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Alessia Spadaccini
Sociologia della comunicazione
29/04/2008
RIFLESSIONE SUGLI ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI
DELLA COMUNICAZIONE CELLULARE
Quando fu inventato, il cellulare era uno strumento alla portata di pochi il cui possesso aveva
solamente la funzione di rendere costantemente rintracciabili in tempo reale un numero privilegiato
di utenti probabilmente “impegnati ed importanti” nella vita sociale.
Oggi, al contrario, è senza ombra di dubbio l’oggetto che tutti (o quasi) possiedono ed è l’unico
media in grado di rispondere al nostro bisogno di essere liberi di comunicare, senza nessun vincolo.
Chiunque può comprarsi un cellulare, non esistono barriere di età, classe sociale o professionale,
esiste solo un numero enorme di consumatori.
Inoltre, il campo della telefonia, con i suoi costanti cambiamenti, ha in qualche modo ridefinito i
principi della comunicazione di massa: il cellulare è un nuovo strumento di comunicazione sociale
che ha rivoluzionato le nostre vite, i nostri modi di organizzare le giornate e di relazionarci con gli
altri.
Occorre analizzare come l’evoluzione della telefonia mobile abbia agito nell’ambito della
comunicazione e le influenze che essa ha prodotto sulla nostra società e sui nostri comportamenti.
Potrebbe sembrare che tutti facciano un uso indistinto del telefonino ma ciascuno si accosta al
cellulare in maniera differente rispetto agli altri e sono tanti i fattori che portano le persone
(studenti, lavoratori, pensionati, disoccupati, casalinghe, uomini, donne,...ecc.) a differenziarsi tra
loro nel modo usare il telefonino.
Per iniziare, è strettamente necessario esplorare il territorio della comunicazione giovanile, che
negli ultimi anni ha subito notevoli trasformazioni innescate soprattutto dall'evoluzione delle
tecnologie di comunicazione.
La comunicazione via Short Message Service (SMS) sembra essere diventata la miglior alleata
degli adolescenti con “voglia di esprimersi”, bisogno di comunicare se stessi e mettersi “in
contatto” con gli altri: è il modo più veloce, più economico e meno dispendioso di energia, con il
quale poter comunicare. Non è da sottovalutare il fatto che questo atteggiamento sia ricollegabile al
comportamento della società odierna: tutto sembra basarsi su tempi brevi ed economia di mezzi e
costi (queste sono le priorità anche nella comunicazione sia per parlare di cose futili, sia quando la
comunicazione ha come argomento questioni particolarmente delicate (con i “messaggini” siamo
sempre più spesso capaci persino di promesse avvenenti e discussioni cruciali)).
Le componenti linguistiche del messaggio di testo sono diventate parte di un gergo che, rompendo
definitivamente gli schemi del passato, si evolve e si modifica giorno dopo giorno: è una forma di
comunicazione mediata che ha reso sempre più evidenti le modalità comunicative interpersonali
prima proprie del parlato poichè si arriva anche a scrivere in modo effimero, ossia in modo lontano
dall’ufficialità e solennità con cui si scriveva un tempo.
Sicuramente la comunicazione tramite SMS presenta anche punti positivi. Uno di questi è il fatto
che sia presente un linguaggio rivoluzionario: un codice comunicativo ibrido tra scritto e parlato (il
messaggio di testo, inteso come canale di comunicazione, rinnova la scrittura dal suo interno la
associa all’oralità).
L’esplorazione dell’aspetto linguistico e dell’ SMS, infatti, è decisivo per rafforzare la dimensione
espressiva del linguaggio orale ed evidenzia il genere misto di tale forma di comunicazione, che,
arricchita di scritture fonetiche e di forme di resa alternativa degli aspetti non propriamente
linguistici, cerca di recuperare l’espressività della relazione faccia a faccia pur essendo privata della
presenza corporea.
Il linguaggio utilizzato nella messaggeria istantanea è, in più, ricco di espressioni che
contribuiscono a renderlo veloce (abbreviazioni del tipo: cmq = comunque, xò = però, xk= perché,
tvb = ti voglio bene, ta= ti amo...ecc.) ed efficace nella comunicazione delle emozioni (grazie agli
‘’emoticons'’, faccine che si ottengono digitando segni di interpunzione, parentesi e asterischi e che
possono essere inserite per esprimere uno stato d’animo (felice :-), triste :-( , scioccato :-o...ecc.).
Passando all’utilizzo del cellulare da parte delle persone più adulte, queste, sia perchè più legate alla
oralità, sia per la maggior facilità dell’operazione (si devono premere meno pulsanti), preferiscono
la telefonata all’ SMS.
Certamente gli adulti presentano un minore attaccamento al cellulare come mezzo di
comunicazione, a meno che lo stesso non si colleghi, nel caso dei lavoratori, alla loro professione (il
cellulare risulta essere il mezzo più utilizzato per prendere appuntamenti, avere una consulenza
immediata...ecc.) oppure il telefonino sia utilizzato per raggiungere, nel caso dei pensionati e delle
casalinghe, i propri parenti (soprattutto per banali informazioni legate alla quotidianità). In casi
diversi dagli adulti sarà sicuramente preferito un contatto faccia a faccia per comunicare.
