18 novembre 2014 - Il Comune di Gatteo

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18 novembre 2014 - Il Comune di Gatteo
COMUNE DI GATTEO
Martedì, 18 novembre 2014
COMUNE DI GATTEO
Martedì, 18 novembre 2014
Prime Pagine
18/11/2014 Prima Pagina
1
Il Resto del Carlino (ed. Forli)
cronaca
18/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) Pagina 10
2
Rigenerazione urbana Cna',firma anche il Rubicone
cultura e turismo
17/11/2014 Cesena Today
Redazione
Casalinga 41enne con quattro figli: Kanninkar Armart vince la tappa di...
18/11/2014 Corriere di Romagna (ed. Forlì­Cesena) Pagina 19
3
5
Miss Mamma ha origini thailandesi
18/11/2014 Corriere di Romagna (ed. Forlì­Cesena) Pagina 19
6
IN BREVE
18/11/2014 La Voce di Romagna (ed. Forlì) Pagina 32
7
Miss Mamma Italiana di Longiano è una casalinga di origini...
politica locale
18/11/2014 La Voce di Romagna (ed. Forlì) Pagina 32
9
Rigenerazione urbana, oggi la firma
economia nazionale
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 8
10
Con più tecnologia aumenta l' occupazione
politica nazionale
18/11/2014 Corriere della Sera Pagina 10
L. Sal.
Emendamento al Jobs act Scontro nella maggioranza
18/11/2014 Corriere della Sera Pagina 10
Dino Martirano
Italicum, la spinta per il primo traguardo in dicembre
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 8
NICOLETTA PICCHIO
Squinzi: «Serve un percorso di crescita a cifra tonda»
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 11
MARIANO MAUGERI
L' Emilia rossa ora teme un' astensione record
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 12
BARBARA FIAMMERI
Nuova legge elettorale, Fi­Pd divisi sui tempi
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 2
EDOARDO NARDUZZI
Il pil italiano non cresce più: Renzi rischia la rottamazione
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 2
MARCO BERTONCINI
Renzi deve cedere se vuole procedere
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 8
GIORGIO PONZIANO
Pd Emilia, vincerà stancamente
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 14
STEFANO CINGOLANI
Bisogna ridar fiato all' economia
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 25
SIMONA D' ALESSIO
Jobs act, più spazio al reintegro
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 36
VINCENZO BACARANI
Una scossa per il lavoro
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 37
ALESSANDRA RICCIARDI
Merito e scatti, si apre la partita
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14
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18
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22
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pubblica amministrazione
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
ALESSANDRO ARONA
Pochi cantieri, costi alle stelle
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
GIORGIO SANTILLI
I primi 700 milioni alle grandi città
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15
NATASCIA RONCHETTI
Metà delle imprese emiliane costrette a congelare i piani
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 32
18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 50
PAGINA A CURA DI FRANCESCO CERISANO
Le nuove province traballano
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30
45
47
Trasparenza, online solo i dati essenziali
Tre anni per ridare i soldi allo Stato
40
43
Pagamenti Pa, censiti i ritardi
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30
38
42
Il principio semplice per pagare i debiti Pa
18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30
36
MATTEO BARBERO
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18 novembre 2014
Il Resto del Carlino (ed.
Forli)
Prima Pagina
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1
18 novembre 2014
Pagina 10
Il Resto del Carlino (ed.
Cesena)
cronaca
OGGI A SAN MAURO.
Rigenerazione urbana Cna',firma anche il Rubicone
LA RIGENERAZIONE urbana' arriva nei
comuni dell' Unione Rubicone e Mare Con
questi sindaci arriva a ventinove nella nostra
provincia il numero delle Amministrazioni che
hanno aderito al Protocollo d' intesa della Cna.
La firma questa mattina a San Mauro Pascoli
alle 10 a Villa Torlonia. Nel settore costruzioni
è nato il progetto Rigenerazione urbana' Cna
che mette in rete enti pubblici, imprese,
banche e altri. Oggi, dopo il Forlivese e la
Valle Savio, il protocollo sarà firmato dai
sindaci di Borghi, Cesenatico, Gambettola,
Gatteo, Longiano, Roncofreddo, San Mauro
Pascoli, Savignano e Sogliano.
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17 novembre 2014
Cesena Today
cultura e turismo
Casalinga 41enne con quattro figli: Kanninkar Armart
vince la tappa di Longiano di Miss Mamma
"Miss Mamma Italiana", sostiene "Arianne" Associazione Onlus per la lotta all'
Endometriosi, una malattia ancora poco conosciuta, che colpisce 3 milioni di donne
italiane in età fertile.
Proseguono in tutta Italia le selezioni relative
alla nuova edizione di "Miss Mamma Italiana",
concorso nazionale di bellezza ­ simpatia
riservato a tutte le mamme aventi un' età tra i
25 ed i 45 anni, con fascia "Gold" per le
mamme dai 46 ai 55 anni, giunto quest' anno
alla sua 22° edizione, manifestazione curata
dalla Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti, ideatore
del Concorso. "Miss Mamma Italiana", sostiene
"Arianne" Associazione Onlus per la lotta all'
Endometriosi, una malattia ancora poco
conosciuta, che colpisce 3 milioni di donne
italiane in età fertile. Lo scorso fine settimana,
nell' ambito della 25esima Sagra dell' Olio e
dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di Longiano, in
collaborazione con Dream Eventi Cesenatico
di Samanta Secci, il settimanale Confidenze,
Alpha Medical Group, Elly calze e collant,
Puopy, Labor, e Commercianti Indipendenti
Conad, si è svolta una selezione valevole per l'
elezione di "Miss Mamma Italiana 2015". Le
mamme partecipanti, preparate dallo staff del
Club di Roberto Foschi Parrucchieri, hanno
sfilato con capi di abbigliamento di Denise
Abbigliamento ed hanno sostenuto una prova
di abilità come cantare, ballare, illustrare
ricette gastronomiche, cimentarsi in esercizi
ginnici ed in varie prove creative a loro scelta,
coinvolgendo il marito ed i figli. La giuria, ha proclamato vincitrice della selezione con la fascia di "Miss
Mamma Italiana ­ Sagra dell' Olio e dell' Oliva" Kanninkar Armart, 41 anni, casalinga di origini
thailandesi, residente a Forlimpopoli, sposata da 18 anni con Alessandro Cioccolini e mamma di Nicola,
Andrea, Lucilla e Filippo di 18, 11, 9 e 5 anni. Kannikar è una bella e simpatica mamma con capelli e
occhi neri, alta 1,66 per 56 chili ed ha incantato il pubblico e la giuria esibendosi in una danza orientale.
Altre le mamme premiate, che insieme a Kannikar, si sono aggiudicate il pass di accesso alle Pre Finali
di "Miss Mamma Italiana 2015": "Miss Mamma Italiana Eleganza" Francesca Bellini, 35 anni, hair stylist,
di Bertinoro, mamma di Alessio di 14 anni; "Miss Mamma Italiana Dolcezza" Anna Maria Franciosa, 39
anni, parrucchiera, di Gatteo, mamma di Vincenzo Pio e Vittorio Emanuele di 14 e 7 anni; "Miss Mamma
Italiana Fashion" Sara Mercuriali, 27 anni, personal trainer, di Gatteo Mare, mamma di Lian di 2 anni;
"Miss Mamma Italiana Simpatia" Alessandra Camagni, 38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina,
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17 novembre 2014
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Cesena Today
cultura e turismo
mamma di Manuel e Martina di 21 e 14 anni; e "Miss Mamma Italiana Solare" Anna D' Amico, 51 anni,
operaia, di San Carlo di Cesena, mamma di Barbara e Jessika di 23 e 20 anni. Annuncio promozionale
La fascia "Miss Mamma Italiana Gold", riservata alle mamme dai 46 ai 55 anni, è andata a Fabiola
Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di Cesena, mamma di Cristian e Chandra di 21 e 19 anni. La
manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da Monica Baù. Madrine di serata la ferrarese
Francesca Di Raimondo "Miss Mamma Italiana 2014" e la cesenate Michela Zavalloni "Miss Mamma
Italiana Sorriso 2014". Le mamme interessate a partecipare al Concorso a loro dedicato (le iscrizioni
sono gratuite), possono contattare la Te.Ma Spettacoli al numero 0541 344300. Il prossimo
appuntamento in Romagna è in programma domenica al Bowling Seventies di Cerasolo. Per ulteriori
informazioni o per invio di foto, contattare il numero 0541 344300.
Redazione
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Pagina 19
Corriere di Romagna
(ed. Forlì­Cesena)
cultura e turismo
Miss Mamma ha origini thailandesi
Ponte Ospedaletto, le vincitrici romagnole della serata che si è tenuta alla 25ª Sagra
dell' Olio e dell' Oliva
LONGIANO. Proseguono le selezioni per la nuova
edizione di "Miss Mamma Italiana", concorso nazionale
di bellezza ­ simpatia riservato alle mamme tra i 25 e i
45 anni, con fascia "Gold" per le mamme dai 46 ai 55
anni, giunto alla 22ª edizione. Nell' ambito della 25ª
Sagra dell' Olio e dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di
Longiano, si è svolta una selezione valevole per l'
elezione di "Miss Mamma Italiana 2015".
Ha vinto Kannikar Armart, 41 anni, casalinga di origini
thailandesi, residente a Forlimpopoli, mamma di 4 figli,
alta 1,66 per 56 kg, che ha incantato pubblico e giuria
esibendosi in una danza orientale. Le altre mamme
premiate, che si sono aggiudicate anche loro l' accesso
alle pre finali, sono: Francesca Bellini, 35 anni, hair
stylist, di Bertinoro; Anna Maria Franciosa, 39 anni,
parrucchiera, di Gatteo; Sara Mercuriali, 27 anni,
personal trainer, di Gatteo Mare; Alessandra Ca magni,
38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina; Anna D'
Amico, 51 anni, operaia, di San Carlo di Cesena. La
fascia "Miss Mamma Italiana Gold" è andata a Fabiola
Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di Cesena.
La manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da
Monica Baù e ripresa dalle telecamere di Tele
Romagna.
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Corriere di Romagna
(ed. Forlì­Cesena)
cultura e turismo
IN BREVE
SAN MAURO PASCOLI Firma protocollo ­ GATTEO Lettura animata
SAN MAURO PASCOLI Firma protocollo
Questa mattina dalle 10 alle 12 a Villa Torlonia
è in programma l'incontro per firmare il
Protocollo d'intesa per la sperimentazione in
materia di Rigenerazione urbana proposto
dalla Cna e che sarà firmato dai sindaci di
Borghi, Cesenatico, Gambettola, Gatteo,
Longiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli,
Savignano e Sogliano. GATTEO Lettura
animata Per la settimana nazionale Nati per
leggere oggi alle 17 alla biblioteca 'G.
Ceccarelli' lettura animata di Elisa Mazzoli
"Nonni cucù" e presentazione del suo nuovo
libro. Ingresso libero.
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La Voce di Romagna
(ed. Forlì)
cultura e turismo
LONGIANO IL CONCORSO PER LA MAMMA PIÙ BELLA E SIMPATICA SOSTIENE
"ARIANNE", ASSOCIAZIONE ONLUS PER LA LOTTA ALL' ENDOMETRIOSI.
Miss Mamma Italiana di Longiano è una casalinga di
origini thailandesi e ha quattro figli
Proseguono in tutta Italia le selezioni relative
alla nuova edizione di "Miss Mamma Italiana",
concorso nazionale di bellezza ­ simpatia
riservato a tutte le mamme aventi un' età tra i
25 ed i 45 anni, con fascia "Gold" per le
mamme dai 46 ai 55 anni, giunto quest' anno
alla sua 22° edizione, manifestazione curata
dalla Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti, ideatore
del Concorso. "Miss Mamma Ita liana",
sostiene "Arianne" Associazione Onlus per la
lotta all' Endometriosi, una malattia ancora
poco conosciuta, che colpisce 3 milioni di
donne italiane in età fertile. Lo scorso fine
settimana, nell' ambito della 25° Sagra dell'
Olio e dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di
Longiano, in collaborazione con Dream Eventi
Cesenatico di Samanta Secci, il settimanale
Confidenze, Alpha Medical Group, Elly calze e
collant, Puopy, Labor, e Commercianti
Indipendenti Conad, si è svolta una selezione
valevole per l' elezione di "Miss Mamma
Italiana 2015". Le mamme partecipanti,
preparate dallo staff del Club di Roberto
Foschi Parrucchieri, hanno sfilato con capi di
abbigliamento di Denise Abbigliamento ed
hanno sostenuto una prova di abilità come
cantare, ballare, illustrare ricette
gastronomiche, cimentarsi in esercizi ginnici
ed in varie prove creative a loro scelta, coinvolgendo il marito ed i figli.
