Serbatoi a Piombino, 1948

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Serbatoi a Piombino, 1948
Ernesto Treccani
Capolavori storici
a cura di Marina Pizziolo
inaugurazione: sabato 21 novembre ore 17
Fondazione Attilio Granata - Franco Braghieri
Imbersago (LC), Vicolo Chiuso 6
21 novembre – 10 gennaio
orari di apertura:
giovedì: 14.30 - 18.30
sabato e domenica: 10.00 - 12.00 / 14.30 - 18.30
Natale e Capodanno: chiuso
altri giorni su appuntamento
La mostra che apre a Imbersago, nella sede della Fondazione Granata Braghieri,
patrocinata dal Comune di Imbersago, dalla Provincia di Lecco, dal Parco Adda Nord,
dall’Ecomuseo di Leonardo e dalla Pro Loco di Imbersago, raccoglie un’accuratissima
selezione di opere storiche di Ernesto Treccani. I dipinti, tutti assoluti capolavori, sono
stati eseguiti tra il 1948 e il 1994 e rappresentano momenti capitali dell’evoluzione
poetica dell’artista. La maggior parte delle opere è stata esposta in mostre prestigiose,
come la grande antologica di Palazzo Reale, ordinata a Milano nel 1989, o l’ultima grande
rassegna realizzata nel 2004 alla Fondazione Bandera, di Busto Arsizio.
Ernesto Treccani è uno degli ultimi protagonisti viventi dell’arte del novecento. E questa
mostra, curata da Marina Pizziolo - che ha diretto per oltre dieci anni il Museo Treccani, a
Milano, e curato molte tra le più importanti rassegne dedicate a questo artista da musei
e gallerie private, in Italia e all’estero - offre al pubblico la possibilità di rileggere
l’evoluzione dell’arte figurativa italiana, in un secolo che ha saputo rivoluzionare la
nozione stessa di opera d’arte.
Treccani, nato a Milano nel 1920, fu il giovanissimo direttore della rivista “Corrente”,
finanziata inizialmente dai mezzi del padre: quel conte Giovanni Treccani degli Alfieri al
quale si deve la fondazione dell’omonimo Istituto enciclopedico.
“Ogni mattino quando dipingo, si pone per me una questione morale”, ha scritto
Treccani. È proprio l’esigenza di moralità la strumentazione ideologica che distingue, fin
dalle prime prove, il fare di Treccani da quello di tanti altri artisti, fagocitati da una
galassia in continua espansione, dove il valore economico dell’opera arriva spesso a
spegnere la stella polare della poesia. Certo, parlare di moralità dell’arte oggi ha il sapore
di un azzardo. Ma basta analizzare il tracciato poetico che le opere di Treccani
compongono per rendersi conto che, nel suo caso, moralità non designa una gabbia
mentale inesorabilmente chiusa. Al contrario, moralità è impegno costante ad aprire il
proprio orizzonte, fino a includere gli altri. È tensione ad accordare il proprio tempo a
quello della storia. Questa è la coscienza che ha sostenuto il lavoro di Treccani. Tutta la
sua vicenda va letta, infatti, sotto il segno di un imperativo morale: vivere nel tempo, in
dialettica con le contraddizioni, le paure e le speranze di un’epoca che ha conosciuto
grandi travagli. Dalla rigida politica culturale della dittatura agli ardori dell’epica
resistenziale, dalla crisi dell’utopia comunista alla nebbia morale della chiusura del
secolo, dal profilarsi del dramma ecologico alla minaccia dell’ipotesi globale.
Queste tematiche si riverberano, in puntuale successione, nei moventi delle diverse
stagioni artistiche di Treccani. Dalla prima stagione, dominata dalla necessità della messa
a punto di un elementare alfabeto del reale, alla breve esplorazione linguistica
neocubista, rappresentata in mostra dallo splendido dipinto Silos, del 1948. Dalla
stagione di un appassionato impegno realista, con Il carro del 1956, a quella di uno
struggente lirismo della natura, documentata splendidamente in mostra da opere come
Siepe d’estate al mare, Un poco di cielo o Nel giardino.
“Per rare coincidenze di storia e di cultura la voce del singolo ha la pienezza del coro”, ha
affermato Treccani. E, in effetti, la prospettiva di questa mostra consente di cogliere le
tracce di una vicenda nella quale si riverberano i momenti salienti dell’arte italiana degli
ultimi sessant’anni.
A vedere s’impara: si intitola così un saggio di Treccani. E il suo inesausto impegno di
uomo e di artista ha sempre ubbidito alla convinzione profonda che l’uomo è sordo alla
poesia non per connaturata incapacità di intendere, ma perché vittima di
un’organizzazione del tempo che lo vuole sordo ai richiami dell’anima. Sta all’artista
levare il suo fragile scudo tessuto di colore contro il grigio.
