L`Agricoltura Biologica Astigiana in cifre

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L`Agricoltura Biologica Astigiana in cifre
PROVINCIA DI ASTI
Assessorato Agricoltura
Realizzato da:
Provincia di Asti - Servizio Agricoltura
L'Agricoltura Biologica
Astigiana
in cifre
PREMESSA
L’agricoltura è stata, fin dalla sua origine, un’attività
che ha saputo cogliere la complessità della natura e,
rispettandola, si è integrata con essa, al fine di
utilizzarne, in modo corretto, le grandi opportunità
economiche.
L’agricoltore per secoli ha avuto con le risorse naturali
un rapporto corretto e non rapinatore diventando, col
tempo, anche attento custode di una natura generosa da
cui traeva le risorse della sua sopravvivenza.
Con la fine del secondo conflitto mondiale questo
positivo equilibrio è andato sempre più deteriorandosi a
causa di molteplici fattori quali l’aumento della
popolazione e conseguentemente dei bisogni, la
competizione dei mercati, l’abbandono delle campagne
a favore dell’industria, l’applicazione all’agricoltura di
una forte meccanizzazione e di metodi produttivi
sempre più ricercati per aumentare la produttività del
suolo. In tal modo si sono introdotte pratiche di
sfruttamento estremo per nulla attente a principi di
sostenibilità o solamente a ragionamenti di buon senso.
Oggi questo modello di sviluppo mostra sempre più le
sue contraddizioni: da un lato non ha risolto il problema
della lotta alla fame nel mondo (sulla terra oltre un
terzo della popolazione vive ancora oggi sotto la soglia
della sufficienza alimentare) dall’altro ha spesso
danneggiato
gli
ecosistemi
contribuendo
all’inquinamento ed agli stessi cambiamenti climatici.
Per tali ragioni l’Unione Europea, con le proprie
politiche agricole, si è posta, ormai da anni, l’obiettivo
di prevenire il degrado ambientale incentivando gli
agricoltori ad imboccare una strada di maggiore
attenzione al rispetto dell’ambiente e alla salubrità dei
prodotti agricoli.
Tale filosofia è da sempre perseguita dall’agricoltura
biologica e biodinamica che, nelle loro specificità,
possono considerarsi i metodi produttivi sostenibili per
eccellenza in quanto mirano a preservare la fertilità del
terreno e la biodiversità.
L’agricoltura biologica non si pone infatti come unico
scopo quello di garantire la salubrità dei prodotti
(peraltro già ottenibile con la cosiddetta agricoltura
integrata che è in grado, se applicata in modo corretto,
di fornire prodotti senza residui) ma si propone anche di
perseguire il rispetto dell’ambiente operando con
pratiche a basso impatto ambientale, nel rispetto del
territorio e delle sue risorse.
Per meglio comprendere il contributo che l’agricoltura
biologica può apportare al nostro pianeta può risultare
utile il riferimento ai principi etici e sociali, definiti da
IFOAM (International Federation of Organic Agricolture
Movements) nel documento “Principles of Organic
Agricolture” approvato nell’Assemblea Generale
in
Adelaide nel 2005, e così riassumibili:
• Principio del benessere: l’agricoltura biologica
dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo,
delle piante, degli essere umani e del pianeta, come
un insieme unico ed indivisibile. Tale principio
evidenzia che il benessere degli individui e delle
comunità non può essere separato dal benessere
degli ecosistemi: un suolo sano produce cibi sani che
favoriscono il benessere degli animali e delle
persone.
L’agricoltura biologica si propone pertanto di
produrre alimenti di elevata qualità, che siano
nutrienti e che contribuiscano alla prevenzione delle
malattie e della salute. Dovrà pertanto evitare l’uso
di fertilizzanti, fitofarmaci, medicine veterinarie ed
additivi alimentari che possano avere effetti dannosi
sulla salute;
•
•
Principio dell’ecologia: l’agricoltura biologica dovrà
basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare
con essi, imitarli ed aiutarli a mantenersi. Tale
principio stabilisce che le produzioni devono basarsi
su processi ecologici e di riciclo. L’uso dei fattori
produttivi va ridotto tramite la riutilizzazione, il
riciclo e la gestione efficiente di materiali ed
energia, in modo da mantenere e migliorare la
qualità dell’ambiente e preservare le risorse. Coloro
che producono, trasformano, commerciano e
consumano prodotti biologici dovranno proteggere ed
agire a beneficio dell’ambiente comune, incluso il
paesaggio, il clima, l’habitat, la biodiversità, l’aria e
l’acqua;
Principio dell’equità: l’agricoltura biologica dovrà
costruire relazioni che assicurino equità rispetto
all’ambiente comune e alle opportunità di vita.
Tale principio sottolinea che coloro che operano
nell’agricoltura biologica dovranno impegnarsi in
modo tale da assicurare giustizia sociale a tutte le
parti
interessate:
agricoltori,
lavoratori,
trasformatori,
distributori,
commercianti
e
consumatori.
Occorrerà operare al fine di assicurare una buona
qualità di vita a tutti i soggetti coinvolti,
contribuendo alla sovranità alimentare e alla
riduzione della povertà.
Anche gli animali dovranno essere allevati
in
condizioni di vita conformi alla loro fisiologia,
comportamento naturale e benessere.
L’equità richiede che i sistemi di produzione, di
distribuzione e di mercato siano trasparenti, giusti e
che tengano in considerazione i reali costi ambientali
e sociali;
•
Principio della precauzione: L’agricoltura biologica
dovrà essere gestita in modo prudente e
responsabile, al fine di proteggere la salute ed il
benessere delle generazioni presenti e future,
nonché l’ambiente.