La giuria, ha proclamato vincitrice della selezione con la fascia di "Miss Mamma Italiana ­ Sagra dell'
Olio e dell' Oliva" Kannikar Armart, 41 anni, casalinga di origini thailandesi, residente a Forlimpopoli,
sposata da 18 anni con Alessandro Cioccolini e mamma di Nicola, Andrea, Lucilla e Filippo di 18, 11, 9
e 5 anni.
Kannikar è una bella e simpatica mamma con capelli e occhi neri, alta 1,66 per 56 kg. ed ha incantato il
pubblico e la giuria esibendosi in una danza orientale. Altre le mamme premiate, che insieme a
Kannikar, si sono aggiudicate il pass di accesso alle Pre Finali di "Miss Mamma Italiana 2015": "Miss
Mamma Italiana Eleganza" Francesca Bellini, 35 anni, hair stylist, di Bertinoro, mamma di Alessio di 14
anni; "Miss Mamma Italiana Dolcezza" Anna Maria Fransciosa, 39 anni, parrucchiera, di Gatteo,
mamma di Vincenzo ­ Pio e Vittorio Emanuele di 14 e 7 anni; "Miss Mamma Italiana Fashion" Sara
Mercuriali, 27 anni, personal trainer, di Gatteo Mare, mamma di Lian di 2 anni; "Miss Mamma Italiana
Simpatia" Alessandra Camagni, 38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina, mamma di Manuel e
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La Voce di Romagna
(ed. Forlì)
cultura e turismo
Martina di 21 e 14 anni; "Miss Mamma Italiana Solare" Anna D' Amico, 51 anni, operaia, di San Carlo di
Cesena, mamma di Barbara e Jessika di 23 e 20 anni. La fascia "Miss Mamma Italiana GOLD",
riservata alle mamme dai 46 ai 55 anni, è andata a Fabiola Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di
Cesena (FC), mamma di Cristian e Chandra di 21 e 19 anni.
La manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da Monica Baù e ripresa dalle telecamere di Tele
Romagna. Madrine di serata la ferrarese Francesca Di Raimondo "Miss Mamma Italiana 2014" e la
cesenate Michela Zavalloni "Miss Mamma Italiana Sorriso 2014". Le mamme interessate a partecipare
al Concorso a loro dedicato (le iscrizioni sono gratuite), possono contattare la Te.Ma Spettacoli al
numero 0541 344300. Il prossimo appuntamento in Romagna è in programma domenica 23 novembre
al Bowling Seventies di Cerasolo (RN).
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La Voce di Romagna
(ed. Forlì)
politica locale
Rigenerazione urbana, oggi la firma
PROTOCOLLO D' INTESA PROMOSSO DA CNA A firmarlo i sindaci del Rubicone.
Serve per far ripartire il settore dell' edilizia, profondamente in crisi, con un' iniziativa che
prevede il restyling dell' esistente.
Dal 2008 al 2013 il settore delle costruzioni in
Italia ha perso il 30% degli investimenti, con un
calo del 23% di occupati e 745.00 posti di
lavoro in meno, se si considerano i settori
collegati alle costruzioni. Una crisi che non ha
origini solo finanziarie e necessita di un
profondo ripensamento del comparto per farlo
ripartire su nuove basi. È nato per questo il
progetto Rigenerazione urbana promosso da
CNA, che mette in rete i diversi soggetti
coinvolti come mai prima: enti pubblici,
imprese, banche, professionisti e cittadini.
Dopo aver incassato il plauso di amministratori
e operatori del settore, tale progetto si è
tradotto in uno strumento concreto: il
"Protocollo d' intesa per la sperimentazione in
materia di Rigenerazione urbana".
Firmato in prima battuta dai sindaci dei 14
Comuni del comprensorio forlivese e dai
sindaci dell' Unione Valle Savio, il protocollo
arriva ora anche nella realtà dell' Unione
Rubicone e M a r e . O g g i f i r m e r a n n o i l
Protocollo d' intesa promosso da CNA i
sindaci di Borghi, Cesenatico, Gambettola,
Gatteo, Longiano, Roncofreddo, San Mauro
Pascoli, Savignano sul Rubicone e Sogliano al
Rubicone. Saranno così 29 complessivamente
le Amministrazioni comunali che aderiscono al
Protocollo di CNA, che si pone l' obiettivo di giungere a breve a comprendere tutti i Comuni del la nostra
provincia.
La firma del Protocollo d' intesa avrà luogo questa mattina presso Villa Torlonia a San Mauro Pascoli.
La mattinata si aprirà alle 10 con i saluti di Luciana Garbuglia, sindaca di San Mauro; a seguire la firma
del "Protocollo d' intesa" e gli interventi di Franco Napolitano, direttore generale di CNA Forlì ­Cesena;
Gianluca Vincenzi, presidente Unione Rubicone e Mare; Pierino Buda, vicepresidente vicario
Federazione Regionale Banche di Credito Cooperativo Emilia Romagna; alle 12 l' intervento conclusivo
di Davide Drei, Presidente Provincia di Forlì ­Cesena.
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Il Sole 24 Ore
economia nazionale
Ict. Convegno Telecom con studi di Ocse­Banca d' Italia­Luiss­Roma Tre.
Con più tecnologia aumenta l' occupazione
ROMA È ancora attuale la definizione di
«disoccupazione tecnologica»? Come impatta
l' information and communication technology
(Ict) sui salari? Sono alcuni dei quesiti ai quali
prova a rispondere una serie di studi che
saranno presentati oggi a Roma, in occasione
del convegno "Internet, jobs & skills: an
opportunity for growth", promosso da Telecom
Italia in collaborazione con l' Ocse, al quale
parteciperanno tra gli altri il ministro dell'
Economia Pier Carlo Padoan, i l ministro del
Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario allo
Sviluppo Antonello Giacomelli, il presidente e l'
a.d. di Telecom Italia, rispettivamente
Giuseppe Recchi e Marco Patuano.
Uno studio che sarà presentato da Andrea de
Panizza, senior economist Ocse­Istat,
evidenzia che nel lungo periodo l' elasticità di
sostituzione tra lavoro e capitale Ict è uguale a
uno in tutti i Paesi esaminati (19). In sostanza,
la sostituzione tra capitale Ict e lavoro sarebbe
completamente compensata dalla crescita
della produzione. Nel breve, dal momento che
le imprese non possono agevolmente
cambiare gli input produttivi, l' innovazione
determina in effetti una riduzione dell'
occupazione parallela a una riduzione permanente del costo del capitale Ict.
Tuttavia, lo studio stima che in 7 anni gli effetti negativi vengono riassorbiti. In particolare, supponendo
una riduzione del 5% del costo del capitale Ict, nel primo anno si verifica una contrazione di circa 4
occupati ogni mille, riassorbita nei 6 anni seguenti.
Si concentrano invece sul concetto di «polarizzazione» dei salari altri due studi che saranno illustrati
oggi, il primo di Giuseppe Ragusa (Luiss), Paolo Naticchioni (Roma Tre) e Marta Auricchio (Banca d'
Italia­Luiss), il secondo di Stefano Scarpetta (Ocse). L' idea di fondo, desunta da quanto accaduto negli
Usa, è che per effetto delle innovazioni nel campo dell' Ict l' occupazione tenda ad aumentare sia nei
mestieri high skill sia in quelli low skill, mentre ristagna o declina nei mestieri a media intensità di
occupazione. Il modello di analisi utilizzato porta in sintesi a tre risultati relativi al monte salari: un effetto
positivo su quello dei lavoratori qualificati, confermando la loro maggiore complementarietà con la
tecnologia; un impatto negativo su quello dei lavoratori mediamente qualificati, perché questa è la
categoria maggiormente sostituibile dal cambiamento hi­tech; un effetto non rilevante sui lavoratori
scarsamente qualificati (che svolgono sì compiti ripetitivi ma di carattere manuale).
Ad ogni modo ­ rileva lo studio di Fabrizio Colonna (Banca d' Italia) ­ è certo che grazie all' utilizzo dell'
Ict si è innescata un' espansione della domanda, e quindi della produzione, che sembra aver
compensato gli effetti di riduzione della domanda di lavoro.
C.Fo.
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Il Sole 24 Ore
economia nazionale
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Corriere della Sera
politica nazionale
Emendamento al Jobs act Scontro nella
maggioranza
Ncd e le correzioni: testo diverso? Si aprirà un bel contenzioso.
ROMA Sul Jobs act , la riforma all' esame
della commissione Lavoro della Camera,
quella di ieri è stata un' altra giornata ad alta
tensione. Tutto comincia con le parole del
sottosegretario al Welfare, Teresa Bellanova,
che annuncia per oggi l' arrivo a Montecitorio
di un emendamento del governo sull' articolo
18, cioè sulle nuove regole per i licenziamenti.
Bellanova dice che il documento sarà la
traduzione dell' accordo politico raggiunto la
settimana scorsa con la minoranza del Pd. E
dunque che il reintegro nel posto di lavoro
resterà possibile non solo per i licenziamenti
discriminatori (cioè per motivi politici o
religiosi) ma in alcuni casi anche per quelli
disciplinari, cioè legati al comportamento del
dipendente.
Il sottosegretario, parlando alla Camera, si
addentra anche in dettagli tecnici: dice che il
reintegro ci sarà solo quando il licenziamento
è stato deciso sulla base di un fatto che poi si
dimostra falso davanti al tribunale. E riaccende
lo scontro con Ncd, che già nei giorni scorsi
aveva minacciato di non far passare il
provvedimento non tanto alla Camera, dove il
Pd non ha problemi, ma al Senato, dove i
centristi sono decisivi per la tenuta del la
maggioranza. Non a caso a intervenire è
Maurizio Sacconi, presidente della
commissione Lavoro del Senato: «Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo ce ne
andremmo dalla commissione e si aprirebbe un bel contenzioso». Più tardi è lo stesso sottosegretario
Bellanova a tentare di chiudere la vicenda: «I dettagli, come noto, saranno specificati più avanti con i
decreti delegati. Davvero non capisco le ragioni del pandemonio che si è creato in queste ore».
Ma lo strappo resta. E dall' opposizione Forza Italia si gode lo spettacolo: «Ncd prima abbocca ­ scrive
Renato Brunetta su Twitter ­ poi si accorge di essere stata presa in giro e reagisce. Un bel vaffa, no?
Forza Maurizio Sacconi». Oltre a quella sull' articolo 18, dal governo arriveranno altre modifiche che
riprendono alcune proposte sempre depositate dal gruppo pd in commissione.
In particolare una sui controlli a distanza, precisando che queste attività potranno riguardare gli
strumenti di lavoro (cellulare o computer) ma non direttamente il dipendente.
Ieri, intanto, è stato approvato un altro emendamento che limita lo stop alla cassa integrazione: non
arriverà più, come stabilito nel testo approvato dal Senato, in caso di semplice cessazione di attività ma
solo in caso di «cessazione definitiva di attività». Gli assegni continueranno ad essere pagati, in
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Corriere della Sera
politica nazionale
sostanza, se c' è la concreta possibilità di una riconversione dell' impianto anche se la produzione è
ferma ormai da tempo. Una volta finito l' esame in commissione, il Jobs act arriverà in Aula entro il 21
novembre, con il voto finale previsto per il 26. La presidente dell' aula di Montecitorio, Laura Boldrini,
sottolinea che si tratta di una «mediazione», visto che il governo aveva chiesto di fissare una scadenza
ancora più vicina. Cambia poco, però: quello che voleva Matteo Renzi era chiudere la partita alla
Camera prima di cominciare a votare sulla legge di Stabilità. Ed è questa la linea che è passata.
