savona e l’Ospedale di Pietra Ligure, organizza periodicamente eventi formativi residenziali e progetti formativi aziendali. Le iniziative di formazione continua possono essere interne e riservate solo ai propri dipendenti ed ai Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, o esterne e quindi aperte ai professionisti non dipendenti dell’Azienda. Pertanto, al modello di sviluppo di un’Azienda che punta all’eccellenza dei servizi offerti al cittadino, si coniuga quello di un’azienda in formazione che offre al professionista opportunità di sviluppo delle sue competenze e di promozione del suo ruolo all’interno dell’organizzazione. Con Deliberazione del Direttore Generale n. 243 del 26/02/2009 ad oggetto ”Piano Aziendale di Formazione Continua 2009-2010” è stato predisposto il documento che individua gli obiettivi relativi alla formazione aziendale e trasversale suddivisi nelle seguenti tre macroaree: a) Area Manageriale - Gestionale, b) Area Tecnico - Scientifica, c) Area relazionale. Il sistema di aggiornamento e formazione continua in medicina è articolato secondo i seguenti livelli d’intervento: - obiettivi strategici: formazione aziendale, - obiettivi specifici: formazione Area Dipartimentale, - fruizione patrimonio bibliografico. Il finanziamento per il 2009 è stimato complessivamente in € 631.000,00= ed è così suddiviso: - € 223.180,00= per formazione strategica aziendale e trasversale, - € 276.820,00= per formazione determinata da specifiche esigenze di Struttura Complessa/Dipartimento, - € 131.000,00= per fruizione patrimonio bibliografico. La formazione continua costituisce elemento imprescindibile per lo sviluppo dell’A.S.L. 2 Savonese che, a seguito della fusione dell’A.O. S.Corona di Pietra Ligure, è coinvolta in un processo di trasformazione culturale e strategico finalizzato a supportare il processo d’integrazione e la condivisione della “missione aziendale”. Sanità Notizie Aggiornamento professionale La deliberazione n. 243 del 26.2.2009 del Direttore generale stanzia € 631.000 per l'anno in corso per la formazione L'A.S.L. 2 Savonese, centro di conoscenze, competenze e valori propri del servizio sanitario Il piano aziendale di formazione continua per il biennio 2009-2010, è strutturato su tre macroaree (managerialegestionale, tecnico-scientifica, relazionale) ed ha una valenza interna per i propri dipendenti o esterna Marta Pescetto S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing Inoltre l’Azienda è sede, presso i Poli di Savona e Pietra Ligure, dei Corsi di Laurea triennale in Infermieristica e in Fisioterapia dell’Università degli Studi di Genova, e per l’Anno Accademico 2008/09 gli studenti frequentanti sono complessivamente 286. Il 5 e 6 marzo 2009 presso il Campus di Savona è stato organizzato l’Open Day Savona, iniziativa di cadenza annuale organizzata congiuntamente da Regione Liguria, Provincia di Savona, Università degli Studi di Genova, SPES S.c.p.A., A.S.L. 2 Savonese, al fine di presentare le opportunità formative che il Campus offre agli studenti del IV e V anno delle Scuole medie superiori del territorio e del Basso Piemonte dopo gli studi superiori dell’Ateneo, tra cui il Corso di Laurea in Infermieristica. Alla manifestazione hanno partecipato circa 1000 studenti provenienti da una ventina di Istituti della Liguria, nonché numerose famiglie. PIANO AZIENDALE DI FORMAZIONE CONTINUA 2009-2010 1. OBIETTIVI STRATEGICI: FORMAZIONE AZIENDALE A) AREA MANAGERIALEGESTIONALE Comprende tutte le iniziative formative che hanno lo scopo di: • Fornire conoscenze e strumenti relativi a: - Pianificazione e organizzazione del lavoro - Gestione del gruppo di lavoro - Ottimizzazione delle risorse umane disponibili • Definire finalità, responsabilità e compiti dei diversi profili professionali: - Sviluppare capacità e competenze relative ad ogni ruolo professionale Obiettivi • Potenziare il ruolo manageriale dei Dirigenti e dei Coordinatori attraverso l’approfondimento dei sistemi di programmazione, controllo e gestione del personale • Garantire l’apprendimento di metodi e strumenti di lavoro che migliorino le competenze e funzioni amministrative dei Dipartimenti • Approfondire la formazione in materia di comunicazione scritta e relative tecniche, redazione di testi aziendali, regole pratiche, metodi di sintesi e valutazione dei risultati • Adeguare le competenze degli operatori in tema di formazione, specificamente sull’analisi dei bisogni formativi e la valutazione dell’impatto della formazione sull’organizzazione, anche per favorire l’introduzione del Referente Aziendale della Formazione (RAF) • Approfondire la formazione degli operatori in tema di gestione del processo di acquisizione del consenso informato • Assicurare specifici approfondimenti sulla gestione del rischio clinico nell’Azienda Sanitaria anche Sanità Notizie • • • • n. 1 • Agosto 2009 Aggiornamento professionale in relazione alle indicazioni regionali Sviluppare le tematiche inerenti il risk management al fine di ridurre il rischio sanitario attraverso azioni di prevenzione e protezione Garantire specifici approfondimenti in tema di accreditamento-certificazione Proseguire la formazione degli operatori sanitari in tema di funzione tutoriale nei confronti degli studenti dei C.L. in Infermieristica e Fisioterapia e nei confronti del personale neo-assunto Assicurare specifici approfondimenti sulla normativa legislativa e contrattuale e delle tecniche manageriali per la corretta gestione delle relazioni sindacali del Comparto Sanità • Approfondire la conoscenza degli aspetti innovativi del Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro per il personale del Servizio Sanitario Nazionale, sotto il profilo giuridico, tecnico ed organizzativo. B) AREA TECNICOSCIENTIFICA Comprende tutte le iniziative formative che hanno lo scopo di fornire conoscenze relative a: • Utilizzo di strumenti che agevolano e migliorano l’attività professionale • Normative e leggi che è necessario rispettare in ambito sanitario • Procedure che uniformano l’attività sanitaria e ne migliorano la qualità • Nuovi strumenti di diagnosi e di intervento terapeutico, frutto della ricerca scientifica, nel rispetto di protocolli “Evidence Based Practice”. Obiettivi • Assicurare il costante aggiornamento delle competenze medicoscientifiche orientate alla miglior pratica, anche in relazione alle più recenti innovazioni tecnologiche e strumentali • Proseguire la formazione degli operatori in materia di emergenza-urgenza nel supporto di base delle funzioni vitali e defibrillazione precoce (BLSD-PBLD- esecutore e retraining) • Garantire la formazione obbligato- PIANO OPERATIVO DELLA FORMAZIONE ANNO 2009 FORMAZIONE STRATEGICA AZIENDALE E TRASVERSALE N.P INIZIATIVA FORMATIVA Partecipanti 1. Aspetti giuridico legali nella gestione del consenso informato 180 2. Il mobbing: conoscenza e prevenzione 500 3. Concetti generali di rischio nelle Aziende Sanitarie 600 4. Privacy in sanità 100 5. Emergenza antincendio 400 6. Piano di emergenza Ospedale di Albenga 300 7. Formazione di base sul D.Lgs. 81/08 per Direttori/Coordinatori di S.C./ Dipartimento 100 8. Corso METal 60 9. Radioprotezione dei pazienti (D.Lgs. 187/00) 200 10. Radioprotezione degli operatori (D.Lgs. 230/95) 200 11. Basic Life Support-Defibrillation (BLS-D) Retraining 200 12. Basic Life Support-Defibrillation (BLS-D) Esecutore 180 13. Pediatric Basic Life Support-Defibrillation (PBLS-D) Esecutore 100 14. Pediatric Basic Life Support-Defibrillation (PBLS-D) Retraining 100 15. La rete dei referenti aziendali della formazione (RAF) 120 16. Il ruolo del Coordinatore nell’impatto della formazione continua nella realtà operativa 150 17. Gli operatori di supporto (OSS/OTA) in situazioni di urgenza: simulazione di casi clinici 18. Ruolo del tutor clinico nel processo d’inserimento del personale neoassunto e dello studente 120 19. Formazione avanzata per tutor clinici 80 20. La ricerca scientifica e la pratica clinica 100 21. Elementi di inglese per la comunicazione col paziente straniero 250 22. Competenze amministrative di S.C./Dipartimento: protocollo informatico aziendale e conservazione dei documenti 100 23. Implementazione della procedura SIO d’accettazione del paziente 100 24. Sicurezza nella manipolazione dei farmaci antiblastici 40 500 (aperto ad esterni) 41 n. 1 • Agosto 2009 ria in materia di Radioprotezione conformemente a quanto previsto dalla legislazione vigente, a tutela del paziente e degli operatori • Garantire la formazione in materia. di sicurezza e prevenzione, conformemente a quanto previsto dalla legislazione vigente e le attività di addestramento continuo antincendio. • Garantire la formazione in materia di riservatezza dei dati in sanità, conformemente a quanto previsto dalla legislazione vigente Sanità Notizie Aggiornamento professionale • Aggiornare le conoscenze teoriche e le competenze pratiche relative alla manipolazione dei farmaci antiblastici • Aggiornare la formazione e l’aggiornamento degli operatori, appartenenti alle diverse aree dipartimentali, su tematiche specifiche (nutrizione artificiale, controllo del dolore, gestione pazienti ad alta complessità assistenziale, lesioni da pressione, controllo delle infezioni, …) • Garantire il corretto inserimento degli operatori di supporto nel contesto organizzativo attraverso l’aggiornamento delle competenze specifiche. C) AREA RELAZIONALE Comprende tutte le iniziative formative che hanno lo scopo di fornire conoscenze e strumenti per: • rendere più efficace la “relazione di cura”, al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni espressi da pa- UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA DIPARTIMENTO GESTIONE E FORMAZIONE STUDENTI ED ATTIVITA’ INTERNAZIONALI Settore II - D.R. n. 706 - A. A. 2009/2010 Bando di ammissione ai CORSI DI LAUREA DELLE PROFESSIONI SANITARIE della Facoltà di MEDICINA E CHIRURGIA Termine iscrizione Concorso 28/08/2009 corsi di laurea 42 ASSISTENZA SANITARIA (abilitante alla professione sanitaria di Assistente sanitario) DIETISTICA (abilitante alla professione sanitaria di Dietista) EDUCAZIONE PROFESSIONALE (interfacoltà con Scienze della Formazione) (abilitante alla professione sanitaria di Educatore professionale) FISIOTERAPIA1 (abilitante alla professione sanitaria di Fisioterapista) IGIENE DENTALE (abilitante alla professione sanitaria di Igienista dentale) INFERMIERISTICA2 (abilitante alla professione sanitaria di Infermiere) INFERMIERISTICA PEDIATRICA (abilitante alla professione sanitaria di Infermiere pediatrico) LOGOPEDIA (abilitante alla professione sanitaria di Logopedista) ORTOTTICA ED ASSISTENZA OFTALMOLOGICA (abilitante alla professione sanitaria di Ortottista ed assistente di oftalmologia) OSTETRICIA (abilitante alla professione sanitaria di Ostetrico/a) PODOLOGIA (abilitante alla professione sanitaria di Podologo) TECNICHE DELLA PREVENZIONE NELL’AMBIENTE E NEI LUOGHI DI