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Le radici culturali ?
«Nelle comunità monastiche »
DI LORENZO MAFFEI
La radice culturale del volontariato in
Italia? «Semplice, nelle comunità
monastiche benedettine». È un
omaggio inatteso, quello del
vulcanico Philippe Daverio . Vestito
eccentrico d'ordinanza, codazzo di
giornalisti e ammiratori, il personaggio,
noto al grande pubblico per le sue
trasmissioni in Rai, arriva a Lucca venerdì
15 aprile, nel tardo pomeriggio, e si
inserisce nella seconda giornata del
Festival Italiano
del Volontariato
«In Italia c'è una vita
che si tiene a
Palazzo Ducale.
partecipativi più
Viene intervistato
espansa che altrove».
dal direttore de
Infatti, argomenta
«II Tirreno»
Omar Monestier.
Daverio «pensate
E spiazza un po'
ai borghi medievali.
tutti. La prima
cosa che dice è:
Anche lì, nella loro
«io credo nella
organizzazione
provvidenza, non
sociale, viene ripresa
ho mai scelto.
Anzi quando l'ho
l'etica delle comunità
fatto spesso ho
monastiche
sbagliato.
Ricordiamoci
benedettine»
qualcosa della
Bibbia, un
filmone su Mosè lo avrete visto?»
gigioneggia da erudito vip: «ecco la
risposta alle cose, non si cerca nel tuono,
cioè nelle cose straordinarie, ma nel
refolo, nelle cose minime,
nell'abnegazione che non fa rumore In
questo mi sento vicino a chi fa
volontariato». Sorprende quindi ed anima
una giornata del Festival che a Lucca, per il
sesto anno consecutivo, richiama tutto il
Terzo Settore italiano. Daverio fa anche un
lungo omaggio a Lucca: «è il caso
formidabile di una città che prende il
circolo umano e l o fa piazza. Qui c'è una
metabolizzazione del tempo e delle sue
testimonianze che altrove manca. E un
caso anche per gli architetti che
dovrebbero venire tutti a studiarla, per
capire come le leggi urbanistiche italiane
siano da buttare perché non avrebbero
permesso che questa città fosse come la
vediamo oggi. Lucca è una città
armoniosa» aggiunge «dove non c'è
contrapposizione tra un edificio e l'altro.
A nessuno è venuto in mente di costruire
in centro storico una torre di vetro, non
perché in sé sia brutta, ma perché non
sarebbe in armonia con tutto il resto».
Daverio torna poi al tema centrale, come
da introduzione dell'on. Edoardo
Patriarca presidente del Centro Nazionale
del Volontariato, e cioè «la connessione
tra solidarietà e cultura». E lo fa andando
alle radici che secondo lui spiegano
perchè «noi italiani nel volontariato
siamo i migliori». E specifica «certo stiamo
attraversando un periodo non brillante.
Ma nella donazione, nella partecipazione
battiamo tutti. In Italia c'è una vita
partecipativa più espansa che altrove».
Infatti, argomenta Daverio «pensate ai
borghi medievali. Anche lì, nella loro
organizzazione sociale, viene ripresa
L'incontro con Philippe Daverio a
Palazzo Ducale sul tema «La
connessione tra solidarietà e
cultura»: «Stiamo attraversando
un periodo non brillante.
Ma nella donazione, nella
partecipazione battiamo tutti»
l'etica delle comunità monastiche
benedettine dove per me si trova la radice
culturale del volontariato. Se uno voleva
far parte del borgo doveva partecipare alla
sua vita. Il monachesimo, da noi in
particolare San Benedetto, riprese il tema
dei vizi capitali già affrontato da
Aristotele. L'accidia è un peccato capitale:
pensateci, accidia non è pigrizia, come
spesso viene tradotta. L'accidia è "nonpartecipazione" che viene vista come
peccato capitale e quindi crimine. Pensate
ad una comunità monastica: ci può essere
un monaco che ronfa più degli altri
perché pigro. Ma non è questo il
problema. Il problema si pone per quel
monaco se si nega alla partecipazione
della vita della sua comunità. Se non si fa
attivo con gli altri e per gli altri: lì emerge
il peccato, il crimine, perchè "rema
contro" la comunità. Stesso discorso si
ripropone nei borghi medievali. E questa
idea della partecipazione ce l'abbiamo
noi, nelle nostre radici che spesso
cerchiamo di recidere, un po' ce ne
vergogniamo, tentiamo di nasconderle» e
poi aggiunge «ma poi da quelle radici
viene sempre fuori qualcosa». Ecco
dunque la connessione tra solidarietà e
cultura che Philippe Daverio ha proposto
al Festival del Volontariato 2016.