L. Sal.
L. Sal.
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Corriere della Sera
politica nazionale
Al Senato.
Italicum, la spinta per il primo traguardo in dicembre
ROMA Parte oggi in commissione al Senato la
«volata finale» della legge elettorale che, nei
piani del presidente del Consiglio e degli
alleati della maggioranza, dovrebbe essere
approvata dall' aula di Palazzo Madama
«entro il dicembre del 2014» e «entro febbraio
del 2015 alla Camera». Quindi l' ordine di
scuderia per il Partito democratico è quello di
correre per evitare che Silvio Berlusconi riesca
nel suo intento: assemblare un solo
«pacchetto», con l' Italicum e l' elezione del
nuovo presidente della Repubblica. Ma sulla
tabella di marcia, il vero nodo politico dell'
Italicum, si intravvedono acque agitate anche
all' interno del Pd.
Roberto Giachetti, ora renziano di ferro ma da
sempre in prima linea sulla legge elettorale,
avverte: «Solo se l' Italicum verrà approvato al
Senato entro dicembre non (ri)farò lo sciopero
della fame». Non è questa la linea di Gianni
Cuperlo, uno dei leader della minoranza: «Se
come dice Renzi, e io gli credo, la legislatura
deve durare fino al 2018, non si capisce
perché l' urgenza sia quella di fare domani
mattina la legge elettorale. A meno che
domani mattina qualcuno non pensi che quella
legge serva per andare a votare» prima.
Federico Gelli, deputato toscano del Pd,
ritiene che queste parole di Cuperlo sulla
legge elettorale siano «sorprendenti». E qui, nella forte dialettica interna al Pd, si innestano le
preoccupazioni del Ncd esternate dall' ex ministro Maurizio Sacconi: «La velocità di Renzi è la nostra
velocità. Il paradosso è che siamo noi a trainare perché il suo partito tira indietro». Dunque si parte oggi
con la relazione della presidente Anna Finocchiaro (Pd) che illustrerà il testo giunto dalla Camera a
marzo e per ora eviterà di dilungarsi sulle modifiche concordate dalla maggioranza: soglia unica di
accesso al 3%, soglia alta per conquistare il premio al 40%, premio di maggioranza al partito e non alla
coalizione, capilista bloccati e preferenze nei collegi che scenderanno da 120 a 100­75. Già oggi, con l'
audizione del ministro dell' Interno Angelino Alfano, potrebbe entrare nel vivo la riflessione su temi caldi
come la soglia del 3% (irrinunciabile per il Ncd, inaccettabile per FI), il numero dei collegi (FI non è
disposta ad andare sotto i 100), i capilista bloccati che creerebbero uno squilibrio tra il primo partito
(240 eletti con le preferenze e 100 bloccati) e gli altri (tutti bloccati).
Seguiranno le audizioni (23 professori), poi il 26 novembre partirà la discussione generale. Ma i punti
che ballano sono molti. Uno, che porterebbe lontano dall' Italicum, lo segnala Corrado Passera,
fondatore di Italia Unica: «L' Italia ha bisogno di un sistema elettorale maggioritario a doppio turno di
coalizione con collegi uninominali».
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Corriere della Sera
politica nazionale
Dino Martirano.
Dino Martirano
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
Squinzi: «Serve un percorso di crescita a cifra
tonda»
Nicoletta Picchio ROMA Puntare sugli
investimenti per crescere. «Siamo alla ricerca
disperata di una crescita vera». E quindi bene
l' atteggiamento tenuto dal presidente del
Consiglio Matteo Renzi al G20 in Australia:
«Mi sembra positivo che dal G20 il nostro
primo ministro abbia ribadito con forza che
bisogna ritrovare la crescita.
Ha insistito moltissimo, ci trova tanto d'
accordo».
Giorgio Squinzi parla a Torino, alla
manifestazione "Premio Imprese X l'
Innovazione", dedicato alla memoria di Andrea
Pininfarina. «Solo la crescita vera, non quella
in centesimi, ridarà lavoro agli italiani. Perdersi
tra i piccoli frammenti di pil, positivi o negativi
che siano, rischia di distoglierci dall' obiettivo
di fondo». E ha aggiunto di non voler più
commentare le variazioni dei decimali:
«Rifletto solo sul modo in cui costruire un
percorso di crescita a cifra tonda».
Bisogna rilanciare gli investimenti e andare
avanti con le riforme. Le vicende di questi
giorni di frane e città allagate per il presidente
di Confindustria sono la riprova che «investire
nelle infrastrutture è un dovere assoluto per il
nostro paese». Non è solo una questione legata alle piogge: «Il problema va molto al di là dei danni
provocati dal maltempo. È la conferma del dissesto idrogeologico a cui aggiungerei quello sismico del
nostro paese». Tanti di noi, ha aggiunto, lo stanno vivendo sulla propria pelle. Lo stesso Squinzi ha
raccontanto di aver passato la nottata tra sabato e domenica a controllare l' acqua che saliva dalle
cantine. «La legge di bilancio, preferisco chiamarla così perché oggi l' idea di stabilità può essere un'
arma a doppio taglio, è ancora timida sugli investimenti». Così come lo è anche sulla parte che riguarda
la ricerca e l' innovazione: «Sarebbe stato fondamentale creare un sistema di sostegno semplice ed
efficace, in grado di accompagnare gli investimenti delle imprese in innovazione, sviluppo sperimentale
e la ricerca più a rischio».
La legge, introducendo il credito di imposta, rappresenta un «positivo» segnale di attenzione al tema,
ma «presenta caratteristiche e una dotazione finanziaria inadeguate. Se venisse introdotto in modo
strutturale per tutti il credito di imposta potrebbe davvero far crescere gli investimenti delle imprese e il
finanziamento delle aziende private al sistema della ricerca pubblica».
Ricerca e innovazione per crescere. E in questa chiave, ha osservato il presidente di Confindustria, è
fondamentale comprendere, studiandone l' esempio, chi e perché ce l' ha fatta. «Chi in questi anni ­ ha
detto Squinzi ­ non solo ha retto la forza d' urto della crisi, ma ha migliorato la propria posizione
competitiva sui mercati». Solo prendendo esempio dalle nostre storie di successo «potremo essere
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
protagonisti, in Europa e nel mondo, come paese».
Uno sforzo necessario, dal momento che «i recenti numeri sull' economia italiana e sulla produzione
industriale dicono come la durissima e lunghissima crisi non sia ancora finita. Ce li aspettavamo, non
per questo siamo meno preoccupati della situazione del nostro paese».
Servono le riforme, in questi giorni si discute alla Camera sul mercato del lavoro: «Sappiamo che ci
sono 400 emendamenti, per adesso c' è lo schema di partenza. Cosa sarà alla fine il Jobs Act non lo so
dire». Comunque, ha aggiunto Squinzi, «il primo ministro aveva fatto delle dichiarazioni molto chiare,
delle promesse. Speriamo che mantenga la parola. Si può giocare sulle sfumature però alla fine l'
impianto di base dovrà essere quello che ci ha promesso.
Ce lo auguriamo».
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NICOLETTA PICCHIO
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
INCHIESTA Le regionali di domenica Tra rimborsopoli e frammentazione politica.
L' Emilia rossa ora teme un' astensione record
Pesano i 41 consiglieri indagati ­ Giovedì arriva il premier.
Mariano Maugeri BOLOGNA. Dal nostro inviato Sono
elezioni sotto traccia, nascoste, quasi clandestine, tutte
incentrate sulle avvelenatissime 160 pagine di verbali
che riportano i dialoghi tra i capigruppo regionali alla
vigilia dell' inchiesta sui rimborsi spese.
Un esercizio di autolesionismo («i rendiconti sono le
nostre mutande»; «il Pd è un partito pieno di idioti»; «i
giornalisti sono servi della gleba», dice in una sorta di
bulimica esternazione l' ex capogruppo del Pd in
consiglio regionale Marco Monari) dal quale è scaturita l'
iscrizione nel registro degli indagati di 41 dei 50 ex
consiglieri regionali con l' accusa di peculato. Un
florilegio, quello di Monari, registrato a sua insaputa dall'
ex capogruppo grillino Andrea De Franceschi. I
politologi fanno coincidere la degenerazione della classe
dirigente con il monopolio della rappresentanza politica
che perdura da oltre sessant' anni. Il Pd ha provato a
modo suo a rinnovarsi, ma anche in Emilia le primarie
hanno tradotto in percentuali i rapporti di forza all'
interno del partito.
I «pesi» dentro il Pd Nella trincea bersaniana, l' ha
s p u n t a t a i l renziano d e l l a s e c o n d a o r a S t e f a n o
Bonaccini, cursus honorum tutto all' interno delle segrete stanze del partito ed ex assessore alla Cultura
del Comune di Campogalliano. Dietro di lui, con il 40% dei consensi, l' ex sindaco di Forlì e ordinario di
Storia contemporanea Roberto Balzani, uno che su due piedi ha chiuso l' aeroporto della sua città, in
passivo cronico, ed è uscito dal patto di sindacato della multiutilities Hera, la vera camera di
compensazione dei poteri forti piddini, proponendo il dimezzamento degli inceneritori. Balzani, in sole
due mosse, ha messo in mora i totem della politica emiliano­romagnola di cui garante è stato l' ex
governatore Vasco Errani. Una battaglia, quella di Balzani, per nulla solitaria.
Rifondare l' istituzione Giovedì scorso i vertici emiliani di Confindustria hanno reso pubbliche 18
paginette di crudo realismo condite da una parola d' ordine: rifondare l' istituzione regionale. Tra le
proposte c' è la riduzione a sette dei 348 sportelli "unici" per le attività produttive; sfrondare le procedure
barocche e le procedure parcellizzate.
Esempio: servono 499 società partecipate da Regione (che ne controlla direttamente 28) e Comuni che
immobilizzano 5,3 miliardi di capitale? Roberto Magarò, segretario regionale dei dirigenti regionali, usa
parole forti: «In Calabria uccidono con la lupara, qui con la delibera». Magarò si riferisce ai 155 dirigenti
regionali in servizio, 63 di loro cooptati attraverso la chiamata diretta dei politici. «Ne basterebbero la
metà» assicura. Dalle dimissioni di Errani del 24 luglio dopo la condanna per falso ideologico, il
consiglio regionale, malgrado abbia poteri attenuati, è regolarmente insediato. Il funzionamento annuale
dell' assemblea costa 34 milioni. Undici dunque i milioni bruciati in quattro mesi nell' attesa delle
elezioni.
Il «postificio» Tutti parlano di sistema incrostato, consociativo, di un "postificio" a uso e consumo dell'
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
apparato di governo. Filippo Cavazzuti, ordinario di Scienza delle finanze e sottosegretario al Tesoro di
Carlo Azeglio Ciampi, fa un' analisi impietosa: «Il partito dominante si è infiltrato dappertutto.
La Regione non è semplicemente il potere, ma il potere supremo». Per questo non ci saranno grandi
colpi di scena domenica prossima, a meno che l' astensionismo non diventi il protagonista della
consultazione. C' è chi paventa un crollo sotto il 50% dei votanti, con una contrazione di oltre 18 punti
sul 2010. La vittoria del Pd è quasi una formalità: centro­destra e M5s sono spaccati. Il gruppo dei
dissidenti espulso da Grillo sostiene il movimento civico regionale guidato dall' ex consigliere comunale
di Budrio Maurizio Mazzanti. La sorpresa potrebbe essere l' altro Matteo, quel Salvini che spalleggiato
dal sindaco di Bondeno Alan Fabbri, codino, orecchino e barba che non sono piaciuti a Silvio
Berlusconi, battono paesi e città mai così livorose nei confronti della politica.
Giovedì a rianimare in extremis una campagna elettorale solo mediatica ci penserà Matteo Renzi,
convocato al Paladozza da un sempre più ombroso Bonaccini. Ad applaudirlo ci sarà la sorella
maggiore Benedetta, da maggio alla sua prima esperienza politica come assessore al welfare del
Comune di Castenaso, alle porte di Bologna. Il consiglio di Renzi alla sorella nel giorno del debutto in
politica? «Stai attenta». Domenica sera, a urne capovolte, a stare attenti dovranno essere almeno in tre:
il premier, Benedetta e l' aspirante governatore.
