zouhir boudjema - Artist Promotion

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zouhir boudjema - Artist Promotion
ZOUHIR BOUDJEMA
Pittore
Nato nel 1962 a El Milia, Algeria.
Vive e lavora a Parigi, Francia.
Diplomato alla "Ecoles de Beaux-Arts" (Accademia delle Belle Arti) di Algeri, Algeria.
Campi d'azione: Pittura, Installazioni, Performance.
MOSTRE INDIVIDUALI (principali)
2001 Luglio, Libreria Robert Electrons libres, Parigi, Francia.
2001 Giugno, Cabaret Sauvage, Mostra-Performance con l'Associazione Culturale Planet DZ, Parigi,
Francia.
2001 Giugno, Cité des Sciences et de l'Industrie, Mostra al Forum des Solidarités, Parigi, Francia.
2001 Aprile, Primi Incontri, Franche-Comté - Méditerranée, Besançon, Francia.
1999 Ottobre, Fondazione Asselah, Algeri, Algeria.
1996 Maggio, Galleria Mohamed Racim, "Cri et hurlement", Algeri, Algeria.
1995 Maggio, Museo Cirta, Constantine, Algeria.
1995 Marzo, Centro di Informazione e di Animazione della Gioventù, "Ce hurlement qu'on n'écoute pas",
Algeri, Algeria.
1995 Febbraio, Fondazione degli Artisti, Berlino, Germania.
1986 Opera premiata (2° premio) al Museo di Algeri, Algeria.
MOSTRE COLLETTIVE (principali)
2003 Ottobre - Dicembre, Per l'Anno dell'Algeria in Francia, Spazio Michel Simon, "Regards sur l'Algerie",
Médiathèque di Noisy-Le-Grand, Francia.
2001 Dicembre, Sala comunale del IX arrondissement, Parigi, Francia.
1996, Hotel Sofitel, Primo Salone d'Autunno, Algeri, Algeria.
1991 Dicembre, Galleria L'Aquarelle, Gruppo Artistico "Mine de Rien", Algeri, Algeria.
1989, Biennale delle Arti Plastiche, Algeri, Algeria.
1988 Maggio, Circolo Frantz Fanon, Algeri, Algeria.
ATTIVITA' PITTORICHE COLLETTIVE (principali)
2002, Realizzazione di sculture berbere in collaborazione con l'Associazione Izourane, Trappes, Francia.
1998 Giugno, Centro di Rieducazione, Realizzazione di Pitture Murali, Algeri, Algeria.
1997 - 1998, Maisons de Jeunes, Pitture Murali, Algeri, Algeria.
1991, Campus Universitario, Pitture Murali, Tizi-Ouzou, Algeria.
1989 Marzo, Autobus dipinti in solidarietà con i portatori di handicap, Algeri, Algeria.
1989, Autobus dipinti in omaggio al pittore algerino Issiakhem, Azzefoun, Algeria.
1987 Novembre, Autobus dipinti per il centenario di Pablo Picasso, Algeri, Algeria.
1987 Ottobre, Università della Soumaâ, Pitture Murali, Blida, Algeria.
COLLEZIONI
Appalti pubblici.
Collezioni Private.
CRITICA
Una coppia vinta dalla tristezza e dall’essere prigioniera di sé, in un’atmosfera filtrata dalle tonalità del grigio.
Qualcosa denuncia una difficoltà di vita, di respiro. Colori e segni evoluiscono da un atto creativo all’altro: la
coppia ritorna per poi scomparire. Vediamo delinearsi una figura: un uomo? una donna? Non è dato saperlo.
Sempre mutilata e solcata con rabbia da un groviglio di tratti apparentemente senza un ordine, ma dal quale
talora emerge una chioma, più spesso delle braccia, raramente un busto, una testa.
Tele che guardiamo perché ci attraggono, ma dalle quali vorremmo al contempo rifuggire perché cariche di
angoscia: la pittura di Zouhir Boudjema desta inquietudine.
“Sono consapevole, dice l’artista, di essere alla ricerca di qualcosa. La sfera emozionale per me è
estremamente importante. Cerco di rappresentare il mio dialogo interiore ma anche di suscitare degli
interrogativi”.