LAVORO (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro) (interfacoltà con Scienze M.F.N.) TECNICA DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico della riabilitazione psichiatrica) TECNICHE DI FISIOPATOLOGIA CARDIOCIRCOLATORIA E PERFUSIONE CARDIOVASCOLARE (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare) TECNICHE DI LABORATORIO BIOMEDICO (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico di laboratorio biomedico) TECNICHE DI RADIOLOGIA MEDICA PER IMMAGINI E RADIOTERAPIA3 (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico di radiologia medica) TECNICHE AUDIOPROTESICHE (abilitante alla professione sanitaria di Tecnico audioprotesista) Classe (SNT) 4 n. posti per studenti comunitari e studenti non comunitari legalmente soggiornanti in Italia 10 n. posti per studenti non comunitari residenti all’estero (in parentesi: di cui cittadini cinesi) 1 (1c) 3 2 20 30 2 (1c) 1 (1c) 2 3 1 1 120 30 430 30 5 (1c) 2 (1c) 20 (1c) 2 (1c) 2 2 15 10 1 (1c) 1 (1c) 1 2 4 30 15 20 1 (1c) 1 (1c) 1 (1c) 2 15 1 (1c) 3 10 1 (1c) 3 25 3 (1c) 3 50 2 (1c) 3 10 1 (1c) Sanità Notizie zienti e familiari • formare gruppi di lavoro che operino in modo coerente ed efficace rispetto agli obiettivi • costruire gruppi integrati di professionisti. Obiettivi • Approfondire la formazione degli 0peratori in materia di comunicazione e gestione efficace dello stress, sia individuale che di gruppo, allo scopo di mantenere nel corso del tempo il livello motivazionale dell’operatore. • Favorire una cultura organizzativa e la capacità di lavorare in èquipe • Sviluppare le conoscenze delle lingue straniere per migliorare i rap- Aggiornamento professionale porti con l’utenza • Sviluppare la formazione sulle diversità interculturali, realizzando momenti educativi volti a far comprendere le diversità e le specificità culturali delle popolazioni, in riferimento all’assistenza sanitaria ed alla abituale pratica assistenziale • Sviluppare le tematiche riferite al benessere organizzativo ed agli obblighi di tutela delle condizioni di lavoro, con riguardo alle responsabilità dei preposti • Prevenire il fenomeno del mobbing attraverso la diffusione di una cultura aziendale di risoluzione dei conflitti interpersonali e di individuazione dei fattori gestionali ed organizzativi che possono determinarne l’insorgenza n. 1 • Agosto 2009 2. OBIETTIVI SPECIFICI: FORMAZIONE AREA DIPARTIMENTALE Comprende tutte le iniziative formative di programmazione multidisciplinare, congruenti alle esigenze di sviluppo del Dipartimento e del singolo professionista, in linea con gli obiettivi aziendali, compatibili con il budget per la formazione dipartimentale assegnato e articolate sui seguenti livelli: • Analisi dei bisogni formativi • Coinvolgimento degli operatori • Socializzazione dei contenuti formativi • Valutazione dell’impatto della formazione sull’organizzazione e sulle professioni. Dati attività CENTRO FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO SEDE SAVONA Anno 2008 PFA-EFR edizioni effettuate n. 91 n. 310 partecipanti interni n. 5.256 partecipanti esterni n. 2.573 report ECM dei PFA/EFR n. 78 Dati attività CENTRO FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO SEDE PIETRA LIGURE Anno 2008 Tot. ore formazione 1.129 Tot. n. edizioni 103 Tot. n. giornate formative 242 Totale operatori sanitari coinvolti 2.038 43 n. 1 • Agosto 2009 Quest’anno il Lions Club Savona Host ha deciso di dedicare una notevole parte della sua attività all’Associazione AVO di Savona con l’obiettivo di promuovere, incrementare e formare nuovi volontari per i reparti e i servizi dell’Ospedale San Paolo di Savona. È nato così un progetto di raccolta fondi che ha permesso di finanziare, tra le altre cose, un corso di formazione per nuovi volontari realizzato in collaborazione con l’Asl2 Savonese. Scopo dell’AVO è assicurare una presenza amica e costante nelle strutture sanitarie, offrendo agli ammalati quel calore umano, quell’ascolto e quel dialogo che sono indispensabili per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia. L’AVO cerca continuamente persone disposte a dedicare 3 ore alla settimana del proprio tempo libero, in un giorno stabilito insieme, per assicurare una presenza amica accanto al malato. Le lezioni del corso, che si sono tenute tutte presso la Sala Rossa del Comune di Savona in un ciclo di quattro mercoledì nei mesi di aprile e maggio, sono state incentrate sulla formazione del volontario soprattutto riguardo il modo migliore di accostarsi al malato e ai suoi familiari. Nello specifico, ai futuri volontari, è stata presentata l’Associazione Volontari Ospedalieri e si è parlato dell’Organizzazione dell’Asl, in cui si va a inserire il prezioso lavoro dei volontari. Si è poi parlato del Ruolo del volontario nell’assistenza sanitaria dedicando particolare attenzione agli aspetti dell’accoglienza, della riservatezza, della relazione e del coinvolgimento emotivo. L’organizzazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Savona è stato il tema protagonista dell’ultima delle 4 giornate di formazione. Uno degli obiettivi primari del progetto era proprio l’estensione del servizio dei volontari presso il Pronto Soccorso alle 12 ore. Durante la recente inaugurazione dei nuovi locali del Pronto Soccorso, in cui un ampio spazio è stato riservato proprio all’accoglienza dei pazienti e dei familiari, il Dott. Roberto Lerza, Direttore della Struttura aveva specificato l’importan- 44 Sanità Notizie Solidarietà socio-sanitaria Per iniziativa del Lions Club "Savona Host" Finanziato un corso di formazione per nuovi volontari in collaborazione con l'ASL 2 Savonese Obiettivo primario, l'estensione di questo servizio di assistenza ai pazienti presso il Pronto Soccorso di Savona Elisa Di Padova S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing Il manifesto per promuovere il corso di formazione, affisso a Savona. za del lavoro dei volontari: una presenza che integra il lavoro del personale medico e infermieristico senza però mai sconfinare in quelle mansioni tecniche e professionali che devono essere svolte esclusivamente dal personale ospedaliero. Gli aspiranti volontari hanno quindi potuto capire l’organizzazione del Pronto Soccorso generale, il funzionamento del Triage, dell’Area Pediatrica, dell’Area Ostetrico-Ginecologica e dell’Area Ortopedica. È stata inoltre realizzata anche una campagna di comunicazione, progettata dalla Maria Donvito, Presidente AVO Savona, e Riccardo Rampazzo, Presidente Lions Club "Savona Host". S.C. Comunicazione e Marketing dell'ASL 2, per avvicinare i cittadini all’AVO e sono state acquistate risorse per facilitare e supportare il lavoro dei volontari. “Buono il riscontro delle presenze e numerosi gli iscritti al ciclo di lezioni – dichiara con soddisfazione la Prof. Maria Donvito, Presidente dell’Avo di Savona –, grazie al progetto LIONS per AVO e alla generosità del Lions Club Savona Host abbiamo trovato molti nuovi volontari motivati ad assicurare una presenza amica vicino a chi soffre”. I saluti del Direttore Generale dell'ASL 2, Flavio Neirotti durante la 1a giornata di formazione in Sala Rossa. Sanità Notizie Il 20 Maggio 2009 è stato inaugurato il nuovo polo ambulatoriale oculistico territoriale della ASL2 di Savona. È questo il risultato di un percorso di riorganizzazione dell’attività oculistica specialistica fortemente voluto dalla direzione della ASL2, nella prospettiva di un migliore servizio al cittadino e del bisogno crescente di cura e prevenzione di quel bene primario che è la vista. Negli ultimi tre anni, grazie alla sinergia fra la Medicina di Base, nelle figure del Dott. Dino Dessì e della Dott.ssa Emilia Calderino, e dei medici oculisti ambulatoriali, si è potuto realizzare un polo ambulatoriale in Via Collodi 13 forse tra i più belli della regione Liguria. Il progressivo invecchiamento della popolazione della provincia di Savona (1 cittadino su 4 supera i 65 anni ) è stato seguito da un incremento esponenziale in questi ultimi anni di patologie oculistiche molto invalidanti quali il glaucoma, la degenerazione maculare senile e la retinopatia diabetica, pertanto per rispondere ai bisogni di salute e in particolare di mantenere più a lungo possibile la capacità visiva dei nostri cittadini, l’ASL2 di Savona ha sentito l’esigenza di potenziare l’attività oculistica ambulatoriale in particolare in Via Collodi. Da alcuni mesi gli ambulatori oculistici rinnovati sono passati da 2 a 3 che lavorano in contemporanea 5 giorni alla settimana, mattina e pomeriggio. I medici oculisti che si alternano in questi ambulatori sono 9 (Marco Appendino, Massimo Barbetta, Marco Bellu, Donata Bertozzi, Marcella Bovero, Pier Paolo De Palma, Antonio Dolci, Nadia Grillo, Roberto Pessina), completa l’equipe l’ortottista Rossella Como che per 2 mattine alla settimana esegue l’attività perimetrica attraverso gli esami del Campo Visivo. Nel 2008 si sono visitati 9812 pazienti e sono quasi 500 gli esami perimetrici eseguiti. Il potenziamento non è stato solo dell’attività ambulatoriale ma anche delle attrezzature che in parte sono state rinnovate o amplificate. Nello spazio prima utilizzato dalla struttura dialisi estiva si sono realizzati tre ambulatori oculistici attrezzati con le apparecchiature più moderne. In due ampi spazi intercomunicanti tra loro trovano ora posto due postazioni complete di riuniti oftalmologici (le unità che comprendono tutti gli strumenti necessari alla visita oculistica: lampada a fessura, oftalmometro, proiettore per ottotipo e simili). In prossimità delle due sale, inoltre, si trova ora un ambulatorio più piccolo fornito di tutti gli strumenti per l’attività perimetrica (l’esecuzione dei campi visivi per la diagnostica di primo livello e il follow-up del glaucoma). Vengono utilizzati dall’ortottista dr.ssa Rossella Como (in servizio da maggio 2009) per due mattine alla settimana due tipi di perimetri: Octopus 301 per la perimetria convenzionale, e il perimetro FDT che, testando un particolare sottogruppo di cellule nervose, permette di evidenziare i danni più precoci del glaucoma. Questo ambulatorio è inoltre adibito alle visite oculistiche grazie all’utilizzo di un tavolo gemellare completo di strumenti specifici, quali lampada a fessura, oftalmometro, oftalmoscopio e ottotipo a proiezione. Lo spazio attrezzato permette visite oculistiche anche ai soggetti disabili con sedia a rotelle. Fanno parte delle strumentazioni del polo ambulatoriale un autorefrattometro che permette in pochi secondi una valutazione precisa della refrazione oculare, un pachimetro portatile che misura rapidamente lo spessore corneale, parametro importante nella chirurgia refrattiva e nella diagnosi del glaucoma. n. 1 • Agosto 2009 Strategia diagnostica Aumentano le patologie invalidanti quali il glaucoma, la degenarzione maculare senile, la retinopatia diabetica per l'invecchiamento della popolazione Inaugurato