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MARIANO MAUGERI
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
Riforme. Obiettivo Pd: in Aula al Senato entro il 10 dicembre ­ Cuperlo: perché questa fretta?
Nuova legge elettorale, Fi­Pd divisi sui tempi
Berlusconi rallenta: prima l' accordo sul Quirinale.
Barbara Fiammeri ROMA L' obiettivo è la
prima settimana di dicembre. Per quella data
Anna Finocchiaro vuole licenziare il nuovo
Italicum in commissione Affari costituzionali e
inviarlo all' assemblea di Palazzo Madama.
Calendario alla mano, l' ipotesi della
presidente della prima commissione del
Senato nonché unica relatrice della riforma
elettorale,è tecnicamente percorribile. Anche
perché in commissione la maggioranza può
contare su 15 voti contro 13.
Più forti delle possibilità tecniche sono però le
ragioni politiche. C' è infatti chi ritiene che i
«tempi» della riforma elettorale decideranno
anche quelli della legislatura. L' impegno
assunto da Matteo Renzi, di voler tornare alle
urne non prima del 2018, non ha convinto
Silvio Berlusconi che anche per questo si è
guardato bene dal dare immediatamente il via
libera alle richieste del premier su premio di
lista e soglie di sbarramento.
Il Cavaliere continua a sospettare che Renzi
voglia presentarsi a maggio davanti agli
elettori e per ostacolare questo progetto ha
bisogno che la riforma elettorale proceda
lentamente. Anche perché vuole prima
verificare la tenuta del Patto (non più del Nazareno ma di Palazzo Chigi) su un altro capitolo assai
sensibile: la successione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Se Renzi avesse già intascato il via libera
del Senato all' Italicum, Berlusconi avrebbe assai meno potere contrattuale per «condividere» la scelta
del garante dell' unità nazionale. Del resto non è il solo a pensarla così. Gianni Cuperlo, leader della
sinistra Pd, ieri è tornato all' attacco del suo segretario: «Se come dice Renzi, e io gli credo, la
legislatura deve durare fino al 2018, non si capisce perché l' urgenza sia quella di fare domattina la
legge elettorale».
Sospetti trasversali, rafforzati dagli ultimi sondaggi, che danno il Pd e lo stesso Renzi in calo di
consensi. «Se come appare ormai chiaro il 2015 si aprirà come si sta chiudendo il 2014, Renzi per non
morire ha solo la strada del voto», spiegava ieri sera un senatore assai vicino al Cavaliere. Anche per
questo il leader di Fi ha cominciato la manovra di riavvicinamento al Ncd di Angelino Alfano che oggi,
nella sua veste di ministro dell' Interno, sarà audito in commissione Affari costituzionali. Alfano non
ignora il tentativo di Berlusconi, ma resta guardingo. Anche perché non è chiaro quale sia il progetto
politico per la cosiddetta ricostruzione del centrodestra che ­ avverte Gaetano Quagliariello ­ non può
avvenire «secondo le regole di ieri». Insomma non è più tempo di predellini, di atti d' imperio. Lo ripete
anche Giorgia Meloni per Fdi ma lo sanno anche dentro Fi, tant' è che Osvaldo Napoli sottolinea che per
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Il Sole 24 Ore
politica nazionale
riunire il centrodestra quel che serve è anzitutto «una strategia coerente». Non sarà facile però. Tra
pochi giorni Berlusconi si troverà a fare i conti con la disfatta in Emilia, dove Fi rischia di essere
«doppiata» dal suo alleato, la Lega di Salvini, che ha imposto e ottenuto di far rimanere fuori il Ncd. Una
scelta che è stata ripetuta anche in Calabria e stavolta a deciderlo è stato proprio Berlusconi, che anche
in questo caso rischia di pagare un prezzo alto. La riunificazione del centrodestra è quindi tutt' altro che
semplice. E non a caso al momento Ncd non si sogna minimamente di rompere l' accordo sancito con
Renzi sulla legge elettorale.
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BARBARA FIAMMERI
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Italia Oggi
politica nazionale
Il punto.
Il pil italiano non cresce più: Renzi rischia la
rottamazione
Si allarga il gap che separa il pil dell' Italia dall'
Eurozona. Nel terzo trimestre dell' anno solo l'
economia italiana è rimasta in recessione,
registrando il tredicesimo trimestre
consecutivo di decrescita della ricchezza
nazionale. È il risultato di tante politiche
economiche sbagliate, sicuramente, ma anche
della difficoltà culturale del Belpaese di
comprendere come funziona il mondo globale
e di riformarsi per competervi.
Tanti errori in serie che per di più segnalano ai
mercati la scarsa qualità del capitale umano
italiano. Il governo guidato da Mario Monti, ad
esempio, aveva previsto per il 2012 una
crescita del pil dello 0,3%, mentre a
consuntivo c' è stato un calo del 2,4%. È come
se un' impresa dicesse agli investitori che il
suo fatturato crescerà nel nuovo esercizio per
poi comunicare, al momento di approvare il
bilancio, un calo a doppia cifra delle vendite.
Per i mercati questi manager non sarebbero
più credibili e l' impresa fortemente
attenzionata.
Il 31 luglio del 2012 lo stesso Mario Monti,
allora premier, già vedeva la luce in fondo al
tunnel della crisi, un concetto che ripeteva a
inizio gennaio 2013. La luce, come tutti sanno,
non si è ancora vista, tanto che il 2014
chiuderà con un nuovo calo del pil dello 0,4%.
Il quarto anno consecutivo di contrazione della ricchezza nazionale.
Il 14 ottobre del 2013 è Enrico Letta, successore di Monti a Palazzo Chigi, a vedere nitida la luce in
fondo al tunnel della crisi. Proprio in quelle settimane il suo governo aveva varato la legge di Stabilità e
previsto un pil in rialzo dell' 1,1% per l' anno in corso e addirittura del 2% nel 2015, previsione che su
questo giornale ci permettevo di definire una favoLetta («Una favoLetta: il pil all' 1,1% nel 2014 senza
fare le riforme» del 31/12/2013). Altro intervento di politica economica che ha contribuito a screditare il
brand Italia sul mercato degli investitori.
Dopo tanti avvistamenti, completamenti errati, di luce in fondo al tunnel della crisi per Matteo Renzi la
strada è tutt' altro che facile. Gli altri Pigs possono contare, non soltanto sul vantaggio che il loro pil ha
ripreso a crescere, dell' 1,5% in Spagna o dell' 1% in Portogallo, ma anche su una comprovata capacità
dei governi di centrare gli obiettivi annunciati adottando le opportune riforme. Rassicurare i mercati che
chi è al volante non dà numeri al Lotto sul pil vale, in tempi di globalizzazione, molto più di quanto non si
pensi solitamente. Per questa ragione il +0,6% di crescita del pil messo nero su bianco dal premier con
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Italia Oggi
politica nazionale
l' ultima legge di Stabilità è la linea Maginot dell' economia italiana. Se anche il 2015 dovesse chiudersi
con un segno meno o con zero crescita, allora nessuna via di fuga esisterà più per evitare un nuovo
downgrade del rating e la Troika a Roma.
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EDOARDO NARDUZZI
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Italia Oggi
politica nazionale
la nota politica.
Renzi deve cedere se vuole procedere
Quanto dovrà cedere?
Fino a che punto Matteo Renzi e i suoi ministri
delegati si adatteranno alle richieste delle
minoranze interne (che poi riprendono, sia
pure parzialmente, le proteste sindacali) in
tema di lavoro? Il compromesso sembra
accontentare anche il Ncd. È probabile che, a
un certo momento, il governo tiri fuori la
posizione della fiducia: non sarebbe inattesa,
perché semmai inattesa è stata la
(momentanea) messa in naftalina del voto
fiduciario.
I compromessi che aspettano il presidente del
Consiglio riguardano anche altro. Diciamo che,
di qui alla fine dell' anno, toccheranno senza
dubbio la stabilità: sarà esemplare, come
sempre, il raffronto fra disegno di legge e testo
definitivo. Anche in questo caso è verosimile
che venga usata la fiducia. Nulla di nuovo: le
leggi di Stabilità e, prima, le Finanziarie hanno
sempre offerto un deteriore spettacolo di un
pugno di articoli con centinaia di commi.
Si vedrà poi quali ritocchi Montecitorio
apporterà alla riforma costituzionale di palazzo
Madama: sarà, in ogni caso, un passaggio in
più, che rallenterà il già faticoso percorso della
revisione della Carta. Molte incognite, infine,
riguardano la legge elettorale: qui le modifiche
al testo uscito (a marzo!) dalla Camera saranno presentate in primis dallo stesso Pd, e poi arriveranno
da maggioranza, minoranza e singoli.
Il velocismo praticato verbalmente da R. confligge con la lentezza e, soprattutto, le contrarietà delle
camere. Per tenere, se non il convulso ritmo predicato, almeno un incedere dignitoso, il presidente del
consiglio dovrà concedere e, quasi certamente, pure cedere. Poi, venderà le leggi come se fossero in
toto quelle da lui volute: invece, deriveranno da rinunce e aggiustamenti.
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MARCO BERTONCINI
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Pagina 8
Italia Oggi
politica nazionale
Domenica prossima. Il centrodestra ha presentato un leghista che i moderati non votano.
Pd Emilia, vincerà stancamente
L' incubo è che, questa volta, la gente non vada a votare.
Il Pd cerca volontari. Non, come al solito, per
cucinare alla festa dell' Unità ma per
convincere gli elettori ad andare a votare:
debbono telefonare, incontrare, bussare alle
porte. Domenica si vota in Emilia­Romagna,
un tempo roccaforte comunista poi saldamente
pidiessina con qualche eccezione, come
Parma. Ma il rosso è, in parte, evaporato.
Colpa dell' incapacità del Pd di proporre
candidati di peso, se in Piemonte è arrivato
Sergio Chiamparino qui le primarie hanno
proposto un ex­repubblicano di buone
speranze contro un ex­assessore comunale
conosciuto solo dalla nomenclatura. Risultato:
una campagna elettorale fiacca, senza
entusiasmo, rassegnata. Ci si aspettano
schiere di non votanti. Per questo i volontari
(residui) sono stati mobilitati.
Se meno della metà degli emiliano­romagnoli
andrà ai seggi il pronosticato, futuro
presidente, Stefano Bonaccini, sarà un' anatra
zoppa. Sì perché il Pd più che contro gli
avversari deve giocare contro la disaffezione
della propria base elettorale. Se il centrodestra
avesse messo in pista un candidato credibile
poteva provare a giocare la partita. Ma ha
scelto un leghista e per di più è arrivato Matteo
Salvini a fare casino sui rom, attizzando lo
scontro coi centri sociali. Il contrario di quanto chiedevano i moderati, tanto che anche sul fronte del
centrodestra molti forzisti se ne staranno a casa pur di non votare Lega.
Quindi Bonaccini è solo al comando ma sta pedalando in mezzo a un deserto, non ha avversari temibili
ma non ha neppure il consenso popolare dei suoi, lo zoccolo duro si sta sciogliendo. I volontari ce la
metteranno tutta per portare i pidiessini al voto ma l' impresa sembra assai ardua. Dice Bonaccini:
«Abbiamo 15 mila volontari ai banchetti, facciamo tutto ciò che è umanamente possibile». S' è anche
recato in pellegrinaggio a Roma, convincendo il recalcitrante Renzi a venire in soccorso: giovedì sarà a
Bologna per la pre­chiusura , della campagna elettorale: basterà a evitare il tracollo?
Nel 2005 votò il 77% adesso ci vogliono i volontari per provare a convincere il battaglione dei refrattari e
cercare di mettere l' asticella sopra il 50%. Tutto questo mentre in Emilia il Pd ha 75mila iscritti ma a
votare alle primarie regionali sono andati solo in 58mila mentre per la sfida Renzi­Cuperlo­Civati
avevano votato in 400mila.
Numeri che fanno pensare.
