18 novembre 2014 - Il Comune di Gatteo
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18 novembre 2014 - Il Comune di Gatteo
COMUNE DI GATTEO Martedì, 18 novembre 2014 COMUNE DI GATTEO Martedì, 18 novembre 2014 Prime Pagine 18/11/2014 Prima Pagina 1 Il Resto del Carlino (ed. Forli) cronaca 18/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) Pagina 10 2 Rigenerazione urbana Cna',firma anche il Rubicone cultura e turismo 17/11/2014 Cesena Today Redazione Casalinga 41enne con quattro figli: Kanninkar Armart vince la tappa di... 18/11/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 19 3 5 Miss Mamma ha origini thailandesi 18/11/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 19 6 IN BREVE 18/11/2014 La Voce di Romagna (ed. Forlì) Pagina 32 7 Miss Mamma Italiana di Longiano è una casalinga di origini... politica locale 18/11/2014 La Voce di Romagna (ed. Forlì) Pagina 32 9 Rigenerazione urbana, oggi la firma economia nazionale 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 8 10 Con più tecnologia aumenta l' occupazione politica nazionale 18/11/2014 Corriere della Sera Pagina 10 L. Sal. Emendamento al Jobs act Scontro nella maggioranza 18/11/2014 Corriere della Sera Pagina 10 Dino Martirano Italicum, la spinta per il primo traguardo in dicembre 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 8 NICOLETTA PICCHIO Squinzi: «Serve un percorso di crescita a cifra tonda» 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 11 MARIANO MAUGERI L' Emilia rossa ora teme un' astensione record 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 12 BARBARA FIAMMERI Nuova legge elettorale, FiPd divisi sui tempi 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 2 EDOARDO NARDUZZI Il pil italiano non cresce più: Renzi rischia la rottamazione 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 2 MARCO BERTONCINI Renzi deve cedere se vuole procedere 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 8 GIORGIO PONZIANO Pd Emilia, vincerà stancamente 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 14 STEFANO CINGOLANI Bisogna ridar fiato all' economia 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 25 SIMONA D' ALESSIO Jobs act, più spazio al reintegro 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 36 VINCENZO BACARANI Una scossa per il lavoro 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 37 ALESSANDRA RICCIARDI Merito e scatti, si apre la partita 12 14 16 18 20 22 24 25 27 29 31 34 pubblica amministrazione 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2 ALESSANDRO ARONA Pochi cantieri, costi alle stelle 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3 GIORGIO SANTILLI I primi 700 milioni alle grandi città 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 15 NATASCIA RONCHETTI Metà delle imprese emiliane costrette a congelare i piani 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 32 18/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 50 PAGINA A CURA DI FRANCESCO CERISANO Le nuove province traballano 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30 45 47 Trasparenza, online solo i dati essenziali Tre anni per ridare i soldi allo Stato 40 43 Pagamenti Pa, censiti i ritardi 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30 38 42 Il principio semplice per pagare i debiti Pa 18/11/2014 Italia Oggi Pagina 30 36 MATTEO BARBERO 49 18 novembre 2014 Il Resto del Carlino (ed. Forli) Prima Pagina Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 1 18 novembre 2014 Pagina 10 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) cronaca OGGI A SAN MAURO. Rigenerazione urbana Cna',firma anche il Rubicone LA RIGENERAZIONE urbana' arriva nei comuni dell' Unione Rubicone e Mare Con questi sindaci arriva a ventinove nella nostra provincia il numero delle Amministrazioni che hanno aderito al Protocollo d' intesa della Cna. La firma questa mattina a San Mauro Pascoli alle 10 a Villa Torlonia. Nel settore costruzioni è nato il progetto Rigenerazione urbana' Cna che mette in rete enti pubblici, imprese, banche e altri. Oggi, dopo il Forlivese e la Valle Savio, il protocollo sarà firmato dai sindaci di Borghi, Cesenatico, Gambettola, Gatteo, Longiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli, Savignano e Sogliano. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 17 novembre 2014 Cesena Today cultura e turismo Casalinga 41enne con quattro figli: Kanninkar Armart vince la tappa di Longiano di Miss Mamma "Miss Mamma Italiana", sostiene "Arianne" Associazione Onlus per la lotta all' Endometriosi, una malattia ancora poco conosciuta, che colpisce 3 milioni di donne italiane in età fertile. Proseguono in tutta Italia le selezioni relative alla nuova edizione di "Miss Mamma Italiana", concorso nazionale di bellezza simpatia riservato a tutte le mamme aventi un' età tra i 25 ed i 45 anni, con fascia "Gold" per le mamme dai 46 ai 55 anni, giunto quest' anno alla sua 22° edizione, manifestazione curata dalla Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti, ideatore del Concorso. "Miss Mamma Italiana", sostiene "Arianne" Associazione Onlus per la lotta all' Endometriosi, una malattia ancora poco conosciuta, che colpisce 3 milioni di donne italiane in età fertile. Lo scorso fine settimana, nell' ambito della 25esima Sagra dell' Olio e dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di Longiano, in collaborazione con Dream Eventi Cesenatico di Samanta Secci, il settimanale Confidenze, Alpha Medical Group, Elly calze e collant, Puopy, Labor, e Commercianti Indipendenti Conad, si è svolta una selezione valevole per l' elezione di "Miss Mamma Italiana 2015". Le mamme partecipanti, preparate dallo staff del Club di Roberto Foschi Parrucchieri, hanno sfilato con capi di abbigliamento di Denise Abbigliamento ed hanno sostenuto una prova di abilità come cantare, ballare, illustrare ricette gastronomiche, cimentarsi in esercizi ginnici ed in varie prove creative a loro scelta, coinvolgendo il marito ed i figli. La giuria, ha proclamato vincitrice della selezione con la fascia di "Miss Mamma Italiana Sagra dell' Olio e dell' Oliva" Kanninkar Armart, 41 anni, casalinga di origini thailandesi, residente a Forlimpopoli, sposata da 18 anni con Alessandro Cioccolini e mamma di Nicola, Andrea, Lucilla e Filippo di 18, 11, 9 e 5 anni. Kannikar è una bella e simpatica mamma con capelli e occhi neri, alta 1,66 per 56 chili ed ha incantato il pubblico e la giuria esibendosi in una danza orientale. Altre le mamme premiate, che insieme a Kannikar, si sono aggiudicate il pass di accesso alle Pre Finali di "Miss Mamma Italiana 2015": "Miss Mamma Italiana Eleganza" Francesca Bellini, 35 anni, hair stylist, di Bertinoro, mamma di Alessio di 14 anni; "Miss Mamma Italiana Dolcezza" Anna Maria Franciosa, 39 anni, parrucchiera, di Gatteo, mamma di Vincenzo Pio e Vittorio Emanuele di 14 e 7 anni; "Miss Mamma Italiana Fashion" Sara Mercuriali, 27 anni, personal trainer, di Gatteo Mare, mamma di Lian di 2 anni; "Miss Mamma Italiana Simpatia" Alessandra Camagni, 38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina, Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 3 17 novembre 2014 < Segue Cesena Today cultura e turismo mamma di Manuel e Martina di 21 e 14 anni; e "Miss Mamma Italiana Solare" Anna D' Amico, 51 anni, operaia, di San Carlo di Cesena, mamma di Barbara e Jessika di 23 e 20 anni. Annuncio promozionale La fascia "Miss Mamma Italiana Gold", riservata alle mamme dai 46 ai 55 anni, è andata a Fabiola Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di Cesena, mamma di Cristian e Chandra di 21 e 19 anni. La manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da Monica Baù. Madrine di serata la ferrarese Francesca Di Raimondo "Miss Mamma Italiana 2014" e la cesenate Michela Zavalloni "Miss Mamma Italiana Sorriso 2014". Le mamme interessate a partecipare al Concorso a loro dedicato (le iscrizioni sono gratuite), possono contattare la Te.Ma Spettacoli al numero 0541 344300. Il prossimo appuntamento in Romagna è in programma domenica al Bowling Seventies di Cerasolo. Per ulteriori informazioni o per invio di foto, contattare il numero 0541 344300. Redazione Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4 18 novembre 2014 Pagina 19 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) cultura e turismo Miss Mamma ha origini thailandesi Ponte Ospedaletto, le vincitrici romagnole della serata che si è tenuta alla 25ª Sagra dell' Olio e dell' Oliva LONGIANO. Proseguono le selezioni per la nuova edizione di "Miss Mamma Italiana", concorso nazionale di bellezza simpatia riservato alle mamme tra i 25 e i 45 anni, con fascia "Gold" per le mamme dai 46 ai 55 anni, giunto alla 22ª edizione. Nell' ambito della 25ª Sagra dell' Olio e dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di Longiano, si è svolta una selezione valevole per l' elezione di "Miss Mamma Italiana 2015". Ha vinto Kannikar Armart, 41 anni, casalinga di origini thailandesi, residente a Forlimpopoli, mamma di 4 figli, alta 1,66 per 56 kg, che ha incantato pubblico e giuria esibendosi in una danza orientale. Le altre mamme premiate, che si sono aggiudicate anche loro l' accesso alle pre finali, sono: Francesca Bellini, 35 anni, hair stylist, di Bertinoro; Anna Maria Franciosa, 39 anni, parrucchiera, di Gatteo; Sara Mercuriali, 27 anni, personal trainer, di Gatteo Mare; Alessandra Ca magni, 38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina; Anna D' Amico, 51 anni, operaia, di San Carlo di Cesena. La fascia "Miss Mamma Italiana Gold" è andata a Fabiola Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di Cesena. La manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da Monica Baù e ripresa dalle telecamere di Tele Romagna. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 18 novembre 2014 Pagina 19 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) cultura e turismo IN BREVE SAN MAURO PASCOLI Firma protocollo GATTEO Lettura animata SAN MAURO PASCOLI Firma protocollo Questa mattina dalle 10 alle 12 a Villa Torlonia è in programma l'incontro per firmare il Protocollo d'intesa per la sperimentazione in materia di Rigenerazione urbana proposto dalla Cna e che sarà firmato dai sindaci di Borghi, Cesenatico, Gambettola, Gatteo, Longiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli, Savignano e Sogliano. GATTEO Lettura animata Per la settimana nazionale Nati per leggere oggi alle 17 alla biblioteca 'G. Ceccarelli' lettura animata di Elisa Mazzoli "Nonni cucù" e presentazione del suo nuovo libro. Ingresso libero. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 6 18 novembre 2014 Pagina 32 La Voce di Romagna (ed. Forlì) cultura e turismo LONGIANO IL CONCORSO PER LA MAMMA PIÙ BELLA E SIMPATICA SOSTIENE "ARIANNE", ASSOCIAZIONE ONLUS PER LA LOTTA ALL' ENDOMETRIOSI. Miss Mamma Italiana di Longiano è una casalinga di origini thailandesi e ha quattro figli Proseguono in tutta Italia le selezioni relative alla nuova edizione di "Miss Mamma Italiana", concorso nazionale di bellezza simpatia riservato a tutte le mamme aventi un' età tra i 25 ed i 45 anni, con fascia "Gold" per le mamme dai 46 ai 55 anni, giunto quest' anno alla sua 22° edizione, manifestazione curata dalla Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti, ideatore del Concorso. "Miss Mamma Ita liana", sostiene "Arianne" Associazione Onlus per la lotta all' Endometriosi, una malattia ancora poco conosciuta, che colpisce 3 milioni di donne italiane in età fertile. Lo scorso fine settimana, nell' ambito della 25° Sagra dell' Olio e dell' Oliva a Ponte Ospedaletto di Longiano, in collaborazione con Dream Eventi Cesenatico di Samanta Secci, il settimanale Confidenze, Alpha Medical Group, Elly calze e collant, Puopy, Labor, e Commercianti Indipendenti Conad, si è svolta una selezione valevole per l' elezione di "Miss Mamma Italiana 2015". Le mamme partecipanti, preparate dallo staff del Club di Roberto Foschi Parrucchieri, hanno sfilato con capi di abbigliamento di Denise Abbigliamento ed hanno sostenuto una prova di abilità come cantare, ballare, illustrare ricette gastronomiche, cimentarsi in esercizi ginnici ed in varie prove creative a loro scelta, coinvolgendo il marito ed i figli. La giuria, ha proclamato vincitrice della selezione con la fascia di "Miss Mamma Italiana Sagra dell' Olio e dell' Oliva" Kannikar Armart, 41 anni, casalinga di origini thailandesi, residente a Forlimpopoli, sposata da 18 anni con Alessandro Cioccolini e mamma di Nicola, Andrea, Lucilla e Filippo di 18, 11, 9 e 5 anni. Kannikar è una bella e simpatica mamma con capelli e occhi neri, alta 1,66 per 56 kg. ed ha incantato il pubblico e la giuria esibendosi in una danza orientale. Altre le mamme premiate, che insieme a Kannikar, si sono aggiudicate il pass di accesso alle Pre Finali di "Miss Mamma Italiana 2015": "Miss Mamma Italiana Eleganza" Francesca Bellini, 35 anni, hair stylist, di Bertinoro, mamma di Alessio di 14 anni; "Miss Mamma Italiana Dolcezza" Anna Maria Fransciosa, 39 anni, parrucchiera, di Gatteo, mamma di Vincenzo Pio e Vittorio Emanuele di 14 e 7 anni; "Miss Mamma Italiana Fashion" Sara Mercuriali, 27 anni, personal trainer, di Gatteo Mare, mamma di Lian di 2 anni; "Miss Mamma Italiana Simpatia" Alessandra Camagni, 38 anni, operatrice pluriservizio, di Sarsina, mamma di Manuel e Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 7 18 novembre 2014 Pagina 32 < Segue La Voce di Romagna (ed. Forlì) cultura e turismo Martina di 21 e 14 anni; "Miss Mamma Italiana Solare" Anna D' Amico, 51 anni, operaia, di San Carlo di Cesena, mamma di Barbara e Jessika di 23 e 20 anni. La fascia "Miss Mamma Italiana GOLD", riservata alle mamme dai 46 ai 55 anni, è andata a Fabiola Cuccagna, 47 anni, barista, di Gattolino di Cesena (FC), mamma di Cristian e Chandra di 21 e 19 anni. La manifestazione è stata presentata da Paolo Teti e da Monica Baù e ripresa dalle telecamere di Tele Romagna. Madrine di serata la ferrarese Francesca Di Raimondo "Miss Mamma Italiana 2014" e la cesenate Michela Zavalloni "Miss Mamma Italiana Sorriso 2014". Le mamme interessate a partecipare al Concorso a loro dedicato (le iscrizioni sono gratuite), possono contattare la Te.Ma Spettacoli al numero 0541 344300. Il prossimo appuntamento in Romagna è in programma domenica 23 novembre al Bowling Seventies di Cerasolo (RN). Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 18 novembre 2014 Pagina 32 La Voce di Romagna (ed. Forlì) politica locale Rigenerazione urbana, oggi la firma PROTOCOLLO D' INTESA PROMOSSO DA CNA A firmarlo i sindaci del Rubicone. Serve per far ripartire il settore dell' edilizia, profondamente in crisi, con un' iniziativa che prevede il restyling dell' esistente. Dal 2008 al 2013 il settore delle costruzioni in Italia ha perso il 30% degli investimenti, con un calo del 23% di occupati e 745.00 posti di lavoro in meno, se si considerano i settori collegati alle costruzioni. Una crisi che non ha origini solo finanziarie e necessita di un profondo ripensamento del comparto per farlo ripartire su nuove basi. È nato per questo il progetto Rigenerazione urbana promosso da CNA, che mette in rete i diversi soggetti coinvolti come mai prima: enti pubblici, imprese, banche, professionisti e cittadini. Dopo aver incassato il plauso di amministratori e operatori del settore, tale progetto si è tradotto in uno strumento concreto: il "Protocollo d' intesa per la sperimentazione in materia di Rigenerazione urbana". Firmato in prima battuta dai sindaci dei 14 Comuni del comprensorio forlivese e dai sindaci dell' Unione Valle Savio, il protocollo arriva ora anche nella realtà dell' Unione Rubicone e M a r e . O g g i f i r m e r a n n o i l Protocollo d' intesa promosso da CNA i sindaci di Borghi, Cesenatico, Gambettola, Gatteo, Longiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e Sogliano al Rubicone. Saranno così 29 complessivamente le Amministrazioni comunali che aderiscono al Protocollo di CNA, che si pone l' obiettivo di giungere a breve a comprendere tutti i Comuni del la nostra provincia. La firma del Protocollo d' intesa avrà luogo questa mattina presso Villa Torlonia a San Mauro Pascoli. La mattinata si aprirà alle 10 con i saluti di Luciana Garbuglia, sindaca di San Mauro; a seguire la firma del "Protocollo d' intesa" e gli interventi di Franco Napolitano, direttore generale di CNA Forlì Cesena; Gianluca Vincenzi, presidente Unione Rubicone e Mare; Pierino Buda, vicepresidente vicario Federazione Regionale Banche di Credito Cooperativo Emilia Romagna; alle 12 l' intervento conclusivo di Davide Drei, Presidente Provincia di Forlì Cesena. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 9 18 novembre 2014 Pagina 8 Il Sole 24 Ore economia nazionale Ict. Convegno Telecom con studi di OcseBanca d' ItaliaLuissRoma Tre. Con più tecnologia aumenta l' occupazione ROMA È ancora attuale la definizione di «disoccupazione tecnologica»? Come impatta l' information and communication technology (Ict) sui salari? Sono alcuni dei quesiti ai quali prova a rispondere una serie di studi che saranno presentati oggi a Roma, in occasione del convegno "Internet, jobs & skills: an opportunity for growth", promosso da Telecom Italia in collaborazione con l' Ocse, al quale parteciperanno tra gli altri il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan, i l ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario allo Sviluppo Antonello Giacomelli, il presidente e l' a.d. di Telecom Italia, rispettivamente Giuseppe Recchi e Marco Patuano. Uno studio che sarà presentato da Andrea de Panizza, senior economist OcseIstat, evidenzia che nel lungo periodo l' elasticità di sostituzione tra lavoro e capitale Ict è uguale a uno in tutti i Paesi esaminati (19). In sostanza, la sostituzione tra capitale Ict e lavoro sarebbe completamente compensata dalla crescita della produzione. Nel breve, dal momento che le imprese non possono agevolmente cambiare gli input produttivi, l' innovazione determina in effetti una riduzione dell' occupazione parallela a una riduzione permanente del costo del capitale Ict. Tuttavia, lo studio stima che in 7 anni gli effetti negativi vengono riassorbiti. In particolare, supponendo una riduzione del 5% del costo del capitale Ict, nel primo anno si verifica una contrazione di circa 4 occupati ogni mille, riassorbita nei 6 anni seguenti. Si concentrano invece sul concetto di «polarizzazione» dei salari altri due studi che saranno illustrati oggi, il primo di Giuseppe Ragusa (Luiss), Paolo Naticchioni (Roma Tre) e Marta Auricchio (Banca d' ItaliaLuiss), il secondo di Stefano Scarpetta (Ocse). L' idea di fondo, desunta da quanto accaduto negli Usa, è che per effetto delle innovazioni nel campo dell' Ict l' occupazione tenda ad aumentare sia nei mestieri high skill sia in quelli low skill, mentre ristagna o declina nei mestieri a media intensità di occupazione. Il modello di analisi utilizzato porta in sintesi a tre risultati relativi al monte salari: un effetto positivo su quello dei lavoratori qualificati, confermando la loro maggiore complementarietà con la tecnologia; un impatto negativo su quello dei lavoratori mediamente qualificati, perché questa è la categoria maggiormente sostituibile dal cambiamento hitech; un effetto non rilevante sui lavoratori scarsamente qualificati (che svolgono sì compiti ripetitivi ma di carattere manuale). Ad ogni modo rileva lo studio di Fabrizio Colonna (Banca d' Italia) è certo che grazie all' utilizzo dell' Ict si è innescata un' espansione della domanda, e quindi della produzione, che sembra aver compensato gli effetti di riduzione della domanda di lavoro. C.Fo. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10 18 novembre 2014 Pagina 8 Il Sole 24 Ore economia nazionale < Segue © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 18 novembre 2014 Pagina 10 Corriere della Sera politica nazionale Emendamento al Jobs act Scontro nella maggioranza Ncd e le correzioni: testo diverso? Si aprirà un bel contenzioso. ROMA Sul Jobs act , la riforma all' esame della commissione Lavoro della Camera, quella di ieri è stata un' altra giornata ad alta tensione. Tutto comincia con le parole del sottosegretario al Welfare, Teresa Bellanova, che annuncia per oggi l' arrivo a Montecitorio di un emendamento del governo sull' articolo 18, cioè sulle nuove regole per i licenziamenti. Bellanova dice che il documento sarà la traduzione dell' accordo politico raggiunto la settimana scorsa con la minoranza del Pd. E dunque che il reintegro nel posto di lavoro resterà possibile non solo per i licenziamenti discriminatori (cioè per motivi politici o religiosi) ma in alcuni casi anche per quelli disciplinari, cioè legati al comportamento del dipendente. Il sottosegretario, parlando alla Camera, si addentra anche in dettagli tecnici: dice che il reintegro ci sarà solo quando il licenziamento è stato deciso sulla base di un fatto che poi si dimostra falso davanti al tribunale. E riaccende lo scontro con Ncd, che già nei giorni scorsi aveva minacciato di non far passare il provvedimento non tanto alla Camera, dove il Pd non ha problemi, ma al Senato, dove i centristi sono decisivi per la tenuta del la maggioranza. Non a caso a intervenire è Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato: «Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo ce ne andremmo dalla commissione e si aprirebbe un bel contenzioso». Più tardi è lo stesso sottosegretario Bellanova a tentare di chiudere la vicenda: «I dettagli, come noto, saranno specificati più avanti con i decreti delegati. Davvero non capisco le ragioni del pandemonio che si è creato in queste ore». Ma lo strappo resta. E dall' opposizione Forza Italia si gode lo spettacolo: «Ncd prima abbocca scrive Renato Brunetta su Twitter poi si accorge di essere stata presa in giro e reagisce. Un bel vaffa, no? Forza Maurizio Sacconi». Oltre a quella sull' articolo 18, dal governo arriveranno altre modifiche che riprendono alcune proposte sempre depositate dal gruppo pd in commissione. In particolare una sui controlli a distanza, precisando che queste attività potranno riguardare gli strumenti di lavoro (cellulare o computer) ma non direttamente il dipendente. Ieri, intanto, è stato approvato un altro emendamento che limita lo stop alla cassa integrazione: non arriverà più, come stabilito nel testo approvato dal Senato, in caso di semplice cessazione di attività ma solo in caso di «cessazione definitiva di attività». Gli assegni continueranno ad essere pagati, in Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12 18 novembre 2014 Pagina 10 < Segue Corriere della Sera politica nazionale sostanza, se c' è la concreta possibilità di una riconversione dell' impianto anche se la produzione è ferma ormai da tempo. Una volta finito l' esame in commissione, il Jobs act arriverà in Aula entro il 21 novembre, con il voto finale previsto per il 26. La presidente dell' aula di Montecitorio, Laura Boldrini, sottolinea che si tratta di una «mediazione», visto che il governo aveva chiesto di fissare una scadenza ancora più vicina. Cambia poco, però: quello che voleva Matteo Renzi era chiudere la partita alla Camera prima di cominciare a votare sulla legge di Stabilità. Ed è questa la linea che è passata. L. Sal. L. Sal. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 13 18 novembre 2014 Pagina 10 Corriere della Sera politica nazionale Al Senato. Italicum, la spinta per il primo traguardo in dicembre ROMA Parte oggi in commissione al Senato la «volata finale» della legge elettorale che, nei piani del presidente del Consiglio e degli alleati della maggioranza, dovrebbe essere approvata dall' aula di Palazzo Madama «entro il dicembre del 2014» e «entro febbraio del 2015 alla Camera». Quindi l' ordine di scuderia per il Partito democratico è quello di correre per evitare che Silvio Berlusconi riesca nel suo intento: assemblare un solo «pacchetto», con l' Italicum e l' elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ma sulla tabella di marcia, il vero nodo politico dell' Italicum, si intravvedono acque agitate anche all' interno del Pd. Roberto Giachetti, ora renziano di ferro ma da sempre in prima linea sulla legge elettorale, avverte: «Solo se l' Italicum verrà approvato al Senato entro dicembre non (ri)farò lo sciopero della fame». Non è questa la linea di Gianni Cuperlo, uno dei leader della minoranza: «Se come dice Renzi, e io gli credo, la legislatura deve durare fino al 2018, non si capisce perché l' urgenza sia quella di fare domani mattina la legge elettorale. A meno che domani mattina qualcuno non pensi che quella legge serva per andare a votare» prima. Federico Gelli, deputato toscano del Pd, ritiene che queste parole di Cuperlo sulla legge elettorale siano «sorprendenti». E qui, nella forte dialettica interna al Pd, si innestano le preoccupazioni del Ncd esternate dall' ex ministro Maurizio Sacconi: «La velocità di Renzi è la nostra velocità. Il paradosso è che siamo noi a trainare perché il suo partito tira indietro». Dunque si parte oggi con la relazione della presidente Anna Finocchiaro (Pd) che illustrerà il testo giunto dalla Camera a marzo e per ora eviterà di dilungarsi sulle modifiche concordate dalla maggioranza: soglia unica di accesso al 3%, soglia alta per conquistare il premio al 40%, premio di maggioranza al partito e non alla coalizione, capilista bloccati e preferenze nei collegi che scenderanno da 120 a 10075. Già oggi, con l' audizione del ministro dell' Interno Angelino Alfano, potrebbe entrare nel vivo la riflessione su temi caldi come la soglia del 3% (irrinunciabile per il Ncd, inaccettabile per FI), il numero dei collegi (FI non è disposta ad andare sotto i 100), i capilista bloccati che creerebbero uno squilibrio tra il primo partito (240 eletti con le preferenze e 100 bloccati) e gli altri (tutti bloccati). Seguiranno le audizioni (23 professori), poi il 26 novembre partirà la discussione generale. Ma i punti che ballano sono molti. Uno, che porterebbe lontano dall' Italicum, lo segnala Corrado Passera, fondatore di Italia Unica: «L' Italia ha bisogno di un sistema elettorale maggioritario a doppio turno di coalizione con collegi uninominali». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 14 18 novembre 2014 Pagina 10 < Segue Corriere della Sera politica nazionale Dino Martirano. Dino Martirano Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 15 18 novembre 2014 Pagina 8 Il Sole 24 Ore politica nazionale Squinzi: «Serve un percorso di crescita a cifra tonda» Nicoletta Picchio ROMA Puntare sugli investimenti per crescere. «Siamo alla ricerca disperata di una crescita vera». E quindi bene l' atteggiamento tenuto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al G20 in Australia: «Mi sembra positivo che dal G20 il nostro primo ministro abbia ribadito con forza che bisogna ritrovare la crescita. Ha insistito moltissimo, ci trova tanto d' accordo». Giorgio Squinzi parla a Torino, alla manifestazione "Premio Imprese X l' Innovazione", dedicato alla memoria di Andrea Pininfarina. «Solo la crescita vera, non quella in centesimi, ridarà lavoro agli italiani. Perdersi tra i piccoli frammenti di pil, positivi o negativi che siano, rischia di distoglierci dall' obiettivo di fondo». E ha aggiunto di non voler più commentare le variazioni dei decimali: «Rifletto solo sul modo in cui costruire un percorso di crescita a cifra tonda». Bisogna rilanciare gli investimenti e andare avanti con le riforme. Le vicende di questi giorni di frane e città allagate per il presidente di Confindustria sono la riprova che «investire nelle infrastrutture è un dovere assoluto per il nostro paese». Non è solo una questione legata alle piogge: «Il problema va molto al di là dei danni provocati dal maltempo. È la conferma del dissesto idrogeologico a cui aggiungerei quello sismico del nostro paese». Tanti di noi, ha aggiunto, lo stanno vivendo sulla propria pelle. Lo stesso Squinzi ha raccontanto di aver passato la nottata tra sabato e domenica a controllare l' acqua che saliva dalle cantine. «La legge di bilancio, preferisco chiamarla così perché oggi l' idea di stabilità può essere un' arma a doppio taglio, è ancora timida sugli investimenti». Così come lo è anche sulla parte che riguarda la ricerca e l' innovazione: «Sarebbe stato fondamentale creare un sistema di sostegno semplice ed efficace, in grado di accompagnare gli investimenti delle imprese in innovazione, sviluppo sperimentale e la ricerca più a rischio». La legge, introducendo il credito di imposta, rappresenta un «positivo» segnale di attenzione al tema, ma «presenta caratteristiche e una dotazione finanziaria inadeguate. Se venisse introdotto in modo strutturale per tutti il credito di imposta potrebbe davvero far crescere gli investimenti delle imprese e il finanziamento delle aziende private al sistema della ricerca pubblica». Ricerca e innovazione per crescere. E in questa chiave, ha osservato il presidente di Confindustria, è fondamentale comprendere, studiandone l' esempio, chi e perché ce l' ha fatta. «Chi in questi anni ha detto Squinzi non solo ha retto la forza d' urto della crisi, ma ha migliorato la propria posizione competitiva sui mercati». Solo prendendo esempio dalle nostre storie di successo «potremo essere Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 16 18 novembre 2014 Pagina 8 < Segue Il Sole 24 Ore politica nazionale protagonisti, in Europa e nel mondo, come paese». Uno sforzo necessario, dal momento che «i recenti numeri sull' economia italiana e sulla produzione industriale dicono come la durissima e lunghissima crisi non sia ancora finita. Ce li aspettavamo, non per questo siamo meno preoccupati della situazione del nostro paese». Servono le riforme, in questi giorni si discute alla Camera sul mercato del lavoro: «Sappiamo che ci sono 400 emendamenti, per adesso c' è lo schema di partenza. Cosa sarà alla fine il Jobs Act non lo so dire». Comunque, ha aggiunto Squinzi, «il primo ministro aveva fatto delle dichiarazioni molto chiare, delle promesse. Speriamo che mantenga la parola. Si può giocare sulle sfumature però alla fine l' impianto di base dovrà essere quello che ci ha promesso. Ce lo auguriamo». © RIPRODUZIONE RISERVATA. NICOLETTA PICCHIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 17 18 novembre 2014 Pagina 11 Il Sole 24 Ore politica nazionale INCHIESTA Le regionali di domenica Tra rimborsopoli e frammentazione politica. L' Emilia rossa ora teme un' astensione record Pesano i 41 consiglieri indagati Giovedì arriva il premier. Mariano Maugeri BOLOGNA. Dal nostro inviato Sono elezioni sotto traccia, nascoste, quasi clandestine, tutte incentrate sulle avvelenatissime 160 pagine di verbali che riportano i dialoghi tra i capigruppo regionali alla vigilia dell' inchiesta sui rimborsi spese. Un esercizio di autolesionismo («i rendiconti sono le nostre mutande»; «il Pd è un partito pieno di idioti»; «i giornalisti sono servi della gleba», dice in una sorta di bulimica esternazione l' ex capogruppo del Pd in consiglio regionale Marco Monari) dal quale è scaturita l' iscrizione nel registro degli indagati di 41 dei 50 ex consiglieri regionali con l' accusa di peculato. Un florilegio, quello di Monari, registrato a sua insaputa dall' ex capogruppo grillino Andrea De Franceschi. I politologi fanno coincidere la degenerazione della classe dirigente con il monopolio della rappresentanza politica che perdura da oltre sessant' anni. Il Pd ha provato a modo suo a rinnovarsi, ma anche in Emilia le primarie hanno tradotto in percentuali i rapporti di forza all' interno del partito. I «pesi» dentro il Pd Nella trincea bersaniana, l' ha s p u n t a t a i l renziano d e l l a s e c o n d a o r a S t e f a n o Bonaccini, cursus honorum tutto all' interno delle segrete stanze del partito ed ex assessore alla Cultura del Comune di Campogalliano. Dietro di lui, con il 40% dei consensi, l' ex sindaco di Forlì e ordinario di Storia contemporanea Roberto Balzani, uno che su due piedi ha chiuso l' aeroporto della sua città, in passivo cronico, ed è uscito dal patto di sindacato della multiutilities Hera, la vera camera di compensazione dei poteri forti piddini, proponendo il dimezzamento degli inceneritori. Balzani, in sole due mosse, ha messo in mora i totem della politica emilianoromagnola di cui garante è stato l' ex governatore Vasco Errani. Una battaglia, quella di Balzani, per nulla solitaria. Rifondare l' istituzione Giovedì scorso i vertici emiliani di Confindustria hanno reso pubbliche 18 paginette di crudo realismo condite da una parola d' ordine: rifondare l' istituzione regionale. Tra le proposte c' è la riduzione a sette dei 348 sportelli "unici" per le attività produttive; sfrondare le procedure barocche e le procedure parcellizzate. Esempio: servono 499 società partecipate da Regione (che ne controlla direttamente 28) e Comuni che immobilizzano 5,3 miliardi di capitale? Roberto Magarò, segretario regionale dei dirigenti regionali, usa parole forti: «In Calabria uccidono con la lupara, qui con la delibera». Magarò si riferisce ai 155 dirigenti regionali in servizio, 63 di loro cooptati attraverso la chiamata diretta dei politici. «Ne basterebbero la metà» assicura. Dalle dimissioni di Errani del 24 luglio dopo la condanna per falso ideologico, il consiglio regionale, malgrado abbia poteri attenuati, è regolarmente insediato. Il funzionamento annuale dell' assemblea costa 34 milioni. Undici dunque i milioni bruciati in quattro mesi nell' attesa delle elezioni. Il «postificio» Tutti parlano di sistema incrostato, consociativo, di un "postificio" a uso e consumo dell' Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 18 18 novembre 2014 Pagina 11 < Segue Il Sole 24 Ore politica nazionale apparato di governo. Filippo Cavazzuti, ordinario di Scienza delle finanze e sottosegretario al Tesoro di Carlo Azeglio Ciampi, fa un' analisi impietosa: «Il partito dominante si è infiltrato dappertutto. La Regione non è semplicemente il potere, ma il potere supremo». Per questo non ci saranno grandi colpi di scena domenica prossima, a meno che l' astensionismo non diventi il protagonista della consultazione. C' è chi paventa un crollo sotto il 50% dei votanti, con una contrazione di oltre 18 punti sul 2010. La vittoria del Pd è quasi una formalità: centrodestra e M5s sono spaccati. Il gruppo dei dissidenti espulso da Grillo sostiene il movimento civico regionale guidato dall' ex consigliere comunale di Budrio Maurizio Mazzanti. La sorpresa potrebbe essere l' altro Matteo, quel Salvini che spalleggiato dal sindaco di Bondeno Alan Fabbri, codino, orecchino e barba che non sono piaciuti a Silvio Berlusconi, battono paesi e città mai così livorose nei confronti della politica. Giovedì a rianimare in extremis una campagna elettorale solo mediatica ci penserà Matteo Renzi, convocato al Paladozza da un sempre più ombroso Bonaccini. Ad applaudirlo ci sarà la sorella maggiore Benedetta, da maggio alla sua prima esperienza politica come assessore al welfare del Comune di Castenaso, alle porte di Bologna. Il consiglio di Renzi alla sorella nel giorno del debutto in politica? «Stai attenta». Domenica sera, a urne capovolte, a stare attenti dovranno essere almeno in tre: il premier, Benedetta e l' aspirante governatore. © RIPRODUZIONE RISERVATA. MARIANO MAUGERI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 19 18 novembre 2014 Pagina 12 Il Sole 24 Ore politica nazionale Riforme. Obiettivo Pd: in Aula al Senato entro il 10 dicembre Cuperlo: perché questa fretta? Nuova legge elettorale, FiPd divisi sui tempi Berlusconi rallenta: prima l' accordo sul Quirinale. Barbara Fiammeri ROMA L' obiettivo è la prima settimana di dicembre. Per quella data Anna Finocchiaro vuole licenziare il nuovo Italicum in commissione Affari costituzionali e inviarlo all' assemblea di Palazzo Madama. Calendario alla mano, l' ipotesi della presidente della prima commissione del Senato nonché unica relatrice della riforma elettorale,è tecnicamente percorribile. Anche perché in commissione la maggioranza può contare su 15 voti contro 13. Più forti delle possibilità tecniche sono però le ragioni politiche. C' è infatti chi ritiene che i «tempi» della riforma