L`ambiente naturale della pianura grossetana e la sua evoluzione
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L`ambiente naturale della pianura grossetana e la sua evoluzione
Bruno Stea, Ivan Tenerini 13 L’ambiente naturale della pianura grossetana e la sua evoluzione dalla preistoria alla cartografia rinascimentale La ricostruzione del formarsi e l’evolversi dell’ambiente naturale entro il quale è poi sorto e si è sviluppato il nucleo abitato di Grosseto ha una importanza fondamentale per comprendere le vicende stesse del popolamento, dell’economia e della qualità della vita dell’uomo; queste infatti sono legate ai fattori climatici ed ambientali in modo tanto più stretto quanto più si risale indietro nel tempo. La prima citazione di Grosseto, come località e probabilmente come centro già da tempo abitato, è dell’803 d.C.1; la presenza in zone immediatamente vicine di insediamenti romani ed etruschi documenta d’altra parte frequentazioni più antiche e non è forse da escludere una continuità di occupazione del luogo Grosseto sin da tempi molto lontani. Inoltre, pur se non molto numerose, sono state individuate nella pianura grossetana anche indicazioni archeologiche risalenti alla preistoria recente2. In ogni caso il panorama ambientale della pianura di Grosseto nel suo complesso si è formato e stabilizzato in tempi molto più remoti sia della prima citazione di Grosseto, sia delle epoche etrusca e romana ed anzi si può dire che negli ultimi due millenni non si sono avute, in termini geologici, variazioni o trasformazioni di particolare rilievo. Per rendersi conto del formarsi di questo ambiente e del suo evolversi sino a che esso non ha assunto i caratteri attuali è quindi necessario risalire alquanto indietro nel tempo. Questa esigenza contrasta però con la quasi assoluta mancanza di dati e di studi relativi alla geologia recente della pianura di Grosseto. In essa sono state eseguite centinaia di sondaggi per la ricerca di acque ma non esistono studi specifici relativi a queste perforazioni e spesso manca anzi anche la semplice descrizione litologica dei terreni attraversati. Inoltre i terreni affioranti nella bassa valle dell’Ombrone sono per la massima parte recentissimi o frutto delle opere di colmata delle bonifiche. Bisognerà pertanto considerare validi anche per questo ambiente dati ed informazioni acquisiti per altre aree costiere toscane, anch’esse basse e paludose, per es. il delta dell’Arno e la pianura pisana, la piana di Piombino, meglio conosciute e studiate3. Per poter delineare questa storia ambientale della pianura grossetana è assolutamente necessario fare riferimento alla sua storia geologica, almeno alla più recente, cioè al Quaternario, poiché è durante questo periodo che si sono verificati i cambiamenti ed hanno agito le forze che hanno dato origine all’attuale situazione. Gli avvenimenti salienti del Quaternario si possono riassumere in questo modo: - durante il Pleistocene inferiore, corrispondente a circa la prima metà del Quaternario e, in termini di età assoluta, da 2 a 1 milione di anni fa, si ipotizza che l’attuale pianura grossetana fosse occupata da un golfo del mar Tirreno come conseguenza di una ingressione marina avvenuta su di un paesaggio di basse colline (Castiglione, Moscona, Uccellina) 4. Prima dell’inizio dell’era glaciale quaternaria5 la pianura grossetana era quindi una insenatura del mar Tirreno con acque probabil- 1 MDL, V/2, 313. 2 cfr. CITTER in questo stesso volume. 3 MAZZANTI 1983. 4 MAZZANTI 1983, p.439 e sgg. 5 le glaciazioni sono eventi straordinari ed importanti della storia della terra causati da varianti astronomiche diverse (variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre, precessione degli equinozi, inclinazione dell’eclittica, ciclo delle macchie solari, ecc.); allorché gli effetti di queste cause convergono nello stesso senso, la loro somma può dare origine ad un raffreddamento della terra ed alla formazione di estese coperture di ghiaccio su parte delle terre emerse (le calotte glaciali). Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che una delle concause delle glaciazioni possa essere l’attraversamento ciclico (ogni 100.000 anni circa) di nubi di polvere cosmica da parte dell’orbita terrestre. Sono note varie epoche glaciali durante la vita della terra (ALLEGRE, SCHNEIDER 1994): la più antica circa 2 MD. A. fa, le altre si collocano prima dell’inizio del Cambrico ( circa 700 M.A.), tra Ordoviciano e Siluriano (440-450 M.A.), tra Carbonifero e Permico (290-270 M.A.) mentre la più recente ha inizio nel Quaternario 600-650.000 anni fa. 14 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE Tav. 1: Ricostruzione ideale della situazione in cui si trovava la pianura grossetana nel Pleistocene inferiore-medio. L’Ombrone sfocia in un ampio golfo marino superando la soglia di Istia ed ha a monte una pianura alluvionale in parte già terrazzata (dis. A. Franzi). mente basse nella quale il fiume Ombrone aveva la sua foce posta poco ad Ovest di Istia (Fig. 1). - durante il Pleistocene medio (1 M - 200.000 anni fa) tutta la fascia costiera toscana sembra essere in un periodo di lento sollevamento mentre la situazione climatica varia in senso umido in conseguenza dell’inizio e dello sviluppo delle varie fasi della glaciazione quaternaria 6. Queste hanno provocato ampie e ricorrenti oscillazioni negative e positive del livello del mare apportando sostanziali modificazioni all’idrografia dell’attuale pianura grossetana. - il Pleistocene superiore (200.000 - 8.800 anni fa) è caratterizzato da una serie di importanti ingressioni marine, la prima delle quali (Tirreniana) ha portato il livello del mare a + 15 m, intercalate da fasi di sedimentazione continentale con intensa attività fluviale. Queste variazioni sono strettamente connesse alle oscillazioni del livello marino riferibili all’ultima fase glaciale 7; i sedi- menti di questo periodo (argille sabbiose e ciottolose) affiorano nell’area compresa tra Grosseto, il Bottegone e i rilievi di Roselle verso Nord e nella zona tra Alberese, Rispescia e Collecchio a Sud. - nell’Olocene (8.800 anni fa - oggi) hanno rilevanza sulla morfologia delle coste e della pianura le varie tappe della trasgressione Flandriana o Versiliana, ed in particolare le ultime oscillazioni del livello del mare che hanno fatto seguito allo scioglimento dei ghiacci dell’ultima fase glaciale8. Riassumendo, si può dire che i fattori che hanno agito ed avuto maggior influenza durante il Quaternario sono stati di due tipi: - durante il Pleistocene inferiore e la prima metà del Pleistocene medio hanno prevalso le cause tettoniche che hanno dato origine a generali abbassamenti e sollevamenti della fascia costiera della Toscana; l’ordine di grandezza della velocità di questi movimenti può essere stimato in 0.1 mm/anno o meno; 6 L’era glaciale quaternaria, meglio conosciuta e documentata delle precedenti, consta di 5 periodi glaciali, denominati Donau, Gunz, Mindel, Riss e Würm, durante i quali si è verificato un marcato raffreddamento e che sono intervallati da periodi interglaciali più caldi. Ognuno dei 5 periodi glaciali può aver avuto più di un picco di raffreddamento; il Würm ne ha avuti tre abbastanza ravvicinati tra di loro (116, 72, 22.000 anni fa secondo Milankovitch). 7 FAIRBRIDGE 1962. 8 FAIRBRIDGE 1962. Bruno Stea, Ivan Tenerini 15 Tav. 2: andamento delle oscillazioni eustatiche quaternarie ricavato dalle linee di costa emerse del Mediterraneo e da evidenze stratigrafiche, a confronto con la curva della temperatura dell’acqua marina tropicale (Emiliani) e con la curva della radiazione solare (Milankovitch) (da FAIRBRIDGE 1962). - dalla metà del Pleistocene medio sino a tutto l’Olocene invece, anche se continua il lento sollevamento epirogenetico, risultano particolarmente importanti le più rapide (da 10 a 1.000 volte maggiori) oscillazioni eustatiche marine9 collegate alla formazione ed al successivo scioglimento degli espandimenti di ghiaccio nelle varie fasi delle glaciazioni. Durante le fasi di massimo raffreddamento e di espansione delle calotte glaciali il livello delle acque infatti si è abbassato anche di parecchio (sin oltre 100 m) rispetto all’attuale per poi risalire sino a qualche metro al di sopra durante i periodi interglaciali più caldi (Fig. 2). È facilmente intuibile quindi l’enorme importanza che le glaciazioni hanno avuto nel modellamento dell’ambiente, ed in modo particolare di quello delle zone costiere basse come quella grossetana. Le attuali conoscenze sulla stratigrafia dei terreni non permettono di seguire nel dettaglio i vari avvenimenti prima sunteggiati né di distinguere gli effetti delle singole fasi glaciali; tuttavia la morfologia, la geologia di superficie e gli scarsi dati desumibili dalle perforazioni consentono di ricostruire alcune situazioni e di individuare delle linee evolutive di massima. Si cercherà quindi di tratteggiare la situazione in cui si trovava la pianura grossetana in epoca precedente alle glaciazioni e di illustrare poi le modificazioni indotte dalle glaciazioni, con particolare riguardo per l’ultima fase, la terza, dell’ultima glaciazione Würm. La soglia di Istia d’Ombrone rappresenta un punto particolare per comprendere le variazioni che ha subito il corso dell’Ombrone nel tempo. A monte di Istia ai due lati dell’attuale fondovalle sono stati cartografati vari ordini di terrazzi alluvionali10 posti a quote comprese tra circa 100 m e 40 m, ben al di sopra quindi dell’alveo attuale. Una prima collocazione temporale riferisce i più alti di questi terrazzi al Pleistocene medio11. A NE di Istia si estendeva quindi, durante la maggior parte del Quaternario, un’antica pianura alluvionale, di cui i suddetti terrazzi rappresentano i residui, e l’Ombrone si riversava in mare attraverso la stretta Montebrandoli-Guardiola, la sua probabile 9 FAIRBRIDGE 1962, p. 112 . “Sea-level changes that occur simultaneously all over the world in the same sense are termed eustatic”. 