Tale principio prevede che la precauzione e la
responsabilità devono essere i concetti preminenti
nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie
nell’agricoltura biologica.
La scienza deve vigilare affinché le produzioni
biologiche siano sane, senza rischi ed ecologiche. Ma
oltre alla conoscenza scientifica occorre tenere in
conto l’esperienza pratica, la saggezza e le
conoscenze tradizionali ed indigene che possono
fornire soluzioni valide e consolidate nel tempo.
L’agricoltura biologica dovrà prevenire possibili rischi
utilizzando tecnologie ben valutate e rifiutando
l’ipotesi
di
tecnologie
imprevedibili
come
l’ingegneria genetica.
Sulla base dei principi sopra esposti l’agricoltore
biologico cura la fertilità dei terreni utilizzando
fertilizzanti organici, è attento alla rotazione delle
colture e delle lavorazioni, combatte le malattie solo
con preparati vegetali, minerali ed animali che non
siano di sintesi chimica (tranne alcuni prodotti
tradizionali), favorisce la biodiversità dei suoli anche
per aumentare la concentrazione di microorganismi
utili.
Non ricorre all’uso di organismi geneticamente
modificati (ogm) che in agricoltura biologica sono vietati
in
ogni
ambito
della
produzione
agricola,
dell’allevamento zootecnico e della trasformazione
alimentare.
Gli animali sono allevati con metodi rispettosi del loro
benessere, prestando particolare attenzione alle
condizioni di stabulazione, alle pratiche zootecniche e
alla densità dei capi. La loro alimentazione deve basarsi
su prodotti vegetali, ottenuti secondo i principi
dell’agricoltura biologica, e coltivati nell’azienda stessa
o in aziende biologiche vicine.
Può pertanto affermarsi che l’agricoltura biologica
affida all’agricoltore non solo il ruolo di produttore ma
anche quello di “custode del territorio”, per la sua
positiva
attività
nei
confronti
dell’ambiente:
conseguentemente l’azienda agricola viene ad assumere
anche un ruolo di utilità sociale e diventa un modello di
sviluppo sostenibile che tiene conto delle compatibilità
ambientali e delle necessità delle future generazioni.
QUADRO NORMATIVO
Dal 1 gennaio 2009 è entrato in vigore il nuovo
regolamento CE n. 834/2007 relativo alla produzione
biologica che ha sostituito lo “storico” Reg. Cee n.
2092/1991 che, per la prima volta, aveva dettato regole
certe al settore biologico.
Con i successivi regolamenti d’attuazione, emanati negli
ultimi mesi del 2008, il quadro normativo è stato
ulteriormente precisato anche per le parti riguardanti la
produzione, l’etichettatura ed i controlli (Reg. CE n.
889/2008), il nuovo logo europeo di riconoscimento dei
prodotti biologici (Reg. CE n. 967/2008) e le
importazioni di prodotti biologici (reg. CE n.
1235/2008).
Ulteriori provvedimenti normativi sono in procinto di
essere emanati e di particolare interesse risulterà la
regolamentazione del vino biologico.
Il nuovo Regolamento Ce n. 834/2007 definisce la
produzione biologica come “un sistema globale di
gestione dell’azienda agricola e di produzione
agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori
pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la
salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di
criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e
una produzione confacente alle preferenze di taluni
consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e
procedimenti naturali.”
Al metodo di produzione biologico, si riconosce
pertanto, una doppia funzione sociale:
• Quella di provvedere ad una richiesta, da parte dei
consumatori, di prodotti biologici;
• Quella di fornire beni pubblici che contribuiscono
alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali
e allo sviluppo rurale.
Tra i punti qualificanti della nuova regolamentazione si
possono segnalare:
• Viene ribadita l’incompatibilità degli organismi
geneticamente modificati (OGM) con l’agricoltura
biologica: è però tollerata la contaminazione
accidentale non superiore alla tolleranza dello 0,9%
;
• Dal punto di vista produttivo vengono introdotte
norme specifiche per la produzione e raccolta delle
alghe marine e per l’acquacoltura;
• Conversione: con tale termine si intende il periodo
di transizione dall’agricoltura tradizionale a quella
biologica durante il quale si applicano le disposizioni
relative alla produzione biologica. L’art. 36 del Reg.
Ce 889/2008 prevede un periodo di conversione di
due anni prima della semina o, nel caso di pascoli o
prati permanenti, di almeno due anni prima della
loro utilizzazione come foraggio biologico o ancora,
nel caso delle colture perenni o diverse dai foraggi,
di almeno tre anni prima del primo raccolto di
prodotti biologici.
Qualora ne ricorrano le condizioni sono ammesse
riduzioni dei periodi di conversione che potranno
essere concessi dall’autorità competente e
dall’Organo di controllo;
• Gestione e fertilizzazione del suolo: ai sensi dell’art.
3 del Reg. Ce n. 889/2008 gli agricoltori devono
conservare i documenti giustificativi che attestano la
necessità di ricorrere ai prodotti ammessi per la
concimazione, ammendamento e difesa delle
coltivazioni. Il limite massimo dei 170 Kg di azoto per
anno/ettaro di superficie agricola utilizzata si
applica esclusivamente per il letame, letame
essiccato e pollina, effluenti di allevamento
compostati inclusa la pollina, letame compostato ed
effluenti di allevamento liquidi.
Gli agricoltori che utilizzano fertilizzanti da materie
vegetali, quali il sovescio, possono oltrepassare tale
limite e apportare quantitativi di azoto anche
superiori: devono in ogni caso poter dimostrare la
necessità di tale superamento.