Come non bastasse, è arrivato lo tsunami delle spese pazze che ha letteralmente asfaltato il gruppo
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Pagina 8
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Italia Oggi
politica nazionale
regionale Pd (così come gli altri partiti) e soprattutto stranìto la base dei fedelissimi: mentre il partito
diceva che bisognava stringere la cinghia perché la crisi è per tutti il capogruppo regionale firmava per
il rimborso (coi soldi pubblici) scontrini fiscali per pranzi in alcuni tra i ristoranti più cari d' Italia, dalle
Calandre (dove il menù a miglior prezzo costa 230 euro) alla Madonnina del Pescatore (335 euro) al
Riccioli (344 euro). E che rimborso si autochiede e autoapprova per un week end a Venezia? 1.100
euro. Per non parlare del sex toy acquistato in un sexy shop con tanto di ricevuta fiscale (83 euro)
presentata al rimborso da una consigliera Pd ma acquistato da un suo collaboratore.
Uno scandalo duro da digerire per chi sta alla macchina automatica otto ore al giorno per mille euro al
mese. Perché dovrebbe andare a votare e ridare fiducia a un gruppo dirigente che ha dovuto aspettare
la Corte dei conti per stupirsi, o meglio far finta di stupirsi?
Possibile che Vasco Errani, che pur era il presidente della giunta regionale, forte di una maggioranza
schiacciante, padre­padrone della Regione, non si sia mai chiesto dove finivano tutti quei soldi elargiti ai
gruppi? E che nessun assessore si sia sentito in dovere di alzare la mano e chiedere spiegazioni? E
men che meno Bonaccini, il candidato di oggi che è stato per 5 anni segretario regionale: non gli è mai
venuto il dubbio che i suoi amministratori strafacessero?
Appare quindi pertinente una dichiarazione del procuratore di Bologna, Valter Giovannini: «Mi chiedo se
ci voleva un' inchiesta della Procura, lunga, faticosa, complessa, per capire come, al di là dei reati che
possono essere eventualmente stati commessi, ci fosse un utilizzo non oculato del denaro pubblico». Sì
perché dalle casse della Regione sono usciti, in due anni, quasi 3 milioni di euro verso i gruppi, con
Errani a piangere miseria ogni volta che da Roma arrivava una sforbiciata al suo bilancio. Invece che
minacciare di tagliare la sanità perché non ha incominciato a guardare dentro il bengodi dei gruppi,
uffici poco distanti dal suo?
Adesso si cambia governatore, cambierà anche la Regione? Il politologo Carlo Galli, parlamentare Pd,
osserva: «Bonaccini potrà dire «io sono onesto e privo di sospetti» e noi tutti ce ne rallegriamo, ma
questo avrà solamente un valore personale di stima e rispetto, tuttavia non potrà certo avere un valore
politico, perché il Pd è coinvolto in pieno. L' effetto di tutto ciò è la chiusura di credibilità da parte di una
fetta dell' elettorato».
C' è chi preferisce tentare di rimuovere la discrasia che s' è formata tra vertice e base e che fa tremare i
supporter del candidato governatore. Uno di questi è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, convertitosi
al renzismo. Il capogruppo regionale Pd (registrato a sua insaputa dal capogruppo 5stelle) definisce
troia Milena Gabanelli per le sue inchieste sulle spese delle Regioni, inveisce contro i giornalisti
apostrofati servi della gleba, sostiene che il Pd è pieno di idioti perché si fanno beccare? «Capita di
usare un linguaggio diverso in conversazioni private», commenta serafico Merola, con indosso la fascia
tricolore.
Il bello è che il capogruppo grillino (espulso dal M5S nelle scorse settimane) che ha registrato di
nascosto a sua volta ha chiesto rimborsi strani come quello (50 euro) per l' acquisto di un pollo: «l' ho
sezionato», ha risposto alla contestazione, «per vedere se conteneva diossina e quindi valutare il grado
di inquinamento».
I gruppi regionali funzionavano da bancomat, tutti facevano finta di non accorgersene e i cittadini
pagavano. A tutti i consiglieri regionali pidiessini era stata consegnata una carta di credito personale
con un limite di 1600 (!) euro al mese.
Ha un bel da girare per le piazze col suo camper, Stefano Bonaccini, assicurando: «Azzererò rimborsi e
auto blu». Gli corrono dietro col forcone. Ieri è andato all' agenzia AdnKronos e ha dettato un appello:
«votate per chi volete ma votate». La paura fa 90. Il 23 novembre è alle porte e sarà un test importante
perché potrebbe essere il secondo schiaffo ravvicinato per Matteo Renzi dopo l' ultimo sondaggio che
per la prima volta vede scendere (del 4%) la fiducia nel governo.
GIORGIO PONZIANO
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Italia Oggi
politica nazionale
Per il G20 di Brisbane vanno aggiunti due punti percentuali al pil mondiale entro il 2018.
Bisogna ridar fiato all' economia
Ma i governi (Germania in testa) fanno ciò che vogliono.
Il G20 di Brisbane si è concluso con molte
parole inanellate in un lungo comunicato e in
ben 12 documenti annessi che spaziano alla
finanza all' energia.
Il fumo è tanto, ma l' arrosto è nelle sei righe
del primo punto che opera un cambiamento di
approccio alla crisi: il problema numero uno è
la caduta della domanda. Finalmente i potenti
del mondo riconoscono la nuda realtà. La
politica dell' offerta (quindi le riforme
strutturali) è importante per migliorare la
crescita potenziale, ma, nel breve termine,
bisogna aumentare consumi e investimenti
(viene mobilitata la Banca Mondiale e si dà il
via a una poliennale Global Infrastructure
Initiative). L' obiettivo questa volta è anche
quantificato: aggiungere due punti percentuali
al pil mondiale entro il 2018.
La linea tedesca, che punta tutto sull' offerta, è
minoritaria; ciò vuol dire che l' austerità rientra
nel cassetto?
Quando dai princìpi si scende alle scelte
concrete, i venti leader si perdono in
definizioni generiche quanto involute. Tutti si
dicono impegnati a creare le condizioni per un
nuovo sviluppo, c' è da giurare che ciascuno
farà di testa propria. Berlino, dunque, può
tirare un sospiro di sollievo, nessuno la potrà
costringere; il G20 non è il governo mondiale. Ciò vale per la macroeconomia come per tutto il resto, dal
sistema finanziario alle emergenze sanitarie (vedi Ebola) fino all' energia. Il G20 vi dedica molto spazio
nel comunicato finale e ben due documenti annessi, delineando una cornice di cooperazione. E tuttavia
il meeting australiano ha avuto un convitato di bronzo, un certo Vladimir Putin che usa l' energia come
strumento di ricatto. Le prime sanzioni, sia pur blande, hanno scosso il rublo, il crollo dei prezzi del
petrolio mette in discussione gli equilibri finanziari ed economici (la Russia ha bisogno di un prezzo
attorno ai 100 dollari al barile per far quadrare i conti), e il nuovo zar evoca un «collasso catastrofico»,
dice che il suo paese si sta preparando per questo. Il sottinteso è chiaro: è pronta l' Europa? È pronto l'
Occidente?
Barack Obama dice che la politica putiniana è una minaccia alla sicurezza del mondo intero. Parole forti
alle quali seguono gesti deboli, debolissimi.
Il presidente russo ha sfoggiato la sua abituale arroganza minacciando di andarsene. Forse qualcuno
gli ha detto: si accomodi se ne ha il coraggio? No, deve prevalere il dialogo. Tanto che Matteo Renzi gli
ha rinnovato l' invito a Expo 2015. I giornali scrivono che Putin è isolato. Può darsi, intanto sta lì, piantato
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politica nazionale
come il saraceno Rodomonte in mezzo ai ciarlieri paladini cristiani. Sarà Federica Mogherini a
impugnare la lancia magica di Bradamante? È evidente a tutti che se Mosca non cambia politica, non c'
è cooperazione energetica possibile e la crisi dei prezzi petroliferi (generata sia dalla stagnazione sia
dalla rivoluzione tecnologica americana) è destinata ad aggravarsi. Ma non c' è nemmeno la possibilità
di trovare una linea comune in termini di sicurezza globale. E proprio gli «squilibri geopolitici» come
vengono definiti in gergo diplomatico, sono ormai la fonte principale di questa nuova puntata della
Grande Transizione.
L' Unione europea appare come il vaso di coccio: troppo dipendente dal gas russo e sotto ricatto, senza
una politica energetica comune e senza una politica estera (che a quella energetica nella situazione
attuale è strettamente legata). La strategia di buon vicinato perseguita negli anni scorsi con pavloviana
ostinazione è morta e sepolta.
Bisognerà crearne una nuova, come suggerisce un recente documento di lavoro della sezione europea
del Carnegie Endowment for International Peace. È un compito che ricade sulle giovani e ancor gracili
spalle della Mogherini. L' ex titolare della Farnesina sta già cambiando molto rispetto a certe sue
originarie posizioni, ma non risulta che abbia preparato questa svolta. Tanto meno è pronta la
commissione Juncker.
Per l' Italia, poi, c' è un difficoltà in più: alcune scelte potranno entrare in contrasto con l' approccio
tradizionale della diplomazia al quale si tiene strettamente legato il presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano. Vedremo come si orienterà il nuovo ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Senza contare
che le improvvisate di Renzi possono a loro volta spiazzare tutti. Questo governo non ha ancora
mostrato di avere una politica estera. Il vuoto della Ue e la debolezza degli Stati Uniti non lo aiutano.
STEFANO CINGOLANI
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emendamento annunciato dal sottosegretario bellanova.
Jobs act, più spazio al reintegro
Reintegro del posto di lavoro laddove il
licenziamento disciplinare verrà dichiarato (da
un giudice) «nullo, o inesistente», nonché per
quello «discriminatorio». E, negli altri casi, sì a
un «indennizzo crescente con l' anzianità»,
come avviene per l' interruzione del rapporto
col dipendente per motivi economici. È il
perimetro tracciato nell' emendamento del
governo al «Jobs Act» (disegno di legge
delega sul lavoro 1428), annunciato ieri dal
sottosegretario al welfare Teresa Bellanova
per limare il testo, in vista di un veloce
approdo in Aula, a Montecitorio, la prossima
settimana; l' XI commissione, pertanto,
prosegue anche oggi nell' esame delle
proposte di modifica, che ha impegnato i
membri dell' organismo perfino nel pomeriggio
di domenica. Le correzioni dell' esecutivo sull'
art. 18 dello Statuto dei lavoratori (che,
appunto, stabilisce l' obbligo di ricollocare al
suo posto l' occupato per licenziamento
illegittimo nelle aziende con oltre 15 addetti,
laddove l' atto è ritenuto valido esclusivamente
per «giusta causa»), però, scatenano l' ira del
Ncd, che per bocca di Maurizio Sacconi fa
sapere che l' iniziativa, ispirata dai rilievi mossi
da una fetta del Pd, «non corrisponde a quanto
concordato» (nella maggioranza, e varato a
palazzo Madama, ndr), pertanto «se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo, ce ne
andremmo dalla commissione, e si aprirebbe un bel contenzioso» interno alle forze che sostengono la
squadra di Matteo Renzi.
Bellanova, però, respinge al mittente le critiche («non facciamo il gioco delle tre carte, siamo persone
serie», si sfoga in Parlamento), e chiarisce che, in realtà, l' emendamento pronto a calare sulla delega
altro non è che «una riformulazione» senza novità nel merito, rispetto alle posizioni già espresse: sarà
reintegrato il dipendente che subisce un licenziamento discriminatorio, riavrà il posto, poi, chi ne
incassa uno disciplinare per un motivo dichiarato da un giudice «nullo, o inesistente» (spetterà ai decreti
delegati, si apprende, «normare le tipologie»), arriverà, infine, «un' indennità crescente in base all'
anzianità» per la fine dei rapporti lavorativi per cause economiche. Nel frattempo, passa una modifica
secondo cui la cassa integrazione potrà esser erogata anche dopo la cessazione definitiva dell' attività
d' impresa, nel caso in cui vi siano «concrete possibilità di continuità aziendale». E scatta una tutela per
i collaboratori: l' indennità di disoccupazione resta «fino al superamento» della tipologia contrattuale,
nell' ottica di ridurre i modelli di inquadramento atipici.