10 cfr. Carta geologica d’Italia F. 128 GROSSETO, II ed., 1959; A. BOSSIO et alii 1993. 11 cfr. VITTORINI 1988 in BOSSIO et alii 1993 cit. 16 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE Montebrandoli Lago Bernardo Barbanella Sterpeto Poggio Guardiola GROSSETO Tav. 3: allineamenti di alti morfologici (+++) e di solchi (- - -) presenti nella morfologia attuale tra la soglia rocciosa di Montebrandoli-Poggio Guardiola (o di Istia) e l’area delle colmate di bonifica un tempo occupata dal Prile. foce, che doveva trovarsi necessariamente ad alcune decine di metri più in alto rispetto all’attuale livello del mare. L’attuale morfologia, desumibile dalla cartografia di dettaglio12, di questa soglia e della pianura più a valle evidenzia l’esistenza di una serie di alti morfologici e di solchi (Fig. 3) diretti prevalentemente EW che possono essere seguiti per parecchi chilometri e che vanno a sparire annegati nelle aree delle colmate di bonifica. In assenza di una rete idrografica consistente e ben sviluppata cui riferirle, le linee di depressione, anche in considerazione della loro notevole ampiezza e della limitata profondità, possono essere interpretate come la documentazione residua delle variazioni che la corrente dell’Ombrone ha avuto nel Quaternario inferiore (e medio ?) alla sua foce. Questi possibili paleo-alvei dell’Ombrone sono diretti in modo ben diverso rispetto al corso attuale del fiume e darebbero conto dell’esistenza di depressioni la cui origine sarebbe altrimenti difficilmente spiegabile; ci si riferisce in particolare all’area depressa dei Laghi o Lagaccioli che prosegue verso WNW con il solco in cui scorre la Molla; al lago Bernardo, ora prosciugato, che mostra anch’esso un solco vallivo diretto verso W; ad altre serie di avvallamenti e collinette contigui e ad andamento arcuato che possono corrispondere a meandri di un corso fluviale. Per una gran parte del Quaternario, ancora non meglio precisabile, l’Ombrone ha contribuito direttamente al colmamento della depressione esistente tra Moscona, Castiglione e l’Uccellina, avendo un corso che da una probabile direzione iniziale NW (l’andamento della stratificazione e della pendenza dei sedimenti ciottolosi intercalati alle argille ricostruito in base ai sondaggi mostra appunto un approfondimento in questa direzione 13) si è poi spostato per tappe successive verso SW. Per lo stesso periodo di tempo tutta l’area dell’attuale pianura grossetana non doveva quindi essere agibile alla presenza umana e di conseguenza sembra potersi francamente escludere la possibilità che si possano trovare in tale zona reperti archeologici di età precedente all’Acheuleano. Eventuali stanziamenti riferibili al Pleistocene inferiore-medio andrebbero semmai ricercati nelle aree collinari che bordano la pianura e probabilmente a quote attuali superiori ai 40-50 metri. L’inizio delle glaciazioni quaternarie avviene quindi sul panorama di un golfo di mare entro cui dalla soglia di Istia avanza un delta fluviale, quello dell’Ombrone, e nel quale confluiscono da Nord 12 cfr. Regione Toscana Carta Tecnica Regionale, Sez. 331020 GROSSETO, Elem. 331033 POGGIO CAVALLO, Elem. 331034 ISTIA D’OMBRONE. 13 cfr. GE.T.AS. 1983, GE.T.AS. 1984. Bruno Stea, Ivan Tenerini 17 anche le acque del Bruna e di altri torrenti per il tramite della stretta di Montepescali-Giuncarico. Verso SE è possibile l’esistenza, attraverso la soglia di Collecchio, di una connessione forse non permanente con l’insenatura di Talamone (cfr. Fig. 1). Il fenomeno più evidente ed importante ai fini del modellamento della morfologia delle aree costiere connesso con le glaciazioni è rappresentato dal veloce abbassamento del livello dei mari. Questo ha portato tutta le rete idrografica ad un notevole ringiovanimento; ogni corso d’acqua ha dovuto cioè adeguare tutto il suo letto dalla foce alle sorgenti facendo riferimento ad un livello marino più basso. Anche l’Ombrone ha dovuto adattare in brevissimo