Le aziende biologiche possono stipulare accordi
scritti di cooperazione per l’utilizzo di effluenti in
eccesso solo con altre aziende che rispettano la
normativa biologica;
• Etichettatura: dal 1 luglio 2010 sarà obbligatorio
l’uso di un nuovo logo che identificherà tutti gli
alimenti biologici prodotti e confezionati in
imballaggi nell’Unione Europea. Il logo non potrà
esser utilizzato da prodotti provenienti da aziende
ancora in conversione.
Saranno etichettabili come biologici solo alimenti
con almeno il 95% di ingredienti agricoli di
provenienza biologica: il 5% degli eventuali
ingredienti non biologici dovrà risultare tra quelli
elencati nell’Allegato IX del Reg. Ce n. 889/2008.
Gli alimenti che contengono meno del 95% di
alimenti biologici, potranno indicare in etichetta gli
ingredienti biologici utilizzati.
L’etichettatura dovrà evidenziare il luogo dove sono
state coltivate le materie prime (es. Agricoltura UE –
Agricoltura non UE – Agricoltura UE/non UE). Tale
indicazione potrà esser integrata o sostituita
dall’indicazione del paese membro produttore
(Italia, ecc).
In sintesi le indicazioni obbligatorie, ai sensi
dell’art. 24 del Reg. Ce n. 834/2007sono le seguenti
(termini utilizzabili in Italia):
- Sigla IT, termine BIO, codice dell’Organismo di
controllo (tre lettere) attribuito dal MiPAAF a
ciascun Organismo (es. IT BIO XXX). Tali dati
devono
essere
preceduti
dalla
dicitura
“Organismo di controllo autorizzato dal MiPAAFD;
- Deve altresì essere riportato il codice
identificativo attribuito dall’Organismo di
controllo all’operatore che ha effettuato la
produzione o la preparazione più recente,
preceduto dalla dicitura “operatore controllato n
….”.
Come misura transitoria è previsto che i prodotti
ottenuti, confezionati ed etichettati prima del 1
•
•
•
gennaio 2009 nel rispetto del Reg. Cee n. 2092/91
potranno esser commercializzati, con riferimento al
metodo di produzione biologica, fino ad esaurimento
delle scorte;
Controlli: gli Organismi di controllo delegati
dovranno obbligatoriamente accreditarsi ai sensi
della norma europea EN 45.011 e alle linee guida ISO
65. Con la precedente normativa esisteva l’obbligo di
operare conformemente alle norme citate ma non di
accreditarsi.
I controlli dovranno essere programmati sulla base di
un’analisi dei rischi (rischio basso – rischio medio –
rischio alto): in ogni caso tutti gli operatori dovranno
essere controllati almeno una volta all’anno ad
eccezione dei punti vendita al dettaglio e dei
grossisti di prodotti preconfezionati. I controlli
dovranno verificare la regolarità dei processi
produttivi e prevenire o dimostrare eventuali
contaminazioni accidentali. A tal fine verranno
sempre effettuate analisi: con la vecchia disciplina le
analisi venivano solo richieste quando, nel corso del
controllo, emergeva il sospetto di uso di prodotti non
conformi;
Sementi e materiali di moltiplicazione vegetativa
(marze, talee e portainnesti): il Reg. Ce 834/2007
(art. 12) stabilisce che nelle coltivazioni è
obbligatorio utilizzare solo semi e materiali di
moltiplicazione prodotti in coltivazioni biologiche,
salvo deroghe concesse (art. 22, comma b) qualora
detti materiali non siano reperibili sul mercato;
Importazioni: nel titolo VI del Reg. Ce 834/2007
viene disciplinato il regime delle importazione da
Paesi terzi stabilendo che un prodotto importato può
essere immesso sul mercato europeo a condizione
che:
- il prodotto importato sia conforme agli obiettivi,
alle norme di produzione e alle disposizioni
sull’etichettatura
stabilite dal Reg. Ce
834/2007;
- tutti gli operatori del Paese terzo siano soggetti
a controllo da parte di autorità o organismi di
controllo
riconosciuti
dalla
Commissione
Europea;
- gli operatori dei Paesi terzi siano in grado, in
ogni momento, di fornire alle autorità europee il
cosiddetto documento giustificativo da cui si
evince il rispetto dei requisiti stabiliti dal Reg.
Ce 834/2007.
Un prodotto importato da un Paese terzo può anche
essere immesso sul mercato comunitario come
biologico nel rispetto del principio di equivalenza
quando:
- sia stato ottenuto nel rispetto di norme
equivalenti a quelle stabilite per la produzione e
l’etichettatura dal Reg. Ce 834/2007;
- gli operatori del Paese terzo siano sottoposti a
controlli equivalenti a quelle della normativa
europea;
- il prodotto sia munito di un certificato di
ispezione rilasciati da autorità o Organismi di
controllo
riconosciuti
dalla
Commissione
europea.
PRODURRE BIOLOGICO
Viene di seguito riportato l’Allegato 1 al Reg. CE
889/2008 che elenca i concimi e gli ammendanti
ammessi in agricoltura biologica.
L’agricoltore biologico nel proprio operare sceglie di:
•
•
•
•
nutrire il terreno per nutrire le piante. Lo scopo
che si prefigge questa tecnica è quello di
mantenere ed incrementare la sostanza organica
nel terreno in considerazione delle molteplici
funzioni che tale sostanza riveste per il terreno e
per gli organismi che ci vivono e ci lavorano. E’
questa una fondamentale distinzione rispetto
all’agricoltura convenzionale dove si preferisce
fornire elementi nutritivi direttamente alla pianta
in forma facilmente assimilabile ;
ricorrere a tecniche di lavorazione attente al
delicato equilibrio del terreno;
programmare la rotazione delle colture;
contrastare le malattie ed i parassiti delle piante
senza ricorrere a sostanze chimiche di sintesi.