elettorale decideranno anche quelli della legislatura. L' impegno assunto da Matteo Renzi, di voler tornare alle urne non prima del 2018, non ha convinto Silvio Berlusconi che anche per questo si è guardato bene dal dare immediatamente il via libera alle richieste del premier su premio di lista e soglie di sbarramento. Il Cavaliere continua a sospettare che Renzi voglia presentarsi a maggio davanti agli elettori e per ostacolare questo progetto ha bisogno che la riforma elettorale proceda lentamente. Anche perché vuole prima verificare la tenuta del Patto (non più del Nazareno ma di Palazzo Chigi) su un altro capitolo assai sensibile: la successione di Giorgio Napolitano al Quirinale. Se Renzi avesse già intascato il via libera del Senato all' Italicum, Berlusconi avrebbe assai meno potere contrattuale per «condividere» la scelta del garante dell' unità nazionale. Del resto non è il solo a pensarla così. Gianni Cuperlo, leader della sinistra Pd, ieri è tornato all' attacco del suo segretario: «Se come dice Renzi, e io gli credo, la legislatura deve durare fino al 2018, non si capisce perché l' urgenza sia quella di fare domattina la legge elettorale». Sospetti trasversali, rafforzati dagli ultimi sondaggi, che danno il Pd e lo stesso Renzi in calo di consensi. «Se come appare ormai chiaro il 2015 si aprirà come si sta chiudendo il 2014, Renzi per non morire ha solo la strada del voto», spiegava ieri sera un senatore assai vicino al Cavaliere. Anche per questo il leader di Fi ha cominciato la manovra di riavvicinamento al Ncd di Angelino Alfano che oggi, nella sua veste di ministro dell' Interno, sarà audito in commissione Affari costituzionali. Alfano non ignora il tentativo di Berlusconi, ma resta guardingo. Anche perché non è chiaro quale sia il progetto politico per la cosiddetta ricostruzione del centrodestra che avverte Gaetano Quagliariello non può avvenire «secondo le regole di ieri». Insomma non è più tempo di predellini, di atti d' imperio. Lo ripete anche Giorgia Meloni per Fdi ma lo sanno anche dentro Fi, tant' è che Osvaldo Napoli sottolinea che per Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 18 novembre 2014 Pagina 12 < Segue Il Sole 24 Ore politica nazionale riunire il centrodestra quel che serve è anzitutto «una strategia coerente». Non sarà facile però. Tra pochi giorni Berlusconi si troverà a fare i conti con la disfatta in Emilia, dove Fi rischia di essere «doppiata» dal suo alleato, la Lega di Salvini, che ha imposto e ottenuto di far rimanere fuori il Ncd. Una scelta che è stata ripetuta anche in Calabria e stavolta a deciderlo è stato proprio Berlusconi, che anche in questo caso rischia di pagare un prezzo alto. La riunificazione del centrodestra è quindi tutt' altro che semplice. E non a caso al momento Ncd non si sogna minimamente di rompere l' accordo sancito con Renzi sulla legge elettorale. © RIPRODUZIONE RISERVATA. BARBARA FIAMMERI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 18 novembre 2014 Pagina 2 Italia Oggi politica nazionale Il punto. Il pil italiano non cresce più: Renzi rischia la rottamazione Si allarga il gap che separa il pil dell' Italia dall' Eurozona. Nel terzo trimestre dell' anno solo l' economia italiana è rimasta in recessione, registrando il tredicesimo trimestre consecutivo di decrescita della ricchezza nazionale. È il risultato di tante politiche economiche sbagliate, sicuramente, ma anche della difficoltà culturale del Belpaese di comprendere come funziona il mondo globale e di riformarsi per competervi. Tanti errori in serie che per di più segnalano ai mercati la scarsa qualità del capitale umano italiano. Il governo guidato da Mario Monti, ad esempio, aveva previsto per il 2012 una crescita del pil dello 0,3%, mentre a consuntivo c' è stato un calo del 2,4%. È come se un' impresa dicesse agli investitori che il suo fatturato crescerà nel nuovo esercizio per poi comunicare, al momento di approvare il bilancio, un calo a doppia cifra delle vendite. Per i mercati questi manager non sarebbero più credibili e l' impresa fortemente attenzionata. Il 31 luglio del 2012 lo stesso Mario Monti, allora premier, già vedeva la luce in fondo al tunnel della crisi, un concetto che ripeteva a inizio gennaio 2013. La luce, come tutti sanno, non si è ancora vista, tanto che il 2014 chiuderà con un nuovo calo del pil dello 0,4%. Il quarto anno consecutivo di contrazione della ricchezza nazionale. Il 14 ottobre del 2013 è Enrico Letta, successore di Monti a Palazzo Chigi, a vedere nitida la luce in fondo al tunnel della crisi. Proprio in quelle settimane il suo governo aveva varato la legge di Stabilità e previsto un pil in rialzo dell' 1,1% per l' anno in corso e addirittura del 2% nel 2015, previsione che su questo giornale ci permettevo di definire una favoLetta («Una favoLetta: il pil all' 1,1% nel 2014 senza fare le riforme» del 31/12/2013). Altro intervento di politica economica che ha contribuito a screditare il brand Italia sul mercato degli investitori. Dopo tanti avvistamenti, completamenti errati, di luce in fondo al tunnel della crisi per Matteo Renzi la strada è tutt' altro che facile. Gli altri Pigs possono contare, non soltanto sul vantaggio che il loro pil ha ripreso a crescere, dell' 1,5% in Spagna o dell' 1% in Portogallo, ma anche su una comprovata capacità dei governi di centrare gli obiettivi annunciati adottando le opportune riforme. Rassicurare i mercati che chi è al volante non dà numeri al Lotto sul pil vale, in tempi di globalizzazione, molto più di quanto non si pensi solitamente. Per questa ragione il +0,6% di crescita del pil messo nero su bianco dal premier con Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 22 18 novembre 2014 Pagina 2 < Segue Italia Oggi politica nazionale l' ultima legge di Stabilità è la linea Maginot dell' economia italiana. Se anche il 2015 dovesse chiudersi con un segno meno o con zero crescita, allora nessuna via di fuga esisterà più per evitare un nuovo downgrade del rating e la Troika a Roma. © Riproduzione riservata. EDOARDO NARDUZZI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 23 18 novembre 2014 Pagina 2 Italia Oggi politica nazionale la nota politica. Renzi deve cedere se vuole procedere Quanto dovrà cedere? Fino a che punto Matteo Renzi e i suoi ministri delegati si adatteranno alle richieste delle minoranze interne (che poi riprendono, sia pure parzialmente, le proteste sindacali) in tema di lavoro? Il compromesso sembra accontentare anche il Ncd. È probabile che, a un certo momento, il governo tiri fuori la posizione della fiducia: non sarebbe inattesa, perché semmai inattesa è stata la (momentanea) messa in naftalina del voto fiduciario. I compromessi che aspettano il presidente del Consiglio riguardano anche altro. Diciamo che, di qui alla fine dell' anno, toccheranno senza dubbio la stabilità: sarà esemplare, come sempre, il raffronto fra disegno di legge e testo definitivo. Anche in questo caso è verosimile che venga usata la fiducia. Nulla di nuovo: le leggi di Stabilità e, prima, le Finanziarie hanno sempre offerto un deteriore spettacolo di un pugno di articoli con centinaia di commi. Si vedrà poi quali ritocchi Montecitorio apporterà alla riforma costituzionale di palazzo Madama: sarà, in ogni caso, un passaggio in più, che rallenterà il già faticoso percorso della revisione della Carta. Molte incognite, infine, riguardano la legge elettorale: qui le modifiche al testo uscito (a marzo!) dalla Camera saranno presentate in primis dallo stesso Pd, e poi arriveranno da maggioranza, minoranza e singoli. Il velocismo praticato verbalmente da R. confligge con la lentezza e, soprattutto, le contrarietà delle camere. Per tenere, se non il convulso ritmo predicato, almeno un incedere dignitoso, il presidente del consiglio dovrà concedere e, quasi certamente, pure cedere. Poi, venderà le leggi come se fossero in toto quelle da lui volute: invece, deriveranno da rinunce e aggiustamenti. © Riproduzione riservata. MARCO BERTONCINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 24 18 novembre 2014 Pagina 8 Italia Oggi politica nazionale Domenica prossima. Il centrodestra ha presentato un leghista che i moderati non votano. Pd Emilia, vincerà stancamente L' incubo è che, questa volta, la gente non vada a votare. Il Pd cerca volontari. Non, come al solito, per cucinare alla festa dell' Unità ma per convincere gli elettori ad andare a votare: debbono telefonare, incontrare, bussare alle porte. Domenica si vota in EmiliaRomagna, un tempo roccaforte comunista poi saldamente pidiessina con qualche eccezione, come Parma. Ma il rosso è, in parte, evaporato. Colpa dell' incapacità del Pd di proporre candidati di peso, se in Piemonte è arrivato Sergio Chiamparino qui le primarie hanno proposto un exrepubblicano di buone speranze contro un exassessore comunale conosciuto solo dalla nomenclatura. Risultato: una campagna elettorale fiacca, senza entusiasmo, rassegnata. Ci si aspettano schiere di non votanti. Per questo i volontari (residui) sono stati mobilitati. Se meno della metà degli emilianoromagnoli andrà ai seggi il pronosticato, futuro presidente, Stefano Bonaccini, sarà un' anatra zoppa. Sì perché il Pd più che contro gli avversari deve giocare contro la disaffezione della propria base elettorale. Se il centrodestra avesse messo in pista un candidato credibile poteva provare a giocare la partita. Ma ha scelto un leghista e per di più è arrivato Matteo Salvini a fare casino sui rom, attizzando lo scontro coi centri sociali. Il contrario di quanto chiedevano i moderati, tanto che anche sul fronte del centrodestra molti forzisti se ne staranno a casa pur di non votare Lega. Quindi Bonaccini è solo al comando ma sta pedalando in mezzo a un deserto, non ha avversari temibili ma non ha neppure il consenso popolare dei suoi, lo zoccolo duro si sta sciogliendo. I volontari ce la metteranno tutta per portare i pidiessini al voto ma l' impresa sembra assai ardua. Dice Bonaccini: «Abbiamo 15 mila volontari ai banchetti, facciamo tutto ciò che è umanamente possibile». S' è anche recato in pellegrinaggio a Roma, convincendo il recalcitrante Renzi a venire in soccorso: giovedì sarà a Bologna per la prechiusura , della campagna elettorale: basterà a evitare il tracollo? Nel 2005 votò il 77% adesso ci vogliono i volontari per provare a convincere il battaglione dei refrattari e cercare di mettere l' asticella sopra il 50%. Tutto questo mentre in Emilia il Pd ha 75mila iscritti ma a votare alle primarie regionali sono andati solo in 58mila mentre per la sfida RenziCuperloCivati avevano votato in 400mila. Numeri che fanno pensare. Come non bastasse, è arrivato lo tsunami delle spese pazze che ha letteralmente asfaltato il gruppo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 25 18 novembre 2014 Pagina 8 < Segue Italia Oggi politica nazionale regionale Pd (così come gli altri partiti) e soprattutto stranìto la base dei fedelissimi: mentre il partito diceva che bisognava stringere la cinghia perché la crisi è per tutti il capogruppo regionale firmava per il rimborso (coi soldi pubblici) scontrini fiscali per pranzi in alcuni tra i ristoranti più cari d' Italia, dalle Calandre (dove il menù a miglior prezzo costa 230 euro) alla Madonnina del Pescatore (335 euro) al Riccioli (344 euro). E che rimborso si autochiede e autoapprova per un week end a Venezia? 