Il cappello, grande protagonista della moda della

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Il cappello, grande protagonista della moda della storia del costume - La Nazione - Firenze
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Il cappello, grande protagonista
della moda della storia del
costume
Firenze, 2 dicembre 2013 - Non chiamatelo accessorio, per carità. Troppo
limitativo per un oggetto d'arte dal potenziale straordinario, antico quanto il
mondo eppure modernissimo, capace di regalare eleganza e piacere, identità e
ruolo.
E' il cappello il grande protagonista non solo della moda ma della storia
del costume, specie per tutto il Novecento che ha siglato la sua trasformazione
in strumento di comunicazione con il cinema le arti e le passerelle degli stilisti.
Non più segreto di stile tra cliente e modista (spesso umile e sconosciuta come
Gabrielle Chanel agli inizi della sua incredibile avventura) ma protagonista della
tendenza di stagione al pari del cappotto o del tailleur. A questi stregati
incantesimi di chic& charme è dedicata l'esposizione "Il cappello tra arte e
stravaganza" aperta al pubblico da domani al 18 maggio 2014 alla Galleria del
Costume di Palazzo Pitti a Firenze, una mostra voluta dal Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Toscana, dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio
Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze,
dalla stessa Galleria del Costume che a giorni festeggerà 30 anni e da Firenze
Musei, con il contributo del Consorzio Il Cappello di Firenze.
"In questa esposizione c'è uno sterminato giacimento di idee - spiega
Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed
Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze che oggi l'ha
presentata sotto i meravigliosi lampadari di cristallo della Sala Bianca di Palazzo
www.lanazione.it/firenze/cultura/2013/12/02/991038-cappello-mostra-palazzo-pitti.shtml
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Il cappello, grande protagonista della moda della storia del costume - La Nazione - Firenze
Pitti, luogo simbolo della nascita del Made in Italy - la vera fenomenologia del
cappello che va al di là del copricapo e dello strumento d'uso, militare o religioso
che possa essere per l'uomo e di decoro come lo è stato per secoli per l'universo
femminile. Ed è stato il Novecento il secolo della fantasmagoria del cappello
femminile, colorato e bizzarro, estroso e talvolta impossibile,a cloche o a tesa, a
toque ma sempre pieno di creatività ed inventiva. Insomma, - conclude la
dottoressa Acidini - il cappello può essere il manifesto, una dichiarazione di
se spesso molto più dell'abito".
Ed eccoli di 179 esemplari esposti nelle teche con un'esplosione di colori
dell'arcobaleno a cominciare dal rosso fuoco, parte della collezione della Galleria
del Costume che vanta più di mille esemplari custoditi nei depositi. Pezzi
meravigliosi di Christian Dior, Givenchy, Chanel, Yves Saint Laurent, John Rocha,
Prada, Gianfranco Ferrè e celebri modisti di ieri e di oggi come i "cappellai matti"
inglesi Philip Treacy e Stephen Jones, o Caroline Rebours, Claude Saint Cyr,
Paulette, il costumista romani anni Ciqnuanta Clemente Cartoni e tante mani
d'oro di modiste italiane e fiorentine che non ci sono più ma che con queste loro
estrose e delicate creazioni hanno lasciato un segno nella storia della moda degli
ultimi cento anni. Anche per la Direttrice della Galleria del Costume Caterina
Chiarelli che ha ideato la mostra curata da Simona Fulceri e Katia
Sanchioni (il catalogo edito da Sillabe contiene saggi di valore come quello di
Aurora Fiorentini sugli azzardi stilistici del Novecento) pensa che il cappello sia
soprattutto un oggetto d'arte che "ci presenta all'esterno" e spiega come non si
sia volutamente presa la strada del racconto cronologico preferendo quello del
colore e delle forme scultoree.
Molto interessante la sezione dei cappelli donati da Cecilia Matteucci
Lavarini (che con alto mecenatismo ha donato alla Galleria anche molti abiti
della sua personale collezione), e assai suggestivi e preziosissimi i bozzetti
realizzati dal Maestro Alberto Lattuada che fanno da contrappunto di forte
impatto estetico in alcune sale.
Tra i più belli in mostra i baschi di Givenchym, la toque di Pierre Cardin, il
cappello di velluto viola di Jean Patou, le reti di YSL, il piccolo tocco fioito di
mughetti di seta di Pierre Balmain, le merraviglie di Balenciaga, Emilio Pucci,
Gianfranco Ferrè.
Interessanti anche le vetrine che raccontano l'oggi, con le creazioni delle 16
aziende che aderiscono al Consorzio Il Cappello di Firenze", eredi della tradizione
gloriosa delle trecciaiole dell'Ottocento. "Ebbero l'intuizione ed il coraggio di
portare avanti l'industria della paglia migliorando anno dopo anno la qualità di
quei bellissimi cappelli che diventarono famosi in tutto il mondo - racconta
Giuseppe Grevi, Presidente del Consorzio Il Cappello di Firenze - Noi siamo gli
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eredi delle trecciaiole; negli anni siamo stati costretti a diversificare la nostra
produzione, uniformandoci alle richieste del mercato ed alle nuove dinamiche
dell'economia internazionale. Oggi siamo 16 aziende quasi tutte centenarie, che
rappresentano tutta la filiera dell'industria del Cappello dalle Materie prime, alle
piume, alla fabbricazione di macchinari, alla produzione di trecce meccaniche e di
cappelli. Ognuno di noi persegue obbiettivi diversi, c'è' chi si rivolge al mercato
del lusso, chi alla grande distribuzione, chi lavora per le grandi firme, ma
all'interno del consorzio abbiamo tutti un unico obbiettivo ovvero quello di
riportare il Cappello di Firenze ad essere nel mondo sinonimo di classe e
distinzione e di eccellente qualità".
Eva Desiderio
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