il nuovo polo oculistico di via Collodi potenziato con tre ambulatori Sono in rete tra loro, con quelli di Albenga, Finale Ligure e Vado e con il "S. Paolo" di Savona garantendo una integrazione tra territorio e ospedale e riducendo i tempi di attesa Nadia Grillo Medico specialista OFT convenzionato ASL2 Savonese Esistono poi piccole attrezzature fondamentali per lo studio dello strabismo, per misurare l’esoftalmo, per l’esame del fondo oculare (diagnostica importante per le malattie retiniche e per il follow-up di malattie sistemiche quali diabete e ipertensione arteriosa). I tre ambulatori lavorano in contemporanea tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, sia la mattina sia il pomeriggio. Sotto la direzione del Dott. Dino Dessì Direttore della Medicina di Base e Specialistica dell’ASL2 Savonese si sono adottate procedure atte alla riduzione dei tempi d’attesa delle visite oculistiche quali il drop-out, la non personalizzazione con il nome del medico per le prime visite richieste ma attribuite alla generica equipe oculistica, i tempi di attesa attuali sono tra i 30 e i 40 giorni. È migliorato il rapporto con i medici di medicina di base e con gli oculisti ospedalieri grazie all’utilizzo della cartella oculistica informatizzata. Gli oculisti che si alternano negli ambulatori sono le Dottoresse e i Dottori Marco Appendino, Massimo Barbetta, Marco Bellu, Donata Bertozzi, Marcella Bovero, Pier Paolo De Palma, Antonio Dolci, Nadia Grillo e Roberto Pessina. L’attività ambulatoriale comprende sia prime visite sia visite oculistiche successive, tonometrie (e\o test di provocazione per il glaucoma), esami del fundus oculare, e simili; inoltre, a cadenza quindicinale o mensile, vengono riser- vate alcune ore alla prevenzione e alla cura del glaucoma o alle visite pediatriche, utilizzando specifiche competenze degli oculisti territoriali. Gli ambulatori oculistici di Via Collodi sono in rete tra loro, con altri 3 ambulatori territoriali (Albenga, Finale Ligure, Vado Ligure) e con la Struttura Complessa di Oculistica diretta da Mario Polvicino dell’Ospedale San Paolo di Savona. In questo modo lo stesso paziente può essere seguito in sedi diverse con medici diversi senza la perdita dei suoi dati clinici, poiché viene accompagnato dalla sua cartella clinica elettronica. Si tratta di un primo esempio in Liguria e forse anche in Italia di integrazione tra territorio e Ospedale. La condivisione con i colleghi ospedalieri di un paziente oculistico avviene nei casi d’intervento chirurgico con una serie di moduli predisposti elettronicamente (descrizione dell’intervento e preparazione pre-operatoria, relazione clinica, richiesta di visita successiva post-operatoria) con riferimento alla figura della caposala la Sig.ra Susanna Barrale, così come nella diagnostica di secondo livello con riferimento anche diretto telefonico, nei casi più gravi o più urgenti, alla Sig.ra Caterina Parodi, infermiera del reparto ospedaliero del Dott. Polvicino. La collaborazione con gli oculisti ospedalieri avviene anche per la gestione strumentale dei pazienti affetti da glaucoma, malattie retiniche o degenerazioni maculari, e nel caso di soggetti ipovedenti esiste la possibilità di un percorso riabilitativo grazie all’ambulatorio specifico dell’ipovisione coordinato dall’ortottista Sig.ra Franca Mignacco. L’inaugurazione del Polo ambulatoriale oculistico è stata possibile grazie al paziente lavoro dei tecnici del Servizio Informatico della ASL2 coordinati dalla sig.ra Rosellina De Rosa dalla particolare competenza e dedizione della Dott.ssa Grazia Vassalli della ditta ELCO, dal supporto materiale e psicologico di tutta l’equipe dell’Ufficio Comunicazione della ASL2 che fa capo al Dott. Giampiero Storti. Un grazie particolare per i quadri e le fotografie generosamente donate dagli artisti Luciana Bertorelli, Luigi Canepa, Eugenio Lanfranco e Vittorio Patrone, del circolo culturale “Spaziogaia laboratorio d’arte in Savona” che hanno permesso di rallegrare e ingentilire la sala d’aspetto. Va anche ringraziata l’associazione dell’Unione Ciechi sia la sezione di Savona che quella regionale per la preziosa collaborazione con gli oculisti territoriali nei confronti dei pazienti disabili visivi. 45 n. 1 • Agosto 2009 Giovedì 23 aprile 2009 si è tenuta l’inaugurazione dei nuovi locali della S.C. Pronto Soccorso e della S.C. Dialisi e Nefrologia dell’Ospedale San Paolo di Savona. La cerimonia ha avuto inizio alle ore 11,30 presso l’entrata esterna della Dialisi ed è proseguita nei nuovi locali del Pronto Soccorso. Ampliamento Pronto Soccorso Ospedale San Paolo di Savona Nuove strutture ospedaliere Inaugurato il nuovo Pronto Soccorso del "S. Paolo" di Savona L'ampliamento di mq 950 riguarda l'attuale "camera calda", il "triage bay" e la razionalizzazione delle aree funzionali di pediatria, radiologia, traumatologia IMPORTO LAVORI: € 1.564.148,89 TEMPI DI ESECUZIONE: 720 giorni PROGETTO: DIPARTIMENTO TECNOLOGICO Direttore Arch. Cesare Branchetti DIREZIONE LAVORI: DIPARTIMENTO TECNOLOGICO Opere in C.A.: Ing. TARAMASSO Paolo , Savona Sanità Notizie Elisa Di Padova S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing I NUMERI DEL PRONTO SOCCORSO (aggiornato al 30/06/09) Personale in servizio 1 DIRETTORE 16 MEDICI 1 COORDINATORE INFERMIERISTICO 29 INFERMIERI + 1 INCARICATO 19 OPERATORI SOCIO SANITARI (OSS) 2 OPERATORI TECNICI (VIDEOTERMINALISTI) ACCESSI ANNO 2008 DESCRIZIONE LAVORI: L’ampliamento del Pronto Soccorso si estende sul lato nord-ovest. Rispetto al filo esterno lato nordovest dell’attuale Pronto Soccorso la nuova struttura risulta, per il primo tratto (atrio e “triage”) in aderenza e, per il secondo tratto (corridoio di collegamento) è stato realizzato un distacco di circa 3 m. al fine di garantire “maggior respiro” agli attuali locali posti su tale fronte. L’ampliamento (mq. 950 ~) ha permesso di ottenere un nuovo Pronto Soccorso che risulterà caratterizzato dai seguenti elementi • Ampliamento della camera calda con possibilità di poter suddividere gli accessi in utenti barellati e deambulanti • Realizzazione nuovo “triage” con 46 P.S. GENERALE Codici Rossi Codici Gialli Codici Verdi Codici Bianchi Area PEDIATRICA (24h) Codici Rossi Codici Gialli Codici Verdi Codici Bianchi Area OSTETRICO-GINECOLOGICA (24h) 36.277 2% 16% 48% 34% 9.876 0.3% 2.7% 68% 29% 2.252 Area ORTOPEDICA (12h) TOTALE ACCESSI Osservazione Breve Intensiva 24h (OBI) Degenza breve 72h 7.182 55.587 4.113 600 Un momento dell'inaugurazione del nuovo pronto Soccorso, con il Direttore Roberto Lerza e le autorità. Sanità Notizie Nuove strutture ospedaliere un ampio bancone “front-office” e adeguati spazi retrostanti per il cosiddetto “triage bay” • Nuovi locali suddivisi per aree funzionali e distribuiti tramite un corridoio perimetrale ad un giardino interno. deposito attrezzature gruppo di 3 servizi igienici (in comune con area radiologica) - corpo di collegamento (mq. 90 ~): n.2 locali visita studio medico attesa e servizi igienici I suddetti nuovi locali risultano così suddivisi: Particolare attenzione, oltre ovviamente agli aspetti sanitari e tecnologici, è stata posta sulla scelta dei materiali di finitura e dei colori. Le pavimentazioni sono in grès ceramico e in P.V.C.; tutti i soffitti sono controsoffittati con pannelli modulari in metallo; le pareti, a seconda di locali, sono state rivestite con piastrelle ceramiche, teli in P.V.C. o tinteggiate a smalto o pitture ad acqua. Si specifica che il progetto è stato redatto in conformità alla normativa vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche e quindi tutti i locali risultano accessibili. A perimetrazione del lato è stata realizzata un’aiuola con piante sempreverdi ed è stata mantenuta una parte - area pediatrica (mq.100 ~): locale attesa separato rispetto all’atrio comune n.2 locali visita locale deposito e servizio igienico - area radiologica (mq.170 ~): n.1 diagnostica con apparecchiatura tipo “digitale diretto” n.1 diagnostica T.A.C. n.1 locale per le ecografie locali di supporto quali refertazioni, spogliatoi, depositi ecc. - area traumatologica (mq. 100 ~): sala gessi n.1 sala visite locale di supporto n. 1 • Agosto 2009 del parcheggio con sosta riservata per gli utenti del Pronto Soccorso. Gli impianti per la climatizzazione e di ventilazione hanno caratteristiche tecniche tali da garantire il mantenimento delle condizioni termoigrometriche prescritte nei singoli ambienti sanitari, come da disposti legislativi (DPR 14.07.97), sia in termini di ricambi di aria ed asetticità dei locali . I seguenti sistemi elettrici dispongono di alimentazione di sicurezza: • illuminazione • rivelazione incendi e allarmi • impianto di diffusione sonora oltre ovviamente ai sistemi elettrici propri dell’attività sanitaria, di cui alle norme CEI vigenti. La segnaletica di sicurezza, coordinata con l’impianto di illuminazione di emergenza, risulta conforme al Decreto Legislativo n.493/96 così come i mezzi e gli impianti di estinzione incendi sono corrispondenti ai disposti della Regola tecnica di Prevenzione Incendi (D.M. 18.09.2002). 47 n. 1 • Agosto 2009 48 Il nuovo reparto di Nefrologia e Dialisi inaugurato presso l’Ospedale San Paolo di Savona nasce grazie alla generosità del Rag. Roberto Magnaldi dove i pazienti possono oggi ricevere cure appropriate in un ambiente confortevole dotato di tutte le attrezzature tecnicamente all’avanguardia. Nel suo testamento, reso pubblico nel 1991, Roberto Magnaldi ha nominato erede il Comune di Savona con l’onere di destinare l’eredità alla costruzione o alla sistemazione di un nuovo Reparto nel Complesso Ospedaliero di Valloria riservato alla cura di ammalati di malattie renali diretto dalla Dott.ssa Silvia Carozzi. Il nuovo Reparto, per volere di Roberto Magnaldi, viene dedicato e intitolato al fratello Romano Magnaldi, studente liceale caduto per la Liberazione nel 1945 all’età di 17 anni, come ricordato dalla targa apposta all’ingresso del Reparto stesso. Tra il 1991 e il 2002 Comune e Asl hanno posto in essere numerosi atti al fine di regolarizzare la definitiva accettazione dell’eredità Magnaldi. La somma complessiva dell’eredità, detratte le spese notarili e relative al curatore testamentario ammontava a € 3.867.009,99 (3milioni e 867mila euro); il valore totale risultava dalla somma di valori immobili, preziosi, conti correnti e certificati di deposito. Nel corso degli anni l’Asl2 ha adempiuto la volontà del Rag. Roberto Magnaldi, provvedendo all’acquisizione di attrezzature e apparecchiature tecnico-scientifiche nonché arredi e all’esecuzione di quei lavori risultati necessari per il buon funzionamento delle Strutture dell’Ospedale San Paolo di Savona interessate dal testamento. Data la finalità testamentaria chiaramente espressa nella ristrutturazione delle strutture dedicate alla cura degli “ammalati di malattie renali”, l’Azienda si è da subito impegnata su due