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SIMONA D' ALESSIO
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Pagina 36
Italia Oggi
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L' auspicio del segretario generale della Fismic per uscire dalla crisi.
Una scossa per il lavoro
Jobs Act impantanato per ragioni politiche.
Mentre la congiuntura economica nazionale e
internazionale continua a dare segnali
sostanzialmente negativi o, nel migliore dei
casi, nulli, il mondo del lavoro del nostro paese
è percorso da forti tensioni sociali provocate
da una crisi produttiva e industriale
praticamente senza precedenti.
I problemi del settore siderurgico, in primis,
rappresentano il paradigma di una situazione
che sembra non offrire immediate soluzioni.
Questo è uno dei motivi per cui è
assolutamente necessario non lasciare spazio
a scelte impulsive o demagogiche, ma occorre
fornire opportunità a imprese e lavoratori per
poter migliorare l' attuale stato di cose.
Uno di questi strumenti può essere
sicuramente rappresentato dalla riforma del
lavoro che avrebbe dovuto essere già
definitivamente approvata e che invece è
ancora appesa al filo dell' esame della
camera. I tempi ora si sono ulteriormente
ristretti, anche perché l' esame da parte di
Montecitorio alla legge di stabilità è previsto
per lunedì prossimo. Il premier Matteo Renzi
intende rendere operativo il cosiddetto «Jobs
Act» dal 1° gennaio per consentire alle
imprese di utilizzare la decontribuzione, che è
prevista nella stessa legge di stabilità, e che
dovrebbe servire a procedere a nuove assunzioni nel corso del 2015 con la tipologia di contratto a
tempo indeterminato a tutele crescenti.
L' obiettivo è chiaro: imprimere una svolta a un mercato del lavoro depresso, fermo nelle assunzioni ma
purtroppo molto dinamico per quanto riguarda licenziamenti e mobilità.
I problemi però sono esclusivamente politici e non tecnico­economici.
Basti pensare che il solo Movimento Cinque Stelle ha presentato circa 300 emendamenti al testo,
Sinistra e libertà quasi 200 e altri li hanno presentati Lega, Forza Italia e alcuni componenti del Partito
democratico. Dunque, un «fuoco di sbarramento» di quasi tutti i gruppi parlamentari.
Va tuttavia precisato che la maggioranza, a parte alcuni rappresentanti del Pd, è sostanzialmente
compatta nel sostenere il testo così come è passato in Senato. Lo snodo fondamentale rimane sempre,
come è stato al Senato, la modifica dell' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che trova nel presidente
della Commissione Lavoro alla Camera ed ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, il più tenace
oppositore e questo per «assicurare», recita un ordine del giorno votato dalla direzione del Pd, «la
garanzia di reintegro nei casi di licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura
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disciplinare». Ma su questo punto il governo pare deciso ad accogliere le istanze della minoranza del
Pd.
A fare da controcanto a queste opposizioni giunge la Cgil che, dopo aver guidato insieme con la Cisl e
la Uil lo sciopero e la manifestazione dei dipendenti del pubblico impiego per il rinnovo del contratto, ha
proclamato uno sciopero generale il 5 dicembre proprio contro la legge di stabilità e il Jobs Act. Una
decisione, questa dello sciopero, che non ha mancato di provocare polemiche anche perché l'
astensione dal lavoro si va ad agganciare al ponte festivo dell' Immacolata. Una decisione che non
poteva non suscitare commenti ironici sui social network. Una scelta, soprattutto quella della data, che l'
entourage del presidente del consiglio Renzi non ha certamente gradito. In questa fase finale dell' anno,
peraltro, allo sciopero generale si affianca una serie di scioperi di categorie per rinnovi contrattuali tra
ferrovieri, autotrasportatori, edili, alimentaristi. E il fatto che novembre e inizi di dicembre siano tra i
periodi più caldi per quanto riguarda le agitazioni sindacali non è certamente una novità per il nostro
Paese.
Le tensioni sociali, a parte le prese di posizioni di forze politiche e alcuni sindacati contro il Jobs Act, si
riferiscono però a situazioni critiche in determinati settori e in questo momento soprattutto quello
siderurgico. E quando si parla di tensioni sociali, non ci si riferisce alle manifestazioni e agli scioperi di
carattere ideologico, ma a quelle agitazioni spontanee che nascono sul momento, dettate dal timore
della perdita del posto di lavoro o dalla sensazione che non ci sia una via d' uscita da una situazione
disperata. E dunque la crisi della siderurgia investe poli importanti a livello internazionale come Taranto,
Piombino e, soprattutto, Terni che nelle settimane scorse ha visto proteste eclatanti e appunto
spontanee da parte degli operai dell' Ast­Thyssenkrupp. Lo stesso Segretario Generale della Fismic­
Confsal, Roberto Di Maulo, è più volte intervenuto sollecitando il governo a svolgere un ruolo centrale
nella vertenza. «Abbiamo fin dall' inizio valutato in maniera negativa», ha sostenuto nei giorni scorsi Di
Maulo, «il piano industriale che la Thyssenkrupp ha presentato perché contiene elementi insufficienti per
garantire livelli occupazionali e di sviluppo industriale che riteniamo strategici per Terni, per l' Umbria e
per l' intero Paese». «L' azienda», ha spiegato il segretario generale della Fismic, «deve apportare
sostanziali modifiche al suo piano industriale».
Va considerato, in questo contesto, che probabilmente la situazione sarebbe oggi stata un po' diversa
se non fosse arrivato il veto dell' antitrust europeo che ha bloccato la vendita dell' Ast all' azienda
finlandese Outokumpu.
Ma su questo punto sembra proprio che Bruxelles non intenda tornare indietro.
E proprio Bruxelles, intesa come Eurozona, rappresenta anche uno dei problemi fondamentali a livello
mondiale. Il recente G20 tenuto in Australia non ha fatto altro che confermare che la crisi è
sostanzialmente globale: basti pensare che le stime di crescita sono state tagliate al 3,3% nel 2014 e al
3,8% nel 2015. In questo quadro internazionale i punti nevralgici sono principalmente due: l' Eurozona e
il Giappone. Ma l' Eurozona al suo interno contiene situazioni a volte fra di loro opposte. Secondo l'
Eurostat, la produzione industriale nell' area euro è salita solo dello 0,6 per cento sia su base mensile
che su base annuale.
Sempre secondo l' istituto di statistica europeo nei prossimi mesi assisteremo a un ulteriore, seppur
lieve, rallentamento. È chiaro che in un quadro così incerto e, tutto sommato, negativo assume una certa
valenza il confronto in atto tra i vari governi europei sulla cosiddetta «ricetta» per la crescita. La presa di
posizione del governo francese che ha di fatto dichiarato di non voler rispettare il tetto del 3 per cento
sul superamento del rapporto debito/Pil e quella del governo Renzi che invece intende rispettare questo
parametro, ma contemporaneamente procedere al reperimento di risorse, hanno suscitato forti
polemiche. È probabilmente la prima volta che un governo del nostro Paese da «esecutore» di norme
dettate da Bruxelles si trasforma in «propositore» di strategie politico­economiche scomponendo gli
equilibri all' interno dell' Unione. Del resto sotto l' assedio di nuove polemiche è anche il Presidente
della Banca Centrale europea, Mario Draghi, che sta intervenendo in maniera decisa sul fronte
monetario.
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politica nazionale
Alcune banche centrali non vedono infatti di buon occhio la strategia di Draghi che mira a un sostanziale
indebolimento dell' euro per il rilancio delle economie più votate all' export, fra cui il nostro Paese.
Certamente non è sufficiente un euro a 1,25 circa sul dollaro, tuttavia un' ulteriore discesa a 1,20 però
accompagnata da contemporanei provvedimenti di natura politica a livello di Unione Europea (che al
momento non sono prevedibili) potrebbe invertire la rotta di questa lunga e, sembra, interminabile crisi.
VINCENZO BACARANI
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Italia Oggi
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Buonascuola, chiusa la consultazione con 200mila giudizi. Ora si passa ai provvedimenti.
Merito e scatti, si apre la partita
L' anzianità non tutta da eliminare. Intanto, sciopero.
Chiusa la consultazione on line sabato scorso,
la Buona scuola ora dovrà essere tradotta in
provvedimenti. Un mese di tempo e poco più,
per elaborare i giudizi emersi dal confronto,
circa 200mila, decidere in che misura tenerne
conto e poi passare alla fase 3, quella
operativa. A gennaio, il primo atto atteso, il
decreto legge con le misure per le 150 mila
immissioni in ruolo.
Ma le «grane» da risolvere nel frattempo non
mancano. A partire dal merito dei docenti, al
centro del progetto del governo, e su cui si
sono riversate copiose le critiche della
categoria.
I l premier, Matteo Renzi, nel corso di una
puntata di Porta a Porta, si è detto disponibile
a dei cambiamenti: «Non è una proposta
chiusa la nostra, possiamo parlarne». Pur
ribadendo che guai ad illudersi che tutto
rimanga così com' è: i docenti dovranno
essere valutati e i più bravi pagati di più.
L' ipotesi che circola a viale Trastevere è che l'
anzianità di servizio, nell' attuale proposta
della Buonascuola inutile ai fini della
progressione economica, possa in qualche
misura essere reintrodotta. E che possa anche
essere rivista quella percentuale del 66% dei
docenti che ogni tre anni può accedere agli
scatti di merito, contro il 34% che resterebbe nella lista dei cattivi e senza un soldo di aumento. Al
momento sempre e solo ipotesi, che richiedono un passaggio politico ancora tutto da tenersi con la
presidenza del consiglio dei ministri e finanziario con il ministero dell' economia. Già, perché gli aumenti
per gli scatti di merito previsti dalla Buonascuola sono finanziati dalle risorse oggi utilizzate per gli scatti
di anzianità.
Insomma, la coperta è sempre la stessa.
La retribuzione degli insegnanti si inserisce nella più ampia vertenza tra governo e sindacati sul rinnovo
dei contratti della scuola e del pubblico impiego. Una vertenza che ha visto chiudersi con un nulla di
fatto l' incontro di ieri a Palazzo Chigi: fondi per i contratti nella Stabilità non ci sono. E su cui si sta
consumando anche la frattura nel mondo confederale, con la Cgil che su Jobs act e stabilità ha
proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre (aderiscono anche l' univiersità e la scuola della Flc­
Cgil), e Cisl e Uil che invece hanno detto no.
Pronti però ad andare allo sciopero delle sole categorie di scuola e pubblico (la Cisl ha già proclamato
lo stato di agitazione) e su richieste ben precise, come il rinnovo del contratto. Quali saranno gli esiti
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18 novembre 2014
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politica nazionale
delle diverse mobilitazioni sull' azione del governo lo si vedrà nelle prossime settimane. Quando le
scelte dovranno essere messe nero su bianco.
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ALESSANDRA RICCIARDI
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18 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Emergenza maltempo.
Pochi cantieri, costi alle stelle
Il titolo V ha esasperato i conflitti di programmazione e ha ampliato i poteri di veto delle
autonomie.
Alessandro Arona ROMA La competenza concorrente
delle Regioni in materia di infrastrutture e territorio, in
seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione nel
2001, ha prodotto la lievitazione della lista delle "grandi
opere" strategiche, il diffuso aumento di costo dei singoli
progetti, il blocco di una serie di specifici progetti, una
babele di regole in materia urbanistico­edilizia.
In materia di grandi opere l' effetto più evidente degli
ultimi dieci anni è nella lista della legge obiettivo. Nel
2001 erano 120 opere prioritarie nazionali, per un valore
di 125 miliardi di euro, ma negli anni l' elenco è via via
salito fino a 403 opere per 375 miliardi di euro di costo.
Le Regioni hanno imposto ai vari governi di inserire via
via nuovi interventi, e il programma della legge obiettivo
è finito per diventare di fatto inutile: troppe priorità,
nessuna priorità. Una china certo non sufficientemente
contrastata dai vari governi, e che ha prodotto oggi di
fatto la mancanza di un vero piano di priorità, con
decisioni che si prendono caso per caso al Cipe e nelle
varie leggi di finanziamento.
