• L`opera d`arte totale. Richard Wagner teorizza nel 1851 in Opera e
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• L`opera d`arte totale. Richard Wagner teorizza nel 1851 in Opera e
• • • • • L’opera d’arte totale. Richard Wagner teorizza nel 1851 in Opera e dramma la rottura dei confini tra le varie arti, per lasciare che esse comunichino sotto la guida della musica Questa idea avrà la sua realizzazione materiale nel teatro di Bayreuth dove si volle attuare la fusione dei vari sensi in un unica esperienza totalizzante. L’arte cerca così di emanciparsi dai generi e tende ad accerchiare completamente lo spettatore mettendolo al centro di una condizione per la quale è difficile distoglierlo dall’opera. Il caso del principe Ludwig di Baviera e del suo Castello de Sogni indica l’applicazione di questo concetto in ambito privato in una delirante ossessione personale. Alti esempi sono reperibili nel Simbolismo, laddove si cerca una dimensione estraniante che influisce profondamente sui comportamenti artisti come Fernad Khnopff sembrano copiare alla lettera i comportamenti e le atmosfere di Jean Des Esseintes protagonista del romanzo A rebus di J. K. Huysmans. In un altro senso, ma sempre con la stesso fine, è l’opera di William Morris in Inghilterra promotore dell’officina di arti applicate Arts and Crafts che seguendo la sua idea utopica di qualificazione della vita da il via al disegno industriale. Questo è l’ambito in cui matura l’idea di un arte totalizzante: 1) abbattimento degli ambiti disciplinari 2) superamento della divisione arte e vita. La Secessione Viennese. Già con il gruppo Hagenbund si prospettava a Vienna un rinnovamento del regime accademico della Küstlerhaus, alcuni frequentatori del Zum Blauen Freihaus sulla Gumpedorfstrasse cominciarono a ribellarsi ai canoni tradizionali esprimendo l’insoddisfazione e ammettendo la necessità di comunicare con i colleghi di altre nazioni (Francia e Inghilterra). La prima Secessione è Guidata dal pittore Franz Von Stuck e avviene a Monaco nel 1892 e trascina gli artisti viennesi verso la Secessione del 1896 capeggiata da Gustav Klimt. La temperie culturale che fa da sfondo a questi avvenimenti è quella in cui si muovono Sigmund Freud, il parde della psicanalisi, Karl Kraus, Robert Musil, Rainer Maria Rilke e Franz Kafka, i musicisti Gustav Malher e Arnold Shönberg. Il laboratorio del Wiener Werkstätte fondato nel 1903 da Hoffman e Moser anima fino al 1914 il lato creativo delle arti applicate viennesi influendo non poco sui mutamenti di stile europeo di quegli anni grazie alla partecipazione alle esposizioni internazionali. L’Omega Workshop. Il laboratorio di arti applicate fondato nel 1913 a Londra è un esempio di come le istanze dell’arte astratta vengano adottate per la decorazione di mobili, stoffe, carte da parati ecc. In questo ambiente lavorano artisti che guardano al movimento cubo – futurista inglese chiamato Vorticismo. L’avanguardia diventa uno stimolo per il rinnovamento della vita quotidiana. La moda futurista. Sin dagli esordi il futurismo ha in se un programma pervasivo e si impone di cambiare la percezione del mondo moderno esaltandone gli epifenomeni quali la macchina, quindi la velocità e il sistema di comunicazione di cui l’abbigliamento è una componente essenziale. Dal “vestito antineutrale” di Giacomo Balla al “Manifesto della Moda Femminile Futurista” di Volt tutto ruota intorno all’idea di “ricostruzione futurista dell’universo” espressa nel manifesto di Balla e Depero dell11 marzo 1915. In questa idea c’è il desiderio di applicare motivi astratti a tutto come si vedrà nelle realizzazioni di Fortunato Depero nel suo atelier di Rovereto chiamato “La casa del Mago” e