Fertilizzazione
La fertilizzazione deve avvenire esclusivamente tramite:
-
ricorso alla coltivazione di leguminose e di
vegetali da sovescio;
utilizzo di letame;
impiego di compost.
E’ altresì consentito l’apporto di sostanze organiche
minerali provenienti dalla macinazione di rocce.
Lavorazioni del terreno
Di norma in agricoltura biologica non si praticano
rivoltamenti profondi del terreno al fine di non
disperdere la sostanza organica: tale scelta è peraltro
congrua con i principi di sostenibilità ambientale in
quanto consente sensibili risparmi energetici. Si
privilegiano pertanto lavorazioni più superficiali (max 30
cm.). In taluni casi, nelle coltivazioni arboree, può però
risultare opportuno procedere ad interventi anche
superiori ai 50 cm. per favorire lo sviluppo radicale e
l’accumulo delle risorse idriche: tali esigenze possono
essere soddisfatte anche tramite operazioni di
ripuntatura.
Rotazione delle coltivazioni
L’agricoltura biologica non può prescindere da una
corretto avvicendamento delle coltivazioni che consente
di evitare la “stanchezza” del terreno migliorandone al
contempo il rendimento.
La rotazione delle colture si realizza alternando sullo
stesso terreno colture erbacee ed ortive diverse.
La rotazione colturale assume grande importanza
nell’agricoltura biologica e consente di:
• migliorare, grazie ai diversi apparati radicali delle
piante coltivate, la struttura del terreno;
• controllare il proliferare delle piante infestanti.
Coltivare piante di specie diverse sullo stesso terreno
richiede pratiche agronomiche ed epoche di
lavorazione differenti e tali prassi aiuta a contrastare
lo sviluppo delle malerbe;
•
ottenere
residui
culturali
diversi
che,
opportunamente interrati, migliorano la qualità del
terreno e rappresentano un ottimo substrato per i
microorganismi.
La rotazione delle colture è prevista e disciplinata
dall’art. 3 del D.M. 18354 del 27.11.2009.
Difesa delle coltivazioni
In agricoltura biologica, al fine di tutelare l’equilibrio
naturale, la protezione delle piante viene attuata
ricorrendo sia ad interventi preventivi sia a pratiche di
difesa che escludono il ricorso a prodotti chimici di
sintesi.
Rientrano negli interventi preventivi:
• la scelta varietale che tiene conto delle aree di
vocazione del terreno coltivato;
• la già citata rotazione colturale che può
interrompere in particolare lo sviluppo di patologie;
• corrette tecniche agronomiche (quali
fertilizzazione, irrigazioni, lavorazioni del terreno,
potature) capaci di assicurare uno sviluppo
equilibrato delle piante e la loro capacità di
autodifesa.
Le pratiche di difesa si basano sulla lotta biologica
(utilizzo di insetti e microrganismi
antagonisti) e sull’utilizzo di prodotti fitosanitari
ammessi dal Reg. Ce 889/2008.
Si riporta di seguito l’allegato 2 al citato regolamento.
L’AGRICOLTURA BIOLOGICA ASTIGIANA IN CIFRE
La legge regionale n. 13 del 25.06.1999 stabilisce che le
aziende biologiche notifichino alla Provincia l’inizio o la
variazione della loro attività: ogni anno le Province
incrociano le comunicazioni ricevute dagli operatori con
i dati trasmessi dagli Organismi di controllo ed inviano,
alla Regione Piemonte, l’elenco delle ditte che
producono o trasformano prodotti biologici.
Successivamente la Regione provvede a pubblicare,
anche in via informatica, l’elenco degli operatori
biologici operanti in Piemonte.
Da tale elenco risulta che in provincia di Asti, al
31.12.2009, sono presenti complessivamente 138
operatori biologici così suddivisi:
Tipologia
N° Ditte
Produttori
Produttori/Preparatori
Preparatori
Totale
89
29
20
138
Nella successiva tabella sono riportati i dati delle
aziende agricole che, nel corso dell’anno, hanno
attivato almeno una pratica rapportandosi con la
Pubblica Amministrazione. Tale dato è significativo per
comprendere se un’azienda è operativa o meno: in
Anagrafe sono infatti iscritte anche aziende agricole
non più
operative
che hanno ormai cessato di
movimentare il loro fascicolo aziendale. A livello
astigiano, per l’anno 2009, all’Anagrafe risultano iscritte
9.900 aziende ma, come specificato nella sottostante
tabella, solo 7.785 hanno movimentato nel corso
dell’anno il loro fascicolo. Tra queste rientrano tutte le
138
aziende
biologiche
che
si
desumono,
conseguentemente, pienamente operative.
Anagrafe delle Aziende Agricole - Anno 2009
Aziende Az. Biologiche
%
Agricole
Az. con Fascicolo
7785
138
1,77
movimentato
almeno 1 volta
nel 2009
COLTIVAZIONI BIOLOGICHE
COLTURA
VITE
FRUTTICOLO
FRUTTA SECCA
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
TOTALE
ETTARI
246
42
184
190
34
597
12
1
1306
Ripartizione delle superfici
0,08%
VITE
0,92%
18,84%
FRUTTICOLO
FRUTTA SECCA
3,22%
45,71%
14,09%
Nell’elaborazione della presente analisi si sono
confrontati i dati dichiarati nelle notifiche con i
corrispondenti dati contenuti nei fascicoli dell’Anagrafe
delle aziende agricole. Si è in tal modo potuto
evidenziare il riparto colturale delle superfici coltivate
con il metodo biologico.