1.100 euro. Per non parlare del sex toy acquistato in un sexy shop con tanto di ricevuta fiscale (83 euro) presentata al rimborso da una consigliera Pd ma acquistato da un suo collaboratore. Uno scandalo duro da digerire per chi sta alla macchina automatica otto ore al giorno per mille euro al mese. Perché dovrebbe andare a votare e ridare fiducia a un gruppo dirigente che ha dovuto aspettare la Corte dei conti per stupirsi, o meglio far finta di stupirsi? Possibile che Vasco Errani, che pur era il presidente della giunta regionale, forte di una maggioranza schiacciante, padrepadrone della Regione, non si sia mai chiesto dove finivano tutti quei soldi elargiti ai gruppi? E che nessun assessore si sia sentito in dovere di alzare la mano e chiedere spiegazioni? E men che meno Bonaccini, il candidato di oggi che è stato per 5 anni segretario regionale: non gli è mai venuto il dubbio che i suoi amministratori strafacessero? Appare quindi pertinente una dichiarazione del procuratore di Bologna, Valter Giovannini: «Mi chiedo se ci voleva un' inchiesta della Procura, lunga, faticosa, complessa, per capire come, al di là dei reati che possono essere eventualmente stati commessi, ci fosse un utilizzo non oculato del denaro pubblico». Sì perché dalle casse della Regione sono usciti, in due anni, quasi 3 milioni di euro verso i gruppi, con Errani a piangere miseria ogni volta che da Roma arrivava una sforbiciata al suo bilancio. Invece che minacciare di tagliare la sanità perché non ha incominciato a guardare dentro il bengodi dei gruppi, uffici poco distanti dal suo? Adesso si cambia governatore, cambierà anche la Regione? Il politologo Carlo Galli, parlamentare Pd, osserva: «Bonaccini potrà dire «io sono onesto e privo di sospetti» e noi tutti ce ne rallegriamo, ma questo avrà solamente un valore personale di stima e rispetto, tuttavia non potrà certo avere un valore politico, perché il Pd è coinvolto in pieno. L' effetto di tutto ciò è la chiusura di credibilità da parte di una fetta dell' elettorato». C' è chi preferisce tentare di rimuovere la discrasia che s' è formata tra vertice e base e che fa tremare i supporter del candidato governatore. Uno di questi è il sindaco di Bologna, Virginio Merola, convertitosi al renzismo. Il capogruppo regionale Pd (registrato a sua insaputa dal capogruppo 5stelle) definisce troia Milena Gabanelli per le sue inchieste sulle spese delle Regioni, inveisce contro i giornalisti apostrofati servi della gleba, sostiene che il Pd è pieno di idioti perché si fanno beccare? «Capita di usare un linguaggio diverso in conversazioni private», commenta serafico Merola, con indosso la fascia tricolore. Il bello è che il capogruppo grillino (espulso dal M5S nelle scorse settimane) che ha registrato di nascosto a sua volta ha chiesto rimborsi strani come quello (50 euro) per l' acquisto di un pollo: «l' ho sezionato», ha risposto alla contestazione, «per vedere se conteneva diossina e quindi valutare il grado di inquinamento». I gruppi regionali funzionavano da bancomat, tutti facevano finta di non accorgersene e i cittadini pagavano. A tutti i consiglieri regionali pidiessini era stata consegnata una carta di credito personale con un limite di 1600 (!) euro al mese. Ha un bel da girare per le piazze col suo camper, Stefano Bonaccini, assicurando: «Azzererò rimborsi e auto blu». Gli corrono dietro col forcone. Ieri è andato all' agenzia AdnKronos e ha dettato un appello: «votate per chi volete ma votate». La paura fa 90. Il 23 novembre è alle porte e sarà un test importante perché potrebbe essere il secondo schiaffo ravvicinato per Matteo Renzi dopo l' ultimo sondaggio che per la prima volta vede scendere (del 4%) la fiducia nel governo. GIORGIO PONZIANO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 26 18 novembre 2014 Pagina 14 Italia Oggi politica nazionale Per il G20 di Brisbane vanno aggiunti due punti percentuali al pil mondiale entro il 2018. Bisogna ridar fiato all' economia Ma i governi (Germania in testa) fanno ciò che vogliono. Il G20 di Brisbane si è concluso con molte parole inanellate in un lungo comunicato e in ben 12 documenti annessi che spaziano alla finanza all' energia. Il fumo è tanto, ma l' arrosto è nelle sei righe del primo punto che opera un cambiamento di approccio alla crisi: il problema numero uno è la caduta della domanda. Finalmente i potenti del mondo riconoscono la nuda realtà. La politica dell' offerta (quindi le riforme strutturali) è importante per migliorare la crescita potenziale, ma, nel breve termine, bisogna aumentare consumi e investimenti (viene mobilitata la Banca Mondiale e si dà il via a una poliennale Global Infrastructure Initiative). L' obiettivo questa volta è anche quantificato: aggiungere due punti percentuali al pil mondiale entro il 2018. La linea tedesca, che punta tutto sull' offerta, è minoritaria; ciò vuol dire che l' austerità rientra nel cassetto? Quando dai princìpi si scende alle scelte concrete, i venti leader si perdono in definizioni generiche quanto involute. Tutti si dicono impegnati a creare le condizioni per un nuovo sviluppo, c' è da giurare che ciascuno farà di testa propria. Berlino, dunque, può tirare un sospiro di sollievo, nessuno la potrà costringere; il G20 non è il governo mondiale. Ciò vale per la macroeconomia come per tutto il resto, dal sistema finanziario alle emergenze sanitarie (vedi Ebola) fino all' energia. Il G20 vi dedica molto spazio nel comunicato finale e ben due documenti annessi, delineando una cornice di cooperazione. E tuttavia il meeting australiano ha avuto un convitato di bronzo, un certo Vladimir Putin che usa l' energia come strumento di ricatto. Le prime sanzioni, sia pur blande, hanno scosso il rublo, il crollo dei prezzi del petrolio mette in discussione gli equilibri finanziari ed economici (la Russia ha bisogno di un prezzo attorno ai 100 dollari al barile per far quadrare i conti), e il nuovo zar evoca un «collasso catastrofico», dice che il suo paese si sta preparando per questo. Il sottinteso è chiaro: è pronta l' Europa? È pronto l' Occidente? Barack Obama dice che la politica putiniana è una minaccia alla sicurezza del mondo intero. Parole forti alle quali seguono gesti deboli, debolissimi. Il presidente russo ha sfoggiato la sua abituale arroganza minacciando di andarsene. Forse qualcuno gli ha detto: si accomodi se ne ha il coraggio? No, deve prevalere il dialogo. Tanto che Matteo Renzi gli ha rinnovato l' invito a Expo 2015. I giornali scrivono che Putin è isolato. Può darsi, intanto sta lì, piantato Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 27 18 novembre 2014 Pagina 14 < Segue Italia Oggi politica nazionale come il saraceno Rodomonte in mezzo ai ciarlieri paladini cristiani. Sarà Federica Mogherini a impugnare la lancia magica di Bradamante? È evidente a tutti che se Mosca non cambia politica, non c' è cooperazione energetica possibile e la crisi dei prezzi petroliferi (generata sia dalla stagnazione sia dalla rivoluzione tecnologica americana) è destinata ad aggravarsi. Ma non c' è nemmeno la possibilità di trovare una linea comune in termini di sicurezza globale. E proprio gli «squilibri geopolitici» come vengono definiti in gergo diplomatico, sono ormai la fonte principale di questa nuova puntata della Grande Transizione. L' Unione europea appare come il vaso di coccio: troppo dipendente dal gas russo e sotto ricatto, senza una politica energetica comune e senza una politica estera (che a quella energetica nella situazione attuale è strettamente legata). La strategia di buon vicinato perseguita negli anni scorsi con pavloviana ostinazione è morta e sepolta. Bisognerà crearne una nuova, come suggerisce un recente documento di lavoro della sezione europea del Carnegie Endowment for International Peace. È un compito che ricade sulle giovani e ancor gracili spalle della Mogherini. L' ex titolare della Farnesina sta già cambiando molto rispetto a certe sue originarie posizioni, ma non risulta che abbia preparato questa svolta. Tanto meno è pronta la commissione Juncker. Per l' Italia, poi, c' è un difficoltà in più: alcune scelte potranno entrare in contrasto con l' approccio tradizionale della diplomazia al quale si tiene strettamente legato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Vedremo come si orienterà il nuovo ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Senza contare che le improvvisate di Renzi possono a loro volta spiazzare tutti. Questo governo non ha ancora mostrato di avere una politica estera. Il vuoto della Ue e la debolezza degli Stati Uniti non lo aiutano. STEFANO CINGOLANI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 28 18 novembre 2014 Pagina 25 Italia Oggi politica nazionale emendamento annunciato dal sottosegretario bellanova. Jobs act, più spazio al reintegro Reintegro del posto di lavoro laddove il licenziamento disciplinare verrà dichiarato (da un giudice) «nullo, o inesistente», nonché per quello «discriminatorio». E, negli altri casi, sì a un «indennizzo crescente con l' anzianità», come avviene per l' interruzione del rapporto col dipendente per motivi economici. È il perimetro tracciato nell' emendamento del governo al «Jobs Act» (disegno di legge delega sul lavoro 1428), annunciato ieri dal sottosegretario al welfare Teresa Bellanova per limare il testo, in vista di un veloce approdo in Aula, a Montecitorio, la prossima settimana; l' XI commissione, pertanto, prosegue anche oggi nell' esame delle proposte di modifica, che ha impegnato i membri dell' organismo perfino nel pomeriggio di domenica. Le correzioni dell' esecutivo sull' art. 18 dello Statuto dei lavoratori (che, appunto, stabilisce l' obbligo di ricollocare al suo posto l' occupato per licenziamento illegittimo nelle aziende con oltre 15 addetti, laddove l' atto è ritenuto valido esclusivamente per «giusta causa»), però, scatenano l' ira del Ncd, che per bocca di Maurizio Sacconi fa sapere che l' iniziativa, ispirata dai rilievi mossi da una fetta del Pd, «non corrisponde a quanto concordato» (nella maggioranza, e varato a palazzo Madama, ndr), pertanto «se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo, ce ne andremmo dalla commissione, e si aprirebbe un bel contenzioso» interno alle forze che sostengono la squadra di Matteo Renzi. Bellanova, però, respinge al mittente le critiche («non facciamo il gioco delle tre carte, siamo persone serie», si sfoga in Parlamento), e chiarisce che, in realtà, l' emendamento pronto a calare sulla delega altro non è che «una riformulazione» senza novità nel merito, rispetto alle posizioni già espresse: sarà reintegrato il dipendente che subisce un licenziamento discriminatorio, riavrà il posto, poi, chi ne incassa uno disciplinare per un motivo dichiarato da un giudice «nullo, o inesistente» (spetterà ai decreti delegati, si apprende, «normare le tipologie»), arriverà, infine, «un' indennità crescente in base all' anzianità» per la fine dei rapporti lavorativi per cause economiche. Nel frattempo, passa una modifica secondo cui la cassa integrazione potrà esser erogata anche dopo la cessazione definitiva dell' attività d' impresa, nel caso in cui vi siano «concrete possibilità di continuità aziendale». E scatta una tutela per i collaboratori: l' indennità di disoccupazione resta «fino al superamento» della tipologia contrattuale, nell' ottica di ridurre i modelli di inquadramento atipici. ©Riproduzione riservata. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 29 18 novembre 2014 Pagina 25 < Segue Italia Oggi politica nazionale SIMONA D' ALESSIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 30 18 novembre 2014 Pagina 36 Italia Oggi politica nazionale L' auspicio del segretario generale della Fismic per uscire dalla crisi. Una scossa per il lavoro Jobs Act impantanato per ragioni politiche. Mentre la congiuntura economica nazionale e internazionale continua a dare segnali sostanzialmente negativi o, nel migliore dei casi, nulli, il mondo del lavoro del nostro paese è percorso da forti tensioni sociali provocate da una crisi produttiva e industriale praticamente senza precedenti. I problemi del settore siderurgico, in primis, rappresentano il paradigma di una situazione che sembra non offrire immediate soluzioni. Questo è uno dei motivi per cui è assolutamente necessario non lasciare spazio a scelte impulsive o demagogiche, ma occorre fornire opportunità a imprese e lavoratori per poter migliorare l' attuale stato di cose. Uno di questi strumenti può essere sicuramente rappresentato dalla riforma del lavoro che avrebbe dovuto essere già definitivamente approvata e che invece è ancora appesa al filo dell' esame della camera. I tempi ora si sono ulteriormente ristretti, anche perché l' esame da parte di Montecitorio alla legge di stabilità è previsto per lunedì prossimo. Il premier Matteo Renzi intende rendere operativo il cosiddetto «Jobs Act» dal 1° gennaio per consentire alle imprese di utilizzare la decontribuzione, che è prevista nella stessa legge di stabilità, e che dovrebbe servire a procedere a nuove assunzioni nel corso del 2015 con la tipologia di contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. L' obiettivo è chiaro: imprimere una svolta a un mercato del lavoro depresso, fermo nelle assunzioni ma purtroppo molto dinamico per quanto riguarda licenziamenti e mobilità. I problemi però sono esclusivamente politici e non tecnicoeconomici. Basti pensare che il solo Movimento Cinque Stelle ha presentato circa 300 emendamenti al testo, Sinistra e libertà quasi 200 e altri li hanno presentati Lega, Forza Italia e alcuni componenti del Partito democratico. Dunque, un «fuoco di sbarramento» di quasi tutti i gruppi parlamentari. Va tuttavia precisato che la maggioranza, a parte alcuni rappresentanti del Pd, è sostanzialmente compatta nel sostenere il testo così come è passato in Senato. Lo snodo fondamentale rimane sempre, come è stato al Senato, la modifica dell' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che trova nel presidente della Commissione Lavoro alla Camera ed ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, il più tenace oppositore e questo per «assicurare», recita un ordine del giorno votato dalla direzione del Pd, «la garanzia di reintegro nei casi di licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 31 18 novembre 2014 Pagina 36 < Segue Italia Oggi politica nazionale disciplinare». Ma su questo punto il governo pare deciso ad accogliere le istanze della minoranza del Pd. A fare da controcanto a queste opposizioni giunge la Cgil che, dopo aver guidato insieme con la Cisl e la Uil lo sciopero e la manifestazione dei dipendenti del pubblico impiego per il rinnovo del contratto, ha proclamato uno sciopero generale il 5 dicembre proprio contro la legge di stabilità e il Jobs Act. Una decisione, questa dello sciopero, che non ha mancato di provocare polemiche anche perché l' astensione dal lavoro si va ad agganciare al ponte festivo dell' Immacolata. Una decisione che non poteva non suscitare commenti ironici sui social network. Una scelta, soprattutto quella della data, che l' entourage del presidente del consiglio Renzi non ha certamente gradito. In questa fase finale dell' anno, peraltro, allo sciopero generale si affianca una serie di scioperi di categorie per rinnovi contrattuali tra ferrovieri, autotrasportatori, edili, alimentaristi. E il fatto che novembre e inizi di dicembre siano tra i periodi più caldi per quanto riguarda le agitazioni sindacali non è certamente una novità per il nostro Paese. Le tensioni sociali, a parte le prese di posizioni di forze politiche e alcuni sindacati contro il Jobs Act, si riferiscono però a situazioni critiche in determinati settori e in questo momento soprattutto quello siderurgico. E quando si parla di tensioni sociali, non ci si riferisce alle manifestazioni e agli scioperi di carattere ideologico, ma a quelle agitazioni spontanee che nascono sul momento, dettate dal timore della perdita del posto di lavoro o dalla sensazione che non ci sia una via d' uscita da una situazione disperata. E dunque la crisi della siderurgia investe poli importanti a livello internazionale come Taranto, Piombino e, soprattutto, Terni che nelle settimane scorse ha visto proteste eclatanti e appunto spontanee da parte degli operai dell' AstThyssenkrupp. Lo stesso Segretario Generale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, è più volte intervenuto sollecitando il governo a svolgere un ruolo centrale nella vertenza. «Abbiamo fin dall' inizio valutato in maniera negativa», ha sostenuto nei giorni scorsi Di Maulo, «il piano industriale che la Thyssenkrupp ha presentato perché contiene elementi insufficienti per garantire livelli occupazionali e di sviluppo industriale che riteniamo strategici per Terni, per l' Umbria e per l' intero Paese». «L' azienda», ha spiegato il segretario generale della Fismic, «deve apportare sostanziali modifiche al suo piano industriale». Va considerato, in questo contesto, che probabilmente la situazione sarebbe oggi stata un po' diversa se non fosse arrivato il veto dell' antitrust europeo che ha bloccato la vendita dell' Ast all' azienda finlandese Outokumpu. Ma su questo punto sembra proprio che Bruxelles non intenda tornare indietro. E proprio Bruxelles, intesa come Eurozona, rappresenta anche uno dei problemi fondamentali a livello mondiale. Il recente G20 tenuto in Australia non ha fatto altro che confermare che la crisi è sostanzialmente globale: basti pensare che le stime di crescita sono state tagliate al 3,3% nel 2014 e al 3,8% nel 2015. In questo quadro internazionale i punti nevralgici sono principalmente due: l' Eurozona e il Giappone. Ma l' Eurozona al suo interno contiene situazioni a volte fra di loro opposte. Secondo l' Eurostat, la produzione industriale nell' area euro è salita solo dello 0,6 per cento sia su base mensile che su base annuale. Sempre secondo l' istituto di statistica europeo nei prossimi mesi assisteremo a un ulteriore, seppur lieve, rallentamento. È chiaro che in un quadro così incerto e, tutto sommato, negativo assume una certa valenza il confronto in atto tra i vari governi europei sulla cosiddetta «ricetta» per la crescita. La presa di posizione del governo francese che ha di fatto dichiarato di non voler rispettare il tetto del 3 per cento sul superamento del rapporto debito/Pil e quella del governo Renzi che invece intende rispettare questo parametro, ma contemporaneamente procedere al reperimento di risorse, hanno suscitato forti polemiche. È probabilmente la prima volta che un governo del nostro Paese da «esecutore» di norme dettate da Bruxelles si trasforma in «propositore» di strategie politicoeconomiche scomponendo gli equilibri all' interno dell' Unione. Del resto sotto l' assedio di nuove polemiche è anche il Presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi, che sta intervenendo in maniera decisa sul fronte monetario. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 32 18 novembre 2014 Pagina 36 < Segue Italia Oggi politica nazionale Alcune banche centrali non vedono infatti di buon occhio la strategia di Draghi che mira a un sostanziale indebolimento dell' euro per il rilancio delle economie più votate all' export, fra cui il nostro Paese. Certamente non è sufficiente un euro a 1,25 circa sul dollaro, tuttavia un' ulteriore discesa a 1,20 però accompagnata da contemporanei provvedimenti di natura politica a livello di Unione Europea (che al momento non sono prevedibili) potrebbe invertire la rotta di questa lunga e, sembra, interminabile crisi. VINCENZO BACARANI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 33 18 novembre 2014 Pagina 37 Italia Oggi politica nazionale Buonascuola, chiusa la consultazione con 200mila giudizi. Ora si passa ai provvedimenti. Merito e scatti, si apre la partita L' anzianità non tutta da eliminare. Intanto, sciopero. Chiusa la consultazione on line sabato scorso, la Buona scuola ora dovrà essere tradotta in provvedimenti. Un mese di tempo e poco più, per elaborare i giudizi emersi dal confronto, circa 200mila, decidere in che misura tenerne conto e poi passare alla fase 3, quella operativa. A gennaio, il primo atto atteso, il decreto legge con le misure per le 150 mila immissioni in ruolo. Ma le «grane» da risolvere nel frattempo non mancano. A partire dal merito dei docenti, al centro del progetto del governo, e su cui si sono riversate copiose le critiche della categoria. I l premier, Matteo Renzi, nel corso di una puntata di Porta a Porta, si è detto disponibile a dei cambiamenti: «Non è una proposta chiusa la nostra, possiamo parlarne». Pur ribadendo che guai ad illudersi che tutto rimanga così com' è: i docenti dovranno essere valutati e i più bravi pagati di più. L' ipotesi che circola a viale Trastevere è che l' anzianità di servizio, nell' attuale proposta della Buonascuola inutile ai fini della progressione economica, possa in qualche misura essere reintrodotta. E che possa anche essere rivista quella percentuale del 66% dei docenti che ogni tre anni può accedere agli scatti di merito, contro il 34% che resterebbe nella lista dei cattivi e senza un soldo di aumento. Al momento sempre e solo ipotesi, che richiedono un passaggio politico ancora tutto da tenersi con la presidenza del consiglio dei ministri e finanziario con il ministero dell' economia. Già, perché gli aumenti per gli scatti di merito previsti dalla Buonascuola sono finanziati dalle risorse oggi utilizzate per gli scatti di anzianità. Insomma, la coperta è sempre la stessa. La retribuzione degli insegnanti si inserisce nella più ampia vertenza tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti della scuola e del pubblico impiego. Una vertenza che ha visto chiudersi con un nulla di fatto l' incontro di ieri a Palazzo Chigi: fondi per i contratti nella Stabilità non ci sono. E su cui si sta consumando anche la frattura nel mondo confederale, con la Cgil che su Jobs act e stabilità ha proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre (aderiscono anche l' univiersità e la scuola della Flc Cgil), e Cisl e Uil che invece hanno detto no. Pronti però ad andare allo sciopero delle sole categorie di scuola e pubblico (la Cisl ha già proclamato lo stato di agitazione) e su richieste ben precise, come il rinnovo del contratto. Quali saranno gli esiti Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 34 18 novembre 2014 Pagina 37 < Segue Italia Oggi politica nazionale delle diverse mobilitazioni sull' azione del governo lo si vedrà nelle prossime settimane. Quando le scelte dovranno essere messe nero su bianco. ©Riproduzione riservata. ALESSANDRA RICCIARDI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 35 18 novembre 2014 Pagina 2 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione Emergenza maltempo. Pochi cantieri, costi alle stelle Il titolo V ha esasperato i conflitti di programmazione e ha ampliato i poteri di veto delle autonomie. Alessandro Arona ROMA La competenza concorrente delle Regioni in materia di infrastrutture e territorio, in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione nel 2001, ha prodotto la lievitazione della lista delle "grandi opere" strategiche, il diffuso aumento di costo dei singoli progetti, il blocco di una serie di specifici progetti, una babele di regole in materia urbanisticoedilizia. In materia di grandi opere l' effetto più evidente degli ultimi dieci anni è nella lista della legge obiettivo. Nel 2001 erano 120 opere prioritarie nazionali, per un valore di 125 miliardi di euro, ma negli anni l' elenco è via via salito fino a 403 opere per 375 miliardi di euro di costo. Le Regioni hanno imposto ai vari governi di inserire via via nuovi interventi, e il programma della legge obiettivo è finito per diventare di fatto inutile: troppe priorità, nessuna priorità. Una china certo non sufficientemente contrastata dai vari governi, e che ha prodotto oggi di fatto la mancanza di un vero piano di priorità, con decisioni che si prendono caso per caso al Cipe e nelle varie leggi di finanziamento. Ma la legge obiettivo ha prodotto un altro effetto. Le Regioni, in forza del Titolo V, hanno di fatto un elevato potere nel far inserire nelle delibere Cipe modifiche di tracciato, prescrizioni, opere compensative. Non esistono studi che quantifichino il fenomeno, ma prendiamo ad esempio il caso della tratta ad alta capacità ferroviaria VeronaPadova: il progetto Rfi del 2003 è stato contestato dal Comune di Vicenza e dalla Regione Veneto, che hanno poi imposto un diverso tracciato, con attraversamento in sotterranea e costo aumentato da 2.630 a 4.483 milioni di euro. Altro caso l' autostrada Tirrenica: nel 20022004 la Toscana bloccò il tracciato costiero proposto dall' allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Quel progetto si rivelò comunque, nel tempo, di difficile realizzabilità, e da allora