fronti: da una parte mettendo in atto interventi strutturali, dall’altra impegnandosi in acquisizioni di attrezzature ed apparecchiature tecnico-scientifiche ed arredi vari. Per quanto riguarda gli interventi strutturali è stato predisposto un progetto per il rifacimento integrale del Reparto di Dialisi al 1° piano dell’Ospedale San Paolo di Savona. È stato quindi realizzato un nuovo Reparto di circa 600 mq con 16 posti letto, più un posto letto isolato con impianti tecnologici, arredi e attrezzature all’avanguardia. Tale intervento è stato realizzato con il cofinanziamento della Regione Liguria (fondi previsti L.67/1988). Nel frattempo, in attesa dell’iter di fi- Sanità Notizie Donazioni Nasce il reparto "Romano Magnaldi" della S.C. di Dialisi e Nefrologia del "S. Paolo" di Savona Il rag. Roberto Magnaldi aveva nominato erede dei suoi beni il Comune di Savona con l'onere di destinarli ad una struttura per i pazienti di malattie renali e di intitolarla al fratello Romano, studente liceale caduto a 17 anni nel 1945 durante la guerra di Liberazione Silvia Carozzi Direttore S.C. Nefrologia, Dialisi e Trapianto nanziamento e di approvazione regionale del Progetto, erano già stati effettuati dei lavori di manutenzione comprendenti una risistemazione provvisoria del Reparto di Nefrologia (piano terra dell’Ospedale San Paolo) e interventi manutentivi ordinari e straordinari fino al biennio 2006/07 propedeutici alla definitiva sistemazione su parti edili ed impianti dei Reparti inerenti il testamento. Contemporaneamente l’Asl2 savo- nese si è impegnata in acquisizioni di attrezzature ed apparecchiature tecnico-scientifiche, necessarie per l’ottimale svolgimento delle attività nei Reparti di Nefrologia e Dialisi. Nel corso degli anni sono state realizzate opere e lavori edili di sistemazione locali, acquistate apparecchiature sanitarie e mobili e arredi. All’interno di queste attrezzature particolare importanza rivestono 17 letti bilancia, 7 poltrone bilancia, 2 eco- INVESTIMENTI EREDITà MAGNALDI (€ 3.867.009,99) INTERVENTI STRUTTURALI Lavori Dialisi . . . . . . . . . . . € 468.971,60 Risistemazione Nefrologia. . . . . € 96.114,27 Interventi manutentivi . . . . . . . € 600.000,00 Allarmi apparecch. frigorifere . . . € 18.243,60 . . . € 1.183.329,47 ATTREZZATURE E APPARECCHIATURE TECNICO-SCIENTIFICHE Lavori edili, apparecchiature sanitarie, mobili e arredi, attrezzature e computer . . . . . . € 1.297.825,29 Impianto osmosi inversa . . . . . . € 91.890,47 Trasferimento Nefrologia . . . . . € 100.000,00 Service 26 Reni artificiali . . . . . € 1.027.596,76 Attrezzature e arredi in corso di acquisizione . . . . . . € 166.368,00 . . . € 2.683.680,52 TOTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . € 3.867.009,99 Sanità Notizie Donazioni Un momento dell'inaugurazione dei nuovi locali della Dialisi. grafi e 1 litotritore. Si sono poi resi necessari ulteriori lavori in Dialisi per un nuovo impianto di Osmosi inversa installato quest’anno. Nell’ambito del progetto di comples- n. 1 • Agosto 2009 Il nuovo reparto Dialisi. siva ristrutturazione e aggiornamento tecnologico dei Reparti di Dialisi e Nefrologia dell’Ospedale San Paolo sono poi stati acquistati 26 reni artificiali (con la formula del contratto di service per garantire il costante ag- giornamento tecnologico) per il completamento del rinnovo del parco attrezzature. Sono infine in corso di acquisizione attrezzature tecnico-scientifiche e arredi per il Reparto di Nefrologia. 49 n. 1 • Agosto 2009 50 OKKIO alla Salute – promozione della salute e della crescita sana dei bambini della scuola primaria è un sistema di indagine sui rischi comportamentali relativi alle abitudini alimentari e motorie dei bambini in età scolare (6-10 anni), legato ad un più ampio progetto del CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie), “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, promosso dal Ministero della Salute, in collaborazione col Ministero della Pubblica Istruzione. Tale iniziativa è collegata al programma europeo “Guadagnare Salute” ed al Piano Nazionale di Prevenzione 2005-07 (PNP). La Struttura Complessa Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’ASL 2 Savonese, diretta dalla Dott.ssa Marina Scotto, è stata direttamente impegnata ed attivamente coinvolta in questo progetto di respiro regionale e nazionale. Gli operatori della struttura nei mesi di aprile, maggio e giugno del 2008, sono stati impegnati nella somministrazione di brevi questionari, appositamente predisposti dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), rivolti agli alunni della terza classe primaria, ai loro familiari ed agli operatori scolastici del territorio provinciale. Le domande erano volte a rilevare dati e informazioni sulle abitudini alimentari e sull’attività fisica degli studenti. Il progetto prevedeva anche la registrazione delle misure antropometriche (peso ed altezza) dei soggetti- campione intervistati. L’indagine è stata svolta in stretta collaborazione con gli insegnanti delle classi interessate e con adeguata informazione ed attivo coinvolgimento da parte delle famiglie, nella garanzia dell’anonimato per gli alunni partecipanti. In Liguria sono stati pesati e misurati 2230 bambini. I dati regionali indicano che: - 22 bambini su 100 sono soprappeso - 7 bambini su 100 sono obesi, quindi - 1 bambino circa su 3 pesa troppo. Questo significa che nella nostra regione, 20.400 bambini tra i 6 e gli 11 anni sono in sovrappeso o obesi. In Liguria sovrappeso e obesità nella popolazione infantile rappresentano dunque un importante problema di Salute pubblica, sia per le dirette implicazioni sulla salute del bambino, sia perché rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie cronicodegenerative, nonché un fattore predittivo di obesità in età adulta. Questa prima indagine ha permesso di raccogliere informazioni rappresentative, in tempi brevi e a costi limitati. La partecipazione è stata elevatissi- Indagine epidemiologica Sanità Notizie Preoccupanti i risultati dell'analisi dei questionari distribuiti agli alunni delle terze classi primarie e alle famiglie per conoscere abitudini alimentari e attività fisica degli intervistati In Liguria sovrappeso e obesità nella popolazione infantile rappresentano un importante problema di salute pubblica Stime attendibili ipotizzano che nella nostra Regione un bambino su tre pesa troppo Marina Scotto Direttore Dipartimento Prevenzione, ASL2 Savonese ma con un’adesione del 98% dei bambini e delle famiglie campionate. Una nuova indagine nelle scuole il prossimo anno scolastico, resa possibile dall’efficiente rete di collaborazione che si è venuta a consolidare fra gli operatori del mondo della scuola e quelli della salute, consentirà di valutare l’evolversi della situazione nel tempo. Obiettivo ultimo è la realizzazione di iniziative volte a promuovere un miglior rapporto con il cibo da parte della popolazione, soprattutto di quella giovane, attraverso, per esempio, l’incremento del consumo di frutta, verdura e di altri alimenti sani. Prevalenza sovrappeso e obesità per regione. OKkio alla SALUTE - 2008 Sanità Notizie Flussi migratori n. 1 • Agosto 2009 Nella nostra provincia la popolazione è stabile anche per il progressivo aumento di residenti provenienti dal Nord-Africa, dall'Est-Europeo, dal Sud-America, dal Medioriente, dalla Cina L'utenza straniera nelle ostetricie della nostra A.S.L. è in crescita e pone il problema della donna, del suo bambino e della sua famiglia al centro del percorso di nascita avuto riguardo alla necessità di avere una adeguata attrezzatura concettuale di base per farsi carico delle nuove specificità antropologiche Il ruolo delle mediatrici culturali, fondamentali e indispensabili nell'approccio con le donne straniere che entrano in contatto con il servizio sanitario Elisa Di Padova S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing Il 2008 si è chiuso con 62 mila residenti in Savona. Dal 2000 il livello della popolazione è stabile e questo principalmente per il progressivo aumento di residenti stranieri. Questo significa anche che gli immigrati che si stabiliscono nella nostra zona divengono parte integrante del nostro tessuto sociale e utilizzano anche gli stessi servizi sanitari degli autoctoni. È molto importante inquadrare l’entità del fenomeno soprattutto perché si tratta quantomeno di quella cosiddetta seconda generazione cioè, come li definiscono i sociologi, i figli e le figlie degli immigrati, gli “italiani con il trattino”, come hanno cominciato a chiamarli giornali e tv: italiani-cinesi, italiani-marocchini, italiani-filippini persone che non dimenticano le proprie origini, ma che vogliono crescere qui. Alcuni elementi legati al fenomeno dell’immigrazione Negli anni 80 l’immigrazione si manifesta con una forte prevalenza maschile proveniente dal Nord-Africa e dall’area sahariana, a cui ha fatto seguito l’arrivo di mogli e figli per ricongiungimento familiare, che hanno dato un’impronta di stabilità a questo tipo di migrazione. Gli anni 90 sono stati caratterizzati dalla stabilizzazione e leggera diminuzione dell’immigrazione africana e da un sostenuto aumento di quella proveniente dall’Est Europeo, che ha portato con sé una sostanziale prevalenza di donne giovani, sole e con un livello di istruzione medio-alto. Anche il progetto migratorio delle donne presenta delle specificità e può essere distinto in due grandi gruppi che danno vita a diverse tipologie anagrafiche, provenienze geografiche e sociali, a diverse collocazioni e aspettative nella società ospitante. 