2,60%
14,55%
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
La coltivazione maggiormente rappresentativa risulta
quella foraggiera con ha 597 che costituisce il 45,71%
dell’intera superficie biologica astigiana. Segue la vite
con ha 246(18,84%): a seguire le altre coltivazioni
specificate sopra i
in tabella.
COLTURE
Interessante risulta la comparazione della superficie
biologica provinciale con la totale(convenzionale +
COLTURE
UVA DA VINO
FRUTTA
FRUTTA SECCA
SUPERFICIE BIOLOGICA
PIEMONTESE HA
863
1396
1493
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
8736
1287
13686
187
51
TOTALE
biologica) provinciale delle
tabella sottostante:
OLIVO
0,18%
OFFICINALI
0,68%
27699
colture elencate
nella
UVA DA VINO
3,12% FRUTTA
5,04%
FRUTTA
SECCA
5,39%
UVA DA VINO
FRUTTA
FRUTTA SECCA
SEMINATIVO
FORAGGERE
49,41%
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
SEMINATIVO
31,54%
ORTICOLO
4,65%
OLIVO
%
SUPERFICIE SUPERFICIE
TOTALE
BIOLOGICA BIOLOGICO
PROVINCIAL PROVINCIALE SUL TOTALE
HA
PROVINCIAL
E HA
E
UVA DA VINO
FRUTTA
FRUTTA SECCA
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
16860
628
2888
24323
480
15250
12
29
246
42
184
190
34
597
12
1
1,46%
6,70%
6,37%
0,78%
7,08%
3,91%
100,00%
3,45%
Totale
60470
1306
2,16%
La situazione dell’agricoltura biologica può essere
ulteriormente approfondita analizzando i dati del
biologico a livello regionale.
La successiva tabella riporta la comparazione della
superficie biologica regionale con la superficie totale
(convenzionale + biologica) regionale.
Colture
UVA DA VINO
FRUTTA
FRUTTA SECCA
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
TOTALE
Superficie
Superficie
%
Biologico
totale
biologica
piemontese piemontese sul totale
ha
ha
Regionale
45238
863
1,91%
21132
1396
6,61%
18181
1493
8,21%
463395
8736
1,89%
8854
1287
14,54%
402429
13686
3,40%
806
187
23,20%
120
51
42,50%
960155
27699
Nella successiva tabella viene evidenziato il rapporto tra
le coltivazioni biologiche astigiane con quelle a livello
regionale: tra i vari dati è particolarmente interessante
il rapporto tra viticoltura astigiana e piemontese che si
attesta sul 28,51 %.
Superficie
biologica
piemontese
ha
Superficie
biologica
astigiana
ha
UVA DA VINO
FRUTTA
FRUTTA SECCA
SEMINATIVO
ORTICOLO
FORAGGERE
OFFICINALI
OLIVO
863
1396
1493
8736
1287
13686
187
51
246
42
184
190
34
597
12
1
28,51%
3,01%
12,32%
2,17%
2,64%
4,36%
6,42%
1,96%
TOTALE
27699
1306
4,71%
2,88%
Il rapporto totale del 2,88 % a livello piemontese è
leggermente superiore a quello rilevato in provincia di
Asti dove tale valore si attesta sul 2,16% .
Colture
piemontes
e
%
Biologico
astigiano
sul
biologico
Come già sopra rilevato l’agricoltura biologica va intesa
come una parte integrante di un sistema di agricoltura
ecocompatile In tal senso questo tipo di agricoltura è
pienamente coerente con la strategia agroambientale
definita dall’Unione Europea che mira a migliorare la
sostenibilità degli ecosistemi agricoli.
Nell’ambito delle misure agroambientali è stata prevista
un’apposita misura, la 214.2, che mira a mantenere ed
incentivare le coltivazioni con metodo biologico tramite
contributi ad ettaro differenziati per coltura.
Nelle successive tabelle viene evidenziata l’incidenza
delle aziende biologiche che aderiscono alla misura
214.2 rispetto al totale delle aziende.
Tipologia
Produttori
Produttori/Preparat
ori
Preparatori
TOTALE
N° Ditte
214.2
89
29
68
19
20
138
87
% 214.2
76,40%
65,52%
N° Ditte biologiche rapportate alla mis.
214.2
Az. Agricole
Az. Agr.
Misura
biologiche
Biologiche
214.2 %
totali
aderenti alla
214.2
N°
118
87 73,73
Dai dati contenuti nella prima tabella si rileva che la
misura 214.2 interessa esclusivamente i produttori ed i
produttori/preparatori in quanto, di norma, solo queste
due categorie sono aziende agricole, requisito
indispensabile per aderire alle misure agroambientali.
La seconda tabella evidenzia che su un totale di 118
aziende agricole (Produttori e Produttori/Trasformatori)
solo 87 aziende, ovvero il 73,73%, aderiscono alla misura
214.2 .
Se si raffronta tale dato con la tabella successiva si può
rilevare come le 87 aziende coltivino l’88,60%
dell’intera superficie agricola biologica.
Nelle 118 aziende agricole sono presenti 10 allevamenti
apistici.
Superficie biologica aderente alla mis. 214.2
Superficie
Superficie
biologica
biologica
complessiva
aderente
misura 214.2
Superficie Ha
1306
1157
Rapporto
tra
superficie
complessiv
a e
superficie
misura
214.2
88,60%
Per
meglio
comprendere
le
caratteristiche
dell’agricoltura
biologica
astigiana
risultano
interessanti i dati riportati nella tabella successiva, dove
le aziende sono state ripartite in base alla Superficie
Agricola Utilizzata [Il totale risulta di 113 aziende (e non
118) in quanto si sono logicamente solo considerate le
aziende che conducono terreni].