Zouhir Boudjema appartiene ad una nuova generazione di pittori algerini. Tormentato molto presto dal
bisogno di esprimersi attraverso la pittura, si è formato con prestigiosi “fratelli maggiori” alla Scuola
Nazionale di Belle Arti e, fuori dagli ambiti accademici, grazie a ricercati incontri personali. Una traccia
indelebile la lasciano le visite all’atelier di Mohamed Khadda: “Khadda continuava a ripetermi che il
contributo che un artista può dare è in funzione del suo sguardo di artista”. E poi, l’influenza, la complicità, il
tacito appoggio di Abdelwahab Mokrani, di cui, nelle prime opere, si avverte l’imponente presenza.
Importante è stata anche la sua partecipazione a esperienze collettive, nate sotto la spinta della personalità
di Denis Martinez. Nell’ottobre del 1987 Zouhir prende allora parte, con un ruolo impegnativo, all’affrescatura
delle pareti dell’Istituto di Meccanica dell’Università di Soumaa (Blida).
La prima mostra personale, preceduta da molte collettive, viene allestita nel giugno 1988 presso il Centro
Culturale di Algeri, segnando una tappa decisiva per la liberazione delle sue modalità espressive.
A partire dal 1991, soggiorna per due anni nella regione della Kabilia. L’allontanamento da Algeri gli
permette di riprendersi degli spazi e di osare altre strade. Rispondendo al gusto comune, ritorna alla pittura
figurativa in occasione di un dipinto murale realizzato all’ingresso di Azazga. Abbandona il cavalletto per
esperienze di altro genere. Partecipa a varie gare d’appalto per opere miranti esplicitamente a rispecchiare
ed esprimere la cultura di quella regione, cultura dalla quale si lascerà permeare durante quell’esercizio
artistico quotidiano. “I temi che mi venivano imposti allora non hanno avuto ulteriori ricadute sulla pittura da
cavalletto che ho appreso in seguito”. Ma dal soggiorno in Kabilia torna con una nuova audacia quanto ai
colori e ai supporti: “Là avevo preso coscienza di altri mondi, che esulano da quello della carta o della tela.
Fino ad allora, avevo fatto soltanto dei timidi tentativi di sovrapposizione di tecniche e materiali”. Scoprì di
trovarsi a proprio agio in questa dimensione fatta di effimerità e immediatezza. All’inizio del 1993, ricomincia
a dedicarsi, come sfidando sé stesso, alla tela. La tela richiede una tecnica più lenta che contrasta con
l’impazienza del suo temperamento: “Su carta, agisco con grande facilità di gesto e di gestione del colore.
Posso vedere il risultato quasi istantaneamente. Su tela, si deve dedicare più tempo all’atto pittorico. Viene
introdotta anche una diversa percezione dello spazio, una sorta di immensa dilatazione. Il risultato che
raggiungo mi impressiona di più”. Accetterà però di inserirsi nella logica della durata, della profondità del
tempo, e di una ricerca non lineare, fatta di avanzamenti e ripensamenti. Rispetto alle prime opere esposte,
si nota un’evoluzione della coppia semi-figurativa evocata in precedenza. Creare dei personaggi in un
contesto di coppia sembra essere sì il riflesso di un vissuto personale ma soprattutto la messa in scena di
interrogativi che riguardano una realtà così difficile da vivere nell’ambiente sociale algerino. Nelle tele più
recenti, i due personaggi, l’uomo e la donna, spuntano non più l’uno al fianco dell’altra, ma uniti, intrecciati:
altri creano una distanza tra loro, come se cominciasse a farsi strada una differenziazione nell’androginia
precedente, con un’accentuazione della solitudine. È un personaggio solitario, più che una coppia, quello
che emerge da un insieme di tratti ora sempre più controllato e padroneggiato, all’interno del quale il gioco
dei colori diviene complesso: colori accesi che creano zone d’ombra, dando l’impressione di una luce attutita
che proviene dalla parte più intima dell’essere. I seni -unico segno di differenziazione tra i sessi- sono ora
visibili.
I dipinti di Zouhir Boudjema hanno seguìto un percorso di evoluzione nella direzione del colore, del
movimento e della femminilità. I colori vanno verso un equilibrio e raggiungono una sorta di dissolvenza
senza mai perdere la loro aggressività. Il bianco conferisce “un senso di equilibrio, di stabilità. Il bianco
permette l’esistenza della luce, dell’aria”.
Christiane Achour