“Non toglietemi / i colori /il verde acido / il rosa antico /il violetto / la tua bocca / la tua
mano”. Sono versi di Treccani, la coraggiosa preghiera di un uomo che ha capito che il
quadro più bello è sempre quello ancora da dipingere. Perché la verità, la bellezza, la
poesia un uomo può solo continuare a cercarle. Per tutta la vita.
La Fondazione Granata Braghieri e l’Amministrazione comunale con questa mostra
vogliono rendere omaggio a un grande artista che, come presidente onorario del Premio
Morlotti, ha un legame particolare con la vita culturale di lmbersago.
Fondazione Attilio Granata – Franco Braghieri Imbersago -LCufficio stampa: Aldo Mari cell. 339 4196641
e-mail: [email protected]
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Nota biografica di Ernesto Treccani
1920-1937
Nato a Milano il 26 agosto 1920, Ernesto Treccani è entrato giovanissimo, mentre ancora seguiva
gli studi di ingegneria, nei gruppi di avanguardia artistica e di fronda nei confronti delle cultura
fascista.
1938-1945
Dal 1938 al 1940 fonda e dirige la rivista “Corrente”, in cui manifesta una posizione polemica
sempre più politicamente e socialmente impegnata. “Preoccupiamoci, oltreché dei mezzi di
linguaggio [...] per conoscere noi stessi attraverso le immagini della nostra fantasia, anche del
processo civile nella sua complessità perché i rapporti del fatto arte col fatto totale siano più
chiari, per acquistarne piena coscienza.” (1940). Verso il 1940 inizia a dipingere, partecipando
l’anno successivo alla collettiva che si svolge alla Bottega di Corrente. Le opere di questo periodo
rivelano una lettura puntuale di Van Gogh, Cézanne e Picasso, e una particolare attenzione alle
ricerche di Morlotti e Cassinari. Nel 1943 sposa Lidia De Grada, dalla quale avrà due figli, Giulio e
Maddalena. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la pubblicazione di “Corrente” viene
soppressa d’autorità. Treccani aderisce al Partito Comunista. Con Fucilazione, del 1943, l’impegno
morale si configura decisamente nella denuncia e nell’assunzione di quella responsabilità civile
che sarà motivo trainante di tutta la sua opera.
1946-1955
Dopo la guerra e la Resistenza, cui partecipò attivamente, è redattore, insieme a De Grada, De
Micheli, Vittorini ed altri, della rivista “Il ’45”, nonché animatore del gruppo di Pittura con
Ajmone, Chighine, Francese e Testori. Nel 1947 i suoi dipinti rivelano un inedito e temporaneo
interesse per i fauves. Dall’anno seguente la sua attenzione si sposta su tematiche urbane,
affrontate con una sintesi pittorica di matrice neocubista. Nascono così polemiche immagini, che
evidenziano la desolazione e lo squallore del paesaggio industriale. Nel 1949, a Milano, la Galleria
Il Milione presenta la sua prima personale. Comincia anche a dipingere a Parigi, da allora
significativo punto di riferimento per il suo lavoro. Nel clima culturale italiano si creano, nel
frattempo, le premesse per l’affermazione del movimento realista. Le mozioni ideali, già
chiaramente delineate all’epoca di “Corrente”, non possono che condurlo verso il Realismo. Nel
1949, quando l’occupazione dei latifondi incolti del Mezzogiorno da parte dei braccianti scatena
una brutale repressione da parte della polizia, è in Calabria, in particolare a Melissa, dove trarrà
ispirazione per la realizzazione di grandi tele dedicate alle lotte contadine. Una delle dominanti
della sua pittura sarà la costante attenzione all’uomo, sostenuta dall’attiva partecipazione ai
movimenti di protesta e di rinnovamento sociale. Negli anni cinquanta è redattore della rivista
“Realismo”. In questo periodo le condizioni di vita dei braccianti del Meridione e degli operai
nella periferia proletaria del Nord diventano la tematica principale della sua opera. Nascono da
questo spirito quadri come Il carro e Sciopero di minatori calabresi. Mentre il desiderio di
dipingere “il mondo nuovo che era sorto dopo la guerra” governa la tesa impaginazione di Un
comizio dopo la liberazione o il gioioso corteo de La pace viene avanti cantando. Nel 1955
compie un viaggio in Cina dove realizza numerosi acquarelli e disegni che risentono, nella sempre
maggiore libertà cromatica, della suggestione della pittura cinese.