Classi di
SAU ha
0-5
Numero
Aziende
50
% Numero
Aziende
44,29 %
SAU
ha
130,00
5 – 10
30
26,55 %
208,56
10 - 15
9
7,96 %
105,69
15 - 20
5
4,42 %
85,68
20 - 25
6
5,31 %
129,71
25 - 30
5
4,42 %
132,18
30 - 35
1
0,88 %
34,77
35 - 40
2
1,77 %
75,01
45 - 50
50 - 55
1
1
0,88%
0,88%
47,08
53,53
80 - 85
1
0,88%
81,12
105 - 110
115 - 120
1
1
0,88%
0,88%
107,08
115,59
Totale
113
100,0 %
1351,00
% SAU
9,957
%
15,97
%
8,09
%
6,56
%
9,95
%
10,12
%
2,66
%
5,74
%
3,60%
4,10
%
6,21
%
8,20%
8,85
%
100 %
I dati riportati evidenziano che le aziende fino a 5 ha di
SAU costituiscono circa il 44% delle ditte operanti
nell’astigiano: la superficie coltivata complessivamente
dalle aziende che rientrano in tale classe rappresenta
però solo il 9,95 % della SAU condotta con metodo
biologico.
Se si prende invece in considerazione la classe di Sau da
5 a 10 ha si può constatare che in questa fascia troviamo
il 26,55 % del numero totale delle aziende biologiche
che coltivano complessivamente ben il 15,97 % della
superficie astigiana: pertanto in tale fascia rientra la
maggior superficie coltivata a biologico.
Sommando tra loro le due classi di SAU fino a 10 ha si
constata che le aziende rappresentano addirittura il
70,80 % % del totale (80 aziende su 113): la superficie
coltivata costituisce però soltanto il 25,92 % della SAU
complessiva.
Per contro le 5 aziende con superfici superiori a 45 ha
rappresentano ben il 30 % della SAU complessiva, ovvero
ha 404,40.
Approfondendo quest’ultimo dato si evidenzia un
aspetto interessante e cioè che queste aziende sono
prevalentemente ad indirizzo foraggiero (60 %) e
corilicolo (21 %).
Può infine risultare utile la comparazione tra la
ripartizione per classi di SAU delle aziende biologiche,
riportata nella tabella precedente, con l’analoga
ripartizione relativa al totale delle aziende astigiane
(convenzionali + biologiche) sotto evidenziata.
Classi di SAU
ha
Numero
Aziende
% Numero Aziende
0–3
3.284
42,19 %
3–5
5 – 10
10 – 20
20 – 30
30 – 50
50 – 100
> 100
Totale
1.420
1.554
869
318
202
105
33
7.785
18,25 %
19,96 %
11,16 %
4,08 %
2,59 %
1,35 %
0.42 %
100 %
Dalla tabella si evidenzia che nelle classi di SAU fino a 5
ha rientra il 60,44 % del totale delle aziende astigiane:
nella stessa fascia di superficie, come riportato nella
tabella precedente, è presente solo il 44,29 % delle
aziende biologiche mentre il 55,71 % degli operatori
conduce superfici superiori ai 5 ha.
Da ciò consegue che se è vero che il biologico non è un
comparto da grandi numeri non è però corretto
sostenere che è costituito da aziende prevalentemente
marginali.
Se si prende poi in considerazione una delle colture di
maggior pregio della provincia di Asti, la viticoltura, si
constata che 66 aziende su 138 totali operano in tale
comparto.
Nella tabella seguente le aziende viticole sono state
ripartite secondo le superfici coltivate a vite.
Superficie vigneto
ha
0-3
3-5
5 - 10
Numer
o
Aziend
e
40
10
14
10 - 20
Totale
2
66
3,03 %
100
Da quanto sopra riportato si rileva che circa il 60% delle
aziende viticole biologiche astigiane conduce superfici
vitate non superiori ai 3 ha. Se da un lato tale dato
evidenzia che la maggior parte delle aziende viticole a
conduzione biologica è medio piccola osservando la
successiva tabella, relativa al riparto delle aziende
viticole (tradizionali + biologiche) astigiane, si può
notare che la situazione del comparto biologico non è
molto dissimile dal settore viticolo astigiano in generale
dove il 58,32 % ( 39,22 % + 19,10 %) conduce superfici a
vite non superiori ai 5 ha.
Superficie Numero
vigneto ha Aziende
0–3
2.175
3–5
1.059
5 – 10
1.216
10 – 20
678
20 – 30
215
30 – 50
130
50 – 100
53
> 100
19
% sul totale aziende
39,22 %
19,10 %
21,93 %
12,23 %
3,88 %
2,34 %
0,96 %
0,34 %
% sul totale aziende
Totale
60,61 %
15,15 %
21,21 %
5.545
100 %
L’ALLEVAMENTO BIOLOGICO
Nei “Principi specifici dell’agricoltura biologica” (art.
5, lettera g) del Reg. Ce 834/2007) si prevede che la
produzione animale dovrebbe essere adatta al sito e
legata alla terra: viene in tal modo rimarcato il
fondamentale rapporto degli animali con la terra e con
l’azienda ove questi vengono allevati .
In agricoltura biologica questo rapporto è essenziale in
quanto fornisce all’allevamento alimenti e foraggi
certificati e non contenenti ogm e utilizza,
nell’arricchimento dei terreni, sostanze organiche ed
elementi nutritivi provenienti da allevamenti biologici:
in tal modo si viene a chiudere un cerchio che mira a
garantire un equilibrio sostenibile del sistema agricolo.