tempo il profilo del suo corso a questa nuova linea di base e lo ha fatto erodendo progressivamente, dalla foce verso monte, ed approfondendo il suo letto. Ha inciso profondamente la soglia rocciosa di Istia, i suoi stessi sedimenti che avevano formato la pianura alluvionale più a monte, sino a raggiungere un nuovo profilo. Quando, per la successiva fusione delle calotte glaciali, il livello del mare è tornato ad innalzarsi, il fiume si è adeguato alla nuova situazione riempiendo con ciottoli e sabbie il letto che si era in precedenza scavato. Del verificarsi di questo ciclo vi sono prove evidenti. Infatti poco a monte di Istia, nella zona chiamata Renai, sono stati eseguiti per conto del Comune di Grosseto due sondaggi per la ricerca e l’approvvigionamento idrico. Questi hanno attraversato ghiaie per oltre 32 metri prima di toccare la roccia del substrato. In questa zona quindi il fiume in tempi non lontani è stato in condizioni, nella necessità, di approfondire il suo letto prima e di riempirlo con ghiaie poi sino a raggiungere la quota e l’assetto attuale. Altre perforazioni che hanno attraversato spessori notevolissimi di ghiaie si trovano prossimi al corso dell’Ombrone tra Istia ed il centro di Grosseto e più a SW di questo14. Durante gli oltre 600.000 anni di durata della glaciazione quaternaria questi cicli di oscillazione del livello dei mari si sono ripetuti più volte, con intensità sembra crescente, intervallati da periodi più o meno brevi di stasi (cfr. Fig. 2). Ogni ciclo ha inciso e modificato la situazione preesistente ed è quindi praticamente impossibile seguirne la storia ed individuarne gli effetti. Anche a causa della lamentata assenza di studi specifici, è solo possibile constatare gli effetti finali complessivi sulla morfologia dell’area grossetana conseguente al loro avvento. L’Ombrone è stato costretto a incidere il suo letto secondo una determinata direzione, coinci- dente con la massima pendenza, ed a mantenere tale trend praticamente dal primo evento glaciale in poi. I periodi interglaciali, durante i quali il livello del mare è ritornato al livello pari all’attuale ed anche più in alto, hanno favorito il sovra-alluvionamento delle zone pianeggianti e l’avanzata della foce del fiume verso SW. I sedimenti che venivano ad accumularsi sulle sue sponde hanno realizzato la separazione delle adiacenti zone depresse, e cioè dell’area Rispescia-Alberese a S dallo specchio d’acqua maggiore che sarà il Prile a N, e, in ultima analisi, anche la progressiva separazione del Prile dall’Ombrone stesso. Per quanto concerne gli effetti sul popolamento, è possibile che l’arretramento delle linee di riva durante i massimi glaciali abbia messo a disposizione dell’attività e dell’insediamento degli abitanti del tempo tutta l’area dell’attuale pianura ed altre amplissime zone costiere 15; ma è anche da considerare che le successive oscillazioni eustatiche possano aver sia ricoperto con altri sedimenti sia asportato per erosione le vestigia dell’eventuale presenza umana nella massima parte del territorio considerato. Si può quindi concludere che presenze precedenti al Neolitico potrebbero ancora ritrovarsi solo in aree limitate che non siano state raggiunte dalle risalite interglaciali del livello marino; queste in termini quantitativi possono essere le aree della pianura che attualmente si trovano a quote superiori ai 10 metri circa e, a maggior ragione, i modesti rilevati che tale pianura movimentano, come per esempio Case Lagacciolo, il Poggione, Commendone, Poggetti Vecchi, Badia al Fango, ed altri e, per la zona a Sud, Magazzini di Alberese e le coste alte e rocciose. L’Ombrone durante e dopo le fasi glaciali sfocia ed apporta i suoi sedimenti in mare a Sud di Grosseto e fornisce la materia prima per l’avanzamento verso SW del proprio delta e per la formazione dello sbarramento dunare che separerà il lago Prile dal mare aperto. Il tombolo di Marina si è formato quindi con le sabbie fluitate dall’Ombrone e per effetto delle correnti marine, del moto ondoso e dei venti. La direzione dominante sia per i venti che per le correnti è quella dai quadranti meridionali, mentre la secondaria più importante è quella di maestrale (NW-SE); i materiali sono stati spostati ed accumulati secondo queste direttrici ed il tombolo ha assunto la direzione NW-SE. Il primo nucleo di formazione del tombolo16 si può ritenere sia stato costituito da un accumulo di sabbie al di sopra di una cresta rocciosa, individuata con prospezioni geofisiche, esistente tra Castiglione e la Fiumara di San Leopoldo a pochis- 14 sondaggi di Bucacce, Piazza Lulli, via Ximenes, Crespi, ecc. 15 si ricordi che durante il glaciale del Würm la linea di costa si trovava circa all’altezza delle Formiche di Grosseto. 