Questo si deve probabilmente al fatto che solo chi è stato immerso sin dalla nascita in una nuova
tecnologia, ne può essere profondamente influenzato.
Raramente telefonate che durano anche più di un’ora o continui trilli del telefono sono riconducibili
ai non adolescenti, anche se ci si può sbilanciare dicendo che la comunicazione cellulare deve il
suo grande sviluppo tanto alle nuove generazioni quanto a quelle più vecchie, chiaramente per
motivi diversi.
Riguardo alla comunicazione cellulare: il telefonino può essere considerato l’unico media in grado
di unire la comunicazione, l’intrattenimento e l’informazione in un solo supporto nella società
contemporanea (definita, non a caso, società della “oralità secondaria”)?
Conseguentemente all’evoluzione del mondo della telefonia mobile oltre alla generica e tradizionale
funzione di comunicazione, il telefonino rappresenta uno strumento che riveste sicuramente tre
importanti funzioni psicologiche nella sfera individuale e relazionale: regolare le distanze nella
comunicazione e nelle relazioni personali, rappresentare un mezzo per gestire solitudine ed
l’isolamento e, infine, rappresentare un mezzo per vivere e dominare la realtà.
Analizzando più nel dettaglio la prima, è lecito affermare che attraverso il telefonino ci si può
avvicinare o allontanare dagli altri (ci si può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto,
trovando una risposta alle proprie insicurezze relazionali, alla paura del rifiuto ed ai sentimenti di
insicurezza; ma, viceversa, ci si può mantenere vicini e presenti costantemente alle persone a cui si
è legati affettivamente, gestendo l’ansia da separazione e la distanza). I giovani sono un esempio
dell’utilizzo del telefonino come strumento di difesa per affrontare le insicurezze nella
comunicazione (sia nella fase di iniziale di conoscenza che in quelle di trasformazione e gestione
delle relazioni). I genitori, invece, trovano nel telefonino una risposta al proprio bisogno di
controllo (restare costantemente presenti nella vita dei propri figli). Probabilmente. il punto
negativo di questa funzione del telefonino è che, con l’abuso di questa comunicazione, si finisce per
vivere relazioni esclusivamente legate alla sfera mentale-emotiva alimentando una frammentazione
e un allontanamento dall’idea di corpo come mezzo di contatto nelle relazioni interpersonali. Ad
esempio, tramite un telefonata, possiamo rimanere in contatto con le persone che costituiscono il
“nostro mondo affettivo”, dovunque esse si trovino (non si raggiunge più telefonicamente un luogo
dove potrebbe esserci la persona desiderata, ma la si chiama direttamente).
La seconda funzione psicologica (quella di rappresentare un mezzo per gestire la solitudine e
l’isolamento) crea il più delle volte “dipendenza” verso lo strumento tecnologico: il cellulare
diventa il simbolo della “presenza dell’altro” e conseguentemente nasce un estremo investimento
affettivo con mezzo di comunicazione (spegnere il proprio telefonino rappresenta un disturbo
poichè rende incapaci di entrare in altro modo in relazione) fino ad arrivare, in paesi come l’Italia e
la Spagna, una “malattia sociale” (“telefonino-dipendenza” o “cellularomania”).
Si rischia di trovare con difficoltà una separazione tra “pubblico” e “privato”, una distinzione
fondamentale per la costruzione della propria identità.
La terza funzione, ormai crescente, del cellulare è quella di rappresentare un mezzo per vivere e
dominare la realtà (i rischi dell’abuso di questa funzione sono maggiori nei ragazzi). Si può, infatti,
constatare l’esistenza, nel panorama giovanile e non solo, di una incipiente “ansia del comunicare”,
sotto forma di una sempre crescente necessità di ricorrere a strumenti (come la telefonata o il
messaggino) che permettano di esprimere, ad altri, aspetti del proprio vissuto.
Questa ultima funzione, ma in parte anche le altre, sono marcate sempre più dalle molteplici e
continue possibilità che ci offre quell’unico mezzo di comunicazione che è il cellulare.
Inizialmente, infatti,l’unica possibilità per comunicare con il telefono mobile era quella di chiamare,
e solo in seguito sono stati creati gli SMS e la segreteria telefonica, fino ad arrivare al giorno d’oggi
in cui si possono inviare MMS (immagini), messaggi vocali, file audio, video oppure si può
addirittura videochiamare.
Chi può dire adesso come e in che direzione si evolverà questo mezzo di comunicazione...
Probabilmente in un futuro non troppo prossimo la telefonia come mezzo di comunicazione sarà
superata (così come è avvenuto in passato per la comunicazione epistolare) oppure verranno create
sempre più opzioni che supereranno la semplice funzione iniziale del mezzo e permetteranno allo
stesso di diffondersi ancora maggiormente (se ciò è possibile).
Comunque sia, il cellulare per ora gode di un fiorente e continuo sviluppo aiutato anche dalle
innovazioni tecnologiche nel campo (telefonini dotati di sempre maggiori opzioni e servizi), fatto
che fa credere che probabilmente la sua evoluzione sia orientata verso la seconda opzione (uno
sviluppo sempre crescente).