1. donne sole con un progetto autonomo che si situano in un momento di rottura e di forte cambiamento sociale e personale (in prevalenza filippine, provenienti dal centro/sud america e dalle zone europee orientali); 2. donne che arrivano per ricongiungimento al marito o ai figli. Queste appartengono al progetto migratorio dell’uomo e fanno parte di un’ondata più antica che è in via di stabilizzazione. Provengono principalmente dal Nord-Africa, dal Senegal e dal Maghreb oppure dal Medioriente e dalla Cina. L’obiettivo finale del personale del Dipartimento Materno Infantile deve essere la possibilità, per gli operatori, di far fronte ai casi relativi a soggetti stranieri disponendo della capacità di guardare antropologicamente al caso, di adeguati strumenti concettuali-operativi, della capacità di lavorare in rete con altre competenze e “altri sguardi” sul mondo (disciplinari, linguistici, culturali ecc.) e infine di una rete di competenze disciplinari e specialistiche che possa sostenerne il percorso negli anni a venire. Intorno all’esperienza della gravidanza e della genitorialità si è nel tempo sempre più affermato un modello di assistenza caratte- 51 n. 1 • Agosto 2009 Flussi migratori Sanità Notizie rizzato da un approccio completamente rinnovato, che mette il benessere della donna, del suo bambino e della famiglia nel suo complesso al centro del percorso della nascita, tenendo conto delle mutate condizioni familiari-sociali-culturali (con particolare attenzione all’aspetto della multiculturalità e ai cambiamenti nelle scelte riproduttive), ponendo la massima attenzione a non espropriarle dalle loro competenze e offrendo loro tutto il sostegno necessario per affrontare con serenità il parto e la maternità. Questo percorso nascita ha l’obiettivo di fornire ai futuri genitori strumenti per affrontare più consapevolmente l’esperienza dell’attesa e della nascita, sostenere il periodo del puerperio e l’allattamento materno e promuovere una salutare relazione genitore-bambino nei primi mesi di vita in accordo con le linee programmatiche del P.O.M.I. (Progetto Obiettivo Materno Infantile – Decr. Min. 24-04-2000) per la promozione dell’unità, l’efficienza e la coerenza dei servizi sinergizzando le attività delle strutture territoriali con quelle ospedaliere e dei LEA. La strada da percorrere per il miglioramento della salute riproduttiva delle donne immigrate è ancora lunga, sebbene vi siano già esempi efficaci di intervento come la presenza sempre maggiore di mediatrici e mediatori culturali in vari ambiti della vita sociale e nei servizi sanitari. I Presidi Ospedalieri di Savona e Pietra Ligure di fronte al fenomeno-immigrazione 52 Dai dati statistici dei parti avvenuti nei due Presidi di Savona e Pietra Ligure nel 2008 presentati nella conferenza stampa dal titolo I nati nelle ostetricie dell’Asl2 savonese, emerge in modo evidente il fenomeno dell’immigrazione costituito in particolare dalle comunità albanese, marocchina, rumena ed egiziana. Le difficoltà date dalla migrazione si ripercuotono sulla maternità, sviluppando spesso un rapporto con questa problematico e conflittuale. Nell’analisi di ambiti legati alla maternità e all’infanzia si evidenziano aspetti critici connessi in prevalenza con la difficoltà ad accedere ai servizi di cura e prevenzione spesso dovuta alla complessità a conoscere e quindi ad accedere ai servizi offerti dall’Asl e alle resistenze culturali e sociali delle donne stesse. “L’aumento dell’utenza straniera è in forte aumento – ha spiegato la Dott.ssa Paola Pregliasco Direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Asl2 -, ha posto gli operatori del Dipartimento Materno Infantile di fronte a problemi non solo linguistici, ma anche di comprensione culturale e di costume. Spesso, infatti, i temi della contraccezione, gravidanza e nascita assumono nelle altre culture significati e valenze assai diverse dalle nostre. Il confronto quotidiano con soggetti provenienti da culture differenti richiede, infatti, una sorta di attrezzatura concettuale di base che permetta di rico- noscere le differenze, uno sguardo antropologico, e di farsi carico di alcune specificità”. “La comunicazione è un elemento fondamentale nel momento in cui una donna affronta la maternità – ha spiegato il Dott. Salvatore Garzarelli, Direttore della S.C. Ostetricia e Ginecologia del San Paolo di Savona -, per questo motivo, grazie ad una convenzione col Ministero delle Pari Opportunità e con la consulenza dell’Università di Genova, la nostra struttura è dotata di mediatrici culturali che diventano così fondamentali e indispensabili. All’interno del fenomeno dell’immigrazione sono proprio le donne, grazie all’esperienza della maternità, le prime dirette interessate nell’approccio alla sanità”. Anche l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure ha in progetto la dotazione di mediatori culturali. “Le donne che seguiamo hanno la maternità nella genetica – ha precisato la Dott.ssa Carla Navone, direttore della S.C. Pediatria del Santa Corona oltre che Segretario Nazionale della Società Italiana di Pediatria -, molto spesso avere come compagne di stanza donne immigrate stimola e aiuta anche le italiane verso l’allattamento materno. C’è quindi uno scambio naturale e una crescita reciproca”. Il Dott. Massimo Giannoni dell’Ostetricia e Ginecologia di Pietra Ligure ha poi sottolineato le alte percentuali di nati figli di immigrati al Santa Corona: “quasi un quarto, e tenderanno ad aumentare vista la richiesta di forza lavoro proveniente soprattutto dalle zone ingaune. È necessario quindi sviluppare i discorsi di accoglienza e mediazione sia a livello ospedaliero che territoriale”. “La sanità deve essere in grado di rispondere alle modifiche e ai bisogni sociali anche per quanto riguarda la cura di patologie che da noi erano scomparse – ha aggiunto il Dott. Alberto Gaiero della Pediatria del San Paolo di Savona -. Abbiamo avuto poi una felice esperienza con gli studenti stranieri del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche del Polo di Savona che si rapportavano, rassicurandoli, con i loro connazionali”. “La comunità con cui abbiamo maggiormente a che fare è quella albanese – ha detto la Dott.ssa Claudia Agosti, Direttore Sanitario dell’Asl2 -, sono stati riferiti casi in cui stranieri che vivevano qui in Italia hanno consigliato ai propri parenti o alle proprie amiche che stavano ancora in Albania, di venire qui in Italia a portare a termine la gravidanza. Ogni comunità culturale ha comunque le sue caratteristiche che vanno affrontate caso per caso”. “Presto – ha aggiunto infine la Dott.ssa Pregliasco -, il Comune di Savona metterà a disposizione al San Paolo un Assistente Sociale che potrà essere utile per italiane e straniere: l’ennesima dimostrazione che solo lavorando in rete è possibile risolvere problematiche complesse”. Sanità Notizie I Chiostri di Santa Caterina di Finalborgo hanno fatto da splendida cornice al Convegno Giovani e Sessualità che si è svolto lo scorso 26 maggio e che ha attirato l’attenzione di molto pubblico, oltre agli addetti ai lavori, sia per gli argomenti trattati che per le illustri presenze. Moderatore del convegno è stato infatti Fabio Fazio che con la sua verve riconosciuta ha offerto al pubblico un approccio originale rendendo il Convegno vivace e interessante senza banalizzarlo. Il corso, che è stato organizzato dalla Struttura Assistenza Consultoriale del Distretto 5 Finalese del Dipartimento Materno Infantile dell’Asl2 diretto dalla Dott.ssa Paola Pregliasco in collaborazione con l’Istituto Secondario Superiore di Finale Ligure e il Comune di Finale Ligure, ha visto tra i relatori anche Cuno Tarfusser eletto nel gennaio scorso all’ONU Giudice del Tribunale Internazionale Penale de L’Aja, già Procuratore capo a Bolzano, passato alle cronache per aver varato un progetto pilota di riorganizzazione e ottimizzazione degli uffici della Procura di Bolzano, rendendola più efficiente e meno dispendiosa nel giro di un triennio esportando così un invidiabile modello di funzionamento della Pubblica Amministrazione; importante anche l’intervento di Teresa de Toni, Professore Associato di Pediatria, Responsabile del Centro Adolescentologia dell’Università di Genova, dirige il Corso annuale di Perfezionamento e Aggiornamento in Adolescentologia. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, socio fondatore della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, di cui è stata presidente per un triennio e attualmente fa parte anche del consiglio direttivo della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. “L’idea di realizzare dei Corsi di Educazione alla Sessualità è nata, proprio trent’anni fa, dall’esigenza del Consultorio e dell’Istituto Statale Superiore di Finale Ligure di fornire ai ragazzi una Il tavolo dei relatori presieduto da Fabio Fazio. n. 1 • Agosto 2009 Attività culturale A convegno con Fabio Fazio, moderatore, presso i Chiostri di S. Caterina a Finalborgo Quali percorsi indicare ai giovani per superare le barriere comunicazionali sui temi della sessualità, dei contrasti, dei conflitti, delle incomprensioni di questa età Anche Cuno Tarfusser, giudice del Tribunale Internazionale de L’Aja, è stato tra i relatori del convegno che si è svolto il 26 maggio a Finalborgo Elisa Di Padova S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing traccia concreta, che li aiutasse a crescere nel mondo dell’amore, dei sentimenti delicati, della lealtà, con una costante azione educativa che favorisse una loro continua crescita culturale, per provare a chiarire quei dubbi che non hanno coraggio di chiedere – spiega il Dott. Panconi, Responsabile S.S. Consultoriale Distretto 5 Finalese -. In questi anni abbiamo cercato di garantire un’informazione ed un’educazione sulla sessualità alle generazioni più giovani, che sono sottoposte a pressioni sempre più crescenti per quanto riguarda queste problematiche, spesso anche con messaggi contraddittori, in un periodo difficile ma ricco di potenzialità di crescita”. “Sin dalla nascita siamo in grado di provare emozioni sessuali, anche se queste si manifesteranno di volta in volta in modo diverso: abbiamo quindi cercato di aiutare i ragazzi ad essere in armonia con il proprio corpo, avvicinarsi ad esso scoprendo progressivamente le sensazioni che può dare riconoscendosi nelle proprie emozioni e nei propri desideri – prosegue Panconi -. Siamo stati disponibili all’ascolto, per fornire appropriate informazioni ed approfondire le problematiche di rapporto fra i giovani, per superare le barriere comunicazionali sui temi della sessualità, i contrasti, i conflitti e le incomprensioni di questa età. I giovani si dovrebbero sempre sentire a proprio agio nell’affrontare temi legati alla sessualità e a tutti gli aspetti etici, sociosanitari che vi sono legati, per vivere pienamente e serenamente la loro gioventù”. Un momento del convegno: numeroso il pubblico intervenuto. 