16 per la ricostruzione delle varie fasi di formazione del tombolo di Marina e per la loro datazione si rimanda allo specifico lavoro di STEA 1995. 18 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE sima profondità17. Con gli stadi successivi si è realizzato il congiungimento di questo primitivo accumulo con Castiglione da una parte e con la sponda dell’Ombrone e con la costa rocciosa dell’Uccellina dall’altra. Il delta del fiume ha poi continuato a progredire in mare sopravanzando anche la curva del tombolo. L’inizio della formazione del tombolo, tenendo conto dell’andamento delle oscillazioni eustatiche della trasgressione flandriana che abbiamo prima visto, si può considerare sicuramente posteriore a 6.000 anni fa (cioè successivo al massimo innalzamento del livello del mare che ha fatto seguito alla fine della glaciazione) e precedente al 2.000-1.500 a.C. (fine delle oscillazioni importanti del livello del mare). Il completamento del collegamento tra Castiglione e l’Uccellina è con buona probabilità precedente all’epoca romana e forse anche all’etrusca se si considerano i dati archeologici del ponte (?) di Volta dello Spolverino, della strada romana riconosciuta lungo il tombolo, delle sepolture di Pingrossino e del Cristo (reperti ancora in studio); è notevolmente precedente al V-I secolo a.C. in base ad una ricostruzione geomorfologica. Le fasi di accrescimento più recenti possono essere datate su base storica (la Trappola corrisponde al Caliano ricordato nel documento dell’803 insieme a Grosseto; a Torre Saline si riferiva una lapide del 1283). Risale quindi ad oltre 3.000 anni fa la più recente separazione del lago Prile dal mare e l’inizio della storia e dell’evoluzione autonoma di questo specchio d’acqua rispetto al Tirreno ed all’Ombrone. Storia autonoma tuttavia solo fino ad un certo punto. Il Bruna e gli altri corsi d’acqua drenanti il bacino di Ribolla apportavano al Prile una certa quantità d’acqua, anche se modesta, e quindi il lago doveva avere un emissario la cui posizione ha probabilmente coinciso, almeno a far capo dal completamento del tombolo, sempre con la fiumara di Castiglione. Attraverso questa apertura ed ai punti meno rilevati e di più recente formazione del cordone dunare, che corrispondono alla zona tra Marina e Principina a Mare, potevano avvenire ingressioni di acqua marina in coincidenza di aumenti anche modesti del livello medio del mare18. Questo renderebbe conto anche della presenza di acque salate nei livelli permeabili più prossimi alla superficie rinvenute già con le prime perforazioni di ricerca eseguite dall’Ente Maremma in tale zona19. Inizialmente la separazione del Prile dall’Ombrone poteva essere considerata, in dipendenza di determinate situazioni climatiche, quasi stagionale in quanto il rilevato che separava la parte terminale del corso del fiume dalla laguna era talmente modesto che poteva essere facilmente superato dai livelli di piena invernali. La storia più recente del lago Prile può essere invece tratteggiata commentando i grafici riuniti in Fig. 4 relativi alla temperatura 20, alle oscillazioni del livello del mare21, ed alla umidità22, qui indicata in modo solo qualitativo. Nel millennio precedente l’era volgare la temperatura risultava di poco inferiore rispetto ad oggi, la piovosità maggiore, ed il livello del mare era, con qualche oscillazione, sempre più alto di oggi. Questo doveva comportare per il lago una notevole superficie ed una maggior profondità e salinità delle sue acque. All’inizio dell’era volgare la situazione climatica appare molto simile a quella attuale e per il lago è ipotizzabile una sensibile riduzione della superficie in quanto il livello del mare è in abbassamento e la piovosità in diminuzione. Nella tarda età romana si ha, tra il 300 ed il 450 d.C., un periodo di notevole siccità seguito da uno più umido e piovoso che dura sino all’800, mentre la temperatura mostra un’oscillazione negativa di debole entità, che tuttavia nei paesi scandinavi corrisponde ad un sensibile avanzamento delle fronti glaciali. Per il Prile può ipotizzarsi prima una notevole contrazione dell’area occupata dalle acque e poi un ritorno alla situazione precedente. Al ciclo freddo fa seguito un deciso innalzamento della temperatura e l’instaurarsi di un periodo caldo, durato dall’800 sino al 1.200, che ha avuto effetti sensibili sul paesaggio naturale. L’innalzarsi del livello del mare ha favorito ovunque la formazione e l’ampliamento delle paludi retrodunari lungo tutto il litorale tirrenico e quello