Raccogliendo più di una standing ovation,
in una sala gremita per ascoltarlo. Dopo
oltre un'ora, chiude con queste parole:
«l'Italia può essere intollerabile, ma sarà
sempre riscattabile proprio per questa
eredità storica che fonda la
fenomenologia della partecipazione
cittadina. Siamo cioè più buoni di quanto
non vogliamo apparire. Abbiamo un
sostrato di bontà che forse desideriamo
reprimere, ma non ci riusciamo mai: ecco
gli italiani sono buoni».
LA CONSEGNA
DEI PREMI
• Philippe Daverio, storico dell'arte e personaggio televisivo, intervistato dal
direttore dellirreno Ornar Monestier al Festival nel Palazzo Ducale a Lucca
L'INCONTRO CON IL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA
Dal 14 al 17 aprile Lucca si è tinta
dei colori del Festival Italiano del
Volontariato, che è giunto alla sesta
edizione. Organizzato dal Centro
Nazionale del Volontariato e dalla
Fondazione Volontariato e
Partecipazione, quest'anno si è
distinto per uno stile più sobrio
rispetto ad altre edizioni. Governo
presente, con ministri e
sottosegretari, ma in modo discreto:
per promuovere riflessioni e
raccontare quanto ancora c'è da fare.
Significativo poi anche
l'approfondimento culturale che,
oltre l'incontro clou con Philippe
Daverio, si è riscontrato in tutte le
occasioni di confronto sui più
svariati temi. Dall'accoglienza dei
migranti, alla letteratura, dal
confronto sulle grandi emergenze
alla discussione sulla legislazione del
Terzo Settore che ancora si scontra
con numerose
resistenze (deve ancora
passare dalla Camera e
poi c'è tutta la
questione dei decreti
attuativi). Da
sottolineare che alla
vigilia del Festival gli
organizzatori e le
autorità cittadine
lucchesi si sono
incontrate con il
Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella il quale ha dimostrato, fin
dal suo insediamento, un particolare
e personale riguardo per questo
evento.
La sesta
edizione si è
distinta
per uno stile più
sobrio rispetto
ad altre annate
1 giorno dell'inaugurazione
Idel Festival Italiano del
Volontariato, giovedì 7.4
aprile, sono state consegnate
le targhe del premio «Le
buone azioni che servono al
Paese per crescere», istituito
dal. Centro Nazionale per il
Volontariato e assegnate dal
suo consiglio direttivo. Il
premio è dedicato a realtà che
si sono distinte nel campo
della solidarietà e
dell'impegno civico e sociale.
Le realtà premiate dal
presidente Patriarca sono state
cinque. 11 Comune di Bologna
per le «qualificate capacità di
coinvolgimento e
valorizzazione del ruolo del
Volontariato attraverso Patti di
Collaborazione nel
regolamento comunale Beni
Comuni».
La Fondazione Progetto Arca
«per l'opera di innovazione,
promozione e
sensibilizzazione delle attività
di difesa degli ultimi,
svolgendo la missione con
tenacia e amore, riuscendo a
canalizzare una
comunicazione positiva per la
cultura della lotta alla povertà
e all'emarginazione sociale». Il
Dipartimento Vigili del Fuoco
«per la costanza, passione e
dedizione dimostrata nel
proteggere la cittadinanza in
occasione di eventi disastrosi.
Per aver messo sempre al
centro la protezione delle
persone, mitigando il rischio
con la professionalità e
promuovendo concretamente
la cultura della sicurezza e
della prevenzione». II Cesvot,
Centro di Servizio al
Volontariato della Toscana,
«per le capacità e i risultati
nella promozione della
cultura del volontariato, per
aver accompagnato il servizio
concreto destinato alle
associazioni con utili ed
efficaci strumenti e
programmi di comunicazione,
per aver diffuso la cultura
della solidarietà anche
attraverso il nuovo sito
istituzionale recentemente
riprogettato in modo
significativamente
innovativo». Infine KPMG per
«l'efficacia e l'innovazione
dell'iniziativa di volontariato
di impresa "Make a Differente
Day" che ha coinvolto dal
2008 ad oggi più di 5mila
partecipanti, circa 180
associazioni, sviluppando un
impegno di 40mila ore di
volontariato».