I Gesuiti di Torino rifanno i conti “Rette più alte oppure si chiude”

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I Gesuiti di Torino rifanno i conti “Rette più alte oppure si chiude”
la Repubblica
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DOMENICA 26 FEBBRAIO 2012
Il caso
DIEGO LONGHIN
TORINO — Gli economi hanno
passato il sabato chini sulle calcolatrici per capire quanto gli
istituti dovranno sborsare di
Imu-Ici. E tutti: «Un salasso». Sì, è
vero, dal 2013, ma i rimedi si devono trovare in fretta, altrimenti
meglio chiudere.
Non ha dubbi padre Carlo Maria Vitangelo Denora, rettore dell’Istituto Sociale, gestito dai Gesuiti, dove si è formato anche il
sindaco di Torino, Piero Fassino.
Dalle materne fino al licei, classico e scientifico: 700 studenti che
pagano le rette più alte della città,
tutto incluso. «Si va dai 350 euro
fino ai 500 al mese per le superiori — spiega il rettore — vuol dire
fino a 5 mila euro all’anno».
Quanto di Imu? «Siamo su svariate centinaia di migliaia di euro».
Come riscaldamento i Gesuiti
pagano «800 euro al giorno per
sei mesi». E poi c’è il personale:
«Cento insegnanti che in media
guadagnano 1.500 euro al mese.
Con i religiosi la spesa era più
bassa. Ora sono solo tre i padri
AVVENIRE: CI SONO ASILI
ALLO STREMO
Il commento di Avvenire
dedicato all’Ici
sugli immobili della Chiesa.
“Innumerevoli
scuole per l’infanzia - scrive
il giornale della
Cei - sono allo stremo.
Un’imposta in più
sarebbe per loro un colpo di
grazia”
La qualità
La religione
L’Ocse: poco rigore Maggioranza cattolica
non si boccia nessuno nell’universo paritario
IL LIVELLO qualitativo delle scuole private italiane resta inferiore a
quello dell’istruzione pubblica. Lo
certifica l’Ocse, che si è sempre
detto contrario ai finanziamenti di
Stato alle paritarie. Le performance di lettura tra studenti quindicenni propendono a favore degli
iscritti alla scuola pubblica: il “divario” è tra i più alti al mondo (con
noi Regno Unito, Ungheria, Giappone, Messico, Indonesia e Nuova Zelanda). La selezione nelle
paritarie, ancora, è inferiore. Gli
studenti privati ripetenti (20092010) sono stati l’1,7%: quasi
nessun bocciato al Centro e al
Sud. Nel pubblico i ripetenti sono
stati tra il 15% e il 16%.
DELLE 14.149 scuole paritarie,
l’81,5% è gestito da enti privati
per lo più a carattere religioso:
9.371 sono enti cattolici o di
ispirazione cristiana (nel 1991
erano arrivati a quota 11.121).
Nell’insieme le scuole cattoliche costituiscono due terzi dell’intero sistema paritario, ma
nella secondaria di secondo
grado (le medie superiori) le proporzioni si invertono: prevalgono le scuole di altri gestori. I salesiani guidano 140 istituti paritari e, forti della loro tradizione
educativa, in queste ore sono in
prima linea a contestare l’ipotesi governativa di tassare con l’Imu tutti gli istituti paritari.
PER SAPERNE DI PIÙ
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www.fidae.it
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All’Istituto sociale ha studiato il sindaco Fassino. Ora al liceo si paga fino a 5.000 euro all’anno
I Gesuiti di Torino rifanno i conti
“Rette più alte oppure si chiude”
EX STUDENTI
Caselli e la Littizzetto,
a scuola dai salesiani
che lavorano. Con l’Ici non sappiamo come fare, l’unica soluzione è aumentare le rette con
percentuali a due cifre. L’alternativa è la chiusura».
Il rettore è amareggiato. «In
Europa le scuole sono finanziate
dallo Stato che paga gli insegnanti. In Italia siamo riconosciuti,
diamo il servizio come il pubblico, ma non ci danno i mezzi. È
una questione ideologica. Diciamolo pure, siamo considerati come scuola per ricchi, ma non è
così. Con l’Ici, senza nulla in
cambio, saremo costretti a diventare una scuola per ricchi».
Gli fa eco il direttore del Collegio
San Giuseppe di Torino, gestito
dai Fratelli delle Scuole Cristiane: «Per aumentare il numero de-
gli iscritti, vista la crisi — racconta frate Alfredo Centra — si è abbassata la retta liceo da 4.600 a
3.960 euro all’anno dal prossimo
settembre. Con l’Ici dovremo rivedere questa scelta».
Uno scambio sarebbe la detrazione dei mensili dalla dichiarazione dei redditi. I primi a chiederlo sono i Salesiani, dove hanno studiato Luciana Littizzetto e
il procuratore capo di Torino,
Giancarlo Caselli. In molti istituti, come al Valsalice, è stato distribuito un appello di don Claudio
Silvano Cacioli, superiore dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana.
Una lettera franca, anche nei
confronti della Chiesa che «ha la
coda di paglia su situazioni “dubbie” nel campo della sanità e dell’ospitalità». La scuola è una cosa
diversa: «È in gioco l’educazione,
che almeno le famiglie possano
scaricare il costo delle rette al posto di doverle indicare, come ipotizzato, nello spesometro». E don
Cacioli si chiede: «Esiste una differenza tra un figlio, un Suv, le cure per il cane o una villa al mare?».
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