53 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Attività culturale Hanno partecipato 400 scuole di cui sessanta finaliste 54 L’I.T.C.Paolo Boselli di Savona presenta nel piano dell’offerta formativa un corso di comunicazione sui nuovi linguaggi mediatici che si configura come attività integrativa; il corso da otto anni si occupa di produrre video clip, spot, cortometraggi, dossier, presentazioni pubbliche di progetti. Alcuni di questi prodotti sono stati organizzati e raccolti nel progetto “Cives: crescere da cittadini”. Nell’anno scolastico appena concluso sono stati realizzati alcuni prodotti (video clip e spot) che trattino temi attinenti l’educazione alla legalità e inerenti alla Costituzione. Il gruppo di lavoro del Corso di Comunicazione dell’Istituto Tecnico Commerciale “Boselli” di Savona è stato premiato in Senato il 22 maggio poi presso la Prefettura di Savona ha presentato alle autorità il prodotto vincitore dell’importante concorso. In questa occasione la docente, Marta Arnaldi, e i due studenti, Luca Aiazzone e Davide Marsella, hanno ricordato il proprio intervento in Parlamento ed hanno riferito alle autorità i messaggi di congratulazioni e di apprezzamento ricevuti da senatori e deputati: il prodotto “Il Cerchio” del Boselli di Savona è stato votato all’unanimità da tutti i componenti della commissione parlamentare. “Il Cerchio”, spot per la Costituzione, è primo assoluto nazionale classificato nel concorso “Dalle Aule parlamentari alle aule scolastiche nella categoria della comunicazione”. Al concorso hanno partecipato più di 400 scuole, le sessanta finaliste si sono recate a Roma per la cerimonia conclusiva, tra queste sono state scelti i vincitori nelle quattro categorie previste. Premiata in Senato nell’aula di Palazzo Madama per l’originalità e l’efficacia del mezzo espressivo, la campagna pubblicitaria per la diffusione della Costituzione è stata creata a Savona dal Corso di Comunicazione dell’ITC Boselli in collaborazione con la Prefettura di Savona, la polizia di Stato, l’Asl2 Savonese e realizzato con il contributo del- Con lo spot Il cerchio, l'I.T.C. "Paolo Boselli" vince il concorso "Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche" dedicato alla Costituzione della Repubblica Italiana Cinque i temi trattati. Quello sul diritto alla salute è stato realizzato negli ambulatori della nostra A.S.L. in via Collodi Marta Pescetto S.C. Comunicazione Sanitaria e Marketing la Carige. I 5 spot sui temi della pace, della libertà, della salute, della solidarietà e del diritto allo studio, ideati e realizzati dalla redazione del Boselli con la regia di Marta Arnaldi sono stati preceduti da un attento lavoro di formazione. Nei giorni successivi la cerimonia la Camera dei Deputati ha contattato il Boselli per dare seguito al progetto con la supervisione del presidente Napolitano predisponendo un’ulteriore diffusione degli spot a livello nazionale e la loro collocazione in una mostra della Costituzione inaugurata a del Parlamento. Lo spot sulla Salute, girato dagli stu- denti nei locali dell’Asl2 di Via Collodi, verrà proiettato insieme agli altri negli schermi dei nuovi locali del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo. La collaborazione con l’Asl2, così come con le altre Istituzioni, oltre a reperire risorse e location per le riprese ha creato un’importante condivisione di intenti sul territorio: il fatto che la società civile, il mondo del lavoro, le istituzioni, i vari settori commerciali, turistici ed altro, si stringano intorno ad una scuola in un’impresa di contenuto sociale e culturale, è significativo e crediamo che costituisca una carta di presentazione di una città o di un territorio. La Costituzione italiana promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, il 27 dicembre 1947. Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Barriere architettoniche La degenza al "S. Corona" ha una durata variabile compresa tra i sei mesi (paraplegia) e gli otto mesi (tetraplegia) Dopo la riabilitazione in Unità Spinale, i pazienti con lesione al midollo si scontrano con le barriere architettoniche di città, paesi, servizi pubblici In generale manca la volontà di vedere e porre rimedio alle difficoltà incontrate mentre all'estero la situazione urbanistica è molto migliore rispetto all'Italia Antonino Massone Direttore S.C.Unità Spinale Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure Karin Torre fisioterapista c/o AIAS Savona Anna Vagnetti fisioterapista S.C.Unità Spinale Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure La riabilitazione della persona con lesione al midollo spinale inizia in Unità Spinale immediatamente dopo la fase dell’emergenza. Il progetto riabilitativo prevede una visione globale delle problematiche della persona ed ha, come fine ultimo, il raggiungimento, da parte della persona mielolesa, della massima autonomia possibile in relazione al livello e alla gravità della lesione. Molti dei programmi che compongono il progetto vengono pensati, già al momento della presa in carico del paziente, in funzione della situazione ambientale che la persona troverà al proprio domicilio. Intendiamo con il termine ambientale tanto gli aspetti architetturali quanto quelli umani. I primi sono legati alla macro architettura cittadina, all’accessibilità del domicilio e del luogo di studio o di lavoro e, all’interno di questi, alla fruibilità dei locali e delle attrezzature (elettrodomestici, mobili, strumenti di comunicazione ecc.), I secondi sono legati alla disponibilità e alla capacità di aiuto che l’entourage ristretto (gruppo familiare) e allargato (gruppo di lavoro e sociale) può dare alla persona che si trova in una nuova condizione dopo un grave danno al midollo spinale. Parte del lavoro del team è rivolto quindi a dotare la persona di ausili, di abilità e di strategie che possano vicariare le incapacità acquisite e non emendabili e ad eliminare le barriere architettoniche nel luogo dove la persona vive studia e lavora. La tematica delle barriere architettoniche diventa pertanto un tema costante di qualsiasi progettualità riabilitativa. Presso l’Unità Spinale il paziente (con la sua famiglia) compie un percorso che ha durata variabile compresa tra i sei mesi (paraplegia) e gli otto mesi (tetraplegia). Alla fine di questo percorso il paziente dovrà possedere la massima autonomia possibile rispetto alle funzioni residue, presupposto per il raggiungimento di un nuovo benessere psicosociale. L’obbiettivo citato viene di norma raggiunto dai pazienti paraplegici non anziani e senza importante pato- Caratteristiche del campione: 55 n. 1 • Agosto 2009 logia associata. Già nella fase di pre-dimissione all’interno degli ambienti dell’Unità Spinale ( situazione ottimale) la persona mielolesa con paraplegia è in grado di gestire con successo le attività della vita quotidiana. Le strategie utilizzate per abituare la persona al nuovo rapporto con l’esterno sono molteplici: 1) uscite dal reparto (e dall’ospeda- Sanità Notizie Barriere architettoniche le) in vari momenti della giornata, dapprima accompagnato dal fisioterapista e successivamente dai familiari. che mima la situazione domestica fornendo però una oggettiva “protezione” al paziente essendo all’interno del reparto, a pochi passi dalla corsia). 2) week-end al domicilio. 3) una settimana passata in “appartamento protetto” (una struttura simile ad un piccolo appartamento dotato di varie facilitazioni, applicabili in seguito al domicilio, Malgrado i successi citati, dalle interviste durante i controlli in followup si trae l’impressione che la persona mielolesa abbia difficoltà nel contestualizzare e nel valorizzazione i risultati raggiunti durante la riabilita- ABITAZIONE Dalle risposte ricevute nella sezione “abitazione” sono stati ricavati le seguenti informazioni: 56% 20% 14% 4% 2% 2% 2% “Quali barriere sono rimaste?” degli intervistati vive in Liguria; degli intervistati vive in Piemonte; degli intervistati vive in Lombardia; degli intervistati vive in Toscana; degli intervistati vive in Campania; degli intervistati vive in Sicilia; degli intervistati vive in Puglia. Nel grafico é rappresentata la distribuzione tra residenti in città (almeno Capoluoghi di Provincia) e in paesi (città che non sono Capoluogo). “Ci sono barriere, esterne alla casa, che ti impediscono di entrare o uscire autonomamente dalla stessa?” Sì 32% No 68% Tali barriere sono: Il 10% delle persone intervistate vive solo, in particolare l’8% degli uomini ed il 14% delle donne. Tenendo in considerazione che nel 82% dei casi la casa é di proprietà degli intervistati, “All’interno della casa hai abbattuto tutte le barriere architettoniche?” “Perché non hai abbattuto tutte le barriere architettoniche?” Innanzitutto é opportuno sapere che, per legge, (n.104/92 art.24) tutti gli edifici privati, progettati, costruiti o ristrutturati dopo l’11 agosto 1989 devono rispondere ai requisiti di accessibilità, visitabilità, adattabilità. Per ACCESSIBILITÁ si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere le singole unità immobiliari e ambientali di ogni edificio, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia. Per VISITABILITÁ, obbligatoria all’interno degli appartamenti, si intende la possibilità di accedere agli spazi di relazione (soggiorno-pranzo) e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. 56 Per ADATTABILITÁ si intende la possibilità, nel tempo, di modificare a costi limitati lo spazio costruito, per renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. Sanità Notizie zione.Le motivazione che impediscono di “mettere a frutto” quanto appreso in Unità Spinale, naturalmente, possono essere molte. Una di queste n. 1 • Agosto 2009 Barriere architettoniche però, riguarda senza dubbio l’oggettività di una situazione ambientale non facilitante. Lo scopo di questo lavoro è, pertanto, quello di mettere in luce tramite l’elaborazione dei dati di un questionario la situazione nella quale i pazienti paraplegici vengono a trovarsi una volta dimessi dal- LAVORO Situazione precedente l’evento traumatico: “Lavoro precedente”: Nessuna delle persone che ha cambiato lavoro ha fatto questa scelta a causa di barriere architettoniche non rimosse. “Se hai mantenuto lo stesso impiego, sono state abbattute le barriere architettoniche?”: Sì 86% No 14% Le uniche barriere che impediscono la totale autonomia sono rappresentate dai gradini presenti ancora in un paio di sedi lavorative. “Se hai cambiato lavoro, qual é il tuo lavoro attuale?” Nel “settore primario” sono stati inseriti: operai, muratori, meccanici, magazzinieri, agricoltori, allevatori, operatori ecologici. Per “lavoro d’ufficio” s’intende: impiegati, imprenditori. Nel “settore terziario” rientrano: commercianti, operatori nella ristorazione. “Dopo la lesione hai mantenuto lo stesso impiego?” “Se non lavori più, perché?” Si rimanda, per questo argomento, alle leggi n.68 del 12 marzo 1999 e n.104 del 5 febbraio 1992 (art.18, art.19) le cui finalità sono quella di promuovere l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone disabili attraverso servizi di sostegno e collocamento mirato (n.68) e garantire il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e autonomia della persona handicappata e promuoverne la piena integrazione nel lavoro e nella società. 