I principi generali a cui fare riferimento
nell’allevamento biologico possono essere così
sintetizzati:
• Origine degli animali: gli animali devono provenire
ed essere allevati in aziende che praticano
l’agricoltura biologica. Sono preferibili le razze
autoctone ben adattate alle condizioni ambientali
locali, più resistenti alle malattie e maggiormente
idonee alla stabulazione all’aperto;
• Allevamento: gli animali devono avere accesso a
spazi all’aria aperta al fine di favorire le loro
inclinazioni naturali e migliorare il loro benessere.
Il numero dei capi deve essere limitato al fine di
ridurre al minimo il sovrappascolo, il calpestio del
suolo, l’erosione o l’inquinamento provocato dagli
animali o dallo spandimento delle loro deiezioni.
E’ vietato tenere gli animali legati o in isolamento,
fatta eccezione per singoli capi, per periodi limitati
dovuti a motivi veterinari, di sicurezza e di
benessere animale.
Sono stabiliti precisi parametri relativamente alle
caratteristiche ed alla metratura delle superfici
coperte e scoperte delle stabulazioni ed alla densità
degli animali.
Il taglio della coda, dei denti, del becco o la
decornazione non sono ammesse in agricoltura
biologica salvo che l’autorità competente, per
motivi sanitari o di sicurezza, li autorizzi caso per
caso;
• Alimentazione: i mangimi per gli animali debbono
provenire principalmente dalla stessa azienda o da
aziende biologiche della stessa regione.
Gli animali sono nutriti con alimenti biologici: per
gli erbivori i sistemi di allevamento devono basarsi
principalmente sul pascolo.
Ai suini ed al pollame debbono essere aggiunti,
alla razione giornaliera, foraggi grossolani e
foraggi freschi.
E’ vietata l’alimentazione forzata.
• Profilassi e trattamenti veterinari: nell’allevamento
biologico il benessere e la salute degli animali sono
i criteri principali a cui fare riferimento.
Consentire ad un animale di vivere il più possibile
in condizioni “naturali” consente di evitare
condizioni di stress che aiutano a prevenire le
malattie:
conseguentemente
nell’allevamento
biologico il benessere e la salute sono considerati
complementari.
Con talune eccezioni ( disciplinate dall’art. 24, p.3,
Reg. Ce 889/2008) è vietato l’uso di medicinali
veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o di
antibiotici per trattamenti preventivi.
E’ vietato altresì l’impiego di sostanze destinate a
stimolare la crescita o la produzione nonché l’uso
di ormoni o sostanze analoghe destinati a
controllare la riproduzione o ad altri scopi (ad. es.
ad indurre o sincronizzare gli estri).
Qualora, nonostante la prevenzione, gli animali si
ammalano o si feriscono, si privilegiano nella cura
prodotti fitoterapici, omeopatici ed oligoelementi
rispetto ai medicinali allopatici per sintesi chimica
o agli antibiotici (il cui utilizzo è comunque
ammesso qualora necessari e sotto la responsabilità
di un veterinario);
• Trasporto degli animali: le operazioni di carico e
scarico devono svolgersi senza uso di stimolazione
elettrica ed è vietato l’uso di calmanti allopatici
prima e nel corso del trasporto.
APICOLTURA: Il Reg. Ce 834/2007 ed il Reg. Ce
889/2008 disciplinano l’attività apistica stabilendo che
gli apiari devono essere ubicati in aree con sufficiente
disponibilità di fonti di nettare e polline
essenzialmente da coltivazioni biologiche o da flora
spontanea, o foreste gestite in modo non biologico o
colture trattate con metodi a basso impatto ambientale.
Le arnie devono essere collocate ad una distanza
sufficiente da fonti potenzialmente contaminanti per la
salute delle api e per i prodotti dell’alveare.
Nella scelta degli insetti occorre privilegiare l’utilizzo
di Apis mellifera o delle sue specie locali.
La nutrizione è autorizzata solo in caso di condizioni
climatiche avverse ed unicamente tra l’ultima raccolta
di miele e 15 giorni prima dell’inizio della bottinatura.
L’alimentazione può essere effettuata con miele,
zucchero o sciroppo di zucchero biologici.
Anche in apicoltura è fondamentale porre attenzione
alla prevenzione: qualora, nonostante le misure
preventive adottate, si manifestino malattie, occorre
innanzitutto procedere all’isolamento delle famiglie
malate.
I prodotti fitoterapici e omeopatici sono da preferire ai
medicinali allopatici da sintesi chimica: contro la
varroa possono essere utilizzati l’acido formico,
l’acido lattico e l’acido ossalico nonché mentolo,
timolo, eucalipto o canfora.
Per quanto concerne l’allevamento biologico
nell’astigiano occorre innanzitutto rimarcare che
l’aspetto della commercializzazione dei prodotti
rappresenta, così come in quasi tutte le realtà, una
delle maggiori criticità.
Ad esempio nel comparto zootecnico, pur esistendo
interesse nei confronti della carne “biologica”, la
possibilità di reperirla sul mercato non è certamente
agevole.
Questo problema, unitamente ai maggiori costi di
produzione ed alla difficoltà di spuntare prezzi
remunerativi, non favorisce la scelta di optare per
l’allevamento biologico.
Più agevole appare invece la commercializzazione di
prodotti quali il miele o le uova facilmente reperibili
sia nella piccola che nella grande distribuzione (e in
molti casi dallo stesso produttore ).
Nell’astigiano sono presenti i seguenti operatori:
ZOOTECNIA
AVICOLI
APICOLTORI
4
3
10
TOTALE
17
I numeri evidenziati evidenziano una situazione
abbastanza
marginale
soprattutto
se
confrontata con l’allevamento convenzionale
che vede, nel 2009, operanti nell’astigiano
1209 allevamenti zootecnici (bovini) e 130
apicoltori professionisti (iscritti all’anagrafe
regionale).