Ma la legge obiettivo ha prodotto un altro effetto. Le
Regioni, in forza del Titolo V, hanno di fatto un elevato
potere nel far inserire nelle delibere Cipe modifiche di tracciato, prescrizioni, opere compensative. Non
esistono studi che quantifichino il fenomeno, ma prendiamo ad esempio il caso della tratta ad alta
capacità ferroviaria Verona­Padova: il progetto Rfi del 2003 è stato contestato dal Comune di Vicenza e
dalla Regione Veneto, che hanno poi imposto un diverso tracciato, con attraversamento in sotterranea e
costo aumentato da 2.630 a 4.483 milioni di euro.
Altro caso l' autostrada Tirrenica: nel 2002­2004 la Toscana bloccò il tracciato costiero proposto dall'
allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi.
Quel progetto si rivelò comunque, nel tempo, di difficile realizzabilità, e da allora i vari governi e la
Regione hanno sempre scelto la condivisione dei progetti, seppure spesso con una dialettica "ruvida".
Oggi l' opera è bloccata perché il piano economico­finanziario, con la crisi, non regge più.
L' autostrada Valdastico Nord, il prolungamento a Nord della A31, da Vicenza fino a Trento, è da vent'
anni osteggiato dalla Provincia autonoma di Trento, per motivi di impatto ambientale e di scelta
prioritaria per le ferrovie. Il Cipe del 10 novembre ha deciso per la prima volta di attivare la procedura
speciale per scavalcare la mancata intesa con una Regione: l' ultima parola spetterà al Consiglio dei
ministri Negli ultimi 14 anni, a partire dalla programmazione Ue 2000­2006, sempre più ampio ruolo è
stato affidato alle Regioni nella definizione e gestione dei programmi con fondi strutturali, con risultati
quasi unanimemente negativi. Da Monti in poi gli sforzi degli ultimi tre governi sono stati di rafforzare
vigilanza e poteri di revoca dello Stato, da una parte, e dare più ruolo al governo nella programmazione.
In questi giorni ha debuttato l' Agenzia della Coesione, con lo Sblocca Italia Palazzo Chigi ha potere di
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18 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
riprogrammazione dei piani bloccati, nei piani 2014­2020 una quota più rilevante di risorse sarà gestita
dallo Stato.
Nel caso del dissesto idrogeologico è più la mancanza di chiarezza su poteri e governance ad aver
prodotto lo stallo. Nel 2009 vengono stanziati due miliardi per un piano straordinario anti­dissesto,
definito in accordo Stato­Regioni e poi affidati a commissari di governo. Progetti fatti male, vincoli del
Patto di stabilità, scarso coordinamento tra ministero dell' Ambiente, commissari e Regioni, una catena
di poteri e responsabilità poco chiare ha prodotto il blocco, con solo il 22% dei cantieri avviati. Da aprile
opera la task force di Palazzo Chigi che coordina i presidenti di Regione, resi commissari di governo
con il Dl 91/2014, e con potere di revoca dei fondi da parte del Ministero dell' Ambiente.
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ALESSANDRO ARONA
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18 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Emergenza maltempo.
I primi 700 milioni alle grandi città
In attesa del piano da 9 miliardi, stralcio su 7 aree ­ Delrio: interventi urgenti fuori del
patto.
Giorgio Santilli ROMA. Genova, Milano, Firenze, Roma,
Torino, Bologna e Cagliari. Il piano del governo per
prevenire e combattere il dissesto idrogeologico parte
da qui, da queste sette città metropolitane, con un primo
stralcio urgente di 689,7 milioni dell' ambiziosissimo (ma
ancora teorico) piano da 9 miliardi per il periodo 2014­
2020 annunciato la settimana scorsa dal sottosegretario
a Palazzo Chigi, Graziano Delrio, e dal ministro dell'
Ambiente, Gian Luca Galletti.
Lo stralcio per le aree metropolitane, che nasce dalla
combinazione degli indici di rischiosità con quelli di
densità di popolazione, per il momento può contare
soltanto su 116,6 milioni, quindi meno del 17% del
necessario. Per i restanti 573,1 milioni il governo sta
percorrendo varie strade: fondi strutturali Ue,
finanziamenti Bei e soprattutto candidatura al «piano
Juncker» da 300 miliardi per gli investimenti europei.
Dei 2.204 progetti presentati il 14 novembre dal governo
italiano a Bruxelles (per un totale di 40 miliardi), 1.956
interventi per un valore di 7,3 miliardi riguardano proprio
il dissesto idrogeologico. «Intanto utilizzeremo le risorse
disponibili ­ dice Mauro Grassi, direttore dell' unità di
missione di Palazzo Chigi ­ per avviare gli stralci più urgenti su Seveso, Bisagno e Arno, ma puntiamo
anche a utilizzare questi fondi come moltiplicatore per finanziare l' intero piano con il sostegno della Bei
o dello stesso piano Juncker». L' intervento sul Bisagno vale 146 milioni, quello sul Seveso 145,3
miliardi, quello sull' Arno 75.
Anche la progettazione evidenzia numerose criticità. Solo il Bisagno ha un progetto definitivo approvato,
mentre per gli interventi in Lombardia e Toscana è in corso la redazione del progetto definitivo (per il
Seveso è stato posto un termine del 31 dicembre 2014 per la consegna). Nel piano metropolitano ci
sono anche i 227,4 milioni per Roma e Fiumicino, ma per la maggior parte degli interventi siamo ancora
fermi allo studio di fattibilità.
C' è poi il capitolo di sofferenza per il patto di stabilità interno che ha bloccato non pochi interventi in
passato. È diventato un tema di scontro politico. Ieri è intervenuto Delrio, con una prima apertura: gli
interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio ­ ha detto ­ saranno fuori del patto di stabilità. Ora
bisognerà capire quale sia il raggio di questa deroga ma i comuni potranno usare il miliardo di "spazio
di patto" inserito nella legge di stabilità e 3 miliardi di finanziamento a tasso zero.
Lo "stralcio" metropolitano è, in realtà, il cuore e la parte più consistente del piano urgente da 1.184,2
milioni che contiene anche altri interventi per 494,5 milioni in aree a rischio lontane dalle grandi città. L'
ennesimo paradosso in questa vicenda è che questa seconda parte del piano stralcio per le aree
interne ­ che contiene comunque interventi non secondari come il completamento della riqualificazione
del Sangro ­ è già finanziata per 278,9 milioni, oltre il 56% della somma necessaria.
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18 novembre 2014
Pagina 3
Il Sole 24 Ore
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GIORGIO SANTILLI
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18 novembre 2014
Pagina 15
Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Investimenti. Gli industriali chiedono misure urgenti per lo sviluppo.
Metà delle imprese emiliane costrette a congelare i
piani
Natascia Ronchetti BOLOGNA Quasi il 50%
delle industrie emiliane tiene fermi in un
cassetto piani di investimento straordinari. E il
67% di questi progetti è accompagnato da
possibili incrementi dei livelli occupazionali:
ognuno di essi potrebbe generare la creazione
di una media di 5,8 nuovi posti di lavoro. Ma il
cassetto resta chiuso non solo a causa del
mercato in contrazione ­ con una debolezza
della domanda che costituisce il principale
freno agli investimenti ­ e della difficoltà di
reperire le risorse finanziarie: ci sono infatti
anche le barriere alzate dalla burocrazia, un
ostacolo per il 22% delle aziende. Nonostante
ciò le imprese emiliane continuano a investire.
Lo hanno fatto nel 2013 (una quota dell' 82%
sul totale), utilizzando mediamente il 3,7% dei
ricavi. Lo hanno previsto quest' anno (81,3%),
tra formazione, Ict, ricerca e sviluppo, linee di
produzione: ai primi quattro posti.
E anche se nessuna azienda «si muove nel
deserto ­ premette il presidente regionale degli
industriali, Maurizio Marchesini ­ abbiamo
bisogno di un rafforzamento delle politiche
nazionali e regionali». Dalla partita degli
investimenti restano fuori soprattutto le piccole
imprese: il 25,3%, l' anno scorso, non ne ha realizzati a fronte di un ben più modesto 3,2% delle grandi
industrie. Il che significa che un quarto delle imprese ha dato forfait. Un dato "sconvolgente" per il
numero uno di Confindustria Emilia Romagna, che ha realizzato l' indagine sugli investimenti e poi
presentato i risultati al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Per gli industriali emiliani
servono misure urgenti per sostenere la crescita delle aziende, per aiutarle anche a raggiungere la
soglia dimensionale necessaria a competere sul mercato globale. A partire da un intervento sul credito
di imposta per la ricerca e lo sviluppo, che per Marchesini deve essere reso "strutturale", per arrivare
all' abbattimento della burocrazia, grande nemico: «Un muro invalicabile che alimenta la sfiducia e mina
la credibilità della pubblica amministrazione», dice Marchesini. In attesa che la legge regionale sull'
attrattività, per intercettare investimenti, venga riempita di contenuti con i decreti attuativi ­ e quindi in
attesa del nuovo Governo regionale che uscirà dalle urne domenica prossima ­ il ministro Guidi ricorda
gli stanziamenti ­ 4,5 miliardi nei prossimi cinque anni ­ per riattivare gli investimenti. Dal
rifinanziamento della legge Sabatini ­ per la copertura degli interessi a carico delle imprese sui
finanziamenti bancari ottenuti ­ per arrivare ai crediti di imposta su investimenti incrementali in ricerca e
sviluppo, su quelli aggiuntivi in beni strumentali e su quelli che riguardano la realizzazione di reti a
banda ultralarga.
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18 novembre 2014
Pagina 15
Il Sole 24 Ore
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NATASCIA RONCHETTI
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18 novembre 2014
Pagina 32
Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
ECCO LE REGOLE PER CALCOLARE I TEMPI MEDI.
Il principio semplice per pagare i debiti Pa
Il principio è semplicissimo: se un Comune,
una Regione o un ministero non ha i soldi per
pagare in tempi umani le imprese che gli
forniscono un bene o un servizio, non può
nemmeno avere le risorse per assumere
nuovo personale. Si tratta di un' idea tanto
lineare da essere stata abbozzata nel 2012,
precisata nel 2013 nei decreti attuativi della
legge Severino (capitolo trasparenza), ribadita
nella primavera 2014 dal decreto sul bonus
Irpef (capitolo finanza pubblica) e finalmente
precisata con un ultimo provvedimento appena
pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale». Come
accade sempre nella litania dell' attuazione per
le norme all' italiana, proprio quest' ultimo è il
tassello determinante, su cui poggia l' intero
sistema. Finora, infatti, tutti gli enti pubblici
erano obbligati a misurare i propri tempi medi
di pagamento e a mostrarli sul sito Internet
istituzionale, ma ognuno li calcolava a modo
suo e ogni confronto (e ogni sanzione) era
impossibile. Ora le regole ci sono tutte, come
spieghiamo a pagina 50: sarà la volta buona?
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18 novembre 2014
Pagina 50
Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Pubblica amministrazione. Pubblicato il decreto con la formula per il calcolo del valore medio.
Pagamenti Pa, censiti i ritardi
Dal 1° gennaio, dopo 60 giorni scatterà lo stop alle assunzioni.
MILANo Entrano a regime le sanzioni che
bloccano assunzioni e rinnovi dei contratti
nelle Pubbliche amministrazioni che
impiegano troppo tempo a pagare i fornitori.
Nel calcolo dei tempi medi di pagamento
entrano in gioco anche i valori delle fatture, e
non solo i giorni impiegati per onorare
ciascuna delle transazioni.
A fissare le nuove regole è un decreto di
P a l a z z o C h i g i pubblicato i n « G a z z e t t a
Ufficiale» venerdì scorso, che attua le
previsioni del decreto Irpef e fissa le modalità
di calcolo dell'«indicatore di tempestività dei
pagamenti».