dell’alto Adriatico. Si sono instaurate così in questo periodo le condizioni favorevoli per l’insorgere ed il diffondersi della malaria, che tuttavia sembra abbia avuto il suo maggior sviluppo ed abbia fatto sentire il suo impatto sul popolamento solo nei secoli successivi in concorso con altri fattori di matrice antropica. Dopo il 1.200 il clima va decisamente verso un periodo di raffreddamento generale e di maggior umidità, con una ripresa dell’avanzata dei ghiacci (la piccola glaciazione medievale 23 ) ed il conseguente abbassamento del livello del mare. La riduzione del livello delle acque del padule ed una documentata diminuzione della loro salinità24 per- 17 cfr. GE.T.AS. 1984 cit. 18 cfr. FAIRBRIDGE 1962, p. 121-122. 19 per es. nel sondaggio eseguito in località Tenuta Quercesecca, circa 1 km ad E del Ponte dei Cavalleggeri, nel 1952. 20 cfr. FORESTA MARTIN 1995. 21 cfr. FAIRBRIDGE 1962. 22 cfr. PINNA 1990, DORIGO 1983, LAMB 1979. 23 cfr. FAIRBRIDGE 1962 e DORIGO 1983. 24 cfr. PRISCO 1989 pp.105-108. Bruno Stea, Ivan Tenerini 19 Tav. 4: Diagrammi comparati dell’andamento della temperatura (A), dell’oscillazione del livello del mare (B) e delle variazioni schematiche dell’umidità (C) relativi agli ultimi 3.000 anni desunti dalla letteratura (FORESTA MARTIN 1995, FAIRBRIDGE 1962, PINNA 1990). mette l’acquisizione alle colture agrarie di parti periferiche sempre più consistenti dello stesso prima allagate, favorita dall’esecuzione delle prime opere di bonifica consistenti soprattutto nella regimazione dei corsi d’acqua. A far capo dal XV secolo esistono rappresentazioni cartografiche dedicate specificamente alla situazione del lago di Castiglione ed al corso dell’Ombrone. Esse e la notevole quantità di documenti sinora reperiti in vari archivi rendono possibile seguire l’evolvere più recente della situazione ambientale nella pianura di Grosseto sino al bonificamento per colmata della maggior parte del Prile. Con l’attenuarsi delle oscillazioni maggiori del livello del mare successive alla trasgressione flandriana, cioè alla fine del più recente ciclo glaciale Würm III e in termini temporali circa 2.500 anni fa25, si può dire quindi che la pianura grossetana abbia assunto i limiti ed i caratteri essenziali che ancora oggi conserva, dominati dalla presenza di un’ampia laguna interna in fase di progressivo e lento interrimento. Si è cercato di ricostruire l’estensione che può aver avuto il lago Prile basandosi sull’andamento ricavato dall’attuale cartografia di dettaglio 26 di tutte le curve di livello comprese tra 2 e 20 m. Da tale analisi appare plausibile che l’isoipsa di 5 metri sia quella che meglio delinea i limiti di massimo invaso; essa infatti corrisponde ad un punto di flesso tra il raffittimento delle isoipse superiori ed il distanziamento di quelle inferiori. L’isoipsa dei 3 metri racchiude già aree isolate che poi, restringendosi ulteriormente, daranno origine ai chiari residui riportati nella cartografia sei e settecentesca; le aree a quota più bassa di 2 metri non forniscono più informazioni attendibili poiché sono estesamente interessate dai lavori di colmata. Il confronto tra la topografia definita da queste isoipse (Fig.5) e le varie rappresentazioni cartografiche antiche, geometriche e non, fornisce spunti per molte e interessanti riflessioni sull’evoluzione della laguna. Tutti i siti archeologici di età romana, etrusca ed anche precedenti si trovano a quote superiori ai 5 m27; questo vale anche per le aree, poste immediatamente nei dintorni di Grosseto, nelle quali sono stati di recente riconosciuti elementi di una centuriazione romana 28. Fa eccezione la situazione delle aree archeologiche di Volta dello Spolverino, del Pingrossino e del Cristo; ma per tutto il tombolo sabbioso sembra abbastanza chiaro l’effetto di una subsidenza per costipamento dei sedimenti. Si consideri infatti che a Volta dello Spolverino il più basso livello in cui compaiono i reperti (Fig. 6) si trovava nella tarda estate 1995 appena 80 cm al di sopra del livello di notevole magra dell’Ombrone ed è ricoperto da altri 3,5 m 25 cfr. FAIRBRIDGE 1962, p. 121-122. 26 cfr. Regione Toscana Carta Tecnica Regionale. 27 cfr. CURRI 1978, CITTER in questo steso volume e bibliografia ivi citata. 28 c.p. di G. PRISCO di suoi studi ancora inediti. 