ANDAMENTO DEL COMPARTO BIOLOGICO
ASTIGIANO
Prendendo come riferimento il quinquennio 2005/
2009 il trend delle aziende biologiche nell’astigiano
risulta il seguente:
Provin Ann Aziende Di cui
Di cui
Di cui
cia
o biologic Produtt Preparat Produtto
he
ori
ori
ri
Preparat
ori
Asti
200
142
101
14
27
5
Asti
200
147
102
17
28
Asti
Asti
Asti
6
200
7
200
8
200
9
141
93
17
31
139
91
20
28
138
89
29
20
Il primo dato che può rilevarsi è che il numero delle
aziende biologiche si è mantenuto pressoché costante
nell’ultimo quinquennio.
Se si prende poi in considerazione sempre lo stesso
periodo si constata che i produttori sono diminuiti
mentre sono aumentati i Preparatori ed i
Produttori/Preparatori.
Relativamente a quest’ultimo dato, dalle notifiche
presentate all’Assessorato agricoltura, si constata che
sono entrati nel comparto nuovi vinificatori e
confezionatori di prodotti alimentari (farine, ortaggi,
frutta e carne).
La diminuzione del numero di produttori deve far
riflettere sull’esigenza, da parte del comparto, di
stringere sempre maggiori rapporti con i consumatori
e con i trasformatori interessati al bio.
A tal fine può risultare interessante quanto
evidenziato nel rapporto Bio Bank 2010 che ha
segnalato, a livello nazionale, un aumento della
vendita diretta da parte degli operatori.
Al proposito si può osservare che in tale modalità di
vendita giocano un ruolo rilevante i gruppi d’acquisto
solidale che hanno raggiunto, nel nostro paese, il
significativo numero di circa 600, aumentando in tre
anni di ben il 68%.
Come da taluni ben evidenziato è la nuova tendenza
della filiera corta che avanza nelle grandi città e nei
piccoli centri, da parte di gruppi di produttori,
cooperative o di singoli agricoltori e coinvolge
persone, gruppi di amici, colleghi di lavoro.
Indipendentemente dal ragionamento dei gruppi di
acquisto la filiera corta costituisce in ogni caso, e non
solo per il comparto biologico, una strada da
perseguire perché avvicina il produttore al
consumatore consentendo al primo di aumentare la
propria rete di vendita ed al secondo di acquistare
prodotti del territorio verificando “di persona” le
modalità operative e la serietà del produttore
riducendo, al contempo, i costi energetici e
l’inquinamento connessi alle operazioni di trasporto
delle merci.
CONSIDERAZIONI FINALI
L’analisi effettuata evidenzia, come peraltro noto, che
l’agricoltura biologica costituisce un segmento
limitato dell’agricoltura astigiana.
In compenso i dati rilevati smentiscono l’opinione,
spesso richiamata, che il comparto biologico sia
costituito prevalentemente da aziende marginali quasi
al limite dell’attività hobbistica.
Come evidenziato si è constatato che se nella fascia di
SAU da 0 a 5 ha rientra il maggior numero di aziende
biologiche, nella classe di SAU da 5 a 10 ha rientra la
maggior superficie coltivata a biologico.
Al contempo si è altresì potuto verificare che i dati
relativi alle aziende agricole nel loro complesso
(convenzionali + biologico) evidenziano che nella
classe di SAU fino a 5 ha rientra addirittura il 60,41 %
del totale delle aziende.
Da ciò può rilevarsi che, almeno dal punto di vista
strutturale il biologico non si discosta dalla realtà
complessiva
(convenzionale
+
biologico)
dell’agricoltura astigiana.
Significativa
è
anche
la
presenza
di
produttori/trasformatori e preparatori: ciò evidenzia la
capacità del comparto di immettere direttamente sul
mercato prodotti finali e pertanto la potenzialità di
rivolgersi direttamente al consumatore.
Le considerazioni svolte delineano pertanto un quadro
complessivo che, seppur non caratterizzato da grandi
numeri, mostra una realtà interessante capace di
mantenere le posizioni conquistate pur in presenza di
una crisi dei consumi.
Ed a proposito di consumi è proprio l’aspetto della
commercializzazione uno degli elementi più delicati
che viene evidenziato dagli operatori: troppo spesso
infatti i prodotti non trovano uno sbocco di mercato
sufficientemente remunerativo.
Appare pertanto opportuno interrogarsi su quali
strategie puntare per aiutare la crescita delle
produzioni biologiche.
Le organizzazioni del settore operano egregiamente
per promuovere il comparto
sensibilizzando i
consumatori su ciò che effettivamente significhi “bio”.
Al settore pubblico spetta il compito di sostenere il
comparto con l’offerta di servizi informativi e con una
politica di promozione delle produzioni biologiche del
proprio territorio al fine
di sensibilizzare i
consumatori e stimolare l’espansione del mercato.
Senza mai dimenticare che l’impegno pubblico trova,
con l’agricoltura biologica, una duplice motivazione:
da un lato può incentivare un settore produttivo
particolarmente attento alla salubrità dei prodotti,
dall’altro può contribuire, supportando un’agricoltura
sostenibile, a migliorare la qualità dell’ambiente.
FONTI
•
•
•
•
Banca dati Aziende Biologiche e Ufficio Statistica –
Assessorato Agricoltura Provincia di Asti;
Anagrafe delle Aziende Agricole della Regione
Piemonte;
“L’agricoltura biologica Piemontese – Un’analisi delle
strutture e delle forme di commercializzazione “ –
Supplemento al n. 56 dei “Quaderni della Regione
Piemonte – Agricoltura” – novembre 2007;
SINAB – Sistema di Informazione Nazionale
sull’Agricoltura Biologica.