Proprio da qui bisogna partire per capire
termini e conseguenze del problema, che
riguarda tutte le Pubbliche amministrazioni
centrali e locali. Il decreto di aprile sul «bonus
Irpef» da 80 euro (Dl 66/2014) conteneva
anche un ricco capitolo di norme sulla finanza
pubblica, tra cui appunto la fissazione delle
modalità di calcolo dei tempi medi di
pagamento da parte degli enti pubblici. I n
questo modo, sarebbe stato possibile attuare
la regola del decreto trasparenza del 2013
(articolo 41 del Dlgs 33/2013, attuativo della
legge Severino nel capitolo dedicato alla trasparenza)?che blocca le assunzioni nelle amministrazioni
troppo lente ad onorare i propri debiti.
Questa complessa trafila applicativa è rimasta per ora sostanzialmente bloccata dall' assenza di criteri
uniformi per calcolare l' indicatore sui tempi di pagamento.
Dal momento che ogni amministrazione ha prodotto per il momento conteggi fai­ da­te, sarebbe stato
difficile far scattare davvero lo stop alle assunzioni negli enti ritardatari.
Il Dpcm pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» colma questo vuoto e permette di attuare davvero la
norma a partire dal 1° gennaio, qundo peraltro scenderanno da 90 a 60 i giorni di ritardo che portano al
blocco del turn over.
Per definire l' indicatore, che andrà aggiornato ogni tre mesi, bisogna moltiplicare la somma dovuta per
il numero di giorni di ritardo, cioè dei giorni che separano la data di scadenza indicata in fattura da
quella del pagamento effettivo (festivi compresi), e rapportare il tutto agli importi complessivi versati
dall' ente nel periodo per le transazioni commerciali. In questo modo, ogni fattura peserà sull' indicatore
in misura proporzionale al proprio importo, con un meccanismo che non permetterà all' ente d i
migliorare in modo "furbo"il proprio dato pagando più in fretta le fatture di valore più basso: con il
meccanismo proporzionale, chi non ha cassa per pagare i debiti che contano rischia di incappare nel
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Il Sole 24 Ore
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blocco.
Il provvedimento definisce anche gli obblighi di pubblicazione nella sezione «amministrazione
trasparente» del sito istituzionale dell' ente, obblighi che riguardano anche i dati generali su entrate e
spese chiesti sempre dal decreto anti­corruzione.
L a pubblicazione, naturalmente, dovrebbe anche aiutare i controlli e quindi l' effettivo stop alle
assunzioni (e ad alcuni sconti sul Patto d i stabilità per gli enti locali) nelle amministrazioni che si
rivelano cattivi pagatori.
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianni Trovati.
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Italia Oggi
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Alla prima riunione dell' Osservatorio sulla riforma sono emersi i dubbi dei governatori.
Le nuove province traballano
Regioni tentate dal rifiutare le funzioni trasferite.
Lo svuotamento delle province (trasformate in
enti di secondo livello) rischia di trasformarsi
in un flop. Per colpa dei tagli della legge di
Stabilità che, da un lato riducono all' osso le
risorse per gli enti di area vasta (a malapena
sufficienti a esercitare le funzioni fondamentali
che resteranno in mano alle nuove province), e
dall' altro potrebbero indurre le regioni
(chiamate a sacrifici per 4 miliardi di euro) a
non sobbarcarsi ulteriori funzioni. Con l' effetto
di lasciare tutto com' è. E sullo sfondo resta
sempre il problema degli «esuberi» (anche se
il governo preferisce parlare di «dipendenti in
mobilità») che potrebbero essere molti di più
di 20.000 (si veda ItaliaOggi dell' 8 novembre
2014).
L a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
dpcm per l' individuazione dei beni e delle
risorse (finanziarie, strumentali, ma soprattutto
umane) delle province ha fatto partire il
countdown che dovrebbe portare entro fine
anno al passaggio delle funzioni alle regioni. Il
decreto, pronto dall' 11 settembre, è andato in
Gazzetta solo lo scorso 12 novembre. Una
lunga gestazione che ha giovato in primis alle
province, chiamate entro 15 giorni dalla
pubblicazione del testo in G.U. a effettuare la
ricognizione dei beni e delle risorse connesse
a tutte le funzioni, ma anche alle regioni che per il momento stanno alla finestra, in attesa di conoscere i
dati provinciali sulla consistenza e sul costo del personale.
L' Osservatorio nazionale, istituito presso il ministero degli Affari regionali per coordinare e monitorare il
riordino delle funzioni, si è riunito per la prima volta giovedì scorso.
Il carattere interlocutorio dell' incontro è però bastato a far emergere le prime difficoltà operative e le
prime divisioni tra i governatori. Il quadro, come sempre, non è uniforme ed è legato al livello di
finanziamento delle funzioni che in questi anni le regioni hanno delegato alle province.
Non tutti i governatori trasferiscono alle province risorse per l' esercizio delle funzioni delegate. E,
secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sarebbero proprio questi i più tentati dalla prospettiva di lasciare
tutto com' è. È il caso per esempio della Toscana o del Piemonte. Entrambi hanno delegato a costo zero
funzioni alle province e ora sono in grande difficoltà nel riprendersele perché dovrebbero trovare risorse
per le nuove competenze. Un compito non facile alla luce dei tagli della legge di Stabilità. Stesso
discorso per il Veneto che non dà un euro alle proprie province a cui ha delegato funzioni di rilevante
importanza quali il demanio idrico, la formazione professionale, il turismo e i servizi sociali.
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Italia Oggi
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Diverso è invece il caso della Lombardia che per le funzioni delegate trasferisce alle province lombarde
220 milioni di euro l' anno. L' amministrazione guidata da Roberto Maroni deciderà caso per caso sulla
base di logiche di convenienza che però potrebbero ancora una volta penalizzare le province. Insomma,
in attesa che gli enti intermedi completino il monitoraggio di beni e risorse, nessuna regione ha ancora
deciso e difficilmente lo farà prima dell' inizio di dicembre. E c' è pure chi è rimasto ancora più indietro,
come la Basilicata che non ha nemmeno istituito l' Osservatorio regionale a cui spetta elaborare
proposte per la riallocazione delle funzioni.
Un' inerzia che a quanto pare sta angosciando i possibili dipendenti in esubero. Il collocamento del
personale è infatti la questione più spinosa.
Il sottosegretario Graziano Delrio stima in «almeno 20 mila» i dipendenti da ricollocare. Ma le procedure
di mobilità rischiano di non essere sufficientemente finanziate soprattutto se verranno regolate dalla
legge Madia (dl 90/2014) che prevede un finanziamento del 50% a carico dell' amministrazione cedente
e allo scopo stanzia un fondo di soli 30 milioni di euro.
Ragion per cui il governo starebbe studiando anche forme di incentivazione all' esodo per chi ha
maturato i requisiti pensionistici ante riforma Fornero.
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Anac e Garante privacy sul restyling del dlgs 33.
Trasparenza, online solo i dati essenziali
Sostituire gli obblighi di diffusione integrale dei
d a t i c o n l a pubblicazione online in forma
riassuntiva, garantendo comunque l' accesso
ai documenti completi su richiesta. Gli obblighi
d i pubblicità e trasparenza previsti dal dlgs
n.33/2013 rischiano di ingessare le procedure
di controllo, vanificando lo spirito stesso della
legge. Ne sono convinti il presidente dell'
Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele
Cantone e il presidente dell' Autorità garante
per la protezione dei dati personali, Antonello
Soro, che in una lettera hanno scritto al
ministro della Funzione Pubblica, Maria Anna
Madia per chiedere un restyling della materia,
cogliendo l' opportunità della legge delega
sulla riforma p.a. all' esame del senato.
Cantone e Soro sembrano dunque aver
condiviso l' allarme, lanciato dallo stesso
ministro dal palco dell' Assemblea Anci
svoltasi a Milano (si veda ItaliaOggi dell' 8
novembre), sui rischi di un' eccessiva
procedimentalizzazione della legge
anticorruzione (legge n.190/2012) e del dlgs
sugli obblighi di pubblicità e trasparenza.
Tanto da aver già programmato, ha
annunciato il ministro in quella sede, un
intervento correttivo da inserire nella riforma
p.a.
L' auspicio di Cantone e Soro va proprio nella stessa direzione. Secondo i numeri uno di Anac e
Garante privacy «le limitazioni, in alcuni casi anche significative, della riservatezza possono risultare
irragionevoli e, come tali, meritevoli di revisione». Il riferimento è soprattutto ai dati da pubblicare su
internet. «Non sempre», scrivono Cantone e Soro, «la pubblicazione in rete è garanzia di reale
informazione, trasparenza e quindi democraticità». «La divulgazione online di una quantità spesso
ingestibile di dati comporta infatti dei rischi di alterazione, manipolazione e riproduzione per fini diversi
che potrebbero frustrare quelle esigenze di informazione veritiera e, quindi, di controllo, che sono alla
base del decreto». Ecco perché, propongono, «andrebbe valutata la possibilità di sostituire taluni di
questi obblighi di diffusione integrale con la pubblicazione online in forma riassuntiva e riepilogativa,
ferma restando l' ostensibilità dei relativi documenti, anche in forma completa, a chi ne faccia richiesta».
Altro aspetto problematico da chiarire attiene ai rapporti tra pubblicità e pubblicazione. Secondo
Cantone e Soro, l' esigenza di uno sforzo chiarificatore in materia è ancora più forte in ragione delle
conseguenze sanzionatorie che derivano in capo al dirigente o comunque al responsabile della
trasparenza.
E questo sia in caso di omissione degli obblighi sia in caso di interpretazione estensiva degli stessi.
Di tutto questo si parlerà nella tavola rotonda organizzata dal presidente dell' Anac e dal Garante
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privacy che si terrà oggi presso la camera dei deputati.
Al dibattito, funzionale a valutare l' opportunità di un intervento correttivo del dlgs, parteciperà anche la
presidente della commissione affari costituzionali del senato, Anna Finocchiaro.
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I comuni potranno rateizzare entro il 30 novembre.
Tre anni per ridare i soldi allo Stato
Il ministero dell' interno ha pubblicato l' elenco
d e i comuni c h e , e n t r o i l 3 0 n o v e m b r e ,
potranno accedere alla rateizzazione delle
somme da recuperare sul fondo di solidarietà
2014. La lista è consultabile sul sito della
direzione centrale per la finanza locale.
Tale agevolazione è stata prevista dall' art. 43,
comma 5­bis, del decreto Sblocca Italia (dl
133/2014, recentemente convertito dalla legge
164/2014).
Essa consente a tutti i comuni per i quali non
sia stato possibile, alla data del 20 settembre
2014, procedere al recupero delle somme
risultanti a debito (ivi comprese quelle da
trattenere per il tramite dell' Agenzia delle
entrate), di chiederne la rateizzazione triennale
decorrente dal 2015. Si tratta dei tagli imposti
a seguito della verifica del gettito dell' imposta
municipale propria dell' anno 2013, con
particolare riferimento alla distribuzione degli
incassi relativi ai fabbricati di categoria D (si
veda ItaliaOggi del 18/9/2014).
Diversi enti avevano evidenziato rilevanti
difficoltà ad assorbire la decurtazione in un'
unica soluzione, tanto che l' Anci aveva più
volte posto espressamente la questione al
governo.
Nell' elenco, in effetti, compaiono molti comuni
di medio­piccole dimensioni, ma le cifre in ballo sono talora molto significative, specie se valutate il
termini pro­capite: ad esempio, per il comune di Ceresole Reale in provincia di Torino il recupero vale
circa 267.000 euro, ossia più di 1.600 euro per ciascuno dei 161 residenti!
Attenzione, però: la rateizzazione non è un automatismo, per cui i comuni che avessero già coperto il
buco possono anche non richiederla, evitando così di appesantire i bilanci futuri. Gli altri, invece,
devono attivarsi entro il 30 novembre, comunicando al Viminale l' adesione alla predetta procedura di
ammortamento. La scadenza è cruciale perché è quella entro cui deve essere approvata la variazione
di assestamento generale al bilancio 2014, che rappresenta l' ultima chance per rimettere in carreggiata
i conti, prima della chiusura dell' esercizio e dell' avvento della nuova contabilità. Sulla base delle
richieste che perverranno, il ministero dell' interno provvederà a comunicare ai comuni beneficiari delle
maggiori assegnazioni gli importi da riconoscere in ciascuna delle annualità 2015, 2016 e 2017.
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MATTEO BARBERO
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