20 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE Tav. 5: altimetria attuale di dettaglio dell’area tra Grosseto ed il tombolo di Marina. L’isoipsa di 5 metri può rappresentare l’estensione massima che ha avuto il Prile in tempi successivi alla formazione del tombolo sabbioso. Tav. 6: situazione all’ ottobre 1995 dei ruderi romani alla Volta dello Spolverino. Bruno Stea, Ivan Tenerini 21 di sedimento sabbioso; la base dei due muretti, residui ancora visibili di una qualche costruzione (ponte ?), era a pelo d’acqua. In Fig. 5 l’area del Prile appare suddivisa in due lobi da un rilevato che dalla zona di Marrucheto si spinge in direzione W sin quasi alla collinetta di Isola Clodia. Questo rilevato è presente, meno esteso, anche sulla cartografia catastale del 182329 ed è anche evidente, indicato con forme e direzioni variabili e fantasiose, sulle mappe tracciate manualmente nei secoli precedenti30. La presenza e la posizione di questo bassofondo deve aver avuto un ruolo importante nell’evoluzione del Prile. Può aver tenuto confinati nella parte più settentrionale del lago gli apporti di acqua dolce del Bruna e degli altri corsi d’acqua provenienti da Nord impedendone la miscelazione con l’acqua marina che, penetrando in laguna dalla bocca di Castiglione, per secoli ha permesso l’impianto e l’utilizzo delle saline nell’area attualmente denominata Squartapaglia31 e lungo il lato interno del tombolo. Ancora alla metà del XVIII secolo il Bruna esauriva la sua forza idrodinamica spagliando all’altezza del Vado alle Tenaglie32, cioè immediatamente a WSW della Fattoria Acquisti, e quindi l’interrimento di questo lobo del Prile è stato molto più lento di quello della restante parte meridionale del lago più direttamente esposta alle periodiche e ricorrenti esondazioni dell’Ombrone. Questo può anche render conto della disomogeneità nella distribuzione degli antichi approdi interni alla laguna di cui si ha notizia e quindi delle possibilità di navigazione nella stessa. Stante il fatto che di essi non si ha ad oggi nessuna evidenza diretta, nella documentazione antica sono ricordati un Porto Chiavano 33 (Porto in fondo ai prati, Porto dello stagno) ubicabile circa 1 km a NNE del Centro Raccolta Quadrupedi, un Porto a Colle c h e compare come toponimo ancora in cartografie del 1785 e del 182934 ed un Porto alle Cavalle, prossimo allo sbocco in laguna del Fosso Cortigliano, anch’esso indicato su cartografie del 1782 e 185335. Poco lontano da quello, tra la collinetta di Isola Clodia e quella adiacente di I Poggetti, le evidenze archeologiche36 portano ad ipotizzare l’esistenza di un possibile porto di Vetulonia; non è da escludersi infine la possibilità che le vie d’acqua potessero inizialmente consentire di raggiungere più a Nord anche la zona Caldanelle-Acquisti. Nel lobo meridionale della laguna viene invece ricordato in più documenti37 solamente il toponimo Porto alla vena (o Porto di S. Giovanni) situato poco a SE del Podere Pollino, in corrispondenza del Podere Inno a Giove oggi compreso entro il perimetro della zona aeroportuale. La funzione di questi approdi deve essersi esaurita comunque in tempi abbastanza lontani mentre l’utilizzo del basso corso dell’Ombrone per la navigazione continua sino al XVIII; esiste infatti un progetto dello Ximenes per la sistemazione di un Porto vecchio e per la costruzione di un Porto nuovo, a quello adiacente, in una località prossima forse alla cinta muraria di Grosseto (.. in faccia a Grosseto..38) ma di cui non si conosce la reale collocazione. Altri due rilevati si protendono verso SW e S nella laguna; uno collega la zona dell’abitato di Grosseto con il Querciolo ed il Poggiale e quindi permette di raggiungere le aree interne utilizzate per la salinazione; un secondo segue sulla riva destra il basso corso dell’Ombrone e si spinge sino a Torre Trappola (= Caliano) e quindi porta agli approdi della costa e della foce dell’Ombrone ed alle saline del litorale. La presenza di questi dossi, la localizzazione e l’estensione delle zone paludose di Alberese-Rispescia a SE e del Prile a NW ed i percorsi agevolati costituiti dalla valle dell’Ombrone hanno poi condizionato l’instaurarsi e lo sviluppo delle direttrici di comunicazione cui Grosseto deve in gran parte la sua esitenza. In direzione N-S queste direttrici devono aver avuto inizialmente, tra Collecchio e l’Ombrone, un tracciato più orientale ai piedi delle colline superando il fiume tra Grosseto e Poggio Cavallo forse in più punti in dipendenza della mutevolezza del letto del fiume. La prosecuzione ancora verso Nord era praticamente obbligata seguendo parallelamente la riva orientale del Prile. Solo in un secondo tempo, con il completamento ed il consolidamento dei cordoni dunari del tombolo, si è avuta la possibilità di una viabilità costiera alternativa, presente con sicurezza in età 29 ASG - Comunità di Grosseto, 1823. 30 cfr. per es. CALINDRI 1785 - BMF, Fondo Palagi, Mappe, n° 8; GIACCHERI (1695 ?) ASF, Mediceo, 2029, c. 2; POLLINI (fine XVII?) ASF, Piante Possessioni, t. 1, c. 99; e molte altre. 