1956-1970
L’invasione dell’Ungheria nel 1956 provoca una crisi ideologica che investe tutta la sinistra
italiana e che coinvolge inevitabilmente anche Treccani. Ne deriva una svolta tematica, che non
comporterà, tuttavia, il completo abbandono dei soggetti più strettamente civili. La sua ricerca lo
porta però a rompere gli argini del realismo facendolo approdare “all’effusione di un poetico
sentimento del reale”, che rende possibile un riferimento all’espressionismo astratto e
all’informale. Le siepi, che compaiono intorno agli anni sessanta e da allora sono una costante
narrativa, sono tra i primi motivi iconografici che definiscono questa nuova dimensione della
pittura di Treccani. Nel 1963 porta a termine cinque grandi tele ispirate a La luna e i falò di Cesare
Pavese. Sulla fine degli anni sessanta inizia la collaborazione con Danilo Dolci e il suo Centro Studi
per la Pianificazione Organica della Non Violenza. Treccani avrà un ruolo attivissimo nelle diverse
iniziative promosse da Dolci, come la Marcia da Nord a Sud per il Vietnam e per la Pace, che toccò
numerose città italiane terminando a Roma (1967).
1970-1980
Nel frattempo la sua ricerca pittorica è ben rappresentata dal dipinto Un popolo di volti (19691975), suggeritogli dai funerali delle vittime di Piazza Fontana, nel quale il riferimento più
prossimo è la pittura espressionista di Ensor: “Ciò che importa in un quadro è la verità
dell’immagine, non la coerenza formale del linguaggio e della derivazione.” Negli anni settanta
opera in luoghi diversi, sviluppando in molteplici direzioni la propria ricerca. Dalla campagna
emiliana alle regioni dell’Italia meridionale, sino ai paesi contadini dell’Ucraina, attraversati sulle
orme del romanzo di Babel in un viaggio fantastico, ispiratore della grande tela Il rosso cavaliere
(1977). Il Paradiso perduto del 1975 anticipa, nel racconto favolistico, le opere degli anni ottanta.
Nel 1978, a Milano, dà vita alla Fondazione Corrente, con un programma mirante allo studio del
periodo storico compreso tra la nascita del movimento di Corrente e gli anni del Realismo, e
all’organizzazione di incontri, dibattiti, seminari e mostre sui temi più attuali della cultura
contemporanea.
1980-1999
Nizza diviene in questo periodo uno dei luoghi dove Treccani si reca sovente a dipingere. Con
Parigi, Macugnaga e Forte dei Marmi, è tutt’ora uno dei luoghi abituali di soggiorno creativo.
La Francia è stata a lungo luogo di fondamentale ispirazione creativa. I sobborghi parigini nelle
immagini del dipinto Aubervilliers (1988) riprendono uno dei soggetti prediletti da Treccani,
quello della periferia operaia, già indagato intorno al 1948. Alla metà degli anni ottanta risale una
delle sue opere più importanti: La casa delle rondini. Circa duemila formelle ceramiche che
rivestono interamente la facciata della sede della Fondazione Corrente e del Museo Treccani, in
via Carlo Porta, a Milano. Tra i lavori più significativi degli anni ottanta troviamo anche le opere
ispirate al Don Chisciotte di Cervantes e al Decamerone di Boccaccio. Il rapporto tra parola e
immagine è un aspetto costante della ricerca di Treccani. Prima di dipingere compone spesso dei
versi, una sorta di musica che deve poi guidare i suoi gesti rapidissimi: quasi “la sinopia fonica”
del dipinto. “Il legame tra poesia e pittura è in Treccani particolarmente intenso. *...+ Dare forma
e colore alle immagini risponde a una sua profonda esigenza: quella di dare un’ombra di realtà
alle suggestioni, quella di dare corpo a un sogno” (Marina Pizziolo).
2000 - 2009
Il legame tra segno e parola è ancora alla base del ciclo di dipinti ispirato a La ballata del vecchio
marinaio di S. T. Coleridge, opere che inaugurano la serie di mostre dossier che dal 2000 si
allestiscono con regolarità nelle sale del Museo Treccani, diretto da Marina Pizziolo. Un altro
importante ciclo pittorico di questo periodo è sicuramente la serie delle Crocifissioni, risalenti
all’estate del 2000, in gran parte eseguite a Macugnaga. Il colore, in questi dipinti, brucia la forma
e ne restituisce la memoria del senso: “Ormai”, osserva Treccani, “non dipingo quasi più davanti
al soggetto, sento il bisogno di chiudermi in una stanza per dipingere. L’osservazione lunga,
intensa, precede sempre il dipingere, ma poi per governare pittoricamente quello che ho visto ho
bisogno di prendere le distanze. [...] Nella Crocifissione mi sembra di cogliere l’estremo tormento
della solitudine, ma nello stesso tempo di apertura agli altri: le braccia spalancate.”