nei locali che verranno arredati dai futuristi. Nel corso degli anni il Futurismo influenzerà la grafica pubblicitaria e il design confrontandosi con i grandi centri di produzione come il Bauhaus tedesco. Bauhaus, il laboratorio astratto. Organizzato sul modello di Arts and Crafts di Morris, il Bauhaus è uno dei più importanti laboratori d’arte della prima metà del 900’ si può considerare, nonostante la sua breve vita, la scuola d’arte che ha influito maggiormente sulla formazione di uno stile internazionale e che ha anche modellato le dimensioni di un nuovo modo di gestire la parte sperimentale tipica delle avanguardie storiche. Postasi in relazione con la produzione industriale, la Bauhaus ha, ad esempio, il suo laboratorio di tessitura che parte da una base progettuale pur restando fedele ad una pratica di realizzazione materiale. • L’Optical Art e la moda. Nel 1965 con la mostra The Responsive Eye, al Mo. Ma di New York si fa il punto sui principali filoni della ricerca visuale iniziata sulla scorta degli esperimenti sulla percezione premessi dalla Bauhaus. Fondata su patterns cromatici e motivi astratti, L’Op Art è stata fonte di ispirazione per gli stilisti che volevano partecipare ad un metodo operativo razionalmente programmato che desse, tramite effetti ottici, un impressione di vertigine sfruttando le proprietà ipnotiche di movimento o di interferenza luminosa. Sebbene poco studiato finora l’Optical art o Op Art è stato uno degli ultimi contributi delle avanguardie alla moda. Il corso intende affrontare il rapporto tra le Avanguardie Storiche e la moda incontrando i temi fondamentali e le problematiche che hanno caratterizzato i movimenti artistici del Secolo Scorso. Partendo dal concetto di Opera d’Arte Totale, si individueranno i motivi di una immersione nell’arte, il dandismo e la programmazione di un sistema di qualificazione della vita secondo i canoni estetici della modernità. Si tratteranno, in oltre, i Manifesti del Futurismo sulla moda e i laboratori della Secessione Viennese e della Bauhaus. Durante questo tragitto si confronteranno quei movimenti che teorizzano un nuovo sistema percettivo e quelli che s’organizzano intorno ad un’idea progettuale finalizzata ad influenzare e suggerire la produzione industriale. Tra artigianato ed industria i movimenti d’avanguardia saranno analizzati secondo differenti caratteristiche come il Wiener Werkstätte e Omega Workshop ed il loro contributo, sino ad arrivare alla diffusione di motivi e opere per la massa (Optical Style). Bibliografia F. Nietzsche, Richard Wagner a Bayereuth, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1984. M. Perniola, L’estetica del Novecento, Il Mulino, Bologna 1997, (cap I.) R. Stainer, L’opera totale di Richard Wagner, in “L’Archetipo”, Anno IV n. 4, Febbraio 1999. www.rondoni.ch/wagner/steiner.htlm G. D’Annunzio, Il Piacere, edizione a scelta dell’allievo. J. K. Huysmans, Controcorrente, edizione a scelta dell’allievo. O. Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, edizione a scelta dell’allievo. A. M., Hammacher, Le monde de Hanry Van De Valde, Paris, 1967, Pp. 255 -256 Aa. Vv., Le arti a Vienna dalla Secessione alla caduta dell’Impero Asburgico, Milano 1984. A. Malochet, Atelier Simultaneé di Sonia Delunay 1923 – 1934, Milano 1984. H. M. Wingler, Il Bauhaus, Milano 1987. M. De Micheli, Le avanguardie storiche, Milano. E. Crispolti, Storia e Critica del Futurismo, Roma – Bari 1987. R. Buono, Arte, moda, Lusso, in “Agàlma” n. 3, giugno 2002, Pp. 44 – 50. M. Carriero, Volt, (II ed.) Viterbo 2007, Pp. 50 – 64. G. C. Argan, L’arte moderna, Firenze 1988, Pp. 467 – 541. M . Carriero, Il tempo dell’artista, intervista in www.fotovideolab.it.( dispense)