31 cfr. PRISCO 1989, pp. 110-116. 32 cfr. FORTINI e CIOCCHI (1759), ASF Scrittoio, Fortezze e Fabbriche, Fortificazioni, Beni Civili e Fabbriche Militari , Grosseto 550, Filza III. 33 per quanto concerne questo toponimo e la problematica delle attività portuali in generale cfr. PRISCO 1989 e la documentazione in esso citata. 34 cfr. Tav. 1 di CALINDRI 1785, e “Pianta del padule di Casti - glione ed adiacenze” (1829) Bibl. I.G.M. inv. 6688, P 10,B2. 35 ASF, Capitani di Parte, Cartone XII, “Pianta di tutta la linea di confine ...” (1782); e Carta Topografica d’Italia alla scala 1:86.400 (1853), Bibl. I.G.M. 3A, 3/4, inv. n. 3958. 36 cfr. CURRI 1978, p. 25 e bibliografia in esso citata. 37 AVG Atti del Capitolo n. 1730-“Cabreo di tutti i beni ....” (1794) c. 10; ACG “Cabreo dei beni stabili rurali ....” (1794), c.10. 38 ASF, Finanze ante 1788, 713 in ROMBAI 1993; un porto vec chio compare in numerosi documenti quattro-cinquecenteschi ed è menzionato anche nello Statuto del 1421 del Comune di Grosseto (cfr. MORDINI, 1995). 22 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE Tav. 7: altimetria attuale del centro urbano di Grosseto. Risulta evidente il rilevato che dal Vallo degli Arcieri e dal Cassero Senese continua in direzione circa N-S sino ai Magazzini del Sale dove degrada rapidamente. romana e forse anche etrusca, con tracciato passante per Alberese e la Volta dello Spolverino. La direzione trasversale che univa la costa all’interno trovava lungo la valle dell’Ombrone il suo sviluppo naturale. In questo quadro generale l’antico abitato di Grosseto risulta collocato (Fig. 7) all’estremità di uno degli alti morfologici, già evidenziati in Fig. 3, che hanno le loro radici alla soglia di Istia. Si tratta di un rilevato abbastanza modesto, che raggiunge il suo massimo nella zona prospiciente l’attuale Vallo degli Arcieri, ma bastante a tenere al riparo le costruzioni dalle piene dell’Ombrone e d’altra parte sufficientemente prossimo al letto del fiume per costituire un punto di riferimento per il suo attraversamento e di forza per la difesa ed il controllo di quest’ultimo. Un’altra propaggine dello stesso alto morfologico, più occidentale e un po’ meno rilevata, si spinge sino a S. Giovanni. L’esistenza di questo dosso, che è occupato per intero dal centro cittadino, sembra risalga molto indietro nel tempo. Le stratigrafie disponibili dei Bruno Stea, Ivan Tenerini 23 Tav. 8: andamento dei livelli ghiaiosi più prossimi alla superficie attuale definiti in base ad una parte dei pozzi per acqua scavati nell’area urbana. Il corpo ghiaioso di SE che contorna a Sud e Ovest la cinta muraria può corrispondere ad un alveo di età storica dell’Ombrone. sondaggi che circondano la cinta muraria consentono infatti di ricostruire la situazione litologica di Fig. 8. In essa è stato evidenziato l’andamento dei livelli ghiaiosi più prossimi alla superficie topografica che dovrebbero corrispondere a tracciati recenti dell’alveo dell’Ombrone. Le ghiaie sono evidentemente suddivise in due fasce; la più nordoccidentale di esse si trova a quote leggermente più elevate, sembra essere connessa verso NE con la depressione del Lago Bernardo e riferibile quindi ad uno dei paleoalvei dell’Ombrone che fluiva direttamente in laguna; sarebbe pertanto di età notabilmente più antica della fascia di ghiaie sudorientale. Quest’ultima infatti appare strettamente connessa ed in continuità laterale con i locali grandi spessori di ghiaie che marcano il tracciato più recente del fiume nella direzione che attualmente esso ha e che dovrebbe essere, come prima detto, il risultato finale delle oscillazioni del livello marino conseguenti alle glaciazioni. Se ne può ricavare che il dosso su cui oggi sorge il centro di Grosseto, e che corrisponde molto probabilmente al locus Grossito ed a possibili precedenti insediamenti, ha costituito un sito emergente sulla restante pianura sin da tempi comprensivi almeno dell’ intero Olocene. Dal confronto delle figure 7 ed 8 emerge inoltre con buona chiarezza che le depressioni che circondano a Sud e SW la cinta muraria coincidono con la fascia di ghiaie di SE e confortano le notizie biblio- 24 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE grafiche secondo le quali durante la prima metà del Medioevo l’Ombrone scorreva molto vicino all’antica rocca aldobrandesca, posta probabilmente dov’è l’attuale Cassero del Sale, e che se ne 39 cfr. VENEROSI PESCIOLINI 1925, p. 226. è allontanato in seguito e per effetto di una disastrosa alluvione verificatasi nel 133339. (Bruno Stea, Ivan Tenerini)