i vari governi e la Regione hanno sempre scelto la condivisione dei progetti, seppure spesso con una dialettica "ruvida". Oggi l' opera è bloccata perché il piano economicofinanziario, con la crisi, non regge più. L' autostrada Valdastico Nord, il prolungamento a Nord della A31, da Vicenza fino a Trento, è da vent' anni osteggiato dalla Provincia autonoma di Trento, per motivi di impatto ambientale e di scelta prioritaria per le ferrovie. Il Cipe del 10 novembre ha deciso per la prima volta di attivare la procedura speciale per scavalcare la mancata intesa con una Regione: l' ultima parola spetterà al Consiglio dei ministri Negli ultimi 14 anni, a partire dalla programmazione Ue 20002006, sempre più ampio ruolo è stato affidato alle Regioni nella definizione e gestione dei programmi con fondi strutturali, con risultati quasi unanimemente negativi. Da Monti in poi gli sforzi degli ultimi tre governi sono stati di rafforzare vigilanza e poteri di revoca dello Stato, da una parte, e dare più ruolo al governo nella programmazione. In questi giorni ha debuttato l' Agenzia della Coesione, con lo Sblocca Italia Palazzo Chigi ha potere di Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 36 18 novembre 2014 Pagina 2 < Segue Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione riprogrammazione dei piani bloccati, nei piani 20142020 una quota più rilevante di risorse sarà gestita dallo Stato. Nel caso del dissesto idrogeologico è più la mancanza di chiarezza su poteri e governance ad aver prodotto lo stallo. Nel 2009 vengono stanziati due miliardi per un piano straordinario antidissesto, definito in accordo StatoRegioni e poi affidati a commissari di governo. Progetti fatti male, vincoli del Patto di stabilità, scarso coordinamento tra ministero dell' Ambiente, commissari e Regioni, una catena di poteri e responsabilità poco chiare ha prodotto il blocco, con solo il 22% dei cantieri avviati. Da aprile opera la task force di Palazzo Chigi che coordina i presidenti di Regione, resi commissari di governo con il Dl 91/2014, e con potere di revoca dei fondi da parte del Ministero dell' Ambiente. © RIPRODUZIONE RISERVATA. ALESSANDRO ARONA Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 37 18 novembre 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione Emergenza maltempo. I primi 700 milioni alle grandi città In attesa del piano da 9 miliardi, stralcio su 7 aree Delrio: interventi urgenti fuori del patto. Giorgio Santilli ROMA. Genova, Milano, Firenze, Roma, Torino, Bologna e Cagliari. Il piano del governo per prevenire e combattere il dissesto idrogeologico parte da qui, da queste sette città metropolitane, con un primo stralcio urgente di 689,7 milioni dell' ambiziosissimo (ma ancora teorico) piano da 9 miliardi per il periodo 2014 2020 annunciato la settimana scorsa dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Graziano Delrio, e dal ministro dell' Ambiente, Gian Luca Galletti. Lo stralcio per le aree metropolitane, che nasce dalla combinazione degli indici di rischiosità con quelli di densità di popolazione, per il momento può contare soltanto su 116,6 milioni, quindi meno del 17% del necessario. Per i restanti 573,1 milioni il governo sta percorrendo varie strade: fondi strutturali Ue, finanziamenti Bei e soprattutto candidatura al «piano Juncker» da 300 miliardi per gli investimenti europei. Dei 2.204 progetti presentati il 14 novembre dal governo italiano a Bruxelles (per un totale di 40 miliardi), 1.956 interventi per un valore di 7,3 miliardi riguardano proprio il dissesto idrogeologico. «Intanto utilizzeremo le risorse disponibili dice Mauro Grassi, direttore dell' unità di missione di Palazzo Chigi per avviare gli stralci più urgenti su Seveso, Bisagno e Arno, ma puntiamo anche a utilizzare questi fondi come moltiplicatore per finanziare l' intero piano con il sostegno della Bei o dello stesso piano Juncker». L' intervento sul Bisagno vale 146 milioni, quello sul Seveso 145,3 miliardi, quello sull' Arno 75. Anche la progettazione evidenzia numerose criticità. Solo il Bisagno ha un progetto definitivo approvato, mentre per gli interventi in Lombardia e Toscana è in corso la redazione del progetto definitivo (per il Seveso è stato posto un termine del 31 dicembre 2014 per la consegna). Nel piano metropolitano ci sono anche i 227,4 milioni per Roma e Fiumicino, ma per la maggior parte degli interventi siamo ancora fermi allo studio di fattibilità. C' è poi il capitolo di sofferenza per il patto di stabilità interno che ha bloccato non pochi interventi in passato. È diventato un tema di scontro politico. Ieri è intervenuto Delrio, con una prima apertura: gli interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio ha detto saranno fuori del patto di stabilità. Ora bisognerà capire quale sia il raggio di questa deroga ma i comuni potranno usare il miliardo di "spazio di patto" inserito nella legge di stabilità e 3 miliardi di finanziamento a tasso zero. Lo "stralcio" metropolitano è, in realtà, il cuore e la parte più consistente del piano urgente da 1.184,2 milioni che contiene anche altri interventi per 494,5 milioni in aree a rischio lontane dalle grandi città. L' ennesimo paradosso in questa vicenda è che questa seconda parte del piano stralcio per le aree interne che contiene comunque interventi non secondari come il completamento della riqualificazione del Sangro è già finanziata per 278,9 milioni, oltre il 56% della somma necessaria. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 38 18 novembre 2014 Pagina 3 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione < Segue © RIPRODUZIONE RISERVATA. GIORGIO SANTILLI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 39 18 novembre 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione Investimenti. Gli industriali chiedono misure urgenti per lo sviluppo. Metà delle imprese emiliane costrette a congelare i piani Natascia Ronchetti BOLOGNA Quasi il 50% delle industrie emiliane tiene fermi in un cassetto piani di investimento straordinari. E il 67% di questi progetti è accompagnato da possibili incrementi dei livelli occupazionali: ognuno di essi potrebbe generare la creazione di una media di 5,8 nuovi posti di lavoro. Ma il cassetto resta chiuso non solo a causa del mercato in contrazione con una debolezza della domanda che costituisce il principale freno agli investimenti e della difficoltà di reperire le risorse finanziarie: ci sono infatti anche le barriere alzate dalla burocrazia, un ostacolo per il 22% delle aziende. Nonostante ciò le imprese emiliane continuano a investire. Lo hanno fatto nel 2013 (una quota dell' 82% sul totale), utilizzando mediamente il 3,7% dei ricavi. Lo hanno previsto quest' anno (81,3%), tra formazione, Ict, ricerca e sviluppo, linee di produzione: ai primi quattro posti. E anche se nessuna azienda «si muove nel deserto premette il presidente regionale degli industriali, Maurizio Marchesini abbiamo bisogno di un rafforzamento delle politiche nazionali e regionali». Dalla partita degli investimenti restano fuori soprattutto le piccole imprese: il 25,3%, l' anno scorso, non ne ha realizzati a fronte di un ben più modesto 3,2% delle grandi industrie. Il che significa che un quarto delle imprese ha dato forfait. Un dato "sconvolgente" per il numero uno di Confindustria Emilia Romagna, che ha realizzato l' indagine sugli investimenti e poi presentato i risultati al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Per gli industriali emiliani servono misure urgenti per sostenere la crescita delle aziende, per aiutarle anche a raggiungere la soglia dimensionale necessaria a competere sul mercato globale. A partire da un intervento sul credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo, che per Marchesini deve essere reso "strutturale", per arrivare all' abbattimento della burocrazia, grande nemico: «Un muro invalicabile che alimenta la sfiducia e mina la credibilità della pubblica amministrazione», dice Marchesini. In attesa che la legge regionale sull' attrattività, per intercettare investimenti, venga riempita di contenuti con i decreti attuativi e quindi in attesa del nuovo Governo regionale che uscirà dalle urne domenica prossima il ministro Guidi ricorda gli stanziamenti 4,5 miliardi nei prossimi cinque anni per riattivare gli investimenti. Dal rifinanziamento della legge Sabatini per la copertura degli interessi a carico delle imprese sui finanziamenti bancari ottenuti per arrivare ai crediti di imposta su investimenti incrementali in ricerca e sviluppo, su quelli aggiuntivi in beni strumentali e su quelli che riguardano la realizzazione di reti a banda ultralarga. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 40 18 novembre 2014 Pagina 15 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione < Segue © RIPRODUZIONE RISERVATA. NATASCIA RONCHETTI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 41 18 novembre 2014 Pagina 32 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione ECCO LE REGOLE PER CALCOLARE I TEMPI MEDI. Il principio semplice per pagare i debiti Pa Il principio è semplicissimo: se un Comune, una Regione o un ministero non ha i soldi per pagare in tempi umani le imprese che gli forniscono un bene o un servizio, non può nemmeno avere le risorse per assumere nuovo personale. Si tratta di un' idea tanto lineare da essere stata abbozzata nel 2012, precisata nel 2013 nei decreti attuativi della legge Severino (capitolo trasparenza), ribadita nella primavera 2014 dal decreto sul bonus Irpef (capitolo finanza pubblica) e finalmente precisata con un ultimo provvedimento appena pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale». Come accade sempre nella litania dell' attuazione per le norme all' italiana, proprio quest' ultimo è il tassello determinante, su cui poggia l' intero sistema. Finora, infatti, tutti gli enti pubblici erano obbligati a misurare i propri tempi medi di pagamento e a mostrarli sul sito Internet istituzionale, ma ognuno li calcolava a modo suo e ogni confronto (e ogni sanzione) era impossibile. Ora le regole ci sono tutte, come spieghiamo a pagina 50: sarà la volta buona? Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 42 18 novembre 2014 Pagina 50 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione Pubblica amministrazione. Pubblicato il decreto con la formula per il calcolo del valore medio. Pagamenti Pa, censiti i ritardi Dal 1° gennaio, dopo 60 giorni scatterà lo stop alle assunzioni. MILANo Entrano a regime le sanzioni che bloccano assunzioni e rinnovi dei contratti nelle Pubbliche amministrazioni che impiegano troppo tempo a pagare i fornitori. Nel calcolo dei tempi medi di pagamento entrano in gioco anche i valori delle fatture, e non solo i giorni impiegati per onorare ciascuna delle transazioni. A fissare le nuove regole è un decreto di P a l a z z o C h i g i pubblicato i n « G a z z e t t a Ufficiale» venerdì scorso, che attua le previsioni del decreto Irpef e fissa le modalità di calcolo dell'«indicatore di tempestività dei pagamenti». Proprio da qui bisogna partire per capire termini e conseguenze del problema, che riguarda tutte le Pubbliche amministrazioni centrali e locali. Il decreto di aprile sul «bonus Irpef» da 80 euro (Dl 66/2014) conteneva anche un ricco capitolo di norme sulla finanza pubblica, tra cui appunto la fissazione delle modalità di calcolo dei tempi medi di pagamento da parte degli enti pubblici. I n questo modo, sarebbe stato possibile attuare la regola del decreto trasparenza del 2013 (articolo 41 del Dlgs 33/2013, attuativo della legge Severino nel capitolo dedicato alla trasparenza)?che blocca le assunzioni nelle amministrazioni troppo lente ad onorare i propri debiti. Questa complessa trafila applicativa è rimasta per ora sostanzialmente bloccata dall' assenza di criteri uniformi per calcolare l' indicatore sui tempi di pagamento. Dal momento che ogni amministrazione ha prodotto per il momento conteggi fai date, sarebbe stato difficile far scattare davvero lo stop alle assunzioni negli enti ritardatari. Il Dpcm pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» colma questo vuoto e permette di attuare davvero la norma a partire dal 1° gennaio, qundo peraltro scenderanno da 90 a 60 i giorni di ritardo che portano al blocco del turn over. Per definire l' indicatore, che andrà aggiornato ogni tre mesi, bisogna moltiplicare la somma dovuta per il numero di giorni di ritardo, cioè dei giorni che separano la data di scadenza indicata in fattura da quella del pagamento effettivo (festivi compresi), e rapportare il tutto agli importi complessivi versati dall' ente nel periodo per le transazioni commerciali. In questo modo, ogni fattura peserà sull' indicatore in misura proporzionale al proprio importo, con un meccanismo che non permetterà all' ente d i migliorare in modo "furbo"il proprio dato pagando più in fretta le fatture di valore più basso: con il meccanismo proporzionale, chi non ha cassa per pagare i debiti che contano rischia di incappare nel Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 43 18 novembre 2014 Pagina 50 < Segue Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione blocco. Il provvedimento definisce anche gli obblighi di pubblicazione nella sezione «amministrazione trasparente» del sito istituzionale dell' ente, obblighi che riguardano anche i dati generali su entrate e spese chiesti sempre dal decreto anticorruzione. L a pubblicazione, naturalmente, dovrebbe anche aiutare i controlli e quindi l' effettivo stop alle assunzioni (e ad alcuni sconti sul Patto d i stabilità per gli enti locali) nelle amministrazioni che si rivelano cattivi pagatori. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianni Trovati. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 44 18 novembre 2014 Pagina 30 Italia Oggi pubblica amministrazione Alla prima riunione dell' Osservatorio sulla riforma sono emersi i dubbi dei governatori. Le nuove province traballano Regioni tentate dal rifiutare le funzioni trasferite. Lo svuotamento delle province (trasformate in enti di secondo livello) rischia di trasformarsi in un flop. Per colpa dei tagli della legge di Stabilità che, da un lato riducono all' osso le risorse per gli enti di area vasta (a malapena sufficienti a esercitare le funzioni fondamentali che resteranno in mano alle nuove province), e dall' altro potrebbero indurre le regioni (chiamate a sacrifici per 4 miliardi di euro) a non sobbarcarsi ulteriori funzioni. Con l' effetto di lasciare tutto com' è. E sullo sfondo resta sempre il problema degli «esuberi» (anche se il governo preferisce parlare di «dipendenti in mobilità») che potrebbero essere molti di più di 20.000 (si veda ItaliaOggi dell' 8 novembre 2014). L a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del dpcm per l' individuazione dei beni e delle risorse (finanziarie, strumentali, ma soprattutto umane) delle province ha fatto partire il countdown che dovrebbe portare entro fine anno al passaggio delle funzioni alle regioni. Il decreto, pronto dall' 11 settembre, è andato in Gazzetta solo lo scorso 12 novembre. Una lunga gestazione che ha giovato in primis alle province, chiamate entro 15 giorni dalla pubblicazione del testo in G.U. a effettuare la ricognizione dei beni e delle risorse connesse a tutte le funzioni, ma anche alle regioni che per il momento stanno alla finestra, in attesa di conoscere i dati provinciali sulla consistenza e sul costo del personale. L' Osservatorio nazionale, istituito presso il ministero degli Affari regionali per coordinare e monitorare il riordino delle funzioni, si è riunito per la prima volta giovedì scorso. Il carattere interlocutorio dell' incontro è però bastato a far emergere le prime difficoltà operative e le prime divisioni tra i governatori. Il quadro, come sempre, non è uniforme ed è legato al livello di finanziamento delle funzioni che in questi anni le regioni hanno delegato alle province. Non tutti i governatori trasferiscono alle province risorse per l' esercizio delle funzioni delegate. E, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sarebbero proprio questi i più tentati dalla prospettiva di lasciare tutto com' è. È il caso per esempio della Toscana o del Piemonte. Entrambi hanno delegato a costo zero funzioni alle province e ora sono in grande difficoltà nel riprendersele perché dovrebbero trovare risorse per le nuove competenze. Un compito non facile alla luce dei tagli della legge di Stabilità. Stesso discorso per il Veneto che non dà un euro alle proprie province a cui ha delegato funzioni di rilevante importanza quali il demanio idrico, la formazione professionale, il turismo e i servizi sociali. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 45 18 novembre 2014 Pagina 30 < Segue Italia Oggi pubblica amministrazione Diverso è invece il caso della Lombardia che per le funzioni delegate trasferisce alle province lombarde 220 milioni di euro l' anno. L' amministrazione guidata da Roberto Maroni deciderà caso per caso sulla base di logiche di convenienza che però potrebbero ancora una volta penalizzare le province. Insomma, in attesa che gli enti intermedi completino il monitoraggio di beni e risorse, nessuna regione ha ancora deciso e difficilmente lo farà prima dell' inizio di dicembre. E c' è pure chi è rimasto ancora più indietro, come la Basilicata che non ha nemmeno istituito l' Osservatorio regionale a cui spetta elaborare proposte per la riallocazione delle funzioni. Un' inerzia che a quanto pare sta angosciando i possibili dipendenti in esubero. Il collocamento del personale è infatti la questione più spinosa. Il sottosegretario Graziano Delrio stima in «almeno 20 mila» i dipendenti da ricollocare. Ma le procedure di mobilità rischiano di non essere sufficientemente finanziate soprattutto se verranno regolate dalla legge Madia (dl 90/2014) che prevede un finanziamento del 50% a carico dell' amministrazione cedente e allo scopo stanzia un fondo di soli 30 milioni di euro. Ragion per cui il governo starebbe studiando anche forme di incentivazione all' esodo per chi ha maturato i requisiti pensionistici ante riforma Fornero. © Riproduzione riservata. PAGINA A CURA DI FRANCESCO CERISANO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 46 18 novembre 2014 Pagina 30 Italia Oggi pubblica amministrazione Anac e Garante privacy sul restyling del dlgs 33. Trasparenza, online solo i dati essenziali Sostituire gli obblighi di diffusione integrale dei d a t i c o n l a pubblicazione online in forma riassuntiva, garantendo comunque l' accesso ai documenti completi su richiesta. Gli obblighi d i pubblicità e trasparenza previsti dal dlgs n.33/2013 rischiano di ingessare le procedure di controllo, vanificando lo spirito stesso della legge. Ne sono convinti il presidente dell' Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone e il presidente dell' Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, che in una lettera hanno scritto al ministro della Funzione Pubblica, Maria Anna Madia per chiedere un restyling della materia, cogliendo l' opportunità della legge delega sulla riforma p.a. all' esame del senato. Cantone e Soro sembrano dunque aver condiviso l' allarme, lanciato dallo stesso ministro dal palco dell' Assemblea Anci svoltasi a Milano (si veda ItaliaOggi dell' 8 novembre), sui rischi di un' eccessiva procedimentalizzazione della legge anticorruzione (legge n.190/2012) e del dlgs sugli obblighi di pubblicità e trasparenza. Tanto da aver già programmato, ha annunciato il ministro in quella sede, un intervento correttivo da inserire nella riforma p.a. L' auspicio di Cantone e Soro va proprio nella stessa direzione. Secondo i numeri uno di Anac e Garante privacy «le limitazioni, in alcuni casi anche significative, della riservatezza possono risultare irragionevoli e, come tali, meritevoli di revisione». Il riferimento è soprattutto ai dati da pubblicare su internet. «Non sempre», scrivono Cantone e Soro, «la pubblicazione in rete è garanzia di reale informazione, trasparenza e quindi democraticità». «La divulgazione online di una quantità spesso ingestibile di dati comporta infatti dei rischi di alterazione, manipolazione e riproduzione per fini diversi che potrebbero frustrare quelle esigenze di informazione veritiera e, quindi, di controllo, che sono alla base del decreto». Ecco perché, propongono, «andrebbe valutata la possibilità di sostituire taluni di questi obblighi di diffusione integrale con la pubblicazione online in forma riassuntiva e riepilogativa, ferma restando l' ostensibilità dei relativi documenti, anche in forma completa, a chi ne faccia richiesta». Altro aspetto problematico da chiarire attiene ai rapporti tra pubblicità e pubblicazione. Secondo Cantone e Soro, l' esigenza di uno sforzo chiarificatore in materia è ancora più forte in ragione delle conseguenze sanzionatorie che derivano in capo al dirigente o comunque al responsabile della trasparenza. E questo sia in caso di omissione degli obblighi sia in caso di interpretazione estensiva degli stessi. Di tutto questo si parlerà nella tavola rotonda organizzata dal presidente dell' Anac e dal Garante Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 47 18 novembre 2014 Pagina 30 < Segue Italia Oggi pubblica amministrazione privacy che si terrà oggi presso la camera dei deputati. Al dibattito, funzionale a valutare l' opportunità di un intervento correttivo del dlgs, parteciperà anche la presidente della commissione affari costituzionali del senato, Anna Finocchiaro. © Riproduzione riservata. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 48 18 novembre 2014 Pagina 30 Italia Oggi pubblica amministrazione I comuni potranno rateizzare entro il 30 novembre. Tre anni per ridare i soldi allo Stato Il ministero dell' interno ha pubblicato l' elenco d e i comuni c h e , e n t r o i l 3 0 n o v e m b r e , potranno accedere alla rateizzazione delle somme da recuperare sul fondo di solidarietà 2014. La lista è consultabile sul sito della direzione centrale per la finanza locale. Tale agevolazione è stata prevista dall' art. 43, comma 5bis, del decreto Sblocca Italia (dl 133/2014, recentemente convertito dalla legge 164/2014). Essa consente a tutti i comuni per i quali non sia stato possibile, alla data del 20 settembre 2014, procedere al recupero delle somme risultanti a debito (ivi comprese quelle da trattenere per il tramite dell' Agenzia delle entrate), di chiederne la rateizzazione triennale decorrente dal 2015. Si tratta dei tagli imposti a seguito della verifica del gettito dell' imposta municipale propria dell' anno 2013, con particolare riferimento alla distribuzione degli incassi relativi ai fabbricati di categoria D (si veda ItaliaOggi del 18/9/2014). Diversi enti avevano evidenziato rilevanti difficoltà ad assorbire la decurtazione in un' unica soluzione, tanto che l' Anci aveva più volte posto espressamente la questione al governo. Nell' elenco, in effetti, compaiono molti comuni di mediopiccole dimensioni, ma le cifre in ballo sono talora molto significative, specie se valutate il termini procapite: ad esempio, per il comune di Ceresole Reale in provincia di Torino il recupero vale circa 267.000 euro, ossia più di 1.600 euro per ciascuno dei 161 residenti! Attenzione, però: la rateizzazione non è un automatismo, per cui i comuni che avessero già coperto il buco possono anche non richiederla, evitando così di appesantire i bilanci futuri. Gli altri, invece, devono attivarsi entro il 30 novembre, comunicando al Viminale l' adesione alla predetta procedura di ammortamento. La scadenza è cruciale perché è quella entro cui deve essere approvata la variazione di assestamento generale al bilancio 2014, che rappresenta l' ultima chance per rimettere in carreggiata i conti, prima della chiusura dell' esercizio e dell' avvento della nuova contabilità. Sulla base delle richieste che perverranno, il ministero dell' interno provvederà a comunicare ai comuni beneficiari delle maggiori assegnazioni gli importi da riconoscere in ciascuna delle annualità 2015, 2016 e 2017. © Riproduzione riservata. MATTEO BARBERO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 49