57 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Barriere architettoniche l’Unità Spinale. Sono state così reclutate 39 persone ex pazienti dell’USU di Pietra Ligure. Sono state poi contattata le Unità Spinali di Milano e di Torino, chiedendo loro di inoltrare il questionario alle persone paraplegiche che erano state ricoverate presso i loro reparti. Sono pervenuti 9 questionari dalla prima struttura e 2 dalla seconda. Il totale dei pazienti reclutati è stato quindi di 50 (36 maschi e 14 femmine) I RISULTATI Nel presente capitolo sono illustrati i risultati raccolti dai questionari. I dati sono raggruppati in sette sezioni: l’abitazione, il lavoro, lo studio, i mezzi di trasporto, le strutture pubbliche, le attività della vita quotidiana e le “altre realtà”. MEZZI DI TRASPORTO Il diritto alla mobilità rappresenta un caposaldo sia dell’integrazione sociale sia dell’autonomia e dell’indipendenza di ciascuno. Il problema è particolarmente sentito in Italia in quanto raramente i trasporti pubblici sono fruibili da parte di una persona in carrozzina. Nella nostra Unità Spinale il progetto riabilitativo prevede, per tutti i pazienti che la possono perseguire, l’acquisizione della patente di guida speciale entro il termine della prima degenza riabilitativa. Automobile “Hai la patente?” CONCLUSIONI Analizzando i dati esposti risulta evidente che la presenza di barriere architettoniche in Italia é, a circa trent’anni STUDIO Il 14% degli intervistati sono studenti. “Sono state abbattute le barriere all’interno dell’istituto?” “Con quale frequenza usi l’automobile?” “Quali barriere sono rimaste?” “Ci sono barriere architettoniche che ti impediscono di raggiungere autonomamente la scuola?” Sì 14% No 86% “Quali barriere ci sono e come fai a superarle?” Sono presenti rampe di scale e ghiaia che vengono superate con l’aiuto di compagni ed amici. 58 Gli articoli 12, 13 e 14 della legge n.104 del 5 febbraio 1992 si riferiscono rispettivamente al “diritto all’educazione e all’istruzione”, all’“integrazione scolastica” e alle “modalità di attuazione dell’integrazione”. Consultare tali articoli, riportati nel capitolo quinto, per approfondimenti riguardo all’abbattimento delle barriere all’interno delle scuole. L’uso dell’auto é una delle funzioni che meglio riesce ad una persona con disabilità, questo perché la spinta psicologica all’autonomia nello spazio e la tecnologia fanno sì che una persona veda nell’azione del guidare una vera e propria liberazione. La guida personale promuove l’autonomia, moltiplica le possibilità di attività lavorative e del tempo libero, valorizza il lavoro terapeutico e di recupero, con ripercussioni positive sulla qualità della vita. Le principali modifiche da apportare all’automobile riguardano i comandi che devono diventare manuali (acceleratore, freno, frizione). L’acceleratore viene posto solitamente sul volante, mentre il freno (a leva) é posizionato a fianco del volante. Di solito i pedali originali restano in sede, così che chiunque possa guidare agevolmente l’autovettura. Generalmente viene utilizzato il cambio automatico per evitare che la persona debba staccare troppo spesso le mani dal volante. “Hai un parcheggio disabili vicino alla tua abitazione?” Sì 58% No 42% Sanità Notizie n. 1 • Agosto 2009 Barriere architettoniche MEZZI DI TRASPORTO (segue) Tra coloro che non hanno il parcheggio, il 95% non l’ha richiesto; nella maggior parte dei casi infatti sono già dotati di garage o di parcheggi condominiali. Nel restante 5% dei casi il comuni non ha ancora accolto la richiesta (a distanza di anni). “Trovi i parcheggi riservati ai disabili” É fondamentale la presenza dei parcheggi riservati alle persone disabili. Per poterne usufruire, infatti, è necessario che la larghezza del parcheggio sia tale da permettere l’apertura completa della portiera, l’affiancamento dell’automobile con la carrozzina ed i trasferimenti automobile-carrozzina; per tale motivo viene indicata una larghezza minima di 3 m. Inoltre i parcheggi devono essere facilmente raggiungibili tramite percorsi pedonali. A proposito di questo argomento si rimanda alla legge n.104 del 5 febbraio 1992 art.27 (trasporti individuali) e art.28 (facilitazioni per i veicoli delle persone handicappate). Mezzi pubblici Per legge le regioni devono disporre interventi per consentire alle persone disabili la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi. Il treno viene usato raramente come mezzo di trasporto dalle persone costrette in carrozzina. Trenitalia ha predisposto un servizio di accoglienza e assistenza al quale é possibile rivolgersi per esigenze di mobilità nell’ambito della stazione, per richieste di informazioni, per accompagnamento al treno o all’uscita. Nei treni sono riservati alle persone non deambulanti due posti contigui su carrozze di prima e seconda classe e sono previste forme di assistenza da parte del personale di servizio. Nelle principali stazioni ferroviarie, inoltre, é possibile usufruire di servizi per viaggiare con treni che dispongono di carrozze accessibili.1 Nella pratica però siamo ancora molto lontani dal disporre di un servizio adeguato. Dai dati raccolti si é evidenziata una differenza profonda tra le stazioni principali rispetto a quelle di città o paesi più piccoli. In generale viaggiare in treno richiede troppa organizzazione da parte dell’utente in carrozzina: • é necessario avvisare con anticipo che ci sarà una persona in carrozzina che deve salire sul treno e quindi predisporre l’assistenza necessaria ed eventualmente le carrozze attrezzate; • é necessario presentarsi in stazione con largo anticipo affinché si riesca a trovare personale in grado di utilizzare il servoscala (ammesso che ci sia il servoscala ed ammesso che ci sia personale competente in questo ambito). Una volta sul treno l’autonomia é praticamente nulla, infatti i corridoi sono spesso troppo stretti ed i bagni sono totalmente inaccessibili. Il treno Il tram, l’autobus “Con quale frequenza utilizzi il treno?” “Con quale frequenza utilizzi tali mezzi pubblici?” TRENO MAI QUALCHE VOLTA Maschi Femmine 82% 82% 18% 18% Sotto i 40 aa Sopra i 40 aa 78% 86% 22% 14% Les. sopra D5 Les. sotto D5 82% 82% 18% 18% SPESSO 0% QUASI QUOTIDIANAMENTE 0% TRAM, BUS.. MAI QUALCHE VOLTA Maschi Femmine 91% 82% 9% 18% Sotto i 40 aa Sopra i 40 aa 91% 86% 9% 14% Les. sopra D5 Les. sotto D5 91% 88% 9% 12% SPESSO QUASI QUOTIDIANAMENTE 0% 0% 59 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Barriere architettoniche MEZZI DI TRASPORTO (segue) ticipo sull’accessibilità della nave, ma attualmente tutte le compagnie italiane sono in grado di offrire collegamenti con mezzi accessibili. Inoltre la maggior parte delle navi da crociera é ormai attrezzata per le persone costrette in carrozzina. Vengono evidenziate però difficoltà nell’accedere alle biglietterie ed ai punti di informazione nei porti. L’aereo “Con quale frequenza utilizzi l’aereo?” L’autobus é il mezzo di trasporto pubblico più diffuso ma l’accessibilità alle persone diversamente abili é praticamente nulla. Vi sono soluzioni tecniche quali autobus con elevatori ed autobus con pianale ribassato ma, per motivi di costi e di difficoltà di manovra, questi mezzi stentano ad essere inseriti stabilmente nella rete ordinaria dei servizi. Diverso é il discorso riguardo i tram e le metropolitane. In questi casi il problema dell’accessibilità può essere facilmente risolto (lo é stato, ad esempio, a Grenoble), purché le progettazioni siano attente e ben definite.1 In Italia siamo ancora ben lontani dal poter dire che le reti tranviarie e metropolitane siano accessibili (ad eccezione di qualche sporadica linea funzionante). AEREO MAI Q U A L C H E SPESSO VOLTA Maschi Femmine 73% 55% 21% 36% 6% 9% Sotto i 40 aa Sopra i 40 aa 70% 67% 26% 24% 4% 9% Les. sopra D5 Les. sotto D5 55% 73% 36% 21% 9% 6% La nave “Con quale frequenza vai in nave?” NAVE MAI Maschi Femmine 79% 91% Q U A L C H E SPESSO VOLTA 21% 9% Sotto i 40 aa Sopra i 40 aa 78% 86% 22% 14% Les. sopra D5 Les. sotto D5 82% 82% 18% 18% 0% Il trasporto su nave non risulta più un problema per le persone in sedia a rotelle. È necessario informarsi in andalla prima legge per l’abbattimento delle barriere architettoniche, ancora molto elevata. .La cause si possono ricercare in diversi campi: • nell’ordinamento giuridico, che dispone di leggi a tutela della persona disabile ancora migliorabili; 60 • nella resistenza ad applicare le leggi nel modo corretto , in parte do- Quasi tutti gli aeroporti sono strutturalmente ed architettonicamente accessibili; le difficoltà di accesso agli aerei sono solitamente superate mediante percorsi sopraelevati in tunnel, ascensori o attraverso automezzi speciali dotati di elevatore. Permangono invece le difficoltà all’interno dell’aereo dove spesso gli spazi sono ridotti (corridoi, sedili,..) ed i bagni inaccessibili. Per questo argomento si rimanda alla legge n.104 del 5 febbraio 1992 art.26 (mobilità e trasporti collettivi). vuta agli alti costi ma in parte imputabile alla pigrizia di attuare innovazioni quando queste non vengano supportate da una protesta organizzata ed in grado di convogliare voti elettorali; re poca attenzione per i loro problemi; (una macchina parcheggiata sul marciapiede, ad esempio, limita in maniera importante le capacità di spostamento di una persona in carrozzina); • nella ancora scarsa informazione delle gente comune rispetto alle necessità delle persone disabili (da cui deriva il mancato processo di identificazione) che porta ad ave- • caratteristiche geografiche del territorio. In molti centri storici di paesini di montagna, in Liguria, vi sono barrie- Sanità Notizie Barriere architettoniche STRUTTURE PUBBLICHE (o ad uso pubblico) “Ci sono barriere architettoniche che ti impediscono di entrare in qualche struttura pubblica (o ad uso pubblico: comune, uffici pubblici, poste, banche,..)?” Sì 85% n. 1 • Agosto 2009 ATTIVITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA Il supermercato “Vai a fare la spesa da solo:” No 15% “Quali strutture?” Le barriere più frequentemente riscontrate sono: gradini e rampe di scale (43% dei casi); quando presenti, i montascale spesso non sono funzionanti (11%); ascensori rotti o non accessibili poiché troppo stretti (19%); scivoli in qualche caso troppo pendenti (3%). Porte e spazi troppo stretti impediscono l’accesso alle strutture nel 5% dei casi. I servizi igienici non idonei rappresentano un problema per il 3% degli intervistati. I bancomat spesso sono inaccessibili perché collocati troppo in alto. Negli ospedali e dal medico delle ASL la maggior parte delle volte i lettini da visita utilizzati sono troppo alti e non regolabili. La struttura che maggiormente viene riferita come inaccessibile è il Comune, seguono le banche e le poste. Ironico che anche gli ospedali presentino barriere. Degna di nota l’inaccessibilità di un ufficio per il rinnovo dell’invalidità. Non vi sono grandi difficoltà nel fare la spesa da soli; i supermercati sono, di solito, piuttosto accessibili (eccezion fatta per i piccoli alimentari). Viene riferito che talvolta i passaggi dalle casse sono un po’ stretti, ma questa problematica nei grandi supermercati difficilmente si presenta. I locali “Vai a mangiare fuori:” re strutturali non eliminabili. Anche se dalle risposte ottenute con il questionario riguardo alle attività della vita quotidiana molte persone dichiarano di andare regolarmente a mangiare fuori, di frequentare luoghi di ritrovo, cinema e quant’altro, in realtà per poter superare le barriere che tali locali troppo spesso presentano è necessario l’aiuto di altri, siano essi amici, parenti od estranei; L’83% dichiara di aver notato delle differenze tra l’Italia e l’estero per quanto riguarda le barriere architettoniche; 61 n. 1 • Agosto 2009 ATTIVITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA (segue) Sanità Notizie Barriere architettoniche “Vai al cinema, a teatro,..:” “Vai in locali di ritrovo (pub, bar,..):” “Quali barriere incontri piùfrequentemente?” Per approfondimenti riguardo l’abbattimento delle barriere architettoniche nei locali di ritrovo si rimanda alla legge n.104 del 5 febbraio 1992 art.23 (rimozioni di ostacoli per l’esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative). differenze che vanno, nella totalità dei casi, a favore delle altre nazioni. 62 Pur con un campione limitato (50 persone) crediamo che lo studio abbia una validità. L’analisi dei dati forniti dalle varie risposte, infatti, ha fatto riflettere noi operatori dell’Unità Spinale e pensiamo possa dare spunti di riflessione ad altri professionisti del settore. L’interpretazione dei dati all’interno del nostro gruppo di lavoro non è stata univoca, sia per quel che riguarda le cause che determinano questa situazione, sia per quel che riguarda i rimedi. Per questa ragione ci siamo limitati a fornire una chiave di lettura generica e non vincolante, lasciando che all’interno dei vari “team” vi sia un confronto nella lettura di questi dati senza dubbio stimolanti. Crediamo che l’interesse maggiore di ricerche come questa sia proprio quello di fornire spunti per una libera interpretazione che potranno fare da stimoli per discussioni tra i professionisti che, a vario titolo, si interessano di riabilitazione ed integra- Sanità Notizie Barriere architettoniche ALTRE REALTÀ n. 1 • Agosto 2009 POST CONCLUSIONE Nella speranza che i dati circa la rilevazione della presenza di barriere architettoniche ed in generale all’autonomia della persona paraplegica, vengano sconfessati (in senso migliorativo) nel prossimo studio, non in quanto legati ad errori di metodo del nostro ma a causa di un oggettivo miglioramento della situazione, vogliamo concludere riportando i commenti di alcuni degli intervistati. “Sei stato all’estero?” Intervistato n. 1: “In generale manca la volontà di vedere e porre rimedio alle difficoltà che noi disabili possiamo incontrare; manca il rispetto e devo dire che molto spesso ho trovato insofferenza e fastidio nei miei confronti, anche in chi sarebbe deputato ad aiutarmi.” “Dove?” Intervistato n. 2: “Mi dispiace dire che all’estero la situazione sia di gran lunga migliore ma purtroppo é la realtà. Così pure mi dispiace parlare poco bene della mia città a proposito delle barriere architettoniche: strade con buchi pazzeschi (perché antiche), scivoli troppo ripidi e pericolosi, non c’é un autobus idoneo, uffici non accessibili, ecc.” Intervistato n. 3: “Nonostante tutti i buoni propositi e le leggi esistenti, nei piccoli paesi, ma non solo (almeno per quello che ho sperimentato sulla mia pelle) noi disabili dobbiamo sempre combattere per ottenere un minimo di autonomia. Anche se prima di dover abbattere quelle che chiamiamo barriere architettoniche dobbiamo cercare di superare i pregiudizi e le barriere mentali della gente poco attenta o per niente attenta alle necessità di noi diversamente abili.” “Hai notato delle differenze rispetto all’Italia per quanto riguarda le barriere architettoniche?” Sì 83% No 17% “Quali?” Nella quasi totalità dei casi le nazioni visitate risultano più adeguate alla vita in carrozzina; più accessibili e meglio organizzate. In generale i marciapiedi sono più larghi e la loro manutenzione é migliore. La presenza di scivoli e rampe é nettamente maggiore rispetto all’Italia. I mezzi di trasporto pubblici, in particolare le metropolitane, sono maggiormente accessibili e meglio attrezzati per le persone disabili. Un fatto che viene più volte evidenziato dagli intervistati é che all’estero, soprattutto in Svizzera, Germania, Olanda e Francia, c’é maggiore sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili e questo porta ad una maggiore disponibilità e rispetto nei confronti di queste. zione, quali i medici, i terapisti, gli infermieri, gli amministratori, i politici, gli urbanisti. Auspichiamo a tal fine future collaborazioni estesa tra le associazioni di questi, le Unità Spinali e le associazioni di persone con lesione al midollo spinale perché studi di questo tipo possano, grazie a maggiori risorse umane, scientifiche ed organizzative essere estesi a parti sempre più cospicue di territorio nazionale fornendo così una base obiettiva per la pianificazione delle politiche sanitarie e sociali del settore. Intervistato n. 4: “É importante, quando ti poni con le persone, essere gentili. […] Le persone normodotate sono gentili e disponibili, dipende molto da noi, e a volte comunque bisogna prenderla in ridere!! Tutta la vita comunque é così anche per i normodotati!! Filosofia spicciola ma credetemi, efficace! Con un sorriso, gentilezza, educazione, si può fare tutto!!” BIBLIOGRAFIA • “Terapia occupazionale: metodologie riabilitative ed ausili”, Solei press (Redaelli-Valsecchi) • “Tornare a casa”, Pubblicazione dell’INAIL • “Bluebook, 200 risposte alla mielolesione”, (Mauro Menarini) SITOGRAFIA • • • • • • www.midollospinale.it www.apparelyzed.com www.lesionispinali.org www.fondazione-vertical.it www.handylex.org www.nolimit.it 63 n. 1 • Agosto 2009 Sanità Notizie Il percorso giusto per la salute Medico di famiglia Il medico di famiglia o medico di fiducia o medico di medicina generale è la persona che si prende carico del proprio assistito, cura la salute dei suoi pazienti nel complesso, conosce ed educa i suoi assistiti alla salute. Il medico di famiglia è il primo anello della rete dei servizi sanitari e socio - sanitari. Il medico visita gratuitamente i suoi assistiti nel proprio studio nei giorni e in orari consultabili presso la Asl di appartenenza o nel sito www.liguriainformasalute.it. Le visite a domicilio, invece, vengono eseguite – sempre gratuitamente – nel caso in cui le condizioni del paziente siano tali da impedirgli di recarsi allo studio del medico. Quando la richiesta perviene entro le ore 10, deve essere eseguita nel corso della stessa giornata. Quando invece la richiesta perviene dopo le ore 10, deve essere effettuata entro le 12 del giorno successivo. Il sabato o nei giorni prefestivi il medico svolge sia le visite non ancora effettuate richieste dopo le 10 del giorno precedente (ad esempio del venerdì) sia le visite richieste entro le 10 dello stesso giorno (ad esempio del sabato stesso). Continuità assistenziale (ex Guardia medica) La guardia medica è il servizio gratuito di continuità assistenziale che garantisce l’assistenza medica di base a domicilio per situazioni che hanno carattere d’urgenza e che si verificano dalle ore 20 alle ore 8 dei giorni feriali e dalle ore 8 del sabato (o prefestivo) fino alle ore 8 del lunedì (o del giorno feriale successivo). Il medico della guardia medica ha il compito di intervenire al più presto su richiesta diretta dell’assistito e/o della centrale operativa del 118. Orientarsi nei percorsi della salute può essere non facile né immediato QUANDO NON SI STA BENE L’Assessorato alla Salute, Politiche della Sicurezza dei cittadini della Regione Liguria ha realizzato un depliant informativo 24 ore su 24, sette giorni su sette. La telefonata può essere effettuata da qualsiasi telefono. Il sistema 118 coordina e gestisce, attraverso le centrali operative, gli interventi di soccorso territoriale inviando personale e mezzi adeguati alle specifiche situazioni di bisogno (automediche con equipaggio medico-infermieristico a bordo, elisoccorso e ambulanze con personale volontario). Il trasporto dei pazienti in situazioni di emergenza o urgenza è completamente gratuito. Presso ogni Centrale Operativa è sempre presente un medico, insieme ad operatori preparati in grado di fornire telefonicamente consulenze mediche per assistere nei primi momenti la persona da soccorrere. L’attività della Centrale Operativa non è in alcun modo sostitutiva di quella svolta dai medici di medicina generale e/o di guardia medica, attività con le quali si integra su specifica richiesta di intervento da parte di detti medici. Pronto Soccorso Il pronto soccorso è il servizio ospedaliero di emergenza, che assicura una pronta risposta alle urgenze sanitarie, aperto 24 ore su 24, sette giorni su sette, a cui il cittadino, in caso di necessità, può ricorrere tramite accesso diretto o con i mezzi di soccorso del 118. Ci si deve rivolgere al pronto soccorso ospedaliero solo per problemi urgenti e non risolvibili dal medico di famiglia. Presso il pronto soccorso sono attivi dei medici che visitano le persone in base alla gravità dei sintomi presentati. Qualora il sintomo non sia grave è possibile che si debba aspettare per essere visitati. In caso di emergenza 118 Il 118 è il numero telefonico per allertare i soccorsi sanitari in caso di emergenza. È un servizio pubblico e gratuito su tutto il territorio, attivo EDITORE Periodico semestrale di informazione dell’ASL 2 del Savonese 64 I dati riferiti ai destinatari di “Sanità Notizie” vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo DIREZIONE REDAZIONE Direttore generale Flavio Neirotti Direttore amministrativo Graziella Baldinotti Tizzoni Direttore sanitario Claudia Agosti © Copyright ASL 2 Savonese Via Manzoni, 14 - 17100 Savona Tel. 019 84041 - C.F. e P. IVA 01062990096 Stampa: Coop Tipograf C.so Viglienzoni, 78 r. - 17100 Savona Tel. 019 804947 - Fax 019 806657 e-mail: [email protected] Questo numero è stato stampato e distribuito gratuitamente in 12.500 copie e inviato alle abitazioni degli oltre 4.500 dipendenti dell’A.S.L. 2 Savonese e alle oltre 100 farmacie per la distribuzione diretta ai pazienti. Viene inviato alle Istituzioni, ai Comuni e alle Parrocchie, alle Associazioni di Tutela e Volontariato, ai Sindacati. Una parte viene distribuita gratuitamente presso i nostri ambulatori provinciali, presso gli ambulatori dei medici di medicina generale e all'Ordine dei Medici. Copie stampate n. 12.500. Direttore editoriale: Giampiero Storti e-mail: [email protected] Direttore responsabile: Mario Lorenzo Paggi Segretaria di redazione: Elisa Di Padova Hanno collaborato a questo numero: Claudia Agosti, Luca Baccino, Fulvio Bertolotto, Mariano Bormioli, Sandra Buscaglia, Antonella Calò, Andrea Camera, Giovanni Carta, Walter Cataldi, Alessandro Cattana, Giovanni Antonio Checchia, Antonio Cutillo, Elisa Di Padova, Salvatore Esposito, Carla Fontana, Simona Gamba, Salvatore Garzarelli, Emi Giannetti, Paola Gnerre, Nadia Grillo, Anna Maria Guerrieri, Luca Lione, Luca Losio, Carla Marziano, Antonino Massone, Sara Moretto, Gianna Negro, Flavio Neirotti, Claudia Oggerino, Manlio Ottonello, Lionello Parodi, Marta Pescetto, Paola Pregliasco, Giuseppe Ratto, Francesca Rossi, Marina Scotto, Morena Scurani, Angelo Sergi, Roberto Sergi, Valentina Sguerso, Luca Sobrero, Laura Starnini, Karin Torre, Anna Vagnetti, Claudio Vaira, Carla Venturino, Francesco Versace.